REGOLAZIONE DEL CALCIO, DEL FOSFATO E DEL MAGNESIO CALCIO Il contenuto totale di calcio dell’organismo adulto è di circa 1200 g, di cui: 98% depositato nelle ossa e nei denti sotto forma di idrossiapatite e carbonato di calcio (CaCO3) 1% calcio plasmatico (calcio plasmatico totale = 2,5 mmol/L): - inattivo e non diffusibile (1,16 mmol/L) legato a proteine (ad albumina (0,92 mmol/L) e globuline (0,24 mmol/L); - attiva e diffusibile: ionizzato Ca++ (1,18 mmol/L) 1% calcio intracellulare (sequestrato nel reticolo endoplasmatico e nei mitocondri, 10-7 mol/L) + calcio extracellulare FUNZIONI DEL CALCIO Sotto forma di sale inorganico (carbonato di calcio e fluoruro di calcio): - agire in concomitanza con il fosfato per la formazione e il mantenimento delle ossa e dei denti - creare delle riserve di minerale nelle ossa in modo che il corpo possa utilizzarle (la quantità di calcio contenuta nelle ossa varia continuamente secondo il tipo di alimentazione e i fabbisogni dell’organismo) In forma ionica partecipa a: - processo di coagulazione del sangue - secrezione di ormoni - meccanismo di contrazione dei muscoli e attivazione neuronale - reazioni enzimatiche come “cofattore” La calcemia (livello sierico di calcio) è un parametro estremamente regolato a cui partecipano: • INTESTINO: assorbimento del calcio alimentare. • RENE: attivazione della vitamina D, riassorbimento/escrezione di calcio. • TIROIDE: sintesi e secrezione di calcitonina dalle cellule parafollicolari. • PARATIROIDI: sintesi e secrezione di paratormone. Il metabolismo del calcio è influenzato dalla dieta, dalla sua mobilizzazione dall’osso, dal riassorbimento renale e dalle perdite intestinali. OMEOSTASI DEL CALCIO Il calcio viene scambiato giornalmente tra il fluido extracellulare e l’intestino, il tessuto osseo e i reni: L’assunzione media giornaliera dovrebbe essere di circa 25 mmoli/l. Il calcio è assorbito nel tenue: viene poi trasportato nel fluido extracellulare (10 mmol/l), da dove è in parte riassorbito (5 mmol/l); dall’ECF passa, poi, sia nel tessuto osseo (da dove è giornalmente riassorbita) che nei reni. Le perdite di calcio avvengono per via intestinale (20 mmol), e urinaria (5 mmol). Della quota alimentare di calcio giornaliera ne viene assorbita solo il 20% circa. Meccanismi proposti per l’assorbimento del calcio nell’intestino • Transcellulare: attivo (ATP-dipendente), regolato da Vitamina D; • Transcellulare: per via endosomiale/lisosomiale ; • Paracellulare: passivo, non va incontro a saturazione, dipendente dalla concentrazione intestinale del Ca ionizzato. L’omeostasi del calcio viene mantenuta dall’azione di tre ormoni principali…. • Paratormone (PTH) • Calcitonina • 1, 25 diidrossicolecalciferolo ….e quindi grazie all’azione coordinata di • Intestino • Osso • Rene • Tiroide/Paratiroidi TIROIDE Ghiandola che comprende due componenti endocrine: la prima produce gli ormoni tiroidei (T3 e T4), la seconda la calcitonina. La tiroide è una ghiandola a struttura follicolare, costituita quindi da follicoli all'interno dei quali vengono immagazzinati gli ormoni tiroidei. La calcitonina viene prodotta invece dalle cellule C o parafollicolari, site all'esterno dei follicoli. CALCITONINA → ipocalcemizzante Polipeptide di 32 amminoacidi (PM 3,5 kDa), sintetizzato dalle cellule C parafollicolari della tiroide, che si trovano nello stroma reticolare della tiroide. Riduce le concentrazioni plasmatiche di calcio agendo principalmente sull’osso, bloccandone il riassorbimento da parte degli osteoclasti e accelerando l’attività osteoblastica di deposizione della matrice. Agisce