Psoriasi: dal linfocita T a Stat3 La psoriasi è caratterizzata da un eccessivo turnover dei cheratinociti. Inappropriati segnali a livello del sistema immunitario determinano, infatti, una rapida differenziazione e rigenerazione cheratinocitaria con la conseguente formazione di placche desquamanti, ispessite, infiammate ed eritematose. Fattori trigger L’esordio, così come il peggioramento della malattia, può essere associato ad eventi coinvolgenti la sfera emotiva (stress, ansia, depressione), ad insulti meccanici (traumi, ferite), a radiazioni ultraviolette (ustioni solari), ad infezioni batteriche (Streptococco β-emolitico) e virali (HIV), ad assunzione di farmaci (clorochina, ACE inibitori, βbloccanti, progesterone, litio, indometacina) e ad abitudini voluttuarie quali il fumo e l’alcool. Alcune caratteristiche della malattia come la geometrica simmetricità delle lesioni suggeriscono, però, un'eziologia endogena o comunque sistemica, piuttosto che esogena. Tali fattori agiscono, infatti, su un substrato genetico. Fattori genetici Le basi genetiche della psoriasi destano notevole interesse. Non è stato ancora scoperto il gene o il trascritto responsabile della malattia, ma sono stati identificati almeno 9 loci di suscettibilità.1 L'associazione genetica più significativa si trova nella regione dello Human Leukocyte Antigen (HLA) di classe I del cromosoma 6p21.3 e corrisponde all'HLA-CW6; tale locus è detto PSORS1 ed è coinvolto nel 30-50% dei casi. Recentemente è stata suggerita una ramificazione di questo locus. L'HLA-C è coinvolto nella presentazione dell’antigene verso le cellule CD8+ e Natural Killer-T (NK-T). Sempre sul braccio corto del cromosoma 6 esistono altri geni correlati alla malattia: HCR e CDSN (Corneodesmosina). Il polimorfismo di HCR è associato ed aumentato nella 1 psoriasi volgare, mentre CDSN codifica per la corneodesmosina, una proteina specifica della cute, iperepressa nella psoriasi. PSORS2 (17q24-q25) è invece associato alla popolazione caucasica americana, irlandese e svedese; PSORS3 (4q34) ad un gruppo di famiglie irlandesi; PSORS4 (1q21) alla popolazione laziale e statunitense; questo locus risulta particolarmente interessante in quanto risiede nel complesso di differenziazione epidermale del cromosoma 1q; PSORS5 (3q21) è stato studiato in un gruppo di famiglie svedesi; PSORS7 e PSORS8 si trovano rispettivamente sul cromosoma 1p35 e 16q12. I geni sopramenzionati sono definiti geni di suscettibilità e sono responsabili del rischio di ereditare la malattia; oltre a questi geni, ne esistono altri, i cosiddetti geni modificati come ad esempio Tumor Necrosis Factor- (TNF-), Interluchina-10 (IL-10), Vascular Endotheliali Growth Factor (VEGF), responsabili, probabilmente, della severità e della diversità delle manifestazioni cliniche della psoriasi. La poligenicità e la condivisione di specifici loci giustificherebbe l’associazione con altre patologie autoimmunitarie. Sono stati infatti identificati diversi overlaps tra i loci della psoriasi e della dermatite atopica (cromosomi 1q21, 3q21 e 17q24-q25) e fra i loci della psoriasi e della artrite reumatoide (cromosomi 3q21 e 17q24-25). Due overlaps sono stati evidenziati nella malattia di Crohn e nella psoriasi artropatica (6p21-23-SEEK1- e 16q12 -CARD15-), ma solo in limitate popolazioni, trattandosi probabilmente di linkage disequilibrium (tendenza di due o più alleli di loci strettamente associati a trovarsi insieme, con una frequenza maggiore, rispetto a quanto atteso casualmente). Recentemente un nuovo gene, KIR2DS1, è stato associato. Si tratta del gene che attiva il recettore delle cellule NK. Tale recettore sarebbe costituito da immunoglobuline e sarebbe responsabile del riconoscimento delle molecole HLA-C da parte delle cellule NK. Un’overespressione di tale gene sembra essere associata alla psoriasi, mentre un gene della stessa famiglia, ma con attività inibente, avrebbe un’azione protettiva. 