DIFESA E SICUREZZA 048 DSCFC 10 Originale :inglese Traduzione italiana non ufficiale Assemblea parlamentare della NATO SOTTOCOMMISSIONE SULLE CAPACITA’ FUTURE DI SICUREZZA E DIFESA ARMI NUCLEARI NON STRATEGICHE STATUNITENSI IN EUROPA: UN DIBATTITO FONDAMENTALE IN AMBITO NATO PROGETTO DI RELAZIONE RAYMOND KNOPS (PAESI BASSI) RELATORE* Segretariato Internazionale * 8 aprile 2010 Fino all’approvazione della Commissione difesa e sicurezza, il presente documento esprime unicamente le opinioni del relatore. I documenti dell’Assemblea sono disponibili all’indirizzo http://www.nato-pa.int 048 DSCFC 10 E i INDICE I. INTRODUZIONE ........................................................................................................ 1 A. II. A. B. III. LA NATURA DELLA PRESENTE RELAZIONE ............................................................ 2 LE ORIGINI E L’EVOLUZIONE DELLE ATTUALI POLITICHE NUCLEARI DELLA NATO ........................................................................................................................ 3 LA POLITCA NUCLEARE DELLA NATO DOPO LA GUERRA FREDDA .................... 5 LA NATO E LE ARMI NUCLEARI OGGI ...................................................................... 6 OPZIONI PER LA FUTURA POSTURA NUCLEARE DELLA NATO ....................... 7 A. B. C. ARGOMENTAZIONI A FAVORE DEL MANTENIMENTO DELLO STATUS QUO ........ 7 LE ARGOMENTAZIONI A FAVORE DI UN RITIRO TOTALE DALLE BASI EUROPEE9 SCENARI ALTERNATIVI E CONSIDERAZIONI AGGIUNTIVE .................................. 12 IV. CONCLUSIONI PRELIMINARI................................................................................ 15 APPENDICE 1. STATUS DELLE ARMI NUCLEARI USA IN EUROPA 2010 .............. 17 048 DSCFC 10 I. 1 INTRODUZIONE 1. Il ruolo delle armi nucleari nella strategia dell’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO) è sempre più spesso oggetto di analisi da parte di numerosi Paesi alleati. L’attenzione è incentrata sull’importanza del mantenimento delle armi nucleari statunitensi in diversi siti europei e sugli accordi concernenti il ruolo degli Alleati nell’eventualità dell’utilizzo di tali armi. 2. Questa maggiore attenzione alle politiche nucleari della NATO è un riflesso di molteplici fattori che, nel loro insieme, hanno rimesso sul tappeto la questione del disarmo nucleare in generale e hanno creato quella che molti osservatori definiscono una “finestra di opportunità” per il riesame delle teorie e delle politiche attuali. L’aspetto più pregnante è il nuovo approccio dell’Amministrazione statunitense evidenziato dal discorso pronunciato da Obama il 5 aprile 2009 a Praga che prospettava la possibilità di un mondo senza armi nucleari. 3. All’invito di Obama a “perseguire la pace e la sicurezza in un mondo senza armi nucleari” hanno fatto eco le dichiarazioni pubbliche delle cosiddette ‘bande dei quattro”, innanzitutto negli Stati Uniti dove gli ex Segretari di stato George Shultz e Henry Kissinger, l’ex Segretario alla difesa William Perry e l’ex Senatore Sam Nunn, hanno presentato una visione analoga in un controeditoriale pubblicato dal Wall Street Journal nel gennaio 2007.1 Dichiarazioni simili sono state rese successivamente anche da ex politici di spicco nel Regno Unito, in Germania, in Italia, in Norvegia, nei Paesi Bassi, in Belgio e in Polonia. 4. In una dichiarazione che riassume il tono del discorso di tutti i “gruppi dei quattro“, il gruppo olandese, guidato dall’ex Premier Ruud Lubbers ha affermato che “per contenere le superpotenze, non è più necessario un arsenale nucleare. La deterrenza attraverso le armi di distruzione di massa non ha alcuna utilità nella lotta contro il terrorismo. Occorre affermarlo con chiarezza: non soltanto le armi nucleari hanno dato l’impronta alla Guerra fredda, ma la Guerra fredda ha determinato il controllo delle armi nucleari. Quella realtà è definitivamente superata. Soprattutto per questo motivo, l’esistenza delle armi nucleari è ormai molto più pericolosa che in passato.” 2 5. A livello NATO, questa rinnovata attenzione al disarmo nucleare ha portato ad alcuni appelli affinché vengano riesaminate le politiche nucleari dell’Alleanza, e, in modo specifico e diretto, il mantenimento delle armi nucleari tattiche statunitensi sul suolo europeo. Le iniziative in corso per l’elaborazione di un Nuovo Concetto Strategico della NATO, inteso a definire l’attuale raison d’être dell’Alleanza e le priorità future, non potrà evitare di considerare la questione nucleare ma, al tempo stesso, avrà l’opportunità di riesaminare le politiche consolidate. Inoltre, il dibattito su tali questioni è stato iscritto con determinazione sull’agenda della NATO dall’attuale governo tedesco, impegnato a perseguire il ritiro delle armi nucleari dal territorio tedesco, una prospettiva che il Ministro degli esteri Guido Westerwelle ha propugnato energicamente in diverse occasioni. 6. La politica nucleare della NATO suscita una crescente attenzione anche nel contesto della Conferenza di riesame del Trattato di non proliferazione che si terrà a maggio del 2010 presso le Nazioni Unite. Inoltre, diversi Stati membri devono confrontarsi con pressanti scadenze di bilancio e saranno costretti ad adottare importanti decisioni sulle armi nucleari, quali la modernizzazione o la sostituzione dei vettori. 7 Tutti questi fattori hanno indotto cinque Paesi membri della NATO (Olanda, Belgio, Norvegia, Germania e Lussemburgo) a invitare, con successo, il Segretario Generale della NATO a sollevare la questione del programma NATO in materia di controllo degli armamenti, disarmo e 1 2 Shultz G, Perry W, Kissinger H, and Nunn S (2007) A World Free of Nuclear Weapons. The Wall Street Journal, 4 January 2007. Rudd Lubbers, Max van der Stoel; Hans van Mierlo and Fris Korthals Altes, Toward a nuclear weapon free world, NRC Handelsblad, 23 November 2009 048 DSCFC 10 2 non proliferazione e ad avviare un dibattito approfondito sulla politica nucleare della NATO nel corso della riunione di tutti i ministri degli esteri dell’Alleanza che si terrà in Estonia nell’aprile 2010. 8. La presente relazione, preparata per la Sottocommissione sul futuro della sicurezza e delle capacità di difesa, intende presentare una discussione fattuale sulle argomentazioni fondamentali, al fine di alimentare il dibattito dei membri dell’Assemblea Parlamentare della NATO (AP NATO) sulla politica nucleare dell’Alleanza, e di fornire elementi aggiuntivi per le decisioni dei Parlamenti nazionali su questa e su altre questioni correlate. La Relazione sarà aggiornata durante tutto il 2010 per tenere conto degli sviluppi in corso e dei suggerimenti dei membri dell’Assemblea e sarà redatta in veste definitiva durante la sessione di autunno dell’Assemblea che si terrà a Varsavia, Polonia, nel novembre 2010. 