La storia delle Acli in Germania - Federazione Acli Internazionali

Le ACLI in Germania
Le ACLI in Germania sono nate nel 1956 in seguito all’esperienza dei Servizi, iniziata nel 1956
a Stoccarda, proseguita nel 1959 a Colonia con il Patronato e nel 1964 con l’ENAIP
Germania. Le ACLI sono nate con l’emigrazione, inizialmente per dare una risposta ai
complessi problemi con cui si sono dovuti confrontare i nostri primi emigrati. Poi si sono
sviluppate come frutto dell’animazione culturale e sociale prodotta dagli italiani che volevano
essere sempre più partecipi della vita della società tedesca.
Le Linee d`azione storiche delle Acli Germania
L’intervento delle ACLI tra i nostri emigrati ha seguito una precisa
politica d’azione che ha previsto una doppia presenza
dell’organizzazione sia in Italia, sui problemi origine e causa
dell’emigrazione, sia all’estero, in stretto contatto con la realtà del movimento. In tal modo si
è voluta promuovere un’opera di costante impegno per la realizzazione di nuove occasioni di
presenza delle Acli, al fine di favorire la nascita di comitati d’intesa tra le associazioni
democratiche operanti nell’Emigrazione. Le Acli non hanno ritenuto possibile alcuna
emancipazione dei nostri lavoratori in terra straniera, senza che questa avvenisse prima della
decisione di partire. Parlare, difatti, di scuola e formazione professionale degli emigrati
all’estero ha voluto dire avanzare su una duplice prospettiva, quella specifica e quella
La doppia presenza
delle Acli Germania
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generale, ovvero tenere presente, sia nell’analisi sia nelle proposte, che la soluzione dei
problemi formativi dei lavoratori italiani all’estero è dovuta passare attraverso quella dei
lavoratori italiani in quanto lavoratori. Da tali presupposti ne è derivato il pieno appoggio e
solidarietà che le Acli hanno dato alle lotte del Movimento Operaio. Non è potuto d’altronde
essere altrimenti, in quanto una linea di condotta basata sulla difesa dei livelli di vita e di
lavoro unicamente a livello nazionale avrebbe significato lasciare mano libera al grande
padronato ed alle società multinazionali sui temi dell’uso e della dislocazione delle risorse
economiche ed umane su scala mondiale1.
Le Acli hanno assunto in tal modo il ruolo di organizzazione di
rappresentanza dei lavoratori emigrati nei confronti delle
autorità locali e di quelle consolari italiane. Per questo aspetto,
come per l’attività di formazione e di assistenza sociale, sono stati utili nel tempo gli accordi
di collaborazione conclusi, per la Rft, con il KAB (Movimento Cattolico dei Lavoratori tedeschi)
ed il Werkovolk2, come nel caso del Comitato d’Intesa costituito sulla base del rapporto
stabilito tra Acli Germania e KAB, specificamente per quanto riguardava l’attività ENAIP e
ACLI CASA. La realtà dell’emigrazione, infatti, non è stata indirizzata ed affrontata in termini
settoriali e corporativi, ma inserita nel più generale disegno di rinnovamento della società a
livello nazionale ed internazionale.
L’importanza del lavoro delle Acli ha rappresentato il frutto di una loro capillare presenza di
base, legata ai problemi reali dei lavoratori, che ha contribuito a consolidare i vincoli tra
l’associazionismo democratico operante nell’emigrazione ed i sindacati, diffondendo la presa
di coscienza in Italia del problema dell’emigrazione, premessa indispensabile per ogni reale
impegno di cambiamento.
Ruolo di rappresentanza
dei lavoratori emigrati
Il settore emigrazione ha visto nascere momenti di particolare
collaborazionetra le Acli e le istituzioni. L’impegno
dell´Associazionei, spesso in veste di promottrice, si è, ad
esepio, manifestato con la partecipazione attiva di consultazione in sede di comitato Esterisindacati o Esteri-associazioni e con la presentazione di problemi specifici alla commissione
Lavoro del Senato- sottocommissione per l’emigrazione- o del comitato permanente per
l’emigrazione della Camera dei Deputati. La finalità è stata quella di costituire un sistema
adeguato di tutela ed assistenza in grado di dare risposta ai problemi degli emigranti in tema
di lavoro, di assistenza-previdenza, del ricongiungimento famigliare, della scuola e della
creazione di rapporti social, umani e di relazioni, in gado di non far più sentire la solitudine e
l’isolamento, tipico del fenomeo emigratrio.
Interventi che hanno portato le Acli ad essere nello stesso tempo un Patronato di assistenza,
un Sindacato di difesa, un punto di incontro dei lavoratori italiani e, quindi, un centro
propulsore di iniziative e solidarietà, avente comunque sempre come fine principale la tutela
e la difesa del lavoratore nel campo dei suoi diritti assicurativi e previdenziali; ambiti nei quali
è stata necessaria una specifica competenza. È diventuta così settore di attività anche la
difesa sindacale, in quanto spesso molti aspetti della tutela del lavoratore che sono rientrati
nella competenza delle organizzazioni sindacali non sempre sono stati, o hanno potuto,
essere adempiuti da queste ultime e, di conseguenza, è spettato al Patronato sostituirsi ad
esse.
Promozione, assistenza e
tutela sociale
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Aggregazione e
comunicazione sociale
L’inserimento dei Servizi, in questi casi, ha comprso iniziative
culturali, ricreative ed assistenziali, volte non solo alla difesa dei diritti delle persone ma
anche a valorizzare un aspetto molto importante e spesso volutamente trascurato dalle
autorità: la maggiore coesione sociale tra i nostri emigrati e tra essi e la popolazione locale.
