LA PREVENZIONE DELLA MALATTIA CARDIOVASCOLARE FEMMINILE - Cuore di donna
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Cuore di donna - LA PREVENZIONE DELLA MALATTIA CARDIOVASCOLARE FEMMINILE
Sant’Anna Hospital
Struttura Ospedaliera Privata Accreditata
Centro di Riferimento del S.S.N. per l’Alta Specialità del Cuore
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Coordinamento redazionale Marcello Barillà
Stampa Rubbettino srl - Soveria Mannelli (CZ)
LA PREVENZIONE DELLA MALATTIA CARDIOVASCOLARE FEMMINILE - Cuore di donna
Indice
Presentazione
Le dimensioni del problema
Le malattie ischemiche del cuore
I fattori di rischio
Perché parliamo di donne a rischio
L’infarto nella donna
L’efficacia della prevenzione
Il fumo
L’alimentazione
Alimentarsi correttamente
Il sovrappeso e l’obesità
La sedentarietà
L’ipertensione arteriosa
La personalità e lo stress
Sette regole per vivere in buona salute
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Cuore di donna - LA PREVENZIONE DELLA MALATTIA CARDIOVASCOLARE FEMMINILE
Presentazione
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1974 ha
definito la salute come stato di benessere fisico, psichico e relazionale; di conseguenza, nel momento in cui uno di questi
tre elementi è alterato, si può rilevare lo stato di malattia. In
quest’ottica, la salute femminile deve essere sempre più oggetto di un’attenzione medica, politica e sociale. Il doppio lavoro,
la propensione femminile ad occuparsi prima dei bisogni e della salute degli altri e poi di quelli propri, un interesse per la salute femminile prevalentemente circoscritto agli aspetti riproduttivi sono tutti fattori che dimostrano come le donne siano
ancora svantaggiate rispetto agli uomini nella tutela della loro
salute. Nonostante i progressi della medicina, le malattie del
cuore e dei vasi sanguigni rimangono tuttora la causa principale di decesso e di invalidità in tutti i paesi industrializzati. Oggi si
sa con certezza che la lotta contro le malattie cardiovascolari
non può essere vinta solo perfezionando le cure. Spesso, infatti,
queste malattie si presentano per la prima volta con gravi incidenti vascolari che colpiscono in modo del tutto inaspettato
e con conseguenze, almeno in parte, irreversibili. Il vero successo in questo settore si misura soprattutto nella capacità di evitare
nuovi casi di malattia mediante la prevenzione. Il S.Anna Hospital
persegue da sempre questo obiettivo ed è in quest’ambito che
si colloca anche l’iniziativa dell’8 marzo 2011: una giornata interamente dedicata alla prevenzione, promossa dai quadri dirigenti dell’ospedale e condivisa col personale, nella comune
consapevolezza che la malattia cardiovascolare si vince con la
vigilanza continua.
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Le dimensioni del problema
È opinione diffusa che le malattie cardiovascolari siano un problema tipicamente maschile, che quindi non riguarda le donne.
