REGIONE LAZIO AVVIZZIMENTO BATTERICO DELLE

REGIONE LAZIO
DIREZIONE REGIONALE AGRICOLTURA
SERVIZIO FITOSANITARIO REGIONALE
AVVIZZIMENTO BATTERICO DELLE SOLANACEE
e
MARCIUME BRUNO DELLA PATATA
Ralstonia solanacearum
La malattia è causata dal batterio Ralstonia (=Pseudomonas) solanacearum, che determina
marciumi dei tuberi di patata e avvizzimenti della parte aerea in piante appartenenti ad oltre 200
specie diverse, coltivate e spontanee, tra cui le più suscettibili sono le solanacee. Tra le piante
sucettibili di maggiore importanza economica per la nostra Regione ricordiamo la patata, il
pomodoro, la melanzana, il peperone, il geranio. Nell’Unione Europea è stata segnalata in Olanda,
Belgio, Francia, Germania, Portogallo, Spagna, Regno Unito. In Italia ci sono state segnalazioni
isolate in Veneto (1995) ed Emilia Romagna (1995, 1997 e 2000). Tutte hanno riguardato la
patata, tranne l’ultima, che ha riguardato patata e pomodoro.
SINTOMI
Parte Aerea (Avvizzimento batterico)
I sintomi si possono evidenziare in qualsiasi stadio di sviluppo delle piante, i primi già a 50-70
giorni dalla semina, con particolare evidenza nelle fasi di attiva crescita.
Foto 1 – Pianta di patata con sintomi di appassimento
Foto 2 – Pianta di pomodoro, sintomi di appassimento
Inizialmente si osservano appassimenti di foglie appartenenti ad uno o più fusti. Le foglie appassite
restano verdi per alcuni giorni, non si accartocciano, il picciolo si ripiega verso il basso, poi si
decolorano, infine imbruniscono e seccano.
I sintomi possono interessare piante singole o piccoli gruppi all’interno dell’appezzamento.
L’avvizzimento non regredisce nelle ore più fresche del giorno o durante la notte o dopo
un’irrigazione. Il collasso della parte aerea può avvenire in pochi giorni.
Tagliando trasversalmente i fusti, che talora possono essere soggetti a nanismo, si possono
osservare imbrunimenti dei vasi, più evidenti al colletto, con emissione di gocce di liquido bianco o
giallastro.
Nel pomodoro l’appassimento di solito è meno rapido e si possono osservare radici avventizie in
sovrannumero e imbrunimento delle radici più vecchie.
Nel geranio in serra l’appassimento, considerate le condizioni di temperatura e umidità, si
manifesta molto presto. Dopo circa due settimane la maggior parte delle foglie seccano, anche se
si osservano foglie apicali ancora verdi, finché lo stelo diventa nero al colletto e la pianta collassa.
Tuberi (Marciume bruno)
Esternamente non si notano sintomi, salvo nel caso di infezioni estese, allorché si possono notare
decolorazioni bruno-grigiastre dell’epidermide senza fessurazioni. Al contrario, in corrispondenza
di occhi ed ombelico si possono osservare aree ovali brune con tessuti meno sodi di quelli
circostanti e fuoriuscita di gocciole di liquido bianco-grigiastro, appiccicoso, con adesione di
particelle di terreno.
Internamente, sezionando trasversalmente i tuberi, preferibilmente ad un terzo dall’ombelico, è
possibile osservare tratti dell’anello vascolare con un’alterazione di colore da giallo vitreo a
marrone chiaro; gli imbrunimenti possono interessare successivamente la maggior parte dell’anello
vascolare, che appare allargato e con cavità.
Foto 3 – Fuoriuscita di liquido biancastro di origine
batterica in corrispondenza degli occhi di un tubero
Foto 4 – Sezione di tubero con emissione spontanea di
gocce di essudato batterico
Imbrunimenti dell’anello vascolare possono essere dovuti anche ad altre cause, ma in questo caso
si presentano del tutto secchi. Entro pochi minuti dal taglio possono fuoriuscire piccolissime gocce
di liquido bianco-grigiastro, lucenti, distribuite lungo l’anello vascolare. Se si lasciano per almeno
24 ore i tuberi tagliati in ambiente caldo-umido e con le superfici di taglio esposte all’aria,
compaiono, sempre lungo l’anello vascolare, gocce di colore avorio di 1-2 mm di diametro. In
seguito si possono formare aree di marciume molle attorno all’anello vascolare, che possono
estendersi e raggiungere la buccia, facendo fuoriuscire un denso liquido biancastro attraverso
occhi, ombelico, o occasionali screpolature. I fenomeni di marcescenza molle sono più gravi e
rapidi nei periodi estivi.
