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NA CA CT MI RM LV
LA STAMPA
LA STAMPA
QUOTIDIANO FONDATO NEL
QUOTIDIANO
NEL 1867
1867
DOMENICA 3 LUGLIO 2016 & ANNO 150 N. 183 & 1,50 € IN ITALIA (PREZZI PROMOZIONALI ED ESTERO IN ULTIMA) SPEDIZIONE ABB. POSTALE ­ D.L. 353/03 (CONV. IN L. 27/02/04) ART. 1 COMMA 1, DCB ­ TO www.lastampa.it
Da Torino a Catania, i caduti della violenza jihadista in Bangladesh
Claudia
D’Antona
Maria Riboli
Vincenzo D’Allestro
Simona Monti
Nadia Benedetti
Cristian Rossi
Adele
Puglisi
Claudio
Cappelli
Marco Tondat
56 anni, Torino
34 anni, Bergamo
46 anni, Acerra
33 anni, Rieti
52 anni, Viterbo
47 anni, Udine
54 anni, Catania
45 anni, Monza
39 anni, Pordenone
Venti le vittime dell’attacco a Dacca, 9 sono connazionali: tra loro una giovane incinta. Renzi: non arretreremo davanti a questa follia. Mattarella torna dal Messico
La strage degli italiani
Il racconto dei sopravvissuti: “Ucciso a colpi di machete chi non recitava il Corano, agli altri
invece hanno dato da mangiare”. Isis rivendica e pubblica le foto del commando e dei morti
ALL’INTERNO
LA JIHAD
La tragica cena dei nove amici
MUTANTE
DEL CALIFFO
A Dacca per lavoro,
in 5 stavano per rientrare MAURIZIO MOLINARI
L
a strage di italiani a
Dacca è parte dell’offensiva di attentati in
più continenti che fa emergere Abu Muhammed al-Adnani nel ruolo di sanguinario
leader di uno Stato Islamico
(Isis) in trasformazione. Nato nella provincia siriana di
Idlib fra il 1977 ed il 1978, e
cresciuto in quella irachena
di Haditha, al-Adnani è considerato il capo delle operazioni militari di Isis in Siria
nonché il portavoce e l’ideologo del Califfato proclamato
da Abu Bakr al-Baghdadi il
29 giugno 2014.
Sul capo di al-Adnani pende una taglia di 5 milioni di
dollari del Pentagono e in più
occasioni i droni della coalizione occidentale hanno tentato di eliminarlo. Il 21 maggio è stato lui a pronunciare il
discorso che ha delineato il
cambiamento di strategia del
Califfato: ha invocato attacchi «contro gli infedeli» nel
mese di Ramadan e rivolto ai
nemici ha affermato «potete
anche catturare Sirte, Mosul
e Raqqa ma noi torneremo alle origini della nostra Jihad».
Ovvero, l’indebolimento territoriale di Isis a causa delle
sconfitte subite negli ultimi
mesi in Libia, Siria ed Iraq
porta i jihadisti a tornare a
preferire l’arma degli attentati ovunque possibile.
CONTINUA A PAGINA 27
Servizi ALLE PAGINE 2 E 3
Salvo grazie
a una telefonata Il marito di una vittima
«Ero nascosto in giardino» Peggio e Olivo A PAGINA 5
È scontro tra
Isis e Al Qaeda In Bangladesh la rivalità
fra i due gruppi terroristici Carlo Pizzati A PAGINA 7
Il Corano tradito
dai falsi custodi
Le interpretazioni del testo
dividono gli islamisti
Giordano Stabile A PAGINA 11
L’ultimo selfie prima dell’attentato. Nella foto quattro delle nove vittime: Nadia Benedetti (la seconda da sinistra), Adele Puglisi (la terza da
sinistra), Vincenzo D’Allestro (il quarto da sinistra) e Cristian Rossi (in basso a destra)
DA PAGINA 2 A PAGINA 11
“Con la musica Perché i carnefici filmano il Male Quanto rischia il nostro Paese sfido i taleban”
DOMENICO QUIRICO
L
a cosa più spaventosa
del terrorismo sta nel
fatto che non te lo puoi
togliere di dosso, continua: la
strage di un gruppo di persone può esaurirsi in pochi minuti.