anche a livello renale, stimolando l'eliminazione di calcio da parte del tubulo contorto prossimale Paratormone (PTH) → ipercalcemizzante • Polipeptide di 84 aminoacidi • Secreto dalle ghiandole paratiroidi quando è bassa la concentrazione di Ca plasmatico (non legato). Ha funzione antagonista alla calcitonina. Meccanismo di controllo del metabolismo del calcio da parte del Paratormone In presenza di una riduzione della concentrazione di calcio nel sangue il PTH (1) Aumenta la mobilizzazione del calcio dall’osso al fluido extracellulare intervenendo sugli osteoblasti e sugli osteoclasti. (2) Aumenta il riassorbimento del calcio a livello dei tubuli renali. (3) Induce l’idrossilazione dell’ormone 1,25 DHCC che agisce sul riassorbimento di Ca dall’intestino (4). Quindi l’assorbimento di calcio intestinale dipende indirettamente dal PTH. VITAMINA D →ipercalcemizzante Vitamina liposolubile che agisce in modo analogo ad un ormone steroideo: a differenza delle altre vitamine liposolubili non viene immagazzinato nel fegato. La forma più abbondante è la vit. D3 o colecalciferolo: la quantità proveniente dagli alimenti è tuttavia molto bassa e la maggior parte di vitamina D viene sintetizzata a livello cutaneo per azione della luce ultravioletta. L'uomo è in grado di sintetizzare il colecalciferolo a partire da un precursore, con funzione di provitamina: il deidrocolesterolo. Questa provitamina si trova nella pelle, in modo da assorbire la luce solare che provoca l'isomerizzazione a colecalciferolo. HO 7-deidrocolesterolo fotolisi UV 280-315 nm 7 isomerizzazione CH2 6 CH2 5 4 3 HO Pre-vitamina D3 HO 1 2 vitamina D3 colecalciferolo Il colecalciferolo subisce due idrossilazioni successive: la prima nel fegato a livello del carbonio 25 con formazione di 25-idrossicolecalciferolo, il quale passa nella circolazione generale e si lega ad una proteina trasportatrice specifica (vitamin D binding protein, DBP). Arrivato nel rene subisce una seconda idrossilazione a livello del carbonio 1 (questa idrossilazione è attivata dal PTH quando il livello di calcio è basso), dando origine all'1,25-diidrossicolecalciferolo. Calcitriolo o 1,25(OH)2D3 RENE INTESTINO OSSO ALTRI ORGANI BERSAGLIO Meccanismo di azione della Vitamina D Il calcitriolo viene assorbito a livello intestinale (1) con le stesse modalità del lipidi: entra a far parte di micelle (che si formano per combinazione dei sali biliari con i prodotti derivanti dall'idrolisi dei lipidi), è assorbito per diffusione passiva negli enterociti dove stimola la sintesi della CaBP (proteina che trasporta il calcio) favorisce l’assorbimento intestinale di calcio. 2 1 L’1,25-diidrossicolicalciferolo migra anche negli osteoblasti (2) dove stimola l’assorbimento di calcio che si deposita come fosfato di calcio. favorisce i processi di mineralizzazione dell’osso. La vitamina D favorisce il riassorbimento di calcio a livello renale. IL CONCETTO DI NORMALITÀ DELLA VITAMINA D > 30 ng/ml (70-90 nmol/l) = Normale 12-30 ng/ml (40-70 nmol/l) = Insufficiente 5-12 ng/ml (20-40 nmol/l) = Deficit-Carenza <5 ng/ml (<20 nmol/l) = Severa carenza Carenza di vitamina D Sintomi precoci di carenza di calciferolo sono: riduzione sierica di calcio e fosfato; iperparatiroidismo secondario: si verifica quando le ghiandole paratiroidi producono un eccesso di ormone paratiroideo (PTH) perché i livelli di calcio sono troppo bassi. Sintomi più tardivi sono: inadeguata mineralizzazione dello scheletro (rachitismo); debolezza muscolare; dolori addominali. L’eccesso di vitamina D determina un aumentato assorbimento intestinale e