9 La Relazione inizia con una breve storia dello spiegamento delle armi nucleari statunitensi sul suolo europeo, illustra le informazioni di pubblico dominio sugli accordi vigenti e sui siti di stoccaggio e, infine, passa in rassegna le principali argomentazioni concernenti il ruolo e lo stazionamento futuro di tali armi e pone il quesito se un cambiamento della politica degli Alleati sia giustificato. Seguono alcune brevi conclusioni del Relatore. A. LA NATURA DELLA PRESENTE RELAZIONE 10. A causa della rapida evoluzione di questo tipo di dibattito, la presente Relazione non può tenere conto di tutti gli eventi importanti ancora in corso durante la sua stesura. Per esempio, al momento di andare in macchina, non è stato ancora completato il riesame della postura nucleare dell’Amministrazione statunitense (Nuclear Posture Review), che definirà la politica di deterrenza, la strategia e la postura nucleare nei prossimi cinque- dieci anni. Inoltre, non si sono ancora svolte né la riunione dei Ministri degli esteri dei paesi della NATO, che discuterà sulla politica nucleare dell’Alleanza e che è prevista per l’aprile 2010, né la Conferenza di riesame del TNP 2010 che si terrà presso le Nazioni Unite. Gli aggiornamenti su questi eventi saranno comunicati a voce dal Relatore nel corso nelle riunioni dell’Assemblea e saranno presi in considerazione nelle versioni successive della Relazione. 11. Il Relatore desidera inoltre precisare che la Relazione è intenzionalmente incentrata sullo specifico dibattito concernente le armi nucleari statunitensi presenti in Europa, e non analizza in modo più approfondito l’agenda della NATO in materia di non proliferazione e di controllo degli armamenti. Il tema delle armi nucleari è critico e attuale ed è un tema sul quale i membri dell’AP NATO possono, e devono, discutere. Il secondo tema (che potrebbe includere aspetti come il Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa e l’Iniziativa di sicurezza contro la proliferazione) è di per sé di forte interesse, ma è talmente vasto che lo spazio limitato di questo documento non potrebbe rendergli giustizia. 12. Infine, è necessario precisare senza ambiguità che la presente Relazione non contiene informazioni riservate. Anche se i responsabili della NATO confermano pubblicamente la presenza di armi nucleari statunitensi sul suolo europeo, è loro politica non precisare né il sito né il numero di tali armi. Data l’impossibilità di ottenere una conferma ufficiale delle informazioni, la presente Relazione poggia sulle valutazioni non riservate delle fonti più autorevoli e più ampiamente utilizzate e sulle stime di esperti indipendenti, che sono considerate la migliore base disponibile per la discussione delle questioni politiche pertinenti. 048 DSCFC 10 II. 3 LE ORIGINI E L’EVOLUZIONE DELLE ATTUALI POLITICHE NUCLEARI DELLA NATO 13. Come specificava chiaramente il primo Concetto Strategico della NATO del 1949, la NATO è stata fondata con l’obiettivo di creare “un potente deterrente contro qualsiasi nazione o gruppo di nazioni che minaccia la pace, l’indipendenza e la stabilità della famiglia di nazioni del Nord Atlantico” e di pianificare il ricorso alla forza militare “per combattere le minacce nemiche, e difendere e mantenere l’integrità dei popoli e dei territori nazionali delle nazioni del Trattato del Nord Atlantico e la scurezza dell’area del Trattato Nord Atlantico” Secondo quanto rilevato dai responsabili NATO, i primi documenti strategici dell’Alleanza Atlantica indicavano chiaramente che gli USA e i loro Alleati erano consapevoli del fatto che, in caso di fallimento della deterrenza, gli impegni di sicurezza assunti dagli Stati Uniti avrebbero incluso la protezione nucleare contro la coercizione o l’aggressione. 14. Nella politica della NATO, l’obiettivo principale delle armi nucleari è stato descritto come obiettivo politico volto a dissuadere i potenziali avversari e a preservare la pace. Secondo la Dichiarazione di Strasburgo/Kehl sulla sicurezza dell’Alleanza, la deterrenza basata su un’adeguata combinazione di capacità nucleari e convenzionali resta un elemento determinante della strategia complessiva della NATO. Soltanto se la deterrenza fallisce, le armi nucleari assumono una rilevanza militare in quanto strumenti per porre fine alla guerra attraverso una escalation nucleare deliberata o per difendere il territorio dell’Alleanza. 15. In questo contesto, il primo schieramento delle armi nucleari non strategiche (NSNW) statunitensi in Europa risale al 1953-54.3 Durante tutta la Guerra fredda, le armi nucleari non strategiche in Europa hanno avuto soprattutto una funzione di contrappeso alla superiorità convenzionale delle forze del Patto di Varsavia. Fin dal 1954, la Commissione militare della NATO ha considerato queste armi essenziali per prevenire una rapida invasione dell’Europa in caso di fallimento della deterrenza.4 16. Lo schieramento serviva anche a rassicurare gli Stati membri europei circa la garanzia nucleare americana. All’epoca, i membri europei non nutrivano alcun dubbio sulla determinazione degli Stati Uniti a difendere l’Europa con le armi convenzionali, mentre avevano serie preoccupazioni circa la loro volontà di utilizzare le armi nucleari, o di minacciare il loro utilizzo, per difenderli. 3 4 Il termine ‘non strategico’ è utilizzato per distinguere le armi a gittata più corta e meno potenti dalle armi a più lunga gittata e più potenti da lanciare, per esempio, dai missili balistici intercontinentali. North Atlantic Military Committee, "Decision on M.C. 48: A Report by the Military Committee on the Most Effective Pattern of Nato Military Strength for the Next Few Years," 1954. 048 DSCFC 10 17. All’inizio degli anni 60, sette paesi della NATO – Belgio, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Turchia e Regno Unito – ospitavano le testate nucleari statunitensi, mentre la Francia le aveva ospitate fino al 1959. Si trattava di armi nucleari di vario tipo: dalle mine di terra ai missili da crociera a gittata intermedia lanciabili da terra. Nel 1971, il numero di armi nucleari non strategiche in Europa aveva raggiunto un picco di 7.300 unità. Successivamente, il numero di armi stazionate cominciò a diminuire gradualmente fino a ridursi drasticamente dopo la fine della Guerra fredda. 5 4 Reduction of NATO’s Land-based Sub-strategic Nuclear Stockpile Relative Numbers of Weapons Mines Air Defence Missiles Surface-to-Surface Miss. Artillery UK Bombs US Bombs 1971 1981 1987 1991 Past 1993 2003 2010 Toda y 18. Durante tutto il periodo della Guerra fredda, gli alleati europei sostennero opinioni divergenti circa le misure più idonee da adottare in relazione alle armi nucleari in Europa. Se il Regno Unito e la Francia avvertivano l’esigenza di dotarsi di proprie forze nucleari, la Germania occidentale e l’Italia si dichiararono ripetutamente a favore di un qualche tipo di forza nucleare multilaterale in Europa. Da parte loro, gli USA cercavano di conservare un controllo sulla politica nucleare della NATO per quanto possibile ampio, ma ancora compatibile con il grado di rassicurazione da offrire ai membri europei della NATO (evitando così che un altro Paese membro avvertisse l’esigenza di dotarsi autonomamente di un arsenale nucleare). 19. Negli anni 60, fu però raggiunto un accordo sostanzialmente stabile, e ancora in vigore, per la ‘condivisione’ dei materiali e delle dotazioni nucleari e delle relative responsabilità. Qualora la NATO decida di ricorrere al loro uso, alcuni Stati membri europei avrebbero il compito di lanciare le armi nucleari – per esempio utilizzando i propri aerei o la propria artiglieria-e, di conseguenza, si sono impegnati a mantenere le capacità e i mezzi necessari per un eventuale attacco. Gli USA conserverebbero il controllo sulle testate fino al momento del loro utilizzo. A quel punto, la responsabilità per il lancio di un attacco nucleare passerebbe agli Alleati. 