Il profeta Amos e il suo tempo
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Diocesi di Milano
CATECHESI ADULTI
Parola di Dio, lieta notizia n.3
LA PAROLA DEL PROFETA AMOS
“sia resa giustizia”
Una introduzione
Nell’ultimo incontro di catechesi abbiamo detto che vogliamo conoscere più da vicino i profeti. I profeti sono i grandi maestri di Israele. Accostarli,
conoscerli significa porsi al centro del messaggio biblico.
Qualcuno ha definito i profeti i “giornalisti” del loro tempo.
È vero che i profeti sono attenti a tutti gli avvenimenti della vita politica nazionale e internazionale, sociale e religiosa.
Ma i profeti non si limitano a descrivere i fatti: li misurano sulla fedeltà
all’Alleanza ( potremmo dire che li confrontano con l’esperienza religiosa
che viene dal passato, cioè con le radici del popolo di Israele) e li giudicano
in base alla loro capacità di condurre verso il futuro promesso da Dio.
I profeti non sono giornalisti che si accontentano di fare della cronaca: dietro la cronaca vogliono raggiungere la storia, capire il disegno di Dio.
Leggono gli avvenimenti e i fatti alla luce dell’Alleanza e del disegno di Dio.
Il profeta Amos
Il profeta Amos viene dalla gente di campagna: Non ero profeta, né
figlio di profeta; ero un pastore e raccoglitore di sicomori. Il Signore mi prese
di dietro al bestiame e il Signore mi disse: Va’, profetizza al mio popolo
Israele.( Am. 7,14-15)
Amos ha la consapevolezza di essere un inviato da Dio. Non ha una parola
personale da offrire, ma una Parola che gli è stata affidata: la Parola della
divisione, della crisi (giudizio) che separa giusto e ingiusto e mette a nudo le
contraddizioni.
Compito del profeta è farsi garante con tutta la propria persona, persino con la vita, di questa Parola che non è sua.
Questa Parola è la sua unica arma, non ha altra forza. Ma non gli occorre
altro, perché è Parola di Dio la quale, come dice la lettera agli Ebrei (4,1213) è efficace, più tagliente di una spada a doppio taglio, penetrante fino alla
divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, capace di
mettere a nudo i sentimenti e i pensieri del cuore.
Il profeta Amos svolge il suo ministero profetico soprattutto nel regno
di Samaria, verso la metà del secolo VIII a.C.
Era un tempo di grande euforia economica, turbata, però, da un gravissimo
malessere sociale e religioso. La sperequazione fra il lusso di alcuni ( gente arricchita attraverso i commerci e altre situazioni fortunate) e la povertà
dei contadini, era rivoltante.
Il profeta Amos denuncia questa situazione: vi sono case lussuose
con mobili pregiati ricoperti d’avorio; alcuni hanno case d’inverno e case
d’estate, mentre altri non hanno neppure un mantello con cui coprirsi.
Le figlie della povera gente sono preda dei ricchi gaudenti. Gli usurai costringono il povero a impegnare persino la propria persona. La bramosia del
guadagno spinge i commercianti a svalutare la moneta diminuendone il potere di acquisto, a tutto danno dei poveri.
Il profeta alza la sua voce: Ascoltate , voi che calpestate il povero e
sterminate gli umili del paese: voi smerciate il frumento, diminuendo le misure, aumentando il siclo e usando bilance false per comprare con denaro
gli indigenti e il povero per un paio di sandali (Am. 8, 5)
Le imposte governative sono esose a tal punto da costringere i contadini a
frodare il fisco per sopravvivere: diventa l’occasione per farli passare dalla
parte del torto e spogliarli ulteriormente. Calpestano come polvere della terra la testa dei poveri ( su vesti prese come pegno si stendono presso ogni
altare, e bevono il vino dei multati ..(Am. 2,7-8)
L’amministrazione della giustizia è in mano alla classe dominante: il
povero è sempre dalla parte del torto.
Dalla parte del povero, però, c’è la legge di Dio, ma coloro che la leggono e la spiegano non ne colgono tutta la forza: vivono tranquilli nel loro
benessere, sono troppo deboli per condannare i ricchi che affollano il tempio e fanno offerte abbondanti.
La cosa peggiore è che tutte queste ingiustizie sono coperte da una
santità formale. Le pratiche religiose fanno da schermo all’ingiustizia.
Questo il profeta Amos non può sopportarlo.
I ricchi agiscono da pii devoti, intraprendono pellegrinaggi al santuario, offrono ricchi sacrifici, ma tutto questo è fatto con una ricchezza accumulata
ingiustamente. Io detesto, respingo le vostre feste e non gradisco le vostre
riunioni; anche se voi mi offrite olocausti, io non gradisco i vostri doni (.
Lontano da me il frastuono dei vostri canti, il suono delle vostre arpe non
posso sentirlo! Piuttosto scorra come acqua il diritto e la giustizia come un
torrente in piena. (Am. 5,21-24)
Un culto così ridotto non è più un luogo di speranza, perché è neutralizzata
e soffocata la promessa di Dio.
Il messaggio del profeta Amos è di condanna
Amos non si lascia incantare dai potenti.
