GRECIA E ROMA

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Primavera 2015
� 7,90
GRECIA E ROMA
Sped. in A. P. - D.L. 353/03 art. 1, comma 1 NE/VR
I PROTAGONISTI
• filippo il macedone e alessandro magno •
• erodoto, socrate, archimede: i geni dell’antichità •
• le regine che sfidarono l’urbe •
• cesare, BRUTO, ANTONIO e la fine della repubblica •
• da augusto a giustiniano, i grandi imperatori •
GRECIA E ROMA
I PROTAGONISTI
6 GRANDI
Elena di Troia in una
statua di Canova
(1819). Corrisponde
all’immagine di bellezza
ideale tramandata
dall’arte classica.
IERI GRANDI OGGI
30 UNO
Chi erano i personaggi dell’antichità
classica che hanno lasciato un segno
indelebile nel nostro modo di vivere e
di pensare? Intervista a Valerio Massimo
Manfredi.
8
12 L’ALLODOLA
pag. 8
36 STRATEGA
NERA
42 DALLO IONIO ALL’HIMALAYA
48 L’ALTRA GRECIA
PER AMORE, PER VENDETTA
Un imperatore superbo, un popolo
fiero, una regina spietata cui avevano
ucciso il figlio... La storia di Tomiride.
24 IL
PRIMO REPORTER
Erodoto, il “padre” della Storia.
DI SE STESSO
Alcibiade fu l’ultima speranza di Atene
nella Guerra del Peloponneso. Grande
oratore, tradì la sua città, ma da molti fu
trattato come un eroe.
pag. 30
La verità su Saffo, la poetessa più famosa
della Grecia.
20 CHE LA SAPEVA LUNGA
Socrate fu un uomo buono, assetato
di cultura, coraggioso. Fu eliminato
perché faceva paura ai politici. Luciano
De Crescenzo gli ha dedicato due libri e
questa intervista.
BELLEZZA FATALE
Ecco la donna per la quale scoppiò
la guerra tra Greci e Troiani. Vecchie
e nuove ipotesi, tra leggenda e
archeologia, su Elena di Troia.
ARALDO DE LUCA
C
he cos’altro è la Storia se non il risultato di ambizioni,
gesta, sfide intellettuali delle persone che sono
vissute prima di noi? E non è forse più forte il
richiamo a eventi lontani se raccontato attraverso le
vite dei protagonisti? Questo numero di Focus Storia Collection
affronta l’antichità greco-romana con la lente della biografia.
Un’immersione nella quotidianità di 2.000 (e oltre) anni fa nelle
corti di re e imperatori romani e nei campi di battaglia dei grandi
generali; nell’agorà di Socrate o nella casa di Archimede prima
che il suo ingegno venisse spento dalla spada di un “barbaro”
romano. Ma troveremo anche il languore di Saffo, l’astuzia di
Cleopatra, il coraggio di regine che sfidarono la grande Roma.
Figure eroiche. Perché la Storia la scrivono i vincitori e l’antichità
classica non è stata amica delle donne. Solo poche sono riuscite
a valicare entrambe le barriere. Se oggi siamo liberi di scrivere
e raccontare lo dobbiamo ai Greci: che hanno inventato la
democrazia, concepito la storiografia, coltivato l’arte della
narrazione col teatro. E i Romani? Hanno dato altrettanto. E
in più hanno tramandato tutto quello che c’era di buono nella
cultura ellenica. Il nostro mondo ringrazia.
Emanuela Cruciano
pag. 42
Valoroso, colto, affascinante, in
soli 12 anni Alessandro Magno
conquistò l’impero più ampio che si
fosse visto fino ad allora.
Sotto la guida del re Filippo II, il piccolo
Regno di Macedonia prese il controllo
di quasi tutta la penisola greca. Ecco
come ci riuscì.
COPERTINA: ALESSANDRO MAGNO E ADRIANO. FOTO: DE LUCA, E. OLAF.
3
GRECIA E ROMA
I PROTAGONISTI
54 INGEGNO
E POLITICA
104 NELLE
Vita, morte e scoperte del più grande
genio matematico dell’antichità:
Archimede.
60 I
NEMICI DEI GRECI
110 I
Consoli romani, imperatori persiani,
generali macedoni. Alcuni furono
acerrimi avversari degli Elleni, altri
si guadagnarono il loro rispetto,
altri ancora giunsero persino a
combattere al loro fianco...
