Il Parco Minerario di Chuc e Servette - Comune di Saint

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Il Parco Minerario
di Chuc e Servette
A
Saint-Marcel·Valle d’Aosta
2
itinerario
·
miniere di rame e ferro
·
servette
itinerario
L’itinerario
Fontillon
NORD
Ronguillod
PARTENZA
Area pic-nic
P
é
de
R
uv
1
Trèves
miniere di rame e ferro
·
3
servette
Il sito
00
16
2
·
Ru
Vargney
1700
L’
area mineraria di Saint-Marcel è di rilevante interesse storico e scientifico perché conserva
tracce dell’attività mineraria di epoca romana,
medievale e settecentesca e per le splendide rocce derivate da una zona di dorsale sottomarina dell’oceano giurassico Tetide. L’itinerario proposto consente di visitare
il sito e le infrastrutture minerarie di Servette nell’ambito del loro contesto geologico-giacimentologico. Il tempo di percorrenza, lungo un tracciato che inizia e termi-
2
LeGENDA
Itinerario Servette
1800
Strada regionale
Vallone di St-Marcel
Mulattiere e sentieri
Torrenti
Curve di livello
00
19
Quarziti|Micascisti
7
6
Calcescisti
5
SERVETTE
Mineralizzazioni in quarziti
3
Cloritoscisti
Glaucofaniti e talcoscisti
20
00
Prasiniti
4
Chuc-Praborna
STOP
1
Fonderie Trèves
2
Discarica delle scorie
3
Teleferica
4
Cantiere di Servette
5
Miniera romana
6
Ricovero | Polveriera
7
Galleria San Giuseppe
Metagabbri
Serpentiniti
Scorie antecedenti al XX secolo
Scorie del XX secolo
1
na presso l’area pic-nic di Druges Alte (m 1594 s.l.m.), è
di circa 2 ore. La Valle di Saint-Marcel è situata fra i
gruppi montuosi della Punta Tersiva (m 3513 s.l.m.) e
del Monte Emilius (m 3559 s.l.m.) e comprende ampi
pianori e suggestive foreste di conifere. La cima più elevata è la Punta della Grande Roise (m 3357 s.l.m.). Le
pendici di questi monti ospitano numerosi camosci e
stambecchi. Dal punto di vista geologico la Valle di
Saint-Marcel fa parte delle Alpi Occidentali. I complessi
rocciosi che vi affiorano (le “ofioliti”) derivano dalle rocce dell’oceano Tetide che separava la placca europea da
quella africana. Circa 140 milioni di anni fa, nel Cretacico, ebbe inizio un movimento di avvicinamento delle
placche fino alla totale chiusura dell’oceano, cui seguirono lo sprofondamento delle rocce oceaniche fino a 60100 km di profondità entro il mantello della Terra e la
1. Mappa
settecentesca
del territorio
di Saint-Marcel
e dei paesi limotrofi.
Nicolis De Robilant,
da “Mémoires
de l’Académie
royale des Sciences
[de Turin]”, 1786-87.
2. La miniera di Chuc
ormai coperta da
vegetazione
itinerario
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miniere di rame e ferro
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servette
itinerario
loro ricristallizzazione in condizioni di alta pressione. La
collisione dei margini delle due placche provocò l’accavallamento della porzione frontale del continente africano sopra il margine del continente europeo con formazione della catena alpina.
