3. Le civiltà italiche
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Con un ritardo di circa 2 mila anni sul- Civiltà nuragica: è la civiltà
l’Egitto, nel primo millennio a.C. compar- che si sviluppa in Sardegna
vero popoli anche in Italia. Ad abitare la durante l’età del bronzo e
che sopravvive fino alla conpenisola, prima degli indoeuropei, furono quista romana. Il nome dei celti, i liguri, i siculi e i sardi, dando origi- riva da nuraghe, ossia dalla
ne alla civiltà dei nuraghi; successivamente caratteristica costruzione
gli indoeuropei, come i veneti, gli umbri, militare a torre, di cui la Sardegna conserva ancora 7
i sanniti e i latini si distribuirono sulla no- mila esemplari.
stra terra, dedicandosi alla pastorizia e al- Indoeuropeo: il termine indil’agricoltura, mentre nell’Italia meridionale ca una famiglia di lingue, che
presenta affinità fonetiche,
le colonie greche avevano già introdotto morfologiche e lessicali. Vi
l’alfabeto.
appartengono il celtico, il gerGli etruschi si posero, per l’alto grado di manico, il baltico, lo slavo, il
l’albanese, il greco e
civiltà, come momento cruciale nella storia latino,
l’armeno.
della formazione della futura civiltà romana. Abitarono l’Etruria (Toscana) e si diffusero successivamente nella
valle padana. Le città-stato più importanti del loro impero furono Veio,
Cerveteri, Tarquinia, Perugia, Arezzo, Volterra e Fiesole; esse costituirono una lega politica. Un altro polo nevralgico di città-stato sorse
intorno a Bologna, l’antica Felsina. L’alto grado di civiltà raggiunto in
epoca così antica, in concorrenza con quella ellenica, fece già nascere
nell’età classica il mito della loro origine. Erodoto, infatti, li fece provenire dall’Asia Minore (probabilmente dalla Lidia per una grave carestia, poco dopo la guerra di Troia); Dionigi di Alicarnasso li considerò
autoctoni; Livio, invece, accreditò la teoria della provenienza settentrionale. A queste ipotesi si è cercato il supporto di altre fonti, archeologiche e linguistiche, da cui risulta una generica verosimiglianza storica della teoria di Erodoto, ammettendo una parentela linguistica tra
l’etrusco e l’ambito asiatico.
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3. Le civiltà italiche
1) La civiltà etrusca
Parte I. Dalla preistoria al crollo dell’Impero d’Occidente
Gli stanziamenti dei vari popoli nell’Italia preromana
Nel 700 a.C., fondarono importanti città meridionali della penisola
e, con lo sfruttamento delle risorse naturali (ferro nell’isola d’Elba,
rame e piombo di Volterra), conquistarono il predominio sul mare,
fondando Capua, Nola, Ercolano, Pompei, Sorrento, con le quali istituirono commerci e scambi culturali. Ciò li rese antagonisti della Grecia
e di Cartagine per il predomino sul Mediterraneo. Fu l’inizio del loro
declino. Persero le colonie campane, preda dei sanniti e altri territori
per l’affermarsi di Roma e dei celti, i quali dilagarono nella Pianura
Padana. Gli etruschi formarono città-stato, spesso antagoniste, sul
modello della polis greca, governate da un re elettivo (lucomone) e
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3. Le civiltà italiche
assistito da un Consiglio degli anziani, esponente della classe aristocratica; ebbe potere consultivo l’assemblea popolare; gli schiavi, privi
di ogni diritto, completavano l’assetto sociale. Diventarono ricchi agricoltori, sfruttando la mitezza del clima e la fertilità dei suoli vulcanici,
avvalendosi, inoltre, di tecniche di prosciugamento e di irrigazione.
Furono anche esperti marinai, commerciando con la Francia, la Spagna, la Grecia, l’Africa e l’Asia Minore in specchi, scatole cesellate,
decorazioni per mobili, monili filigranati. Nel secolo VII il fasto e la
potenza delle aristocrazie raggiunsero il culmine, come è testimoniato
dall’importazione massiccia di prodotti preziosi in oro, argento, bronzo, avorio, provenienti dall’Oriente. Il secolo successivo fu caratterizzato da scontri egemonici tra città e città, ed emersero figure di tiranni,
come Porsenna di Chiusi o Servio Tullio di Roma, che fecero nascere
Stati aristocratici, entrando in aperto conflitto con la Grecia, con le
genti latine e con Roma. Ma il corso degli eventi mise in ginocchio la
potenza etrusca, per cui il declino fu lento, ma irreversibile, in relazione anche al diffondersi della grande proprietà latifondista e con la
progressiva integrazione delle grandi famiglie nell’ambito della società
romana. Furono politeisti e gli dei molto temuti, per cui fecero nascere
l’arte della divinazione, affidata a sacerdoti: gli aruspici (leggevano la
volontà divina nelle viscere di animali sacrificati) e gli àuguri (che
interpretavano il volo degli uccelli e fenomeni naturali). Credettero
fermamente nella vita ultraterrena e la tomba espresse non solo un
complesso di valori religiosi, ma anche e soprattutto la realtà concreta
della vita quotidiana, l’architettura e l’arredamento della casa, come
risulta tuttora nelle tombe di Cerveteri o negli affreschi di Tarquinia. In
essi è manifesta quell’ansia di perpetuare in eterno le realtà fissate
nelle immagini, nei rilievi, nelle strutture architettoniche delle tombe.
