La Scolastica medievale e l`insegnamento universitario A. PERIODO

Copyright © by Tommaso Ciccarone
Firmato digitalmente da Tommaso Ciccarone
ND: CN=Tommaso Ciccarone, C=IT,
[email protected]
Motivo: Sono l'autore del documento
Posizione:
Data: 22/09/2015 15:59:40
La Scolastica medievale e l’insegnamento universitario
A.
PERIODO: XIII - XIV sec.
B.
COORDINATE: 1) Traduzioni arabe di filosofi del passato
come Aristotele; 2) nascita degli Ordini come Francescani
e
Domenicani; 3) Fondazione delle Università.
C.
DEF. SCOLASTICA: Teologia e Filosofia (Ancilla Theologiae)
insegnate nelle scholae universitarie. Su questo terzo versante è bene
anticipare che il carattere “ancillare” della Filosofia non costituirà un
elemento definitivo dell’identità della Scolastica: infatti sarà proprio
lo sviluppo del pensiero, ricerca e insegnamento universitario ad
aprire il pensiero verso orizzonte di graduale autonomia preumanistica e pre-rinascimentale.
Questo è il motivo per cui ritengo importante concentrare
l’attenzione sulla natura stessa dell’insegnamento nell’orizzonte
della Scolastica: rimuovere il vecchio pregiudizio secondo cui il
Medioevo, e quindi la Filosofia Medievale, siano da legare all’Età
“buia” e quindi il Rinascimento ne costituisca la netta
contrapposizione. Il Basso Medioevo invece costituisce un periodo
di circa tre secoli di fermenti non solo sociali ma anche culturali e
filosofici che saranno ereditati dagli uomini dell’Umanesimo e del
Rinascimento!
Per il primo aspetto relativo alla diffusione dei pensatori antichi,
Platone fu ignorato (si conoscevano solo il Timeo, il Fedone e il
Menone); fu ARISTOTELE a campeggiare nel sapere medievale.
Aristotele ha, nell’universo arabo, attinenza con gli interessi
scientifici ma anche con un’impostazione sistematica e logica, con
l’organon dei requisiti e criteri epistemologici fondamentali per un
1
Copyright © by Tommaso Ciccarone
sapere unitario: la Teologia fu adattata a questi criteri. (Averroè fu il
massimo diffusore dell’enciclopedia aristotelica; nell’Alto Medioevo
si conosceva solo l’Aristotele “logico” ad opera di Boezio).
Centralità di Aristotele
CENSURA su ARISTOTELE: le opere “scientifiche” e
“naturalistiche” che erano in contrasto con la Rivelazione vennero
dichiarate proibite (vedi le tesi sulla eternità della materia e del
mondo; della mortalità dell’anima diffusa poi nel mondo arabo con
Avicenna, cfr. il discorso sull’intelletto potenziale). L’opera di censura
si inaugurò tra il 1210 e il 1239. Dichiarare, come sostiene
l’aristotelismo nonché Avicenna (che era un medico) che la materia e
il mondo sono eterni, significa negare l’Onnipotenza eterna di Dio e
il fatto che materia e mondo sono prodotti finiti della creazione dal
Nulla da parte di Dio stesso. Ancora più pericoloso ammettere l’idea
della mortalità dell’anima: significa negare l’idea di salvezza eterna
dell’anima riscattata dalla Grazia di Dio e della Fede. Infatti
Avicenna, parlando dell’intelletto umano come intelletto potenziale,
ribadisce la posizione di Aristotele secondo cui l’uomo è imperfetto
(ovvero non è “Atto”) perché è un intreccio di anima legata al corpo
(è “potenza”), ovvero possibilità di sviluppo o decadimento dato
che l’anima non è autonoma rispetto al corpo e il corpo è il
ricettacolo della precarietà umana, dunque: morto il corpo muore
anche l’anima, perché anima è corpo sono congiunti (l’uomo è
“sinolo”, ossia “unione” di queste due componenti, come per primo
aveva sostenuto Aristotele).
Ma, nonostante queste tesi pericolose alla base dell’Aristotelismo,
nel 1255, data l’impossibilità di arginare la diffusione richiestissima
dei testi in questione, le Università, dopo averlo sospeso a più
riprese, adottarono come obbligatorio l’insegnamento di Aristotele
nel curriculum degli studenti, nell’ambito delle facoltà delle ARTI
(cfr. distinzione in trivio - Grammatica, Retorica e Dialettica;
quadrivio - Aritmetica, Geometria, Musica e Astronomia).
Tuttavia, secondo il metodo critico e della discussione universitaria,
Aristotele fu soggetto a commenti e polemiche riguardanti
determinate posizioni dubbie.
2
Copyright © by Tommaso Ciccarone
I nuovi “Ordini”
Gli ordini mendicanti giocarono un ruolo decisivo, con i Francescani e
i Domenicani, per la diffusione di una cultura “professionalizzata” e
sistematica. Le riunioni dei rappresentanti delle diverse province
europee si chiamavano “Capitoli” e costituivano gli statuti ufficiali
di ogni ordine. Importante fu il capitolo domenicano del 1259
(adottato da Alberto Magno e Tommaso d’Aquino) che imponeva
negli studi, l’approfondimento specialistico della filosofia, secondo
un corso di studi molto selettivo.