20. Per integrare queste responsabilità nucleari condivise, nel 1966 fu creato il Gruppo di pianificazione nucleare (GPN) che ha il compito di decidere su alcuni aspetti della politica nucleare dell’Alleanza quali l’affidabilità e sicurezza e la capacità di sopravvivenza delle armi nucleari, le questioni concernenti il loro spiegamento, ma anche il controllo degli armamenti e la proliferazione nucleare. Oggi, è un forum aperto nel quale tutti i membri della NATO, indipendentemente dal fatto che essi ospitino o mantengano armi nucleari, possono partecipare alla configurazione della politica nucleare dell’Alleanza. Attualmente, nel GPN sono rappresentati tutti gli Stati membri ad eccezione della Francia. 21. Dal 1977, il Gruppo di alto livello, un organo consultivo presieduto dagli USA e costituito da responsabili politici ed esperti nazionali, fornisce consulenza al GNP sulla politica, sulla pianificazione e sulla postura nucleare oltre che sull’affidabilità e sicurezza e sulla capacità di sopravvivenza delle armi nucleari. Nel 1979 è stato creato anche un Gruppo Consultivo Speciale sul controllo degli armamenti. 5 Cfr. Hans M. Kristensen, "U.S. Nuclear Weapons in Europe: A Review of Post-Cold War Policy, Force Levels, and War Planning," (2005), e Miles A. Pomper, William Potter, and Nikolai Sokov, "Reducing and Regulating Tactical (Nonstrategic) Nuclear Weapons in Europe," (2009). 048 DSCFC 10 5 22. Alla fine della Guerra fredda, gli accordi NATO in materia di forze nucleari hanno segnato un’evoluzione in direzione di un controllo fisico condiviso dei materiali nucleari degli USA e, sul piano politico, hanno trovato riscontro nella creazione di un quadro di riferimento istituzionale permanente per la consultazione sulla politica nucleare.6 A. LA POLITICA NUCLEARE DELLA NATO DOPO LA GUERRA FREDDA 23. Nel periodo post-guerra fredda, in un ambiente di sicurezza internazionale profondamente mutato, la NATO ha ridimensionato il ruolo militare o bellico delle sue armi nucleari. In particolare, il numero complessivo di armi nucleari presenti sul suolo europeo ha subito una netta riduzione. Nel 1991, quando gli USA decisero unilateralmente un ritiro generalizzato delle armi nucleari non strategiche a corta gittata lanciate da terra, dall’ Europa furono ritirate 2.400 unità tra proiettili di artiglieria, missili superficie-superficie e bombe antisommergibile. 24. Gli USA ritirarono la metà delle circa 1.400 bombe B-61 con esplosione aerea in caduta libera (sganciabile da un cacciabombardiere) e le bombe B-61 rimasero l’unico tipo di armi nucleari non strategiche stazionate in Europa. Negli anni successivi, i tempi di preparazione si ridussero notevolmente e le armi non erano più puntate in direzione di una specifica minaccia potenziale. 25. Queste misure erano state dettate dalle preoccupazioni degli Stati Uniti per l’eventualità che il materiale nucleare potesse circolare liberamente in seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Si sperava che misure così eccezionali inducessero l’URSS a impegnarsi per riduzioni simili – e tali impegni furono effettivamente assunti da Mikhail Gorbaciov e Boris Yeltsin nell’ambito delle cosiddette Iniziative Nucleari Presidenziali. Tuttavia, alcuni analisti esprimevano ancora qualche riserva sul mantenimento degli impegni assunti dalla Russia, dato che mancavano le misure di verifica. 26. Secondo Hans Kristensen, della Federazione degli scienziati americani, le riduzioni continuarono e, nel 2000, nei sette paesi europei rimanevano schierate soltanto circa 500 testate statunitensi. Nel 2001, gli USA ritirarono, in tutta discrezione, le testate schierate in Grecia (almeno 20), Si trattava del primo ritiro da quando la Francia aveva chiesto la rimozione delle testate statunitensi nel 1959. A partire dal 2004, sempre con discrezione, gli USA ritirarono circa 130 testate dalla Germania (lasciando soltanto 10-20 testate) e circa 110 bombe presenti nel Regno Unito.7 27. Mentre la NATO ridimensionava il ruolo delle armi nucleari in un eventuale conflitto militare, i suoi principali documenti accentuavano il ruolo politico di tali armi: innanzitutto il loro effetto di dissuasione (la capacità di prevenire una guerra) e, in secondo luogo, la loro funzione nel mantenimento della coesione e della solidarietà attraverso la rassicurazione degli Alleati. 28. Pertanto, nella Dichiarazione di Londra del 1990, gli Alleati affermano che “in un'Europa trasformata, tuttavia, essi saranno in grado di adottare una nuova strategia della NATO che faccia veramente delle forze nucleari l'arma dell'estrema risorsa.” Il Concetto strategico della NATO del 1991 definiva il potenziale uso delle armi nucleari “ancor più remoto” che durante la Guerra fredda, sottolineando al tempo stesso che le NSNW continuavano a fornire “un essenziale legame con le forze nucleari strategiche, rafforzando il legame transatlantico.” Questi punti sono stati ampiamente confermati dal Concetto strategico del 1999 secondo cui le NSNW in Europa 6 7 Martin Smith, "To Neither Use Them nor Lose Them: NATO and Nuclear Weapons Since the Cold War," Contemporary Security Policy 25, no. 3 (2004). Nel 2005, secondo Kristensen restavano 480 testate (cfr. Hans M. Kristensen, "U.S. Nuclear Weapons in Europe: A Review of Post-Cold War Policy, Force Levels, and War Planning," (2005)). Aggiungendo le 20 testate ritirate dalla Grecia, nel 2000 erano schierate 500 testate (Cfr. Nuclear Threat Initiative, "United States Removes Nukes from U.K.," Global Security Newswire, no. January 31, 2010 e Oliver Meier, "U.S. Cuts Tactical Nuclear Weapons in Europe," Arms Control Today, September 2007). 048 DSCFC 10 6 garantivano “[a] una postura nucleare credibile dell’Alleanza,” “la dimostrazione della solidarietà dell’Alleanza” e “l’impegno comune a prevenire la guerra”. Sempre secondo il Concetto strategico del 1999, le NSNW avrebbero consentito il mantenimento di adeguate forze sub-strategiche al livello minimo sufficiente per preservare la pace e la stabilità. 29. La politica nucleare della NATO è anche al centro degli impegni assunti nel 1996 con la Federazione Russa per fugare i timori di Mosca circa l’allargamento della NATO: il Consiglio Nord Atlantico annunciò che l’Alleanza “non aveva nessuna intenzione, ragione o piano per stazionare armi nucleari sul territorio dei nuovi Stati membri, né aveva alcuna esigenza di cambiare qualsiasi aspetto della postura o della politica nucleare della NATO.” B. LA NATO E LE ARMI NUCLEARI OGGI 30. Secondo alcune stime di pubblico dominio, oggi, circa 150-200 armi nucleari statunitensi non strategiche sono schierate in Paesi europei (per maggiori dettagli, si veda l’Appendice 1). Le testate nucleari B-61 rimaste in Europa sarebbero schierate in cinque paesi – Belgio, Germania, Italia, Olanda e Turchia. Anche il Regno Unito (come gli Stati Uniti) ha un numero limitato di missili balistici a lancio sottomarino assegnati alla NATO per scopi strategici e non strategici. Nessuno degli arsenali nucleari francesi è direttamente assegnato all’Alleanza. 31. In tempo di pace, queste armi restano sotto il comando e il controllo degli USA. Tuttavia, in virtù delle disposizioni degli accordi nucleari bilaterali, le nazioni ospitanti che mettono a disposizione gli aerei, ne assumono il controllo in tempo di guerra. A seconda del paese ospitante, in caso di reale attacco, le bombe saranno sganciate dalla nazione ospitante o dagli F-16 statunitensi che sono stati progettati per trasportare bombe nucleari e convenzionali e hanno un raggio operativo di circa 1.350 km. Il livello di allerta di questi aerei per le missioni nucleari è estremamente basso – e la loro predisposizione richiede mesi (e non minuti). 