Sono state così diffuse pubblicazioni a carattere specializzato, comprendenti notizie ed
informazioni sociali, lavorative, assicurative, della vita e dei problemi delle comunità italiane,
nonchè notizie dall' Italia che sono state in tal modo portate a conoscenza dei lavoratori.
Fatto importante questo della stampa, considerato che gli organi di informazione, dalle
grandi testate nazionali italiane alla radio, dalle prime trasmissioni radiotelevisive alla
Gazzetta Ufficiale della CEE, hanno privilegiato per diversi anni l'informazione economica e
quella socio-politica, contribuend poco "all'affermazione sociale e politica delle esigenze degli
emigranti, come sarebbe giusto che fosse, visto che l'emigrazione è fatta quasi tutta di
operai"3.
Da una fase iniziale di intervento pressoché esclusivo volto
ad assicurare un’efficace assistenza sociale ai lavoratori
emigrati attraverso i Segretariati e il Patronato, le Acli
Sono passate ad una fase di vero e proprio impianto associativo. Un costante sviluppo
organizzativo che ha visto aumentare i tesserati in Germania dai 173 del 1960 ai 2.016 del
1966, ed i circoli dai 2 del 1960 ai 29 del 1966 Un intenso programma di attività, che rha
rivolto una particolare attenzione alla formazione sindacale, per favorire la partecipazione dei
lavoratori emigrati alla vita del sindacato e la loro assunzione a posti di responsabilità. Infatti,
la mancanza di adeguamento della politica per l’emigrazione alle dimensioni del fenomeno
migratorio, e del riconoscimento effettivo del principio di piena uguaglianza del cittadino
italiano all’estero non hanno consentito
che i nostri connazionali si siano sentiti
effettivamente liberi cittadini portatori di diritti e di doveri.
Hanno continuato a non essere rispettati i loro diritti costituzionali al voto, alle prestazioni di
sicurezza sociale e e i diritti sociali all’istruzione. Punto, questo della formazione,
fondamentale, non solo al fine del collocamento in Germania, ma in particolare anche per un
eventuale rientro in Italia. Si è reso così sempre più necessaria la promozione della classe
lavoratrice ed il suo inserimento nella nuova società europea, in un’integrazione tanto
economica quanto e sopratutto sociale. La formazione sociale e politica è stato il mezzo per
crescere ed essere partecipi della società civile nonchè allo stesso tempo per potenziare la
capacità politica ed organizzativa.
Interessante a questo proposito è uno stralcio dell’intervista rilasciata dal Presidente
Nazionale delle Acli, Emilio Gabaglio alla radio tedesca nel 1969: « … Non più sola assistenza
e tutela verso gli emigrati, ma garanzia, sviluppo e promozione dei diritti umani, sociali,
previdenziali e, sopratutto deve essere posto su basi nuove il diritto della partecipazione dei
lavoratori emigrati sia alla comunità estera in cui vivono e lavorano, sia nei confronti della
realtà italiana. Nel primo caso essi devono raccogliersi nelle organizzazioni sindacali,
partecipare alle attività sociali e sindacali di fabbrica di categoria, devono iscriversi al
sindacato, diventarne membri attivi e militanti, contare dall’interno e chiedere anche al
sindacato un atteggiamento di maggiore disponibilità per la tutela del lavoro degli emigrati.
[…]…per organizzare un forte movimento d’opinione, un forte movimento di massa che
possa imporre le soluzioni ai problemi economici, sociali della loro condizione di lavoratori
all’estero…»
Organizzazione e impianto
associativo
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Le proposte delle Acli e del Movimento operaio in
quest’ambito hanno trovato la loro concretizzazione nella
linea formativa dell’ENAIP. I suoi principali fini sono stati,
infatti, la promozione dell'integrazione di giovani ed adulti
italiani nella società tedesca e nel mondo del lavoro tedesco, la promozione della lingua e
della cultura italiana, corsi di lingua tedesca per migranti e attività di sostegno, recupero e
reinserimento nel mercato del lavoro per i disoccupati. L’intervento che è stato sviluppato per
la Germania aveva l’obiettivo di dare alla mobilità il significato di una scelta quanto più
possibile «libera» del lavoro, della professionalità, e della promozione sociale. La situazione
economica generaleha determinato la necessità di un maggiore intervento del sindacato e di
un’iniziativa unitaria per poter intervenire alla guida dei processi di sviluppo e nella gestione
delle politiche occupazionali. Nuovi strumenti culturali e professionali hanno avuto il compito
di realizzare un’integrazione attiva, fondata non sulla perdita della propria identità culturale e
sociale ma sulla valorizzazione delle proprie capacità, nel rifiuto dell’emarginazione.
Questo ha permesso che i Gastarbeiter diventassero lavoratori inseriti nelle dinamiche
economiche e sociali della Germania pur senza mai perdere la propria identità perché. come
ha riassunto con una osservazione esemplare Max Frisch, l’accordo bilaterale Italia-RFT per il
reclutamento di manodopera, l’«Anwerbervertrag», del 1955, richiedeva braccia ma
dall’Italia, così come dagli altri paesi poco sviluppati dell’Europa, arrivarono invece uomini
con le loro storie, i loro problemi ma anche le loro capacità, le loro risorse e anche i loro
sogni. Questo insegnamento è sempre attuale.
Formazione lavorativa e
intregazione sociale
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