Q [1] o p uarto d’ ra di reghiera Gesù amico Ci prepariamo Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo... Gesù è qui, in ciascuno di noi e lo ringrazio perché siamo qui, tranquilli e sereni. E se non siamo tranquilli e sereni, chiediamogli di riuscire a esserlo e di lasciare fuori, per un po’, i problemi e le cose che ci preoccupano. Possiamo dire insieme la preghiera di Enrique de Ossó. Vangelo di Giovanni: All'udire questo, Gesù disse: «Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo»... Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà»... Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama». Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: «Va al sepolcro per piangere là». Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo, si gettò ai suoi piedi dicendo: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, si commosse profondamente, si turbò e disse: «Dove l'avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Vedi come lo amava!». Riflessione: Amicizia - Il mio amico non è ritornato dal campo di battaglia, signore. Chiedo il permesso di andare a cercarlo! - disse un soldato al suo tenente. - Permesso negato!- rispose l’ufficiale – non voglio che rischi la vita per un uomo che probabilmente è morto. Il soldato non fece caso alla proibizione, uscì e un’ora più tardi ritornò, ferito gravemente, 1 trasportando il cadavere del suo amico. L’ufficiale era furioso: - Ti avevo detto che era morto! Ora ho perso due uomini! Dimmi se valeva la pena andare fin lì per portare indietro un morto! E il soldato moribondo, rispose: - Certo che sì, signore! Quando l’ho trovato, non era ancora morto e mi ha detto: - Giovanni... ero sicuro che tu saresti venuto! Anthony de Mello ASCOLTO ... Teresa di Gesù era una donna simpatica, capace di entrare facilmente in relazione con gli altri, di accoglierli. Era capace di uscire da sé e di andare incontro; c’è gente, spesso, che finge di ascoltare e pensa ai fatti suoi, quando qualcuno parla e confida problemi: lei invece no. Scriveva: - “Il Signore mi rendeva capace di portare la felicità ovunque andassi” - “Tutte le persone erano buone con me” - “La gente mi voleva bene”. Come tutti, aveva bisogno di essere amata e di amare, di essere accettata e di accettare. Questo modo di fare è lo stesso che ha durante la preghiera. E la preghiera lei la definisce così: «La preghiera, secondo me, non è altro che stare spesso, da soli, come amici, con Colui che sappiamo che ci ama» (Vita 8,5) Come tutti ebbe amici e nemici, ogni tanto sbagliò e nel corso della sua vita scoprì che Gesù è soprattutto un amico, anzi… l’Amico vero. Pensare a Dio in questo modo lo rende più “vicino”, umano e fraterno, più alla nostra portata. Ci si può provare… 2 [2] IL DIO CHE CI ACCOGLIE Ci prepariamo Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo... Gesù è qui, in ciascuno di noi e lo ringrazio perché siamo qui, tranquilli e sereni. E se non siamo tranquilli e sereni, chiediamogli di riuscire a esserlo e di lasciare fuori, per un po’, i problemi e le cose che ci preoccupano. Possiamo dire insieme la preghiera di Enrique de Ossó. "... lasciate che i piccoli bambini vengano a me, perché di loro è il Regno di Dio" (Luca 18,16) Riflessione: Chi capisce, ama Chi non conosce niente non ama niente. Chi non può far niente non comprende niente. Chi non comprende nulla, non vale nulla. Chi comprende sa amare, osservare, vedere... Quanto maggiore è la conoscenza di una cosa, tanto più grande è l’amore. Ascolto ... Gesù che è sempre in attesa, in chiesa e fuori. Aspetta che gli diciamo - Sono qui… … come facciamo normalmente con chiunque, con qualunque amico. Ma siamo distratti e spesso non ci riusciamo, ce ne dimentichiamo la maggior parte delle volte. E di solito diciamo “Gesù” solo insieme alla parola “aiuto!”, in caso di paura o pericolo. Non lo consideriamo proprio. Lo faceva anche Teresa, che quando parla del rapporto con Gesù 3 parla di “offendere”, quando si riferisce al fatto che fa il contrario di quello che Dio vorrebbe: Teresa d’Avila scriveva: “Chiedo che chi leggerà questo scritto che dopo che il Signore lo ha chiamato non lo offenda di nuovo. Io invece non solo