KIT DI GENERE NORMATIVA DI PARITÀ LE CONFERENZE MONDIALI DELLE DONNE Le cinque conferenze mondiali sulle donne si sono svolte a Città del Messico (1975), Copenaghen (1980), Nairobi (1985), Pechino (1995) e New York (2000). Convocate dalla Organizzazione delle Nazioni Unite, queste conferenze mettono al centro dell’agenda globale l'uguaglianza tra uomo e donna, l'individuazione di obiettivi comuni e l'adozione di pianI d’azione per il progresso della condizione femminile. Nel 1945, anno in cui è stata fondata l’Organizzazione delle Nazioni Unite, le donne godevano del diritto elettorato attivo e passivo soltanto in 30 dei 51 paesi fondatori. Lo Statuto delle Nazioni Unite ha avuto il merito di riferirsi agli "uguali diritti di uomini e donne" nel momento in cui sanciva la "fede (dell’Organizzazione) nei diritti umani fondamentali" e la "dignità e il valore della persona umana". Prima dello Statuto nessun documento aveva sostenuto con tale forza l’uguaglianza tra gli esseri umani e individuato esplicitamente il sesso come elemento discriminatorio. Nei primi decenni gli sforzi delle Nazioni Unite in difesa delle donne sono stati rivolti alla codifica dei diritti civili e legali delle donne e alla raccolta dei dati relativi alla condizione delle donne nel mondo. La lotta per l’uguaglianza è entrata nella seconda fase con la convocazione delle conferenze mondiali da parte dell'ONU. Obiettivo delle Conferenze: sviluppare una strategia globale per garantire i diritti alle donne. Città del Messico Gennaio 1975 Le Nazioni Unite convocano la I Conferenza mondiale sulle donne. La I conferenza mondiale sulla condizione della donna viene organizzata a Città del Messico nel 1975, in coincidenza con l’Anno Internazionale delle Donne, celebrato per ricordare alla comunità internazionale che la discriminazione nei confronti delle donne continua ad essere un problema in gran parte del mondo. Alla Tribuna delle organizzazioni non governative (ONG) partecipano 4 mila donne. Soprattutto nordamericane ed europee, ma anche latino-­‐americane. Le prime parlano di eguaglianza di diritti, le ultime di oppressione materiale. Negli anni successivi a Nord esplodono i movimenti femministi, nel Sud si comincia a parlare di strategie di sviluppo mirate alle donne. La Conferenza, assieme al Decennio delle Nazioni Unite per le Donne (1976-­‐ 1985), proclamato dall’Assemblea Generale cinque mesi più tardi, sulla spinta della Conferenza, indica l’ inizio di una nuova era negli sforzi globali per promuovere il progresso femminile, aprendo un dialogo su base mondiale sull’uguaglianza dei sessi. Viene messo in moto un processo di apprendimento che coinvolge deliberazioni, trattative, il riconoscimento di obiettivi, l’identificazione di ostacoli e un riesame dei progressi compiuti. La Conferenza di Città del Messico viene convocata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per concentrare l’attenzione internazionale sull’esigenza di sviluppare degli obiettivi orientati al futuro, strategie efficaci e piani d’azione per il progresso femminile. A questo fine, l’Assemblea Generale identifica tre obiettivi chiave che sarebbero diventati la base per il lavoro delle Nazioni Unite in difesa delle donne: 15 ! La piena uguaglianza fra i sessi ed eliminazione delle discriminazioni sessuali. ! L’integrazione e la piena partecipazione delle donne allo sviluppo. ! Un maggiore contributo delle donne nel rafforzamento della pace mondiale. La Conferenza adotta il Piano d’Azione Mondiale, un documento che indica alla comunità internazionale e ai governi le linee-­‐guida da seguire nei successivi dieci anni per perseguire i tre obiettivi fondamentali, stabilendo in primis degli obiettivi minimi, da raggiungere entro il 1980, al fine di garantire l'uguaglianza nell’accesso delle donne a risorse quali istruzione, opportunità di impiego, partecipazione politica, servizi sanitari, abitazione, nutrizione e pianificazione familiare. La Conferenza sollecita altresì i governi a formulare strategie nazionali. All’interno del sistema delle Nazioni Unite, nasce, sempre in occasione della medesima conferenza l’Istituto Internazionale per la Ricerca e la Formazione per il Progresso delle Donne (International Research and Training Institute for the Advancement of Women – INSTRAW) e del Fondo delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Femminile (United Nations Development Fund for Women –UNIFEM) per garantire la cornice istituzionale per la ricerca, la formazione e le attività operative nell’area delle donne e dello sviluppo. Copenaghen Luglio 1980 Alla II Conferenza mondiale delle donne (conferenza "di metà decennio") partecipano 8 mila donne, questa volta anche