Nella bassa Valle di Saint-Marcel le ofioliti e le rocce
quarzitiche associate includono rispettivamente mineralizzazioni a rame-ferro e a manganese, derivate da soluzioni idrotermali fortemente arricchite in questi elemen-
ZONA
A RIPIANI
1871
GRAN SALA
50 metri
3
1816
1814 1792
MULATTIERA
1789
zza
le
LE
3. Area picnic a
Druges Alte, partenza
dell’itinerario
4. Planimetria del
cantiere di Servette:
edifici e gallerie
servette
Storia della miniera
L
a coltivazione del giacimento di Servette ebbe
inizio in epoca romana (forse pre-romana) e continuò fino al Medio Evo. Poi gli imbocchi delle
antiche gallerie caddero in rovina e finirono sepolti da detriti; furono riportati alla luce nel XVIII sec. quando alcune valanghe asportarono i detriti che li ricoprivano. Grazie all’abbondanza di foreste nell’area, la miniera fu riattivata e la coltivazione riprese con tecniche più moderne:
sul posto furono anche costruiti gli impianti di arricchi-
1
2
1755
1777
1750
1716
PODERA
·
1759
1725
STRADA
miniere di rame e ferro
1815
EFERI
CA
4
·
N
pia
TEL
4
CANA
LE
SENTIERO
ti, che fuoriuscivano da fratture del fondo oceanico. Il
giacimento è diviso in due settori distinti: Chuc, con imbocchi a 1300-1400 metri di quota sulla sinistra idrografica del vallone, e Servette sulla destra, con imbocchi fino
a quota 1800 m s.l.m. Entrambi appartengono al medesimo orizzonte mineralizzato. Le concentrazioni di pirite
(solfuro di ferro, FeS2) e calcopirite (solfuro di ferro e
rame, CuFeS2) coltivate presentano spessori variabili da
qualche metro ad alcune decine di centimetri, ed estensioni laterali fino ad alcune centinaia di metri. I tratti più
ricchi e potenti della mineralizzazione sono stati asportati dai plurisecolari lavori di coltivazione mineraria, testimoniati da trincee, gallerie ed estesi vuoti sotterranei.
mento, arrostimento e fusione del minerale. Il combustibile necessario era fornito dai carbonai che provvedevano
in situ alla produzione del carbone impiegando legna di
abete rosso e larice accatastata e carbonizzata in condizioni anaerobiche. A causa della scarsa lungimiranza dei
nuovi minatori che miravano a profitti immediati, l’estrazione del minerale avvenne in modo irrazionale, cosicché
vennero abbattuti anche i pilastri che gli antichi coltivatori avevano lasciato a sostegno delle volte, provocando
già negli anni 1770-80 i primi crolli. Fino al 1780 dal giacimento venne estratta esclusivamente calcopirite che era
trattata direttamente nei pressi della miniera. Nel XX sec.
i lavori più importanti ebbero luogo a Chuc e furono orientati all’estrazione dello zolfo dalla pirite, nonché alla produzione di acido solforico, solfati e fertilizzanti. L’attività
mineraria in Valle cessò definitivamente nel 1957.
1. Villaggio minerario
di Servette visitato
durante l’itinerario
2. Villaggio
minerario di Chuc
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itinerario
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miniere di rame e ferro
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servette
itinerario
Fonderie Trèves
ESTRAZINE
a questo forno settecentesco si ottenne per lungo tempo del rame impiegando il minerale ricco
in calcopirite estratto dal giacimento di Servette. Il processo produttivo comprendeva la cernita del
grezzo estratto dal sottosuolo, la frantumazione e la macinazione con frantoi e mulini e la separazione dei granuli di calcopirite dalla frazione sterile. Una volta selezionato, il minerale veniva steso su un letto di legna
ardente e arrostito per eliminare lo zolfo; poi veniva in-
Minerale
metallico
Polvere metallica arrostita
1
muRi in pietrame
silicatico
Legna
rivestimento di
arGilla e sabbia
miniere di rame e ferro
·
servette
Le scorie
D
1
·
bocca
superiore
G
li accumuli di scorie lungo la strada poderale di
Saint-Marcel costituiscono la testimonianza
delle attività fusorie nella Valle. Le scorie variano per forma, dimensioni, colore, tessitura e porosità.
Sono costituite principalmente da silicati di ferro e magnesio come la fayalite Fe2(SiO4), da ossidi di ferro e alluminio quali la wustite e gli spinelli, da solfuri di ferro
e rame e infine da vetro, in cui sono concentrati gli elementi residui della fusione (es. Ca, K). Le scorie di Ser-
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2
ARROSTIMENTO
tino
soffieria laterale
Carbone
FUSIONE
Contenuto
> 2% Cu
3
1. Arrostimento
e riduzione dei
solfuri cupriferi
2. Bassoforno a tino
di epoca romana
3. Altoforno delle
fonderie Treves,
XVIII sec.
porta
Scorie
Contenuto > 2% Cu
Scoria (FeO.SiOp)
Alla discarica
chiusura
soffieria frontale
Solfuri minerali
di rame
Rame grezzo
> 90% Cu
Alla discarica
conca di
raccolta
scorie di colata
scorie
interne
chiusura
rimovibile
fondo
carbone di legna
1
2
50 cm
trodotto nel forno fusorio con una grande quantità di
carbone di legna e riscaldato fino a raggiungere il punto
di fusione stimato intorno ai 1000°C. In epoca romana e
medievale tale processo veniva eseguito in bassiforni
ubicati presso le miniere; successivamente grazie all’evoluzione della tecnologia metallurgica, fu eseguito in
altiforni come la fonderia Trèves.
