Comunicazione verde: moda passeggera o cambio di visione reale? Dottoressa Ada Rosa Balzan Summer School Alta Scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica 21.06.2013 S.Cassiano (Bz) Le nuove opportunità della crisi Siamo nell’era del marketing 3.0 come la definisce Kotler nel suo ultimo libro. Fino agli anni ‘30 c’era il marketing di prodotto quando la domanda iniziò a declinare si affermò il marketing delle vendite (fino agli anni ’60) quando soprattutto negli Stati Uniti La Crisi economica attuale ha generato alcuni gruppi di consumatori danno vita a dei nel mercato: movimenti contro le pubblicità ingannevoli . • Consumatori sempre più attenti Nasce poi il marketing sociale e con esso la non solo al prezzo ma soprattutto responsabilità sociale d’impresa che soddisfa alla qualità dei prodotti che acquistano. Questo anche grazie ai oltre ai bisogni materiali del consumatore nuovi mezzi di comunicazione che anche il suo benessere tenendo conto degli accorciano le distanze aziendaeffetti sull’ambiente. consumatore che esige trasparenza e risposte puntuali sui prodotti che Questa nuova consapevolezza oggi viene definita sempre da Kotler come marketing acquista. • Sempre più aziende che per restare dell’anima che considera tutto l’universo valoriale della persona. sul mercato ristrutturano la loro produzione sui principi green. Consumo verde « il consumo verde è un processo di scelta di particolari prodotti basato almeno parzialmente su aspetti ecologici e sociali dell’impresa produttrice, alle caratteristiche del prodotto e del suo post – consumo «(Fabrizio M.Pini «verde marketing»). Da una Ricerca SIF 2012( Sustainability International Forum) sul Green Marketing in Italia con la somministrazione di una intervista ad un campione di 800 consumatori e a 150 aziende emerge come la confusione nella mente dei clienti sul corretto significato del termine Green nel corso degli anni invece che Il consumatore “verde” solitamente ha un diminuire è aumentata. Oggi il 62% dei grado di istruzione superiore alla media e consumatori identifica il concetto di Green con occupa una posizione sociale medio-alta, è quello di Bio (nel 2010 erano il 54%) mentre il informato sulle problematiche ambientali e 76% pensa che il concetto di Green sia sinonimopossiede un forte potere d’acquisto. di sostenibile. Queste caratteristiche fanno di lui il più I consumatori pensano che i prodotti Green appetibile dei target per gli addetti al siano di qualità superiore e per questo sono marketing disposti a spendere un po’ di più . Il consumatore green predilige il web John Grant nel green Marketing Manifesto associa il nuovo marketing attuale al web 2.0 quale strumento ideale e immediato per scambiarsi informazioni, creare comunità, passaparola, colloquiare con le aziende e creare nuovi modelli di business sostenibili. Secondo un’indagine condotta da Doubleclick Performics il consumatore on line è più propenso all’acquisto di prodotti ecosostenibili per i quali spende un 5% in più in media sebbene l’acquisto su ecommerce solitamente ha come primo obiettivo il risparmio rispetto alla spesa in negozio. Il web consente di passare dalla gerarchia della comunicazione calata dall’alto dalle aziende sui consumatori al concetto di rete in cui i consumatori stessi influenzano le scelte aziendali attraverso le conversazioni sui forum ed i social network. Una nuova coscienza verde I green consumers in America sono già una solida realtà di mercato ed alcune associazioni ambientaliste quale ad esempio Greenpeace forniscono periodicamente una lista di Green Brand in cui classificano in prodotti in un’ottica olistica che comprende il loro impatto sull’ambiente dalla produzione al suo riciclo. Il consumatore di oggi ha cominciato a scegliere sempre più prodotti rispettosi dell’ambiente, come sostiene Levinson nel suo libro «guerrilla marketing diventa green», perché in questo modo vogliono dare un contributo