estratto da : L’EQUILIBRIO UNIVERSALE dalla meccanica celeste alla fisica nucleare – Satelliti e sistemi planetari del Sistema Solare – fascia di Kuiper : E’ una fascia molto larga, che ocupa lo spazio compreso nell’intervallo : 7381 ÷ 14762 6 ⋅ 10 K m . E’ occupata dai corpi e detriti lasciati dalla stella esplosa nel Sistema Solare primordiale. Analizzando gli effetti di quella presunta esplosione, verificatasi in prossimità del confine interno della fascia R 4 3 —1 = 7381 ⋅ 10 6 K m , abbiamo visto come gran parte dei detriti viene proiettata verso l’esterno, su orbite ellittiche molto eccentriche, anche per la bassa velocità di equilibrio, che contribuisce a produrre elevati incrementi relativi della velocità. Per questa ragione, la fascia risulta molto popolata, mentre gli aggregati che vengono proiettati verso l’interno e catturati dallo spazio rotante solare sono relativamente pochi. Prendiamo ora in considerazione la situazione presente sulle singole orbite del sistema Solare. 1 − Coppia Plutone − Caronte : Sono noti i raggi dei due corpi e la loro distanza relativa : d = 19640 K m ; r Pl = 1160 K m ; r c = 587 K m Essendo i due corpi molto vicini e di dimensioni simili, è possibile pensare che formino un sistema doppio. Per verificarlo utilizziamo un calcolo di prima approssimazione. In base a quanto abbiamo visto parlando dell’aggregazione di masse simili, per semplicità, possiamo ipotizzare che abbiano la stessa densità. Come abbiamo visto, per avere un sistema doppio, dovrà essere verificata la relazione : 1 1 R NPS = n 2P n 2c R NCS ma è anche : 1 R NPS 2 m Pl ≃ R NCS mc e quindi risulta : 1 R NPS ≃ R NCS 3 2 m Pl = mc da cui si ricava : 2 r Pl = rC nP 3 1160 587 2 = 2, 778 1 = 2, 778 = 1, 6667 2 nC I numeri interi che meglio approssimano tale rapporto sono 5 / 3. Per il punto neutro dei due corpi rispetto al Sole dovrà dunque essere : R NPS = d ⋅ n 2P = 19640 K m ⋅ 5 2 = 491000 K m R NCS = d ⋅ n 2c = 19640 K m ⋅3 2 = 176760 K m Le due masse dovranno soddisfare la relazione : 2 m Pl ≃ R NPS ⋅ ms R Pl con i valori numerici, si ricavano così i valori teorici : 2 2 m Pl ≃ 491000 5900⋅10 6 2 ⋅ 1, 9891 ⋅ 10 30 K g = 1, 3778 ⋅ 10 22 K g 2 mc ≃ R NcS ⋅ ms = 0, 17854 ⋅ 10 22 K g R Pl che risultano in ottimo accordo con i valori forniti dall’osservazione. Oltre a fornire una prova a favore della teoria, questo accordo ci conferma il fatto che si tratta realmente di un sistema doppio. La massa del sistema risulta : m PC = m Pl + m c = 1, 5563 ⋅ 10 22 K g e quindi lo spazio rotante : K 2PC = β ⋅ m PC = 1038 3 Km sec 2 Il periodo teorico di rotazione sarà : 1 T PCp = 4 ⋅ π2 ⋅ d3 K 2 = 6, 22 g 2 PC Tutti i risultati del calcolo teorico risultano in ottimo accordo con quelli riferiti dall’osservazione astronomica. Dopo che il sistema doppio si è formato, la sua stabilità non è garantita in tutti i punti dello spazio rotante, ma solo in quelli che soddisfano la condizione : d < R N1S ; R N2S . che, nel nostro caso, è verificata fino a quando il punto neutro di Caronte sarà diminuito fino al valore R NCS < d ossia, finchè è verificata la condizione : 1 R ∗Pl min ≤ d ⋅ mS 2 = 19640 K m mC 1,9891⋅10 30 0,17854⋅10 22 1 2 = 655 ⋅ 10 6 K m , 3 3 Superato questo limite, Caronte non è più in grado di trattenere Plutone in orbita come satellite alla distanza d = 19640 K m e dunque esso diventa un satellite di Plutone il quale riesce ancora a trattenere Caronte, in quanto, in questa posizione, Plutone presenta ancora un punto neutro : R ∗Pl min R ∗NPS = = 54509 K m > d . 1 1+ 2 mS m Pl Quando anche il punto neutro del pianeta Plutone sarà diminuito fino al valore R ∗∗ < d, ossia in corrispondenza del valore : NPS 1 R ∗∗ ≤d⋅ Pl min mS 2 = 236 ⋅ 10 6 K m , m Pl In pratica, Quando il sistema Plutone – Caronte, seguendo la naturale evoluzione, giungerà in corrispondenza dell’orbita di Marte, nemmeno Plutone riuscirà più a trattenere il satellite Caronte all’interno del suo attuale punto neutro. Da questo momento il satellite, poco legato, gradualmente si allontana passando sotto l’azione diretta dello spazio rotante solare. I risultati teorici ci dicono che questo potrà accadere quando Plutone, durante la sua caduta verso il Sole, arriverà in corrispondenza della orbita di Marte. Secondo queste relazioni, in uno spazio rotante, avvicinandosi alla sfera solare, tutti i sistemi si scindono formando pianeti senza satelliti e questa potrebbe essere la sorte toccata a Venere e Mercurio e, con ogni probabilità, toccherà alla Terra con la Luna che gradualmente si allontana al ritmo di 3, 8 cm all’anno. 4 4 Trattandosi di un sistema doppio, Plutone e Caronte si comportano come una sfera unica di massa punto neutro : m PC = 1, 5563 ⋅ 10 22 K g R Pl R NPC = = 522364 K m 1 mS 1+ con associati : 2 m PC e spazio rotante : K 2PC = β ⋅ m PC = 1038, 5 3 Km sec 2 Le caratteristiche associate all’orbita fondamentale risultano : 1 T 1PC = 4 ⋅ π2 ⋅ R K 2 3 NPC = 851, 967 g 2 PC 1 2 K 2PC V 1PC = = 0, 044588 R NPC Km sec Lo schema orbitale completo è dunque descritto dalle relazioni : Rn = 522364 K m n2 m2 q2 ; Tn = 851,967 n3 m3 q3 g ; V n = 0,044588 Km sec ⋅n mq La rappresentazione schematica schematica risulta : 522364 ↓ 130591 ↓ 58040 32648 20894 14510→10660→8161,9 ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ↑ ↓ ↑ ↑ ↓ 391773 261182 ↑ 97943 65295 ↓ ↑ 24486 15671 ↓ ↑ ↓ ↓ ↑ 293830 195886 73457 48971 5 5 n=5 ;n= Per : ;n= 2⋅ 2 2⋅ 2 ⋅ 4 3 si ricavano rispettivamente le orbite di Caronte, Idra e Notte i cui periodi di rivoluzione risultano : T 1PC TI = 2⋅ 2 = 37, 652 g 3 T 1PC TN = = 24, 456 g 3 4 2⋅ 2 ⋅ 3 Il raggio della sfera rotante che sostiene il moto di rivoluzione di Plutone risulta : m PC r P0 = 1,5536⋅10 22 1,9891⋅10 30 ⋅ R Pl = mS essendo r P0 < velocità : r Pl , ⋅ 5900 ⋅ 10 6 K m = 46, 08 K m il pianeta presenterebbe un nucleo interno rotante alla 1 K V Pl = 2 2 S = 4, 743 R PL Km sec In realtà, il centro di massa del sistema è spostato, rispetto al centro del pianeta di : d C PlC = 1+ = 2253 K m m Pl mC Essendo C PlC − r P0 > r Pl , il nucleo rotante risulta tutto esterno al pianeta e quindi non si ha alcuna produzione di energia termica. 6 6 Le altre caratteristiche di plutone risultano : 2 velocità di fuga : 2 ⋅ K Pl Vf = = 1, 259 r Pl accelerazione al suolo : g Pl = K 2Pl r 2Pl = 0, 683 Km sec m sec 2 Osserviamo infine che il sistema orbitale di Plutone risulta quasi vuoto con poche eccezioni verso le orbite interne . Questo vuol dire che il suo compagno Caronte non è stato acquisito in quella posizione con un meccanismo regolare, come potrebbe essere, per esempio, la " cattura " da parte di Plutone durante il moto di rivoluzione sull’orbita attuale. Se così fosse, avremmo altre orbite occupate, soprattutto quelle periferiche, mentre invece così non è. La coppia Plutone – Caronte si è realmente formata subito come sistema doppio e solo in tempi successivi il sistema ha acquisito, in seguito a eventi casuali, gli altri piccoli satelliti periferici. La cattura casuale di corpi fuori dalla fascia di Kuiper, è estremamente improbabile sia per la mancanza di materiale che per le difficoltà che si incontrano nella realizzazione delle condizioni di moto richieste per l’accoppiamento stabile. La formazione di quasi tutti i sistemi satellitari e doppi, con ogni probabilità, è avvenuta, con il meccanismo che abbiamo indicato, durante l’esplosione della stella originariamente accoppiata al Sole. 2 − Nettuno : sono noti : massa : semiasse maggiore : m N = 102, 45 ⋅ 10 24 K g R N = 4496, 6 ⋅ 10 6 K m 7 7 Se consideriamo, in prima approssimazione, l’asse di rotazione del pianeta parallelo a quello solare, si ricava il punto neutro : RN R NNS0 = = 1 1+ 4496, 6 ⋅ 10 6 K m 1+ 2 mS 1,9891⋅10 30 1 2 = 32041013 K m 102,45⋅10 24 mN il piano equatoriale del pianeta è, in realtà, sfasato rispetto a quello solare di un angolo : α NS = 28, 7° − 7, 25° + 1, 774° = 23, 224° Sul piano equatoriale si può dunque considerare un adattamento : R NNS ≃ R NNS0 ⋅ cosα NS = 29420000 K m Per il satellite Tritone sono noti i dati : R T = 354760 K m ; α TN = 157° ; m T = 0, 000209 ⋅ m N lo sfasamento tra l’ asse di Tritone e quello solare vale : α TS ≃ 157° + 23, 224° ≃ 180°. utilizzando il valore stimato della massa, il suo punto neutro rispetto al Sole, in prima approssimazione, risulta : R NTS = 4496, 6 ⋅ 10 6 K m 1+ 1,9891 ⋅10 30 1 2 = 466356 K m 2,141 ⋅10 22 Essendo R T < R NNS ; R NTS , Tritone e Nettuno, nell’ attuale posizione , formano un sistema doppio e quindi Tritone " non è un satellite di Nettuno ". 8 8 Una prova di questa situazione è " la sua rotazione retrograda ", così come accadeva per Caronte e per qualsiasi altro sistema doppio, secondo quanto viene illustrato in figura 29. Sappiamo che, per avere un sistema doppio, dovrà essere : n 2N n R NNS = 2 T = R NTS 32041013 466356 = 68, 7 tenendo conto che i dati utilizzati sono approssimati, possiamo certamente assumere nN = 8. nT i rapporti tra numeri quantici più prossimi sono : 8/1 ; 8⋅ 4 3 / 4 3 ; ; 8⋅ 2 / 2 ecc. Assumendo il secondo rapporto, dovrà dunque essere : 2 R NNS0 = R ∗T ⋅ n 2N = R ∗T ⋅ 4 8⋅ 3 2 R NTS = R ∗T ⋅ n 2T = R ∗T ⋅ 4 3 9 9 Essendo nota con maggior precisione la massa di Nettuno, utilizziamo la prima relazione per ricavare il valore che deve aver assunto la distanza tra le due masse nel momento in cui il sistema doppio si è formato : R NNS0 R ∗T = 2 4 8 ⋅ = 375481 K m 3 Se consideriamo tale valore coincidente con il raggio dell’orbita circolare stabile dello spazio rotante di Tritone associata al numero quantico n= 4 3 , il punto neutro corretto del satellite Tritone risulta : R ∗NTS = R ∗T ⋅ 4 2 = 500641 K m 3 si ricava così il valore corretto della massa : mS m ∗T = 2 RN R ∗NTS = 2, 46625 ⋅ 10 22 K g –1 Essendo la distanza attuale di tritone R T = 374760 K m minore di quella iniziale, possiamo pensare che esso si stia avvicinando gradualmente a Nettuno, percorrendo una spirale, e che quindi oggi non si trovi su un’orbita stabile. Quando, nella sua corsa verso il Sole, Nettuno "cadrà" sull’orbita successiva, 4 associata a 1 43 , il punto neutro di Tritone assumerà il valore : 3 R ∗∗ = NTS R ∗NTS 4 = 2 459687 K m 4 3 = 375481 K m > 354760 K m 3 In queste condizioni, la coppia costituirà ancora un sistema doppio e 10 10 solo dopo il passaggio di Nettuno sull’orbita successiva risulterà R ∗∗∗ < R T e Tritone passerà così ad orbitare attorno a Nettuno come NTS satellite, con verso di rotazione normale. Calcoliamo ora le caratteristiche dello schema orbitale, trascurando la massa di Tritone rispetto a quella di Nettuno. K 2N = β ⋅ m N = 6, 836068 ⋅ 10 6 3 Km sec 2 assumendo : R 1 = 29420000 K m si ricava : 1 4 ⋅ π2 ⋅ R T1 = K 2 3 1 = 4438, 4 g 2 N 1 V1 = K 2 N 2 = 0, 482 R1 Km sec le orbite stabili vengono dunque descritte dalle relazioni : Rn = 29, 42 ⋅ 10 6 K m 2 2 n m q 2 ; Tn = 4438, 4 g 3 3 n m q ; V n = 0, 482 3 Km sec nmq ⋅ Per le orbite eccentriche le carateristiche dell’orbita stabile si calcolano con le relazioni : 3 Rn = R ⋅ 1− e 2 ; Tn = T ⋅ 1− e 2 2 1 ; Vn = V ⋅ 1–e 2 Le correzioni risultano significative solo per orbite molto eccentriche. Nel caso di Nettuno, eseguiamo il calcolo solo per il satellite Nereide, per il 11 11 quale risulta : R n = 5513400 K m ⋅ 1 − 0, 75 2 = 2412113 K m Dello schema orbitale completo si può dare la seguente rappresentazione . 