Amos ironizza sulla cecità dei capi, i quali, illusi dalla prosperità economica,
non avvertono la minaccia incombente..
Una società così ingiustamente costruita non può sopravvivere, perché Jahvé è un Dio di giustizia.
Il Dio di Amos è soprattutto il Dio della giustizia: è una giustizia che esige condanna. Odio la superbia di Giacobbe, odio i suoi palazzi, consegnerò
al nemico le sue città (” (Am.6,8-10)
Saranno gli Assiri a far crollare questa società del benessere ;
Gli Assiri sono semplicemente l’occasione ..
Se non ci fossero gli Assiri, Dio stesso lo farebbe, anche più severamente:
“Io stesso spezzerò la loro testa, ucciderò di spada i sopravvissuti, nessuno
riuscirà a salvarsi; se anche si rifugiassero nello Sheol, li raggiungerei; se
salissero in cielo, li farei discendere; se si nascondessero in fondo al mare,
ordinerei al serpente marino di morderli “ ( Am. 9,1-4)
Ma la giustizia di Dio non è solo condanna : è salvezza.
Dio distrugge per costruire, abbatte gli ostacoli per permettere al suo disegno di proseguire.
La condanna è a servizio della speranza.
Nella concezione profetica gli eventi negativi o positivi sono il frutto
della risposta dell’uomo alla proposta di Dio, risposta di accettazione o di
rifiuto e sono, contemporaneamente, la risposta di Dio all’uomo, sono giudizio.
I momenti di crisi, le tragedie ;. sono giudizio di Dio nel senso che
gli uomini vogliono ostacolare il disegno di Dio e invece incontrano il fallimento. Ma sono anche giudizio nel senso di salvezza: il crollo dell’autosufficienza degli uomini permette al disegno di Dio di proseguire.
La dimensione politica dell’Alleanza.
La parola del profeta Amos parte dalla convinzione che l’Alleanza non
si esaurisce in un rapporto tra Dio e il popolo, ma ha una dimensione politica. Il popolo di Dio può dirsi tale nella misura in cui si costruisce come un
popolo di fratelli, tanto nei rapporti fra uomo e uomo, quanto nelle strutture e
nelle istituzioni sociali e politiche che esprime.
Questa duplice dimensione fu capita molto bene dalla legislazione mosaica.
Per impedire la divisione del popolo in due classi contrapposte di ricchi oppressori e di poveri defraudati, nella legge mosaica è stata introdotto
l’istituto dell’anno sabbatico (Deut. 15) che aveva lo scopo di ridurre le
sperequazioni intervenute lungo sei anni, obbligando i creditori a rimettere
nel settimo anno ogni debito.
Più radicale era l’anno giubilare, che cadeva ogni 50 anni: la legge
imponeva la ridistribuzione delle terre in modo equo per ogni famiglia: terre e
case coloniche ritornavano ai loro antichi proprietari e la ragione è detta nel
libro del Levitico(25,23): non si vendano le terre per sempre, perché , dice il
Signore, mia è la terra e perché voi siete presso di me forestieri e avventizi.
Da quanto detto possiamo trarre due conclusioni:
1) Quella del profeta Amos non è la rabbia invidiosa del contadino
verso il ricco, ma la rivolta del Dio della giustizia contro l’ingiustizia.
Jahvè ama la giustizia più di qualsiasi altra cosa, più del suo popolo.
2) La parola dura del profeta Amos è a servizio della speranza, intende aprire la strada verso un nuovo ordine di cose, nel quale ci sia il diritto e
la giustizia.
Per concludere, due interrogativi
1) perché la voce di Amos è una voce isolata?
È una voce isolata perché non la pensavano come lui i sacerdoti, il
governo, le classi dominanti, le signore delle famiglie più in vista ;
Questi erano onorati da tutti, si sentivano in pace con la propria coscienza
pur inciampando, ogni giorno, nella povertà di tanta gente ;.
Gli uomini di Samaria modellavano la loro coscienza su un modello di giustizia mutuato all’interno del sistema mentale e sociale nel quale vivevano.
Il profeta Amos invece cerca il criterio di giusto e di ingiusto non nelle leggi
vigenti, ma riflettendo su Dio e sull’Alleanza.
Ecco perché chiama ingiustizia quello che gli altri ritenevano giusto.
2) Come mai gli uomini di Samaria che pure conoscevano la Parola di
Dio non erano in grado di cogliere l’autentica volontà di Dio?
La risposta è semplice: gli uomini di Samaria pensavano che riferirsi
alle leggi di Mosè fosse una cosa del passato, “archeologia”, senza alcuna
possibilità di attualizzazione.
Mosè voleva che il popolo vivesse la fraternità e proclamasse la giustizia, ma i cittadini di Samaria avevano costruito una casistica che svuotava
la legge stessa, come spesso sempre avviene.
Si ritiene la Parola di Dio una cosa astratta e del passato non in grado di
rinnovare la nostra vita personale e la nostra convivenza.
Il messaggio del profeta Amos è molto attuale,
domandiamoci che cosa dice a noi, oggi il profeta Amos?