COPERTINA :COPERTINA 12/01/15 18.27 Pagina 1 L E G UIDE I l tumore del pancreas Fondazione Federico Calabresi Fondazione Federico Calabresi I l tumore del pancreas Laura Ghilardi Cristina Tasca Roberto Labianca Cancer Center Ospedale Papa Giovanni XXIII Bergamo I COSA E’ IL PANCREAS l pancreas è una ghiandola lunga circa 15 cm situata nella cavità addominale in basso e dietro lo stomaco, in stretta vicinanza del duodeno al quale è collegata da un canale (dotto di Wirsung) attraverso il quale secerne nella cavità intestinale un succo ricco di sostanze che servono per la digestione (enzimi digestivi). Ha la forma di una piramide disposta trasversalmente nella quale si distinguono tre porzioni principali: ! la testa, o base della piramide, che si incastra nel duodeno; ! il corpo, o parte centrale; ! la coda o apice della piramide, più vicina alla milza. Il pancreas ha due funzioni : ! la produzione degli enzimi digestivi che vengono riversati nel duodeno e che contribuiscono insieme ai succhi gastrici a digerire il cibo; 2 ! la produzione degli ormoni (ad esempio l’insulina) che entrano nella circolazione sanguigna e regolano il metabolismo degli zuccheri. Le malattie che colpiscono il pancreas si suddividono in due grandi gruppi: ! malattie infiammatorie (ad esempio le pancreatiti croniche e acute); ! malattie tumorali benigne e maligne. In questa guida parleremo esclusivamente dei tumori maligni del pancreas limitandoci alla forma più frequente che è l’adenocarcinoma. Gli altri tumori vengono esclusi da questa trattazione per la loro rarità. 3 I ALCUNI NUMERI l carcinoma del pancreas occupa la decima posizione per incidenza in Europa, dove rappresenta il 2,6% di tutti i tumori maschili e femminili. Il tasso di incidenza più alto si registra negli Stati Uniti (in particolar modo tra la popolazione nera maschile): nel 2012 sono stati diagnosticati circa 44.000 nuovi casi di tumore pancreatico (con un tasso di incidenza aggiustato per l’età di circa 12 per 100.000). Nelle nazioni industrializzate l’incidenza è simile a quella degli USA, mentre è molto minore nei Paesi in Via di Sviluppo. Le stime per l’Italia indicano un totale di circa 4.400 nuovi casi diagnosticati ogni anno fra i maschi e di 4.200 per le femmine, con un incremento di incidenza sia tra la popolazione femminile 4 sia tra quella maschile rispetto agli anni passati, con tassi di mortalità piuttosto stabili. Tale incremento è in parte ascrivibile al perfezionamento e alla diffusione delle procedure diagnostiche. 5 C LE CAUSE ome per molti altri tumori non è stata ancora individuata una causa precisa; sembra però che il 30% dei tumori pancreatici sia dovuto al fumo di sigaretta con un rischio sempre più alto in relazione al numero di sigarette fumate al giorno e agli anni di abitudine al fumo. Altri fattori di rischio sono rappresentati dall’incremento dell’età (negli USA l’età media alla diagnosi è di 72 anni), dal sesso maschile e dalla razza nera. Recentemente è stata riportata un’associazione tra sovrappeso ed obesità con il tumore pancreatico. Anche per la presenza di diabete è stata dimostrata un’associazione negli studi epidemiologici. Meno evidente invece una correlazione con il consumo di caffè e di alcool per i quali non possiamo affermare con sicurezza se abbiano un ruolo oppure no nel provocare questo tumore, sebbene un pesante consumo alcolico sembrerebbe aumentarne il rischio. 