Se è vero però che la donna in età fertile ha un rischio cardiovascolare inferiore a quello dell’uomo grazie all’ombrello
estrogenico, è anche vero che con la menopausa i nuovi casi di
infarto e di ictus cerebrale nelle donne aumentano progressivamente fino a raggiungere e, intorno ai 75 anni, superare quelli
maschili. Si stima che tra le donne le malattie cardiache e l’ictus
cerebrale rappresentino la principale causa di mortalità e invalidità nel mondo occidentale. Al contrario di quanto comunemente si crede, la realtà dei fatti è che: le malattie cardiovascolari sono le malattie più frequenti nelle donne; il 40% delle
morti femminili è dovuta a infarto e ictus; le donne muoiono
molto di più a causa delle malattie cardiovascolari che per tutti i
tumori messi insieme, compreso il tumore del seno; l’allungarsi
della vita media porta le malattie cardiovascolari a rappresentare un’emergenza per la salute delle donne. Nonostante queste
evidenze, la percezione che le donne hanno nei confronti dei
pericoli causati dalle malattie cardiovascolari è molto bassa. Essere consapevoli del rischio permette, invece, di poter mettere
in atto una adeguata prevenzione. La grande maggioranza delle
donne, tuttavia, è all’oscuro delle maggiori cause di rischio per
una serie di fattori reali. Insufficiente informazione: pochi medici
fanno riferimento alle malattie cardiovascolari quando discutono di problemi di salute e prevenzione con le donne. Diversità
delle malattie cardiovascolari tra donne e uomini: queste patologie
colpiscono le donne circa dieci anni più tardi rispetto agli uomini e si presentano spesso più subdolamente. Problemi socio economici e culturali: le donne hanno scarso potere di influenzare le
scelte politiche e comunitarie e, di conseguenza, di dare risalto
alle loro problematiche di salute.
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Le malattie
ischemiche del cuore
Il cuore, come qualsiasi altra parte del nostro corpo, necessita
di essere costantemente rifornito di ossigeno tramite un fitto
intreccio di arterie, chiamate coronarie. Con il passare del tempo, sulla parete interna delle coronarie, come in altre arterie
del sistema circolatorio, si depositano delle sostanze grasse
che formano delle incrostazioni, composte principalmente
da colesterolo. Tali incrostazioni, definite placche ateromatose,
sono alla base della malattia degenerativa comunemente nota
come arteriosclerosi. A causa di ciò, il lume delle arterie tende
progressivamente a restringersi e a rendere sempre più difficile il passaggio di sangue, fino al punto di bloccarlo completamente. Le lesioni vascolari, anche quando sono molto estese,
rimangono del tutto silenti, almeno fino a quando la parziale o
totale ostruzione di uno o più rami delle coronarie impedisca il
regolare rifornimento di sangue ai tessuti. Quando il flusso diventa insufficiente si determina l’angina pectoris; qualora invece
si arresti completamente si determina l’infarto del miocardio.
In quest’ultimo caso, muore una parte più o meno estesa del
muscolo cardiaco per la mancanza improvvisa di ossigeno. Il
colesterolo e gli altri lipidi che si depositano nella placca ateromatosa sono trasportati dal sangue. È ormai ampiamente
dimostrato che lo sviluppo dell’arteriosclerosi è favorito da
un’alta concentrazione di colesterolo nel sangue che a sua volta è fortemente condizionata dal tipo di alimentazione.
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I fattori di rischio
Le cause precise della cardiopatia ischemica non sono ancora
completamente note. Tuttavia la ricerca medica ha dimostrato
una stretta associazione tra lo sviluppo della cardiopatia ischemica e la presenza di alcune particolari condizioni, chiamate fattori di rischio. Nella tabella 1 compaiono i fattori di rischio ormai
universalmente riconosciuti come tali.Tuttavia, nessuno di loro
è da solo sufficiente e neppure necessario per lo sviluppo della cardiopatia ischemica.Tanto che in singoli casi può verificarsi
che, ad esempio, un non fumatore con un basso livello di colesterolo e con la pressione normale abbia ugualmente un infarto.
