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Data: 22/09/2015 15:38:20
LE ORIGINI DEL PENSIERO OCCIDENTALE
1 – Dal Mythos al Logos
Sin dagli albori del pensiero antico non esiste una vera e propria
identità filosofica, ma piuttosto ci sono tante eterogenee concezioni
sul mondo.
Lo stesso termine “Filosofia”, nel senso della riflessione sulla
propria identità epistemica, fa la sua comparsa solo nel IV sec. A.C.
(anche se già Pitagora aveva per primo introdotto il vocabolo).
Il “Filosofare” inoltre non nasce come “puro” raziocinio, ma come
esigenza di chiarificazione del mondo circostante osservato: nasce
dalla meraviglia (tàumazein).
La speculazione filosofica nasce in Occidente, nonostante le
indubbie commistioni con il mondo Orientale nel bacino del
Mediterraneo.
Come mai proprio in Grecia?
Bisogna, infatti, considerare la congiuntura socio – economica
favorevole alla nascita e sviluppo del pensiero libero, e lo stesso
decentramento geografico – politico delle colonie dell’Italia
Meridionale – la Magna Grecia, la cui colonizzazione risale all’VIII
sec. A.C. – rispetto alla madrepatria.
Tale congiuntura fu resa possibile dalla tendenziale trasformazione
della Polis, da monarchico – assolutistica (civilta micenea / XI – IX
sec. A.C.) a democratica (età classica / VII – IV sec. A.C.).
Questo passaggio fu meno traumatico nelle colonie della Magna
Grecia, più aperte a nuove e diverse esperienze intellettuali, di
quanto non lo fosse la madrepatria, più ancorata alla tradizione
religioso – accentratrice.
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Soltanto a partire dal V sec. la Filosofia, come sinonimo di libera
ricerca intellettuale, attecchisce in Atene, grazie alla politica
illuminata di Pericle, precursore dell’Età classica.
Le prime “produzioni” (poiesis) intellettuali – culturali che stanno
alla base del sapere (Sophia) filosofico o protofilosofico, hanno la
forma della Poesia.
La Sophìa coincide con la Poiesis: dimensione SACRALE della Verità!
Il Sapere ha una natura di derivazione Divina, piuttosto che umano
– soggettiva.
A tal riguardo è indicativo il dialogo platonico Jone, per cui il poeta
pro – duce la verità, inquanto “ispirato” in un momento di Manìa –
divina follia. Il poeta è, in questo senso stretto, Pro – feta / tramite –
messaggero degli Dei.
(Cfr. E. Dodds, I Greci e l’Irrazionale).
Gli esempi istituzionalizzati di cultura poetica nella Grecia arcaica
sono rappresentati dall’Epica omerica attraverso l’ILIADE e
l’ODISSEA.
I pilastri della cultura orale sono OMERO ed ESIODO, che riflettono
la normatività etico – sociale della loro epoca (pur successiva a
quella micenea del IX sec. Di cui riferiscono l’Iliade e l’Odissea).
I tramiti della cultura non potevano essere i filosofi (non esistevano
ancora), bensì i “poeti” (gli Aedi – che producevano e declamavano
componimenti – e i Rapsodi – che recitavano i componimenti
istituzionali per scopi etici ed educativi).
L’Iliade e l’Odissea costituiscono affreschi sociologici di epoche
diverse, da cui si deduce non solo la loro non – coincidenza temporale,
ma soprattutto il dubbio che l’autore fosse unico (v. la “Questione
Omerica”).

ILIADE: riflette la società aristocratica dell’eroe - àner greco
(Achille), che incarna l’Aretè divina e/o superumana; il coraggio.

ODISSEA:
riflette
l’emancipazione
democratica
e
antropocentrica di una società commerciale ed affaristica, in ogni
caso sganciata, come in un rito di passaggio, dalla Securitas della
tradizione teocratico – monarchica.
(l’ingegno e la furbizia; la curiosità e la ricerca avventuriera di
Ulisse, antesignano della prometeicità filo-sofica).