6 La pancreatite cronica, malattia infiammatoria che spesso è conseguenza di fatti acuti virali o da cattive abitudini come l’alcool, rappresenta sia un fattore di rischio per il tumore pancreatico sia un possibile precoce indicatore della presenza di cancro. Non ci sono evidenze significative in merito ad un possibile ruolo della dieta: nessuna abitudine alimentare ha dimostrato di essere causa o concausa di tumore del pancreas. Più recentemente, è stato riconosciuto anche il ruolo di alcuni fattori genetici nello sviluppo del carcinoma pancreatico. In circa il 10% dei casi di tumore pancreatico, infatti, concorre anche la storia familiare. Sindromi familiari correlate con tumori pancreatici sono il Cancro Colorettale Ereditario Non Poliposico (HNPCC), la sindrome di Peutz-Jeghers, la Poliposi Adenomatosa Familiare (FAP), la Pancreatite Ereditaria, la Sindrome del cancro mammella e ovaio da mutazioni germinali di BRCA2 e, più recentemente, del gene PALB2, la Sindrome del Nevo Displastico (conosciuta anche come FAMMM). Il riconoscimento della familiarità nel tumore del pancreas apre nuove prospettive nel campo della consulenza genetica e della diagnosi precoce. 7 COME SI MANIFESTA: SEGNI E SINTOMI S pesso la diagnosi non è precoce; questo è dovuto alla mancanza di segni clinici e sintomi così specifici da consentire di intervenire efficacemente nelle fasi precoci di sviluppo della malattia. Anche quando ci sono disturbi, essi sono così vaghi e sporadici da non far pensare subito ad un possibile tumore pancreatico. La ghiandola, proprio per la sua posizione profonda nell’addome, non è facilmente palpabile e quando lo diventa, anche se questo non avviene sempre, siamo già in una fase di malattia avanzata. I sintomi più comuni sono : ! dolore nella parte alta dell’addome (spesso riferito come "mal di stomaco") e irradiato dietro a cintura; ! disturbi della digestione con una sensazione di sazietà immediata; ! calo dell’appetito a volte anche per comparsa di dolore mentre si mangia; ! dimagrimento con perdita di peso importante in poco tempo; 8 ! stanchezza progressiva; ! comparsa improvvisa di una colorazione gialla della pelle (ittero) come quando un calcolo ostruisce il deflusso della bile nell’intestino. 9 COME SI FA LA DIAGNOSI Q Quando un paziente si presenta con uno o più di questi disturbi, nel sospetto di un tumore pancreatico, gli esami più frequentemente utilizzati sono i seguenti: ! ECOGRAFIA ADDOMINALE: utilizza gli ultrasuoni. Da usare in prima battuta soprattutto in presenza di ittero per differenziare l’ostruzione delle vie biliari dovuta a calcoli da quella invece dovuta alla presenza di un tumore. ! ESAMI DEL SANGUE e, fra questi, il dosaggio del CA 19-9. Il CA 19-9 è un marcatore tumorale che, pur non essendo specifico per il tumore del pancreas, spesso risulta elevato ! TAC (Tomografia Assiale Computerizzata): è un esame radiologico che, oltre a consentire di fare diagnosi, fornisce informazioni utili sulla posizione e la dimensione del tumore, stabilisce i rapporti del tumo10 re con gli organi circostanti e con i vasi sanguigni che sono vicini. Permette di definire con un certo grado di sicurezza se la malattia è operabile oppure no. Da inoltre informazioni sul fegato e sugli altri organi dove la malattia potrebbe già essersi diffusa. ! RMN (Risonanza Magnetica Nucleare): viene utilizzata solo in casi selezionati soprattutto quando ci sono dubbi sull’indicazione all’intervento chirurgico. ! ECOENDOSCOPIA: è una procedura invasiva basata sull’introduzione nello stomaco e nel duodeno di un endoscopio munito di una sonda ecografica a frequenza più elevata di quelle usate per l’ecografia addominale con conseguente possibilità di visualizzare le strutture a breve distanza dalla sonda stessa. Peraltro, consente di eseguire un’ecografia ad elevata definizione della parete gastro-duodenale e delle strutture, quali pancreas e vie biliari extraepatiche, che si trovano a stretto contatto con lo stomaco o il duodeno. Si tratta di un’indagine altamente 11 operatore dipendente e che richiede una strumentazione sofisticata e costosa. È una metodica complementare alla TAC ed alla RMN nella stadiazione del carcinoma del pancreas, fornendo informazioni aggiuntive circa il coinvolgimento dei vasi o dei linfonodi, nei casi in cui le metodiche tradizionali non rispondono chiaramente al quesito. Tuttavia, la metodica risulta accurata soprattutto nell’individuare il coinvolgimento del sistema portale piuttosto che dell’arteria mesenterica superiore. Inoltre l’eco-endoscopia