riassorbimento osseo del calcio, con concomitante diminuzione del PTH sierico e infine perdita dell'omeostasi calcica con conseguente: ipercalcemia; calcificazione dei tessuti molli. L'eccessiva assunzione di calciferolo con la dieta è estremamente improbabile, tenuto conto della ridotta quantità di vitamina D negli alimenti; così come non si conoscono casi di ipervitaminosi dovuta ad eccessiva esposizione al sole. È invece possibile intossicazione in seguito a eccessiva somministrazione di calciferolo a scopo terapeutico. CALCIO SIERICO Calcio sierico in forma: · Ionizzata diffusibile (45%) · Legato a proteine (non diffusibile – 50%) · Complessato diffusibile (combinato con fosfato, citrato – 5%) Livelli di calcio sierico • • • • Calcio totale Calcio ionizzato Legato a proteine Complessato 9-11 mg/dl 4.7 (45%) 4.8 (50%) 0.6 (5%) Una persona sana possiede un calcio sierico totale di 2,4 mmoli/litro; circa la metà (1,2 mmol/litro) è legata a proteine, la maggior parte all’albumina Struttura tridimensionale dell’Albumina Il legame dipende dal pH: diminuisce in condizioni di acidosi (poiché aumentano le cariche positive sulle catene laterali degli aa), e aumenta nell’alcalosi. I laboratori misurano di routine la concentrazione totale di calcio (frazione legata e frazione non legata) in campioni di siero Individuo Normale: Concentrazione frazione legata: 1,2 mmol/l Concentrazione frazione non legata: 1,2 mmol/l Concentrazione Albumina: 47 g/l Concentrazione di calcio totale nella norma Individuo con Basso livello di Albumina: 27 g/l Concentrazione frazione legata: 0,8 mmol/l Concentrazione frazione non legata: 1,2 mmol/l Concentrazione di calcio totale lievemente inferiore alla norma poiché diminuisce la frazione legata (essendo diminuita Alb), mentre la frazione non legata è nella norma; il paziente è apparentemente ipocalcemico ma non presenta sintomi di ipocalcemia Individuo Ipocalcemico: Concentrazione Albumina: 47 g/l Concentrazione frazione legata: 1,0 mmol/l Concentrazione frazione non legata: 1,0 mmol/l Concentrazione di calcio totale inferiore alla norma poiché diminuiscono sia la frazione non legata che quella legata (anche se Alb nella norma); il paziente è ipocalcemico e il PTH non riesce a mantenere il Ca entro i limiti nella norma. Cambiamenti nella concentrazione di albumina sierica possono causare modifiche nella concentrazione del calcio Per assicurarsi che pazienti con albumina bassa non vengano identificati erroneamente come ipocalcemici, i biochimici clinici usano la concentrazione di calcio aggiustato Calcio aggiustato (mmoli/l) = calcio totale misurato + 0,02(47-albumina) IPOCALCEMIA Riduzione della concentrazione plasmatica totale del calcio al di sotto di 8,8 mg/dl (2,20 mmol/l) in presenza di una concentrazione normale delle proteine plasmatiche. Causata da: - ipoparatiroidismo: condizione caratterizzata da un deficit di PTH; -deficit vitamina D: ridotto assorbimento dovuto a patologie epatobiliari o malassorbimento intestinale; -Insufficienza renale: mancata sintesi di 1,25-diidrossicolecalciferolo conseguente al danno diretto delle cellule renali. IPERCALCEMIA Aumento della concentrazione plasmatica totale di calcio al di sopra di 10,4 mg/dl (2,60 mmol/ l). Causata da: - Iperparatiroidismo primario: è una condizione clinica derivante da un' elevata secrezione di PTH (PTH sierico elevato). Nell'85% dei casi è causato da una neoplasia di una singola ghiandola paratiroidea. -Aumento del turnover osseo (un'eccessiva rimozione di calcio dall'osso). -Insufficienza renale cronica. - Aumento farmacologico di vitamina D (eccessivo riassorbimento osseo). Trattamento dell’ipercalcemia neoplastica (calcio sierico ≥ 3,5 mmol/l) con PAMIDRONATO (bifosfonato, farmaco che inibisce il riassorbimento osseo, riducendo rapidamente il calcio sierico) Infusione endovenosa di pamidronato FOSFATO (PO43-) Il contenuto totale di fosfato dell’organismo adulto è di circa 850 g di cui: 85% scheletro e denti 15% tessuti molli 0.5% sangue La maggior parte del fosfato intracellulare è legato a lipidi e proteine • Svolge funzioni di sistema tampone nel compartimento intracellulare • E’ un importante costituente di varie macromolecole quali: acidi nucleici, fosfolipidi e fosfoproteine • E’ un componente del tessuto osseo (idrossiapatite) Equilibrio del fosfato L’assunzione media giornaliera dovrebbe essere di circa 40 mmoli. Il fosfato è assorbito nel tenue (favorito dalla Vitamina D e influenzato dall’assorbimento del Calcio). Dall’intestino viene poi trasportato nei vari tessuti: osseo, molli e plasma. Le perdite di fosfato avvengono per via intestinale (14 mmol), e urinaria (26 mmol). L’escrezione urinaria di fosfato è sotto controllo ormonale (PTH), che causa la riduzione del riassorbimento tubulare del fosfato. Metabolismo del fosfato Il metabolismo del fosfato è in stretto rapporto con quello del calcio: nel plasma il calcio e il fosfato spesso mostrano un rapporto inverso (se il fosfato aumenta, il calcio diminuisce). Rapporto ottimale di concentrazione tra calcio e fosfato è 2/1. Fosfato inorganico plasmatico Alle concentrazioni fisiologiche di ioni idrogeno (37-43 nmol/L), il fosfato è presente nell’ ECF sia come fosfato monoidrogeno (HPO42- ) che come fosfato diidrogeno (H2PO4-) Il fosfato totale è pari normalmente a 0,8-1,4 mmoli/l Il 20% del fosfato plasmatico è legato a proteine Iperfosfatemia Aumento della concentrazione plasmatica di fosfato al di sopra di 4,5 mg/dl (1,46 mmol/l) a causa di una sua ridotta escrezione renale. Le cause sono: - Insufficienza renale: escrezione difettosa di fosfato; - Ipoparatiroidismo: un basso livello di PTH circolante riduce l’escrezione di fosfato dai reni (aumento concentrazione sierica); - Pseudoiperparatiroidismo: il PTH è secreto normalmente ma c’è insufficienza di recettori nel tessuto bersaglio. Ipofosfatemia Diminuzione della concentrazione plasmatica di fosfato al di sotto di 2,5 mg/dl (0,81 mmol/l). Un’ipofosfatemia grave (<0,3 mmoli/l) è rara ed è per lo più causata dai movimenti anomali transcellulari del PO4. L'ipofosfatemia cronica dipende nella maggior parte dei casi da una riduzione del riassorbimento renale di PO4 e non è associata a deplezione del PO4 intracellulare. Le cause comprendono: -Iperparatiroidismo: un elevato PTH aumenta l’escrezione di fosfato dai reni e contribuisce all’abbassamento della sua concentrazione sierica -Cura della chetoacidosi diabetica:lo spostamento di glucosio nelle cellule ad opera dell’insulina può causare uno spostamento simile del fosfato; -ipofosfatemia da tumore; -difetti congeniti del riassorbimento del fosfato a livello tubulare. conclusioni Il controllo della calcemia e delle concentrazioni ematiche di fosfato è operato da un complesso costituito da paratormone (PTH), calcitonina e vitamina D Effetti del PTH (ipercalcemico e ipofosfatemico): nel SANGUE aumento del Ca e diminuzione del fosfato nei RENI aumento riassorbimento Ca, aumento Vit. D, diminuzione riassorbimento del fosfato nel TESSUTO OSSEO aumento attività degli osteoclasti e degli osteoblasti Effetti della calcitonina (ipocalcemizzante e ipofosfatemico) ↑ del passaggio di calcio dal sangue al liquido