Generazione di microonde Corso di Componenti e Circuiti a Microonde Ing. Francesco Catalfamo 11 Dicembre 2006 Indice Generazione di potenza a microonde Bassa e media potenza: dispositivi a stato solido Alta potenza: klystron e magnetron Eccitazione in guida d’onda Fino ad ora si è considerata la propagazione, la riflessione e la trasmissione di onde guidate in assenza di sorgenti, ma ovviamente le guide d’onda e le linee di trasmissione devono essere accoppiate ad un generatore o ad altre sorgenti di potenza. Per linee TEM o quasi-TEM, esiste solitamente un solo modo propagante che può essere eccitato da una data sorgente. Nel caso delle guide d’onda, è possibile eccitare vari modi propaganti, con i modi evanescenti che immagazzinano energia. L’eccitazione in guida d’onda può avvenire mediante linee di alimentazione a probe, a spira o mediante accoppiamento con aperture. Eccitazione in guida d’onda Una probe di corrente uniforme in una guida d’onda rettangolare. Applicazione della teoria delle immagini ad un anello (spira) nella parete terminale di una guida d’onda. Eccitazione in guida d’onda Varie configurazioni di guide d’onda e linee di trasmissione che sfruttano l’accoppiamento mediante apertura: (a) accoppiamento tra due guide d’onda mediante un’apertura nella parete comune; (b) accoppiamento di una cavità mediante un’apertura in un muro trasverso; (c) accoppiamento tra due linee in microstriscia mediante un’apertura nel comune piano di massa; (d) accoppiamento da una guida d’onda ed una stripline mediante apertura. Dispositivi a stato solido I dispositivi allo stato solido per la generazione di segnali si classificano in due categorie, a seconda che siano dispositivi a due porte caricati, oppure dispositivi ad una porta, detti spesso impropriamente diodi. Fra i diodi a microonde più significativi vi sono i diodi Gunn, detti anche TED (Transferred Electron Devices) e i dispositivi ad effetto di tempo di transito (TTD, Transit Time Diodes). I diodi Gunn (TED) non contengono alcuna giunzione pn, ma nelle forma più semplice sono costituiti da una sbarretta di GaAs oppure di InP o di GaSb di lunghezza e drogaggio opportuni. Il diodo Gunn sfrutta, per l’innesco di oscillazioni, la caratteristica velocità campo comune a molti materiali semiconduttori composti, ossia la presenza di una zona a mobilità differenziale negativa. Dispositivi a stato solido Curve velocità-campo degli elettroni per alcuni semiconduttori utilizzati nel campo delle microonde e onde millimetriche. Dispositivi a stato solido Tale caratteristica rende possibile la creazione di dipoli di carica, detti domini, che viaggiano nel campione a velocità costante, dando così luogo alla presenza di oscillazioni periodiche dominate dal tempo di transito attraverso la struttura. Le oscillazioni si sviluppano quando il diodo è sottoposto ad una polarizzazione continua opportuna. Un altro dispositivo basato su una caratteristica, questa volta esterna (tensione-corrente) a resistenza differenziale negativa è il diodo tunnel, diodo pn molto drogato che presenta una caratteristica VI a conduttanza differenziale negativa tra 0.1 e 0.3 V circa. Inserito in un circuito opportuno il diodo tunnel fornisce l’innesco di oscillazioni e genera potenza a microonde con caratteristiche di basso rumore ma anche di bassissima potenza (limitata dalla bassa escursione di tensione e di corrente). Dispositivi a stato solido I dispositivi ad effetto di transito (TTD) si basano sul ritardo che i portatori di carica subiscono in una regione del dispositivo in cui questi viaggiano a velocità circa costante (regione di tempo di transito). Tale tempo di transito ritarda la corrente esterna del dispositivo rispetto alla tensione di pilotaggio in modo tale che ai morsetti il dispositivo risulta attivo. Per illustrare il fenomeno, si pensi ad un dispositivo costituito da un resistore collegato ad un blocco di ritardo in grado di ritardare la corrente ai morsetti di 180°. Sottoposto ad una tensione sinusoidale, il resistore fornisce una corrente i(t) sinusoidale che diventa ai morsetti esterni, dopo il ritardo: i(t-T/2) = − i(t) per una sinusoide di periodo T. Dispositivi a stato solido Pertanto il dispositivo nel suo complesso fornisce una corrente positiva uscente, ossia si comporta come un generatore. Fra i TTD si possono distinguere due categorie, a seconda di come sono