concreto ai problemi ambientali attuali attraverso i loro acquisti . Ci sono diversi livelli di green consumers: quelli che acquistano solo ed esclusivamente prodotti eco/bio mentre altri che a parità di qualità di prodotto a fronte di un prezzo leggermente ma non eccessivamente superiore prediligono un acquisto green (è una quota sempre crescente). Prima definizione di green marketing Kotler definisce il marketing in generale quale «Strumento per comprendere, creare, comunicare e distribuire valore». Il termine Green Marketing è stato coniato nel 1980 dall'American Marketing Association (AMA), anche se il concetto era pre-esistente nel workshop "Ecological Marketing" del 1975 della stessa associazione da cui nacque uno tra i primi trattati sul green marketing dal titolo «Ecological marketing» (Henion and Kinnear 1976). “The green marketing is: 1. (retailing definition) The marketing of products that are presumed to be environmentally safe. 2. (social marketing definition) The development and marketing of products designed to minimize negative effects on the physical environment or to improve its quality. 3. (environments definition) The efforts by organizations to produce, promote, package, and reclaim products in a manner that is sensitive or responsive to ecological concerns. “Thus green marketing incorporates a broad range of activities, including product modification, changes to the production process, packaging changes, as well as modifying advertising.” (American Marketing Association). Le 4 green P Nel 1994 Ottman affermava che solo gli operatori di marketing che sapranno essere anticipatori della coscienza green che si stava affermando avrebbero scritto il futuro. In questa nuova ottica anche le 4 p andavano ripensate secondo i principi di green marketing PRODOTTO- PRODUCT-il prodotto green nasce dalla scelta delle materie prime, ai metodi e macchinari di lavorazione, al suo utilizzo e riciclo quando finisce il suo ciclo di vita in una visione globale di rispetto dell’ecosistema PREZZO- PRICE- si definisce anche CREDITO AMBIENTALE è un costo maggiore che il consumatore è disposto a pagare perché sa che dall’acquisto di quel determinato prodotto contribuisce a proteggere l’ambiente CANALI DI VENDITA –PLACE- anch’essi devono essere coerenti col rispetto per l’ambiente, ad esempio i km zero PROMOZIONE – PROMOTION- in questo ambito il green marketing nel promuovere un prodotto mette in risalto gli aspetti green del medesimo, le certificazioni ed i riconoscimenti Green marketing e Responsabilità sociale di impresa La Corporate Social Responsability è stata definita nel libro verde della commissione europea del 2001 come «integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro azioni commerciali e nei loro rapporti con le parti», è il loro contributo a proteggere il capitale umano, ambientale e sociale perseguendo lo sviluppo sostenibile. Secondo la Comunicazione UE n. 681 del 2011 La Responsabilità Sociale d’impresa (Rsi) o Corporate Social responsibility (Csr) è, “la responsabilità delle imprese per gli impatti che hanno sulla società” Nel 1999 il Social Investment forum ha comunicato che sono stati investiti 2.000 miliardi di dollari( due mila miliardi!)in fondi socialmente responsabili: l’82% in più rispetto a due anni prima ed è una tendenza in continua crescita . Anche le iniziative di donare una parte del profitto d’impresa alle cause sociali ed ambientali correlate alla mission della azienda è un fenomeno in costante crescita. Le aziende verdi un nuovo business che non sente crisi Peter Drucker, tra i più grandi esperti al mondo della scienza del managment dell’economia, definisce nel BUSINESS due funzioni fondamentali: «il MARKETING e INNOVAZIONE, essi insieme PRODUCONO RISULTATI. Tutto il resto rappresenta COSTI per l’azienda» . Per lui Innovare significa creare prodotti nuovi e innovativi , migliorare i sistemi e introdurre nuovi concetti aziendali. Nel