E’ opportuno ricercare gli eventuali sintomi esterni all’arrivo dei tuberi da seme o da consumo in
azienda e in magazzino, in campo sui tuberi figli delle piante appassite ed infine alla raccolta.
CICLO BIOLOGICO
L’introduzione del batterio nelle aree di coltivazione avviene principalmente attraverso tuberi-seme
(patata) o semi e piantine (pomodoro) con infezioni latenti. L’introduzione in un nuovo
appezzamento può avvenire anche con l’acqua di irrigazione proveniente da canali e fiumi nei
quali siano confluite acque provenienti da terreni in cui è presente il batterio o, per brevi distanze,
con il terreno aderente alle scarpe degli operai o agli strumenti di lavorazione o con i residui
vegetali infetti presenti in concimi organici.
La malattia si diffonde all’interno di un’area di coltivazione attraverso le acque di irrigazione, le
piogge, il vento, i nematodi, le piante ospiti spontanee, il contatto con i tuberi infetti (anche in
magazzino), il contatto con attrezzi per l’impianto, la raccolta e la manipolazione, il contatto con
imballaggi per il trasporto ed il magazzinaggio infetti.
Il microrganismo è capace di sopravvivere, oltre che nel materiale di propagazione: a) nei residui
colturali; b) nelle acque di irrigazione; c) in ospiti secondari che possono variare a seconda
dell’ambiente e del sistema di coltivazione (in particolare piante spontanee, soprattutto biennali o
pluriennali, presenti lungo i corsi d’acqua e con radici fittonanti a contatto con l’acqua stessa); d)
nel terreno, di solito fino a 4-5 mesi, con una variabilità condizionata dalla presenza di piante ospiti,
dai microrganismi terricoli, dalle concimazioni.
I germi liberati nel terreno da materiale infetto penetrano per lo più attraverso ferite dell’apparato
radicale dipendenti da operazioni colturali, insetti, nematodi, emissione di radici secondarie.
Raramente la penetrazione avviene attraverso ferite o lenticelle alla base dei fusti.
Foto 5 – Sezione di tubero con imbrunimento dell’anello
vascolare, emissione di essudato ed inizio di cavernosità
Foto 6 – Imbrunimento dell’anello vascolare, ampie
cavernosità e fenomeni di marciume
DIFESA
L’unica forma di difesa è la prevenzione. A tale scopo è necessario: a) l’utilizzo di materiale di
propagazione certificato conformemente alle direttive fitosanitarie della Comunità Europea e la
conservazione dei cartellini di ogni lotto; b) l’eliminazione della pratica del taglio dei tuberi seme o,
per lo meno, la disinfezione con ipoclorito di sodio o sali quaternari di ammonio dei coltelli o delle
macchine con cui si tagliano i tuberi-seme quando si passa ad un lotto diverso; c) l’impiego di
cultivar resistenti; d) la lotta contro i nematodi, dove necessario; e) l’immediata comunicazione al
Servizio Fitosanitario Regionale (SFR) di qualsiasi sospetto di infezione a carico dei tuberi di
patata o delle piante di patata o pomodoro; f) la collaborazione con il SFR nell’effettuazione dei
controlli di campo e dei campionamenti per gli esami di laboratorio previsti dalla normativa vigente.
D.M. 23.2.2000 : Recepimento della direttiva 98/57/CE del Consiglio concernente la lotta
contro Ralstonia solanacearum (Smith) Yabuuchi et al.
Il D.M. 23.2.2000, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana – Serie Generale –
n. 102 del 4.5.2000 rende obbligatoria l’attuazione in territorio italiano di una serie di
provvedimenti, da adottare (art. 1) contro la R. solanacearum con specifico riferimento alle piante
di patata, compresi i tuberi ma esclusi i semi veri, ed alle piante di pomodoro esclusi i semi, allo
scopo di localizzarlo e determinarne la distribuzione; prevenirne la comparsa e la disseminazione;
qualora venga individuato, prevenirne la disseminazione e combatterlo ai fini della sua
eradicazione.
L’art 2 prevede che i Servizi Fitosanitari Regionali (SFR) debbano effettuare i seguenti
accertamenti ufficiali sistematici:
a) nel caso delle patate:
- a momenti appropriati l’ispezione visuale della pianta durante la crescita e/o il prelievo e
l’ispezione visuale con sezionamento di campioni di tuberi-seme e di altre patate durante la
stagione di crescita oppure in magazzino;
- nel caso dei tuberi-seme e, se del caso, di altre patate, esami di laboratorio secondo il metodo
di cui all’allegato II del D.M. stesso;
b) nel caso del pomodoro:
- l’ispezione visuale, a momenti appropriati, almeno durante la crescita, delle piante destinate al
reimpianto ad usi professionali.