peggioravo, ma sembrava quasi che facessi di tutto per resistere a quanto lui faceva per me…” Vivevo una vita piena di sofferenze perché per mezzo della preghiera vedevo meglio le mie colpe: da una parte mi chiamava Dio, dall’altra io seguivo il mondo; le cose di Dio mi davano una grande gioia, quelle del mondo mi tenevano legata. Sembrava che volessi conciliare questi due opposti […]. [3] IL DIO CHE CI SOPPORTA SI FA COME NOI Ci prepariamo Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo... Gesù è qui, in ciascuno di noi e lo ringrazio perché siamo qui, tranquilli e sereni. E se non siamo tranquilli e sereni, chiediamogli di riuscire a esserlo e di lasciare fuori, per un po’, i problemi e le cose che ci preoccupano. Possiamo dire insieme la preghiera di Enrique de Ossó. Cristo, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso,assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini. Apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. Fil 2,6-11 ASCOLTO ... Dio ci vuole bene, questo è chiaro, anche se la maggior parte del tempo facciamo a meno di lui. Anche Teresa sapeva che era così: Gesù la “sopportò” per molto tempo, sopportò che lei si 4 dimenticasse di Lui. Chi ama molto soffre molto, perché nell’amore c’è sempre un po’ dolore, come sanno tutti. Quando qualcuno che amiamo sta male, stiamo male anche noi; se qualcuno che amiamo non ci considera, soffriamo. Gesù quindi non era certo felice quanto Teresa era occupata a fare altro; era una donna che cercava continuamente la verità, la vita e la felicità e che come tutto viveva situazioni difficili, momenti bui, paura, angoscia… E Lui era sempre con lei, in ogni momento, che lei se ne accorgesse o no, senza pretendere nulla in cambio: come facciamo (o dovremmo fare) con le persone alle quali vogliamo bene. Chi è che ti sopporta oggi? Chi fai soffrire per amore? Per chi soffri? Lui vuole che viviamo l’esperienza di stare vicino a Lui faccia a faccia e che niente ci allontani da questa esperienza che sarà senza dubbio l’esperienza più forte e profonda dell’amore di Dio. “Mi sembra che Dio pensasse e ripensasse al modo di avvicinarmi a Lui. Tu sia benedetto, perché mi hai sopportato!” “Tu ti comporti da buon amico, Signore mio; quando qualcuno ti dimostra la sua amicizia, cominci subito ad aiutarlo, a sopportarlo e, aspettando che riesca a essere come tu lo vuoi, come te, nel frattempo lo sopporti pazientemente così com’è. Tieni conto, Signore mio, di tutti i momenti che dedica ad amarti, e per un attimo di pentimento dimentichi quanto ti ha offeso”. [4] IL DIO COMPASSIONEVOLE Ci prepariamo Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo... Gesù è qui, in ciascuno di noi e lo ringrazio perché siamo qui, tranquilli e sereni. E se non siamo tranquilli e sereni, chiediamogli di riuscire a esserlo e di lasciare fuori, per un po’, i problemi e le cose che ci preoccupano. 5 Possiamo dire insieme la preghiera di Enrique de Ossó. Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. Lc 15, 11-31 Riflessione: Tutti abbiamo ascoltato parecchie volte la parabola del figlio prodigo e quindi, come capita con le cose che si sentono spesso, ci abbiamo fatto l’abitudine e non pensiamo neanche più a cosa significhi. Il figlio è quello che torna a casa dal Padre ed è ricevuto con infinito amore. Punto e basta. Oggi occupiamoci del Padre che ha pietà del dolore del figlio, lo riceve e lo abbraccia con tenerezza e lo abbraccia con quell’amore che è più forte di qualsiasi cosa che possa aver causato dolore, di tutto ciò che avrebbe potuto ferire. ASCOLTA… Compatire significa sapersi mettere nei panni dell’altro, letteralmente significa soffrire con. È uno dei gesti più caratteristici dell’amore di Dio. 6 Nella Bibbia - in molti momenti - Dio dimostra compassione per il popolo, quando gli uomini di Israele camminano come pecore senza pastore, quando sono indifesi, tristi, soli. In molte maniere cerca di rendersi presente e di cercare la maniera di aiutarlo affinché non continui a soffrire e a cadere. Allo stesso modo Gesù fu compassionevole con Teresa, poiché le voleva bene, come vuole bene a ciascuno di noi e il suo cuore si avvicinava a quello di