Rapporto Green Italy 2012 (Symbola e Unioncamere) si vede come già il 23,6% delle aziende italiane stia puntando sul green e che il 38,2% delle assunzioni complessive italiane dell’industria e dei servizi per il 2012 sono state fatte da aziende che investono in tecnologie green: Inoltre circa il 30% delle assunzioni complessive per il 2012 è per figure professionali legate alla sostenibilità: i green jobs . Green jobs in Italia Dal rapporto IRES-CGIL su “Energia e lavoro sostenibile» emerge come i green jobs siano in costante crescita nel nostro paese e vanno intesi nella più ampia accezione del termine in quanto riguardano più figure professionali oltre al marketing: dall’Avvocato ambientale al Manager della programmazione energetica, dall’Ingegnere della smart city alla figura dell’assicuratore ambientale, per un totale di 54 diverse figure professionali, alcune trasversali, altre relative a comparti specifici del settore energetico (fotovoltaico, eolico, termico, biomasse, ecc.) Nel 2012 227 mila assunzioni sono riconducibili a queste figure in azienda qundi 4 posti su 10 sono di green jobs (Rapporto GreenItaly 2012). Un altro dato di rilievo è che relativamente alla stabilità del posto del lavoro, le imprese “verdi” tendono a consolidare il rapporto col dipendente più delle altre imprese. Nel 48% dei casi si tratta di contratti a tempo indeterminato. Green economy d’Italia Green washing Sul sito dell’organizzazione Terra Choice www.sinsofgreenwashing.org ("peccati del greenwashing") si identificano i 7 bugie delle aziende che fanno green washing : Il termine «Greenwashing", deriva da una espressione anglosassone già esistente, "whitewashing« che era riferita in particolare al mondo politico per indicare un tentativo deliberato e organizzato di nascondere fatti negativi, come scandali o crimini, omettendoli o negandoli. l'obiettivo di costruirsi un'immagine ecologica e di sostenibilità ambientale attraverso la pubblicità ingannevole. Come già detto in precedenza il consumatore attuale è più attento ed informato soprattutto grazie al canale web ed una azienda che si spaccia per green non essendolo rischia ricadute negative pesantissime. Un esempio tra tutti viene da Greenpeace che si è impegnata per contrastare il fenomeno del greenwashing. In tutto il mondo l'associazione denuncia pubblicamente chi si definisce "green" senza realmente esserlo attraverso un sito web interamente dedicato a questa battaglia: www.stopgreenwashing.org 1. Peccato di trade off nascosto: suggerire che un prodotto è 'verde' basandosi solo su minimi attributi ( ad esempio sottolineare che la carta prodotta proviene da foreste ecosostenibili ma tralasciare l'uso del cloro per il suo sbiancamento). 2. Peccato di mancanza di prove : una affermazione ambientale che non può essere suffragata da informazioni di supporto facilmente accessibili o da una affidabile certificazione di terzi. 3. Peccato di vaghezza : quando le indicazioni sulle caratteristiche del prodotto sono così generiche che il loro vero significato è suscettibile di essere frainteso da parte del consumatore. ad esempio la vaga dicitura "contiene elementi naturali. 4. Peccato di falsa etichetta : un prodotto che viene definito certificato ma in realtà non lo è 5. Peccato di irrilevanza : affermazioni ambientali che possono essere veritiere, ma non sono importanti o utili per i consumatori per selezionare un prodotto eco friendly . ad esempio la dicitura 'CFC-free', i CFC sono vietati dalla legge ormai da anni. 6.Peccato del minore dei mali - cioè una indicazione che può essere vera per la specifica categoria di prodotto, ma che rischia vuole spostare l’attenzione del consumatore dagli effetti ambientali peggiori della categoria nel suo complesso. 