2 Linfocita T e network citochinico Recenti acquisizioni suggeriscono che l’eccessiva proliferazione e differenziazione dei cheratinociti sia guidata dai linfociti T.2 Il ruolo chiave dei linfociti T è stato dimostrato nel 1979 dall’efficacia di terapie immunosoppressive come la Ciclosporina A e la tossina DAB389IL-2 e successivamente da evidenze di laboratorio. Queste comprendono: 1. la capacità da parte di agenti antipsoriasici efficaci nel ridurre il numero di cellule T o APC o entrambi; 2. l’efficacia clinica di terapie immunosoppressive come la Ciclosporina A e FK506 la cui azione consiste nell’inibizione della produzione di citochine da parte del linfocita T CD4+; 3. gli anticorpi monoclonali anti-CD4 sono potenti agenti antipsoriasici; 4. cloni di cellule T derivanti da tessuto psoriasico promuovono in vitro la proliferazione dei cheratinociti. Le cellule T identificate nella placca psoriasica esprimono sulla loro superficie il CD45RO, un'isoforma a basso peso molecolare della tirosina fosfatasi, indice delle cellule memoria ed effettrici. Molti linfociti T esprimono, inoltre, il recettore dell’IL-2 (CD25) e HLA-DR, indici rispettivamente di attivazione precoce, media e ritardata. L'infiltrato di linfociti T precede la fase di proliferazione epidermica e di attivazione delle cellule endoteliali. Un antigene non ancora identificato attiva le cellule di Langerhans naïve nell’epidermide. Tali cellule, note come cellule presentanti l’antigene (Antigen Presenting Cell,APC), una volta attivate, migrano ai linfonodi regionali dove incontrano i linfociti T naïve. Per l’attivazione dei linfocitit T è necessaria in primis la stimolazione del recettore delle cellule T (T Cell Receptor, TCR) da parte del complesso maggiore di istocompatibilità (Major Histocompatibility Complex -I o II, MHC I o II) espresso sulla superficie delle APC. 3 Il contatto tra cellula T e APC richiede un secondo segnale costimolatorio e non antigene specifico, necessario, tuttavia, per completare l’attivazione. Il segnale costimolatorio è dato dall’interazione tra molecole espresse sul linfocita T e sull’APC: CD2/;Leukocyte Function Associated Antigen-3 (LFA-3), Very Late Antigen 4 (VLA-4)/Vascular Cell Adhesion Molecole (VCAM-1), LFA-1/Intercellular Adhesion Molecule (ICAM-1), CD40/CD40L.3 Se il segnale costimolatorio è inibito la cellula T diventa “anergica” e non è più responsiva. I linfociti attivati esprimono specifiche proteine di superficie che gli conferiscono la capacità di migrare dai linfonodi, in cui si sono attivati, ai vasi e ai tessuti extranodali come la cute. Il trafficking per raggiungere la cute richiede un rallentamento dei linfociti T durante la migrazione nel torrente ematico per interagire piu'facilmente con le molecole endoteliali attraverso il “tethering”. Questo processo è mediato dall’interazione tra la glicoproteina ligando1 CLA-PSGL-1 (Cutaneous LymphocyteAssociated Antigen -P-selectina,), espressa sui linfociti T attivati, e la E-selectina e Pselectina, fortemente up-regolate sulle cellule endoteliali durante l'infiammazione cutanea. Le cellule T, in questo modo, possono rotolare lentamente ed effettuare legami di maggiore affinità con la superficie endoteliale (LFA-1/ICAM-1, VLA-4/VCAM-1); mediante un processo di diapedesi sono in grado di attraversare le pareti del vaso e seguendo il gradiente chemotattico migrano nel derma e quindi nell’epidermide. Le chemochine responsabili della migrazione delle cellule T sono prodotte dalle cellule endoteliali, dai cheratinociti, dai monociti e dalle cellule di Langerhans e il loro rilascio è stimolato dall’Interferon- (IFN-) e dal TNF-. Le cellule