CONTINUA A PAGINA 27
GIAMPIERO MASSOLO
C
aro Direttore, appena
ieri Istanbul ora Dacca.
Ancora vittime, tragica-
mente questa volta anche italiane, e carnefici suicidi di un
terrorismo jihadista che si
vuole sempre più globale.
Scampato a un attentato,
l’afghano è tornato a Kabul
CONTINUA A PAGINA 27
1­1 con la Germania dopo i tempi supplementari. Decide l’errore di Darmian
Peccato azzurri, la resa arriva solo ai rigori
60703
GIGI GARANZINI
PRESENTE E FUTURO
9 771122 176003
E
cco un’altra data storica nel romanzo infinito di Italia-Germania. Anche questo 2 luglio 2016 resterà negli annali, perché è la
volta che l’Italia ha disdetto la sua tradizione vincente partendo, va ricordato, da una condizione
di oggettiva inferiorità. E perché una serie di rigori così clamorosamente mal calciati non si ricorda a memoria d’uomo. Quattro errori azzurri dal
dischetto, uno in meno i tedeschi.
Conte: non addio
ma arrivederci
«Spiace per i ragazzi»
E adesso la stagione
dei giovani di Ventura
CONTINUA A PAGINA 39
PIERO CHIAMBRETTI A PAGINA 40
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DARREN STAPLES LIVEPIC /REUTERS
Gigi Buffon
Basso, Buccheri, Nerozzi e Zonca
DA PAGINA 38 A PAGINA 42
www.ldmarket.it
Flavia Amabile A PAGINA 10
LA STAMPA
DOMENICA 3 LUGLIO 2016
Primo Piano .11
.
Mullah Omar
Ayman al­Zawahiri
Abu Bakr al­Baghdadi
Abu Bakar Bashir
Guida spirituale dei taleban afghani dal ’96 al 2001. Ha imposto l’applicazione della sharia: alle donne non è stato concesso di lavorare, eccetto che nella cura della salute, o frequentare scuole Medico egiziano, dal 2011 è capo di Al Qaeda dopo la morte di Osama bin Laden. Con lui ha firmato una fatwa che invita i musulmani a uccidere gli americani e i loro alleati
Iracheno, è Califfo dell’autoproclamato Stato Islamico dal 29 giugno 2014. Cresciuto tra le file di Al Qaeda, è diventato leader di un gruppo scissionista durante la guerra in Iraq
Religioso, è leader spirituale della Jemaah Islamiyah in Indonesia e ha giurato fedeltà ad Al­Baghdadi. È condannato per complicità nell’attentato di Bali del 2002
in cui morirono 202 persone
L’ATTENTATO DI DACCA
I versetti contestati
«E quando incontrate in batta­
glia quei che rifiutano la Fede, colpite le cervici, finché li avrete ridotti a vostra mercé, poi strin­
gete bene i ceppi: dopo, o fate loro grazia oppure chiedete il prezzo del riscatto, finché la guerra non abbia deposto il suo carico d’armi». «Percuotete dunque le cervici, percuotete e spezzate ogni dito». Corano ­8,12 e 47,4
Letture opposte
I versetti vengono interpretati in maniera diversa e fanno litigare persino Isis e Al Qaeda, ad esempio sulla legittimità di decapitare un prigioniero
HANI MOHAMMED/AP
LE IDEE
Il Califfo e suoi seguaci
custodi imperfetti del Corano
L’Isis indica il testo sacro ai musulmani come unica via e la sharia sola legge
Ma le sue interpretazioni non piacciono neanche ad Al Qaeda
anni dopo
Il Califfato
è risorto
il 29 giugno 2014, 90 anni esatti dopo essere stato abolito
Tutti i musul­
mani sono stati invitati a emigrare verso le sue terre
IL TESTO SACRO
Il Corano come unica via. La
sharia come unica fonte del diritto. Nella sua brutale semplicità l’Isis ha sbaragliato tutti i
concorrenti jihadisti e realizzato in pochi anni quello che Al
Qaeda sognava da decenni, e i
Fratelli musulmani teorizzavano da un secolo. Il ritorno
della legge di Dio sulla Terra,
incarnata dal Califfo successore del Profeta e amministrata
da suoi uomini nei confini del
Dar al-Islam, la dimora dei
musulmani. Il Califfato è risorto il 29 giugno del 2014, 90 anni
esatti dopo essere stato abolito. Tutti i musulmani sono stati invitati a emigrare verso le
sue terre. La legge di Dio è stata applicata in modo implacabile. Decapitazione di infedeli
e traditori, omosessuali lanciati da «alte torri» e lapidati,
mani mozzate ai ladri.