si è rivelata utile anche nella diagnostica differenziale tra stenosi benigne e maligne, nella caratterizzazione delle lesioni cistiche pancreatiche e delle lesioni periampollari invasive rispetto alle non invasive. ! CPRE (Colangio Pancreatografia Retrograda Endoscopica): ha un ruolo limitato alla palliazione, dal momento che la colangio-wirsung RMN offre vantaggi superiori. ! LAPAROSCOPIA: talvolta i medici possono ricorrere a questo esame che consiste nel vedere direttamente il pancreas e gli organi ad esso vicini. Si pratica un’incisione di pochi centimetri nell’addome e attraverso questa apertura si introduce una piccola 12 telecamera con lo scopo di meglio definire i rapporti del tumore con gli organi circostanti. ! BIOPSIA-CITOLOGIA: la prima raccoglie dei piccoli pezzi di tessuto, la seconda raccoglie cellule isolate o in piccoli gruppi. Possono essere fatte sia sul tumore primitivo pancreatico che sulle metastasi al fegato. E’ l’esame che consente di fare una diagnosi certa di tumore pancreatico attraverso l’analisi al microscopio dei campioni prelevati. Questi prelievi possono essere fatti con ago sottile pungendo la parete addominale dopo aver visualizzato con la sonda ecografica l’area sospetta. In questo modo, sotto guida ecografica, la manovra è sufficientemente sicura non solo perché si evita di pungere strutture e organi delicati ma anche perché il prelievo è più mirato con un rischio molto basso di essere finiti in un’area sana. Quando non è possibile usare questo metodo si impiega l’endoscopia; in questo caso la sonda ecografica viene 13 calata nello stomaco insieme al tubo della gastroscopia e, una volta visualizzata l’area sospetta, l’ago incanalato nel fibroscopio, trapassa la parete dello stomaco ed entra nella zona che si desidera valutare. In alcuni casi, quando la malattia si è già diffusa al fegato dove si presenta sotto forma di nodulazioni, la diagnosi viene fatta pungendo questi noduli con la stessa metodica prima descritta. 14 I TERAPIA DEI TUMORI DEL PANCREAS l trattamento del carcinoma del pancreas può avvalersi di tre fondamentali armi terapeutiche: la chirurgia, la radioterapia e la terapia medica. La chirurgia e la radioterapia sono indicate in caso di malattia di piccola dimensione limitata al pancreas. Nel caso di malattie che abbiano già manifestato una maggiore diffusione è utilizzabile la terapia medica. Come in altri tumori, sempre più spesso queste tre modalità terapeutiche vengono impiegate insieme allo scopo di migliorare i risultati ottenibili. Questo comporta la necessità che diversi specialisti lavorino insieme impiegando le specifiche competenze e studiando collegialmente la strategia terapeutica ottimale per quel determinato paziente in funzione della sede e dell’estensione della sua malattia. Purtroppo ancora oggi, pur con tutti gli sforzi effettuati, la prognosi di questo tumore rimane sfavorevole con solo una piccola quota di pazienti che riesce ad ottenere la guarigione. Spesso inoltre in questi pazienti le condizioni 15 cliniche, già all’esordio della malattia non consentono un trattamento specifico. Assume quindi un ruolo rilevante la terapia dei sintomi. Compito del medico è saper scegliere in quali pazienti sia necessario rinunciare ad un trattamento della malattia senza una terapia specifica per il tumore, prestando attenzione ad evitare sia di tralasciare una terapia potenzialmente attiva sia di attuare un accanimento terapeutico. Un ultimo accenno deve essere riservato alle terapie miracolistiche che promettono benefici improbabili e sono uno dei peggiori mali nella cura dei malati. Tali trattamenti sono spesso propagandati dai mass media senza nessun dato evidente di efficacia, creando aspettative ed ansie nei pazienti e nei loro familiari. I moderni organi di informazione tendono inoltre a "vendere" come risolutivi trattamenti promettenti ma ancora sperimentali che, spesso, non confermano poi gli entusiastici dati iniziali. Tutto ciò rischia di creare una corsa della speranza che spesso è accompagnata da spese ingiustificate per il paziente ed i suoi familiari e da facili guadagni per "stregoni" di poco scrupolo. Essenziale è quindi una corretta informazione ed una coscienziosa gestione degli studi di ricerca e dei loro risultati, lontano da facili "luci delle ribalta". 