interstiziale osseo con conseguente incremento della mineralizzazione dell’osso ↑ l’escrezione urinaria di calcio e fosfato Effetti della vitamina D (ipercalcemizzante e iperfosfatemico) Promuove l’assorbimento intestinale di fosfato e di calcio Favorisce la deposizione di calcio a livello del tessuto osseo Stimola il riassorbimento di calcio e fosfato a livello renale MAGNESIO (Mg2+) Il contenuto totale di magnesio dell’organismo adulto è di circa 25 gr., di cui il 60% è presente nelle ossa, 39% nei compartimenti intracellulari, 1% nei liquidi extracellulari. Circa un terzo del magnesio contenuto nelle ossa è mobilizzabile e può servire da riserva per il mantenimento delle concentrazioni extracellulari ottimali. Funzioni del magnesio: Assieme a Calcio, Fosfato e vitamina D influenza il metabolismo delle ossa, ma regola anche il metabolismo dei carboidrati, delle proteine e degli acidi nucleici. Extracellulari: mantenimento del potenziale di membrana dei nervi e dei muscoli e per la trasmissione dell'impulso nervoso; influenza la secrezione di PTH Intracellulari: - cofattore enzimatico di tutti gli enzimi che utilizzano ATP, è quindi in grado di attivare gli enzimi che intervengono nel metabolismo energetico. - stabilizzazione delle macromolecole (DNA, RNA). - coinvolto in numerosi processi che consentono di ottenere energia dagli alimenti: favorisce l’assorbimento dei carboidrati e la produzione delle proteine e dei grassi da parte dell’organismo. OMEOSTASI DEL MAGNESIO L’assunzione media giornaliera dovrebbe essere di circa 15 mmoli. Il magnesio è assorbito nel tenue attraverso sia un meccanismo mediato da un trasportatore sia un processo di diffusione non specifico. Dall’intestino viene poi trasportato (in misura del 30%) nei vari tessuti. Le perdite di magnesio avvengono per via intestinale (70%), e urinaria (il rene è l’organo principalmente coinvolto nell’omeostasi del magnesio). La quota assorbita varia con la concentrazione di magnesio nella dieta ma anche con la presenza di altri componenti: calcio, fosfato ne riducono l'assorbimento. Fonti Alimentari: nei vegetali verdi il magnesio è presente nella clorofilla. La fonte principale è costituita dagli alimenti di origine vegetale: per il 30% da verdura e ortaggi, per il 29% da cereali e derivati, per il 15% dalla frutta. Uova, carne e pesce ne apportano il 14% e latte e derivati il 12%. MAGNESIO SIERICO Nel plasma il magnesio è presente in concentrazioni variabili tra 0,7 e 1,0 mmol/l (17-24 mg/l), per il 30% legato alle proteine (soprattutto albumina) e per il rimanente sotto forma ionizzata. IPERMAGNESEMIA l'ingestione di elevate quantità di magnesio (3 - 5 g) causata da un uso prolungato di farmaci contenenti magnesio (come alcuni lassativi antiacidi), In presenza di una funzione renale normale non si manifestano effetti dannosi. L'ipermagnesemia si manifesta inizialmente con nausea, vomito e ipotensione; successivamente compaiono vasodilatazione cutanea, depressione del sistema nervoso centrale, per arrivare infine a depressione respiratoria, coma e arresto cardiaco. IPOMAGNESEMIA non si conoscono casi di carenza alimentare spontanea di magnesio data la diffusa presenza di magnesio negli alimenti e l'elevata efficienza della ritenzione di magnesio da parte del rene. Stati di deficienza di magnesio possono incontrarsi in casi di patologia gastroenteriche (malassorbimento), nefropatie con perdite renali del catione per alterato riassorbimento, malnutrizione, alcoolismo, nutrizione artificiale con preparati carenti in magnesio, uso di farmaci che interferiscono con i meccanismi