Teresa e lo riempiva d’amore. La guardava e le si faceva vicino e presente. “Che ti preoccupa, piccola peccatrice? Non sono io il tuo Dio? Non ti ricordi quanto sono stato trattato male io? Se mi ami, perché non soffri per me?” “Un giorno ero molto preoccupata per la riforma dell’Ordine e il Signore mi disse: «Fa’ ciò che puoi, lascia fare a me e non preoccuparti di nulla” “Di che hai paura? Non sai che io sono onnipotente? Io faccio quello che ho promesso».” V 26,2 [5] UN DIO CHE CI REGALA LA SUA MISERICORDIA Ci prepariamo Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo... Gesù è qui, in ciascuno di noi e lo ringrazio perché siamo qui, tranquilli e sereni. E se non siamo tranquilli e sereni, chiediamogli di riuscire a esserlo e di lasciare fuori, per un po’, i problemi e le cose che ci preoccupano. Possiamo dire insieme la preghiera di Enrique de Ossó. Gesù disse: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall`altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei 7 briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso». Lc 10,25-37 Riflessione: Non pesa, è mio fratello! Eravamo in gita, felici e contenti quando comparve da lontano un bambino di 8 anni che portava sulle spalla un altro bimbo più piccolo, sui tre anni. Il suo volto era rosso fuoco, bruciato come quello dei contadini del luogo e molto espressivo; nascondeva una certa stanchezza, prodotta senza dubbio dalla distanza, dalla fatica e dal peso del bambino. Gli chiesi: - Piccolo, pesa molto? E lui, con un’alzata di spalle e una faccetta simpatica, disse con forza e decisione: “Non pesa, è mio fratello!”, e afferrò con più forza il piccolo che sorrideva e salutava con una manina, mentre ricominciava a camminare. ASCOLTA… Dio è misericordia, cioè è capace di perdonare. L’uomo – che è fatto a immagine e somiglianza di Dio - dovrebbe essere capace di amare e di perdonare tutti, di scusare tutti. Ogni creatura umana cerca di essere felice, per tutta la durata della propria vita. Se tutti riuscissero a perdonare e ad accogliere gli altri, come fratelli, la ricerca della felicità sarebbe più facile e si intreccerebbero, per dirlo in qualche modo, trame di misericordia. Teresa cercava di far conoscere proprio un Dio così, un Dio che perdona, che ama e che si fa vicino, al quale non pesiamo, mai. Sembra, mio Dio, che io non facessi altro se non promettervi di non mantenere nulla di ciò che vi avevo promesso, anche se allora non era questa la mia intenzione. […] Molte volte il dolore per le mie grandi colpe è alleviato dal fatto che so che tu le perdoni, sempre”. “Perché se io avessi ricambiato anche in parte l’amore che cominciavi a dimostrarmi, non avrei più potuto amare nessuno se non te e con questo si sarebbe rimediato a tutto. Non lo feci, ma ora, Signore ho la tua misericordia”. [6] IL DIO CHE CI PRENDE PER MANO 8 Ci prepariamo Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo... Gesù è qui, in ciascuno di noi e lo ringrazio perché siamo qui, tranquilli e sereni. E se non siamo tranquilli e sereni, chiediamogli di riuscire a esserlo e di lasciare fuori, per un po’, i problemi e le cose che ci preoccupano. Possiamo dire insieme la preghiera di Enrique de Ossó. Gesù disse: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare. Mc 5, 35-41 ASCOLTA ... Teresa come noi ha esperimentato lungo tutta la sua vita il bisogno di non essere sola. Spesso abbiamo avuto bisogno di una guida che con amore e buona volontà camminasse vicino a noi. Ricordiamo quando eravamo bambini: sentivamo la necessità che la nostra mamma o il nostro papà ci prendessero per mano; era una cosa che ci dava sicurezza, che ci permetteva di camminare senza paura, sicuri. Eppure, anche se ci tenevano la manina, qualche volta siamo caduti. Oppure è accaduto il contrario: il fatto che qualcuno ci tenesse per mano ci ha impedito di cadere e di farci male. Prendere la mano di un altro è un gesto di affetto, significa prendersi cura. E non significa in nessun modo togliere la libertà. Dio cammina con noi, è una certezza: ci tiene per mano come un padre, d un fratello, un innamorato, un amico. “Tu sia benedetto per sempre, anche se io ti abbandonavo, tu non mi lasciavi mai del tutto e così potevo rialzarmi, con l’aiuto della tua mano. E spesso, Signore, io non la volevo, né volevo capire che molte volte tu mi chiamavi di nuovo...” Avevo molti amici che mi “aiutavano” a cadere; per rialzarmi ero tanto sola, che ora mi spavento di come non fossi sempre per terra e ringrazio la misericordia di Dio che era l’unico che mi dava la mano”. 