16 TERAPIA CHIRURGICA A ncora oggi l’intervento chirurgico rappresenta la sola possibilità di guarigione (si badi bene: di guarigione, non di cura) dei tumori del pancreas. Il suo impiego è però purtroppo limitato dal fatto che spesso la diagnosi della malattia avviene in una fase avanzata che non consente l’asportazione completa della malattia. In caso di malattia asportabile completamente l’intervento chirurgico differisce in considerazione della sede e dell’estensione della malattia. Può essere infatti indicata una "duodenocefalopancreasectomia" che comporta la rimozione anche di parte dell’intestino e dello stomaco con la successiva ricostruzione dei canalicoli biliari e pancreatici e del tubo digerente, una "pancreasectomia distale" che comporta l’asportazione della cosiddetta coda del pancreas senza richiedere sacrificio di altri organi e la "pancreasectomia totale". Questa ultima procedura comporta la necessità di sopperire alle 17 funzioni dell’organo rimosso sia per i processi digestivi che per la produzione di importanti ormoni come l’insulina. Per tale motivo è stata impiegata anche una "pancreasectomia subtotale" che risparmia una piccola parte di organo al fine di mantenere la produzione ormonale. Tutti questi interventi sono gravati da elevata mortalità e complicanze e devono quindi essere considerati nei pazienti che possano ottenere un risultato positivo ed esclusi quando il rischio sia più elevato dei benefici. In alcuni casi la chirurgia può essere considerata anche in pazienti che presentino una malattia non asportabile al fine di ridurre alcuni sintomi ad essa correlati e di consentire l’impiego di altre terapie. Questo è il significato degli interventi derivativi che possono consentire, di volta in volta, la ripresa dell’alimentazione, la scomparsa dell’ittero (colorito giallastro della pelle dovuto all’aumento di una sostanza che il fegato non riesce più ad eliminare), la riduzione dei sintomi. Recentemente il miglioramento di alcune procedure radiologiche ed endoscopiche ha consentito di ridurre la necessità di questi interventi palliativi grazie all’impiego di pro- 18 cedure meno invasive. Procedure come l’ERCP un esame endoscopico particolarmente avanzato e gli approcci per cutanei (attraverso la cute senza intervento chirurgico), che possono consentire sia il raggiungimento delle vie biliari per ridurre l’ittero che l’alimentazione attraverso appositi sondini, possono infatti spesso sostituire le procedure chirurgiche destinate al solo controllo dei sintomi. 19 RADIOTERAPIA Lʼ impiego delle radiazioni ionizzanti, in grado di determinare la morte delle cellule tumorali colpite, presenta notevoli problematiche tecniche legate alla posizione anatomica del pancreas che si trova circondato da altri organi vitali la cui scarsa tolleranza agli effetti secondari delle radiazioni può comportare la comparsa di importanti effetti collaterali. Occorre quindi poter effettuare trattamenti i più localizzati possibili per limitare i danni agli altri organi. Per tale motivo nessun tipo di radioterapia è indicato in caso di presenza di metastasi a distanza, ad eccezione di quanto necessario per il controllo del dolore. La radioterapia dall’esterno può trovare indicazione in diverse fasi della malattia. La radioterapia "adiuvante" o "precauzionale" è riservata a quei pazienti che, sottoposti ad intervento chirurgico, presentino un elevato rischio di ripresa della malattia. Diversi studi hanno indagato questa modalità terapeutica, spesso in associazione con la chemioterapia che, oltre ad essere essa stessa attiva contro il tumore, è in grado di determinare un effet- 20 to "radiosensibilizzante" cioè di potenziare l’efficacia delle radiazioni. I risultati di tali studi appaiono però discordanti e, al momento attuale, la radioterapia post-operatoria non deve essere impiegata al di fuori degli studi di ricerca o di situazioni particolari (ad esempio in caso di interessamento di uno dei margini di resezione chirurgica). In alcuni casi l’impiego della radioterapia, associato a farmaci chemioterapici, può essere indicato in caso di malattia localmente avanzata allo scopo di ricondurre all’operabilità la malattia o di controllarne la sintomatologia. Analogamente a quanto avviene in altre patologie tumorali, lo sviluppo delle conoscenze e dei dati disponibili potrebbe portare a considerare l’impiego di una terapia pre-operatoria anche in pazienti candidabili all’intervento allo scopo di migliorare i risultati finali. Una modalità particolare di radioterapia è rappresentata dalla IORT. Questa sigla indica l’impiego di radiazioni ionizzanti durante l’intervento chirurgico, a diretto contatto con il tumore ed i tessuti ad esso vicini. I dati attualmente disponibili non consentono però, anche per la difficoltà di esecuzione tecnica, di considerare tale modalità come una terapia standard né in fase post- 21 operatoria né per malattie localmente avanzate ed anche in questo caso sono necessari ulteriori studi. Recentemente è in corso di valutazione la radioterapia "stereotassica" o "radiochirurgia". Questa metodica consiste nel somministrare un numero elevato di radiazioni in un piccolissimo volume allo scopo di distruggere tutte le cellule tumorali preservando i tessuti circostanti. Tale approccio, che è ipotizzabile solo in caso di malattia di limitatissima estensione, deve però ancora dimostrare di ottenere i risultati conseguibili con la chirurgia. 22 TERAPIA MEDICA L a principale terapia medica disponibile è attualmente la chemioterapia sistemica. La terapia medica può essere impiegata in ogni fase della malattia: ! dopo l’intervento chirurgico, da sola od associata alla radioterapia, a scopo precauzionale cioè per ridurre il rischio che la malattia si ripresenti. La motivazione di questa terapia è sostenuta dall’ipotesi che, anche dopo asportazione completa del tumore, rimangano alcune cellule tumorali in grado di ricreare la malattia. ! prima dell’intervento chirurgico (finalità neoadiuvante), allo scopo di ridurre la massa della malattia e consentire un intervento più semplice e con maggiori possibilità di risultato. ! nella fase di malattia avanzata Il carcinoma del pancreas è caratterizzato da una notevole tendenza ad invadere gli organi vicini ed a dare rapidamente metastasi. Ciò spiega l’elevata percentuale di pazienti che alla diagnosi iniziale presen23 tano una malattia localmente avanzata, inoperabile, e/o una diffusione a distanza. Questi pazienti non possono pertanto essere sottoposti ad un intervento chirurgico guaritivo e sono candidabili solo ad una terapia medica. Il tumore del pancreas è una neoplasia chemioresistente, cioè in cui la chemioterapia è in grado solo in pochi casi di far regredire la malattia ed anche quando questo avviene è limitato nel tempo. Recentemente è stato però evidenziato un nuovo criterio di valutazione dell’efficacia della chemioterapia chiamato “clinical benefit”(beneficio clinico) che rappresenta il beneficio ottenuto dal paziente grazie al controllo della sintomatologia attuata dalla chemioterapia. Questo risultato viene valutato in base alla riduzione del dolore e della necessità di antidolorifici, all’aumento del peso e delle condizioni generali del paziente in corso di trattamento. Diversi studi dimostrano ormai come pazienti sottoposti alla chemioterapia possano presentare un “clinical benefit” anche in assenza di una riduzione della malattia. Purtroppo non in tutti i pazienti si riesce ad ottenere questo risultato e non abbiamo, per ora, 24 strumenti disponibili per conoscere in anticipo quali pazienti avranno un beneficio dal trattamento. Una