molte africane. Le donne del Nord denunciano le mutilazioni sessuali femminili in uso in larga parte dell'Africa. Le africane rifiutano il "paternalismo" delle femministe europee. I linguaggi restano lontani, ma il confronto comincia. La parola chiave è networking, mettersi in rete. In quegli anni le conquiste delle donne si traducono in molti paesi in leggi di parità e per l’aborto. Nel Sud nascono gruppi e movimenti di donne. La II conferenza mondiale sulle donne, si occupa di valutare i risultati del Piano d’Azione Mondiale del 1975. Nonostante i progressi compiuti, la Conferenza di Copenaghen riconosce la stridente discrasia tra i diritti garantiti alle donne in linea astratta e la loro reale possibilità di esercitarli. Per affrontare questo problema, la Conferenza identifica tre aree nelle quali individuare azioni mirate per ottemperare agli impegni assunti con la Conferenza del 1975: un accesso paritario all’istruzione, alle opportunità lavorative e a servizi di assistenza sanitaria adeguati. Le deliberazioni della Conferenza di Copenhagen vengono assunte all’ombra di tensioni politiche, alcune delle quali risalenti alla Conferenza di Città del Messico. Ciononostante, la Conferenza si chiude con l’approvazione della Convenzione Internazionale Contro Ogni Forma di Discriminazione Verso le Donne (CEDAW) definita come"la carta dei diritti femminili" (al momento vincolante in 165 Stati, li obbliga a riferire periodicamente sulle misure adottate per raggiungere le finalità previste dalla Convenzione) e con l’adozione di un programma di Azione, (seppure non votato all’unanimità) , che citava una pluralità di fattori responsabili della discrepanza fra i diritti legali e la capacità delle donne di esercitare i propri diritti, tra cui: ! La mancanza di un sufficiente coinvolgimento da parte degli uomini, nel migliorare il ruolo delle donne nella società. ! Una insufficiente volontà politica. ! Il mancato riconoscimento del valore dei contributi femminili alla società. ! La mancanza di attenzione, in fase di pianificazione, alle particolari esigenze delle donne. ! Una scarsità di donne nelle posizioni elevate ai fini del processo decisionale. ! L’insufficienza dei servizi necessari a supportare il ruolo delle donne nella vita nazionale. quali cooperative, centri per l’assistenza quotidiana e facilitazioni creditizie. 16 ! La generale scarsità delle risorse finanziarie necessarie. ! La mancanza di consapevolezza fra le donne circa le opportunità che erano a loro disposizione. Nairobi Luglio 1985 Si ritiene che con questa Conferenza nasca il femminismo globale. Il movimento delle donne, frammentato ai tempi della Conferenza del 1975 per le differenze economiche e politiche, si presenta oggi come una forza globale sotto il vessillo dei tre obiettivi dell’uguaglianza, dello sviluppo e della pace. Al Forum delle ONG partecipano 14 mila donne, questa volta la voce dei Sud è forte e autorevole. Networking resta la parola chiave. I dati raccolti dalle Nazioni Unite mettono in evidenza che solo una piccola minoranza delle donne ha potuto effettivamente beneficiare dei miglioramenti intervenuti nella situazione femminile: gli obiettivi prefissati per la seconda metà del Decennio delle Nazioni Unite per le Donne, non sono stati raggiunti. La III Conferenza mondiale delle Donne approva il piano d’azione Strategie future per l'avanzamento delle donne. Governi e Organizzazioni Internazionali proclamano l'obiettivo della parità. Le Strategie Orientate al Futuro per l’Anno 2000 definite a Nairobi sviluppate e adottate all’unanimità dai 157 governi partecipanti, rappresentano un programma aggiornato per il futuro delle donne alla fine del secolo. Esse aprono un nuovo fronte nel momento in cui dichiarano che qualunque tema è un tema femminile. In quest'ottica la partecipazione femminile all’assunzione di decisioni e alla gestione di tutti gli affari umani è da considerarsi non soltanto un diritto ma anche una necessità sociale e politica da incorporare in tutte le istituzioni della società. In particolare con questo documento si raccomanda l'adozione di una serie di misure per raggiungere l’uguaglianza a livello nazionale. A questo scopo i governi devono individuare le priorità, sulla base di tre categorie fondamentali: ! Azioni costituzionali e legali. ! Uguaglianza nella partecipazione sociale. ! Uguaglianza nella partecipazione politica e nell’assunzione delle decisioni. La Conferenza di Nairobi lancia quindi un approccio di più ampia portata alla questione del progresso femminile: viene attualmente riconosciuto che l’uguaglianza delle donne, lungi dall’essere una questione isolata, interessa ogni sfera dell’attività umana. Di conseguenza, il punto di vista femminile e il loro attivo coinvolgimento in tutte le questioni, non soltanto nelle tematiche femminili, è necessario se si intende raggiungere gli obiettivi stabiliti per il Decennio delle donne. Conseguentemente, la Conferenza di Nairobi invitava i governi a delegare le responsabilità per le questioni femminili a tutti gli uffici e programmi istituzionali. Pechino Settembre 1995 Nel Settembre del 1995, circa 17 mila persone si sono ritrovate a Pechino per partecipare alla IV Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulle donne. 