T attivate producono in generale uno o due tipi di citochine. Le cellule di tipo 1 (Th1) producono citochine pro-infiammatorie (IL-2, IFN-, TNF-), mentre le cellule T di tipo 2 (Th2) producono citochine come IL-4, IL-5, IL-10. Le cellule T attivate (CD4+ e 4 CD8+) nelle lesioni psoriasiche producono principalmente citochine di tipo 1. Nella placca psoriasica le cellule CD4+ sono maggiormente presenti nel derma mentre le cellule CD8+ nell’epidermide. Probabilmente esiste un’interazione tra queste due sottopopolazioni: le cellule CD4+ potrebbero essere responsabili degli eventi iniziali della patologia, mentre la popolazione dei CD8+ manterrebbe l’infiammazione cutanea. Il rilascio di citochine da parte dei linfociti T attivati stimola i cheratinociti e le cellule dendritiche a secernere a loro volta altre citochine. Questo determina la cascata infiammatoria tipica della psoriasi. Un'importante citochina pro-infiammatoria è il TNF-, prodotto dalle cellule T attivate, dai cheratinociti e dalle cellule dendritiche; gioca un ruolo nella patogenesi e nell'“automantenimento” della psoriasi. Il TNF- induce l’espressione a livello della cute di molecole di adesione come ICAM-1, e VEGF, promuovendo il “trafficking” del linfocita T. Inoltre il TNF- aumenta l’espressione di IL-8 (appartente alla famiglia CXC delle chemochine) nei cheratinociti, richiamando cellule T nell’epidermide ed è inoltre in grado di attivare il fattore di trascrizione nucleare B (NF-B), cruciale nell’infiammazione. È stato riscontrato un aumentato livello di IFN - γ nel siero dei pazienti psoriasici. Se tale citochina viene iniettata in cute non lesionale di un paziente psoriasico può indurre iperplasia dell’epidermide. INF-γ stimola, inoltre, l’espressione di ICAM-1 da parte dei cheratinociti facilitando il legame tra linfociti e cheratinociti. Altre citochine sono state recentemente descritte nella patogenesi della psoriasi. 4 IL-17 agisce sinergicamente con IFN- aumentando il rilascio e la produzione di alcune citochine (IL-6, IL-8) da parte dei cheratinociti. IL-18 ha un effetto chemotattico sui monociti e sulle cellule dendritiche dell'epidermide inducendo la polimerizzazione dei filamenti di actina. Inoltre agisce sinergicamente con IL-12 nell’attivazione dell cellule T naïve. L'espressione del recettore dell'IL-18 (IL-18R) 5 è up-regolata da INF-γ e aumentati livelli plasmatici di IL-18 sembrano correlati ad un aumento di NK e di cellule T di memoria CD4+/CD45RO+; stimola, inoltre, il rilascio di IFN-γ da parte delle cellule Th1. IL-19 e IL-20 appartengono entrambe alla famiglia dell'IL-10. IL-19 viene prodotta da precursori cellulari (Granulocyte-Macrophage Colony-Stimulating Factor, GM-CSF) e dai monociti; agisce principalmente sui cheratinociti attivando diversi fattori di trascrizione, stimola le cellule B e ha in generale un effetto proinfiammatorio.. Krueger et al. hanno recentemente dimostrato un’aumentata espressione di IL-23 nelle lesioni psoriasiche di pazienti affetti da psoriasi volgare. IL-23 è un eterodimero costituito da due subunità p40 e p19. La subunità p40 è comune all’IL-12. IL-23 induce una risposta immune di tipo Th1 aumentando la produzione e la secrezione di IFN-γ da parte delle cellule T di memoria. Probabilmente sia IL-12 che IL-23 hanno un ruolo nella patogenesi della psoriasi. Tuttavia da questi studi risulta che la capacità e il ruolo di IL12 nell’attivare cellule T naïve è stato sovrastimato. IL-23 aumenta il rilascio di IFN-γ e di IL-17, responsabile dell’attivazione di iNOS, un gene iperespresso nella psoriasi. Antigene o superantigene Nella psoriasi di tipo I è stata evidenziata la stretta correlazione tra l’infiammazione tonsillare da Streptococco β- emolitico e l’insorgenza della patologia cutanea. Tale nesso sarebbe riconducibile al mimetismo molecolare ed all'attività superantigenetica della tossina streptococcica pirogenica rilasciata dal microrganismo. Il mimetismo molecolare potrebbe essere riconducibile all’estesa omologia di sequenza amimoacidica tra la proteina M e le citocheratine (tra cui IL-4, 16, 17). 