quota di pazienti verrà quindi trattata, ed avrà purtroppo gli effetti collaterali del trattamento, senza nessun vantaggio ed è quindi importante controllare periodicamente l’efficacia del trattamento per decidere se proseguire o sospendere la cura. Quando non sia più indicato un trattamento chemioterapico è però sempre importante continuare a curare il paziente con farmaci che controllino i sintomi al fine di ottenere una qualità di vita migliore possibile. In alcuni casi questo atteggiamento è la scelta migliore fin dalla diagnosi dal momento che esistono pazienti che si presentano non in condizione di effettuare un trattamento chemioterapico. 25 QUALI SONO I FARMACI I PIÙ D ei numerosi farmaci chemioterapici disponibili solo pochi hanno mostrato una efficacia nel carcinoma del pancreas. Il farmaco più impiegato in passato è stato il fluorouracile utilizzato sia da solo che in combinazione con altri farmaci e con diverse modalità di somministrazione (endovena rapida, infusione continua). Questo farmaco non è particolarmente tossico. Il paziente avverte , nella maggioranza dei casi, un lieve senso di nausea per alcuni giorni, può lamentare modesti bruciori alla bocca ed avere qualche scarica di diarrea. In alcuni pazienti il farmaco risulta però meno tollerato e si possono verificare effetti collaterali più intensi che a volte richiedono il ricovero del paziente ed una modificazione del dosaggio nei cicli successivi. Il fluorouracile è attualmente il farmaco maggiormente impiegato quando venga effettuata una associazione tra chemioterapia e radioterapia per il suo effetto sensibilizzante le radiazioni. 26 la Gemcitabina rappresenta ancora oggi uno dei farmaci di riferimento. Le percentuali di riduzione della massa tumorale sono sovrapponibili a quanto ottenibile con il Fluorouracile ma la Gemcitabina si è dimostrata in grado di ottenere una maggiore percentuale di “clinical benefit”. Poiché gli effetti collaterali della gemcitabina sono modesti, poca nausea e un possibile rialzo delle transaminasi, il suo impiego è consigliato in tutti i pazienti in grado di essere sottoposti a chemioterapia. I farmaci chemioterapici disponibili possono inoltre essere impiegati combinati tra loro nel tentativo di ottenere un aumento della loro efficacia. Vari studi hanno valutato diverse associazioni: doppietta con gemcitabina-platino derivato o gemvitabina-nab paclitalsel, tripletta secondo schema FOLFIRINOX (fluorouracile, irinotecan, oxaliplatino) o schemi con quattro farmaci (cisplatino, gemcitabina, epirubicina e fluorouracile). Essi hanno dimostrato, in casi selezionati, un miglioramento del tasso di risposte obiettive, della sopravvivenza libera da progressione e della sopravvivenza globale, a 27 discapito però di una aumentata tossicità, sia midollare sia extramidollare. Per questo motivo tali schemi, soprattutto combinazioni di tre o più farmaci, sono da riservarsi a pazienti con determinatecaratteristiche, quali ad esempio un età maggiore di 70 anni. Per quanto concerne il ruolo dei farmaci biologici, i risultati di un recente studio hanno evidenziato che l’aggiunta dell’Erlotinib, inibitore di EGFR tirosino-chinasi, alla Gemcitabina incrementa la sopravvivenza mediana rispetto al solo chemioterapico solo di pochi giorni, a fronte di un peggioramento significativo della diarrea e del rash cutaneo, con una riduzione del rischio di morte non è rilevante dal punto di vista clinico. Pertanto l’utilizzo routinario di farmaci biologici non è attualmente raccomandato nel trattamento nella malattia avanzata. Esiste un gruppo particolare di tumori del 28 pancreas, i cosiddetti TUMORI NEUROENDOCRINI, che si discosta dalla generalità dei casi sia per prognosi che per terapia. In alcuni di questi casi l’impiego di un farmaco ormonale, la somatostatina od i suoi derivati, può determinare il controllo della malattia o la sua regressione per lunghi periodi. 