Ma questo non toglie nulla alle nostre raccomandazioni. I fattori
di rischio designano solo il
Tabella 1 - Fattori di rischio
grado di probabilità che la
Fumo
malattia si verifichi in un
Ipertensione
individuo. La probabilità di
Livello di colesterolo nel sangue
ammalarsi diventa tanto
Obesità
più grande quanto più nuSedentarietà
merosi sono i fattori di riDiabete mellito
schio presenti contempoEtà
raneamente nella stessa
Sesso maschile
persona. Ipercolesterolemia, ipertensione arterioFamiliarità per cardiopatia ischemica
sa, obesità, vita sedentaria
e fumo sono dunque i principali fattori di rischio per le malattie
cardiovascolari. L’incidenza di tali fattori è elevata nella popolazione femminile ma, soprattutto, è in aumento anche nelle donne più giovani. Bisogna intervenire quindi su ciascuno di essi, tenendo presente che: il 40% delle donne dopo i 55 anni presenta
valori di colesterolo nel sangue elevati e che un aumento della
colesterolemia, seppur meno grave, si osserva anche nelle donne più giovani; il 50% delle donne ha la pressione alta dopo i 45
anni; il 25% delle donne, considerando tutte le fasce di età, non
svolge attività fisica regolare. Alcuni fattori di rischio hanno poi
un peso prognostico peggiore nelle donne: il diabete si associa ad
un rischio due volte maggiore rispetto agli uomini; l’interazione
tra fumo e ipertensione si associa a un maggiore rischio di ictus
rispetto agli uomini.
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Perchè parliamo
di donne a rischio
Durante la fase fertile della loro vita, le donne presentano un
profilo ormonale caratterizzato dalla presenza degli estrogeni.
Questi ultimi sono ormoni che influenzano in senso positivo
i fattori di rischio in modo da limitare, generalmente, l’insorgenza delle malattie cardiovascolari. È necessario però che le
donne siano informate su particolari situazioni, che possono
comunque aumentare il rischio anche in età fertile. Ci sono poi
i rischi legati alla gravidanza e, infine, quelli legati al sopraggiungere della menopausa.
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La pillola anticoncezionale, quando usata, può favorire
l’insorgenza di ipertensione in alcune donne (nel 5% dei casi
i valori della pressione superano i 140/90 mmHg). Quando si
assume la pillola è importante misurare la pressione arteriosa
ogni sei mesi e smettere di fumare. Prima di iniziare l’assunzione, è buona regola sottoporsi a una visita medica accurata. Il
rischio ipertensione, inoltre, è più alto nelle donne di età superiore ai 35 anni; in quelle in sovrappeso; in quelle con familiarità
all’ipertensione stessa; in quelle affette da malattie renali.
L’ipertensione incide per l’8% sul numero complessivo delle
gravidanze e costituisce nel mondo una delle cause principali di
complicanze, anche mortali, per la madre o per il neonato (ritardo della crescita durante la gravidanza, parto pre-termine, basso
peso alla nascita e di conseguenza aumento della mortalità del
neonato fino a cinque volte). Da qualche anno, è in crescita il
numero di donne che iniziano la gravidanza in età avanzata. Circa
il 5% di loro presenta valori pressori già elevati, che aumentano
ulteriormente il rischio di complicanze. La coesistenza di ipertensione, diabete e obesità prima della gravidanza favorisce la
comparsa di una particolare e grave forma di ipertensione che
prende il nome di preeclampsia. Compare dopo la 20ª settimana
di gravidanza e causa la perdita di proteine con le urine.
La menopausa, o un intervento chirurgico di rimozione delle ovaie, determinano il venir meno della protezione esercitata dagli estrogeni precedentemente prodotti dall’organismo. Il
vantaggio che le donne hanno avuto durante il periodo fertile
scompare e l’incidenza e la gravità delle malattie cardiovascolari diventano pari a quelle degli uomini. Con la menopausa, l’organismo femminile va incontro a una serie di cambiamenti che
lo accompagneranno per il resto della vita. In questo periodo è
possibile che si riduca il colesterolo “buono” e aumenti quello
“cattivo”; che si riscontri ipertensione arteriosa anche se prima
i valori erano sempre stati normali; che alcune donne tendano
a ingrassare; che i valori glicemici aumentino. Queste alterazioni accrescono il rischio di contrarre le malattie cardiovascolari
e pertanto, in menopausa, è necessario fare più attenzione alla
loro prevenzione. La donna che prima della menopausa aveva
già regole dietetiche e comportamentali sane, avrà un rischio più
basso.