29420000 3268889 1838750 1176800 817222 600408⋅459687 7355000 ↓ ↓ ↓ ↑ ↓ ↑ ↓ ↑ ↓ ↑ 22065000 14710000 ↑ 5516250 3677500 2451667 1379062 882600 612917⋅ ↓ ↑ ↓ ↓ 16548750 11032500 ↑ 4137187 ⋅363210 ⋅294200⋅243140⋅204305⋅174082⋅150102⋅130755⋅114922 ⋅101799⋅90802⋅81496⋅ ⋅73550 ⋅66712⋅60785 ⋅55614⋅51076 ⋅ 47072 ⋅43521⋅40357 | | | | | | 63748 53345 41939 (anelli) Dallo schema risulta che attualmente il satellite Tritone si sta spostando dalla orbita n = 21 alla n = 22. Un’altra osservazione significativa su questo sistema planetario riguarda il satellite Proteo, che orbita ad una distanza R Pr = 117600 K m . La sua massa può essere calcolata, molto grossolanamente, ipotizzando una densità δ=2 g cm 3 . Si ricava così : m Pr = 1, 82 ⋅ 10 19 K g . Il suo punto neutro rispetto allo spazio rotante di Nettuno vale : R Pr R NPrN = = 49, 6 K m 1 1+ 2 mN m Pr essendo R NPrN < r Pr ≃ 200 K m , se ne deduce che questo satellite deve 12 12 perdere continuamente massa dalla superficie rivolta a Nettuno. per essere stabile, Proteo dovrebbe orbitare ad una distanza : 1 δN R≥ δ Pr ⋅ r 3N 2 = 246200 K m r Pr Il raggio della sfera rotante che sostiene il moto di rivoluzione di Nettuno vale r N0 = mN ⋅ RN = mS 102,45⋅10 24 1,9891⋅10 30 ⋅ 4496, 6 ⋅ 10 6 K m = 231600 K m Essendo r N0 > r N = 24764 K m , il pianeta non presenta alcun nucleo rotante interno e rivoluisce direttamente nello spazio rotante solare. Il satellite Tritone nel moto di rivoluzione è sostenuto da una sfera rotante di raggio : r T0 = mT ⋅ RT = mN 2,079⋅10 22 102,45⋅10 24 ⋅ 354760 K m = 72 K m < 1353 K m esso presenta dunque un nucleo interno rotante su se stesso con una velocità periferica : 1 v T = V nT = K 2 N 1 2 6,836068⋅10 6 = K sec 2 354760 K m RT 3 m 2 = 4, 39 Km sec Pur essendo il nucleo di dimensioni ridotte e rotante con una bassa velocità, l’energia termica che esso sviluppa per attrito, all’ interno del satellite, potrà essere sufficiente per produrre modesti fenomeni vulcanici in superficie, facilitati anche dalla bassa temperatura di fusione dei materiali costituenti il satellite. Le altre caratteristiche di Nettuno risultano : 13 13 2 velocità di fuga dalla sua superficie : 2 ⋅ KN V fN = = 23, 56 rN K 2N gN = accelerazione di gravità al suolo : = 11, 2 Km sec m sec r 2N 2 3 − Urano : sono note le caratteristiche : m U = 86, 84 ⋅ 10 24 K g ; K 2U = β ⋅ m U = 5, 794477 ⋅ 10 6 3 Km sec 2 il punto neutro rispetto al Sole vale : RU R ∗NUS = 1 1+ mS 2869,6⋅10 6 K m = 2 1+ 1,9891 ⋅ 10 30 1 2 = 18838806 K m 86,84 ⋅ 10 24 mU Lo sfasamento tra il suo asse di rotazione e quello solare vale : α US = 97, 92° − 7, 25° + 0, 772° = 91, 442° Il piano equatoriale del pianeta risulta praticamente perpendicolare all’ equatore solare e questo comporta una grande simmetria di tutto lo spazio che circonda l’equatore rispetto all’azione dello spazio rotante solare. Conseguenza di tutto questo è la formazione di orbite praticamente circolari, in quanto difficilmente perturbabili. Osservando i satelliti più vicini, Ariel e Miranda, di cui si conosce una stima della massa : m A =1, 27 ⋅ 10 21 K g ; m M = 6, 33 ⋅ 10 19 K g , si ricava il punto neutro dei satelliti rispetto al pianeta : 14 14 RA R NAU = 1 mU 1+ = 727, 7 K m 191020 K m = 1+ 2 1 2 86,84 ⋅ 10 24 1,27 ⋅ 10 21 mA RM R NMU = = 110, 4 K m 1 mU 1+ 2 mM nel secondo caso risulta il punto neutro interno al satellite, e dunque esso, nella posizione attuale, deve perdere continuamente massa dalla superficie rivolta al pianeta. La distanza minima alla quale Miranda dovrebbe orbitare, per essere stabile, risulta : 1 RM ≥ δU δM ⋅ r 3U 2 1 = rM 1,27 1,2 25559 3 235 2 = 274216 K m Ricaviamo ora lo schema orbitale, calcolando innanzitutto il valore del raggio delle orbite circolari stabili associate ai satelliti con orbite molto eccentriche. Setebos - R nSe = 17988000 ⋅ 1 − 0. 512 2 = 1327 255 4 K m Prospero – R nPr = 16089000 ⋅ 1 − 0. 328 2 = 1435 808 1 K m Sicorax – R nSi = 12216000 ⋅ 1 − 0. 512 2 = 9013 649 K m Stefano – R nSt = 7942400 ⋅ 1 − 0. 146 2 = 7773 100 K m Calibano – R nCa = 7169000 ⋅ 1 − 0. 082 2 = 7120 79 6 K m In prima approssimazione, il numero quantico associato all’orbita del satellite 15 15 di maggiori dimensioni, Titania, supposto su un’orbita stabile, vale : n ≃ 2 T n 2T = 49 assumiamo R +NUS = RT = 43, 22 18838806 435910 e quindi otteniamo il valore corretto del punto neutro del pianeta : R NUS = R 1 = 435910 K m ⋅ 49 = 21359590 K m 1 2 K 2U V1 = = 0, 52085 ; T1 = Km sec R1 2 ⋅ π ⋅ R1 = 2982, 3 g V1 Le relazioni che descrivono il sistema saranno dunque : Rn = 21359590 K m n2 m2 q2 2982, 3 g ; Tn = n3 m3 q3 ; V n = 0, 52085 Km sec ⋅ nmq Lo schema orbitale completo risulta il seguente : 21359590 5339898 ↓ 2373288 1334974 854384 ↑ ↓ ↓ ↓ ↑ 593322 435910 ⋅ ↑ ↓ ↑ ↓ ↑ 16019692 10679795 ↑ 4004923 2669949 1779966 1001231 640788 444991 ↓ ↑ 12014769 ↓ ↓ ↑ 8009846 3003692 ⋅333744⋅263699 ⋅213596⋅176525 ⋅148330⋅126388 ⋅108977⋅94931⋅83436 ⋅ 73909 ⋅ ⋅65925 ⋅ 59168 ⋅ 53399 ⋅ 48434 ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ 50917 (anello) Il moto di rivoluzione del pianeta è sostenuto da una sfera rotante di raggio : 16 16 r U0 = mU ⋅ RU = mS 86,84⋅10 24 1,9891⋅10 30 ⋅ 2869, 6 ⋅ 10 6 K m = 125281 K m > 25559 K m il pianeta non presenta nucleo rotante interno e rivoluisce direttamente nello spazio rotante solare. La sfera rotante che sostiene il moto di rivoluzione dei satelliti più importanti risulta : Miranda – r M0 mM = ⋅ RM mU = 8 ⋅ 10 −7 ⋅ 129390 K m = 0, 103 K m << 235 K m Ariel – r A0 = 155 ⋅ 10 −7 ⋅ 191020 K m = 2, 961 K m << 578 K m Umbriel – r U0 = 135 ⋅ 10 −7 ⋅ 266300 K m = 3, 595 K m << 585 K m Titania – r T0 = 406 ⋅ 10 −7 ⋅ 435910 K m = 17, 70 K m < 789 K m Oberon – r O0 = 347 ⋅ 10 −7 ⋅ 583520 K m = 20, 25 K m < 761 K m Tutti i satelliti hanno un nucleo interno rotante, tuttavia solo quelli di Titania ed Oberon hanno dimensioni apprezzabili e quindi tali da poter sviluppare, per attrito interno, l’energia termica richiesta per produrre in superficie fenomeni vulcanici visibili. La velocità di rotazione dei nuclei è uguale a quella di rivoluzione dei satelliti 1 e vale : v T = V nT = K 2U 2 = 3, 702 RT Km sec ; v O = 3, 199 Km sec In entrambi i casi le dimensioni dei nuclei e le velocità di rotazione sono relativamente basse, per cui anche l’energia termica sviluppata sarà bassa. Essendo però i satelliti formati da materiali aventi bassa temperatura di 17 17 fusione, in superficie si potranno comunque sviluppare apprezzabili effetti termici. 4 – Saturno : sono noti : m Sa = 568, 8 ⋅ 10 24 K g ; K 2Sa = β ⋅ m Sa = 37953692 3 Km sec 2 il punto neutro vale : R Sa R ∗NSaS = = 1 1+ 1+ 2 mS 1429,4⋅10 6 K m 1,9891⋅10 30 568,8⋅10 24 1 2 = 23769641 K m m Sa Il raggio della sfera rotante che sostiene il moto di rivoluzione risulta : r Sa0 = m Sa ⋅ R Sa = 408749 K m > 60268 K m . mS Non si ha alcun nucleo interno rotante e quindi nemmeno produzione di energia termica per attrito. Calcolando il punto neutro tra i satelliti più importanti ed il pianeta ed il raggio della sfera rotante che sostiene il moto di rivoluzione, si trova : 1 Mimas – R NMSa ≃ 2 mM ⋅ RM m Sa 1 = 66 ⋅ 10 −9 2 ⋅ 185520 K m = 47, 66 K m < 196 K m r M0 = Encelado – mM ⋅ R M = 0, 012 K m << 196 K m m Sa R NESa ≃ 1 ⋅ 10 −7 r E0 = 0, 024 K m 1 2 ⋅ 238020 K m = 75, 27 K m < 250 K m << 250 K m 18 18 Teti – r Te0 = 0, 324 K m Dione – Titano – << 526 K m ⋅ 527040 K m = 1062 K m > 764 K m 2 R NTiSa ≃ 237 ⋅ 10 −6 1 2 1 ⋅ 1481100 K m = 296, 2 K m > 130 K m 2 << 130 K m R NGSa ≃ 28 ⋅ 10 −7 1 2 ⋅ 3561300K m = 5959 K m > 718 K m < 718 K m R NFSa ≃ 7, 03 ⋅ 10 −9 r F0 = 0, 091 K m ⋅ 1221830 K m = 18810 K m > 2575 K m < 2575 K m R N I Sa ≃ 4 ⋅ 10 −8 r G0 = 9, 972 K m Febe – 1 << 764 K m r I 0 = 0, 059 K m Giapeto – ⋅ 377400 K m = 524, 3 K m < 560 K m 2 << 560 K m r Ti0 = 289, 6 K m Iperione – 1 R NRSa ≃ 406 ⋅ 10 −8 r R0 = 2, 14 K m ⋅ 294660 K m = 309, 1 K m < 526 K m 2 R NDSa ≃ 193 ⋅ 10 −8 r D0 = 0, 728 K m Rea – 1 R NTeSa ≃ 11 ⋅ 10 −7 1 2 ⋅ 12952000 K m = 1086 K m > 110 K m << 110 K m Tutti i satelliti fino a Dione hanno il punto neutro interno e quindi non hanno una massa sufficiente per poter restare in equilibrio sulle rispettive orbite. Essi perdono dunque continuamente materiale dalla loro superficie rivolta a Saturno. 19 19 I detriti che così vengono prodotti si distribuiscono su un disco che si estende fino alla superficie del pianeta, dividendosi, secondo i meccanismi che sono stati descritti, in tanti anelli con confini in corrispondenza delle masse che presentano dimensioni apprezzabili. Gli anelli di Saturno, come, del resto, quelli che circondano altri pianeti, rappresentano dunque il risultato del processo di disgregazione dei satelliti di piccole dimensioni che orbitano in prossimità del pianeta. Essi costituiscono comunque un passaggio intermedio, in quanto tutti i detriti sono destinati a cadere lentamente sulla superficie del pianeta, percorrendo la curva a spirale. Tutti gli altri satelliti presentano punto neutro esterno, quindi la loro superficie è completamente stabile. Il secondo risultato è che tutti i satelliti presentano un nucleo interno rotante. Le dimensioni dei nuclei sono però quasi sempre estremamente ridotte, per cui non si ha praticamente alcun fenomeno termico apprezzabile. Fanno eccezione a questa regola Titano, Giapeto e, forse Rea. Per questi tre satelliti, la velocità di rotazione su se stesso del nucleo interno risulta : 1 v Ti = V nTi = K 1 2 2 Sa K 37953692 = R Ti v G = V nG = 3, 265 Km sec 3 m 2 sec 2 1221830 K m ; v R = V nR = 8, 486 = 5, 573 Km sec Km sec Per quanto riguarda il satellite Rea, essendo il nucleo di dimensioni molto ridotte, l’energia termica che esso sviluppa, anche se può produrre la fusione dei materiali presenti al centro del satellite, non riesce comunque a produrre alcun effetto sulla superficie, la quale rimane così immutata nel tempo . Decisamente più elevato è il valore dell’energia termica che sviluppa il nucleo rotante di Giapeto. In questo caso, abbiamo un satellite composto per oltre il 50 % da 20 20 ghiaccio d’acqua e quindi il basso punto di fusione rende possibile il verificarsi di fenomeni termici in superficie. Il nucleo interno di Titano, con un raggio di 289, 6 K m , nel Sistema Solare, è secondo solo a quello terrestre. Anche se la sua velocità di rotazione non è molto elevata, l’energia termica che viene sviluppata è notevole e quindi certamente capace di sviluppare in superficie fenomeni vulcanici anche vistosi. E’ necessario però tenere presente che, essendo, in questo caso, il nucleo perfettamente al centro del satellite, l’energia termica generata si distribuisce più o meno uniformemente su tutta la superficie. In questo caso si ha quindi la produzione di un elevato numero di fenomeni aventi però intensità minore di quelli terrestri. Ricaviamo ora il valore del raggio delle orbite circolari stabili associate ai satelliti con elevati valori di eccentricità orbitale. Thrym – 20295000 ⋅ 1 − 0. 