62 68 pag. 68
pag. 80
120 SANTO
DEI FARAONI
pag. 96
Non era la fatalona che si racconta.
Cleopatra parlava otto lingue, era
spiritosa e intelligente. E non fu un
aspide a ucciderla.
140 GLI
ALTRI
GRANDI ROMANI
Astuto, prudente e carismatico. Così era
Augusto, il primo imperatore di Roma.
pag. 128
90 L’IMPERATORE
MONTANARO
Generali valorosi, intellettuali, politici.
Gli altri protagonisti di Roma.
143 LETTURE
Il suo nome è ricordato per i bagni
pubblici. Ma Vespasiano fu il vero
fondatore dell’impero.
4
DI LUI SOLO DIO
Ambizioso e intelligente, Giustiniano
rese più fastosa Costantinopoli e
riconquistò parte dell’Occidente.
CHE FONDÒ
L’IMPERO
146 SIAMO
ANCORA
GRECO-ROMANI?
D’AMORE
Adriano è stato uno dei più grandi
imperatori di Roma.
DI
GALLA PERFIDIA
134 SOPRA
pag. 114
84 L’UOMO
96 FOLLIE
128 L’AMBIZIONE
Discendente di imperatori, prigioniera e
poi regina dei Visigoti, tornata in patria
Galla Placidia non esitò a mandare a
morte i rivali per riprendere il potere.
NON DEVE MORIRE
Se Giulio Cesare fosse scampato alla
congiura nel 44 a.C. avrebbe forse
regnato da Alessandria d’Egitto, sposo di
Cleopatra. E l’erede Ottaviano...
PER FORZA
Si attribuì il merito di aver legalizzato il
culto cristiano guadagnandosi un posto
tra i grandi della Chiesa. Costantino
invece...
Scipione e Annibale, eterni rivali,
si scontrarono nelle guerre puniche.
80 CESARE
REGINA RIBELLE
Bella, dotta e spregiudicata, per
molti aspetti simile a Cleopatra:
ecco chi era Zenobia, la regina di
Palmira (in Siria), che conquistò
l’Egitto e osò sfidare Roma.
GIGANTI CONTRO
74 L’ULTIMA
NEMICI DI ROMA
Per conquistare il mondo e imporre
la “pax romana”, l’Impero romano aveva
collezionato nemici di tutto rispetto.
Eccoli in questa carrellata.
114 LA
GLI ALTRI GRANDI ELLENICI
Ecco gli altri politici, studiosi e
intellettuali grazie ai quali la cultura
greca lasciò un contributo inestimabile in
ogni campo delle attività umane.
MANI DEL RAÌS
Come, partito da Leptis Magna,
il libico Settimio Severo divenne
imperatore romano.
pag. 134
Anche la nostra epoca ha prodotto
grandi personaggi. Ma al momento
non si profila nessuno in grado di
fronteggiare la crisi che stiamo vivendo.
ELENA DI TROIA - 1200 A.C.
Bellezza
FATALE
AKG/MONDADORI PORTFOLIO
Chi era VERAMENTE la donna per la quale scoppiò
la guerra tra Greci e Troiani? Vecchie e nuove IPOTESI,
tra LEGGENDA e archeologia
U
Elena di Troia è
da secoli un mito
immortale: ecco
come la vedeva
il preraffaellita
Dante Gabriel
Rossetti
nel 1863.
NATA DA
UN UOVO
Il mito racconta
che Zeus si
trasformò
in cigno per
sedurre Leda,
moglie del
re di Sparta.
Lei partorì un
uovo dal quale
nacque Elena
(qui in una
statuetta del V
secolo a.C.).
L.RICCIARINI/LEEMAGE
PALLIDA
E BIONDA
na magnifica preda, bionda e pallida
come il marmo, fragile vittima del desiderio altrui? No. Una virago seminuda e una bellezza tutt’altro che classica,
eppure così influente da far muovere interi eserciti. È questo, secondo la storica inglese Bettany
Hughes, il ritratto più verosimile della femme fatale dell’antichità: Elena di Troia, la donna per la
quale – narra Omero nell’Iliade – più di 3mila anni fa scoppiò la guerra fra Greci e Troiani.