7. Peccato di falsità - Asserzioni ambientali che sono false. A tutto green ! Il ruolo dei movimenti ambientalisti per la diffusione di una coscienza verde è stato fondamentale fin dagli anni ‘60 ; il termine «green» si usava all’inizio per indicare tutto ciò che aveva un orientamento ambientale, molti economisti sostenevano la necessità di perseguire uno SVILUPPO SOSTENIBILE indicando con esso la necessità di salvaguardare la soddisfazione dei bisogni anche delle generazioni future (Pearce 1993) La green economy impone al management delle aziende di superare la logica per «funzione» e sposare quella di « processo» che considera tutte le interazioni all’interno della azienda e a minimizzare l’impatto ambientale (non lo si può mai ridurre a zero ) in una ricerca sul green marketing presentata al SIF Sustainability International Forum (convegno sulla sostenibilità e lo sviluppo sostenibile)il 46% delle aziende che ha investito in linee di prodotto Green ha dichiarato che il fatturato di queste è in forte crescita. La visione aziendale del Green Marketing è cambiata già rispetto al 2010, stiamo assistendo a delle rapide evoluzioni: prima si sceglieva di investire sul green per migliorare la reputazione aziendale, dal 2010 il Green nelle aziende viene visto invece come investimento strategico che necessita di un’adeguata pianificazione e di supporto marketing qualificato. Le aziende ritengono che che il miglior modo per comunicare i prodotti Green sia per il 46,5% le certificazioni, per il 35,4% le grafiche delle confezioni e il packaging e solo al 12,5% dalla pubblicità comparativa con prodotti grey. Green economy e nuovi modelli economici: l’economia del bene comune A titolo di esempio per sottolineare come il cambiamento verso il green ha radici molteplici e profonde nel centro Europa, in Spagna e nel nord Italia si sta diffondendo questo nuovo modello di economia: l’economia del bene comune. Ci sono 800 imprese e comunità che hanno colto questa esigenza di cambiamento verso un mondo migliore, attento all’ambiente e alle persone, e comunicano le loro azioni attraverso il Bilancio del Bene Comune. Il bilancio si basa su un modello economico chiamato Economia del Bene Comune . In questo modello economico il quadro normativo degli incentivi per l’economia inverte i poli: dalla ricerca del profitto e della concorrenza si passa a incentivare la cooperazione e la ricerca del bene comune. Le imprese sono premiate se puntano sull’aiuto reciproco e sulla cooperazione. L’economia del bene comune si basa sugli stessi valori fondamentali che portano alla riuscita delle nostre relazioni interpersonali: formazione della fiducia, cooperazione, stima, solidarietà e condivisione. Secondo le più recenti scoperte scientifiche, sono le relazioni riuscite ciò che rendono le persone più felici e più motivate. le certificazioni ambientali: Ci sono tante forme ed enti di certificazione, vediamo i principali in ambito green: Secondo l’Ispra le certificazioni ambientali sono sempre più richieste, Accredia (Ente Unico Italiano di Accreditamento) nel 2012 ha emesso 9.500 certificati conformi all’Iso 14001, il 6% in più del 2011. L’iso 14001 viene adottata per ridurre gli impatti ambientali ottimizzando l’uso di energia, riducendo l emissioni ed i rifiuti con investimenti tecnologici innovativi. Ecolabel è una certificazione inglese presente nel nostro paese che certifica i prodotti e servizi con il minor impatto possibile sull’ambiente nel loro intero ciclo di vita, ha oltre 9.000 prodotti/servizi etichettati soprattutto nel settore turistico Emas (Eco Managment Audit Scheme) è il sistema europeo di ecogestione e audit per migliorare l’ambiente Ultima nata Windmade (Fatto col vento) è una ecocertificazione per prodotti che nascono grazie all’utilizzo prevalente di energia da fonte rinnovabile in particolare quella eolica. Le certificazioni ambientali: spesa o investimento per le aziende? Sono circa 800.000 le imprese certificate nel mondo e l’Italia è al secondo posto mondiale per l’Iso 9001 ma solo il 50% di esse è anche certificato Iso14001 (fonte: III Rapporto di Customer Satisfaction Certiquality) I principali vantaggi che vengono riconosciuti dalle aziende alla certificazione si possono identificare in : 1. Riduzione dei consumi e ottimizzazione nella gestione delle risorse 2. Efficienza e produttività maggiori in termini di performance di mercato (quote, fatturato,...) 