La civiltà etrusca doveva la sua importanza al perfezionamento
dell’alfabeto greco, considerato prezioso strumento di comunicazione
per le funzioni pubbliche (stesura di leggi scritte), religiose (testi sacri
che illustrano le pratiche e le prescrizioni sacre, che fungono da tramite tra il devoto e la divinità) e private (messaggi augurali su coppe o
altri oggetti, o formule di accordi). Da fonti antiche risulta che gli
etruschi esercitarono una forte influenza sulle istituzioni e sulle cari-
che politiche romane, come anche nelle cerimonie della Roma repubblicana, negli abiti e nei fasci.
2) Roma: monarchia, Repubblica, Impero
Roma fu la capitale dell’Impero più vasto dell’antichità. Nacque da
un piccolo villaggio di agricoltori e il suo sviluppo fu tanto rilevante e
illustre da diventare modello di organizzazione e civiltà. Gli abitanti
dei villaggi erano costituiti da:
Parte I. Dalla preistoria al crollo dell’Impero d’Occidente
— Pater familias; uomini ricchi di possedimenti terrieri e di bestiame;
— gens, famiglie imparentate fra loro, che si raccoglievano intorno al
pater familias;
— curia, più famiglie, aggregate fra loro, che formavano il villaggio;
— vicus, era considerato il villaggio, come Albalonga, Ariccia, Lanuvio e Roma.
C’è chi fa derivare il nome Roma dal mitico fondatore Romolo e
chi lo rintraccia nelle parole etrusche ruma (collina) e rumon (fiume),
ma in assenza di documenti scritti, si ricorre alla leggenda, che vuole
sia sorta sul colle Palatino (il 21 aprile del 753 a.C.), posizione strategica per scambi commerciali con l’Etruria e la Campania. Secondo la
leggenda, il primo re di Roma sembra sia stato Romolo, seguito da altri
sei, di origini sabine ed etrusche: Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco
Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo.
Nei primi due secoli di vita, Roma ebbe
I patrizi avevano tre nomi:
— praenomen nome perso- un governo monarchico con carica elettiva
nale, es. Publio;
decisa dai senatori. L’organizzazione socia— nomen designa l’appartele era rigidamente divisa in classi; al vertice
nenza alla gens, es. Corc’erano i patrizi, che detenevano il potere
nelio;
— cognomen indica l’apparpolitico ed economico. Essi godevano di
tenenza alla famiglia, es.
diritti politici, occupavano alte cariche di
Scipione.
governo, i collegi sacerdotali e l’esercito. Si
raggruppavano in tre tribù, (Ramni, Tiziensi
e Luceri) ognuna formata da 10 curie, a base gentilizia. Tutti gli appar32
La tradizione antica. La tradizione racconta che la città fosse sorta
sul Palatino ad opera di Romolo (figlio di Rea Silvia e fratello di
Remo), che era stato allontanato da Alba Longa dallo zio Amulio,
usurpatore del trono del fratello Numitore. La dominazione etrusca
fu un momento decisivo per la storia di Roma, in quanto entrò a far
parte di un orizzonte politico e culturale più ampio e anche per le
importanti innovazioni politiche e sociali. Fu allora che Roma acquisì
il suo primo ordinato assetto urbanistico, mentre il commercio portò
ricchezza e nuova popolazione, contribuendo a diminuire l’influenza
delle gentes originarie. La tradizione fa risalire la dominazione etrusca a Tarquinio Prisco ed è senza dubbio un elemento attendibile,
anche in base al ricordo che i documenti etruschi conservano relativi
al dominio di Roma, in quanto questi ultimi erano interessati a al
controllo di Roma, per assicurarsi i collegamenti con la Campania. Le
ripercussioni determinate dalla cacciata degli etruschi furono considerevoli: Roma entrò in una fase di acute difficoltà, perdendo la
posizione di preminenza, offerta dalla dinastia etrusca. Inoltre le popolazioni confinanti dei volsci, equi, ernici, avevano ora maggiore
libertà di movimento nel Lazio.