5 L’attività del superantigene determinerebbe l’attivazione policlonale del linfocita T e l’espansione sulla loro superficie del CLA, responsabile dell'homing di tali cellule a livello cutaneo. Capire la natura dell’antigene o del superantigene responsabile dell’attivazione della cellula T è uno dei punti chiave nella patogenesi della psoriasi. Probabilmente la natura 6 dell’antigene determina la persistenza del linfocita T a livello lesionale e l’estensione o meno della malattia. Lo studio del riarrangiamento del TCR dei cloni delle cellule T coinvolte rappresenta, probabilmente, la chiave d’identificazione dell’antigene. Questo ci aiuterebbe a capire se più antigeni sono coinvolti e se la loro diversa natura è associata alle eterogenee manifestazioni della malattia. Un recente studio ha isolato in vitro una sottopopolazione CD8+ e CD25+ probabilmente associati alla severità della malattia. Da tale clone si potrebbe identificare l’antigene determinante l’espansione cellulare confrontando il riarrangiamento del TCR con le librerie di catene peptidiche disponibili. Basandosi sulle caratteristiche autoimmunitarie, recentemente sono stati studiati e identificati nella psoriasi 13 autoantigeni, di cui tre con associazione significativa. Questi sono la cheratina 13 (K 13), la ribonucleoproteina nucleare eterogenea A1 (hnRNP-A1) e una proteina non precedentemente descritta: FLJ00294. 6 Il siero di pazienti psoriasici e dei controlli è stato analizzato con le librerie di cDNA. Molti autoantigeni hanno tuttavia reagito anche nei controlli suggerendo e sottolineando quanto l’immunoregolazione guidi la patogenesi della psoriasi. Cellule Natual Killer Malattie su base autoimmunitaria come la sclerosi multipla, l’artrite reumatoide, il diabete mellito e il lupus etitematoso sistemico presentano caratteristiche immunologiche simili alla psoriasi. Le cellule NK sono una sottopopolazione dei linfociti citotossici esprimenti markers di attivazione (CD16, CD56 e CD57) e markers di inibizione (CD158a e CD94). Diversamente dai linfociti T, queste cellule sono in grado di agire senza una precedente sensibilizzazione e la loro azione, attivante o inibente, sembra essere determinata dal tipo di ligando. La loro azione principale è quella di riconoscere e poi uccidere cellule infettate da virus e cellule maligne non esprimenti MHC-I (le 7 cellule autologhe esprimendo MHC-I sono immuni dalla citolisi e vengono riconosciute dai recettori inibitori). Le cellule NK-T sono invece linfociti che esprimono i recettori NK, ma diversamente dalle cellule NK esprimono anche i recettori CD3 ed il recettore T αβ. Similmente alle cellule NK sono in grado di indurre la citolisi, di immunomodulare e produrre citochine di tipo Th2 come IL-4, IL-5, IL-10 e IFN-γ coinvolte nella patogenesi delle malattie autoimmunitarie. Nella psoriasi come nella altre patologie autoimmunitarie, i livelli ematici di NK risultano ridotti, ma a livello delle placche eritemato-squamose sono riscontrabili sia cellule NK che NK-T, associati ad un network citochinico di tipo Th1. Una delle ipotesi è che le cellule NK migrino a livello cutaneo, si riduca il loro livello ematico e la produzione di citochine di tipo Th2 devia verso il network infiammatorio di tipo Th1. In questo modo le cellule NK sarebbero responsabili del mantenimento dell’infiammazione. Tuttavia ulteriori studi sono necessari per dimostrare questa ipotesi.7 Monociti , macrofagi e chemochine I monociti sono una componente significativa