Nei casi in cui i SFR valutino elevato il rischio della presenza di R. solanacearum in una certa zona
di produzione e vi sia la concreta possibilità di disseminazione del patogeno da quella stessa zona,
i SFR estendono i controlli ufficiali anche ad altri vegetali, comprese le solanacee spontanee,
nonché alle acque superficiali naturali e alle acque reflue di impianti di trasformazione o di
imballaggio impiegate per l’irrigazione o l’irrorazione del materiale vegetale trovato contaminato.
Questi accertamenti devono essere effettuati in base a metodi appropriati e, se del caso, dovranno
prevedere il prelievo di campioni da sottoporre a prove di laboratorio.
I SFR possono inoltre effettuare accertamenti ufficiali per la ricerca dell’organismo nocivo su altri
materiali, quali terreno di coltura, suolo e rifiuti solidi di impianti di trasformazione industriale o di
imballaggio, in base a metodi appropriati.
Nel caso i SFR sospettino la presenza del patogeno o se sono stati individuati sintomi tipici o siano
risultate positive le prove di screening rapido di cui all’allegato II del Decreto, in attesa dei risultati
delle ulteriori analisi di laboratorio, vengono rese obbligatorie le seguenti misure:
1) non movimentare nessuna delle partite o spedizioni da cui sono stati prelevati i campioni, a
meno che ciò non avvenga sotto il controllo degli stessi SFR e non esistano rischi effettivi di
disseminazione dell’organismo nocivo;
2) attuare, da parte dei SFR, interventi opportuni per risalire all’origine della presenza sospetta;
3) introdurre altri provvedimenti cautelativi commisurati all’entità del rischio stimato, al fine di
scongiurare la propagazione dell’organismo nocivo
Nel caso in cui i SFR, a seguito delle suddette indagini di laboratorio, accertino la contaminazione,
vengono rese obbligatorie alcune misure, tra le quali in primo luogo:
1) eliminare i tuberi e le piante infette, sotto il controllo del SFR, mediante: incenerimento, utilizzo
per l’alimentazione animale previo trattamento termico, interramento profondo in idoneo luogo
di smaltimento senza rischi di infiltrazione su terreno agricolo o contatto con acque sorgive
utilizzabili per irrigazione, trasformazione industriale presso stabilimenti con apposite strutture
ufficialmente approvate dal SFR per l’eliminazione dei rifiuti o altre misure che consentano di
escludere qualsiasi rischio di disseminazione dell’organismo nocivo;
2) distruggere o pulire e, se del caso, disinfettare i macchinari, i veicoli, i contenitori, i magazzini o
le relative parti, nonché qualsiasi altro oggetto, compresi i materiali di imballaggio, dichiarati
contaminati dai SFR;
3) nelle aree dichiarate contaminate dal SFR, sotto il controllo di quest’ultimo, attuare una serie di
misure, che comprendono tra l’altro l’obbligo di eliminare per 4-5 anni le piante spontanee di
patata e pomodoro e le altre piante ospiti, comprese le solanacee selvatiche e di non mettere a
dimora patata, pomodoro o altre piante ospiti o che presentino rischi di sopravvivenza o
disseminazione dell’organismo nocivo o di tenere il terreno a maggese completo, a cereali, a
pascolo permanente, a pascolo intensivo, ad erbaio.
4) nel primo periodo di raccolta delle patate successivo ai 4-5 anni di cui al punto 3) mettere a
dimora soltanto tuberi-seme ufficialmente certificati.
Per le ulteriori misure si rimanda all’allegato VI del D.M. 23.2.2000.
Ai sensi dell’art. 3 del D.M. 23.2.2000 “chiunque venga a conoscenza di casi sospetti o accertati
della presenza di R.s. deve denunciare i casi ai SFR competenti per territorio”.
Segnalate eventuali casi sospetti a:
SERVIZIO FITOSANITARIO REGIONALE DEL LAZIO
Via R.R. Garibaldi, 7 – 00145 ROMA Tel. 06.51684047 / 06.51686816 Fax 06.51686828
[email protected]
Le foto 1, 4 e 5 sono state tratte dal sito web www.aphis.usda.gov
Le foto 3 e 6 sono state tratte dal sito web www.invasive.org
La foto 2 è stata tratta dal sito web www.tuat.ac.jp