32. Nel Concetto strategico del 1999 della NATO, che contiene gli attuali orientamenti politici dell’Alleanza in materia di armi nucleari, si legge: Nell’attuale ambiente di sicurezza nel quale “l'esistenza di potenti forze nucleari al di fuori dell'Alleanza costituisce un fattore significativo,” non è possibile contare sulle sole forze militari convenzionali per assicurare una deterrenza credibile al fine di salvaguardare la pace e di prevenire la guerra e qualsiasi tipo di aggressione. Le armi nucleari dei membri dell’Alleanza forniscono quindi un contributo del tutto unico e vitale alla dottrina di dissuasione della NATO “nel rendere i rischi di aggressione contro l’Alleanza non valutabili e inaccettabili.” Inoltre, il conseguimento dell’obiettivo di deterrenza della NATO “dipende fondamentalmente dall'equa ripartizione dei ruoli, dei rischi e delle responsabilità, così come dei benefici, della difesa comune.” Ciò richiede “una diffusa partecipazione degli Alleati europei ai compiti nucleari nella pianificazione collettiva della difesa, all’insediamento di armi nucleari sui propri territori in tempo di pace e ai dispositivi di comando, di controllo e di consultazione.” Pertanto la NATO “continuerà a mantenere nel futuro prevedibile un'adeguata combinazione di forze nucleari e convenzionali con base in Europa e mantenute aggiornate ove necessario, ma comunque al livello minimo sufficiente.” In sintesi, il Concetto del 1999 conclude che “La presenza in Europa di forze convenzionali e nucleari degli Stati Uniti continua a rivestire un'importanza vitale per la sicurezza dell'Europa.” 048 DSCFC 10 III. 7 OPZIONI PER LA FUTURA POSTURA NUCLEARE DELLA NATO 33. Come rilevato nel precedente Capitolo, il Concetto strategico del 1999 fornisce gli attuali orientamenti politici della NATO in materia di politica delle armi nucleari. Di conseguenza, il processo in corso per l’elaborazione di un Nuovo Concetto Strategico che sarà approvato durante il Vertice NATO di Lisbona nel novembre 2010, costituisce lo strumento che consentirà un riesame della politica attuale in materia. 34. Il presente Capitolo illustra quelli che, ad avviso del Relatore, sono i principali temi del dibattito sul futuro delle armi nucleari statunitensi schierate in Europa. Tali temi vertono sostanzialmente su tre grandi opzioni politiche: il mantenimento dello status quo, il ritiro di tutte le armi e uno di diversi percorsi alternativi. Le argomentazioni a favore di ciascuna opzione sono descritte nei capitoli successivi. A. ARGOMENTAZIONI A FAVORE DEL MANTENIMENTO DELLO STATUS QUO 35. Come rilevato sopra, la politica perseguita finora dalla NATO, così come è stata enunciata nei due precedenti Concetti Strategici, evidenzia che il ruolo nucleare è rimasto fondamentale per la solidarietà dell’Alleanza. Ciò trova riscontro nel Rapporto presentato nel dicembre 2008 al Segretario della difesa da una Task Force di alto livello statunitense secondo cui “la presenza delle forze nucleari USA con base in Europa e assegnate alla NATO resta un essenziale legame politico e militare tra i membri europei e nordamericani dell’Alleanza.”8 36. In un recente articolo, l’ex Segretario Generale della NATO Lord George Robertson assume una posizione analoga, affermando che“l’arsenale nucleare in Europa espone il territorio degli Stati Uniti al rischio di attacco nucleare nel caso la NATO sia costretta a ricorrere all’uso delle bombe nucleari basate in Europa per difendere le sue frontiere. Ciò lancia a un potenziale aggressore il segnale che un attacco rivolto contro la NATO comporterebbe un rischio di gran lunga superiore a qualsiasi possibile vantaggio.”9 37. Seguendo queste argomentazioni, un’iniziativa statunitense volta al ritiro delle sue armi nucleari dall’Europa potrebbe essere un segnale di un indebolimento dell’impegno di sicurezza degli Stati Uniti nei confronti dell’Europa. Come sottolinea Martin A. Smith della Royal Military Academy Sandhurst, i principali motivi del mantenimento delle NSNW in Europa dopo la fine della Guerra fredda sono stati “una riluttanza a compromettere la coesione e la solidarietà tra gli Alleati e l’esigenza di una garanzia nucleare residua.”10 Secondo alcuni, osservatori tali condizioni permangono. 38. In effetti, alcuni membri della NATO considerano la presenza fisica delle armi in Europa una rassicurazione strategica. I responsabili della NATO hanno comunicato ai membri dell’Assemblea che soprattutto i paesi membri sul versante più orientale sono stati irremovibili circa l’esigenza di mantenere le armi nucleari statunitensi in Europa, sottolineando che l’ombrello nucleare è stato uno dei motivi che li ha indotti ad aderire all’Alleanza. Recentemente, in una lettera aperta inviata al Presidente Obama, 22 politici di spicco dell’Europa dell’est, tra cui Lech Walesa e Václav Havel, pur non menzionando espressamente le armi nucleari, hanno dato voce al timore molto concreto dei nuovi membri di essere abbandonati. Gli autori della lettera affermano che “i paesi dell’Europa centrale e orientale non sono più al centro della politica estera Americana” e che “nonostante gli 8 9 10 "Report of the Secretary of Defense Task Force on DOD Nuclear Weapons Management: Phase II: Review of the DOD Nuclear Mission," (2008). Franklin Miller, George Robertson and Kori Schake, "Germany Opens Pandora’s Box, " Briefing Note, Centre for European Reform (2010). Martin A. Smith, "'In a Box in a Corner'? Nato's Theatre Nuclear Weapons, 1989-1999," Journal of Strategic Studies 25, no. 1 (2002). 048 DSCFC 10 8 sforzi e il contributo significativo dei nuovi membri, oggi la NATO appare più debole di quanto fosse al momento della nostra adesione.”11 39. Anche Lord Robertson sostiene che la riduzione o il ritiro delle armi nucleari in Europa rimette in discussione il concetto di condivisione degli oneri. Secondo Lord Robertson e i suoi coautori, le pressioni del ministro degli esteri tedesco per il ritiro delle armi nucleari statunitensi dalla Germania non farebbero che trasferire l’onere sugli altri alleati; Gli USA e le altre nazioni ospitanti europee “avranno il difficile compito di spiegare alle proprie opinioni pubbliche la logica della deterrenza nucleare, mentre la Germania ne coglierà i frutti.”12 40. Gli oppositori europei del ritiro delle armi sostengono inoltre che, se accordi istituzionali come il Gruppo di pianificazione nucleare dovessero perdere la loro raison d’être, l’influenza europea sulla politica nucleare della NATO (e degli USA) sarebbe indebolita, dato che non esisterebbero più armi statunitensi sul suolo europeo o che gli alleati europei non avrebbero alcun ruolo nel loro lancio, qualora fosse necessario utilizzarle.13 41. Anticipando le argomentazioni secondo cui la regolamentazione, la riduzione o il ritiro delle armi nucleari statunitensi schierate in Europa potrebbero avere effetti positivi sulle iniziative di non proliferazione e di controllo degli armamenti, i sostenitori dello status quo definiscono improbabili effetti positivi sul controllo degli armamenti e sul disarmo nucleare. Michael Rühle, responsabile della preparazione dei discorsi della NATO, sottolinea che le riduzioni nucleari dopo la Guerra fredda “non hanno avuto ricadute percettibili sulle ambizioni nucleari di altri paesi.” Ritiene che il ritiro delle armi nucleari dall’Europa sarebbe accolto al massimo con “un cenno del capo in segno di assenso.”14 Queste argomentazioni sono confermate anche dagli evidenti casi di proliferazione avvenuti dopo tali riduzioni e dal crescente ruolo che la Russia attribuisce alle sue armi nucleari non strategiche. 