nella psoriasi così come in molte malattie infiammatorie croniche della cute. I monociti invadono la cute e si differenziano in macrofagi acquisendo in questo modo la capacità di migrare. Le chemochine sono un gruppo di piccole proteine che mediano l’attivazione e richiamano leucociti. Sono divise in quattro gruppi in relazione alla posizione di 2 residui di cisteina nella sequenza aminoacidica : CC-, CXC-,CX3C- e C-chemochine (C indica il residuo di cisteina e X qualsiasi altro aminoacido). I recettori delle chemochine hanno 7 domini transmembrana e sono classificati in CCR, CXCR, CX3C e CR in base al nome della 8 chemochina che legano. I recettori possono legare diverse chemochine, ma sono maggiormente affini nei confronti di una sola famiglia. 8 In particolare il recettore CCR2, che lega la proteina chemotattica per i monociti (MCP1 o CCL2) è espresso dai monociti circolanti e richiama monociti nei siti di infiammazione. Nella cute psoriasica la MCP1 è prodotta dai cheratinociti e stimolata sinergicamente dall’IFN- e dal TNF-. Recentemente la scoperta di fractalchina, una nuova chemochina legante la membrana, ha chiarito alcuni meccanismi regolatori del trafficking cellulare a livello dei siti infiammatori. Il suo motivo è CX3C. Fractalchina esiste in 2 forme: di membrana e solubile. La forma solubile è chemotattica per cellule T e monociti, mentre la forma di membrana determina una forte adesione dei leucociti. CX3C è quindi sia una chemochina che una molecola di adesione. Nella psoriasi osserviamo una forte up regulation di fractalkine a livello endoteliale. Fractalchina sembra essere coinvolta nelle fasi precoci della malattia: verrebbe prodotta dalle cellule dendritiche e agirebbe richiamando i linfociti T dal torrente ematico, dirigendoli verso se stessa e determinandone l’attivazione. Il fattore inibitorio di migrazione dei macrofagi (Migration Inhibitory Factor, MIF) è, invece, una citochina prodotta dai macrofagi coinvolta in numerosi processi infiammatori: induce la secrezione di TNF-α e promuove l’attivazione delle cellule T. MIF è stato identificato come fattore chiave nella produzione di TNF-α nell’artrite reumatoide. Risulta iperespresso a livello delle placche e del siero dei pazienti psoriasici ed è stato identificato un polimorfismo associato al suo gene. Recentemente è stato identificato il recettore delle chemochine D6. Questo recettore è coinvolto nella clearance delle β-chemochine nelle regioni infiammatorie cutanee. In assenza di D6 si verifica un'aumentata concentrazione di chemochine e un accumulo di linfociti T e di mast cellule a livello epidermico. I topi D6 knockout sviluppano un 9 fenotipo psoriasiforme TNF-α dipendente. Questi dati suggeriscono un importante ruolo nelle patologie infiammatorie cutanee di D6. Cheratine Durante il processo di migrazione dallo strato basale al corneo, i cheratinociti esprimono diverse proteine di struttura come i filamenti intermedi. Le cellule hanno infatti un complesso citoscheletro costituito da microfilamenti, microtubuli e filamenti intermedi. I filamenti intermedi sono classificati in 6 sottotipi: tipo I e II ( cheratine), tipo III ( vicentina, periferina , desmina); tipo IV (α-internexina e neurofilamenti); tipo V ( laminine) e tipo VI (nestina). Gli interfilamenti sono importanti markers di differenziazione epiteliale. Le citocheratine, in particolare, sono una famiglia di circa 30 poplipeptidi ciascuno codificato da un diverso gene. I cheratinociti, generalmente, esprimono due principali classi di cheratine: K5/K14/K16 a livello basale e K1/K10 specificamente a livello soprabasale. Una differente espressione di questi filamenti altera significativamente la proliferazione e la differenziazione cheratinocitaria in quanto determina un’alterata organizzazione