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L’infarto nella donna
Quando insorgono, le malattie cardiovascolari sono più gravi nella donna che nell’uomo. Ciò dipende da molti fattori:
nella donna si manifestano in età più avanzata; è frequente la
coesistenza di più fattori di rischio; la sintomatologia con la
quale si manifesta l’infarto è meno intensa nelle donne, con la
conseguente tendenza a sottovalutare e trascurare i sintomi
che fanno ritardare la richiesta di aiuto e quindi l’intervento
del cardiologo. È invece fondamentale essere consapevoli che
il danno dell’infarto diventa sempre più grave con il passare
delle ore e l’efficacia delle terapie è tanto maggiore quanto più
rapido sarà l’intervento dei medici. L’ideale sarebbe metterlo in
atto entro la prima ora dall’inizio dei sintomi. Non bisogna, perciò,
assolutamente sottovalutare alcun tipo di fastidio al centro del
petto o allo stomaco e chiedere subito l’intervento del 118.
Un semplice elettrocardiogramma potrà essere determinante
per distinguere un infarto da un banale malessere. Aspettare per
vedere cosa succede, non serve assolutamente; anzi, fa solo perdere
tempo prezioso.
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L’efficacia della prevenzione
Vi sono almeno due buone ragioni per imboccare la strada della prevenzione. Innanzi tutto perché le diverse cure mediche,
anche le più sofisticate, se intraprese dopo che la malattia si è
già manifestata non sono più in grado di ristabilire completamente la salute.Tutt’al più sono utili a limitare gli effetti invalidanti e ad arrestare l’evoluzione della malattia stessa ma con
costi rilevanti per l’intera comunità. In secondo luogo perché è
stato dimostrato che attraverso la prevenzione si può diminuire in modo consistente la frequenza della cardiopatia ischemica con le sue temibili conseguenze. Negli Stati Uniti, ad esempio, si è osservata negli ultimi vent’anni una riduzione di circa
il 20% della mortalità cardiovascolare. Questi successi sono in
gran parte attribuiti al cambiamento dello stile di vita della popolazione, in particolare per quanto riguarda la riduzione del
consumo di grassi animali e del fumo. Il tema della prevenzione
cardiovascolare nelle donne non può essere affrontato senza
tenere conto della realtà nella quale le donne sono chiamate a
vivere. La possibilità di controllare i fattori di rischio dipende
in larga misura dallo stato socioeconomico, dal livello culturale,
dal ruolo nella famiglia e nella società, dalla possibilità di esercitare un controllo sulla propria vita, dalla possibilità di accedere
alle strutture sanitarie.
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QUALCHE CONSIGLIO
PER LA PREVENZIONE
DELLE PATOLOGIE
CARDIOVASCOLARI
Il fumo
Il fumo, qualunque tipo di fumo: di sigaretta, sigaro o pipa, deve
essere considerato come la sostanza che attualmente reca più
danno alla salute. Per questo motivo nessun altro intervento,
nell’intero campo della medicina preventiva, risulterebbe piu’
utile della sua abolizione. L’azione lesiva del tabacco non si limita alle malattie cardiovascolari ma si estende a tutto l’apparato
respiratorio e favorisce lo sviluppo di molti tumori. Si calcola
che nei paesi sviluppati il fumo sia responsabile da solo di una
morte prematura ogni sei/otto decessi. Ciò significa, per l’Italia, che ogni anno muoiono prematuramente a causa del fumo
oltre 70.000 persone. Smettere di fumare è il principale suggerimento che può rivolgersi a chi ha a cuore la propria salute.
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L’alimentazione
È noto che un’alimentazione troppo abbondante e troppo ricca di grassi favorisce l’arteriosclerosi e le sue complicazioni.