513 2 = 1495 398 5 K m Erriapo – 18160000 ⋅ 1 − 0. 625 2 = 1106 6250 K m Mundilfari – 18131000 ⋅ 1 − 0. 284 2 = 1666 862 6 K m Tarvos – 17207000 ⋅ 1 − 0. 619 2 = 1061 394 9 K m Skadi – 15755000 ⋅ 1 − 0. 206 2 = 1508 642 1 K m Paaliaq – 14943000 ⋅ 1 − 0. 464 2 = 1172 583 2 K m Phoebe – 12952000 ⋅ 1 − 0. 16326 2 = 1260 678 0 K m Ijiraq – 11430000 ⋅ 1 − 0. 364 2 = 9 915 571 K m Kiviuq – 11205000 ⋅ 1 − 0. 154 2 = 1093 926 2 K m 21 21 Iapetus – 3561300 ⋅ 1 − 0. 02828 2 = 3 558 452 K m Hyperion – 1481100 ⋅ 1 − 0. 10400 2 = 1 465 080 K m Titan – 1221830 ⋅ 1 − 0. 02919 2 = 1220 789 K m Ricaviamo ora lo schema orbitale di Saturno assumendo per il punto neutro il valore : R 1 = 23, 8 ⋅ 10 6 K m . Si ottiene : 1 2 4 ⋅ π2 ⋅ R1 3 T1 = = 1370, 58 g ; V 1 = 1, 26281 K 2Sa Km sec Le relazioni che descrivono il sistema saranno : 23, 8 ⋅ 10 6 K m Rn = 2 2 n m q 23800000 2 3 3 n m q ; V n = 1, 26281 3 Km sec ⋅ nmq 2644444 1487500 952000 661111 485714 371875 5950000 ↓ 1370, 58 g ; Tn = ↓ ↑ ↓ ↑ ↓ ↑ ↓ ↑ ↓ ↑ 17850000 11900000 ↑ 4462500 2975000 1983333 1115625 714000 495833 ↓ ↑ ↓ ↓ ↑ 13387500 8925000 3346875 293827-238000-196694 ⋅165278⋅140828 ⋅121429⋅105778⋅92969⋅82353⋅73457⋅65928⋅ 265913 217347 180986 153053 131129 113604 99374 87661 77905 (anelli) ⋅73457⋅65928⋅59500 69693 62714(anelli) Come abbiamo visto, gli unici satelliti che possiedono un nucleo rotante di dimensioni tali da produrre energia termica apprezzabile sono Rea, Giapeto e Titano. 22 22 Per poter stimare gli effetti che questa energia prodotta all’interno genera in superficie, la confrontiamo con quella che si produce nel nucleo terrestre, di cui sono ben conosciuti effetti. Richiamiamo dunque le caratteristiche dinamiche dei tre satelliti. massa Rea Giapeto Titano m Re =2, 49⋅10 21 K g m Gi =1, 88⋅10 21 K g m Ti =1, 35⋅10 23 K g 3 spazio rotante velocità di fuga 2 K Re = 166, 15 Km sec V f = 0, 663 2 3 2 K Gi Km = 125, 44 sec 2 3 2 K Ti Km V f = 0, 586 sec Km Km = 9008 sec Km V f = 2, 645 sec 2 sec . raggio del satellite velocità di rivoluzione raggio del nucleo rot punto neutro densità del satellite acc. gravitazionale r SRe = 764K m V Re = 8, 486 r R0 r SGi Km V Gi = 3, 265 sec = 2, 14K m = 718K m r Gi0 Km sec = 9, 972K m r STi = 2575K m V Ti = 5, 573 r Ti0 Km sec = 289, 6K m R NRe = 1062K m R NGi = 5959K m R NTi = 18810K m δ Re δ Gi δ Ti ag = 1, 24 = 0, 2846 g cm 3 m sec 2 ag = 1, 02 = 0, 2433 g cm 3 m sec 2 ag = 1, 88 = 1, 3585 g cm 3 m sec 2 Per un calcolo chiaramente molto approssimato, consideriamo la produzione di energia interna direttamente proporzionale al volume del nucleo rotante ed al quadrato della sua velocità di rotazione. Dato che l’energia prodotta all’interno si trasmette alla superficie, prendiamo in considerazione gli effetti che si manifestano sulla superficie unitaria, che si potranno indicare con una relazione del tipo : 23 23 E Es = α1 ⋅ = S 4 3 α1 ⋅ ⋅ π ⋅ r0 ⋅ δ ⋅ V0 3 2 4⋅π⋅r = α⋅ δ ⋅ r 30 ⋅ V 20 2 S r 2S assumendo dunque come riferimento la Terra, si avrà : E SRe E ST = 3 δ Re r 0Re ⋅ δT 2 V 0Re ⋅ r 0T 2 r ST ⋅ V 0T r SRe sostituendo i valori numerici, si ottiene : E SRe = 136, 62 ⋅ 10 −9 ; E SGi E ST = 1853, 9 ⋅ 10 −9 ; E ST E STi = 19, 5 ⋅ 10 −3 E ST Per poter valutare gli effetti che si associano a questi valori numerici, bisogna considerare il peso della densità dei materiali interessati, il valore dell’azione gravitazionale che il satellite esercita sulla sua superficie e le forze di marea che il pianeta esercita sui satelliti. Con riferimento alla situazione che abbiamo rappresentato in figura 18 a pagina 56 , l’accelerazione che si manifesta sulla superficie del satellite vale : am = K 2p r 1 ⋅ K 2S ⋅ 4 2 S K rS ⋅ 2 p 3 –1 Rp Il rapporto fra la componente di marea e quella gravitazionale esercitata dal satellite sarà : Δa ag = 1 4 ⋅ K 2S K 2p ⋅ rS 3 Rp 24 24 Eseguendo i calcoli per la Terra (solo la componente solare) ed i tre satelliti che abbiamo considerato, si ricava : Terra – Sole : Δa ag Rea – Saturno : = 17, 40 ⋅ 10 −5 Re Δa ag Titano – Saturno : T Δa ag Giapeto – Saturno : = 6, 448 ⋅ 10 −9 = Gi Δa ag 6, 199 ⋅ 10 −7 = 9, 860 ⋅ 10 −6 Ti Per quanto riguarda Rea, non si hanno in superficie apprezzabili fenomeni termici dovuti al piccolo nucleo rotante, mentre piuttosto vistose risultano le maree, che raggiungono valori circa 30000 volte quelli terrestri. Tenendo conto che la rotazione è sincrona, l’effetto prodotto da queste forze, agenti sempre nello stesso punto, può essere una deformazione permanente del satellite. L’energia specifica che produce Giapeto è circa 14 volte quella prodotta da Rea e dunque può essere sufficiente per produrre fenomeni vulcanici visibili, soprattutto se si considera la bassissima densità dei materiali. Se consideriamo che la velocità di emissione dei materiali fusi aventi bassa densità può raggiungere valori anche di 1 Km sec (vedi il satellite Io), ben oltre il valore della velocità di fuga, vediamo che la frazione più leggera dei materiali fusi che vengono eruttati riesce ad uscire dallo spazio rotante di Giapeto per entrare sotto l’azione diretta di Saturno. La frazione più pesante, che viene eruttata con minore velocità, ricade invece sulla superficie del satellite senza uscire dallo spazio rotante. 25 25 Il materiale più leggero, che viene emesso nella direzione del moto di rivoluzione, acquista una velocità maggiore di quella richiesta per restare in equilibrio sull’orbita percorsa da Giapeto, V Gi = 3, 265 Km sec , e quindi si allontana definitivamente su orbite più esterne dello spazio rotante centrale di Saturno. Nella direzione opposta a quella di rivoluzione del pianeta, la velocità finale dei materiali emessi risulta minore di V Gi e quindi essi tendono a spostarsi verso l’interno percorrendo una spirale. Dunque, inizialmente questi ultimi occupano sostanzialmente la stessa orbita del pianeta, la quale viene però percorsa con una velocità minore di quella di equilibrio. Giapeto, che si muove sulla stessa orbita con la velocità di equilibrio V Gi , in un tempo più o meno breve, raggiunge la nube di materiali leggeri in orbita, che si deposita così sull’emisfero anteriore del satellite. In definitiva, con questo meccanismo, viene realizzato il trasferimento dei materiali leggeri dall’emisfero posteriore a quello anteriore. Se si considera che il moto di rotazione è sincrono, il trasferimento avviene sempre tra le stesse superficie, per cui quella posteriore sarà sempre più ricca di materiali pesanti, mentre quella anteriore sarà più ricca di quelli più volatili. Questo processo spiega la differente luminosità dei due emisferi di Giapeto. L’energia specifica che si trasferisce sulla superficie del satellite Titano vale circa 10500 volte quella di Giapeto. Del resto, il nucleo rotante di Titano, nel Sistema Solare, risulta secondo solo a quello terrestre e dunque l’energia che, con la rotazione sviluppa è notevole, precisamente 1, 95% di quella della Terra. Bisogna però tenere presente che, in questo caso, abbiamo materiali con densità molto bassa in uno spazio con bassa azione gravitazionale, per cui i fenomeni che si producono, a parità di energia in gioco, risultano molto più 26 26 vistosi di quelli terrestri. Inoltre, il rapporto tra la componente di marea e quella gravitazionale della accelerazione, nel caso del satellite Titano risulta circa 1530 volte maggiore di quella presente sulla Terra. Per effetto della rotazione sincrona, le maree producono i loro effetti sempre nello stesso punto con conseguente accumulo di materiali più fluidi. Questo contribuisce a produrre fenomeni sempre più vistosi. 5 – Giove : sono noti i seguenti dati : m G =1899, 4 ⋅ 10 24 K g ; K 2G =126739174 3 Km sec 2 ; R NGS = 23332686 K m il raggio della sfera rotante che sostiene il moto di rivoluzione vale : r G0 = mG ⋅ RG mS sostituendo i valori numerici, si ricava : r G0 = 1899,4⋅10 24 1,9891⋅10 30 Callisto – ⋅ 778, 4 ⋅ 10 6 K m = 743297 K m R NCG = 567 ⋅ 10 −7 r C0 = 106, 8 K m 1 2 > 71492 K m ⋅ 1883000 K m = 14179 K m > 2403 K m < 2403 K m Tutti i satelliti fino a Tebe presentano il punto neutro interno e quindi perdono massa dalla loro superficie rivolta verso Giove. I materiali che vengono così liberati "cadono" lentamente sul pianeta, formando tutta una serie di anelli che si estendono da Tebe fino alla superficie del pianeta. A differenza di Saturno, in questo caso, i satelliti che alimentano gli anelli hanno dimensioni molto ridotte e quindi risultano molto poveri di materiali e poco visibili. Tutti gli altri satelliti hanno punto neutro esterno e dunque risultano stabili. 27 27 Riassumiamo le loro caratteristiche nella tabella seguente. Io Europa Km V fIo = 2, 56385 V fEu = 2, 02054 V fGa = 2, 73988 V fCa = 2, 44905 Km 25 m Ga =1, 48⋅10 Callisto m Io =8, 94⋅10 sec m Eu =4, 80⋅10 Ganimede Kg 25 m Ca =1, 08⋅10 26 26 sec V Io = 17, 3382 V Eu = 13, 7444 V Ga = 10, 8834 V Ca = 8, 20409 Km R NIo = 2872, 7 m sec 2 a gIo = 1, 8108 R NEu = 3355, 7 a gEu = 1, 3010 R NGa = 9362, 4 a gGa = 1, 4266 R NCa = 14093 a gCa = 1, 2480 3 Km sec 2 2 K Io = 5965, 3 2 2 K Eu = 3202, 8 2 K Ga = 9875, 4 K Ca = 7206, 4 Km r SIo = 1815 r SEu = 1569 r SGa = 2631 r SCa = 2403 km r Io0 = 19, 82 r Eu0 = 16, 97 r Ga0 = 83, 46 r Ca0 = 106, 8 δ Io = 3, 57 g cm 3 δ Eu δ Ga = 2, 97 = 1, 94 δ Ca = 1, 86 Con valori così elevati delle velocità di rotazione dei nuclei, è possibile che si abbiano in superficie fenomeni vulcanici anche vistosi. Per poter stimare gli effetti prodotti da questi fenomeni, prendiamo in esame il valore della energia che si trasferisce dall’interno del satellite alla superficie unitaria e le azioni esercitate dalle maree, utilizzando le relazioni già note : E SP E ST = δP δT ⋅ r 0P 3 VP ⋅ r 0T VT 2 ⋅ r ST 2 r SP 28 28 Δa ag = 1 ⋅ 4 K 2S r SP ⋅ K 2P 3 Rp I valori numerici che si ricavano sono riportati nella seguente tabella. masse interagenti E SP /E ST Δa/a Sole–Terra 1 6, 448 ⋅ 10 −9 Ganimede–Giove 1, 768 ⋅ 10 −3 4, 770 ⋅ 10 −5 Callisto–Giove 2, 420 ⋅ 10 −3 9, 137 ⋅ 10 −6 Io–Giove 2, 324 ⋅ 10 −4 4, 238 ⋅ 10 −4 Europa–Giove 1, 021 ⋅ 10 −4 1, 265 ⋅ 10 −4 I valori relativi delle maree prodotte su Io da Europa e Ganimede valgono : Δa ag Δa = 5, 180 ⋅ 10 −8 ; ag Io–Eu = 9, 077 ⋅ 10 −9 Io–Ga Risultano dunque dello stesso ordine di grandezza di quelli prodotti dal Sole sulla Terra, ma sono comunque assolutamente trascurabili rispetto al valore dovuto all’azione di Giove. Bisogna tenere presente che, essendo, in tutti i casi la rotazione sincrona ed il nucleo rotante perfettamente al centro dei satelliti, l’energia termica che si sviluppa nel nucleo si dovrebbe distribuire più o meno uniformemente sulla superficie esterna. In pratica questo non si verifica, in quanto l’azione delle maree, che insiste sempre negli stessi punti, produce nel tempo una deformazione permanente della superficie del satellite, come effetto dello scorrimento e dell’accumulo in questi punti dei materiali più fluidi. 