basale.9 Nella psoriasi è stata osservata una ridotta espressione a livello soprabasale di K1 e K10 e un’aumentata espressione di K6 e K16. K6 e K10 sono infatti markers rispettivamente di iperproliferazione e differenziazione, entrambi si trovano a livello soprabasale e possono essere co-espressi nelle lesioni psoriasiche. Recentemente è stato dimostrato che EGF (Epidermal Growth Factor) aumenta l’espressione di K16 così come Ras. Un blocco di questo fattore di crescita potrebbe rappresentare un’alternativa terapeutica nella psoriasi. È stato recentemente osservato che K16 è fortemente aumentata nella cute non lesionale di pazienti psoriasici e che determinati livelli di espressione possono essere predittivi di psoriasi o comunque di uno stadio preclinico della malattia. Non osserviamo un'aumentata espressione di K16 e K17 nell’epidermide normale (ad eccezione di K17 a livello del follicolo pilifero). 10 Recentemente è stata descritta una nuova componente dello strato corneo coinvolto in questo disordine, la cornifelina. Tale proteina risulta aumentata nella psoriasi e la sua overespressione riduce i livelli di loricrina, mentre aumenta quelli di involucrina (entrambe componenti dello strato corneo). Sano et al. psoriasica 10 hanno recentemente dimostrato che i cheratinociti presenti in cute lesionale e non lesionale esprimono Stat3 attivata, una proteina citoplasmatica coinvolta nella trasmissione extracellulare del segnale al nucleo. Topi transegenici, con espressione costituitiva di Stat3 cDNA attiva sotto il controllo del promotore K5, sviluppano un fenotipo psoriasiforme con alti livelli di Ki67 e rispettivamente bassa e alta espressione nello strato soprabasale di K1 e K6. Tuttavia un’interazione tra cheratinociti e cellule T attivate è necessaria. Diversi fattori di crescita e citochine, inclusi IL-6, IL-10, IL-20, GM-CSF e EGF, possono indurre l’attivazione epidermica di Stat3. Stat3 rappresenta, quindi, un potenziale target terapeutico per il trattamento della psoriasi. Fattori angiogenetici La neovascolarizzazione sembra giocare un precoce ed importante ruolo nell’evoluzione della placca psoriasica.11 La proliferazione dei cheratinociti è fortemente associata ad un’alterata espansione vascolare a livello del derma superficiale. Questi cambiamenti avvengono precocemente a livello della placca e comprendono: dilatazione pronunciata, tortuosità, aumentata permeabilità e proliferazione delle cellule endoteliali a livello dei plessi dei capillari venosi del derma papillare. La proliferazione vascolare nella psoriasi è influenzata da fattori angiogenetici di probabile origine epidermici, fra cui il TGF-, il TNF- ed il fattore di crescita endoteliale piastina-derivato. Più recentemente è stato identificato il fattore endoteliale stimolante l’angiogenesi (ESAF) e il VEGF. I livelli di entrambi risultano fortemente aumentati sia nel siero che nella cute dei pazienti psoriasici e strettamente correlati al valore del Psoriasis Area and 11 Severity Index (PASI). I recettori di VEGF( flt-1 e kdr ), risultano iperespressi. In vitro le tre principali isoforme di VEGF vengono espresse soprattutto dai cheratinociti e in minima parte dai fibroblasti. Al contrario ESAF risulta prodotto, approssimativamente allo stesso livello, da cheratinociti e fibroblasti. VEGF promuove l’angiogenesi, stimola la permeabilità vascolare, la chemotassi endoteliale e la secrezione di collagenasi. ESAF è mitogenico nei confronti delle cellule endoteliali ed è inoltre in grado di attivare le maggiori metalloproteinasi e disattivare enzimi che le inibiscono. Fattori neurogenici Il ruolo dell’infiammazione neurogenica nella patogenesi della psoriasi è sostenuto da una serie di osservazioni, quali l'esacerbazione della malattia durante periodi di stress, la