Negli ultimi decenni c’è stato un grande cambiamento nelle
abitudini alimentari della popolazione. In particolare, si è ridotto il consumo di verdura e cereali, mentre è aumentato in
modo considerevole il consumo di zucchero, latte, uova, formaggi e carne. Cosicché, oggi, l’italiano medio introduce troppe calorie, troppi dolci, troppi grassi e, invece, troppo poche
fibre (cereali, verdura, frutta). L’educazione alimentare svolge
perciò un ruolo di primo piano nell’indicare le regole di una
sana alimentazione, al fine di mantenere un buono stato di salute. Il livello di colesterolo nel sangue rimane, per il momento,
l’indicatore più affidabile del rischio di contrarre la malattia
ischemica di cuore. Infatti, un elevato valore di colesterolemia
è considerato un fattore necessario per lo sviluppo dell’arteriosclerosi, mentre gli altri fattori giocano il ruolo di elementi
favorenti. In realtà, ci sono due tipi di colesterolo. Uno è definito HDL ed è considerato addirittura un fattore protettivo
nei confronti dell’arteriosclerosi. Infatti, le lipoproteine che lo
trasportano possono rimuovere il colesterolo cattivo anche da
quelle incrostazioni delle arterie che abbiamo definito placche
ateromatose. Questo secondo tipo, chiamato LDL, è il colesterolo più pericoloso. Agli effetti pratici, comunque, ancora
oggi la misura del colesterolo totale nel sangue mantiene la sua
validità come singolo esame indicativo della presenza o dell’assenza del rischio. Nella tabella 2 sono indicati i valori di riferimento per individuare gli adulti a rischio (moderato o elevato)
di essere colpiti da malattia ischemica di cuore.
Tabella 2
Età
Rischio moderato
Rischio elevato
20/29
(mg./dl.) > 200
(mg./dl.) > 220
30/39
(mg./dl.) > 220
(mg./dl.) > 240
40 >
(mg./dl.) > 240
(mg./dl.) > 260
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Alimentarsi correttamente
È sempre consigliabile eseguire un controllo della propria colesterolemia. Se ci si trova nella fascia di rischio alto o moderato, legato alla presenza di colesterolo nel sangue, è opportuno
seguire alcuni suggerimenti, soprattutto in concomitanza di
altri fattori di rischio quali il fumo, l’obesità, l’ipertensione e
tenendo conto che anche questi ultimi possono essere contrastati. Il livello di colesterolo nel sangue è strettamente legato
alla composizione della dieta abituale e in particolare al suo
contenuto in grassi di origine animale. Questi ultimi si ritrovano soprattutto nelle carni (frattaglie e salumi in particolare),
nelle uova, nei prodotti caseari come la panna, i formaggi, i gelati e le creme. È dunque buona norma seguire alcuni consigli
pratici per ridurre i grassi introdotti con gli alimenti senza modificare troppo le proprie abitudini dietetiche: scegliere latte
parzialmente scremato al posto di quello intero, meglio se fresco; limitare i pasti a base di carne rossa o insaccati o formaggi
o uova; non consumare più di due volte alla settimana salumi
e formaggi, anche a causa del loro contenuto in sale (tra i formaggi, preferire quelli che contengono meno grassi come la ricotta e la mozzarella); sostituire, almeno una volta alla settimana, la carne, il formaggio o i salumi con un piatto unico a base di
cereali e legumi, come pasta o riso con piselli, fagioli, lenticchie,
ceci, eccetera; sostituire, almeno due o tre volte alla settimana,
le carni rosse con pollo, tacchino o pesce. Seguire insomma la
cosiddetta dieta mediterranea. Sarebbe molto utile riscoprire il
gusto di questo tipo di alimentazione, diffuso in Italia fino agli
anni ‘50, rivalutando alcuni piatti tipici nazionali come la pasta al
pomodoro o con verdure, i ravioli di magro, gli gnocchi di patate, la polenta, il riso con legumi, i minestroni, le zuppe di legumi,
la pizza, gli sformati di verdure, le insalate miste condite con
olio di oliva, i piatti di pesce e le carni alternative come pollo e
tacchino.