29 29 Anche se l’energia termica prodotta dal nucleo rotante risulta sempre molto più ridotta di quella che abbiamo sulla Terra, la bassa densità dei materiali e il valore ridotto dell’accelerazione gravitazionale consentono comunque una produzione di fenomeni vulcanici in superficie. Nel caso di Europa, la sua superficie è interamente coperta di ghiaccio, che rappresenta la parte esterna di uno spesso strato liquido il quale, attraverso i moti convettivi, rende la temperatura uniforme, impedendo così la formazione dei gradienti termici necessari per produrre fenomeni eruttivi. Sul satellite Io si hanno eruzioni molto vistose, con velocità di emissione che superano anche 1 Km sec . Per quanto elevato, questo valore non supera la velocità di fuga e quindi tutti i materiali eruttati, anche i più leggeri, non superano il punto neutro e ricadono sulla superficie. Pur avendo condizioni analoghe a quelle di Giapeto, in questo caso non si ha la separazione dei materiali leggeri da quelli pesanti. Assumendo, per il pianeta Giove, il punto neutro : R 1 = 22, 3 ⋅ 10 6 K m si ricava lo schema lo schema completo delle orbite stabili : 22300000 ↓ 2477778 1393750 892000 619444 455102⋅348437⋅ 5575000 ↓ ↑ ↓ ↑ ↓ ↑ ↓ ↑ ↓ ↑ 16725000 11150000 ↑ 4181250 2787500 1858334 1045313 669000 464583 ↓ ↑ 12543750 ↓ ↓ ↑ 8362500 3135937 ⋅275309⋅ 223000 ⋅ 184297 ⋅154861⋅ 131952 ⋅113775⋅99111⋅87109⋅77163 203649⋅169579⋅143406⋅122863⋅106443⋅93110⋅82136 (anelli) Analiticamente il sistema è descritto dalle relazioni : 30 30 Rn = 22, 3 ⋅ 10 6 K m 2 2 n m q 2 680, 25 g ; Tn = 3 3 n m q 3 ; V n = 2, 384 Km sec ⋅ nmq Il valore del raggio dell’orbita circolare stabile dei satelliti aventi eccentricità di valore non trascurabile si calcola con la relazione Rn = Rp ⋅ 1–e 2 ; i risultati che si ottengono sono riportati nella tabella seguente. R p 10 3 K m e R n 10 3 K m Sinope 23700 0, 275 21907 Carme 22600 0, 20678 21633 Elara 11737 0, 20719 11233 Himalia 11480 0, 15798 11193 Pasihiphae 23500 0, 378 20142 Ananke 21200 0, 1687 20596 Lysithea 11720 0, 107 11586 Leda 11094 0, 14762 10852 6 – Fascia degli asteroidi : Abbiamo visto che tale fascia occupa lo 6 6 spazio che si estende da 580, 9 ⋅ 10 K m a 255, 8 ⋅ 10 K m coincidente con lo spazio in cui l’azione attrattiva dei pianeti confinanti, Marte e Giove si può ritenere trascurabile rispetto a quella solare. In tale spazio si hanno tre orbite stabili in corrispondenza di : R n1 = 461, 3 ⋅ 10 6 K m ; R n2 = 346 ⋅ 10 6 K m ; R n3 = 259, 5 ⋅ 10 6 K m 31 31 Normalmente, per brevità, alla fascia viene assegnato il raggio medio : RA = 580, 9 + 255, 8 ⋅ 10 6 K m ≃ 418, 4 ⋅ 10 6 K m 2 Un’altra fascia simile, come sappiamo, esiste ai confini del Sistema Solare con estensione approssimativa da 7381 ⋅ 10 6 K m a 14762 ⋅ 10 6 K m . Calcoliamo il valore minimo che deve avere il raggio degli asteroidi per poter restare stabilmente in orbita all’interno di queste fasce senza perdere massa verso il Sole. Per un calcolo indicativo, assumiamo una densità media δ=2 g cm 3 a) Nella fascia di Kuiper si hanno i valori estremi : r1 > r2 > δS δ 1,41 2 ⋅ r 3S R ⋅ = 2 1 696000 K m 1,41 2 696000 K m ⋅ 3 14762⋅10 6 K m 2 = 1, 09 m 3 2 7381⋅10 6 K m = 4, 36 m b) Per la fascia dei pianetini si ricava : r1 > r2 > 1,41 2 ⋅ 696000 K m 580⋅10 6 K m 3 2 = 706 m 3632 m In entrambi i casi, i corpi aventi dimensioni minori sono più stabili, e quindi sono anche più numerosi, nella parte esterna della fascia. I valori ottenuti mettono in evidenza l’esistenza di un rapporto 1 / 1000 tra le dimensioni minime delle particelle che mediamente orbitano nelle due fasce. Questo significa che nella fascia di Kuiper si avranno mediamente particelle molto più piccole di quelle presenti in quella degli asteroidi. 32 32 Con riferimento alla figura 30, consideriamo due masse m 1 ed inizialmente su due orbite indipendenti all’interno della fascia. m2 in moto Per semplicità di esposizione, assumiamo inoltre m 1 = m 2 = m. Se il loro raggio d’azione è maggiore della distanza tra le masse, ovvero, si verifica R maxa > 2 r , la forza d’interazione risulta attrattiva e dunque si ha un graduale accostamento pur restando le due orbite distinte. Il momento angolare del sistema iniziale, con le due masse indipendenti, vale : Mi = m1 V1 R1 + m2 V2 R2 = m ⋅ V1 R1 + V2 R2 le velocità relative, in prima approssimazione, risultano : 1 V1 = Vp – 2 K 2S 4⋅R ⋅ r 3 p 1 V2 = Vp + 2 K 2S 4⋅R ⋅ r 3 p 33 33 con qualche semplice passaggio, si ricava : 1 M i = 2 ⋅ m ⋅ V p ⋅R p ⋅ 1 r2 – 2 4 ⋅ Rp Secondo tale relazione, quando le due masse si accostano per formare un sistema doppio, la diminuzione di r comporta una diminuzione del momento angolare M i . Questo però non è possibile, in quanto, se non abbiamo applicato delle forze esterne, M i deve restare invariato. Per questa ragione, man mano che si avvicinano, le due masse iniziano a ruotare nello stesso verso dello spazio rotante centrale K 2s , con una velocità crescente, in modo da acquistare un momento angolare rispetto al comune centro di rotazione, oltre a quello che deriva dal loro moto di rivoluzione. L’accostamento e l’aumento della velocità di rotazione v p cessano quando viene raggiunta la condizione di equilibrio : 2 vp K 2p – =0 che equivale a : r 2f rf v 2p ⋅ r f = K 2p . A questo punto, il momento angolare delle due particelle legate, vale : Mf = 2 ⋅ m VpRp + 2 ⋅ m v p rf Il secondo termine dipende unicamente dall’equilibrio tra le due masse e non è legato ai principi di conservazione. = M i , il sistema unico, formato dalle due masse rotanti, si deve spostare verso il centro dello spazio rotante centrale, riducendo R p Per poter avere M f 34 34 e quindi la componente del momento angolare dovuta al moto di rivoluzione. Nella fascia si genera dunque un lento scorrimento verso il centro dello spazio rotante, che continua con l’aumento del livello di aggregazione. Oltre al valore minimo r min , esiste dunque un limite massimo oltre il quale gli aggregati escono dalla fascia per spostarsi su orbite stabili più interne. Come abbiamo visto, la forza di legame richiesta per avere l’equilibrio di un sistema doppio che si forma nella fascia di Kuiper, avvicinandosi al Sole, aumenta e quindi il legame diventa meno stabile. Esiste un valore del raggio dell’orbita in corrispondenza del quale la massa satellite ( di minori dimensioni ) si libera nello spazio rotante solare e diventa, a sua volta, un pianeta oppure un satellite di qualche pianeta che si trova su un’orbita più bassa. Dalla relazione : r min = δS δP 3 ⋅ rS 2 RP vediamo che le masse più piccole possono occupare stabilmente solo orbite di raggio R P elevato, mentre quelle di maggiori dimensioni trovano equilibrio anche su bassi valori di R P . Se teniamo conto dei risultati numerici ottenuti e del fatto che nel Sistema Solare le uniche orbite poco influenzate dai pianeti vicini sono proprio quelle corrispondenti alla fascia dei pianetini, l’origine della fascia può avere due giustificazioni. Se pensiamo che tutto il Sistema Solare sia stato e venga ancora alimentato dalle masse che si aggregano nella fascia di Kuiper, secondo l’ipotesi della esplosione della stella, diventa praticamente impossibile pensare che grandi masse come la Terra, Venere, Mercurio e Marte abbiano potuto superare ben tre orbite stabili, senza fermarsi, per portarsi nella posizione attuale, su orbite più interne, aventi la stessa stabilità. Dobbiamo dunque pensare che la fascia degli asteroidi si sia formata 35 35 contemporaneamente agli altri pianeti. Si tratta quindi di stabilire solo se essa può aver avuto origine con la attuale configurazione oppure se quella che osserviamo rappresenta l’evoluzione di una diversa forma iniziale. Secondo la teoria che abbiamo esposto, esiste una remotissima possibilità che la fascia si sia formata con l’accumulo di tutti i detriti che i grandi pianeti gassosi catturano nella parte più esterna dell’orbita, dove l’azione del Sole è concorde con quella del pianeta, e la rilascia nella parte interna, dove l’azione del Sole può essere prevalente. In definitiva, secondo questa ipotesi, nella zona dei pianetini si accumula tutto ciò che viene " traghettano verso l’interno " e riesce a sfuggire all’azione gravitazionale dei grandi pianeti. . La seconda possibilità, certamente la più probabile, è che la fascia in origine fosse occupata da un solo pianeta, sull’orbita centrale con valore del raggio minimo R n2 = 346 ⋅ 10 6 K m , avente una massa capace di " aggregare tutti gli altri detriti eventualmente presenti. Esiste infine la possibilità che la fascia, inizialmente, sia stata occupata da tre pianeti, di dimensioni più ridotte, ciascuno su un’orbita stabile. Dal punto di vista dell’analisi, quest’ultimo caso non si presenta comunque diverso da quello precedente. Il calcolo dei valori delle masse necessarie per avere la fascia " pulita " è già stato fatto e non viene qui ripetuto. Ricordiamo solo che la larghezza della fascia è tale da richiedere due masse 24 molto elevate, ciascuna di 3884 ⋅ 10 K g , maggiore di quella di Giove, oppure una sola di valore doppio. La presenza attuale di tutti i detriti e l’analogia con la fascia di Kuiper, fanno pensare, senza dubbio, ad una esplosione. Si tratta di capire che cosa può essere esploso e per quale ragione ciò si è verificato. 36 36 Se pensiamo ad una sola massa, diventa difficile vedere le cause che per le quali si può produrre una esplosione. E’, certamente, molto più probabile che ciò possa verificarsi in seguito allo scontro tra due grandi masse. Bisogna infatti considerare che, per avere una esplosione attraverso un urto, che produca solo detriti di piccole dimensioni, è necessario che entrambe le masse vengano disgregate. Dunque, nessuna di esse deve essere in grado di assorbire la perturbazione indotta dall’urto dell’altra. Questo vuol dire che il valore delle due masse non deve essere molto diverso in modo che durante l’urto entrambe assorbano l’energia necessaria per la loro riduzione in frantumi. Nel nostro caso pensiamo dunque allo scontro tra due masse, praticamente uguali, di valore pari a 3884 ⋅ 10 24 K g . Subito dopo l’esplosione della stella che le ha generate, le due masse hanno ricevuto, approssimativamente, lo stesso impulso e quindi si muovono verso il Sole con una certa velocità comune V 0S ad una distanza iniziale tra loro che indichiamo con R 0 ed una velocità relativa V 0 che, per quanto abbiamo visto dovrà essere V 0 → 0. Durante il moto le due masse sono soggette alla reciproca azione, per cui la loro distanza R diminuisce. Dovendo, durante l’accostamento, verificare la conservazione del momento angolare, con ovvio significato dei simboli, si ha : m ⋅ V0 ⋅ R0 = m ⋅ V ⋅ R dalla quale si ricava la velocità di rotazione di una massa rispetto all’altra : V = V0 ⋅ R0 R Per poter entrare in orbita stabile e formare un sistema doppio, la velocità V deve uguagliare quella di equilibrio data da : 37 37 1 K 2p V eq = 2 R si ricava quindi