marcata proliferazione delle terminazioni nervose cutanee nelle placche psoriasiche, l'up regulation di neuropeptidi pro-infiammatori (Sostanza P, SP, Vasoactive Intestinal Polypeptide, VIP, Calcitonin gene-related peptide, CGRP) nelle placche psoriasiche, la risposta terapeutica ad agenti neuromodulatori (quali capsaicina, somatostatina, peptide T) e la clearance di placche attive in siti di anestesia in seguito a denervazione traumatica di nervi cutanei.12 Diversi studi hanno inoltre evidenziato un aumento di Nerve Growth Factor (NGF) a livello delle placche psoriasiche e in modelli murini, una regressione a livello clinico e istologico di cute psoriasica trapiantata in seguito a somministrazione di un anti-NGF (K252a). NGF è chemotattico per i leucociti, induce l’espressione di chemochine quali RANTES e IL-8, stimola la degranulazione delle mastcellule, determina una up regulazione di neuropeptidi proinfiammatori (come la sostanza P), attiva le cellule T e causa la diapedesi dei leucociti. Più recentemente è stato osservato un ruolo di NGF nell’espressione di molecole di adesione quali ICAM-1 e nell’angiogenesi. L’espressione di ICAM-1 sulla superficie endoteliale facilita il trafficking e quindi l’attivazione dei linfociti T nella psoriasi. Attraverso la stimolazione 12 del gene c-fos promuove la proliferazione di cellule neuronali, dei cheratinociti e delle cellule endoteliali. Un’alterazione del network nervoso è chiaramente confermato dal Protein gene Product (PGP 9.5). Questo marker neurogenico periferico risulta maggiormente espresso in cute psoriasica lesionale e non lesionale rispetto ai normali controlli. Recentemente è stata inoltre riportata una stimolazione da parte del neuropeptide CGRP nei confronti delle cellule di Langerhans. Questo neuropeptide giocherebbe un ruolo chiave nei disturbi psicologici correlati alla psoriasi e nelle fasi di esacerbazione della malattia. Proteine di adesione Le principali famiglie di molecole di adesione cellula-cellula coinvolte nella patogenesi della psoriasi sono le selectine (adesione tra cellule endoteliali e leucociti), le caderine (formano legami omotipici stabili principalmente tra cellule epiteliali, nervose e muscolari) e le tigh-junction. Le sottoclassi caderiniche sono le epiteliali (E-caderine), le neuronali (N-caderine), le placentari (P-caderine) e le desmosomiali (desmocoline e desmogleine). La E-selectina è coinvolta nella patogenesi della psoriasi, permettendo il processo di diapedesi a livello endoteliale da parte del linfocita T attivato.2 Tuttavia il suo blocco selettivo non determina una regressione significativa della psoriasi. Le cellule sono unite tra loro da piccoli desmosomi disposti sulle facce laterali e sulla faccia basale della cellula a contatto con il connettivo sottostante, dove presentano piccoli prolungamenti che hanno la funzione di fissare meglio la cellula alla membrana basale e di aumentare la superficie assorbente a contatto del connettivo sede dei capillari sanguigni. Nella psoriasi c’è una ridotta espressione di desmocoline e questo consentirebbe la rapida migrazione del cheratinocita attraverso l’epidermide. Oltre a 13 determinare l’adesione epiteliale, le proteine desmosomiali giocano un importante ruolo nella differenziazione epiteliale. Le tight juctions sono state recentemente caratterizzate nella cute umana. 