9 [7] IL DIO CHE E’ SOAVE E NON SCHIACCIA Ci prepariamo Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo... Gesù è qui, in ciascuno di noi e lo ringrazio perché siamo qui, tranquilli e sereni. E se non siamo tranquilli e sereni, chiediamogli di riuscire a esserlo e di lasciare fuori, per un po’, i problemi e le cose che ci preoccupano. Possiamo dire insieme la preghiera di Enrique de Ossó. Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più». Gv 7,53-8,11 Riflessione: La vera pace (Una storia che ci insegna l’importanza della nostra pace interiore). C’era una volta un Re che offrì un premio a quell’artista che fosse stato capace di ritrarre la pace perfetta. Molti pittori ci provarono e il Re osservò e ammirò tutti i quadri che gli presentarono, ma solamente due furono quelli che gli piacquero e dovette scegliere tra di loro. Il primo quadro rappresentava un lago molto tranquillo nel quale si rifletteva una placida montagna che lo circondava. Sopra c’era un cielo molto azzurro con leggere nuvole bianche. Tutti quelli che guardavano questo quadro dicevano che rifletteva una pace perfetta. Anche il secondo quadro aveva delle montagne. Ma queste erano spoglie e scoperte. Sopra c’era un cielo scuro, con lampi e tuoni si 10 capiva che stava cadendo un acquazzone. Giù per la montagna cadeva una spumeggiante cascata. Tutto questo non rivelava nulla di pacifico. Però quando il Re osservò con attenzione vide tra la cascata un delicato arbusto che stava crescendo in una crepa della roccia. In questo arbusto c’era un nido. Lì, in mezzo all’infuriare dell’acquazzone, c’era un passerotto appollaiato. Pace perfetta. Quale pensi che sia stato il quadro che ha vinto? Il Re scelse il secondo. Sai perché? “Perché” - spiegò il Re - “Pace non significa stare in un luogo senza rumori, senza problemi, senza un faticoso lavoro o senza dolore. Pace significa che, anche stando in mezzo a tutte queste cose, rimaniamo calmi nel nostro cuore. Questo è il vero significato della pace. ASCOLTO… Il Dio teresiano è delicato e affettuoso. Perché l’amore è così. Se un amore schiaccia, limita e paralizza non è amore, è egoismo. La delicatezza è manifestazione dello Spirito di Dio, lui è dolce come la brezza del mare, come l’aria che accarezza la nostra faccia. È il Dio che non esige più di quanto possiamo. È il Dio che aspetta e accompagna. È il Dio che non ha bisogno di tante cose per manifestare il suo infinito amore e la sua tenerezza. È il Dio che offre la pace in ciò che è semplice, senza tante cose, senza tante parole, senza tante considerazioni. È il Dio di Teresa. Oh, Amore che mi ami più di quanto io stessa mi possa amare e capire! Ci tratti in modo delicato e buono! Dio si può servire in tanti modi. Il suo giogo è soave ed è sempre assai utile non trascinare l’anima a viva forza, come si dice, ma guidarla a poco a poco e con delicatezza. [8] GESÙ È CONTENTO CON NOI 11 Ci prepariamo Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo... Gesù è qui, in ciascuno di noi e lo ringrazio perché siamo qui, tranquilli e sereni. E se non siamo tranquilli e sereni, chiediamogli di riuscire a esserlo e di lasciare fuori, per un po’, i problemi e le cose che ci preoccupano. Possiamo dire insieme la preghiera di Enrique de Ossó. Quando venne l’ora, Gesù prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: Non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: "Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: Da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio". Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi» Luca 22,14-23,56 Riflessione: “Per molti anni sono stato nevrotico. Ero un essere oppresso ed egoista. E tutti mi dicevano con insistenza che dovevo cambiare e non smettevano di ricordarmi che ero nevrotico. Io mi offendevo, anche se ero d’accordo con loro e desideravo cambiare, però non mi convincevo della necessità di farlo. Il mio migliore amico continuava a ricordarmi che ero nevrotico e sottolineava la necessità di cambiare. Ero d’accordo con lui. Così mi sentivo intrappolato. Ma un giorno il mio amico mi disse: “Non cambiare. Continua a essere come sei. In realtà, non importa se tu cambi o meno. Io ti voglio bene così come sei e non posso fare a meno di volertene”. Quelle parole risuonarono nelle mie orecchie come una musica: “Non cambiare, non cambiare, ti voglio bene”. Allora mi calmai. E mi sentii vivo. E, meraviglia! Cambiai.” ASCOLTA… La cosa più bella che chi ci ama può dirci è che ci ama così come siamo. Gesù amava Teresa così com’era, per esempio, Le faceva sentire che era la donna più bella e con più qualità che Egli conoscesse. Questo la fece sentire viva e felice Scoprì che non ci sono condizioni nell’amore, che non dobbiamo essere meno 12 buoni o meno cattivi perché ci ami, semplicemente ci ama profondamente e pazzamente. Del resto se ci pensiamo bene, che cos’è l’anima del giusto se non un paradiso nel quale il Signore dice di stare davvero bene? [9] IL DIO CHE VIVE IN ME Ci prepariamo Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo... Gesù è qui, in ciascuno di noi e lo ringrazio perché siamo qui, tranquilli e sereni. E se non siamo tranquilli e sereni, chiediamogli di riuscire a esserlo e di lasciare fuori, per un po’, i problemi e le cose che ci preoccupano. Possiamo dire insieme la preghiera di Enrique de Ossó. In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Gv 1,1-18 Riflessione: 13 In un villaggio, la figlia di un uomo chiese al sacerdote che andasse a casa sua per un momento di preghiera con suo padre che era molto malato. Quando il sacerdote arrivò nella camera, trovò quel pover’uomo nel suo letto con il capo sollevato da due cuscini. C’era una sedia accanto al suo letto, per cui il sacerdote pensò che l’uomo sapesse che sarebbe venuto a trovarlo. - Suppongo che mi stesse aspettando gli disse. - No, chi è lei?- disse l’uomo malato. - Sono il sacerdote che sua figlia ha chiamato perché pregassi con lei; quando sono entrato e ho notato la sedia vuota a lato del suo letto ho supposto che lei sapesse che sarei venuto a farle visita. - Ah sì, la Sedia -. Le dispiace chiudere la porta?- disse l’uomo malato. Il sacerdote, sorpreso, chiuse la porta. L’uomo malato gli disse: - Questo non l’ho mai detto a nessuno, però ho trascorso tutta la mia vita senza sapere come pregare. Quando sono stato in chiesa ho sempre ascoltato quanto mi veniva detto sulla preghiera, su come si deve pregare e sui i benefici che porta… Però queste cose mi entravano da un orecchio e mi uscivano dall’altro. Comunque non avevo idea di come fare. Allora, molto tempo fa, abbandonai completamente la preghiera. Ho continuato così dentro di me fino a circa quattro anni fa, quando, conversando con il mio migliore amico, egli mi disse: Giuseppe, la preghiera è semplicemente avere una conversazione con Gesù, ti suggerisco di fare così: Ti siedi su una sedia e metti un’altra sedia vuota davanti a te, quindi con fede guardi Gesù seduto davanti a te. Non è una scemenza farlo, perché lui ci dice: “Io sarò sempre con voi”. Quindi parlagli e ascoltalo come stai ascoltando me ora. Così ho fatto una volta e mi è piaciuto talmente tanto che ho continuato a farlo per almeno un paio di ore al giorno, da allora. Presto sempre molta attenzione a non farmi vedere da mia figlia… altrimenti mi internerebbe subito in un manicomio. Il sacerdote provò una grande emozione ascoltando tutto questo e disse a Giuseppe che ciò che faceva era qualcosa di molto buono e che non avrebbe dovuto mai smettere di farlo. Quindi pregò con lui. Gli impartì la benedizione e tornò alla sua parrocchia. Due giorni dopo, la figlia di Giuseppe chiamò il sacerdote per dirgli che suo padre era morto. Il sacerdote le chiese: - È morto in Pace? - Sì, quando sono uscita di casa - circa alle due del pomeriggio - mi ha chiamato e sono andata da lui. L’ho visto nel suo letto. Mi ha detto che mi amava molto e mi ha dato un bacio. Quando sono rientrata, dopo aver fatto alcune