il valore del raggio dell’orbita dell’orbita sulla quale si potrà avere equilibrio : R eq = V 20 ⋅ R 20 K 2p R 0 limitato dal punto neutro e K 2p R eq → 0. Essendo il valore elevato, risulta di valore molto Le due masse non riescono a formare un sistema doppio e si precipitano una contro l’altra, praticamente come se fossero in caduta libera, provocando la disintegrazione totale. Se ipotizziamo che le due masse abbiano inizialmente occupato, nella fascia dei pianetini, le due orbite centrali associate ai raggi : R n1 = 461, 3 ⋅ 10 6 K m ; R n2 = 346, 0 ⋅ 10 6 K m possiamo valutare l’energia messa in gioco nell’impatto, che risulta uguale al valore dell’energia potenziale di una massa rispetto all’altra nella posizione di partenza : E = EC = 1 ⋅ m ⋅ V2 K 2p = m⋅ 2 R n1 – R n2 eseguendo i calcoli si ottiene : E = 8, 7302 ⋅ 10 33 j Per confronto, ricordiamo che l’energia cinetica della Terra in orbita vale : E T = 2, 6670 ⋅ 10 33 j 38 38 L’impatto che, secondo la nostra ipotesi, si sarebbe prodotto risulta uguale a quello che produrrebbe lo scontro tra due corpi celesti di massa doppia della Km Terra in moto alla velocità di 29, 876 sec . Si tratta di un valore di energia veramente impressionante e dunque si potrà ritenere verosimile che in queste condizioni si produca una polverizzazione delle due masse con generazione di un gran numero di asteroidi e comete. L’osservazione astronomica rivela per quasi tutti i pianetini aventi dimensioni apprezzabili un periodo di rotazione diverso da quello di rivoluzione e questo può essere facilmente giustificato pensando che la grande densità di detriti presenti nella fascia al momento dell’esplosione abbia facilitato la " cattura " di piccoli satelliti, secondo i meccanismi che abbiamo descritto. Degli asteroidi di maggiori dimensioni si conosce il periodo di rotazione e quindi, ipotizzando che siano sistemi doppi (dunque con rotazione sincrona), possiamo ricavare le caratteristiche di ciascun sistema. Cerere – sono noti i valori : rc = 457 K m ; R c = 413, 9 ⋅ 10 6 K m ; T p = 9, 07 h ; m c = 9, 47 ⋅ 10 20 K g con questi dati si ricavano i valori di prima approssimazione : K ∗2 = 63, 176 c 3 Km sec 2 ; R ∗NCS = 9030, 8 K m Il raggio dell’ orbita del satellite sarà : 1 d∗= 3 T 2P ⋅ K ∗2 C = 1194, 9 K m 4 ⋅ π2 Per avere un sistema doppio, dovrà essere : R NCS = d ⋅ n 2c ; R NXS = d ⋅ n 2x dalla prima si ricava : n = 2 c R NCS d ≃ R ∗NCS d = 9030,8 1194,9 = 7, 558 ≃ 2⋅ 2 2 = 8 ∗ 39 39 se teniamo conto che nessun satellite è stato osservato in orbita nello spazio rotante di Cerere, possiamo pensare che esso debba avere le dimensioni minime, corrispondenti a n 2x = 1. si ottiene quindi : R ∗NXS R ∗∗ = d ∗ ⋅ n 2c NCS d∗ ; = = 9559, 2 K m Si ricavano dunque le masse : mS mc = 2 RC R − 1 ∗∗ NCS mS mx = 2 RC R = 10, 61 ⋅ 10 20 K g − = 1, 658 ⋅ 10 19 K g 1 ∗ NXS Ripetendo il calcolo, per successive approssimazioni, si ricava : 3 K ∗2 = 70, 796 c Km sec 2 ; d = 1241, 2 K m ; R NCS = 9929, 6 K m m c = 11, 45 ⋅ 10 20 K g ; m x = 1, 789 ⋅ 10 19 K g Noti i valori di prima approssimazione, si può anche utilizzare direttamente la relazione : Kc = K 3S R 3 C 6 ⋅ nC ⋅ nX T 2P 4 ⋅ π2 2 da cui , con nC =8 si ricavano i valori : nX m C = 13, 32 ⋅ 10 20 K g ; R NCS =10710 K m ; m x = 2, 081 ⋅ 10 19 K g ; d =1338, 7 K m Con le stesse ipotesi, limitandoci alla prima approssimazione, per gli altri asteroidi, si ricava : 40 40 Pallade – T p = 10, 1 h m = 1, 799 ⋅ 10 20 K g ; m x = 6, 32 ⋅ 10 18 K g ; d = 738 K m Vesta – T p = 5, 34 h m = 2, 045 ⋅ 10 20 K g ; m x = 4, 04 ⋅ 10 18 K g ; d = 504 K m Psiche – T p = 4, 30 h m = 2, 388 ⋅ 10 19 K g ; m x = 4, 72 ⋅ 10 17 K g ; d = 213 K m Giunone - T p = 7, 21 h m = 1, 029 ⋅ 10 19 K g ; m x = 6, 43 ⋅ 10 17 K g ; d = 227 K m Davida – T p = 5, 17 h m = 2, 998 ⋅ 10 19 K g ; m x = 5, 93 ⋅ 10 17 K g ; d = 260 K m Eros – T p = 5, 27 h m = 9, 728 ⋅ 10 18 K g ; m x = !, 37 ⋅ 10 18 K g ; d = 181 K m 7 – Marte : sono note le posizioni ed i periodi di rivoluzione dei due satelliti. Phobos – R P = 9374 K m ; T P = 0, 31891 g ; Deimos – R D = 23458 K m : Si ricavano i valori : dim = T D = 1, 26244 g ; 26, 3 ⋅ 22, 4 ⋅ 18, 4 K 3m dim = 10, 4 K = V RP = V RD 2 M 2 P 2 D ⋅ 12, 2 ⋅ 15 K 3m 3 = 42832 Km sec 2 ; 2 mM = KM = 0, 64191 ⋅ 10 24 K g β Il punto neutro risulta : RM R NMS = = 129562 K m 1 1+ 2 mS mM 41 41 Se i due satelliti si trovano su " possibili " orbite stabili, dovrà essere : R1 n 2 P = 9374 K m R 1 = R NMS = 129562 K m con R1 n Si ricava dunque : 2 D = 23458 K m nP nD = 1 23458 9374 2 = 1, 5819 8 oppure La coppia di valori che meglio approssima tale rapporto risulta 5 6 che però forniscono, entrambi, valori inaccettabili per R1. 4 Questo risultato ed altre considerazioni ci portano a pensare che i due satelliti non siano su orbite stabili. Ipotizziamo dunque che essi rappresentino un unico vecchio satellite spezzato in due parti da un impatto schematizzabile come in figura. 42 42 Le dimensioni dei satelliti fornite dall’osservazione, lungo i tre assi, risultano praticamente complementari, precisamente : Phobos – V P = 26, 8 ⋅ 21, 6 ⋅ 18, 8 K 3m Deimos – V D = 10, 4 ⋅ 12, 2 ⋅ 15, 0 K 3m Essendo la spaccatura asimmetrica, il frammento più piccolo, Deimos, avrà una maggiore percentuale di elementi superficiali leggeri. Sarà ragionevole quindi pensare che abbia una minore densità media. Supponiamo che sia δ D ≃ 0, 85 ⋅ δ P e che si possa trascurare il momento angolare del proiettile incidente rispetto al centro del pianeta Marte. Con queste ipotesi semplificative, indicando con V il volume dei satelliti e con x il satellite primordiale, il principio di conservazione del momento della quantità di moto impone che sia : mx Vx Rx = mP VP RP + mD VD RD che si può anche scrivere : mx KM Rx 1 1 2 2 = mP KM RP 1 + mD KM RD 2 semplificando si ottiene : mx Rx sostituendo m =δ⋅V 1 1 2 2 = mP RP 1 + mD RD , si può scrivere : 1 1 Rx 2 2 = VP RP 1 2 + 0, 85 V D R D 2 V P + 0, 85 V D Sostituendo i valori numerici, si ricava : R x = 10819 K m 43 43 utilizzando questo valore approssimato, ricaviamo il numero quantico associato all’orbita . Dalla Rx = R NMS n si ottiene : 2 X n 2x = 129562 10819 = 11, 9754 Il numero quantico più prossimo accettabile risulta Se si assume dunque n x = 3⋅ 4 12 = 3⋅ 4 3 2 . , la distanza corretta del satellite 3 primordiale dovrà essere : Rx = 129562 K m 12 = 10797 K m Secondo questa dinamica, il satellite Deimos, durante l’urto, ha acquisito energia e si è allontanato da Marte. L’energia acquistata non è risultata tuttavia sufficiente per portarlo R n = 24293 K m e quindi dovrà " cadere " su quella che la precede con R n = 18220 K m . sull’orbita stabile avente Il satellite Phobos invece " cade ", lentamente, sul pianeta percorrendo una spirale. Utilizzando l’osservazione secondo la quale oggi Phobos si avvicina a Marte con una velocità di circa 2 m / 100 anni, se, in prima approssimazione, riteniamo che tale velocità non abbia subito variazioni nel tempo, possiamo datare l’impatto con la relazione : t= R X – R Ph 2m ⋅ 100 a = 10797 − 9374 K m 2m ⋅ 100 a ≃ 70 ⋅ 10 6 anni Questo risultato potrebbe costituire una valida prova a favore della ipotesi che nella stessa epoca si sia verificata sulla Terra la caduta di grandi asteroidi che hanno provocato l’estinzione di un gran numero di specie animali. 44 44 Calcoliamo, a questo punto, le caratteristiche orbitali dell’ intero sistema Marziano. 1 K V1 = 2 2 M = 0, 575 R1 Km sec 1 4 ⋅ π2 ⋅ R1 2 3 T1 = = 16, 387 g 2 KM Si avranno quindi le relazioni : Rn = 129562 K m ; Tn = n2 m2 q2 16, 387g ; V n = 0, 575 n3 m3 q3 Km sec ⋅ nmq lo schema orbitale completo risulta il seguente. 129562 32390 ↓ 14396 ↓ ↑ 8097,6 ↓ ↑ 97171 64781 24293 16195 10797 ↓ ↑ ↓ ↑ ↓ 5182,5 ↓ 3598,9⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ↑ ↓ ↑ 6073,2 3886,9 ↑ 72879 48586 18220 Calcoliamo, infine, il raggio della sfera rotante che sostiene il moto di rivoluzione del pianeta. r M0 = mM ⋅ RM = mS 0,64191⋅10 24 1,9891⋅10 30 ⋅ 227, 94 ⋅ 10 6 K m = 73, 56 K m < 3396, 2 K m Marte presenta dunque un nucleo interno rotante su se stesso alla velocità : 1 v = Vn = K 2 S RM 1 2 132,725⋅10 9 = 227,94⋅10 6 K 3 m sec 2 Km 2 = 24, 13 Km sec 45 45 Pur essendo il nucleo di dimensioni modeste, la sua velocita’ di rotazione è molto elevata e quindi l’energia termica che si sviluppa può essere sufficiente per generare in superficie fenomeni termici apprezzabili, anche se non vistosi. Bisogna infatti tenere presente che, a differenza di quanto accade sulla Terra, in questo caso, il nucleo che genera l’energia si trova al centro del pianeta e quindi i fenomeni superficiali che esso produce avranno tendenza ad essere più distribuiti con conseguente riduzione della loro intensità. A questo punto apriamo una piccola parentesi per fare una considerazione di carattere generale. Abbiamo visto che lo spazio rotante solare, per avere il pianeta in equilibrio sull’orbita, impone alla massa planetaria m p la rotazione alla velocità V n ad una sfera di raggio r P0 . La massa m p , a seconda della densità, si realizzerà con una sfera di raggio r p che può assumere un valore qualsiasi, che difficilmente sarà coincidente, per caso, con r P0 . 46 46 Se risulta r p > r P0 , all’interno della sfera planetaria si genera un andamento della velocità di rotazione decrescente verso l’esterno in modo da produrre un momento angolare uguale e contrario a quello dei satelliti in orbita. In questo caso, l’equilibrio viene raggiunto, con una sfera planetaria, solidale con il pianeta, avente un raggio minore del valore che si avrebbe in assenza di satelliti. La situazione è quella schematizzata in figura 32. T p quello di rotazione della sfera su se stessa, misurato sulla sua superficie, con c s la velocità periferica Indicando con Tn il periodo di rivoluzione, con di rotazione della superficie del pianeta, si potrà scrivere : Vn = 2 ⋅ π ⋅ Rn ; Vn = 2⋅π Tn ⋅ R PS ; TP = 2⋅π TP ⋅ rP cS da cui si ricava : Rn Tn = R PS R PS ; TP = Vn rP cS e dunque il raggio della sfera planetaria in presenza di satelliti : TP R PS = ⋅ Rn Tn La sfera planetaria di Marte risulta : R PSM = TP ⋅ RM = Tn 1,02595676 g 1,881 a ⋅ 227, 94 ⋅ 10 6 K m = 340379 K m Verifichiamo, infine, la stabilità dei satelliti sulle orbite. 1 RD ≥ δM δD ⋅ r 3M 2 rD 47 47 numericamente si ottiene : 1 RD 3,94 1,7 = ⋅ 3 3396,2 K m 2 = 121997 K m > 23458 K m 6,1 K m Deimos, nella posizione attuale, perde continuamente massa dalla superficie rivolta verso Marte. Per Phobos si ricava R F = 83000 K m > 9374 K m e quindi anch’esso perde massa dalla superficie. Entrambi i satelliti sono dunque destinati a frantumarsi, formando una spirale di polvere e detriti vari diretti verso la superficie di Marte. 