42. Secondo i sostenitori dello status quo, il ritiro comporta anche un altro rischio, il pericolo di incoraggiare altri paesi a sviluppare un proprio deterrente nucleare. Il Rapporto Finale presentato nel 2009 dalla Commissione del Congresso americano sulla postura strategica degli Stati Uniti, presieduta dagli ex Segretari alla difesa Perry e Schlesinger, conclude che: “Le nostre capacità militari, nucleari e convenzionali, sottendono le garanzie di sicurezza degli Stati Uniti nei confronti dei loro alleati, senza le quali molti di essi sarebbero sottoposti a pressioni enormi per dotarsi di propri arsenali nucleari.”15 43. In questo contesto, è chiaro che l’importanza delle armi nucleari della NATO in Europa potrebbe essere accentuata nel caso gli avvenimenti in Medio Oriente prendano una piega inquietante. Come sostiene Rühle, “se si arriverà alla nuclearizzazione del Medio Oriente, l’Europa si troverà vicina a una regione nella quale ogni conflitto convenzionale potrebbe comportare rischi di escalation nucleare.” In questo caso, la condivisione nucleare offrirebbe un mezzo “per risparmiare all’Europa il nervosismo che è così palpabile in Medio Oriente e in Asia.”16 La Turchia viene citata spesso come esempio di uno stato membro della NATO che, in un simile scenario, potrebbe prendere in considerazione lo sviluppo di un proprio arsenale nucleare considerandolo un investimento strategico necessario. 11 12 13 14 15 16 Valdas Adamkus et al, “An Open Letter to the Obama Administration from Central and Eastern Europe,” Gazeta Wyborcza, July 15, 2009. Franklin Miller, George Robertson and Kori Schake, "Germany Opens Pandora’s Box, " Briefing Note, Centre for European Reform (2010). Cfr. ad esempio Miles A. Pomper, William Potter, and Nikolai Sokov, "Reducing and Regulating Tactical (Nonstrategic) Nuclear Weapons in Europe," (2009) e Hugh Beach, "The End of Nuclear Sharing? US Nuclear Weapons in Europe," RUSI Journal 154, no. 6 (2009). Michael Rühle, "NATO's Future Nuclear Dimension: Managing Expectations for the Strategic Concept Debate," Strategic Insights 8, no. 4 (2009). “America’s Strategic Posture: The Final Report of the Congressional Commission on the Strategic Posture of the United States,” United States Institute of Peace (USIP) Press (2009). Michael Rühle, "NATO and Extended Deterrence in a Multinuclear World," Contemporary Strategy 28, no. 1 (2009). 048 DSCFC 10 9 44. Infine, i sostenitori del mantenimento di status quo affermano che il futuro è semplicemente imprevedibile e che il mantenimento di capacità comprovate di dissuasione è l’unica soluzione prudente per ‘mettersi al riparo’ dalle potenziali minacce. Le armi nucleari potrebbero essere necessarie per affrontare un potenziale aggressore futuro che potrebbe cercare di ricattare gli Stati membri della NATO. Il mantenimento di una capacità nucleare potrebbe inoltre impedire a un aggressore in conflitto con gli Stati Uniti di scegliere l’Europa come obiettivo ‘di ripiego’.17 Inoltre, con grande probabilità, un eventuale ritiro sarebbe politicamente irreversibile, anche nell’imminenza di una crisi. Qualsiasi tentativo di riportare le armi in Europa per segnalare la propria determinazione nel corso di una crisi potrebbe rivelarsi uno strumento di escalation drammaticamente pericoloso. B. LE ARGOMENTAZIONI A FAVORE DI UN RITIRO TOTALE DALLE BASI EUROPEE 45. I sostenitori del ritiro delle armi nucleari statunitensi dal suolo europeo utilizzano molte linee di argomentazione diverse - e spesso più di una contemporaneamente. Un esempio proviene da una fonte a prima vista sorprendente: il Comando Europeo degli Stati Uniti (EUCOM), vale a dire l’ente militare statunitense responsabile per gli armamenti. Secondo uno studio del governo statunitense pubblicato nel 2008 sembra che l’EUCOM “non riconosca più l’imperativo politico delle armi nucleari statunitensi all’interno dell’Alleanza;” Gli Stati Uniti spendono “una fortuna” per mantenerle; e “esse non hanno alcun valore sul piano militare.” Secondo la citazione, per i funzionari dell’EUCOM il luogo fisico nel quale si trovano le armi non ha alcun effetto sulla loro credibilità come deterrente e un ritiro unilaterale non avrebbe “alcuna ricaduta negativa sul piano militare.”18 46. Nei paragrafi che seguono, vengono enunciate ed esaminate queste e altre importanti argomentazioni avanzate dai sostenitori del ritiro per perorare la loro causa. 47. La prima argomentazione, e anche la più diretta, utilizzata dai sostenitori del ritiro delle armi nucleari statunitensi dal suolo europeo è che il razionale del loro schieramento è venuto meno con la dissoluzione del Patto di Varsavia. Come ha dichiarato il ministro degli esteri tedesco nel corso della Conferenza sulla sicurezza di Monaco del 2010, “le ultime armi nucleari rimaste in Germania sono un relitto della Guerra fredda. Non servono più alcun obiettivo militare.”19 Più precisamente, nel loro ruolo originale di arma tattica contro formazioni militari convenzionali su vasta scala tali armi sarebbero praticamente superate, in quanto una tale minaccia non esiste più. 48. Alcuni sostenitori sottolineano inoltre che in assenza di una minaccia di conflitto interstatale, le armi nucleari schierate in Europa hanno un ruolo piuttosto limitato, ammesso che ne abbiano uno, nel contrasto al terrorismo internazionale, che costituisce la più probabile minaccia esterna alla sicurezza dell’Alleanza,. George Perkovich del Carnegie Endowment for International Peace scrive che “nell’Europa di oggi, il rischio morale non deriva tanto dal ritiro delle armi nucleari tattiche inutili, ma piuttosto dalla finzione che esse siano in grado proteggere gli Alleati dalle sfide del XXI secolo, facendo, nel frattempo, ben poco per sviluppare le capacità e le strategie diplomatiche che consentano di rispondere a tali minacce.”20 Nel corso delle discussione con i membri della Commissione difesa e sicurezza dell’Assemblea parlamentare della NATO; alcuni funzionari dell’amministrazione Obama hanno riconosciuto che le armi nucleari hanno un ruolo di dissuasione piuttosto limitato nei confronti di gruppi terroristi che sfuggono a qualsiasi controllo. 17 18 19 20 Łech Kulesa, “Reduce US Nukes in Europe to Zero, and Keep NATO Strong (and Nuclear): A View from Poland,” PISM Strategic Files, No. 7 (2009). "Report of the Secretary of Defense Task Force on DOD Nuclear Weapons Management: Phase II: Review of the DOD Nuclear Mission," (2008). Guido Westerwelle, Relazione presentata alla 46th Conferenza di Monaco sulla sicurezza, (2010). George Perkovich, "Nuclear Weapons in Germany: Broaden and Deepen the Debate," Policy Outlook No. 54, Carnegie Endowment for International Peace (2010). 048 DSCFC 10 10 49. Le alternative alle armi nucleari statunitensi schierate in Europa potrebbero servire altrettanto bene gli obiettivi di dissuasione della NATO, aggiungono i sostenitori di un ritiro delle armi. Per esempio, l’analista Miles Pomper del James Martin Center for Nonproliferation Studies sostiene che i bombardieri nucleari e i missili da crociera lanciabili da sottomarini schierati negli USA hanno dato un contributo positivo alla deterrenza allargata degli Stati Uniti per il suo alleato giapponese.21 Inoltre, secondo la Nuclear Posture Review non ancora pubblicata sembrerebbe che l’amministrazione Obama intenda sostituire alcune delle funzioni di deterrenza assicurate in passato dalle armi nucleari con la capacità di Prompt Global Strike che fa affidamento sull’uso delle testate convenzionali lanciate dai missili balistici intercontinentali. 