Il forno era caricato dall’alto alternando strati di minerale arrostito con strati di combustibile (carbone di legna). All’interno della fornace, durante la fusione, aveva
luogo il complesso processo chimico-fisico che, oltre al
metallo, produceva gas e scorie di scarto. Il rame puro si
otteneva mediante ripetuti cicli di fusione. Le pareti del
forno erano robuste per sostenere la massa del minerale
e costruite in pietrame idoneo per resistere alle alte
temperature.
vette sono caratterizate da incrostazioni verdi-azzurre costituite da
malachite Cu2[(OH)2/CO3] e crisocolla Cu4H4[(OH)8/Si4O10] oppure
arancio-bruno-gialle dovute alla
presenza di idrossidi di ferro. Internamente e in superficie esse possono inglobare relitti di carbone interamente o parzialmente combusti. Le
scorie sono derivate principalmente dalla fusione dei residui di materiale sterile che accompagnava il minerale
arricchito, delle ceneri di combustione del carbone e di
materiale roccioso minutamente frantumato (quarzo,
carbonato, ecc.). Quest’ultimo veniva talora aggiunto
appositamente per favorire il processo di “scorificazione” ossia la separazione durante la fusione della frazione metallica, che essendo più pesante e immiscibile si
1. Scorie di fusione
2. Scorie di colata
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8
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miniere di rame e ferro
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servette
accumulava sul fondo, dal materiale sterile (ganga) che
si separava come scoria. Vengono distinti due tipi principali: le scorie di evacuazione e le scorie grezze o di
forno. Le scorie di evacuazione (dette anche di colata o
di deflusso) erano prodotte per raffreddamento degli
scarti silicatici fusi che fluivano all’esterno attraverso
apposite aperture praticate alla base del forno. Si tratta generalmente di scorie grigio-violacee, piatte, lisce,
compatte, poco porose che, a percussione, producono
un suono metallico; talora presentano corrugamenti legati allo scorrimento del fuso (più marcati quando il
fuso era molto viscoso), mammelloni, bolle e canali di
itinerario
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miniere di rame e ferro
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servette
Teleferica
D
all’inizio del XX secolo nella miniera di Servette
continuò intensa l’attività per l’estrazione della
pirite. Fino ai primi del ‘900 il trasporto a valle
del minerale era effettuato attraverso slitte e carretti
lungo le poche vie di collegamento esistenti quali la
strada dei carretti, la strada Cavour e la mulattiera
Fontillon-Plout. Nel 1918
venne costruita una telefe-
3
1
3
3. Acque verdi
nei pressi di Chuc
4. Binari per
il trasporto
del materiale
(laveria)
4
degassazione. Nel forno, specialmente
dopo il primo ciclo di fusione, rimanevano le scorie interne o scorie grezze,
che venivano rimosse al termine di
ogni ciclo di lavorazione. Queste scorie
sono di color bruno-grigio-nero, porose, con superficie
irregolare e possono includere clasti e locali bolle di degassazione. Al loro interno sono presenti talvolta porzioni non fuse del minerale originario, frammenti rocciosi e resti di carbone di legna.
rica a sette appoggi destinata al trasporto del minerale piritoso grezzo fino
alla laveria situata in località Acque Verdi, lungo il
torrente Saint-Marcel. La teleferica superava un dislivello di circa 670 m, era dotata di due benne da 6 q
l’una e aveva una portata massima di 100 q al giorno.
Nel 1940 divenne inservibile a causa della rottura della
fune portante.
1. La partenza
e un appoggio
della teleferica
per il trasporto
del minerale
(miniera di Servette)
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miniere di rame e ferro
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servette
itinerario
Cantiere di Servette
4
L
a miniera comprende numerose gallerie scavate a varie quote, in corrispondenza delle maggiori concentrazioni di pirite e calcopirite. Le
più importanti gallerie sono situate a sud-ovest degli
alloggiamenti di Servette e sono denominate Gran
Sala, Pompe e Forgia. Nel sottosuolo sono presenti
grandi vuoti (“sale”), cunicoli, pozzi e blocchi abbandonati di minerale.
