Avere figli fa vivere più a lungo? Una ricerca condotta da Karin Modig, del Karolinska Institutet di Stoccolma, e pubblicata sul Journal of Epidemiology & Community Health ritiene che essere genitori possa allungare la vita, gli effetti positivi si vedrebbero specialmente in età anziana, l’aspettativa di vita crescerebbe addirittura di due anni per chi ha figli rispetto a chi non ne ha. Gli esperti hanno analizzato l’aspettativa di vita di 704.481 maschi e 725.290 donne, tutti nati tra il 1911 e il 1925 e confrontando le aspettative di vita a partire dai 60 anni di età, è emerso che il rischio di morte dei genitori è sempre inferiore al rischio dei loro coetanei che non hanno figli, inoltre questo è tanto più vero per i maschi e per i genitori che non sono sposati. Anche se il tipo di studio non ha individuato una relazione di causa-effetto, i risultati suggeriscono che il non avere figli sia svantaggioso per la mancanza di supporto, soprattutto nell’ultima fase della vita. New York: fungo potenzialmente letale E’ scattato l’allarme negli ospedali di New York ed allerta in tutti gli Usa a causa di un super fungo potenzialmente letale, identificato in Giappone nel 2009 e che si sta ora diffondendo ap punto negli Stati Uniti. Negli ospedali di New York sono stati riportati di recente 44 casi dell’infezione resistente ai medicinali disponibili e 17 morti, per i quali però non si è stabilità una incontrovertibile relazione causaeffetto. Tutte le infezioni sono state trasmesse in cliniche o in uffici e centri medici e tra i sintomi del contagio troviamo sensazioni di bruciore e difficoltà a deglutire. Il primo caso negli Stati Uniti fu segnalato nel 2013, ma la diffusione del super-fungo è iniziata ufficialmente lo scorso anno, agisce come un superbatterio e non risponde agli anti-funghicidi, è inoltre difficile da identificare nei test di laboratorio. Il microrganismo colpisce in particolare i più deboli, neonati ed anziani, ed è stato identificato sulle attrezzature degli ospedali e sulla pelle persino di pazienti già trattati con i medicinali. Fonte: Ansa Pillola dell’esercizio fisico: in cosa consiste? Si avvicina la realizzazione di una ”pillola dell’esercizio fisico”, grazie ad una proteina in grado di limitare la crescita dei muscoli. Il lavoro, dei ricercatori dell’Augusta University, sarà presentato da Joshua Butcher al congresso di Biologia sperimentale a Chicago. I ricercatori sono partiti dal fatto che una proteina chiamata miostatina ha la capacità di limitare la crescita dei muscoli. I ricercatori hanno quindi ipotizzato che con una sua maggiore produzione si avesse meno massa muscolare, e che con meno miostatina si avesse invece più massa muscolare. Gli esperimenti sono stati fatti su quattro gruppi di topi: magri e obesi con produzione di miostatina bloccata e non. Come previsto i topi incapaci di produrla, hanno sviluppato più massa muscolare, mentre quelli obesi sono rimasti tali, anche se con più muscoli. Fonte: Ansa L’attività fisica alleata contro i disturbi alimentari? La dottoressa Carmela Bagnato, dietologa dell’asl di Matera, ha spiegato che associare il movimento alla sana alimentazione è fondamentale anche per la mente. “Prima di tutto – ha spiegato il medico – c’è distinzione tra attività fisica e sport. Ai fini della prevenzione è sufficiente dell’attività fisica, va bene anche solo camminare a passo veloce per 45 minuti almeno per 5 giorni alla settimana. Naturalmente, è un discorso valido per persone giovani, adulte e sane, perché in presenza di patologie o di invecchiamento le raccomandazioni sono diverse ed è bene farsi consigliare dal proprio medico”. Con questa prassi, secondo quanto sottolineato da Carmela Bagnato, si fa opera di prevenzione per le malattie croniche come quelle cardiovascolari e il diabete, ma anche sui disturbi alimentari: “l’attività fisica – ha chiarito – aiuta a migliorare l’aspetto fisico, l’autostima, la socializzazione, ed è quindi molto utile per gli adolescenti ma anche per i più piccoli: disturbi dell’alimentazione e della nutrizione sono, infatti, sempre più spesso riscontrati in età pediatrica”. Diventa quindi importante intervenire sull’educazione: “le ultime evidenze scientifiche – ha concluso l’esperta – dimostrano che i programmi di prevenzione nelle scuole portati avanti per periodo di durata maggiore a sei mesi hanno dato risultati. E’ quindi molti importante l’alleanza tra il mondo della salute e la scuola”