50. Inoltre, secondo i sostenitori del ritiro, probabilmente, l’idea che i nuovi membri della NATO si oppongano fermamente al ritiro delle armi strategiche non nucleari è meno definita di quanto non sembri a prima vista. Per esempio, un recente editoriale co-firmato dal ministro degli esteri polacco Radek Sikorski e dal ministro degli esteri svedese Carl Bildt invita, “i leader degli Stati Uniti e della Russia ad impegnarsi ad adottare tempestivamente misure per una forte riduzione delle cosiddette armi nucleari tattiche in Europa,” allo scopo di ridurre ulteriormente i depositi di armi nucleari e “costruire la fiducia in un migliore ordine di sicurezza europeo.” Gli autori aggiungono che “mentre le armi nucleari strategiche sono considerate una mutua minaccia dagli Stati Uniti e dalla Russia, nazioni come le nostre — Svezia e Polonia - potrebbero avere motivi ben più seri di preoccuparsi per il gran numero di armi nucleari tattiche,” dato che le NSNW in Europa sembrano essere schierate “teoricamente in preparazione di un conflitto nella nostra parte del mondo.” Sempre secondo gli autori, tali misure potrebbero essere adottate su base unilaterale o attraverso negoziati.22 51. Secondo numerosi rapporti, anche la Turchia sarebbe contraria al ritiro del deterrente nucleare statunitense in un momento in cui la questione nucleare iraniana acquista contorni sempre più preoccupanti. Ma anche in Turchia esistono sostenitori del ritiro: recentemente, i redattori di Hürriyet, un quotidiano tradizionalmente vicino agli ambienti militari, hanno espresso la speranza che la Nuclear Posture Review statunitense includa un “impegno a non utilizzare Incirlik, la base NATO di Adana, per il deposito di armi nucleari.” 23 52. I sostenitori del ritiro affermano inoltre che la regolamentazione, la riduzione o il ritiro delle armi nucleari non strategiche statunitensi schierate in Europa avrebbero effetti positivi, diretti e indiretti, sul controllo degli armamenti, sul disarmo nucleare e sulla non proliferazione e consentirebbe di portare avanti l’agenda del disarmo all’interno della ‘finestra di opportunità’ creata dal nuovo approccio del Presidente Obama. 53. Tali argomentazioni concernono gli obblighi assunti dagli Stati membri della NATO con il Trattato di non proliferazione (NPT), che sarà oggetto di un’importante Conferenza di riesame presso le Nazioni Unite nel maggio 2010 e al quale aderiscono tutti gli Stati membri della NATO. In primo luogo, gli Stati nucleari si sono impegnati ad adottare misure volte a realizzare l’obiettivo del disarmo nucleare, come stabilito dall’art. VI. In secondo luogo- affermano i sostenitori del controllo degli armamenti - in virtù degli articoli I e II, la NATO è tenuta a sospendere la pratica di condivisione nucleare dell’Alleanza. L’articolo I vieta il trasferimento di armi nucleari da parte degli Stati militarmente nucleari, mentre l’articolo II vieta agli Stati militarmente non nucleari di accettare il controllo su tali armi. 21 22 23 Miles A. Pomper, William Potter, and Nikolai Sokov, "Reducing and Regulating Tactical (Nonstrategic) Nuclear Weapons in Europe," (2009). Carl Bildt and Radek Sikorski, "Next, the Tactical Nukes," The New York Times, February 1, 2010. Hürriyet, “From the Bosphorus: Straight - Integrating the nuclear past and present,” February 22, 2010. 048 DSCFC 10 54. I sostenitori del controllo degli armamenti citano spesso le procedure di condivisione nucleare della NATO. Essi ritengono che tali procedure violino gli articoli citati e sostengono che l’accordo attuale indebolisce l’autorità della NATO nel chiedere meccanismi di non proliferazione più forti e erode qualsiasi autorità o leadership morale che gli Alleati potrebbero avere nella realizzazione di un mondo denuclearizzato. Da parte sua, la NATO sostiene che le pratiche dell’Alleanza sono pienamente conformi al NPT. Come risulta dai documenti pubblici della NATO, le pratiche di condivisione nucleare erano già operative al momento della negoziazione del NPT e, all’epoca, nessuna delle altre delegazioni ha sollevato obiezioni.24 11 Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari (NPT) (estratti) Articolo I Ciascuno degli Stati militarmente nucleari, che sia Parte del Trattato, si impegna a non trasferire a chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, ovvero il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente; si impegna inoltre a non assistere, né incoraggiare, né spingere in alcun modo uno Stato militarmente non nucleare a produrre o altrimenti procurarsi armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, ovvero il controllo su tali armi o congegni esplosivi. Articolo II Ciascuno degli Stati militarmente non nucleari, che sia Parte del Trattato, si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, né il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente; si impegna inoltre a non produrre né altrimenti procurarsi armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, e a non chiedere né ricevere aiuto per la fabbricazione di armi nucleari o di altri congegni nucleari esplosivi. Articolo VI Ciascuna Parte si impegna a concludere in buona fede trattative su misure efficaci per una prossima cessazione della corsa agli armamenti nucleari e per il disarmo nucleare,come pure per un trattato sul disarmo generale e completo sotto stretto ed efficace controllo internazionale. 55. I sostenitori del ritiro ammoniscono inoltre che il mantenimento delle armi nucleari invierebbe il segnale che gli Alleati continuano a considerare tali armi il garante ultimo della loro difesa e sicurezza e ciò potrebbe accentuare la loro utilità agli occhi degli Stati che intendono dotarsi di un proprio arsenale. Altre nazioni potrebbero essere incoraggiate a seguire la stessa logica per cercare di procurarsi le armi nucleari e, secondo i critici, ciò toglierebbe quanto meno terreno alle motivazioni addotte dalla NATO per spiegare agli altri paesi perché non devono cercare di acquisire tali armi.25 56. Alcuni recenti incidenti hanno anche sollevato questioni concernenti l’affidabilità e la sicurezza delle installazioni di armi nucleari statunitensi in Europa e la possibilità di furto, dirottamento o di altre perdite di controllo. Nel 2008 un panel di alto livello dell’Aeronautica statunitense ha rilevato che gran parte dei siti utilizzati per lo schieramento delle armi nucleari in Europa non risponde ai requisiti di sicurezza del Dipartimento della difesa.26 I problemi indicati per le diverse basi erano recinzioni e sistemi di sicurezza inadeguati, carenze di personale e addetti ai servizi di sicurezza insufficientemente formati.27 57. Nonostante questi rapporti, Guy Roberts, Vice Segretario Generale della NATO per la politica in materia di armi di distruzione di massa e Direttore per la politica nucleare della NATO 24 25 26 27 I sostenitori del controllo degli armamenti sottolineano che, nel 1968, non tutte la parti al Trattato NPT erano a conoscenza del relativo accordo concluso tra gli USA e l’Unione Sovietica e che, nonostante il fatto che, all’epoca, gli accordi di condivisione nucleare non fossero contestati, oggi essi sono oggetto di critiche sempre più frequenti, soprattutto da parte dei Paesi non allineati. La questione sarà sicuramente sottoposta alla Conferenza di revisione del NPT nel maggio 2010. Negli ultimi mesi, molti alti funzionari ed ex responsabili politici hanno avanzato argomentazioni analoghe; ad esempio, Shultz, Perry, Kissinger e Nunn sostengono che un provvedimento urgente in direzione di una soluzione ‘Global Zero’ deve eliminare le armi nucleari a corto raggio progettate per un dispiegamento avanzato.” Cfr. George P. Shultz, William J. Perry, Henry A. Kissinger and Sam Nunn, "Toward a Nuclear-Free World," The Wall Street Journal, January 15, 2008. US Air Force, “Air Force Blue Ribbon Review of Nuclear Weapons Policies and Procedures” (2008). Un recente esempio di problema di sicurezza, senza alcuna conseguenza ma non meno allarmante, risale all’inizio del febbraio 2010 quando un gruppo di attivisti belgi riuscì a penetrare nella base belga di Kleine Brogel, Si aggirò per quasi un’ora sulla pista e arrivò fino a un hangar per aerei protetto che avrebbe potuto contenere armi nucleari cfr. Jeffrey Lewis, “Activists Breach Security at Kleine Brogel,” Armscontrolwonk, February 4, 2010). 