17 La fase precedente alla Conferenza di Pechino aveva visto una forte partecipazione dei movimenti e associazioni delle donne, che avevano organizzato dibattiti e documenti preparatori, scambi di delegazioni, reti di donne interessate a partecipare attivamente a questo processo globale. La Conferenza di Pechino afferma la necessità di spostare l’accento sul concetto di sesso, sottolineando come le relazioni uomo-­‐donna all’interno della società, debbano essere riconsiderate, mettendo le donne su un piano di parità con l'uomo in tutti gli aspetti dell'esistenza. Si ribadisce che i diritti delle donne sono diritti umani nel significato più pieno del termine. La conferenza di Pechino si concentra su alcuni concetti chiave: ! Genere ! Mainstreaming ! Empowerment. Genere: “Si riferisce ai ruoli, costruiti socialmente, ascrivibili ai maschi e alle femmine. Tali ruoli, anche se basati su differenze biologiche, sono appresi; cambiano continuamente e variano enormemente fra le culture e al loro interno. Le questioni di genere, quindi, hanno a che fare con le differenze fra ciò che gli uomini e le donne fanno, e con il modo in cui i loro ruoli definiti socialmente li avvantaggiano o li danneggiano. Concernono anche l’accesso alle risorse, all’autonomia e al controllo che risultano da specifici diritti, ruoli, potere o relazioni, responsabilità o aspettative assegnati agli uomini e alle donne”. (Unfpa, Rapporto sullo stato della popolazione nel mondo, 1997) Mainstreaming: “Il Mainstreaming, cioè l’integrazione di un punto di vista di genere, è il processo attraverso cui vengono valutate tutte le implicazioni per le donne e per gli uomini di ogni azione progettata, compresa l’attività legislativa, politica e programmatica, in tutti i campi e a tutti i livelli (…..), per garantire che donne e uomini traggano gli stessi vantaggi, e che non si perpetui la disuguaglianza” . (Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, Conclusioni concordate 1997/2) Empowerment: “E’ un concetto che è stato elaborato per prima da donne femministe del Sud del mondo. Significa “attribuire potere” (e responsabilità) alle donne. Potere e responsabilità sono qui intesi non solo nel senso di promozione delle donne nei centri decisionali della società, della politica e dell’economia. Potere e responsabilità propongono prima di tutto un sollecito alle donne ad accrescere la propria autostima, ad auto valorizzarsi ad accrescere le proprie abilità e competenze. Il potere delle donne, la loro capacità e possibilità di decidere, di essere autonome, di avere voce in capitolo nella famiglia, nella società, nella politica sono un bene in sé e anche uno strumento per realizzare uno sviluppo più equo, una politica più democratica, una società più libera e solidale” (Livia Turco, allora presidente della Commissione nazionale di parità e di pari opportunità, nella Prefazione alla Piattaforma di Pechino, gennaio 1996). La Conferenza definisce e adotta la Piattaforma di Azione di Pechino che individua 12 aree di crisi che vengono viste come i principali ostacoli al miglioramento della condizione femminile: 1. Donne e povertà 2. Istruzione e formazione delle donne 3. Donne e salute 4. La violenza contro le donne 5. Donne e conflitti armati 18 6. Donne ed economia 7. Donne, potere e processi decisionali 8. Meccanismi istituzionali per favorire il progresso delle donne 9. Diritti fondamentali delle donne 10. Donne e media 11. Donne e ambiente 12. Le bambine La Piattaforma d’azione è frutto del lavoro di 6 mila delegate/i dei governi di 189 paesi, ma anche del contributo di più di 4 mila rappresentanti di organizzazioni non governative accreditate, e del dibattito nel Forum della società civile svoltosi in parallelo ad Huairou, al quale parteciparono più di 30 mila persone. Con l'adozione di questa nuova piattaforma i governi si impegnano a tenere conto della dimensione sessuale in tutte le decisioni e le strategie politiche. Ciascun Governo deve rispondere direttamente e con trasparenza di quanto e come sono stati applicati nel proprio paese gli impegni assunti a livello internazionale. NEW YORK Febbraio 