Fotografia in luce diurna - Parrocchia Gesu Divino Lavoratore

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Fotografia in luce diurna
La direzione predominante della luce diurna è dall'alto, oppure, occasionalmente,
laterale: all'alba o al tramonto, o quando la luce viene riflessa da nuvole basse,
montagne e edifici. La convinzione fondamentale che il cielo stia sopra la terra, e che
la maggior parte della luce sia diretta verso il basso è troppo profondamente radicata
nelle nostre coscienze per poter essere confutata con facilità.
Quando veniamo messi chiaramente di fronte a un'altra direzione d'illuminazione,
dobbiamo eseguire mentalmente alcuni aggiustamenti, che possono essere semplici o
richiedere un certo sforzo. L'atmosfera luminosa di un temporale, per esempio, può
essere drammatica ed emozionante; la luce riflessa orizzontalmente attraverso un
lungo corridoio può avere un aspetto desolato e provocare inquietudine.
Possiamo reagire altrettanto negativamente alla tipica fotografia da passaporto o da
patente, che spesso ci richiede una considerevole messa a punto mentale per riuscire
anche solo a riconoscere il soggetto! Questo risultato è in gran parte dovuto al fatto
che l'illuminazione è piatta, di solito proveniente da un punto vicino alla posizione di
ripresa; inoltre, il negativo è spesso sovraesposto, in modo tale che i piani e le linee
del viso non risultano ben delineati.
Nella fotografia di paesaggio non dobbiamo sottovalutare l'importanza soggettiva
della gamma delle luminosità. In una giornata coperta, o con un soggetto
completamente in ombra (luce solare) la gamma è molto più breve che con sole-piùluce-del-cielo.
Inoltre, possiamo avere zone del soggetto che non vengono raggiunte né dalla luce
del sole né da quella del cielo, ma solo da quella riflessa da altre parti del soggetto; la
luminanza di queste zone è di solito molto bassa.
La consapevolezza della gamma di luminanza del soggetto è essenziale se si vuole
visualizzare adeguatamente la fotografia finale.
L'impressione della luce è importante in quasi tutte le fotografie; è però molto elusiva
e talvolta difficilmente definibile.
Quanto più l'aria è tersa, tanto più intensa è la luce proveniente dal sole e meno forte
quella del cielo, e quindi è tanto maggiore la differenza fra zone illuminate dal sole e
zone in ombra. Quando si fotografa in alta montagna, se si vogliono rendere
adeguatamente i valori in ombra occorre di solito aumentare l'esposizione di una
normale scena, e il contrasto può quindi risultare molto elevato se non si riduce
adeguatamente lo sviluppo.
D'altra parte, in luoghi la cui aria è carica di fumo e vapori provenienti da industrie,
l'intensità dei raggi solari è limitata, mentre aumenta il riflesso del cielo. Quando
questo comprende leggere nuvole o foschia, le ombre sono più fortemente illuminate
e il rapporto fra luce solare e luce del cielo diminuisce ulteriormente. Ne risulta un
minor contrasto, che potete compensare con una leggera riduzione dell'esposizione e
un maggior sviluppo.
Ci si dovrebbe rendere conto pienamente di come possono apparire forma, volume,
struttura superficiale e colore di qualunque soggetto illuminato da sole. La loro
qualità non dipende solo dalla differenza della luminosità fra luci e ombre, ma anche
dall'angolazione con cui il sole colpisce i piani del soggetto e dalla natura dei bordi
delle ombre. I confini delle zone d'ombra dipendono dall'effettiva ampiezza della
sorgente luminosa in relazione al soggetto e anche dalla distanza fra lo stesso
soggetto e la sua ombra.
Le caratteristiche della luce solare sono riconoscibili anche dall'acutezza delle alte
luci. Una sorgente luminosa ampia produce alte luci estese, mentre una puntiforme
produce alte luci piccole e nette. Il controllo delle dimensioni relative della sorgente
luminosa, rispetto alle condizioni della ripresa, consente quindi di modificare le alte
luci di un soggetto. Quanto più i raggi diretti del sole sono velati da leggere nuvole o
da foschia, tanto più i bordi delle ombre e le intense alte luci diventano diffuse; con
cielo coperto o in ombra aperta i bordi delle ombre e le alte luci raggiungono la
massima diffusione.
Possiamo indicare il sole quale luce “principale” e la luce del cielo quale luce
“secondaria”: complementare o avvolgente.
E' di estrema importanza, nel visualizzare l'immagine, tenere nella dovuta
considerazione la forma, da un punto di vista fotografico, a volte un grande
entusiasmo per il soggetto offusca la capacità di concepirlo in quanto immagine.
Un soggetto reale circondato da campi e cielo può sembrarci interessante, ma nella
stampa questi “spazi” possono apparirci come zone neutre deboli, paurosamente prive
di interesse.
Lo spazio in natura è una cosa; lo spazio riquadrato e confinato all'interno dei bordi
di una fotografia è tutt'altra cosa. Lo spazio, le proporzioni e la forma devono
divenire eloquenti, non imitando i moduli pittorici, ma grazie alla forza
dell'immagine ottica, dell'immagine fotografica.