048 DSCFC 10 12 afferma che “ la sicurezza delle armi nucleari schierate in Europa è fuori questione”. Nell’agosto 2008, nel corso un incontro con Arms Control Today, Roberts ha affermato che il rapporto citato dell’Aeronautica militare statunitense non ha segnalato nuovi elementi di preoccupazione dei quali la NATO non fosse già a conoscenza e che la NATO sta attuando “diversi miglioramenti” in risposta alle sue procedure di revisione interna.28 58. Anche la questione più prosaica dei vincoli di bilancio avrà un ruolo significativo nelle discussioni sui futuri accordi nucleari della NATO. In realtà, oltre ai costi già elevati del mantenimento e della protezione dei depositi delle armi nucleari, il mantenimento di una capacità europea di lanciare le bombe statunitensi secondo gli accordi di condivisione nucleare dell’Alleanza comporterà una notevole spesa aggiuntiva a medio termine, dato che il ciclo di vita degli aerei europei in grado di sganciare le bombe è prossimo alla scadenza e gli aerei dovranno essere sostituiti. Sul preciso momento temporale delle decisioni da adottare in merito esistono varie previsioni. Secondo alcuni scenari, fino a tutto il 2020 la Germania avrà un numero sufficiente di Tornado per la sua missione nucleare, mentre nel caso degli F-16 del Belgio le previsioni indicano il 2025. L’Italia e la Germania stanno acquistando Eurofighter, ma non è ancora chiaro se gli Eurofighter saranno idonei per una missione nucleare. Secondo alcuni analisti, nei paesi che ospitano le armi nucleari statunitensi potrebbe essere difficile far accettare le argomentazioni politiche a favore dello stanziamento delle risorse necessarie per l’ammodernamento o la sostituzione, soprattutto in un clima di crisi di bilancio e alla luce dei trend di riduzione dei bilanci per la difesa a lungo termine. C. SCENARI ALTERNATIVI E CONSIDERAZIONI AGGIUNTIVE 59. I capitoli precedenti hanno illustrato, da un lato, le possibilità di mantenimento dello status quo nelle politiche nucleari della NATO e nello schieramento delle armi, e, dall’altro, il ritiro totale delle armi nucleari statunitensi dal suolo europeo. Tuttavia, alcune proposte intermedie o alternative hanno suscitato una certa attenzione e, pertanto, meritano di essere descritte nel presente capitolo. 60. Una prima possibilità consigliata (tra l’altro) dal Rapporto del 2008 del panel di alto livello dell’Aeronautica militare statunitense citato nel Capitolo precedente, prevede ‘il raggruppamento delle armi nucleari in un numero ridotto di siti geografici. Questa soluzione, pur conservando i concetti di condivisione degli oneri e di legame transatlantico che sono alla base dell’attuale postura nucleare della NATO, potrebbe essere prospettata come passo avanti nella riflessione sul controllo degli armamenti, sui problemi di sicurezza e sui vincoli di bilancio. 61. Secondo gran parte degli esperti, i siti più probabili per questo nuovo schieramento sarebbero le basi controllate degli Stati Uniti a Aviano (Italia) e a Incirlik (Turchia). E’ interessante che la proposta di discutere sulle questioni nucleari nel corso della riunione dei ministri degli esteri dei paesi membri della NATO dell’aprile 2010 sia stata firmata da tutti i presunti paesi ospitanti delle armi nucleari (Belgio, Germania e Olanda) a eccezione di Italia e Turchia i cui governi non hanno ancora comunicato pubblicamente la propria posizione.29 62. Per chi critica di questa soluzione, la possibilità di realizzare gli effetti auspicati sul controllo degli armamenti, sul disarmo e sulla non proliferazione è tutt’altro che evidente. Peggio ancora, questa soluzione potrebbe semplicemente lasciare l’Italia e la Turchia da sole a condividere l’onere nucleare e ridurre ulteriormente l’influenza europea sulla politica nucleare della NATO. 63. Un’altra opzione potrebbe consistere nell’apportare, al massimo, lievi modifiche allo schieramento delle armi, e limitarsi a una riduzione quantitativa di tutte le armi. Come rilevato in precedenza, si ritiene che il numero di armi schierate in Europa sia diminuito continuamente dopo 28 29 Oliver Meier, “NATO mulls Nuke Modernization, Security,” Arms Control Today, September 2008. Julian Borger, “Five Nato states to urge removal of US nuclear arms in Europe,” The Guardian, February 23, 2010. 048 DSCFC 10 13 la fine della Guerra fredda. Ulteriori riduzioni numeriche, ammesso che possano essere annunciate pubblicamente, contribuirebbero a evidenziare il mantenimento dell’impegno degli Alleati per il disarmo nucleare come richiesto dall’art. VI del Trattato di non proliferazione. Rassicurerebbe inoltre i sostenitori dello status quo perché conserverebbe la condivisione nucleare, ribadendo gli impegni fondamentali degli USA per la sicurezza europea e mantenendo l’influenza europea sulla politica nucleare della NATO. 64. Tuttavia, una semplice riduzione numerica potrebbe lasciare insoddisfatte tutte le parti in quanto si tratterebbe di un cambiamento quantitativo e non qualitativo. Secondo i sostenitori del ritiro delle armi, le riduzioni potrebbero non generare il segnale positivo auspicato per il controllo degli armamenti, il disarmo e la non proliferazione; i costi dell’ammodernamento e del potenziamento delle misure di sicurezza non si ridurrebbero sostanzialmente e la credibilità della deterrenza nucleare potrebbe essere ugualmente compromessa. Invece, i sostenitori dello status quo potrebbero sospettare che una riduzione numerica porterà, con il tempo, a un ritiro totale che essi ritengono inaccettabile. 