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ESIODO appartiene all’VIII sec. A.C. e ad un Universo differente da
quello epico e nobile di Omero.
Egli rispecchia l’etica del dovere e del sacrificio propri del mondo
rurale/agreste: si tratta di una visione “dal basso”.
Ciò che contraddistingue la letteratura epica di Omero e quella di
Esiodo è la ricerca della Coerenza e dell’Ordine attraverso quadri
realistici e di Causa/effetto delle vicende legate ai personaggi delle
loro opere in relazione all’impianto etico – didascalico.
Questo è un elemento proto – filosofico di razionalizzazione e
problematizzazione, aperto evidentemente ad un pubblico che
s’interroga sull’articolazione della realtà e del comportamento
umano.
ESIODO introduce, accanto all’epica omerica, la “lirica”, nel senso
non di una “romantica” introspezione psicologica, bensì di un
intervento personale nella riflessione e com-prensione oggettiva
(pubblica) della realtà, andando al di là della dimensione pro-fetica
e/o sacrale della poesia.
Così la forma poetica è esigenza di ordinare e comprendere la realtà
(“intelligere” la realtà) dal punto di vista etico e politico-civile (v.
l’esempio di SOLONE, poeta e legislatore ateniese).
Accanto alla poesia, alle Teogonie e Cosmogonie, tra il VI e V sec.
Nasce la ricerca e la tendenza a razionalizzare i fenomeni umani
attraverso le categorie di SPAZIO e TEMPO: nasce la Storiografia.
Da un punto di vista culturale la Filosofia, come espressione del
proliferare di diverse e libere concezioni/punti di vista sulla realtà,
fu resa possibile dall’assenza di un univoco nucleo religioso. Le
colonizzazioni e i traffici commerciali avevano introdotto
un’eterogeneità di credenze, tali da non costituire un paradigma
dominante ed incommensurabile con altre forme di credenze e di
pensiero.
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RELIGIONE GRECA:
1.
OLIMPICA o “aerea”: rispecchia e proietta la mondanità e le
passioni umane, sublimate dal senso della caducità terrena. –
PESSIMISMO SULLA MORTALITA’ UMANA SVELATA IN
NEGATIVO DAL MONDO OLIMPICO –
2.
MISTERICA o “ctonia” (da Ktòn = terra): Essa è legata alla
salvezza attraverso la rigenerazione e sacrificio rituale.
La Ritualità è il presupposto normativo di queste religioni, come
p.es. nei misteri eleusini di Demetra – per la terra – o quelli delfici di
Dionisio – per la vegetaione e le viti – OTTIMISMO PER LA
SALVEZZA ATTRAVERSO LA RIGENERAZIONE CICLICA.
I misteri Orfici, di derivazione orientale (da Orfeo, mitico cantore
della Tracia), sono quelli che più di tutti hanno influenzato il
retaggio classico della filosofia platonica, attraverso la concezione
della metempsicosi, ma soprattutto della Dualità dell’uomo –
anima/corpo – la cui limitatezza e negatività possono essere
riscattate con l’allontanamento dalla mondanità (la mitica “caverna”
buia della natura umana).
PESSIMISMO SULLA LIMITATEZZA UMANA: CONCEZIONE
DEL CORPO COME “Carcere dell’anima” –
Dunque l’Orfismo presuppone ed impone una forte normatività etica,
che va al di là della mera ritualità; si contavano, infatti, vere e
proprie Sètte e/o congregazioni segrete, con propri codici
deontologici interni.
La Filosofia propriamente detta, si distingue dalla modalità poetica
del Mito, imponendosi come Logos, in altre parole una modalità
specifica ed oggettiva di spiegare la realtà.
Il MITO si articola poeticamente attraverso una modalità immediata
e, in quanto tale a-critica. (G.B. Vico parlerebbe di linguaggio
primordiale, creativo, “muto” e meta-forico).
Il LOGOS si articola all’interno di un percorso di ricerca di verifica
oggettiva sui fenomeni della realtà.