Principessa calva. «Elena è un personaggio
del mito, ma i suoi caratteri potrebbero avere radici in una delle ricche regine spartane del XIII secolo a.C.», spiega la studiosa, autrice di una lunga indagine sul campo. Il luogo dove cercare la vera Elena non è quindi Troia (la località, oggi in Turchia,
che nel racconto di Omero fu sua residenza dopo
il rapimento da parte di Paride) ma Sparta (l’antica Lacedemone), dove la giovane sarebbe diventata sovrana a fianco del marito Menelao.
«Per anni si è pensato che il palazzo di Menelao
fosse da cercare sulla collina di Terapne, fuori Sparta, dove sono state recuperate 300 statuette legate
al culto di Elena», racconta Hughes. «Secondo alcuni archeologi greci, gli ultimi scavi farebbero invece pensare che i resti di Lacedemone, capitale del
Peloponneso meridionale sul finire dell’età micenea, si trovino a Pellana, 25 km a nord di Sparta».
Qui, a 12 anni, le ragazze di 3.200 anni fa erano in età da marito, ed Elena non faceva eccezione. Solo allora avrebbe potuto farsi crescere la chioma fluente che per secoli le hanno attribuito poeti
e pittori. Prima sarebbe stata calva. «Negli affreschi
micenei le donne di classe elevata mostrano fino
all’adolescenza la testa rasata, a parte un ricciolo
o una corta coda di cavallo», racconta la studiosa.
Tradizionalista. «Conosciamo poco dell’educazione delle ragazze spartane nel 1200
a.C.», dice Marxiano Melotti, docente di
Metodologia della ricerca archeologica
all’Università di Milano Bicocca, «ma
si può supporre che alcuni costumi
della Sparta arcaica, molto tradizionalista, riflettano usi più antichi».
Sappiamo per esempio che le spartane del VII secolo a.C. si esercitavano alla lotta come i maschi, combattendo nude corpo a corpo.
Nobile e quindi destinata a una carriera da sacerdotessa, ma anche a diventare moglie e madre, la principessa sarebbe stata iniziata ai culti orgiastici legati
alla fertilità. Isolate per lunghi periodi tra i boschi e
sulle montagne, le adolescenti spartane entravano in
contatto con le divinità attraverso musica e danza,
mentre venivano istruite all’uso di piante medicinali
come il papavero da oppio, che cresceva spontaneo
nel Peloponneso. «Le donne della tarda Età del bronzo erano il tramite privilegiato con gli dèi. E il culto era tutt’uno con gli affari terreni», spiega Hughes.
Influente e in età fertile, la ragazzina era un ottimo
partito. Cosparsa di unguenti a base di olio d’oliva,
con la pelle di tutto il corpo “sbiancata” da una passata di ossido di piombo e ricoperta di tatuaggi a colori sgargianti, gli occhi truccati pesantemente di nero e di rosso, il corpo avvolto da vari strati di lino indaco e porpora, carica di gioielli, ma a seni nudi, così
si sarebbe presentata al suo promesso sposo. Il menù
del banchetto nuziale? Minestra di lenticchie al cumino, focacce di farina di ceci, stufati con la frutta e
(solo per gli ospiti vip) arrosti di cinghiale e di cervo.
Ma quale rapimento! Le corti micenee del
XIII secolo a.C. ricevevano spesso inviati stranieri
e il troiano Paride, di cui parla Omero, poteva essere uno di questi. «Le giovani aristocratiche erano
“merce diplomatica”», continua Hughes, «e capitava che l’ospitalità comprendesse anche lo scambio
di donne». Ma c’è di più. Secondo una tradizione
che risale alla poetessa Saffo (VII-VI secolo a.C.)
nell’antica Sparta era diffusa la poliandria (il corrispondente femminile della poligamia), una pratica la cui origine si faceva risalire proprio alla fuga d’amore (e non al rapimento) di Elena e Paride.
Quel che è certo, è che scendere in guerra per
una donna, tre millenni fa, non era così raro, come
provano anche molte testimonianze scritte. Sappiamo per esempio che verso il
1230 a.C. i regni di Ugarit e di Amurru (nell’attuale Siria) rischiarono di
distruggersi a vicenda a causa della principessa di Amurru. Questa venne data in sposa al re di
Ugarit per rafforzare l’alleanza tra le due città-Stato, ma fu
rispedita al mittente, forse per
non aver voluto consumare il
matrimonio.
9
ERODOTO - 480 A.C.