65. Una terza opzione consisterebbe nel mantenimento dell’attuale schieramento delle armi nucleari in Europa, ponendo però fine alle procedure di condivisione nucleare che sono state criticate sotto il profilo del TNP. In questo scenario, il nuclear strike verrebbe assegnato di nuovo esclusivamente agli aerei statunitensi. Una tale soluzione, se resa di pubblico dominio, potrebbe non soltanto risolvere il problema della condivisione nucleare alla luce degli impegni assunti con il NPT, ma potrebbe anche rassicurare i membri europei della NATO circa l’impegno degli Stati Uniti. Inoltre, potrebbe risolvere le preoccupazioni degli USA circa l’affidabilità e la sicurezza delle armi, nel caso gli USA dovessero essere nuovamente responsabili per tutti gli aspetti della supervisione e potrebbe risparmiare agli Stati membri europei le difficili decisioni sulla modernizzazione dei vettori nucleari. Per contro, l’Europa perderebbe gran parte della sua influenza sulla politica nucleare della NATO. 66. Secondo alcuni analisti, qualsiasi cambiamento della postura nucleare della NATO è inutile (o potenzialmente pericoloso) se viene attuato in assenza di provvedimenti paralleli della Federazione Russa. Infatti, le migliaia di testare nucleari tattiche rimaste in Europa dopo la fine della Guerra fredda sono in massima parte russe. Le stime dell’arsenale nucleare russo non strategico indicano dalle 2.000 alle 6.000 testate. La Russia ha potenziato il ruolo delle armi nucleari nel suo concetto di sicurezza nazionale e potrebbe sviluppare e schierare nuovi tipi di armi nucleari non strategiche. Alcuni analisti continuano ad esprimere preoccupazioni per la sicurezza di tali armi.30 67. L’ex Segretario Generale della NATO Lord Robertson e i suoi coautori scrivono che “il principio da perseguire” nei negoziati con Mosca dovrebbe essere la parità delle armi nucleari non strategiche tra NATO e Russia e questo “sarebbe un risultato straordinario.” L’obiettivo della parità semplificherebbe e accelererebbe i negoziati, sottolineerebbe il fatto che sia la Russia sia la NATO perseguono obiettivi di sicurezza in Europa e assicurerebbe la trasparenza, aumentando la fiducia della Russia nella propria sicurezza. Considerata la difficoltà di conseguire un tale obiettivo, essi suggeriscono, come migliore opzione alternativa, ‘riduzioni sostanziali’ in percentuali uguali.31 68. Non tutti i sostenitori di una riduzione sono favorevoli all’approccio descritto sopra. Infatti, secondo Łech Kulesa, dell’Istituto di affari internazionali della Polonia, far dipendere le riduzioni delle armi nucleari statunitensi in Europa dalla reciprocità con la Russia sarebbe un errore. Un tale approccio rafforzerebbe la convinzione della Russia che la NATO considera queste armi un elemento della sua politica di scontro nei confronti della Russia.” Molto probabilmente, la Russia collegherebbe i negoziati con altri aspetti della politica della NATO, ad esempio con la difesa 30 31 Nonstrategic Nuclear Weapons”, Amy F. Woolf, Congressional Research Service, January 14, 2010 Franklin Miller, George Robertson and Kori Schake, "Germany Opens Pandora’s Box, " Briefing Note, Centre for European Reform (2010). 048 DSCFC 10 14 antimissile. Infine, la Russia potrebbe anche considerarlo “ un invito a esercitare un’influenza sul processo decisionale interno dell’Alleanza.” Kulesa mette in dubbio anche il valore aggiunto delle probabili contro-offerte della Russia, per esempio un impegno politico russo a ridurre le sue testate o a ritirare le vecchie testate. Ritiene che un passo unilaterale da parte della NATO potrebbe essere più produttivo, in quanto i responsabili politici russi avrebbero il difficile compito di “spiegare ai propri cittadini perche l’‘aggressiva’ Alleanza rinuncia volontariamente a parte del suo potenziale nucleare.”32 32 Łech Kulesa, “Reduce US Nukes in Europe to Zero, and Keep NATO Strong (and Nuclear): A View from Poland,” PISM Strategic Files, No. 7 (2009). 048 DSCFC 10 IV. 15 CONCLUSIONI PRELIMINARI 69. La politica in materia di armi nucleari potrebbe apparire molto lontana dalla realtà quotidiana - una questione astratta che non deve distogliere l’attenzione da problemi ben più pressanti per l’Alleanza, come le operazioni quotidiane in Afghanistan. Niente di più falso: le decisioni concernenti le armi nucleari statunitensi in Europa implicano questioni fondamentali per il presente e per il futuro della NATO che meritano, a ragione, un dibattito approfondito e sostanziale anche in seno all’Assemblea parlamentare della NATO. Come mostrano chiaramente i Capitoli precedenti di questa Relazione, per ogni soluzione è possibile avanzare argomentazioni convincenti. 70. Mentre gli Alleati discutono sugli aspetti più generali della deterrenza nel XXI secolo – chi deve essere dissuaso e con quali mezzi – è necessario tenere presenti alcuni principi fondamentali: gli Alleati devono assicurare che la NATO sia in grado di esercitare efficacemente la dissuasione di fronte a minacce nuove ed emergenti, ma anche di fronte alle tradizionali minacce provenienti dagli Stati. Ogni eventuale cambiamento dello status quo nucleare della NATO deve anche garantire che la nuova postura nucleare offra rassicurazioni adeguate a tutti gli Stati membri. Sotto questo aspetto, l’assicurazione del mantenimento della coesione dell’Alleanza deve restare l’aspetto essenziale soprattutto in un momento in cui la NATO si trova ad affrontare aree di tensione relativamente ad altre questioni. 71. E’ superfluo dire che, sotto questo aspetto, il sostegno e il contributo dei Parlamenti sono indispensabili. Ciò risulta non soltanto dal rapporto diretto tra i parlamentari e il pubblico che deve essere rassicurato dalle misure poste in essere per difenderlo, ma risulta anche dal controllo parlamentare sul finanziamento dei materiali e delle dotazioni nucleari, in particolare, in relazione alle importanti decisioni se finanziare l’ammodernamento o la sostituzione degli aerei a doppia capacità assegnati alla missione nucleare condivisa della NATO. Pertanto, il contributo dell’Assemblea parlamentare della NATO a questo dibattito può essere un importante ‘barometro delle opinioni’ dei parlamentari e dell’opinione pubblica degli Stati membri. 72. Di conseguenza, il Relatore invita i suoi colleghi dell’Assemblea a discutere e concordare le iniziative positive da intraprendere in materia di politica nucleare della NATO, utilizzando la finestra di opportunità offerta dal nuovo approccio al disarmo dell’Amministrazione Obama e alla luce del significativo sostegno europeo espresso dalle c.d. “Bande dei quattro”. Il contributo dell’Assemblea è legittimato in particolare dalle dichiarazioni ribadite ripetutamente dai funzionari statunitensi ai membri di questa Commissione secondo cui l’amministrazione Obama cerca il contributo dell’Alleanza e non intende agire precipitosamente o unilateralmente. 73. Pertanto, per presentare conclusioni e raccomandazioni più complete nelle versioni successive del presente progetto di relazione, il Relatore raccoglierà elementi supplementari su questioni come: I membri della NATO – in particolare, gli Alleati sul versante più orientale e la Turchia– continuano a considerare la presenza fisica delle armi nucleari statunitensi come una dimostrazione necessaria del deterrente statunitense? Quali misure alternative volte a garantire la difesa degli Stati membri in caso di cambiamento dello status quo sono accettabili per tali Stati? In quale misura l’evoluzione della politica nucleare della NATO deve essere legata alle iniziative adottate dalla Federazione Russa? Qual è il rapporto tra lo sviluppo dei sistemi di difesa antimissile e la questione delle armi nucleari statunitensi in Europa? 74. Le discussioni tra i membri della Commissione Difesa e Sicurezza durante le sessioni dell’Assemblea che si terranno a Riga a maggio e a Varsavia a novembre, consentiranno a questa Relazione di fungere da importante cassa di risonanza delle opinioni dei parlamentari sui due lati dell’Atlantico in merito a una questione di fondamentale importanza per l’Alleanza, in un momento 048 DSCFC 10 16 in cui i cambiamenti appaiono sempre più possibili. In questo dibattito, l’Assemblea dovrà svolgere integralmente il suo ruolo. 048 DSCFC 10 E Appendix 1 17 APPENDICE 1. STATUS DELLE ARMI NUCLEARI USA IN EUROPA 2010