Luce del sole e ombra
Quando si è in presenza di luce solare mista ad ombre, i valori di riflessione del
soggetto subiscono un cambiamento in prossimità dei valori di intensità luminosa
estremi. La luce del sole diretta è di solito otto volte più luminosa dell'ombra aperta,
anche se questo rapporto può essere più elevato quando l'aria è molto pulita, o
inferiore se c'è nebbia o foschia. Un esempio estremo può essere rappresentato da una
figura all'interno di un denso groviglio di alberi, colpita da un raggio di luce solare.
In questo caso il rapporto fra la pelle illuminata dal sole e le profonde ombre della
foresta può raggiungere il valore di 1:800 o superiore.
Errori di valutazione in presenza di una così vasta gamma di valori sono inevitabili.
Il problema principale è quello di conservare l'impressione di luce che sta cadendo sul
soggetto. Una stampa che voglia trasmettere una sensazione emotiva può offrire una
registrazione diversa da quella “letterale”.
Dovete visualizzare la stampa finale significativa, esposta per i valori desiderati delle
zone d'ombra e con i valori alti controllati per mezzo dei procedimenti di sviluppo e
stampa.
Quando la direzione della luce solare coincide con l'asse ottico dell'obiettivo, il
soggetto appare privo di ombre, ma l'ombra della fotocamera viene a trovarsi al
centro del campo inquadrato. Per disporre di una pratica luce “assiale” basta spostare
la fotocamera finchè la sua ombra cade al di fuori dell'area dell'immagine, cioè oltre
l'inquadratura. Una superficie piana illuminata da una simile luce assiale ha una
riflessione pressochè uguale sull'intera area, mentre una superficie curva riflette la
maggior quantità di luce dalle zone perpendicolari ai raggi luminosi, con una
progressiva diminuzione dell'intensità a mano a mano che la superficie si incurva
allontanandosi da questo piano.
In luce assiale, le forme non vengono rivelate dai forti contrasti fra luci e ombre, ma
da sottili variazioni interne alle zone completamente illuminate. Cone ci avviciniamo
ai limiti della curva, la maggior parte della luce viene riflessa lontano dal punto di
ripresa, e se il fondo è chiaro, i bordi del soggetto appaiono scuri.
Questo è anche conosciuto come effetto contorno, se l'oggetto chiaro così illuminato
si trova contro uno sfondo scuro, presenta un certo profilo indefinito, come se i bordi
scuri dovuti all'effetto contorno emergessero dallo sfondo ugualmente scuro.
Quasi all'opposto dell'illuminazione assiale c'è il controluce. La maggior parte dei
soggetti illuminati dal loro retro hanno un contorno di riflessioni diffuse e speculari di
brillantezza relativamente elevata.
Poniamo di riprendere un ritratto con il sole dietro al nostro soggetto. Se vogliamo
registrare la separazione e la consistenza nelle alte luci dei capelli, delle guance e
delle spalle, queste dovranno essere poste all'incirca sulla Zona VII o VIII, ma il viso
in sé è in ombra e cadrebbe quindi sulla Zona III.
Visivamente noi non percepiamo il viso come una massa scura circondata da un alone
di luce, ma, anzi l'occhio si regola in modo da portare il valore tonale e cromatico del
viso a un valore “normale”. Per raggiungere questo scopo il viso in ombra va in
genere posto all'incirca sulla Zona V, e i valori alti vanno controllati per mezzo di
adeguate procedure di sviluppo e stampa.
Questa situazione suggerisce di servirsi di una luce “complementare” per le parti in
ombra, sistemando un riflettore-diffusore bianco vicino alla fotocamera, per riflettere
sul viso la luce proveniente dalle spalle dello stesso soggetto; oppura facendo uso di
un flash a luce diffusa.
Ombra (luce diffusa)
In ombra o con cielo coperto, la scala delle luminanze di un soggetto, di solito, è
abbastanza limitata, e di conseguenza è spesso necessario estendere i suoi valori con
lo sviluppo. Un'importante differenza fra la luce solare in asse e luce del cielo diffusa
è che quest'ultima proietta ombre chiare e diffuse ma avvertibili, laddove con
l'illuminazione in asse praticamente tutte le parti del soggetto sono inondate di luce e
qualunque ombra è molto contenuta ma violenta.
E' molto importante che i valori più bassi di un soggetto in ombra vengano valutati e
posti sulla scala delle esposizioni in maniera corretta.
Naturalmente, ci sono sempre delle piccole ombre che possono risultare nere sulla
stampa, ma le zone più ampie, quelle in cui struttura e consistenza sono importanti,
dovrebbero essere in genere rivelate integralmente.
Dobbiamo tuttavia fare anche attenzione a imprevisti alti contrasti, e non dare per
scontato che i soggetti in luce diffusa sono sempre “morbidi”. Soggetti complessi
possono presentare zone molto nascoste con valori di luminanza molto bassi.
Parimenti, non vanno sottovalutate le profonde ombre che si formano sotto alla tesa
di un cappello o intorno agli occhi, nel ritratto, oppure sotto a oggetti naturali come
sassi o ceppi.
Non esiste un'illuminazione migliore di quella proveniente dal cielo aperto, anche
quando questo è coperto o c'è nebbia: favorisce una resa accurata dei diversi toni e
colori, particolarmente importanti quando si riprendono manufatti o prodotti
artigianali. Nei ritratti e nei particolari naturalistici la luce del cielo è molto raffinata,
ma va considerata e valutata per giungere a una stampa in grado di trasmettere
integralmente la qualità di luce.
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