2005 -­‐ PECHINO+10 Il grande "Palazzo di vetro" di New York, sede dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, dal 28 febbraio all'11 marzo 2005 ospita la V CSW Conferenza Internazionale sulle Donne, convocata a 30 anni dalla I Conferenza Internazionale sulle Donne (Messico 1975) e a 10 anni dalla storica conferenza di Pechino del 1995, nel corso della quale fu varata una "Piattaforma" che ha radicalmente mutato, in tutto il mondo, l'ottica e l'approccio alle politiche di genere introducendo con forza i principi di "empowerment" e "mainstreaming", ma soprattutto affermando come valore universale il principio delle pari opportunità tra i generi e della non discriminazione delle donne in ogni settore della vita, pubblica e privata. Almeno 100 le delegazioni governative, 80 ministri per le pari opportunità di ogni parte del mondo e oltre 6.000 attivisti e rappresentanti di organizzazioni non governative che prendono parte alla Conferenza, significativamente denominata ''Pechino+10". Obiettivo del vertice è quello di verificare quali e quanti traguardi siano stati raggiunti, negli ultimi dieci anni, proprio in ordine agli obiettivi strategici delle dodici aree critiche individuate dalla Piattaforma di Pechino come assolute priorità d'intervento: povertà, istruzione e formazione, salute, violenza, conflitti armati, economia, potere e processi decisionali, meccanismi istituzionali, diritti umani, informazione e mass media, ambiente, bambine. La Conferenza si apre con un dichiarazione d'intenti della Commissione sullo Stato delle Donne, nella quale si riconferma la piena validità degli obiettivi di Pechino 1995 e si invitano tutti i governi e gli organismi sovranazionali a intensificare gli sforzi per migliorare le condizioni di vita delle donne nel mondo, eliminando ogni forma di restrizione, violenza e discriminazione. Nel suo intervento introduttivo, il Segretario Generale dell'ONU Kofi Annan indica 7 priorità strategiche, rispetto alle quali vanno mobilitate ulteriori risorse ed energie a livello internazionale: ! Diritto all'istruzione. ! Diritto alla salute e a una procreazione sicura e assistita. ! Diritto al tempo. ! Diritto alla proprietà e all'eredità. 19 ! Diritto al lavoro. ! Diritto alla rappresentanza politica. ! Protezione contro ogni forma di violenza. La Conferenza di New York è preceduta da diverse conferenze preparatorie nelle varie aree del mondo: quelle per l'Europa, si sono svolte presso la sede di Ginevra dell'ONU nei mesi di gennaio e febbraio 2005. Nel corso di questi appuntamenti, i governi nazionali che hanno aderito alla Piattaforma di Pechino sono stati invitati a presentare al Comitato Internazionale per l'Eliminazione della Discriminazione contro le Donne e alla Commissione sulla condizione della donna (che materialmente ha organizzato e gestito i lavori della Conferenza Internazionale di New York) i propri rapporti periodici, per una valutazione collegiale dei progressi nelle politiche di pari opportunità realizzati in ciascun Paese. Rispetto all’Italia, il verbale della riunione del Comitato che ha valutato i rapporti dell'Italia riporta commenti non proprio positivi e le raccomandazioni del Comitato stesso in ordine alla situazione del nostro Paese. Va anche detto che in questa sede è stato presentato anche uno "Shadow Report" (Rapporto Ombra), un documento alternativo a quello del Governo italiano, sottoscritto da numerose organizzazioni di donne e personalità del mondo della cultura, della politica e dei saperi. Numerose le risoluzioni approvate dall'Assemblea della Conferenza e della Commissione per la condizione della donna, relativamente ad alcune questioni cruciali rispetto alla situazione delle donne nel mondo. Le conclusioni dell'importante appuntamento di New York possono essere così riassunte: purtroppo, a dieci anni dagli ambiziosi obiettivi di Pechino, restano ancora pesantemente irrisolti nel mondo troppi, gravi problemi relativi all'uguaglianza, all'autonomia e alla piena affermazione del principio di pari opportunità nel mondo. In alcune aree del pianeta, la situazione tende anzi a peggiorare, in ragione dei numerosi conflitti in atto e delle profonde trasformazioni del tessuto macroeconomico. Ancora molta strada da fare, dunque: ma la volontà e l'impegno delle donne degli Stati Membri, pur in momento delicato per l'ONU, in cui è imminente una riforma delle istanze e delle organizzazioni del cosiddetto "sistema" delle Nazioni Unite, viene ribadito come forte e durevole. Vanno incrementati gli sforzi, e specialmente da parte dei paesi più sviluppati, perché in ogni parte del mondo le donne possano godere pienamente delle loro libertà e diritti fondamentali. 20