Ma niente di tutto questo è
scritto, in modo inequivocabile,
nel Corano. Anche la legge islamica è fatta dall’uomo, attraverso la ragione. Tanto che due
versetti, interpretati in maniera opposta, fanno litigare persino Isis e Al Qaeda, sulla legittimità di decapitare un prigioniero, nel caso specifico, il giornalista americano James Foley nelle mani dello Stato islamico. I
testi sacri sono una base. Lo dicevano grandi giuristi islamici
mille anni fa, lo ripetono i maggiori studiosi oggi. Brutali semplificazioni, quelle dell’Isis. Ma
anche invenzioni. Che vengono
smontate da alcuni dei più acuti
studiosi dell’Islam contemporanei ne «Il Corano e i suoi custodi», l’ultimo numero di Oasis, la rivista ponte fra Oriente e
Occidente edita a Milano.
Lo Stato islamico del califfo
Abu Bakr al-Baghdadi, secondo
la sua propria genealogia membro della tribù degli Al-Qurashi
e quindi discendente di Maometto, vive di miti. A cominciare dal Califfato come unica dimora per i musulmani. La mag-
Il Corano (letteralmente «la lettura» o
«la recitazione»), è il testo sacro della
religione dell’Islam. Per i musulmani
rappresenta il messaggio di Allah
rivelato quattordici secoli fa a
Maometto. È diviso in capitoli (sure),
suddivisi in versetti. Venne recitato da
Maometto a vari testimoni, che ne
impararono a memoria alcuni versetti
o tutto il corpus. Il Corano contiene
alcuni elementi fondamentali
dell’Islam: rigoroso monoteismo, una
provvidenza divina che si estende ai
singoli; un’eternità di felicità o di
dolore a seconda della condotta
tenuta nella vita terrena.
gior parte dei musulmani non
ha mai vissuto sotto un Califfato. Lo dimostra - spiega il saggista libanese Ridwan al-Sayyid,
ex professore a Harvard e laureato all’Università qairota di
al-Azhar - il fatto che «nel corso
della storia la maggior parte dei
musulmani ha abbandonato il
Califfato per il sultanato, l’emirato o altri regimi politici, e nessuno ha mai detto che per questa ragione essi si sono allontanati dalla religione». Al-Sayyid
cita per esempio l’imam al-Juwayni, vissuto nell’XI secolo:
«Sono la scelta, l’accordo e il
consenso tra le persone a deter-
GLI HADITH
90
GIORDANO STABILE
INVIATO A BEIRUT
Oasis
L’ultimo numero
della rivista
sull’interpre­
tazione
delle Scritture islamiche
Gli hadith sono i detti e i fatti
attribuiti a Maometto e
rappresentano l’altro pilastro dei testi
sacri islamici oltre al Corano. Hanno
un significato molto importante
perché sono parte costitutiva della
cosiddetta Sunna, la seconda fonte
della legge islamica (sharia) dopo lo
stesso Corano che, sebbene sia scritto
in modo chiaro, parla per parabole ed
è dunque da interpretare. A
surrogare il testo sacro ha acquistato
prestissimo grande significato quello
che Maometto faceva e diceva quando
interrogato su un quesito di fede,
raccolto e tramandato dagli hadith.
minare la legittimità del potere». Scelta umana, e non divina.