Il sistema di coltivazione utilizzato a Servette era quel-
2
lo detto “a ripiena”, in cui le lenti mineralizzate venivano completamente abbattute e i vuoti erano riempiti
con minerale di scarto o sostenuti da muri a secco.
Gli attrezzi da lavoro impiegati dagli operai erano pochi
e semplici quali: martelli ad aria compressa, mine, pale,
picconi, elmetti per la protezione del capo, lampade ad
acetilene per l’illuminazione e carrelli su rotaia per il
trasporto all’esterno del materiale estratto. La ricerca di
nuove lenti mineralizzate veniva effettuata tramite sondaggi con carotatori a corona. La mineralizzazione veniva abbattuta con l’esplosivo, fatto brillare dopo che il
capocantiere aveva impartito l’ordine. L’area del cantiere
era soggetta a frane di scivolamento del materiale sciolto lungo i versanti e a frane di crollo che interessavano
sia gli imbocchi che gli interni delle gallerie, la maggior
parte degli edifici e gli stessi sentieri.
miniere di rame e ferro
Agli inizi del XX secolo il cantiere era collegato alla laveria (situata nel fondo valle) tramite la teleferica, le
tubazioni dell’aria compressa, la linea elettrica e la linea
telefonica.
Gli operai del cantiere erano organizzati in squadre con
turni di 8 ore per 6 giorni consecutivi: dalle 6.00 alle
14.00 e dalle 14.00 alle 22.00; le squadre si alternavano
secondo turni settimanali. Gli operai erano organizzati
in base alle proprie mansioni; si distinguevano in addetti al carico delle benne, manovali, minatori, sorveglianti. Gli addetti al carico delle benne lavoravano tutto il
giorno al freddo o sotto il sole cocente, mentre i mina-
1
1. 3. Personale della
miniera nella
prima metà
del XX secolo
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servette
4
3
tori ed i manovali trascorrevano le giornate all’interno delle umide gallerie.
Dal 1952, a causa della diminuzione
degli operai, venne effettuato un unico
turno di lavoro dalle 7.00 alle 14.00.
Gli operai consumavano il pranzo e la cena nei locali
messi a disposizione dalla ditta e uno di loro cucinava o/
e riscaldava le vivande portate dal personale. Ciascuno
doveva provvedere personalmente alle proprie bevande e
al vitto.
Gli operai provenivano per la maggior parte da SaintMarcel o dai paesi limitrofi. Dovevano raggiungere il posto di lavoro a piedi entro le 6.00. La sera rientravano a
casa eccetto quelli di Saint-Denis e delle province di
Bergamo, Brescia e Venezia, che pernottavano nelle case
operaie. Utilizzavano il tempo libero giocando a carte, a
2. Tubo per
l’aria compressa
(laveria)
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itinerario
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miniere di rame e ferro
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servette
bocce o riposandosi; a volte scendevano fino a Seissogne o a Plout per trascorrere la serata all’osteria a bere
e ballare con gli amici.
Il personale della miniera non possedeva abbigliamento
impermeabile, calzava zoccoli in legno e calze di lana,
indossava pantaloni con grosse toppe (knikkerbockers),
maglioni di lana, camicie e canottiere. Non indossava né
guanti né cappelli, ma dal 1947 venne imposto l’uso dell’elmetto di protezione. La temperatura all’interno delle
gallerie era costante, ma gli operai venivano a contatto
con frequenti correnti d’aria. L’aria respirata era tutt’altro che sana, il gas che si diffondeva dopo le esplosioni
itinerario
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miniere di rame e ferro
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servette
Miniera romana
S
i tratta di una fenditura lunga circa 7-8 m nella
parete rocciosa, parzialmente nascosta dal detrito. Non ci sono dati che ne certifichino in assoluto l’età romana, tuttavia la tecnica di coltivazione
utilizzata e la certezza che gli antichi romani lavorassero in numerose miniere della Valle d’Aosta confermerebbero questa tesi. Essa era stata avanzata da De Robilant,
Ispettore Generale delle miniere degli Stati
5
4
4. Operai della prima
metà del XX secolo
e la polvere provocavano spesso giramenti di testa, intossicazioni, mal di pancia e di gola. Quasi nessuno era
esente dalla silicosi ed era molto diffuso tra gli operai il
mal di schiena causato dalle dure condizioni di lavoro e
dall’alto tasso di umidità. Quando un operaio si feriva otteneva i primi soccorsi dal capo-cantiere nell’infermeria
e, nei casi più gravi, veniva trasportato all’ospedale. In
caso di malattia o di infortunio, l’operaio poteva usufruire di un’indennità comunque inferiore alla retribuzione
ordinaria. Ogni anno gli operai dovevano sottoporsi ad
una visita medica istituita come servizio di previdenza
sociale. Godevano di 6 giorni di ferie all’anno, percepivano uno stipendio che variava a seconda della mansione
svolta e delle ore di lavoro. Non erano tutelati da leggi
particolari, ma potevano essere iscritti ai sindacati.