L’articolazione e l’esigenza di mantenere una coerenza interna dei
dati della ricerca, è espressa dall’etimo di Logos, che deriva da
Legein = raccogliere, tenere insieme, custodire, tenere sotto controllo.
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Dunque il Mito esprime la manipolazione del Reale da parte non
tanto del soggetto poetante, quanto piuttosto della Collettività
sociale – la mentalità culturale e religiosa.
Il Logos, strumento metodologico del Filosofare, esprime l’esigenza
della Chiarezza Oggettiva (= Epi – steme).
Episteme = “Ciò che sta sopra”; “Ciò che s’impone da sè”; “Ciò che si
manifesta alla luce”.
Luce = Phaòs; tema comune a “Sophia”.
La “manifestazione” dell’oggettività è la Verità filosofica, ovvero
“scientifica” (i Latini traducevano Episteme con Scientia); Essa è detta
in greco con il sostantivo che indica il dis-velamento, la s-coperta: aletheia
Il Mito privilegia l’immediatezza passiva dell’Ascolto della “parola”;
la Filosofia, con il Logos, privilegia la Visione e/o l’Occhio
dell’Intelletto (Orào in greco significa “Contemplare” ed è un verbo
che si riferisce al “vedere”; da qui deriva il termine “theoria”), giusta
l’affermazione con cui Aristotele apre la Metafisica:
“ (...) Più di ogni altro senso, ci fa conquistare (la vista) conoscenza e ci
presenta con più immediatezza una molteplicità di differenze”
La Filosofia comincia come discorso scientifico sulla Natura (Physis)
e i suoi Fondamenti (Archai) intrinseci.
Il luogo più idoneo, storicamente, alla nascita di un tale
atteggiamento è costituito dalle colonie orientali dell’Asia Minore.
Esse, infatti, erano a contatto diretto con civiltà – come la Persiana e
l’Egizia – più evolute rispetto a quelle dell’Italia Meridionale.
Per questo motivo si suole far cominciare la Filosofia “Occidentale”,
con gli esponenti della Scuola di MILETO (Talete, Anassimandro e
Anassimene), a partire dal VII sec. A.C.
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2 – La Scuola di Mileto: la ricerca “scientifica” dell’Archè
La ricerca di una spiegazione univoca della realtà in cui l’uomo è
inserito, nasce dall’esigenza di giustificare e chiarire rigorosamente
la molteplicità problematica dei fenomeni osservati.
L’oggetto di tale ricerca è la Totalità dei fenomeni reali, che i greci
chiamavano Physis e che potremmo tradurre ulteriormente con
“natura naturans”.
La Natura in questione non è semplicemente il complesso e/o la
somma dei fenomeni naturali, ma la Totalità di essi (Princìpio e
Fine, secondo una visione di coerenza e completezza “teorica”).
Dunque la Physis è il CHE COSA e il CIO’ DA CUI E PER CUI dei
fenomeni: in questo senso Physis e Archè coincidono.
Il principio – fondamento essenziale ed ultimo della realtà – non è
Meta-fisico, ma fisico, vale a dire intrinseco alla realtà stessa.
La scientificità filosofica del metodo dei Filosofi della Natura, consiste
nell’IMMANENZA del principio intelligibile, al di là da mitologici
ricorsi a “Deus ex machina”.
La ricerca di una risposta razionale è la ricerca di una causa
realistica – verosimile dei fenomeni indagati: diversamente non ci
sarebbe l’avanzamento dal Mito!
La causa dei fenomeni non riposa nell’Arbitrio divino e/o in
un’insondabile Moira, ma nell’immanente articolazione di cause ed
effetti.
Con i milesi, insomma, nasce la visione filosofica della REDUCTIO
AD UNUM del disordine fenomenico. (Unum = Totalità =
Universalità).
Il metodo filosofico – scientifico che s’inaugura con i milesi e con i
Presocratici, in generale, è quello dell’INDUZIONE.
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