RUBRICA > Pianeti oltre il sistema solare Visibilità dei transiti dei pianeti extrasolari Claudio Lopresti Responsabile Sezione Pianeti Extrasolari [email protected] Si è già accennato su questa rubrica sulle condizioni di visibilità dei transiti dei pianeti extrasolari. Vediamo ora un po’ meglio questo argomento anche per capire cosa dobbiamo aspettarci, nelle nostre osservazioni, sia che si tratti di pianeti extrasolari di cui si conosce con certezza la condizione che il transito avverrà sicuramente (pianeti con transiti noti), sia che ci accingiamo all’impresa, devo dire piuttosto ardua, in cui non si sa ancora se il transito avverrà o meno, e quindi in realtà quello che stiamo tentando di fare è scoprire un transito, ancora ignoto, di un pianeta extrasolare. Figura 1. Condizioni di visibilità geometrica dei transiti. 10 ASTRONOMIA Introduzione Ricordiamo che, per quanto riguarda la possibilità che dalla Terra sia visibile un transito di un pianeta extrasolare, esiste una visibilità “geometrica” ed una visibilità “fotometrica”. La prima condizione è soddisfatta dalla condizione che l’orbita del pianeta extrasolare sia giustamente inclinata rispetto al piano di vista da cui si osserva, e ciò vuol dire che l’inclinazione dell’orbita deve essere poco distante da 90°. Vediamo in figura 1 le condizioni generali di questa visibilità geometrica. Riflessioni sullo schema di variazione fotometrica Ricordate le binarie ad eclisse? In questi sistemi abbiamo due stelle che si occultano reciprocamente, togliendosi vicendevolmente un po’ di luce. Anche se dal nostro punto di osservazione non riusciamo ad osservare otticamente quello che accade a molti anni luce di distanza, tuttavia, misurando la variazione di luminosità del sistema, riusciamo a vedere e misurare una curva di luce che ha un andamento periodico regolare. Lo schema di variazione di queste stelle, nel periodo in cui compiono le loro orbite attorno al baricentro del sistema, è quello che vediamo in figura 2. Una binaria ad eclisse presenta uno schema di variazione nella curva di luce come quello vi- Figura 2. Schema di variazione di una binaria ad eclisse. sibile in figura 2. Nella parte fuori transito (OOT) la luce che vediamo è la somma della luce delle due stelle. Nelle parti in transito si raggiunge un minimo primario e un minimo secondario, poiché le due stelle, che generalmente hanno un diametro diverso, occultano, ognuna, mentre passa davanti all’altra, una parte della luce dell’altra stella, che le sta dietro. Invece, lo schema della variazione dei pianeti extrasolari, pur simile nel concetto principale, è in realtà quello visibile in figura 3. Come si vede in figura 3, lo schema della curva di luce di una stella che ha un pianeta extrasolare in transito, è simile a quello delle binarie ad eclisse, ma con una differenza: la parte fuori transito (OOT) presenta delle pendenze, in salita e in discesa, dovute al fatto che l’OOT (somma della luce dei due corpi) varia perché varia la fase del pianeta extrasolare, che nel suo giro di rivoluzione attorno alla stella viene illuminato solo nella parte che rivolge alla sua stella, e quindi, come da Terra vediamo molto bene le fasi di Venere, da Terra sarebbe possibile registrare (ovviamente con gli strumenti adatti, che in questo caso non sono quelli di tipo amatoriale) la variazione di luce del pianeta extrasolare dovuta alle sue fasi. Questo effetto è ben visibile nelle osservazioni che ha effettuato Kepler sul pianeta extrasolare HAT-P-7b (figura 4). Si vede molto chiaramente il transito del pianeta sul disco della stella (minimo primario), l’eclisse del pianeta dietro la stella (minimo secondario) e addirittura le fasi del pianeta dovute all’illuminazione del pianeta mentre da Terra è geometricamente visibin. 4 • luglio-agosto 2010 RUBRICA > Pianeti oltre il sistema solare Figura 3. Schema di variazione di una stella con un pianeta extrasolare transitante. le solo una parte della luce per effetto della fase. Fino a pochissimi anni fa era incredibile pensare che si potesse arrivare a questo tipo di risultati sui pianeti extrasolari. Naturalmente occorre dire che l’efficienza raggiunta da Kepler non può essere alla portata dei nostri telescopi amatoriali, dove è già molto registrare il transito principale di un Unione Astrofili Italiani>www.uai.it pianeta extrasolare, quando esistono le condizioni della figura 1 (condizione in basso nell’immagine). Non è neppure pensabile che i telescopi amatoriali possano registrare tutti gli eventi possibili, anche quando siano soddisfatte le condizioni geometriche. Occorrono anche le condizioni fotometriche, e cioè la possibilità che, a fronte di un evento di un passaggio di un pianeta extrasolare sul disco della propria stella, il rapporto fra i diametri dei due corpi sia tale che la caduta di luminosità della stella sia di un’entità sufficiente ad essere rilevata dai nostri telescopi e sensori CCD. Affronteremo meglio questo tema nel prossimo numero di questa rubrica, identificando il campo di ricerca e restringendolo ai target possibili alla portata degli astrofili. Figura 4. Grafico della curva di luce del pianeta extrasolare HAT-P7b. Da: Kepler’s Optical Phase Curve of the Exoplanet HAT-P-7b by WJ Borucki et al., Science, 325, 709 (2009). ASTRONOMIA 11