8 – Sistema Terra – Luna : in questo caso sono noti con precisione : m T = 5, 976 ⋅ 10 24 K g ; m L = 0, 0123 m T ; TL = 27, 321661 g si ricavano gli spazi rotanti : K 2T = β ⋅ m T 3 = 398754 Km sec ; 2 K 2L = 4904, 7 3 Km sec 2 Il raggio dell’ orbita lunare, considerata circolare, vale : 1 RL = K 2 T ⋅T 4 ⋅ π2 2 L 1 3 K 398754 = 3 m sec 2 ⋅ 27,321661 g 4⋅ π 2 2 3 = 383233 K m Durante il moto di rivoluzione del sistema, l’azione dello spazio rotante solare cambia in rapporto al momento che viene considerato, per cui, le orbite che il nostro satellite percorre in un anno non sono tutte uguali. Per questa ragione, normalmente, si assume come distanza media Terra – Luna, il valore medio tra il minimo ed il massimo raggiunti nell’arco dell’anno e si ottiene così : R L0 = 384400 K m . Il punto neutro rispetto al Sole vale : 48 48 RT R NTS = = 258851 K m 1 1+ 2 mS mT RT R NLS = = 28572, 2 K m 1 1+ 2 mS mL Non essendo R L < R NTS ; R NLS , nella posizione attuale, non si tratta di un sistema doppio. E’ certamente rilevante il fatto che su un numero di oltre 100 satelliti, presenti nel sistema Solare, la Luna sia l’unico in orbita ad una distanza R L > R NTS e che questo accada al satellite più vicino al Sole. Inoltre, tutti i satelliti in orbita a grandi distanze dai pianeti, senza eccezioni, hanno dimensioni notevolmente ridotte rispetto a quelli piu’ prossimi, mentre la Luna ha dimensioni notevoli. Per poter capire quali siano le ragioni che rendono possibile la sua posizione è necessario fare un’analisi dettagliata del sistema. Innanzitutto ricordiamo che nessun pianeta è in grado di catturare un satellite a distanza maggiore del suo punto neutro rispetto allo spazio rotante solare centrale, in quanto l’azione di quest’ultimo comunque allontanerebbe gradualmente il satellite dal pianeta. La situazione presente nel sistema Terra – Luna ci deve dunque far sospettare che l’equilibrio sia instabile e che il satellite sia stato " acquisito " dalla Terra in circostanze molto diverse da quelle attuali. 49 49 Sappiamo infatti che il punto neutro non e’ una caratteristica propria di un pianeta, ma dipende dalla posizione occupata nello spazio rotante centrale. R L < R NTS , possiamo pensare che sia R L con R NTS costante, partendo dal valore Per soddisfare quindi la condizione aumentata nel tempo la distanza R ∗L ≤ 258851 K m . Oppure possiamo ritenere che sia diminuito nel tempo costante, partendo dal valore R ∗NTS R NTS con RL ≥ 383233 K m . La prima ipotesi si deve escludere in quanto implica l’esistenza di una forza repulsiva tra Terra e Luna alla distanza R NTS , contraria all’esperienza ed alle previsioni teoriche secondo i meccanismi che abbiamo studiato. Abbiamo infatti visto che un satellite in orbita ad una distanza minore di R N è destinato ad avvicinarsi lentamente al centro del pianeta, passando per tutte le orbite circolari stabili di raggio R n . Il contrario succede per distanze maggiori. Se dunque accettiamo la seconda ipotesi, utilizzando l’espressione nota del punto neutro, possiamo calcolare il valore minimo della distanza dal Sole in corrispondenza della quale la Terra può aver acquisito la Luna come satellite. Risulta : 1 R T0 ≥ R L ⋅ 1+ 2 mS = 221, 48 ⋅ 10 6 K m mT Nello spazio rotante solare, l’ultima orbita possibile, per la stabilità del sistema Terra - Luna, sarebbe dunque quella di Marte, corrispondente al numero quantico n = 5. Essendo la massa della Luna relativamente grande, sarà possibile anche pensare che la coppia iniziale formasse un sistema doppio. 50 50 In questo caso, verifichiamo come e dove può essersi realizzato questo tipo di unione. Per semplificare il calcolo, non avendo a disposizione dati storici, avanziamo l’ipotesi, che il rapporto tra le due masse, almeno in prima approssimazione, sia rimasto invariato nel tempo. Durante il primo incontro, secondo quanto abbiamo visto, per poter formare un sistema doppio, doveva essere verificata la relazione : 1 R NTS0 ≃ R NLS0 2 mT = n 2T n 2L mL sostituendo i valori numerici, si ottiene : n 2T n 2 L = 1 1 0,0123 2 = 9, 016 ; =3 nL sono possibili i rapporti : Con la coppia assumiamo : nT 3 / 1 ; 6 / 2 ; 9 / 3 ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅ ⋅. 6 / 2 si ottiene : R NTS0 = R nL ⋅ n 2T = R L ⋅ 1− e 2 2 ⋅ nT con i valori numerici : R NTS0 = 382078 K m ⋅ 36 = 13754808 K m R NLS0 = R nL ⋅ n 2L = R L 1− e 2 ⋅ 2 2 = 1528312 K m Utilizzando l’espressione nota del punto neutro, possiamo ricavare la distanza dal Sole in corrispondenza della quale può essersi verificata l’unione tra pianeta e satellite. Risulta : 1 R T0 = R NTS0 ⋅ 1+ 2 mS = 7949 ⋅ 10 6 K m mT 51 51 Questo risultato può indicare che il sistema Terra – Luna, come, del resto, Plutone – Caronte e forse altri oggi distrutti, sia nato realmente come sistema doppio nella fascia di Kuiper durante la sua formazione, subito dopo l’esplosione della stella compagna del Sole, nel Sistema Solare primordiale. Man mano che la coppia si avvicina al centro dello spazio rotante centrale, secondo il meccanismo che abbiamo già esposto, il legame diventa sempre meno rigido. Quando si verifica la condizione : R NLS1 nel nostro caso alla distanza dal Sole ≤ R nL = 382078 K m , 1 R T1 = 382078 K m ⋅ 1+ mS 2 = 1988 ⋅ 10 6 K m , mL la Luna non riesce più a trattenere in orbita la Terra, la quale invece continua a trattenere la Luna come satellite, in quanto si verifica ancora : R T1 R NTS1 = = 3, 44 ⋅ 10 6 K m > 382078 K m 1 1+ mS 2 mT Come abbiamo già visto, quando il sistema ha raggiunto l’orbita di Marte, si è verificata la condizione R NTS < R L e la Luna ha iniziato ad allontanarsi gradualmente dall’orbita per passare poi sotto l’influenza diretta dello spazio rotante solare. Questo è realmente quello che l’osservazione astronomica ci riferisce. La Luna, infatti, attualmente si allontana gradualmente dalla Terra con un ritmo di 3, 8 cm / anno. Bisogna tuttavia considerare che, in realtà, nella condizione attuale, l’inerzia, unitamente all’accostamento, che si produce nei punti in corrispondenza dei quali Terra e Sole esercitano sulla Luna un’azione concorde, riesce ancora 52 52 a consentire comunque l’equilibrio anche se piuttosto precario. Se si hanno due spazi controrotanti, stellare e planetario, una sfera che si muova attraversando la congiungente nel punto N, può continuare la sua corsa in uno spazio oppure nell’altro in rapporto alla posizione del punto N ed alla massa della sfera satellite. La situazione è quella che è illustrata in figura 33. Se consideriamo la sfera in movimento puntiforme, possiamo dire che essa si trova in equilibrio nel punto N se le accelerazioni imposte dai due spazi rotanti risultano uguali in valore assoluto Si ricava così il valore del punto neutro della sfera planetaria rispetto allo spazio rotante solare : RP R NS = 1 1+ mS 2 mP Per r > R NS la massa satellite (puntiforme) abbandona il pianeta per entrare sotto l’influenza diretta dello spazio rotante centrale. Se ora si considera una sfera reale, non puntiforme, che occupa dunque uno 53 53 spazio rotante di raggio r s , per poter definire la traiettoria, si deve prendere in considerazione la presenza della forza d’inerzia, la quale non consente un rapido cambiamento di orbita, ed obbliga il satellite ad allontanarsi dal pianeta gradualmente, seguendo una spirale deformata. Con riferimento alla figura 33, durante il suo moto di rivoluzione il satellite si muove nello spazio rotante solare, variando sia la distanza dal centro dello spazio che la sua velocità relativa, per cui l’accelerazione che lo sollecita ad allontanarsi dal pianeta varia con legge sinusoidale avente frequenza doppia di quella di rivoluzione. Il valore massimo viene raggiunto lungo la congiungente, nei punti N ed M e si può calcolare, approssimativamente, derivando l’espressione dell’azione del Sole sul satellite : V2 as = K 2S – R R2 in cui V ed R variano nel tempo. Si ha dunque : Δa ≃ da dR ⋅ ΔR da + dV V= cost ⋅ ΔV R= cost Ponendo : 1 K ΔR = r ; ΔV = v s = 2 T 2 ; R = RT ; V = VT RL eseguendo i calcoli, con semplici sostituzioni, si ricava : a ≃ V 2T R ⋅r+2⋅ 2 T VT ⋅ vs RT Si hanno due componenti, entrambe positive ( centrifughe ), una associata 54 54 alla posizione occupata dal satellite nello spazio rotante solare e l’altra alla sua velocità di rivoluzione nello spazio rotante del pianeta. Per la Luna, sostituendo i valori numerici, si ottiene : a L = 15, 238 ⋅ 10 −6 + m sec 2 m 405, 38 ⋅ 10 −6 sec 2 Per poter dare un significato a questi numeri, li confrontiamo con gli effetti di marea, ben conosciuti, che vengono prodotti dal Sole sulla Terra, calcolati utilizzando la stessa relazione. Ponendo : r = 6378 K m ; v s = 0, 4651 Km sec si ottiene : a T = 0, 253 ⋅ 10 −6 + m sec 2 m 185, 21 ⋅ 10 −6 sec 2 Con riferimento alla figura 33, lungo la congiungente S – T, esiste un punto in corrispondenza del quale i due spazi rotanti, planetario e solare, impongono alla sfera satellite una velocità dello stesso valore ma verso contrario e quindi la loro azione complessiva porta a mantenere la sfera in orbita sempre lungo la congiungente.Si realizza così un moto rotorivoluente sincrono. Imponendo dunque l’uguaglianza delle due velocità di rotazione, ricaviamo il massimo valore che può assumere il raggio dell’ orbita di un satellite prima di sfuggire al pianeta. Differenziando la relazione fondamentale V2 ⋅ R = K2 abbiamo già ricavato, per la velocità di rotazione di una sfera di raggio r , il valore : v = ΔV ≃ V ⋅ K r= R ⋅ r 3 R 2 Indicando con R maxp il valore cercato, imponiamo dunque la condizione : KS = 3 R P – R maXP 2 KP 3 2 R maXP 55 55 dalla quale si ricava : 1 K 2P R maxp = K 1 3 ⋅ Rp 2 S = mP 3 ⋅ Rp mS Nel nostro caso, per la Terra, si ricava : 1 K 398754 R maxT = 3 m 3 sec 2 132,725⋅10 9 K 3 m ⋅ 149597870 K m = 2158620 K m sec 2 Si noti che R maxp coincide con il raggio della sfera di spazio rotante r P che, in assenza di satelliti, rotorivoluisce, nello spazio rotante centrale, solidale con il pianeta, con rotazione sincrona. In definitiva, possiamo dire che, se la Luna avesse dimensioni tali da poter essere considerata puntiforme, si allontanerebbe rapidamente dalla Terra . E’ solo grazie alle sue dimensioni, che non passa ad orbitare direttamente nello spazio rotante solare, in tempi brevi. Possiamo comunque pensare che, con il passaggio della Terra sulle orbite successive, il nostro satellite abbandonerà definitivamente il pianeta per iniziare la sua nuova vita come pianeta del Sistema Solare su un’orbita vuota tra Venere e Mercurio. La Terra si ritroverà così senza satelliti come Venere e Mercurio, ai quali può essere toccata la stessa sorte. Il raggio della sfera rotante che sostiene il moto di rivoluzione della Terra vale : r T0 = mT ⋅ TT= 449, 4 K m < 6378 K m mS Il nostro pianeta presenta dunque un nucleo interno di dimensioni notevoli, il più grande di tutto il sistema Solare, rotante su 56 56 se stesso alla velocità : 1 v = V nT = K 2 S 1 2 132,725 ⋅10 9 = K 3 m 2 sec 2 = 29, 786 149597870 K m RT Km sec anche la velocità di rotazione risulta elevata, per cui l’energia termica che si sviluppa è tale da produrre in superficie importanti fenomeni vulcanici, i quali vengono notevolmente accentuati dalla eccentricità del nucleo. Il centro di massa del sistema Terra – Luna in un anno si sposta, rispetto al centro della Terra, mediamente di: RL CT = 1+ = 384400 K m 1 + 0,0123 −1 = 4671 K m mT mL il nucleo interno si sposta quindi verso l’equatore e la sua superficie viene a trovarsi a una distanza minima dal suolo terrestre data da: d min = r T − C T + r T0 = 6378 K m − 4671 + 449, 4 K m ≃ 1257 K m Per ovvie ragioni, nel punto che si trova alla distanza minima dalla superficie si crea una via preferenziale per la risalita di tutti i materiali fusi che si producono all’interno. I fenomeni vulcanici più intensi, e forse la quasi totalità di quelli che si verificano sulla Terra, si manifesteranno dunque in prossimità della zona equatoriale, precisamente in corrispondenza dell’orbita lunare. Osserviamo infine che, per la particolare posizione occupata, la Luna presenta un punto neutro rispetto al Sole minore di quello calcolato rispetto alla Terra ; precisamente, si ricavano i valori : R NLS = 28572, 2 K m ; R NLT = 38259, 4 K m . 