La necessità dell’acquacoltura di oggi di produrre limitando l’uso di chemioantibiotici
e disinfettanti, è ormai largamente scontata.
Per questo propongo l’articolo del dott. Andrea Fabris, borsista presso il nostro
dipartimento, che tratta appunto il sistema per migliorare le produzioni ittiche senza
utilizzare sostanze che possono creare problemi ambientali e dequalificare il prodotto.
L’allevamento intensivo ha notevolmente modificato le condizioni dei pesci che
sempre più spesso sono sottoposti a notevoli stress, compromettendo la funzionalità
del loro sistema immunitario.
Un’importanza sempre maggiore sta assumendo in acquacoltura il potenziamento
delle difese immunitarie e particolare attenzione viene posta all’incremento della
componente aspecifica innata.
I meccanismi immunitari coinvolti nella difesa dalle malattie infettive e infestive sono
di due tipi: specifici e non specifici.
I primi vengono attivati in seguito a infezione naturale da parte di diversi
microrganismi o indotti mediante la somministrazione di opportuni vaccini (azione
preventiva) e determinano l’insorgenza di resistenza specifica alla singola malattia. In
questo tipo di risposta sono coinvolti gli anticorpi e i linfociti.
Le difese antigene non specifiche sono innate ed agiscono senza effettuare lo
specifico riconoscimento dell’aggressore. Intervengono in questo caso meccanismi di
fagocitosi (i globuli bianchi inglobano e neutralizzano i patogeni) e fattori antibatterici
aspecifici presenti nel siero del sangue.
L’immunità aspecifica può essere stimolata dalla presenza di agenti patogeni, oppure
indotta mediante somministrazione di immunostimolanti.
Gli immunostimolanti o immunomodulatori sono sostanze che determinano un
potenziamento dell’immunità specifica o dei meccanismi di difesa aspecifici
dell’organismo e non devono essere necessariamente somministrati con un antigene.
Gli adjuvanti, invece, sono sostanze che aumentano la risposta immunitaria specifica
verso un antigene e vengono somministrati in combinazione con il vaccino
(normalmente utilizzati quando il vaccino viene somministrato per iniezione).
In base alle conoscenze fin qui ottenute è emerso che l’effetto degli
immunostimolanti è rilevante in situazioni di stress: trasporto, manipolazione (cambio
di vasca, trattamenti antiparassitari), repentini cambiamenti ambientali, di
temperatura, di alimentazione. Inoltre queste sostanze possono essere utili in alcune
condizioni d’allevamento in cui non è possibile intervenire con piani vaccinali specifici
ad esempio nell’allevamento dei crostacei o in presenza di malattie infettive
multifattoriali in cui sono coinvolti più microrganismi in concomitanza a condizioni di
stress ambientale e/o alimentare.
Esistono molte sostanze con capacità immunostimolanti ma, non sempre la loro
attività è chiara o provata; attualmente diversi studi sono condotti per ricercare un
valido sistema di valutazione della loro efficacia.
La loro azione è comunque dipendente da dose, modalità di somministrazione e da
variabili ambientali o fisiologiche (temperatura, età, fase di crescita,...). Caratteristica
peculiare degli immunomodulatori è di determinare una risposta rapida (in poche
ore) di durata piuttosto modesta (fino ad alcune settimane).
Gli immunostimolanti possono essere classificati in base alla loro origine e al
meccanismo d’azione in diverse categorie:
• batteri e prodotti di derivazione batterica (micobatteri, lipopolisaccaridi ,
endotossine di batteri gram-negativi)
• carboidrati complessi (glucani)
• farmaci immunostimolanti (levamisolo, farmaci antivirali, poliribonucleotidi)
• fattori nutrizionali (vitamina C, vitamina E, lipidi)
• polipeptidi, estratti animali (estratti di pesce, chitosani)
• citochine, estratti timici (interleuchine)
• lecitine, estratti vegetali
Particolare attenzione viene riposta, per la loro azione o per la loro disponibilità, su:
levamisolo, vitamina C, vitamina E, glucani, polipeptidi.
Le modalità di somministrazione possono essere diverse: via orale (miscelate al
mangime o singolarmente), per immersione, inoculazione intraperitoneale (a scopo
sperimentale).
Il levamisolo (altrimenti utilizzato come antielmintico ad ampio spettro) esplica
attività di stimolazione nei confronti dei linfociti-T e di incremento della fagocitosi. E’
stato provato con buoni risultati nelle carpe e nelle trote. Uno dei principali problemi
nel suo utilizzo è il dosaggio, in quanto sovradosaggi possono determinare
immunodepressione; in letteratura sono riportati i seguenti dosaggi per immersione
1 mg/l per 30’ o 5 mg/l per 1h.
Vitamina C è un antiossidante con azione protettiva nei confronti delle cellule, è
necessario per una risposta anticorpale ottimale ed esercita indirettamente positivi
effetti sulla fagocitosi.
Viene addizionato nel mangime, in dosi di 1-2 g/kg di mangime ha effetti stimolanti
che possono essere incrementati dall’associazione
di
altre
sostanze
immunomodulatrici (glucani, peptidi).
La vitamina E solitamente presente come supplemento nei mangimi svolge azione di
stimolazione della risposta anticorpale nei soggetti immunodepressi.
Con il termine glucani si comprendono dei carboidrati complessi di origine diversa:
- -glucani: -ı-3 glucani, -ı-6 glucani, lentinani, glucani estratti dall’orzo, glucani
estratti dai lieviti
- glucani estratti dai funghi (i quali stimolano anche la produzione di interferone)
- glucani estratti da piante (es. da aloe)
La loro azione consiste principalmente nell’attivazione dei meccanismi di fagocitosi
dei globuli bianchi potenziando la risposta immunitaria specifica e permettendo di
superare gli effetti immunosoppressori dello stress. Sono stati sperimentati sulle trote
nelle quali si possono utilizzare ai seguenti dosaggi: 0,1% sul mangime oppure per
immersione alla concentrazione di 100 ppm per 30’.
In futuro un ruolo sempre più importante sarà svolto da composti di natura
polipeptidica ottenuti da diversi organismi viventi (pesci, vegetali, lieviti, estratti
timici).
A tutt’oggi il reale meccanismo d’azione di molti composti ad attività
immunostimolante è poco conosciuto, e così pure la reale efficacia del loro utilizzo
nelle specie ittiche allevate (soprattutto in quelle marine), è comunque fuori da ogni
dubbio la loro capacità ad assicurare una maggiore resistenza alle malattie infettive
ed infestive soprattutto in concomitanza ad una adeguata profilassi vaccinale e ad un
oculato ricorso ai trattamenti curativi con chemioterapici.
Dott. Andrea Fabris