1 La gravità è responsabile della esistenza dell’universo Stephen Hawking, in un documentario televisivo, trasmesso dal canale Discovery Science nel 2011, parlando dell’importanza della gravità ha introdotto un esempio particolarmente significativo. Supponendo di trovarci in un ambiente grande a piacere e in assenza di qualsiasi forza e di sistemare in modo regolare un numero imprecisato di biglie di acciaio tutte allineate e tutte a uguale distanza l’una dall’altra, la gravità agente tra le biglie non avrebbe alcuna influenza sulla distribuzione pensata. In altre parole, se la materia è distribuita in modo perfettamente uniforme nello spazio, non succede proprio nulla. Ciascun elemento è in perfetto equilibrio con ogni altro. Ma se spostassimo nel nostro esperimento qualche biglia dalla sua posizione originale rompendo l’equilibrio iniziale, potremmo osservare che, sotto l’effetto della gravità, le biglie si distribuirebbero secondo la legge di Newton e man mano che la massa si accresce in alcune zone si comincerebbero ad aggregare sempre più biglie presenti nel raggio di azione della massa più grande. Il risultato sarebbe un insieme indefinito di aggregazioni di biglie alquanto e apparentemente disordinato ma rispettoso delle leggi della gravitazione universale e dell’energia minima. Così dovrebbe essere avvenuto nell’universo; una piccola difformità ha creato gli agglomerati che oggi chiamiamo nebulose, galassie, stelle, pianeti e materia. Quindi le sconfinate galassie, tra cui la nostra via Lattea, in cui sono stimate almeno 100 miliardi di stelle sono tenute insieme dalle masse della materia presente? Per qualche tempo gli scienziati ne sono stati convinti, poi, alla scoperta dei buchi neri e della presenza di un buco nero massivo al centro della via Lattea, hanno immaginato che la mostruosa forza di gravità presente potesse plasmare l’intera galassia così come noi la vediamo. Finché qualche scienziato non ha cominciato ad usare i supercomputer per simulare il comportamento della galassia e verificare la sua forma. Ciò che è venuto fuori ha sorpreso, una volta di più, gli studiosi e le convinzioni ormai consolidate. La forza di gravità della materia visibile non è sufficiente a tenere insieme una galassia. Sotto l’azione dell’energia presente e della corrispondente massa visibile il modello, elaborato al computer, si risolveva in una dispersione della materia nello spazio! Da quel momento si è dovuto ricorrere al concetto di materia oscura. Materia non visibile ed inerte ma costituita di massa reale. Tale materia oscura è presente in una percentuale di circa il 70% della massa totale e garantisce la stabilità delle galassie. La materia oscura non reagisce con la materia visibile anzi, addirittura l’attraversa senza lasciare alcuna traccia. E’ un fantasma dell’Universo che pesa per circa il 70% del totale. Gli studiosi sono riusciti, basandosi sull’effetto della lente gravitazionale che incurva la luce, a tracciare i confini e il comportamento della materia oscura. I supercomputer hanno consentito di verificare in modo matematico molte affermazioni a cui ci eravamo abituati. Una di queste è che l’Universo è in espansione secondo la legge di Hubble e che ciascuna galassia si allontana dalle altre con una velocità proporzionale alla distanza. A seconda della costante di espansione già presente nelle equazioni di Einstein si ipotizzavano tre principali possibili scenari dell’evoluzione: a) il modello chiuso: l’universo si espande fino ad un certo valore dopo di ché prevale la forza gravitazionale e l’universo comincia a contrarsi fino a ridursi ad una singolarità b) il modello aperto: l ’universo si espande in modo indefinito e si disgregherà completamente c) il modello dinamico: l’universo si espande e si contrae secondo cicli. Per ciascun modello gli scienziati che hanno ipotizzato lo scenario dell’evoluzione hanno anche ipotizzato il valore della costante di espansione λ presente nella seconda versione delle equazioni di Einstein sulla teoria della relatività generale. Jacques Merleau Ponty, filosofo e scienziato francese nel suo saggio “Teorie cosmogoniche del XX° secolo”, ha fatto la storia di tutte le teorie allora conosciute. Ma proprio in questi anni i potenti telescopi spaziali, lanciati nello spazio, hanno dato una nuova risposta. L’universo si espande ma la sua velocità di espansione è crescente! Ma allora, dato per certo la presenza di materia oscura e della forza di gravitazione universale, cosa è che fa aumentare la sua velocità di espansione? Semplice l’energia oscura! Osservazioni specifiche della costituzione delle componenti dell’Universo conosciuto, hanno sentenziato una verità che per molti osservatori suona come una sconfitta: il 95% circa della massa-energia dell’universo non è visibile. La distribuzione oggi proposta è così definita: 5% massa gravitazionale, 25% materia oscura, 70% energia oscura. Nella rappresentazione seguente tratta da Wikimedia Commons il dettaglio della torta. Figura 1 Distribuzione della materia nell'universo Lo studio dell’energia oscura è ancora all’inizio. Le prime idee parlano di una quinta forza fondamentale oltre le quattro già consolidate del sistema standard (Gravità, Elettromagnetismo, Forza nucleare forte, Forza nucleare debole), sviluppata da una nuova particella che si comporta in modo diverso a seconda di dove agisce. In presenza di un campo gravitazionale forte, la sua presenza non viene avvertita; ma nello spazio profondo dove non pesano campi gravitazionali è in grado di agire facendo dilatare lo spazio. Per questo suo peculiare comportamento è stata battezzata “camaleonte”. Il compito di scovarla è stato affidato come per la particella di Higgs al LHC di Ginevra.