generati i portatori che subiscono poi il ritardo: 1. Generazione attraverso iniezione di una barriera di potenziale: si hanno i cosiddetti diodi BARITT (BARrier Injection Transit Time) formati da un campione di semiconduttore drogato terminato da due giunzioni metallo-semiconduttore; il semiconduttore fornisce la regione di ritardo. Sono dispositivi a potenza relativamente bassa ma anche a basso rumore. Dispositivi a stato solido 2. Generazione attraverso valanga: si hanno i diodi IMPATT e TRAPATT, che sfruttano le oscillazioni prodotte da insiemi di cariche generati per effetto valanga da una giunzione pn polarizzata inversamente e ritardati da una regione nella quale le cariche viaggiano a velocità costante (ossia presentano saturazione di velocità). Per quanto il meccanismo di funzionamento di tali dispositivi sia complesso, l’innesco di oscillazioni avviene comunque in condizione opportune di polarizzazione continua. Si tratta di dispositivi ad alta potenza ma anche ad alto rumore, causato dalla presenza di fenomeni di valanga. Dispositivi a stato solido Caratteristica comune di tutti i dispositivi per la generazione di segnali è che la potenza disponibile generata da tali oscillatori segue in frequenza 2 l’andamento approssimato: ⎛ f ⎞ Pdisp ( f ) ≈ ⎜ 0 ⎟ ⎝ f ⎠ ove f0 è una frequenza caratteristica tipica di ogni dispositivo. Al crescere della frequenza la potenza disponibile diminuisce quindi come il quadrato della frequenza stessa, rendendo sempre più difficile la realizzazione di sorgenti ad alta potenza (di carattere elettronico) nel campo delle onde millimetriche. La generazione di segnali può essere infine realizzata mediante dispositivi a due porte (transistori) connessi in modo da formare un oscillatore. I dispositivi utilizzati sono in sostanza gli stessi che si impiegano negli amplificatori, ossia i dispositivi ad effetto di campo (MESFET, HEMT) e i dispositivi bipolari (BJT, HBT). Dispositivi a stato solido Si può in generale concludere che la generazione di segnali con mezzi elettronici è comunque in pratica confinata a frequenze dell’ordine dei 100 GHz, che del resto comprendono la maggior parte delle bande di frequenza impiegate nei sistemi di comunicazione. Dispositivi a due terminali coprono tipicamente tutta la banda, mentre i transistori bipolari (a giunzione o a eterogiunzione) sono confinati a frequenze inferiori a circa 20 GHz; frequenze superiori possono essere generate da oscillatori a FET. Dispositivi a stato solido Caratteristica potenza-frequenza per alcuni dispositivi per la generazione dei segnali a microonde. Dispositivi a stato solido Caratteristiche di rumore di alcuni dispositivi per la generazione di segnali a microonde. Modulazione di velocità La velocità finita degli elettroni e la corrente indotta che essi producono negli elettrodi di fronte ai quali si muovono – fenomeni che nei tubi normali producono effetti dannosi – sono sfruttati quali effetti utili nei tubi a microonde (klystron e magnetron). Per rendersi conto di come detti effetti possano essere utilizzati, è opportuno esaminare il fenomeno di induzione in un conduttore prodotto da una carica in movimento. Si consideri una carica negativa Q (ad esempio un gruppetto di elettroni) che si muova con velocità costante nella direzione x, di fronte al sistema di conduttori A, B collegati da un filo conduttore; essa desta una carica positiva q nel conduttore più vicino e negativa nell’altro. La carica q indotta in A varia da istante ad istante perché varia la distanza tra Q e A; nel conduttore AB circola perciò una corrente i che ad ogni istante ha il valore i = dq/dt. Modulazione di velocità In figura è mostrato come varia la carica q di A durante lo spostamento di Q da sinistra verso destra ed il contemporaneo andamento di i = dq/dt. Se A, B ed il filo che li collega fossero conduttori perfetti, alla corrente i non corrisponderebbe alcuna dissipazione di energia; se invece nel tratto c’è una resistenza, si ha dissipazione di energia la quale non può che essere fornita dalla carica Q in movimento e di conseguenza questa dovrà diminuire la sua velocità. A i B x Q + a b Carica di A x q Corrente in AB i x Interazione fra cariche in moto e conduttori. Modulazione di velocità Un caso molto interessante è quello in cui il sistema AB fa parte di un circuito oscillatorio; in conseguenza della carica variabile