di riassorbimento renale del catione (diuretici). La deficienza di magnesio provoca alterazioni del metabolismo del calcio e del potassio che si traduce in debolezza muscolare, alterata funzionalità cardiaca. Diagnosi di laboratorio In un campione di siero, al di sotto di 0,7 mmoli/l, si parla di “deficienza grave” di magnesio intracellulare, condizione clinica che può ottenere benefici da una terapia con magnesio. Tuttavia può esistere una deplezione di magnesio intracellulare anche quando la concentrazione di magnesio sierico è compresa nei valori di riferimento (“stati marginali di deficienza di magnesio”). Per rivelare questi stati marginali, si usano metodiche come la spettroscopia NMR che identifica Mg2+ libero all’interno delle cellule (es. direttamente nei leucociti). MALATTIE OSSEE Tessuto Osseo L’osso è un tessuto connettivo di sostegno composto da cellule, fibre e sostanza fondamentale amorfa. Il calcio si trova sotto forma di Fosfato tricalcico, depositato come cristalli di idrossiapatite. Le funzioni del tessuto osseo sono: • sostegno per l’organismo e gli organi interni • protezione (gabbia toracica e cranio) • leva per i muscoli • riserva di minerali, principalmente il calcio (95%) Le cellule dell’osso Cellule osteoprogenitrici: si differenziano in osteoblasti Osteoclasti: sono responsabili del riassorbimento dell’osso e possiedono recettori per la calcitonina; sono sotto controllo del PTH. Osteoblasti: sono responsabili della formazione della matrice ossea Osteociti: sono le cellule che hanno completato il loro sviluppo. Queste cellule originano per trasformazione degli osteoblasti e sono presenti nell’osso allo stato quiescente. In certe condizioni esse possono diventare simili agli osteoblasti, acquisendo così capacità secernente: entrano probabilmente in gioco nella riparazione di microfratture Metabolismo osseo Tutti i meccanismi che aumentano le dimensioni delle ossa e ne adattano la forma ai carichi meccanici vengono definiti modellamento; Il rimodellamento osseo è un costante processo di riassorbimento e di rinnovo tessutale il cui scopo è principalmente la salvaguardia dell’efficienza meccanica dello scheletro. Il processo di rimodellamento viene influenzato da numerosi fattori: Il più importante ormone che regola il metabolismo osseo è il paratormone che aumenta la liberazione di calcio dall’osso (il rimodellamento osseo è fondamentale quindi per il mantenimento dei livelli di calcio nel sangue). Sull’osso la sua azione complessiva è quella di attivare il rimodellamento. Sull’osso la vitamina D determina una attivazione degli osteoblasti a produrre collagene ed osteocalcina. La calcitonina esercita un effetto di inibizione sugli osteoclasti. Indici di neoformazione ossea 1) Fosfatasi alcalina: è un enzima in grado di scindere i legami fosforici in ambiente alcalino. E’ presente negli osteoblasti e determinerebbe la lisi del pirofosfato, inibitore fisiologico dell’ossificazione. Un aumento dell’attività osteoblastica è indicato da un incremento della fosfatasi alcalina sierica. Un aumento della fosfatasi alcalina può anche essere causato da malattie epatobiliari (diventa un marcatore di colestasi) o da patologie ossee. Indici di neoformazione ossea 2) Osteocalcina: L’OC è una proteina estremamente specifica per l’osso in quanto prodotta solo dagli osteoblasti. Una quota di osteocalcina, dopo la secrezione, viene liberata in circolo dove è possibile dosarla, fornendo un’indicazione dell’attività osteoblastica. Indici di riassorbimento osseo 3) Idrossiprolina: è un amminoacido prodotto dalla degradazione