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Il sovrappeso e l’obesità
Viene definito sovrappeso il superamento del peso corporeo
normale. Quando si superi il peso normale con un eccesso di
oltre il 20%, si parla di obesità. Sovrappeso e obesità si accompagnano a un aumento del rischio di sviluppare diverse malattie e
in particolare l’arteriosclerosi, anche perché il soggetto obeso
è spesso iperteso e diabetico, due noti fattori di rischio per le
malattie ischemiche di cuore. Si calcola che oltre un terzo della
popolazione adulta abbia un peso corporeo superiore alla norma. Per definire il peso normale esistono apposite tabelle che
tengono conto dell’età, del sesso e dell’altezza. Una formula
semplificata e di facile applicazione per valutare il proprio peso
ci dice di dividere il peso, espresso in chilogrammi, per il quadrato dell’altezza, espressa in metri. Quando il numero che si
ottiene (definito Indice di massa corporea) è compreso tra 20 e
25 ci si trova nell’ambito di un peso normale. La persona obesa
mangia troppo e immagazzina sotto forma di grasso l’eccesso
di energia introdotta. Il rimedio principale per perdere peso è
quindi mangiare meno, assicurando però un’adeguata quantità
di tutti i nutrienti essenziali. La tabella 3 contiene alcuni consigli
pratici per ridurre le calorie introdotte con gli alimenti ma senza modificare troppo le proprie abitudini dietetiche. Molti di
questi consigli sono identici a quelli indicati per ridurre il colesterolo poiché i grassi sono anche i princìpi nutritivi a maggior
contenuto calorico.
Tabella 3
Ridurre il consumo di zucchero e di alcool
Scegliere latte parzialmente scremato, meglio se fresco
Limitare i pasti a base di carne rossa, insaccati o formaggi o uova
Preferire i formaggi che contengono meno grassi (ricotta o mozzarella)
Sostituire, almeno una volta alla settimana, la carne, il formaggio o
i salumi con un piatto unico a base di cereali e legumi
Sostituire, almeno due volte alla settimana, le carni rosse con pollo,
tacchino o pesce
Aumentare il consumo di frutta e verdura
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La sedentarietà
La sedentarietà è uno stile di vita che si è imposto solo in tempi
relativamente recenti, frutto di profonde modificazioni intervenute soprattutto nel tipo di occupazione e nel sistema dei
trasporti. Il risultato di questi cambiamenti, insieme alle mutate
abitudini alimentari, ha favorito il diffondersi dell’obesità e ha
determinato una riduzione della resistenza fisica individuale.
Oggi vi sono solide ragioni per credere che l’esercizio fisico
giovi alla salute del corpo e della mente e per incoraggiare,
quindi, un deciso cambiamento verso uno stile di vita più attivo. Si è calcolato che la regolare attività fisica possa ridurre
di circa il 50% il rischio di sviluppare la cardiopatia ischemica.
Alla pratica sportiva dovrebbe quindi essere dedicata almeno
una piccola parte della nostra vita quotidiana. Solo l’esercizio
fisico che comporta un certo impegno motorio influisce positivamente sulla salute. Camminare, correre, nuotare, giocare
a tennis, andare in bicicletta, fare ginnastica o ballare, se fatto
regolarmente almeno tre volte alla settimana per 20/30 minuti,
fa bene alla salute. L’esercizio fisico, naturalmente, comprende
sia l’attività ricreativa sia quella svolta sul luogo di lavoro o necessaria per recarsi al lavoro.