Per i fondamentalisti salafiti,
invece, l’uomo non può autogovernarsi, la democrazia è la
peggiore delle deviazioni perché pone «la legge dell’uomo
sopra quella di Dio». E la legge
divina è la sharia, la «via», una
parola entrata nell’uso comune
per «merito» dei gruppi estremisti. Un altro mito. Perché
non esistono «leggi rivelate»,
argomenta Mohammed Hocine
Benkheira, antropologo ed
esperto di diritto musulmano,
docente all’Ecole Pratique des
Hautes Etudes di Parigi. «Non
c’è un corpus di cui si possa dire: ecco la sharia. Infatti, pur
essendo stata rivelata, questa
legge divina non è immediatamente accessibile: occorre ricostruirla attraverso l’interpretazione degli “indizi” (adilla) che il loro autore (Dio) ha
disseminato tanto nel Corano
quanto nella Sunna, o nelle decisioni unanimi dei primi musulmani (ijma) o ancora nel
mondo naturale. Per questo il
ragionamento è indispensabile
per arrivare a conoscerla».
Tutta la propaganda dell’Isis è invece un florilegio di citazioni dal Corano e dagli hadith, i detti e fatti attribuiti a Maometto che rappresentano l’altro pilastro dei testi sacri islamici. È il problema della lettura «alla lettera» dei testi reli-
giosi, che non è possibile. In un
altro saggio ne «Il Corano e i
suoi custodi», Joas Wagemakers, studioso olandese, docente all’Università di Utrecht,
porta l’esempio più clamoroso
di come persino due gruppi
estremisti come Al Qaeda e
Isis leggano diversamente gli
stessi due versetti - 8,12 e 47,4 sulla decapitazione, arrivando
a posizioni opposte.
I versetti recitano: «E quando incontrate in battaglia quei
che rifiutan la Fede, colpite le
cervici (darb al-riqab), finché li
avrete ridotti a vostra mercé,
poi stringete bene i ceppi: dopo,
o fate loro grazia oppure chiedete il prezzo del riscatto, finché la guerra non abbia deposto
il suo carico d’armi». «Percuotete dunque le cervici (fa-dribu
fawqa l-a‘naq), percuotete e
spezzate ogni dito». È sulla base di queste parole che il giornalista James Foley, sequestrato in Siria, è stato decapitato
dall’Isis. Un’esecuzione mostrata a tutto il mondo in segno
di sfida, nel primo video degli
orrori del gruppo islamista.
Il giorno dopo il religioso
Husayn Ibn Mahmud, vicino
all’Isis, ha voluto ribadire la legittimità dell’esecuzione, e ha
citato i due versetti. Foley non
aveva stipulato alcun accordo
con lo Stato Islamico, ha argomentato, ed è stato ritenuto
uno straniero nemico (harbi):
«I dotti concordano all’unanimità sulla liceità di uccidere il
miscredente straniero (al-kafir al-harbi)».
Una tesi ribaltata dallo
sheikh giordano salafita-jihadista Abu Mahmud al-Filastini, sostenitore di al-Qaeda,
«che vede nella misericordia
(rahma) la parte centrale del
Corano e del messaggio islamico al mondo» e condanna l’uccisione di Foley. Non certo per
ragioni umanitarie, ma per la
concorrenza implacabile che
si fanno le due organizzazioni.
Ma è chiaro che se anche i
gruppi terroristici non concordano sul Corano come fonte
inequivocabile per l’applicazione sanguinaria della sharia,
le tesi jihadiste hanno fondamenta fragili. Nel Corano si
trova quello che si vuole trovare. E certo, a Raqqa, a Mosul, o
nella Istanbul squarciata dalle
bombe, i jihadisti non amano
citare versetti come quello che
apre il numero di Oasis: «Dio
non vi proibisce di agir con
bontà ed equità verso coloro
che non vi combattono per religione e non vi hanno scacciato dalle vostre dimore, poiché
Dio ama gli equanimi» (60,8).
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