29 TERAPIA PALLIATIVA L a terapia palliativa è quella in grado di controllare i sintomi lamentati dal paziente. In questa categoria sono quindi da considerare anche la chemioterapia della malattia avanzata, la chirurgia palliativa e, in alcuni casi, la radioterapia. Dobbiamo però adesso considerare la sola terapia dei sintomi senza effetto diretto sul controllo della crescita del tumore. Nel caso del tumore del pancreas assume importanza rilevante la terapia antidolorifica, da impiegarsi in ogni fase della malattia e non soltanto nella fase terminale, e la nutrizione, così come l’impiego di farmaci che stimolano l’appetito e incrementano il peso corporeo come il cortisone ed i progestinici. L’importanza della terapia dei sintomi si evidenzia soprattutto quando non è possibile un trattamento in grado di determinare la riduzione del tumore. Spesso infatti si pensa che se non è possibile effettuare una chirurgia o una chemioterapia "non c’è più niente 30 da fare". In realtà curare un paziente non vuol dire necessariamente guarirlo o aumentare la sua sopravvivenza, spesso vuol dire lenire i suoi sintomi. Se si riesce a comprendere questa verità si sarà meno disperati di fronte all’impossibilità di effettuare un trattamento in grado di ridurre la malattia. 31 LE CURE “MIRACOLOSE” E LA SPERIMENTAZIONE I n una patologia come il tumore del pancreas, dove spesso non è possibile effettuare un trattamento guaritivo ed in parecchi pazienti l’effetto delle cure è limitato nel tempo, assume un ruolo rilevante la sperimentazione di nuovi farmaci o di nuove combinazioni di farmaci. Ciò può infatti determinare un beneficio per il paziente trattato ma, in ogni caso, anche in caso di fallimento, rappresenterà un beneficio per i pazienti futuri. Spesso però il paziente ed i suoi familiari non accettano di partecipare a studi sperimentali temendo effetti collaterali importanti a fronte di scarsi benefici e preferiscono rivolgersi a terapie alternative che "millantano" risultati miracolosi. Dobbiamo quindi analizzare le differenze tra le terapie sperimentali e le terapie "miracolose" (spesso ancora più sperimentali perché non basate su alcun dato): 32 ! le terapie "miracolose" promettono un risultato strabiliante; ! le terapie sperimentali non promettono nulla, propongono di provare un trattamento che sembra più efficace di quelli disponibili per verificare se realmente più efficace; ! le terapie "miracolose" promettono di non essere tossiche (spesso perché effettuate con composti privi di qualsiasi attività); ! le terapie sperimentali intendono valutare se il nuovo trattamento sia meglio tollerato rispetto a quanto già disponibile; ! le terapie "miracolose" sono a spese del paziente; ! le terapie sperimentali sono a spese di chi effettua la sperimentazione. 33 QUALI CONCLUSIONI SONO I PIÙ D i fronte ai tumori del pancreas, alla prognosi spesso infausta che comportano, ai sintomi che ad esso possono essere correlati, il rischio è quello di lasciarsi prendere dallo sconforto. Esistono invece, come abbiamo riportato, diverse possibilità di cura, alcune in grado di guarire, altre in grado di controllare la malattia e, soprattutto di migliorare la qualità della vita. Compito del medico è scegliere per il singolo paziente quale sia l’obiettivo perseguibile e quindi il trattamento migliore per quel determinato paziente. Resta il desiderio, e la certezza che ciò potrà essere possibile in futuro, che una corretta sperimentazione consenta di migliorare i risultati attualmente ottenibili con le terapie disponibili. 34 Questo opuscolo è stato realizzato grazie alla Fondazione Federico Calabresi Onlus Organizzazione non lucrativa di utilità sociale Via Angelo Brunetti, 54 - 00186 Roma Cell. 349 3163072 [email protected] BANCA FINECO IBAN: IT15 D 03015 03200 000003470197 CONTO CORRENTE POSTALE 60171311 5x1000 Codice Fiscale 97355930583 Le Guide della Fondazione Calabresi sono ora disponibili gratuitamente anche per tablet con Sistema Operativo iOS e Android. 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