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3. Le civiltà italiche
tenenti alle tribù, partecipavano ai Comizi Curiati (assemblee per varare leggi proposte dal re). La plebe, invece, viveva tra stenti e rinunce.
Per migliorare il proprio status si affidava ad un patrono, da cui riceveva protezione e aiuto, diventandone clientes, ossia combattendo al suo
fianco, contribuendo alla dote della figlia, e pagando il riscatto se il
patrono fosse caduto prigioniero di guerra. Con Servio Tullio, i plebei
conquistarono maggiore considerazione, infatti il re favorì l’inserimento di plebei ricchi nell’organizzazione sociale e militare. Tale riforma
mutò la struttura socio-politica della città, provocando la sostituzione
dei Comizi Centuriati (Assemblea di tutti i cittadini, che approvava le
proposte di legge, le dichiarazioni di guerra e le elezioni dei magistrati) ai Comizi Curiati. Gli schiavi, ultimi della scala sociale, non godevano di alcun diritto, ma, se venivano liberati dal loro padrone, diventavano liberti, ottenendo in seguito la cittadinanza.
Spazio di approfondimento
I sette re di Roma
— Romolo: fonda Roma e col ratto delle Sabine popola la città, raggiungendo un
accordo col popolo sabino. Organizza l’esercito;
— Numa Pompilio: di origine sabina, non è bellicoso, organizza il culto religioso,
innalzando templi, e riforma il calendario;
— Tullo Ostilio: guerriero latino, conquista Alba Longa ed estende i confini del
Lazio;
— Anco Marzio: è un re sabino, che continua le opere di conquista e fa costruire
il porto di Ostia, la via Salaria (collegamento tra le saline e Roma), il ponte sul
Tevere e il primo acquedotto;
— Tarquinio Prisco: è un monarca etrusco, che incoraggia il commercio e l’artigianato, costruisce il Foro, il Circo Massimo e la cloaca Massima;
— Servio Tullio: re etrusco, determina lo sviluppo del commercio e l’artigianato;
cinge la città di mura, estende i confini e riforma la Costituzione;
— Tarquinio il Superbo: è un re etrusco altero, ha brama di potere e combatte
con i volsci e i Sabini. Completa il tempio di Giove e la cloaca, ma il suo dispotismo lo rende inviso ai sudditi, che guidati da Collatino e da Bruto, lo detronizzano, proclamando la Repubblica.
Parte I. Dalla preistoria al crollo dell’Impero d’Occidente
3) Dalla monarchia alla Repubblica
La leggenda giustifica il passaggio dalla monarchia alla repubblica
in seguito all’oltraggio di Tarquinio il Superbo nei confronti della moglie di un patrizio. Il gesto innesca una rivolta e, con essa, l’inevitabile
caduta della monarchia. La verità storica è ben diversa. Probabilmente
nacque un conflitto tra l’aristocrazia terriera, gelosa dei propri privilegi
e il monarca, il quale, pur di mantenere il potere, cercò il consenso di
alcune classi che stavano in quel periodo emergendo: commercianti e
imprenditori, appoggiandole nel controllo della produzione delle merci e dei traffici mercantili. Ciò favorì l’arricchimento delle famiglie plebee e l’acquisizione di alcune sfere del potere politico-sociale. Da qui
la rivolta dell’aristocrazia.
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Spazio di approfondimento
Organizzazione politica della Roma repubblicana
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2 consoli, che esercitano il potere esecutivo e giudiziario per un anno;
2 pretori, che esercitano il potere giudiziario per un anno;
2 questori, responsabili delle finanze, in carica per un anno;
4 edili, responsabili dei lavori pubblici, in carica per un anno;
2 censori, censiscono la popolazione in base alla ricchezza, vigilano sulla morale pubblica.
Nei casi di grande pericolo è prevista la figura del dittatore, che esercita tutti i
poteri per sei mesi. Tutte le magistrature sono cariche elettive e non retribuite.
Esistono infine le figure dei senatori, che esercitano il potere legislativo (carica a
vita) e 2 tribuni della plebe, difensori dei plebei contro i soprusi.
Intorno al V secolo a.C. iniziarono le prime conquiste della plebe,
generando tumulti e rivendicazioni sociali, per cui il senatore Menenio
Agrippa cercò di ricomporre la vertenza col riconoscimento del diritto
di riunirsi in assemblee (plebisciti), per approvare deliberazioni e leggi. Nel 451 a.C. si costituì la magistratura dei decemviri, che elaborò un
codice di leggi scritte: le leggi delle XII tavole, che riconobbero l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.