57 57 Conseguenza di questo risultato è la impossibilità, da parte della Luna, di acquisire definitivamente nel suo spazio rotante, un qualsiasi corpo sulla sua prima orbita stabile R 1 = 38259, 4 K m . Se anche un satellite venisse "catturato ", passerebbe immediatamente sotto l’azione diretta del Sole. il raggio della sfera che sostiene il moto orbitale lunare vale : r 0L = mL ⋅ R L = 4728 K m > 1738 K m mT La Luna non possiede dunque un nucleo rotante interno e si muove nello spazio rotante terrestre con rotazione sincrona direttamente con la sfera planetaria : 1 r PL = 3 mL ⋅ RL = 88463, 6 K m mT con periodo : 1 4 ⋅ π 2 ⋅ r PL 3 T PL = K 2 L 2 = 27, 32166 g = T nL Rileviamo infine che, l’allontanamento della Luna dalla Terra comporta anche un incremento graduale del momento angolare che si associa al sistema Terra–Luna. Per verificare il principio di conservazione, il momento angolare del sistema si riporta al valore iniziale con una riduzione della velocità di rotazione della Terra su se stessa, ed un conseguente aumento della durata del giorno. Quando la Luna avrà abbandonato definitivamente la Terra, quest’ultima si muoverà nello spazio rotante solare con una rotazione sincrona, fornita dalla velocità di scorrimento : 58 58 1 2 K 2S v= 4⋅R ⋅ rp 3 p 2 che viene imposta dallo spazio rotante solare K s . 9 – Venere : consideriamo i dati noti : m v = 4, 869 ⋅ 10 24 K g K 2v = 324888 ; 3 Km sec 2 l’orbita circolare stabile associata al pianeta vale : R nV = R1 = 5536⋅10 6 K m 72 n2 = 112, 98 ⋅ 10 6 K m Non avendo satelliti, il pianeta rotorivoluisce sull’orbita direttamente con la sua sfera planetaria di raggio : 1 r ∗PV = K 2 V K 2 S 3 ⋅ R V = 1522703 K m In pratica, per l’eccentricità dell’orbita, il pianeta riesce a portare in rotazione una sfera planetaria avente raggio leggermente più grande di quello che è stato calcolato, precisamente : r PV = 1536598 K m Il periodo di rotazione imposto dal pianeta risulta quindi : 1 2 4 ⋅ π 2 ⋅ r PV 3 T PV = K = 243, 02 g 2 V Attualmente il pianeta Venere si muove su un’orbita più bassa rispetto a 59 59 quella circolare stabile ad esso associata e quindi il periodo di rivoluzione risulta minore di quello di rotazione ; precisamente si ha : 1 2 4 ⋅ π2 ⋅ RV 3 T nV = K 2S 1 2 = 4⋅π ⋅ 2 108,2⋅10 6 132,725⋅10 9 Km 3 = 224, 66 g 3 K m sec 2 Il raggio della sfera rotante che sostiene il moto di rivoluzione del pianeta vale : r V0 = mV ⋅ R V = 264, 9 K m < 6051, 8 K m mS Venere presenta dunque un nucleo interno che ruota su se stesso con velocità periferica : 1 2 2 v = V nV = KS = 35, 024 RV Km sec Sia il raggio del nucleo interno che la sua velocità di rotazione hanno un valore molto elevato, per cui viene sviluppata un’energia termica molto alta, dello stesso ordine di grandezza di quella sviluppata dal nucleo terrestre. Nel caso di Venere però il nucleo si trova quasi esattamente al centro del pianeta e quindi, diversamente da quanto abbiamo visto per la Terra, non si creano, in questo caso, vie preferenziali per la risalita del materiale fuso. I fenomeni termici che si manifestano sulla superficie risultano quindi distribuiti più o meno uniformemente e, per questo, saranno di ridotta intensità e poco vistosi. 60 60 Si deve notare che, se la Terra non avesse in orbita la Luna, si troverebbe in condizioni assolutamente analoghe a quelle di Venere, con nucleo interno rotante perfettamente centrato ed una sfera planetaria : 1 r PT = K 3 2 T 1 ⋅ R nT = K 2S 3 398754 132,725⋅10 6 ⋅ 153. 8 ⋅ 10 6 K m = 2219255 K m con periodo di rotazione : 1 T PT = 4 ⋅ π2 ⋅ r K 2 3 PT = 380, 74 g > 365, 24 g 2 T Anche laTerra apparirebbe dunque con rotazione retrograda. 10 – Mercurio : sono noti : m M = 0, 33022 ⋅ 10 24 ; K = 22034 2 M Kg 3 Km sec 2 l’orbita circolare stabile associata vale : R nM = R1 = 5536⋅10 6 K m 10 2 n2 = 55, 36 ⋅ 10 6 K m Essendo nota l’eccentricità dell’orbita, e = 0, 205638 , possiamo ricavare il valore del perielio associato all’orbita minima : R PM = R M ⋅ 1− e = 43, 976 ⋅ 10 6 K m . Il raggio della sfera planetaria che si muove, con rotazione sincrona, solidale con il pianeta, vale : 1 r ∗PM = K 2M K 3 ⋅ 2 S R PM = 241692 K m La sfera che realmente il pianeta riesce a portare in rotazione è leggermente più grande, precisamente si ha r PM = 242893 K m . 61 61 Il periodo di rotazione risulta quindi : 1 2 4 ⋅ π 2 ⋅ r PM 3 T PM = K = 58, 65 g 2 M A questo punto notiamo che la sfera planetaria, r PM = 242893 K m , è quella con la quale Mercurio ruota lungo tutta l’orbita, per cui tale valore individua la sfera di spazio rotante che riesce a restare solidale con il pianeta anche nel punto in cui l’azione contraria del Sole è massima, ossia al perielio. Se il pianeta, solidale con questa sfera di spazio fisico, si muovesse su una orbita circolare con raggio pari alla distanza raggiunta al perielio, l’equilibrio con lo spazio rotante solare sarebbe perfetto e ne risulterebbe un periodo di rivoluzione : 1 4⋅π ⋅R 2 T ∗nPM = K 3 PM 1 2 2 = 2 S 4⋅π ⋅ 2 44,22⋅10 6 132,725⋅10 9 Km 3 = 58, 65 g 3 K m sec 2 e la rotazione risulterebbe perfettamente sincrona, con T P = T n , come viene previsto dalla teoria. Nella realtà però, Mercurio non continua il moto sull’orbita circolare alla quale è associata la sfera planetaria, bensì si muove su un’orbita ellittica di raggio medio molto più elevato, R M T nM = 88 g = 57, 9 ⋅ 10 6 K m , con periodo di rivoluzione e quindi il moto di rotazione non appare più sincrono. La coincidenza dell’afelio di Mercurio con l’orbita circolare minima che corrisponde a n = 9, indica che il pianeta deve essere giunto in tempi recenti nella posizione attuale ed è per questo motivo che la sua orbita è ancora molto eccentrica. Il raggio della sfera rotante che sostiene il moto di rivoluzione vale : r M0 = mM ⋅ R M = 9, 61 K m < 2439, 7 K m mS 62 62 Mercurio presenta dunque un nucleo interno rotante alla velocità : 1 2 K 2S v = V nM = = 47, 88 RM Km sec Anche se il nucleo è molto piccolo, la sua velocità di rotazione risulta piuttosto elevata. In queste condizioni, prevedere gli effetti dell’energia termica sviluppata diventa difficile. Può essere utile un confronto con la Terra i cui effetti ci sono ben noti. Consideriamo il valore dell’energia termica sviluppata dalla rotazione del nucleo su se stesso proporzionale alla forza di attrito interno ( proporzionale a v 2 ) ed al volume del nucleo. Scriviamo dunque : E t = α 1 ⋅ r 30 ⋅ v 2 = α 2 ⋅ m 3 ⋅ R 2 = α 3 δ ⋅ r 3P ⋅ n4 In un discorso molto semplificato, possiamo supporre che gli effetti termici prodotti in superficie siano proporzionali alla energia termica che giunge sulla superficie unitaria. Trascurando l’energia che viene irradiata dal Sole rispetto a quella interna, si avrà dunque : eS = Et S = α4 ⋅ δ ⋅ rP n4 Tra Mercurio e la Terra si ha il rapporto : e ST e SM = δT ⋅ rT ⋅ 10 4 δM ⋅ rM 64 = 20, 5 Con tale rapporto, nella posizione attuale, sulla superficie di Mercurio non si hanno effetti termici apprezzabili. 63 63 Secondo la nostra teoria, tutti i pianeti " cadono " lentamente sul Sole passando da un’orbita circolare stabile alla successiva e quindi si può dire che nessun pianeta è nato sull’orbita che occupa oggi. Questo vuol dire che tutti, compreso la Luna, sono passati attraverso la fascia dei pianetini. Per giustificare alcune osservazioni attuali, può quindi essere utile valutare le condizioni passate e confrontarle con quelle di oggi. Come abbiamo visto, la fascia degli asteroidi ha un raggio medio : R F ≃ 418 ⋅ 10 6 K m al quale si può considerare associato n ≃ 3, 64. Se poniamo su tale orbita il pianeta Mercurio, si ricavano i valori associati al nucleo rotante : r ∗M0 = r M0 ⋅ 10 3,64 2 = 72, 53 K m in queste condizioni risulta : e ST e SM ; v∗ = v ⋅ 3.64 10 = 17, 43 Km sec ∗ = e ST e SM ⋅ 3,64 10 4 = 0, 36 Per quanto sia approssimato, il risultato è indicativo del fatto che quando il pianeta Mercurio si trovava nella fascia degli asteroidi, l’energia termica prodotta dal suo nucleo rotante era in grado di generare effetti termici circa tre volte più intensi di quelli che si producono oggi sulla Terra. Il pianeta ha avuto dunque, nel suo passato, un’attività termica molto più intensa e una struttura molto più plastica di quelle attuali. Inoltre, essendo la fascia degli asteroidi ad elevata densità di corpuscoli di tutte le dimensioni, certamente avrà avuto almeno un satellite e quindi non orbitava con rotazione sincrona, esponendo così in maniera uniforme la sua superficie alla caduta di asteroidi ( a bassa temperatura ). L’attuale configurazione della superficie di Mercurio, con tutti i suoi crateri, è testimone di questa fase della sua evoluzione. 