13 Sono localizzate principalmente a livello dello strato granulare e sono costituite da proteine quali l’occludina, la zonula occludens-1 (ZO-1), principalmente nello strato granulare e da diverse clodine distribuite nei diversi strati. In particolare clodina 1 e 3 sembrano essere particolarmente coinvolte nella psoriasi e attualmente oggetto di studio. Messaggeri intracellulari Il fattore nucleare delle cellule T attivate (NFAT) regola la trascrizione di diverse citochine coinvolte nella proliferazione linfocitaria (ad es. IL-2). Infatti, terapie immunosoppressive quali ciclosporina, tacrolimus e pimecrolimus sono efficaci in quanto inattivano la defosforilazione calcineurina mediata di questo fattore. NF-kB e Activator Protein 1 (AP1) sono mediatori di importanti vie attivanti le cellule T. TNF-α regola NF-kB ed aumenta l’espressione di molecole proinfiammatorie. Inoltre, TNF-α è coinvolta nella sopravvivenza cellulare attraverso NF-kB, la cui attivazione è mediata dalla fosforilazione di lkb risultante a sua volta nella dissociazione e nella conseguente localizzazione nucleare di un NF-kB attivato. STATs e JAKs sono mediatori intracellulari di numerose citochine. La loro azione biologica è stata determinata studiando la risponsa intracellulare agli interferoni. Il legame delle citochine con il proprio recettore attiva JAKs attraverso un meccanismo di transforilazione. Alcuni dei determinanti fosforilati dei recettori sono riconosciuti dalle proteine STAT che li legano. Le proteine STAT vengono quindi fosforilate dalla chinasi JAK. Le STAT dimerizzate si dissociano dal recettore, entrano nel nucleo e legano le sequenze promotrici di DNA attivando quindi la trascrizione del gene delle citochine. Questi mediatori sono coinvolti nella psoriasi; ad esempio topi knockout JAK3 hanno una maturazione incompleta dei linfociti T, STAT1 è significativamente elevata nelle placche 14 psoriatiche, STAT4 è coinvolta nel meccanismo d’azione di IL-12 e topi privi di STAT4 hanno un deficit di IFN-γ e un difetto nella maturazione delle cellule T.14 Rosita Saraceno Bibliografia 1. Bowcock AM, Barker JN. Genetics of psoriasis: the potential impact on new therapies. J Am Acad Dermatol. 2003 Aug;49(2 Suppl):S51-6. 2. Lebwohl M Psoriasis. Lancet. 2003 Apr 5;361(9364):1197-204. 3. Krueger JG.The immunologic basis for the treatment of psoriasis with new biologic agents. J Am Acad Dermatol 2002; 46(1):1-23. 4. Lee E, Trepicchio WL, Oestreicher JL, Pittman D, Wang F, Chamian F, Dhodapkar M, Krueger JG. Increased expression of interleukin 23 p19 and p40 in lesional skin of patients with psoriasis vulgaris. J Exp Med. 2004 Jan 5;199(1):125-30. 5. McFadden J, Valdimarsson H, Fry L. Cross-reactivity between streptococcal M surface antigen and human skin. Br J Dermatol 1991; 125(5): 443-447. 6. Jones DA, Yawalkar N, Suh KY et al. Identification of autoantigens in psoriatic plaques using expression cloning. J Invest Dermatol 2004; 123(1): 93-100. 7. Vissers WHPM, Arndtz CHM, Muys L et al. Memory effector (CD45RO+) and cytotoxic (CD8+) T cells appear early in the margin zone of spreading psoriatic lesions in contrast to cells expressing natural killer receptors, which appear late. Br J Dermatol 2004; 150: 852-859. 8. Pastore S, Mascia F, Mariotti F et al. Chemokine networks in inflammatory skin diseases. Eur J Dermatol 2004;14(4):203-208. 9. Rao KS, Babu KK, Gupta PD. Keratins and skin disorders. Cell Biol Int 1996; 20(4): 261-274. 10. Sano S, Chan KS, Carbajal S et al. Stat3 links activated keratinocytes and immunocytes required for development of psoriasis in a novel transgenic mouse model. Nat Med 2005; 11(1): 43-49. 11. Detmar M, Brown LF, Claffey KP et al. Overexpression of vascular permeability factor/vascular endothelial growth factor and its receptors in psoriasis. J Exp Med 1994; 180(3): 1141-1146. 15 12. Chan J, Smoller BR, Raychauduri SP et al. Neuroimmunology of psoriasis. Arch Dermatol Res 1997; 289(11): 611-616. 13. Yoshida Y, Morita K, Mizoguchi A et al. Altered expression of occludin and tight junction formation in psoriasis. Arch Dermatol Res 2001; 293(5): 239-244. 14. Gottlieb AB. Psoriasis: emerging therapeutic strategies. Nat Rev Drug Discov. 2005 Jan; 4(1): 19-34. 16