È assai arduo ricostruire l’origine del conflitto, che nasce dalla nozione di un’aristocrazia di sangue, cui erano riservate alcune funzioni
religiose e politiche e, quindi, il monopolio del potere.
I plebei formavano un vasto gruppo, che sin dai primi anni della
Repubblica trovò la coesione necessaria per contrapporsi al patriziato, in
quanto non tutti i plebei erano diseredati, molti di loro, infatti, erano
molto ricchi, in grado di guidare la plebe stessa. Nel riunirsi sull’Aventino
(Monte Sacro) nel 471, dettero al loro movimento un’organizzazione omogenea, creando un’assemblea, nominando magistrati e tribuni della plebe,
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3. Le civiltà italiche
4) Il conflitto tra patrizi e plebei
per difendersi dalle vessazioni gentilizie. La minaccia di rifiutarsi di prestare servizio militare fu un’arma considerevole, che costrinse Menenio Agrippa ad intervenire con il suo celebre apologo. Furono, quindi, varate le
famose XII Tavole. In seguito i plebei ebbero libero accesso alla direzione
dello Stato, diventando tribuni militari, entrarono nella pretura urbana,
esercitarono il comando dell’esercito, con la possibilità di convocare i
comizi, e far parte del Senato. Divennero consoli e incominciarono a
godere della terra pubblica per coltivarla. All’aristocrazia di sangue si sostituì un’oligarchia di governo patrizio-plebea. Le motivazioni sociali ed
economiche della lotta erano state assunte da plebei ricchi, per forzare il
loro ingresso nel governo, e anche se l’oligarchia successivamente si chiuse in un gruppo molto stretto, fu sempre attenta alle esigenze della collettività e ai suoi equilibri. Fu questo gruppo dirigente a compiere le scelte
fondamentali per secoli e, finché esso restò relativamente compatto, ebbe
notevole successo e capacità di ottenere e gestire il consenso popolare.
Parte I. Dalla preistoria al crollo dell’Impero d’Occidente
5) Le guerre contro Cartagine
Roma esercitava ormai il potere su quasi tutta la penisola e aveva il
controllo del mare, ma la forza militare e mercantile di Cartagine venne ritenuta pericolosa soprattutto per il controllo dello stretto di Messina determinando, nel 264 a.C., la prima delle tre guerre puniche, che
si concluse vittoriosamente per Roma: la Sicilia, la Sardegna e la Corsica entrarono nei domini romani.
Vent’anni dopo Annibale, con un folto esercito e con molti elefanti,
riuscì a varcare le Alpi, costituendo una minaccia incombente per Roma,
ma Scipione riuscì strategicamente a spostare la battaglia in Africa e a
Zama sconfisse duramente i cartaginesi, che furono costretti a rinunciare ai possedimenti in Africa e alla flotta. Qualche decennio dopo,
Cartagine, per nulla prostrata dalla rotta subita, riorganizzò l’esercito
allo scopo di riconquistare il proprio prestigio, ma Roma, decisa a
distruggerla, la espugnò e la rase al suolo. Le conquiste romane si
estesero, quindi, fino alla Macedonia, alla Grecia e alla Siria. Fu il
trionfo del concetto imperiale della politica espansionistica.
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TAVOLA CRONOLOGICA
21 aprile 753 a.C.
VII secolo a.C.
VI secolo a.C.
400 a.C.
metà del 400
264 a.C.
244 a.C.
232 a.C.
In Italia si insediano i celti, i liguri, i siculi, i sardi, i veneti, gli umbri, i
sanniti e i latini. Nasce la civiltà etrusca.
Viene fondata Roma e si instaura il regime monarchico.
La potenza etrusca raggiunge il culmine.
Scontro egemonico tra le varie città etrusche, inizia la decadenza di tale
civiltà.
Prime conquiste della plebe. Menenio Agrippa riconosce legittime le assemblee (plebisciti) popolari per deliberare le leggi. Vengono eletti 2 tribuni della plebe.
Viene elaborato un codice di leggi scritte. Le leggi delle XII tavole riconoscono l’uguaglianza di tutti i cittadini.
È la prima delle tre guerre puniche. Vittoria di Roma che annette la Sicilia,
la Sardegna e la Corsica.
Seconda guerra punica. Scipione l’Africano sconfigge i cartaginesi di Annibale a Zama.
Terza guerra punica. Cartagine è rasa al suolo. I Romani conquistano la
Macedonia, la Siria e la Grecia.
3. Le civiltà italiche
I millennio a. C.
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