64 64 Per quanto riguarda il sistema Terra–Luna, si deve osservare che, essendo la rotazione lunare sincrona, nel satellite si distinguono nettamente i due emisferi con una grande dissimmetria nella esposizione alla caduta di corpi provenienti dall’esterno. Non essendo oggi visibile questa dissimmetria sulla superficie della Luna, si deve cercare una giustificazione nella storia passata. Abbiamo visto che attualmente la Luna non ha alcun nucleo rotante e quindi non si ha nemmeno produzione di energia termica. E’ chiaro che, se la Luna è sempre stata alla distanza R L dalla Terra, non ha mai avuto produzione di energia interna. Dato che questo risultato è in contrasto con la forma sferica del nostro satellite, che si può realizzare solo se si passa attraverso una fase fluida, dobbiamo pensare che questa condizione fosse presente nella Luna prima che entrasse in orbita terrestre, nella fascia di Kuiper. Abbiamo già visto che la formazione del sistema Terra–Luna può essere avvenuta ad una distanza dal Sole R T0 ≃ 7949 ⋅ 10 6 K m . Per poter rivoluire direttamente nello spazio rotante solare, a questa distanza, la Luna doveva presentare una sfera di raggio : r ∗L0 = mL ⋅ R T0 = 294 K m < 1737, 4 K m mS Si tratta dunque di un nucleo interno e rotante alla velocità : 1 v= K 2S 2 = 4, 086 R T0 Km sec . Associando all’orbita R T0 (non necessariamente stabile) il numero n = 0, 696, possiamo valutare gli effetti termici prodotti dal nucleo rotante lunare, per confrontarli con quelli prodotti attualmente sulla Terra. Si ricava così : 65 65 per unità di superficie : e ST e complessivamente : = ∗ SL ET E ∗L δT ⋅ rT 6 = ⋅ 6 4 = 0, 00106 δL ⋅ rL 4 δ T ⋅ r 3T 0, 696 4 ⋅ 0, 696 4 δL ⋅ r = 0, 0143 3 L Secondo quest’ultimo risultato, la Luna, prima di unirsi alla terra, nella fascia di Kuiper, produceva, per attrito interno, una energia circa cento volte maggiore di quella prodotta attualmente dalla Terra, con effetti in superficie circa mille volte più grandi. Possiamo dunque ragionevolmente pensare che essa fosse completamente allo stato fluido con una imponente attività geologica. Nella fascia degli asteroidi, la Luna ha certamente acquisito nel suo spazio rotante almeno un corpuscolo e quindi la sua rotazione sull’orbita terrestre non poteva essere sincrona. In queste condizioni il nostro satellite esponeva, durante il moto di rivoluzione, tutta la sua superficie alla caduta di asteroidi con una distribuzione più o meno uniforme degli urti. Essendo, la Luna, nella posizione attuale, priva di nucleo interno rotante, e dunque fredda, le tracce lasciate in questa fase sulla sua superficie si sono conservate nel tempo. A questo punto facciamo notare che esiste una evidente somiglianza tra la storia evolutiva della superficie di Mercurio e quella della Luna ed una grande analogia strutturale tra il pianeta Venere e la Terra. Se teniamo conto anche del fatto che i due pianeti si trovano su due orbite contigue molto vicine, si potrà, ragionevolmente, ipotizzare che Venere e Mercurio abbiano avuto origine dalla separazione di un sistema primordiale unico analogo a quello formato da Terra – Luna. Secondo questa ipotesi, entrambi i sistemi hanno avuto origine nella fascia 66 66 di Kuiper, subito dopo l’esplosione della stella compagna del Sole. Come, per il sistema Terra – Luna, supponiamo che anche per il sistema Venere – Mercurio, si abbia l’ultima orbita stabile, in corrispondenza della orbita di Marte, con R 5 = 221, 4 ⋅ 10 6 K m . Su questa orbita il punto neutro di Venere risulta : R5 R NV5 = = 345852 K m 1 1 2 mS + mV Possiamo assumere tale valore come raggio dell’orbita di Mercurio in moto come satellite del pianeta Venere. Considerando il rapporto tra le dimensioni, ipotizziamo che inizialmente si sia formato un sistema doppio. Con l’ipotesi semplificativa che le masse siano rimaste invariate nel tempo, questo tipo di unione è possibile se nel punto dello spazio in cui si verifica, viene soddisfatta la relazione : 1 n n da cui 2 V 2 M nV = R NVS0 R NMS0 = 1, 96 ; ≃ 2 mV = mM assumiamo : nM Con nV 4,869 ⋅ 10 24 K g 24 0,33022 ⋅ 10 K g =2 = nM = 3, 84 6 3 n v = 6 ; n M = 3 ; d VM = 345852 K m il valore del punto neutro nel punto dello spazio in cui si è verificata l’unione delle due masse risulta : 67 67 R NVS0 = d VM ⋅ n 2v = 12450672 K m R NMS0 = d VM ⋅ n 2M = 3112668 K m Il sistema doppio Venere – Mercurio si sarebbe dunque formato ad una distanza dal Sole fornita dalle relazioni : 1 R VM0 = R NVS0 ⋅ 2 mS 1+ = 7970, 4 ⋅ 10 6 K m mV oppure : 1 R VM0 = R NMS0 ⋅ 2 mS 1+ = 7642, 5 ⋅ 10 6 K m mM Questi valori sono praticamente coincidenti con quelli che abbiamo ricavato per il sistema Terra – Luna. Sull’orbita attuale il pianeta Venere presenta un punto neutro, rispetto al Sole : RV R NVS = 1 mS 1+ 2 mV 108,2⋅10 6 K m = 1+ 1,9891⋅10 30 K 4,869⋅10 24 K g 1 2 = 169021 K m << 345852 K m = d VM g In questa posizione il sistema non sarebbe assolutamente stabile. Mercurio potrebbe aver abbandonato Venere gradualmente oppure, come dimosrtano diverse osservazioni della sua superficie, potrebbe essere stato rimosso, dallo spazio rotante di Venere, da un urto frontale con un asteroide di grandi dimensioni, verificatosi nella zona equatoriale. 10 – Chirone : E’ un corpo irregolare avente raggio medio di circa 80 K m . 68 68 2 ⋅ E’ in moto sulla falda associata al numero quantico 4 3 . L’afelio è quasi coincidente con l’orbita di Urano e questo, secondo la nostra teoria, indica che Chirone ha abbandonato da poco tempo l’orbita associata a n= 2 , iniziando il moto sull’orbita attuale con una eccentricità molto alta. Osserviamo infine come tutti i pianeti di grande massa abbiano anelli stabili in prossimità delle orbite più vicine alla superficie, associate ai valori di n più elevati. Non abbiamo alcun motivo per pensare che gli stessi meccanismi non siano applicabili al Sole. Riprendiamo dunque la relazione che esprime la condizione di stabilità di una sfera in orbita : R 2Pmin ⋅ r Pmax = sostituendo : R Pmin = R 1S n Si ottiene : , δS δP ⋅ r 3s ricaviamo il valore massimo r Pmax . 2 r Pmax = δS r 3S ⋅ δP R ⋅ n4 2 1S 1 oppure : n max = δP δS R 21S ⋅ r 3 S 4 ⋅ r Pmax In analogia a quanto viene rilevato in prossimità dei grandi pianeti gassosi, piccoli corpi possono trovarsi oggi, e/o comunque si sono trovati in passato, sulle orbite vicine al Sole formando anelli di detriti di piccole dimensioni. Se consideriamo, per esempio, un corpo della consistenza lunare, con le caratteristiche : δ ≃ 3, 34 g cm 3 ; r = 1737, 4 K m 69 69 si ricava : n max = 24, 73 e quindi : R Pmin = R 1S = 9, 05 ⋅ 10 6 K m n 2max Questo risultato indica che il nostro satellite, durante la sua caduta sul Sole, conserverà le sue dimensioni fino all’orbita associata a n = 24 e, quando giungerà ad una distanza di circa 9 ⋅ 10 6 K m dal Sole, comincerà a perdere massa, trasformandosi in polvere, che andrà ad alimentare, probabilmente, anelli già esistenti. Se si considera che a questa distanza la radiazione solare risulta circa 300 volte più intensa di quella che investe la Terra, si può anche pensare che si abbia una rilevante produzione di sostanze volatili con la formazione di aloni, difficilmente rilevabili, al posto degli anelli. Concludiamo queste brevi note facendo notare come tra la struttura di tutto il Sistema Solare e quella dei sistemi planetari in esso presenti vi siano delle importanti differenze nonostante siano governati dalle stesse leggi universali. La differenza più vistosa risiede nella distribuzione delle masse. Infatti, nel Sistema Solare i pianeti che hanno dimensioni minori occupano le orbite più interne, mentre, fatto eccezione per Plutone, sulle orbite periferiche troviamo i grandi pianeti gassosi. La posizione di Plutone non rispetta questa regola perchè è passato dalla fascia di Kuiper alla prima orbita stabile del Sistema Solare solo in tempi recenti, come dimostra il valore dell’eccentricità dell’orbita. Abbiamo infatti visto che la formazione di un sistema doppio, per soddisfare il principio di conservazione del momento angolare, comporta lo scorrimento del sistema formato verso l’interno dello spazio rotante centrale. In tutti i sistemi planetari, senza eccezioni, i satelliti orbitano sempre all’interno del punto neutro con le masse minori sulle orbite periferiche e quelle aventi dimensioni maggiori su quelle centrali. La differente distribuzione delle masse è dovuta al diverso meccanismo che, dopo l’esplosione della stella, porta alla formazione del Sistema Solare e dei sistemi planetari. 70 70 Infatti, il Sistema Solare si forma attraverso l’interazione tra lo spazio rotante solare, fisso, ed i detriti prodotti dalla esplosione, che giungono tutti dall’esterno. I sistemi multipli e quelli planetari vengono generati dalla aggregazione tra gli stessi detriti che vengono generati dalla frantumazione della stella esplosa, i quali si muovono però tutti nello stesso verso, divergendo dal punto in cui si è verificata l’esplosione. Le condizioni che determinano l’equilibrio, nei due casi, sono decisamente diverse. A pagina 78 abbiamo analizzato sommariamente il destino dei detriti emessi, in tutte le direzioni, durante l’esplosione ed abbiamo visto che solo una parte veramente esigua si trova in condizioni di poter trovare equilibrio stabile nello spazio rotante della stella non esplosa. Come abbiamo ricordato a pagina 90, l’incremento della velocità che viene impresso dall’esplosione a una sfera materiale di densità data da una relazione del tipo : ΔV = α δ⋅r δ e raggio r è ⋅ Δt secondo la quale le masse minori ricevono una maggiore energia specifica e si allontanano maggiormente dal punto in cui si verifica l’esplosione e nello spazio rotante che le riceve giungeranno dunque più vicino al centro. Durante l’esplosione, due masse vicine, che, per semplicità, pensiamo con la stessa densità δ , si muovono con una velocità relativa : V 12 = V 1 – V 2 = α δ ⋅ 1 r1 − 1 ⋅ Δt r2 oppure : V 12 = α δ ⋅ r1 ⋅ 1− r1 ⋅ Δt r2 71 71 Contemporaneamente alla pressione generata dall’esplosione, sulle masse agisce la reciproca azione gravitazionale che contrasta l’azione divergente, tendendo ad avvicinarle con la forza : F 12 = G ⋅ m1 ⋅ m2 d = β d 2 ⋅ r1 ⋅ r2 3 . 2 Se abbiamo r 1 << r 2 , oppure, in maniera del tutto equivalente velocità relativa diventa massima con il valore : V 12max = α δ ⋅ r1 mentre la forza raggiunge il valore minimo : r 1 → 0 , la ⋅ Δt F 12min → 0. In queste condizioni, si ha un accostamento trascurabile tra le due masse e la velocità relativa di equilibrio viene raggiunta rapidamente sulle prime orbite periferiche, con formazione di sistemi planetari con piccoli satelliti in orbita. Se r 1 ≃ r 2 , la forza di attrazione gravitazionale tra le due masse raggiunge il valore massimo, mentre continuano a muoversi in ogni momento entrambe con la stessa velocità, fornendo una velocità relativa : V 12min → 0 . Se i valori delle due masse sono esattamente uguali, e tali da produrre una azione gravitazionale capace di vincere l’impulso centrifugo iniziale fornito dall’esplosione, gradualmente si avvicinano fino a formare un solo aggregato. Se invece, come generalmente accade, si ha m 1 ≠ m 2 ma dello stesso ordine di grandezza, man mano che esse si avvicinano, lentamente aumenta la loro velocità relativa fino a raggiungere a breve distanza una condizione di equilibrio come sistema doppio rotante attorno al comune centro di massa. Se applichiamo queste considerazioni al Sistema Solare e ai suoi sistemi planetari, otteniamo esattamente la distribuzione delle masse che si osserva. Se, in particolare, prendiamo in considerazione le coppie Terra – Luna e Venere – Mercurio, otteniamo : 72 72 F TL << F VM V TL >> V VM mT > mV → VT < VV Dalla prima relazione vediamo che il sistema doppio Terra – Luna si forma con una distanza della Luna dalla Terra maggiore di quella che si ottiene nel sistema Venere – Mercurio. La seconda relazione ci dice che il sistema Terra – Luna si forma prima del sistema Venere – Mercurio. Infine, la terza e la quarta relazione ci dicono che la coppia Terra – Luna si allontana, dal punto in cui si è verificata l’esplosione, più lentamente di quella formata da Venere – Mercurio e quindi quest’ultima raggiunge la condizione di equilibrio su un’orbita più vicina al centro dello spazio rotante solare. Concludiamo queste brevi note, riportando nelle pagine seguenti le curve che descrivono, secondo la teoria degli spazi rotanti, l’evoluzione e la posizione attuale dei pianeti del Sistema Solare. 73 74 74 75 75