delle molecole di collagene. Nell’organismo subisce una filtrazione a livello del glomerulo renale ed un riassorbimento per il 90% a livello dei tubuli. Il dosaggio viene eseguito in un campione di urina ma questa indagine, estremamente utilizzata, è tuttavia piuttosto aspecifica per le molte possibili interferenze: questo aminoacido è contenuto in tutti i tipi di collagene e non solo in quello di origine ossea; anche la dieta, se contenente in buona misura alimenti ricchi in collagene, può determinare falsi aumenti dell’idrossiprolina urinaria. Un miglior marcatore di riassorbimento osseo potrebbe essere la deossipiridinolina, altro prodotto di degradazione del collagene specifico per le ossa e non metabolizzato o influenzato dalla dieta. Le alterazioni del metabolismo osseo sono alla base di numerose malattie scheletriche: Osteoporosi: è una malattia caratterizzata da una diminuzione della massa ossea per unità di volume, con deterioramento della microarchitettura dell’osso e conseguente aumento del rischio di fratture. Sono state individuate due modalità di perdita ossea: una “rapida”, tipica della immediata postmenopausa e che interessa quindi solo le donne, ed una “lenta” che si verifica con l’avanzare dell’età e che colpisce entrambi i sessi. L’ Osteoporosi di tipo I (Postmenopausale) è causata da: Diminuzione degli estrogeni Aumento calcemia Diminuzione PTH circolante Diminuzione produzione 1,25 (OH)2D3 Ipofunzione osteoblastica L’ Osteoporosi di tipo II (Senile) è causata da: Diminuzione 1,25 (OH)2D3 Riduzione dell'assorbimento intestinale di calcio Aumento PTH circolante Iperfunzione osteoclastica Esiste un gruppo di osteoporosi secondarie causate da: Malattie endocrine Ipogonadismo, Eccesso di glucocorticoidi, Ipertiroidismo, Iperparatiroidismo, Diabete Mellito Malattie gastrointestinali Sindromi da malassorbimento, Ittero ostruttivo cronico, Cirrosi biliare primitiva, Grave malnutrizione Disordini midollari Mieloma Multiplo Malattie del connettivo Osteogenesi imperfetta Cause varie Immobilizzazione, Alcoolismo cronico, Farmaci (Eparina, antiepilettici), Fumo Diagnosi e trattamento dell’osteoporosi Per dimostrare la perdita ossea sono necessarie misure in serie della densità ossea, utilizzando varie metodiche mineralometriche a raggi X. Nel trattamento della malattia si predilige la prevenzione piuttosto che la cura; questa deve avvenire durante l’infanzia con una dieta adeguata e con l’esercizio fisico. E’ importante non fumare e, nel periodo della menopausa, sottoporsi ad una terapia di sostituzione ormonale. Attualmente le possibilità di cura sono: somministrazione orale di calcio, di estrogeni e di possono apportare benefici. Rachitismo Il rachitismo è caratterizzato da difetti nella mineralizzazione delle cartilagini ossee nei bambini ed è dovuta a una carenza di vitamina D o a un insufficiente apporto alimentare di calcio. I principali sintomi riguardano lo scheletro e sono dati da deformità e rammollimento delle ossa, rallentamento della crescita staturale, ritardo nell'eruzione dei denti e nell'inizio della deambulazione. Spesso si associano debolezza muscolare, convulsioni, depressione delle difese immunitarie, maggiore frequenza delle infezioni broncopolmonari. La terapia si basa sulla somministrazione di calcio e di vitamina D. Esami biochimici di routine nella diagnosi e nel trattamento di disturbi delle ossa Misurazione in campioni di siero dei livelli di calcio, albumina, fosfato e fosfatasi alcalina; Esami successivi: PTH, Mg, calcio urinario, 25-idrossicolecalciferolo, idrossiprolina urinaria, osteocalcina.