commissioni, un’ora dopo, l’ho trovato già morto. C’è tuttavia qualcosa di strano rispetto alla sua morte, poiché proprio prima di morire si è avvicinato alla sedia che era accanto al suo letto ci ha 14 appoggiato la testa sopra e infatti così l’ho ritrovato. Cosa crede che possa significare? Il sacerdote, profondamente commosso, si asciugò le lacrime dell’emozione e le rispose: - Magari tutti noi potessimo andarcene in questo modo. La sedia non era vuota. ASCOLTO... Contenuto Teresiano Quando Teresa cercava di spiegare che Dio era vicino, lo faceva usando immagini che al suo tempo erano facili da capire. La nostra anima, diceva Teresa, è come un Castello, tutto di diamante o di un cristallo molto trasparente. Nel castello ci sono molti appartamenti, uno dento all’alto e in mezzo al castello vive Dio: è lì che avvengono le cose più intime tra Dio e l’anima. Non c’è distanza, tra Dio e noi. “È inutile che ci stanchiamo cercando di capire la bellezza del castello. […] Ma per averne un’idea, basta pensare che Dio dice di averlo fatto a sua immagine, benché tra il castello e Dio ci sia sempre la differenza che c’è tra Creatore e creatura, visto che anche l’anima è una creatura. [10] IL DIO INNAMORATO Ci prepariamo Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo... Gesù è qui, in ciascuno di noi e lo ringrazio perché siamo qui, tranquilli e sereni. E se non siamo tranquilli e sereni, chiediamogli di riuscire a esserlo e di lasciare fuori, per un po’, i problemi e le cose che ci preoccupano. Possiamo dire insieme la preghiera di Enrique de Ossó. In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» . Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di 15 lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. Gv 3,14-21 Riflesssione: Un uomo da anni cercava la verità e la felicità. Un giorno, mentre pregava, Dio gli disse: - Seduto negli scalini della chiesa c’è un mendicante che può indicarti il cammino alla verità e alla felicità. L’uomo andò e trovò il mendicante. Iniziarono a parlare: - Buon giorno- disse il signore. - Stando con Dio –contestò il mendicante- tutti i giorni sono buoni. - Sei felice? - Sono l’uomo più felice del mondo. - Non hai problemi, né preoccupazioni? - Sì, ho problemi; ma nella buona e nella cattiva sorte vivo sempre nelle braccia di Dio. - E Dio dove Lo trovi? - Non sono io che trovo Dio, è Dio che trova me. - E Dio dove vive? - Dio vive in tutti quelli che hanno fiducia in Lui e Gli vogliono bene. - Chi sei? - Sono un re - E dov’è è il tuo regno? - Qui, nel mio cuore, è nel cuore di Dio. J. Taulero ASCOLTO... Gesù amava Teresa in modo appassionato e glielo fece capire per tutta la durata della sua vita. Aveva deciso da sempre che doveva essere sua e fece di tutto perché lo fosse, come si fa per l’uomo o la donna della propria vita. E questo fa con ciascuno di noi: si dà da fare. 16 Tu fai di tutto per rendermi del tutto tua! “La questione non è pensare molto, ma amare molto, e così tutto ciò che sveglia in voi la capacità di amare, quello dovete fare” [11] MIO DIO Ci prepariamo Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo... Gesù è qui, in ciascuno di noi e lo ringrazio perché siamo qui, tranquilli e sereni. E se non siamo tranquilli e sereni, chiediamogli di riuscire a esserlo e di lasciare fuori, per un po’, i problemi e le cose che ci preoccupano. Possiamo dire insieme la preghiera di Enrique de Ossó. La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non 17 sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Gv 20,19-31 Riflessione finale: Ne abbiamo parlato tanto e ora possiamo chiederci: Con quale immagine di Dio ti identifichi di più? Chi è il tuo Gesù? Ascolto: Abbiamo visto che il Dio Teresiano è soprattutto il Dio dell’AMORE. Ne hai fatto esperienza? Come? Impegno Questa esperienza di preghiera è finita. Scrivi a una lettera a Dio; consideralo come Padre, come Figlio, come fratello, come Spirito Creatore, come Amico… come vuoi. Scrivila sul serio, nessuno la leggerà. Portala a casa e conservala e rileggila, tra un po’, per vedere che rapporto avevi con lui, se è cambiato, se è rimasto lo stesso. E per finire… Preghiamo il Padre Nostro, insieme. 18