GAZZETTA MARTEDÌ 18 OTTOBRE 2016
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Vie FESTIVAL2016
■ Testi a cura di Altre Velocitˆ
È
Una danza d'amore in miniatura
A BOLOGNA QUESTA SERA E DOMANI
All'Arena del Sole arriva “Kiss & Cry” lo spettacolo realizzato dal duo belga De Mey - Van Dormael
di Elisa Clara Maddalena
Un'appassionante danza che
racconta l'amore attraverso l'intreccio tra due coppie di dita.
Questo è “Kiss & Cry”, in scena
stasera all'Arena del Sole di Bologna alle 21 (replica domani alle 21.30). La coppia di artisti Michèle Anne De Mey e Jaco Van
Dormael è ospite per la prima
volta a Vie con un’opera originale che ha debuttato in Belgio nel
2011 e da allora ha riscontrato
un insaziabile successo, venendo tradotta in otto lingue. Lo
spettacolo si è imposto nella
scena europea come un'originale creazione tra danza e cinema.
La De Mey e Van Dormael sono
compagni di vita dal 1991. Lei,
formatasi in Belgio come danzatrice, si è specializzata alla scuola Mudra di Bejart, ha lavorato
con Anne Teresa De Keersmaeker ed è stata tra le fondatrici della compagnia Rosas; dal
2005 è artista associata del centro coreografico Charleroi Danse in Belgio. Jaco Van Dormael è
regista, sceneggiatore e drammaturgo, noto al grande pubblico per il lungometraggio “Mr.
Nobody”; il suo debutto come
autore avviene con “Toto le héros - un eroe di fine millennio”
grazie a cui ha vinto La Camèra
d'or al Festival di Cannes nel
1991. In “Kiss & Cry” queste due
esperienze si amalgamano mantenendo la personale cifra artistica di entrambi, dando vita a
un immaginario che unisce la
pacata tristezza che caratterizza
il lavoro di Van Dormael con la
delicatezza e la grazia della danza della De Mey. L'apparente
contrasto contenuto nel titolo “baci e pianto” - descrive efficacemente il contenuto dell'opera: “Kiss & Cry” narra, infatti, attraverso il testo di Thomas Gunzig, la tormentata storia di una
donna che attende il ritorno dei
suoi amanti perduti. La vicenda
viene raccontata attraverso i
due linguaggi espressivi degli
autori: il primo, quello coreografico, mette in scena una “nano
danza” in cui due mani si incontrano all'interno di un mi-
cro-mondo fatto di case giocattolo, statuine e paesaggi in miniatura. Il secondo, quello cinematografico, ci mostra in presa
diretta, grazie all'uso di microcamere e attraverso uno schermo posto sopra il palcoscenico,
il passo a due tra le coppie di dita. “Kiss & Cry” è un'opera pluridisciplinare che non coinvolge
soltanto i due artisti ma vede la
presenza sul palcoscenico di diversi collaboratori tra cui cameramen, assistenti, tecnici della
luce e del suono. L'incontro tra
cinema e teatro non è una novità, eppure “Kiss & Cry”, che i
giornali hanno definito un
“capolavoro”, segna forse un
passo avanti; i suoi autori si sono infatti imposti un'ulteriore
sfida, non limitandosi a giustapporre i due codici ma dando vita
a una dimensione terza, a un linguaggio che date le premesse
appare come del tutto inedito.
Visto il suo successo, non ci resta che andare a vedere lo spettacolo per scoprirlo.
Una scena di “Kiss & Cry” di De Mey e Van Dormael
la recensione
HOTEL CARLTON, BOLOGNA
“Aminta”, immagini seicentesche
disincarnate e perturbanti
“Raf-fiche” di Motus contro il potere
Un culturista entra in scena, il
suo corpo è ipertrofico, quasi
bestiale; si cosparge di traslucida tintura marrone e posa
mostrando la muscolatura allenata. “Aminta”, vista alle
Passioni, è una videoinstallazione di Luca Brinchi e Daniele Spanò; colpisce per l'affascinante fusione di linguaggi e
per lo straordinario lavoro di
spazializzazione dell'immagine e del sonoro. Ai lati della
scena, voci recitanti vengono
emesse da megafoni connessi
a una struttura basculante e
rappresentano alcuni dei disincarnati personaggi del seicentesco dramma pastorale di
Torquato Tasso. Al centro, le
immagini video dei due perso-
naggi principali, l'innamorato
Aminta e l'angelicata e fiera
Silvia vengono proiettate su
due schermi verticali. La parte
superiore della scena è occupata da grandi schermi orizzontali che restituiscono un'
essenzialità naturale e bucolica. Il culturista interpreta il Satiro, le crude e potentissime
sonorità di Franz Rosati anticipano il suo tentativo di violenza carnale nei confronti di Silvia. Questa si dimena, legata e
terrorizzata sullo schermo,
mentre il Satiro posa in scena
e accecanti lampi di luci ci
stordiscono.
Digitale
e
“naturale” in un dialogo immersivo.
Altea Alessandrini
Il gruppo riminese debutta all'interno del progetto “Hello Stranger”
Casagrande e Nicolò (Motus)
Dall'interno di un hotel, otto
donne puntano i mitra al cuore del sistema. Minacciano di
scardinare le barriere tra i
ruoli sociali e di genere e noi
siamo lì con loro: che parte
avremo nella storia? “Raf-fiche”, l'ultimo lavoro dei Motus, è in prima assoluta oggi
18 alle 19 all'Hotel Carlton di
Bologna, in replica fino al 22
ottobre (prenotazione obbligatoria). Nel 2002 la compagnia fondata da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò porta per la prima volta in Italia
“Splendid's” di Jean Genet, testo in cui le parti si capovolgono continuamente: carnefici
diventano vittime, uomini diventano donne, poliziotti si
danno al male. Nel 2016, però, a causa del divieto delle
agenzie di copyright il tentativo di riproporre il progetto affidando le parti a sole donne
fallisce. Nasce così “Raf-fiche”, dalla collaborazione
con gli autori Madgalena Barile e Luca Scarlini, riscrittura
dell'opera di Genet in chiave
trans-femminista queer. La
relazione tra identità e alterità, tra corpi e confini, questo
è il filo conduttore delle recenti sperimentazioni di Motus. Bologna ne celebra i venticinque anni di carriera con
il progetto “Hello stranger”,
dal 15 ottobre al 31 dicembre.
Claudia Nigrelli