ARCHIVIO DELL’ARTE/L. PEDICINI
Il primo
REPORTER
24
Visse 2.500 ANNI FA ed è il “padre” della GEOGRAFIA e
della Storia. Ma come scovava le sue NOTIZIE il greco Erodoto?
E
VIAGGIATORE
Un presunto busto
di Erodoto, copia
romana da un
originale greco
realizzato nel IV
secolo a.C., cent’anni
dopo la morte dello
scrittore.
rodoto non ci avrebbe mai creduto: finire
in un luogo cancellato dalla Storia! Viaggiatore e scrittore infaticabile, pater historiae per Cicerone, fu messo nel Limbo da
Dante, insieme ad altri grandi del passato “colpevoli” di essere nati pagani. Peccato che, nel 2007, il
Vaticano abbia abolito ufficialmente il Limbo, lasciando i suoi illustri abitanti senza fissa dimora.
A pensarci bene, però, questo non è l’unico paradosso. Non sappiamo praticamente nulla di Erodoto. Nonostante ciò le sue Storie, scritte nel V secolo a.C., sono una fonte unica e preziosa sulle vicende arcaiche della Grecia e sui popoli e le terre
del mondo antico. La sua narrazione impersonale e quasi giornalistica da una parte ha il pregio di
consegnarci una testimonianza dettagliata e a prima vista attendibile, ma dall’altra non dà alcuna
informazione pratica sulle spedizioni all’origine di
quelle conoscenze. Così, sappiamo particolari apparentemente secondari, ma ignoriamo se Erodoto viaggiasse da solo o con qualche servo al seguito.
Qualcuno che magari gli faceva da traduttore o lo
aiutava a ricordarsi tutto ciò che gli raccontavano,
visto che prendere appunti su una tavoletta d’argilla, come si usava allora, non era certamente pratico.
Di lui si sa che nacque in una famiglia influente ad Alicarnasso (oggi Bodrum, in Turchia) intorno al 480 a.C. La madre era greca mentre il pa-
dre, Lyxes, orientale. Oltre ad avere sangue misto,
era un greco “di frontiera” visto che crebbe in una
colonia dell’Asia Minore dove era forte l’influenza della Persia. Questo incrocio culturale lo aiutò a guardare al mondo con curiosità e con meno
pregiudizi. Nel 444 a.C. partecipò alla colonizzazione di Thurii, in Magna Grecia (vicino a Sibari, nel golfo di Taranto) e con certezza si recò solo
in Egitto, Fenicia e Mesopotamia. Quel che si sa,
insomma, è davvero poca cosa, considerata l’enorme quantità di nozioni geografiche, etnografiche e
storiche contenute nella sua opera. Un’opera che,
nella versione originale, doveva essere piuttosto diversa da quella che conosciamo. La divisione in capitoli e paragrafi, infatti, fu opera dei filologi delle epoche successive, probabilmente grammatici di
Alessandria, poiché i nove libri delle sue Storie erano in origine un unico, interminabile testo che si
allungava sul papiro senza interruzioni.
Libera scelta. È un mistero anche perché Erodoto si fosse messo in viaggio. «Si possono però fare
ipotesi verosimili», dice Antonio Violante, già docente di Geografia storica all’Università di Milano.
«Personalmente sono convinto che decise di partire per puro amore di conoscenza. Anche se non ci
sono elementi per dirlo, sembra escluso che avesse
incarichi ufficiali. La situazione politica dell’epoca vedeva il mondo sostanzialmente diviso in due:
MERAVIGLIE
BPK/SCALA
ROGER-VIOLLET
Erodoto citò per
primo, nelle Storie,
le piramidi d’Egitto.
Ma riferì anche, per
sentito dire, di popoli
fantastici come i
Cinocefali, uomini
dalla testa di cane (a
destra, in una stampa
del 1493).
E. OLAF (4)
ALESSANDRO MAGNO - 356 A.C.
Valoroso, COLTO, affascinante, in soli 12 ANNI
Alessandro Magno CONQUISTÒ l’impero più ampio
che si fosse visto fino ad allora.
Ma la MORTE lo colse di sorpresa
Dallo IONIO
all’HIMALAYA
IL VERO
VOLTO DEL RE
Rielaborazione 3D
di una raffigurazione
di Alessandro Magno
su un orologio
da tavolo russo
dell’800. Questa e le
altre immagini del
servizio fanno parte
di un progetto per
ricostruire il vero
volto del condottiero,
vissuto tra il 356 e il
323 a.C.