Sabaudi in un atto del
1788. Egli aveva notato nelle gallerie di Servette la presenza di
nicchie predisposte per
accatastare il legname
da bruciare per rendere
la roccia più tenera e
lavorabile ed inoltre che i sotterranei avevano più sbocchi per evacuare velocemente i fumi tossici prodotti dall’azione del fuoco sulla roccia. Secondo i suoi calcoli,
dall’antichità al ripristino della miniera nel XVIII secolo
erano stati estratti dal giacimento più di 80.000 quintali di rame.
1
1. Imbocco di una
galleria risalente
all’epoca romana
(miniera di Servette)
13
14
itinerario
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miniere di rame e ferro
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servette
itinerario
Ricovero | Polveriere
I
l ricovero del guardiano fu l’ultimo edificio ad
essere abbandonato alla chiusura del cantiere.
Al suo interno è presente ancora il letto.
Più a valle vi sono due polveriere che fungevano da deposito per l’esplosivo. La loro funzione le rendeva molto
pericolose e vulnerabili, per questo motivo erano dotate di una serie di accorgimenti preventivi che ancora
oggi si possono osservare. Entrambe sono recintate con
rete metallica alta circa tre metri e sono impermeabiliz-
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miniere di rame e ferro
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servette
Galleria San Giuseppe
I
l livello 1725m, denominato galleria San Giuseppe, fu scavato per 101 m dagli antichi coltivatori e quindi per altri 100 m nel 1952 entro scisti
a granato e cloritoscisti per servire da ribasso al sovrastante livello Tiller. Al fondo della galleria venne scavato
anche un camino lungo 29 metri inclinato di 36° per il
collegamento col livello Tiller, ma esso non fu mai porta-
7
1
2
1. 2. Ricovero
del guardiano
e polveriera
zate con catrame, per evitare che l’esplosivo potesse
inumidirsi e diventare inutilizzabile. La caratteristica
più interessante è l’ingabbiamento della struttura (gabbia di Faraday) alla cui base sono presenti dei cavetti di
rame che confluiscono in un unico punto più a valle della costruzione che servivano per scaricare a terra eventuali fulmini che si fossero abbattuti sulla polveriera. Gli
esplosivi adoperati negli ultimi anni d’attività erano gelignite e dinamite, il primo serviva per abbattere il minerale e i micascisti, il secondo per le anfiboliti. Le
mine venivano fatte brillare con esploditore elettrico
Schäffler, mentre nei tempi passati si utilizzavano micce a combustione.
1
to a termine; lo scavo si arrestò infatti dopo i primi 6 m.
La galleria ha un andamento regolare e rettilineo per circa 100 m, poi svolta a destra in un punto dove la volta
della grotta è sorretta da alcune travi. Prosegue quindi
più stretta e bassa e continua fino al camino incompiuto. Sul terreno si possono ancora osservare le traversine
delle rotaie per i carrelli Decauville con i quali veniva
trasportato il materiale. In diversi punti della galleria è
presente acqua stagnante rossastra profonda circa una
decina di centimetri che contribuisce a conservare le antiche traversine in legno della galleria.
1. Imbocco
della galleria
San Giuseppe
15
ORUM I
SU
ER
BRIAE
S I TA S S T
DI
N
U
· UN
IV
Comune
Saint-Marcel
Università
dell’Insubria
Como
Museo
Minerario
Regionale
Valle d’Aosta
coordinamento
scientifico:
Silvana Martin
a cura di:
Corrado Binel
Paola Casartelli
Simeone Franchi
Pietro Frizzo
Gaston Godard
Andrea Mambretti
Elisa Pieiller
Simone Tumiati
Giuseppe Zinetti
progetto grafico:
Arnaldo Tranti Design
stampa:
Tipografia Valdostana
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