Anche i Francescani erano organizzati similmente, ma in modo
meno rigoroso. Entrambi gli Ordini erano molto capillari e la loro
capillarità era garantita dal “ricambio” dei vari maestri nelle diverse
sedi universitarie provinciali ovvero i maestri non potevano
rimanere a tempo indeterminato in una stessa Università o Capitolo,
ma dovevano tenere i bagagli pronti per altre sedi universitari.
Tuttavia ci sono alcune caratteristiche divergenti tra i due Ordini:
I FRANCESCANI (cfr. Bonaventura da Bagnoregio, collega di
Tommaso d’Aquino alla Facoltà di Teologia di Parigi) sono più
orientati ad un pensiero mistico e illuminato dalla fede, sono scettici
verso la cooperazione di Filosofia e Teologia (da qui le riserve verso
l’Aristotelismo alla moda).
I DOMENICANI sono invece più sensibili alla sistematicità
razionale del pensiero filosofico e orientati all’adeguazione del
linguaggio filosofico alla fede per fare della Teologia una scientia
scientiarum.
Le Università.
Convenzionalmente la prima Costituizione (Habita) universitaria
coincide con la concessione di autonomia dei maestri e loro studenti,
emanata da Federico I Barbarossa nel 1158 per l’Univ. Di Bologna.
(per l’Univ. di Parigi la data è 1215, per la Costituzione emanata dal
papa: ecco perché è la Facoltà di Teologia più importante d’Europa).
N.B.: Il fatto che l’Università nasca come “corporazione” significa
che con la sua fondazione, in Europa, si sancisce ufficialmente la
nascita dell’intellettuale di professione (fino al XIII sec. in Europa si
conoscevano solo corporazioni di lavoratori o mestieri manuali).
3
Copyright © by Tommaso Ciccarone
Dunque: radicamento istituzionale delle Università che ha consentito
al mondo latino di poter sollevarsi da quella netta inferiorità rispetto
al ruolo egemone della cultura araba (Avicenna e Averroè
dominarono dal IX al XI sec., ma avendo discepoli privati, cioè non
insegnando pubblicamente, alla morte di questi il pensiero dei maestri
si affievolì).
Caratteristiche dell’istituzionalità dell’insegnamento universitario:
1 - Programmi pubblici e verificabili;
2 - Esami per il conseguimento della licentia ubique docendi;
3 - Lezioni (lectiones, tecnicamente sono “letture” dei testi, frase per
frase) articolate secondo lo schema disputatio - quaestio (lettura,
lezione ex cathedra - messa in discussione pubblica).
Periodicamente, a ridosso delle vacanze pasquali e natalizie, si
organizzavano le cosiddette Quaestiones Quodlibet (ovvero su
argomenti “qualsiasi” o improvvisati), che erano delle “gare” di
eccellenza sulla capacità argomentativa, dialettica e retorica sugli
argomenti scelti in questo tipo di Disputae.
4 - Criterio meritocratico di ammissione all’Università, che quindi
diventa fattore di mobilità sociale.
5 - Organizzazione in 4 Facoltà principali: Arti - Diritto - Medicina Teologia. N.B.: La facoltà delle Arti era propedeutica a tutte le altre,
cioè obbligatoria per chi poi volesse specializzarsi in medicina,
diritto o teologia.
Nella definizione successiva degli statuti questa facoltà diede un
privilegio pressoché totale alla filosofia e ai testi aristotelici, tanto
che la filosofia divenne propedeutica ai curricula universitari per
qualsiasi studente.
6 - curriculum studentesco: Iscrizione alla facoltà delle Arti a 14/15
anni per un I° CICLO di 4 anni (una sorta di scuola secondaria di
secondo grado attuale) al termine dei quali si diventava “assistenti
di un maestro” (= Baccelliere). Come Baccelliere l’apprendistato
4
Copyright © by Tommaso Ciccarone
obbligatorio è di 3 anni (a 21 anni si sosteneva l’esame finale, in
genere una disputa, per ottenere la licentia insegnandi) a cui seguono 2
anni di insegnamento obbligatorio o, comunque, la credenziale per
potersi iscrivere ad una delle altre Facoltà. La Facoltà di Teologia
prevedeva un curriculum molto più lungo e complesso di quello
delle Arti: 7 anni di base preparatori sulle Scritture o Sentenze
(l’autorità massima erano quelle di Pietro Lombardo) + 2 anni come
baccelliere biblico (semplice commento delle Scritture) + 2 anni come
baccelliere sentenziario (commento alle Sentenze di Lombardo) + 4
anni come baccelliere formato: alla fine di questi 15 anni (dopo i primi
7 nella Facoltà delle Arti), si poteva diventare Maestri in Teologia
(all’età, in genere, di non meno 35 anni).
5