S
i chiamava Alessandro III, re di Macedonia, ma è entrato nella leggenda con un altro nome: Alessandro il Grande (in greco
“Aléxandros Mégas”). Per motivi che vanno al di là di ogni immaginazione. Perché non
è stato solo uno dei più grandi condottieri della Storia, che in dodici anni di regno conquistò
un enorme impero toccando i confini del mondo allora conosciuto: la sua vita straordinaria ha
assunto colorazioni leggendarie in Occidente e
in Oriente, narrata dalla letteratura araba (Corano, Libro dei Firdusi), persiana, armena, copta,
turca e occidentale. E, soprattutto, perché più di
chiunque altro ha incarnato l’eroe morto prematuramente al culmine della sua gloria, ed è al centro di enigmi tuttora irrisolti. Dove si trova la sua
tomba, venerata nell’antichità e misteriosamente
scomparsa? Chi o che cosa l’ha ucciso, interrompendo bruscamente i suoi sogni di gloria?
Abbiamo chiesto di raccontarci la sua straordinaria vicenda a Valerio Massimo Manfredi, archeologo e grande narratore dell’antichità, che al giovane re macedone ha dedicato studi personali e romanzi tradotti in tutto il mondo.
Nei suoi libri, lei parla spesso del fenomeno
“imitatio Alexandri”, il fascino dell’invincibile condottiero che ha conquistato i grandi
personaggi in tutte le epoche: da Scipione a
Cesare, da Caligola a Traiano e Caracalla, fino a Maometto II e Napoleone. Quali sono
i motivi di tanta passione?
«Non tutto nella Storia è spiegabile. I mo-
tivi del fascino di Alessandro Magno hanno una
componente umana e cao­tica: basti pensare alla sua
morte prematura che stroncò il più grande progetto strategico-ideologico di tutti i tempi.
La sua figura racchiude una combinazione dirompente di guerriero e di filosofo, la capacità di
fondere insieme mondi lontani e diversi, la resistenza quasi sovrumana alle fatiche, alla fame, alla
sete, al gelo, la capacità di pensare in grande senza
limiti e senza confini. Nessuno prima di lui si era
mai spinto con un esercito a tale distanza dal suo
­Paese d’origine, nessuno era mai stato così consapevole delle conseguenze che avrebbe avuto nella
storia dell’umanità».
È vero che per i contemporanei era un dio
vivente?
«Statue e dipinti ci mostrano la sua bellezza impressionante: aveva uno sguardo di tigre e un volto apollineo. Chiunque lo vedesse era pronto a seguirlo all’inferno. Gli storici raccontano che nessuno era immune al suo fascino... né donne, né uomini, né cani, né cavalli.
Si narra che all’età di dodici o tredici anni sia riuscito da solo a domare il cavallo Bucefalo avuto
in dono dal padre, con uno stratagemma: intuì la
paura dell’animale per la propria ombra, così lo mise con il muso rivolto al sole».
“A mio padre devo la vita, al mio maestro una vita che vale la pena essere vissuta”, ha lasciato detto. A chi si riferiva?
«Ad Aristotele. Volendo i suoi genitori (il re Filippo II di Macedonia e la principessa dell’Epiro
43
SCIPIONE E ANNIBALE - III SEC. A.C.
GIGANTI
SCIPIONE
Scipione e Annibale, eterni RIVALI, si scontrarono nelle guerre
235 a.C. Nasce a Roma da una
delle più antiche e potenti
famiglie dell’Urbe.
218 a.C. A soli 17 anni salva
suo padre (il console Publio
Cornelio Scipione) durante
la Battaglia del Ticino contro
Annibale.
68
211 a.C. Diventa proconsole di
Spagna e negli anni successivi
vi sconfigge più volte i
Cartaginesi.
204 a.C. Ormai console, parte
per l’Africa, sbarca a Utica e
l’anno dopo sferra l’attacco
decisivo alle forze di Annibale.
202 a.C. A Naraggara, nei
pressi di Zama, sconfigge
Cartagine. La città, però, verrà
distrutta completamente
soltanto alla fine della Terza
guerra punica (nel 146 a.C.).
194 a.C. Viene rieletto console
e partecipa alla repressione
di Galli, Liguri e alla
sottomissione di popolazioni
asiatiche.