indotta, questo entra in oscillazione a spese della diminuzione di velocità di Q. L’oscillazione naturalmente è smorzata, a meno che non giungano ad ogni periodo, nel momento più opportuno, nuove cariche che, a spese della diminuzione di velocità, apportino l’energia necessaria per il mantenimento della oscillazione. La massima diminuzione di velocità, e quindi la massima cessione di energia al circuito, si ha se il periodo e la fase delle oscillazioni sono tali che mentre Q si avvicina al piano a da sinistra, la tensione di A sia negativa (e quindi si opponga al moto di Q, decelerandolo) e sia nulla allorché Q attraversa il piano a; che A sia positivo e B negativo quando Q si trova tra a e b; infine che B sia positivo allorché Q si allontana da b verso destra. Modulazione di velocità In queste condizioni la carica Q in ogni istante si muove in un campo elettrico antagonista e perciò perde velocità; la conseguente diminuzione di energia corrisponde ad energia acquistata dal circuito oscillatorio. Più in generale, tutte le volte che una carica si muove entro un campo elettrico che tenda a rallentarla, la carica diminuisce la sua velocità cedendo energia al campo elettrico; viceversa se il campo elettrico ha direzione e verso tali da accelerare la carica, questa aumenta la sua velocità, e quindi la sua energia, a spese del campo elettrico. Un’interessante applicazione dell’interazione tra campi elettrici ed elettroni è il sistema per modulare in velocità un fascio di elettroni, che costituisce la base del funzionamento dei klystron. Supponiamo che al posto della carica Q che si muove nella direzione x, esista un fascetto di elettroni di velocità e densità costante, diretto secondo l’asse x e, inoltre, fra A e B sia disposto un generatore di oscillazioni. Modulazione di velocità Se la velocità del fascio è scelta opportunamente, fra gli elettroni che successivamente sfilano di fronte ad AB, ve ne saranno alcuni che arrivano all’istante opportuno per ricevere continuamente energia, ma ve ne saranno altri che invece sono continuamente sottoposti ad un campo antagonista e cedono energia diminuendo la propria velocità; ve ne saranno poi altri che si vengono a trovare in condizioni intermedie. In definitiva la velocità degli elettroni del fascio risulta variata fra un massimo e un minimo con la stessa legge delle oscillazioni: il fascio risulta così, come suol dirsi, modulato in velocità. Contemporaneamente il generatore cede energia agli elettroni la cui velocità aumenta e ne riceve da quelli che sono decelerati, ma mediamente in un periodo l’energia spesa è nulla (a parte le perdite). Klystron Il Klystron(1) è il prototipo dei tubi a modulazione di velocità; in esso i circuiti risonanti fanno parte del tubo stesso e sono costituiti da risonatore a cavità di tipo rientrante. Essi sono essenzialmente risonatori cilindrici in cui una parte, B, della base superiore è ravvicinata alla base inferiore, A; allorché il risonatore è in oscillazione il campo elettrico alternativo nella zona compresa tra B ed A è uniforme, come fra le armature di un condensatore piano. Risonatore a cavità usato nei klystron (sezionato). B ε A (1) Il termine Klystron deriva dal verbo greco χλυζειν che significa “sollevare flutti, onde”. Klystron Nel klystron il disco B e la parte della base inferiore ad esso prospiciente hanno la struttura di griglia e costituiscono gli elettrodi del comando di velocità. Un cannone elettronico, non visibile in figura, dirige un fascio di elettroni di velocità V contro le griglie A e B, tenute allo stesso potenziale continuo dell’anodo del cannone elettronico. Risuonatore a cavità (modulatore) A B V Griglie x Tubo di scorrimento Spira di eccitazione Particolari del sistema di modulazione di velocità in un klystron. Klystron Il risonatore a cavità è in oscillazione, eccitato da un elettrodo immerso nella cavità, collegato ad un generatore tramite cavo coassiale. Il fascio che ha attraversato le griglie ed entra nel cosiddetto tubo di scorrimento è modulato in velocità, cioè gli elettroni che lo compongono hanno una velocità alternativamente maggiore e minore di V, col ritmo impresso dalla oscillazione del risonatore a cavità. Nel tubo di scorrimento gli elettroni mantengono la velocità acquistata; accade però che gli elettroni accelerati tendono a raggiungere gli elettroni che li hanno preceduti e che sono