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L’ipertensione arteriosa
La pressione arteriosa misura la forza con la quale il cuore
spinge il sangue nelle arterie. Elevati livelli di pressione arteriosa accelerano il processo di arteriosclerosi e aumentano il
rischio di incorrere in incidenti cerebrali, cardiaci e renali, con
gravi conseguenze invalidanti e morti premature. La pressione arteriosa va misurata dopo alcuni minuti di riposo. Sono
considerati ipertesi i soggetti con pressione diastolica (anche
definita pressione minima) costantemente uguale o superiore a 100 mmHg per almeno quattro settimane. Generalmente
l’ipertensione non dà disturbi anche quando raggiunge valori
elevati (pressione diastolica di 120/130 mmHg.), perciò è possibile riconoscerla solo misurandola regolarmente, almeno
una volta ogni anno. Per questo motivo gli americani l’hanno
soprannominata il killer silenzioso. Qualora dopo alcuni mesi
di osservazione la pressione diastolica si mantenga su valori
uguali o superiori a 100 mmHg., è necessario adottare alcune
misure dietetiche e igieniche ed eventualmente intraprendere
una terapia con farmaci sicuri e ben tollerati. In quest’ultimo
caso, è bene continuare con regolarità l’assunzione dei farmaci
prescritti dal medico, senza sospenderli appena i valori pressori rientrano nella norma, per non vanificare i benefici del
trattamento. L’assenza di disturbi rende di solito il paziente
riluttante a intraprendere o continuare una terapia che può
protrarsi anche per tutta la vita. In tutti i casi di pressione elevata è bene, comunque, attenersi ad alcune raccomandazioni
generali: controllare il peso e l’indice di massa corporea (vedi
capitolo sul sovrappeso) ed eventualmente seguire i consigli
già indicati per le persone in sovrappeso; ridurre il consumo
di alcool; moderare l’aggiunta di sale agli alimenti, imparare a
usare erbe aromatiche e spezie per insaporire i cibi; abolire il
fumo; praticare regolarmente un’attività fisica.
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La personalità e lo stress
Anche la personalità e le reazioni individuali allo stress sono
associati allo sviluppo della cardiopatia ischemica. Da tempo è
stata segnalata una stretta connessione tra tipo di personalità,
relazioni interpersonali e stato di salute. Gli individui che si
mostrano aggressivi e competitivi, magari perché insoddisfatti
di se stessi o del lavoro o delle persone che li circondano, si
ammalano più facilmente e sono più spesso colpiti da infarto.
Oltre tutto, questi individui sono spesso forti fumatori, eccedono nell’alimentazione, fanno abuso di alcool e caffè e soffrono di ipertensione: tutti fattori negativi per la salute e, in
particolare, per il sistema circolatorio. Viceversa, le persone
calme, non aggressive e disponibili a interpretare la realtà anche secondo la prospettiva degli altri, godono in genere di migliori condizioni di salute. Queste persone tendono a credere
di poter esercitare qualche forma di controllo sugli eventi e ad
assumere la responsabilità di quanto avviene intorno a loro.
Esse sono preparate ad accettare le situazioni nuove, anche
quelle stressanti, come motivo di crescita della propria personalità piuttosto che come semplici attentati alla propria sicurezza. Anche per il controllo dello stress è possibile adottare
pochi e semplici suggerimenti: non tutto lo stress deve essere
evitato perché una percentuale di stress è necessaria per la
crescita della personalità e per stimolare le proprie capacità
creative; se ci si sente arrabbiati o turbati, è consigliabile “bruciare” l’energia prodotta dallo stress in una qualsiasi attività
fisica; occorre imparare a far valere le proprie ragioni senza
essere aggressivi od offensivi, migliorando la propria abilità di
comunicazione; non bisogna pensare di vincere lo stress ricorrendo all’uso di tabacco, alcool o farmaci; occorre imparare a
rilassarsi, valutando la possibilità di ricorrere ad alcune tecniche di rilassamento mentale come gli esercizi di respirazione,
lo joga, il training autogeno, la meditazione o simili; è bene concedersi delle ricompense e fare in modo che la vita non diventi
monotona.
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Sant’Anna Hospital
Consiglio regionale della Calabria
COMMISSIONE REGIONALE
PER LE PARI OPPORTUNITÀ
Provincia di Catanzaro
Commissione Pari Opportunità
Associazione Mogli Medici Italiani
Catanzaro