183 a.C. Muore a Literno. Vi
si era rifugiato amareggiato
dopo un’accusa riguardo a un
bottino di guerra, che aveva
ritenuto ingiusta.
G. RAVA
CONTRO
SCONTRO
AL VERTICE
Annibale guida i
soldati all’attacco.
In primo piano, a
sinistra, Scipione.
ANNIBALE
PUNICHE. Ispirandosi alle tecniche MILITARI della Grecia antica
247 a.C. Nasce a Cartagine,
figlio del condottiero Amilcare
Barca.
221 a.C. Assume il comando
supremo delle forze
cartaginesi in Spagna.
218 a.C. Conquista Sagunto
(Spagna), alleata di Roma. E
provoca così la dichiarazione di
guerra dei Romani. Nello stesso
anno varca le Alpi con 60mila
uomini e decine di elefanti.
217 a.C. Arriva nell’Italia
Centrale.
216 a.C. Consegue la vittoria
di Canne (Puglia), massima
sconfitta di Roma e suo
capolavoro tattico.
203 a.C. È richiamato in Africa,
dove da un anno sono penetrati
i romani e nel 202 a.C. subisce
per mano di Scipione la
sconfitta di Zama, che segna la
fine della potenza cartaginese.
195 a.C. Lascia Cartagine,
costretto all’esilio dai romani, e
si rifugia da Antioco III in Siria.
183 a.C. Si avvelena in Bitinia,
dove si era rifugiato, per
non cadere nelle mani dei
Romani che ne chiedevano la
consegna.
69
GALLA PLACIDIA - 392 D.C.
O
I
Z
N
I
B
E
M
GA
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A
128
IA
SCALA (2)
DI
L’A
DISCENDENTE di imperatori, prigioniera e poi REGINA
dei Visigoti, tornata in patria non esitò a mandare
A MORTE i rivali per RIPRENDERE il potere
D
I
PE R F
A
MADRE DI RE
A sinistra, medaglione
del III secolo che si
vuole raffiguri Galla
Placidia (a destra) e i
suoi figli, Valentiniano
III e Giusta Grata
Onoria. Il ritratto è
incastonato nella
Croce di Desiderio
(Brescia, Museo di
Santa Giulia).
Sotto, i Visigoti di
Alarico saccheggiano
Roma nel 410, in
un’incisione del
XIX secolo.
veva la bocca piccola e ben modellata
come Monica Bellucci, i capelli neri a
treccine come Menem, la “santa” dei
rasta, e uno sguardo seduttivamente
strabico come Nicola Warren, attrice ignota a tutti salvo che ai fan di Tinto Brass. Se fosse vissuta
ai nostri giorni, qualcuno l’avrebbe di certo definita un sex symbol; ma Giordane, storico goto di
15 secoli fa, non sapeva l’inglese e la prese un po’
alla larga: si limitò a dire che il marito Ataulfo era
“attratto da lei per la nobiltà della stirpe, per la bellezza delle forme e per l’integra castità”.
La donna capace di tante doti coniugali si chiamava Galla Placidia: visse dal 392 (circa) al 450 della nostra era e per 12 anni (425-437) guidò l’Impero d’Occidente: non come “moglie di” ma in prima
persona, anche se solo in attesa che crescesse suo figlio, Valentiniano III. Che aveva ereditato la corona
all’età di 6 anni, quando non sapeva neppure mettere una firma su una pergamena altrui. Placidia
non fu la prima né l’ultima donna ai vertici imperiali, ma fu senz’altro la più carismatica, la
più colta, talvolta la più crudele.
Arte e potere. Molti la ricordano solo per il
mausoleo, decorato da mosaici fiabeschi, che ha
lasciato a Ravenna. Ma la mamma di Valentiniano III fu ben più che protettrice delle arti. Fu uno
specchio a tutto tondo di tempi turbolenti, che tra
congiure politiche, fanatismi religiosi e terremoti
etnici preannunciavano il passaggio dall’era romana al Medioevo “barbarico”. Nessuno più di Placidia incarnò quella fase ibrida, lei che, nata bizantina, diventò poi sia imperatrice di Roma sia regina dei Visigoti, che della Città Eterna erano stati i
saccheggiatori.