stati decelerati. Ne risulta che gli elettroni, usciti uniformemente dalla griglia B, tendono a raccogliersi a gruppetti, uno per ogni periodo dell’oscillazione modulante; la modulazione di velocità si traduce dunque, entro il tubo di scorrimento, in una modulazione di densità del fascio elettronico. Klystron Naturalmente gli elettroni veloci sopravanzano poi gli elettroni lenti e il gruppetto si disfà; ma un altro se ne forma più lontano perché i medesimi elettroni più veloci raggiungono quelli lenti entrati nel tubo di scorrimento in un periodo precedente. Si sfrutta la formazione dei gruppetti di elettroni (cioè la trasformazione della modulazione di velocità in modulazione di densità) per prelevare potenza dal fascio di elettroni. Precisamente si dispone un risonatore a cavità, identico al modulatore, colle griglie situate là dove si forma il primo gruppetto di elettroni. Questo gruppetto transitando attraverso le griglie C e D cede energia al risonatore, riducendo la propria velocità. Dopo ciò gli elettroni hanno finito il loro compito; essi proseguono la loro corsa e vengono raccolti da un elettrodo che, come la placca di un ordinario triodo, li rimette in circolazione. Klystron Modulatore Collettore A D B C V x Cavi coassiali Struttura schematica di un klystron Magnetron Il magnetron è un tipo di valvola termoionica (tubo a vuoto) ad alta potenza destinata alla produzione di microonde coerenti. Il magnetron è costituito da una camera con sezione circolare circondata da lobi, in cui è stato effettuato il vuoto. Al centro è collocato un filo mantenuto incandescente, il catodo, e ad un potenziale elettrico negativo molto elevato, costante o impulsivo. Parallelamente all'asse della camera è mantenuto un campo magnetico prodotto da un magnete permanente. Magnetron sezionato Magnetron Gli elettroni emessi per effetto termoionico dal filamento tendono a muoversi verso le pareti della camera, mantenute a potenziale zero e costituiscono l'anodo. La presenza del campo magnetico però causa una curvatura nella loro traiettoria per effetto della forza di Lorentz, portandoli a seguire un percorso a spirale. Sul perimetro della camera sono ricavate delle aperture opportunamente spaziate e comunicanti con delle cavità. Gli elettroni, raggiungendo il bordo delle cavità si riuniscono in fasci che vibrano e producono un campo elettromagnetico ad alta frequenza. Una parte di questo campo è prelevato da una speciale antenna connessa ad una guida d'onda (un tubo metallico in grado di convogliare le microonde), e da questa inviato al carico utilizzatore, che sia la camera del forno a microonde oppure una antenna trasmittente. Magnetron Nell'immagine a destra è rappresentato il moto che un elettrone uscente dal filo centrale avrebbe in assenza di campo magnetico (blu) e quello che assume all'interno del magnetron (rosso). I punti gialli rappresentano le linee del campo magnetico viste in sezione. In marrone è rappresentata l'antenna. Le frecce verdi rappresentano i campi elettrico (freccia corta) e magnetico (freccia circolare) che si instaurano nel circuito RLC equivalente alla cavità. Sezione schematica di un magnetron Magnetron La dimensione delle cavità determina la frequenza di risonanza e quindi la frequenza delle onde radio prodotte. Questa frequenza non è molto precisa né modificabile. Questo non è un problema nelle applicazioni tipiche del magnetron, quali il radar e la cottura dei cibi. Ove sia richiesta precisione si usano altri dispositivi, per esempio il Klystron. La potenza irradiata dipende dalla tensione applicata e dalle caratteristiche costruttive del tubo. Magnetron Nel forno a microonde la guida d'onda si collega con la camera di cottura attraverso una finestra chiusa da un materiale trasparente alle microonde, che ha la funzione di proteggere il magnetron dalla sporcizia. Le microonde vengono quindi assorbite da diversi materiali tra cui l'acqua contenuta nei cibi, trasformandosi in calore. Se le onde non vengono assorbite subiscono una riflessione. Le onde stazionarie che si creano, dissipano la loro energia innescando un arco di plasma in prossimità dell'antenna del magnetron, distruggendola. Per questo motivo è importante non fare funzionare il forno a vuoto, e se si devono scaldare piccole quantità di materiale è opportuno collocare all'interno della camera anche un bicchiere contenente acqua.