3. Benefici d’immagine e relazionali (reputazione, rapporti con gli stakeholder...) 4. Miglioramento dei rapporti con la Pubblica Amministrazione e gli Enti di Controllo in generale; 5. Miglioramento nei rapporti con la comunità locale; con i clienti; con il personale e i collaboratori e con i fornitori. Il primo format televisivo italiano a emissioni compensate « Trentino Extra» Trentino Extra è il primo magazine televisivo a emissioni compensate in Italia prodotto e realizzato dalla mia agenzia. La trasmissione è andata in onda per tre mesi sull’emittente televisiva: Telenuovo a copertura areale totale di psrte del nord Italia con oltre 600.000 contatti netti (dati auditel 2011) Condotto da una giornalista professionista racconta di aziende che rappresentano l’eccellenza in Trentino in tema di green innovation tecnology e per questo riconosciute nel panorama nazionale ed internazionale. Le aziende selezionate hanno nella loro mission la sostenibilità globale. Cosa significa format ad emissioni compensate? le nostre emissioni di CO2, grazie a un software sono state contabilizzate tenendo in considerazione quanto carburante abbiamo utilizzato per gli spostamenti ,kwh di energia elettrica consumati dalle telecamere, dai telefonini, i rifiuti prodotti, e altri parametri. Alla fine delle puntate è risultato che abbiamo emesso 511 kg di Co2. È stato scelto l’abete bianco perché ha un’ottima capacità di fissazione di CO2 e resiste alle temparature rigide del Trentino. Si stima che nel suo arco di vita, della durata media di 500 anni, l’abete bianco compenserà già nei suoi primi 30 anni di vita tutte le emissioni di Trentino Extra. La notizia ha avuto rilevanza nazionale è ha dimostrato che anche un format televisivo può essere attento e rispettoso dell’ambiente. Il software è stato realizzato all’interno del progetto ClimAmica, ideato dalla Provincia autonoma di Trento, per monitorare e controllare le emissioni di gas serra e di gas climalteranti che concorrono al riscaldamento globale. Il costante monitoraggio delle emissioni permette all’amministrazione, e quindi alle società che si rivolgono ad essa, di poter compensare l’anidride carbonica e le emissioni con la piantumazione di alberi autoctoni o con altre iniziative Principali testi di riferimento • • • • • • • • • • • • • • P.Kotler , P.Kevin , Pearson «il marketing del nuovo millennio» 2010 Il Sole 24 Ore Libri P.Kotler, Kartajaya Hermawan; Setiawan Iwan «Marketing 3.0 Dal prodotto al cliente all’anima», 2010, Il Sole 24 Ore Libri Fabrizio M.Pini «Verde marketing» ed Lupetti 1995 Henion and Kinnear «Ecological marketing» 1976 J.Grant «green marketing Il Manifesto» ed.F.Brioschi ediz.italiana 2009 J.C.Levinson, S.Horowitz «guerrilla marketing diventa green» ed. F.Brioschi 2010 Ricerca SIF 2012(SIF Sustainability International Forum, convegno di riferimento sulla sostenibilità e lo sviluppo sostenibile) ricerca sul Green Marketing in Italia attraverso la somministrazione di una intervista ad un campione di 800 consumatori e 150 aziende. Questa ricerca fornisce anche un trend rispetto ad una ricerca condotta nel 2010. Rapporto 2012 Green Italy. L’economia verde sfida la crisi. Fondazione Symbola e Unioncamere Osservatorio G.I. group green economy, divisione specializzata dell’agenzia italiana per il lavoro Rapporto IRES-CGIL su “Energia e lavoro sostenibile” 2011 Tessa Gelisio e Marco Gisotti «Guida ai Green Jobs» Edizioni Ambiente 2009 Comunicazione UE n.61 del 2011 La Responsabilità Sociale d’impresa Peter Drucker «Lezioni inedite. Il managment, la società l’economia» Etas 2010 III Rapporto di Customer Satisfaction Certiquality