Un personaggio pirandelliano? Sì, ma in linea
con lo scenario sullo sfondo. Basti dire che in quei
decenni il mondo romano, messo alle corde da invasioni continue, riusciva a difendersi dai barbari solo assoldando altri barbari. E che il cristianesimo, diventato da poco religione di Stato, applicava
la legge del perdono organizzando vendette contro
i pagani. Oppure basti notare che sul trono imperiale sedevano spesso dei bambini, eredi precoci di
corone soltanto nominali, mentre il potere vero era
in mano a reggenti o a ministri.
OGGI E DOMANI
La nostra EPOCA ha “prodotto” grandi personaggi, ma al momento
non c’è nessuno in grado di fronteggiare la CRISI che stiamo vivendo
Siamo ancora
GRECO-ROMANI?
I
ICONE
MODERNE
THE LIFE PICTURE COLLECTION/GETT
GETTY IMAGES (2)
John Kennedy,
Albert Einstein,
Gandhi: anche la
nostra epoca ha
“prodotto” grandi
personalità.
146
canoni di bellezza, le conoscenze
mediche e scientifiche, l’architettura... molto di quel che appartiene alla cultura occidentale deriva dalle civiltà e dai saperi che presero
forma oltre duemila anni fa in Grecia e
a Roma. «Il mondo greco-romano ci ha
lasciato un’eredità sconfinata», sottolinea Dario Palermo, docente di Archeo­
logia classica all’Università di Catania.
«Si pensi, tra le altre cose, alla moderna storiografia, nata nell’alveo del mondo classico, o all’importanza rivestita dal
teatro antico, forma d’arte tuttora viva ed evolutasi anche nel cinema e nella televisione. Il debito si estende anche
all’ambito scientifico, all’etica, al diritto:
i concetti di città, democrazia e dibattito
politico non li abbiamo inventati noi».
I “nostri” grandi. Impregnato di
cultura classica, il nostro mondo ha conosciuto non a caso molti personaggi
di spicco paragonati ai grandi del passato. Qualche esempio? Einstein, per le
sue geniali intuizioni, è stato assimilato
ad Archimede; la filosofia non violenta di Gandhi è stata avvicinata a quella
di Socrate; l’abilità oratoria di Kennedy
e il suo idealismo democratico ne hanno
fatto secondo alcuni un moderno Pericle; i grandi registi cinematografici, abili
a raccontare e a criticare il presente, sono
stati visti alla stregua dei commediografi
dell’antichità; e lo stesso web con i suoi
frequentatissimi social forum non sarebbe altro che una riproposizione dell’agorà greca o del foro romano. Con un impatto certamente di entità diversa.
«Oggi la comunicazione imperversa
grazie ai nuovi media, ma ricordiamoci che, fatte le debite proporzioni, era
fondamentale già nelle società antiche.
Persino le arti figurative avevano spesso funzioni comunicative di matrice politica: basti pensare alla colonna Traiana,
monumento in cui vengono narrate – a
fine propagandistico – le vicende delle
guerre di conquista della Dacia», commenta Palermo.
Un mondo in crisi. Un altro paragone “facile” è fra l’odierna crisi vissuta
dall’Occidente e quella del tardo impero romano: la recessione economica, la
decadenza morale, la pressione esercitata
da popoli stranieri sui confini dell’occidente. Analogie sensate? «Qualsiasi paragone tra il presente e il passato rischia
di risultare “forzato”», avverte Palermo.
«Ogni periodo storico è infatti diversissimo da quelli precedenti. A differenza
dell’epoca greco-romana, per esempio,
oggi abbiamo a che fare con uno scenario geopolitico “globale” il cui baricentro gravita fuori dai confini europei. E se
è vero che la Storia è magistra vitae non
significa che si ripeta immutabile; tutt’al
più possono esserci orientamenti di fondo che tendono ad assomigliarsi. E comunque, al momento, non sembrano
profilarsi all’orizzonte “grandi uomini”
capaci di opporsi ai fattori di decadenza che stiamo vivendo». Ma se le grandi
personalità scarseggiano, qualcos’altro si
è fatto strada negli ultimi anni: è il nuovo “grande personaggio collettivo” costituito dalla comunità degli internauti.
“Personaggio” che nel 2006 si è guadagnato il titolo di Person of the Year secondo la rivista americana Time. Accanto a
papa Francesco, Bill Clinton o Barack
Obama, insomma, oggi ci siamo noi. •
Matteo Liberti
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