Settimanale - Anno 1 - N° 6 - Lunedì 22 Settembre 2008 Spedizione con tariffa Posta Target Magazine conv. naz./304/2008 del 01-06-2008 Dall’oro del Prinzera al rame del Groppo Maggio, il lungo sogno delle miniere nell’appennino di Parma Le “vecchie miniere” di Parma: da motore di un’incipiente industrializzazione a meta dei collezionisti M etalmeccanica, Metallurgia, Mineralogia: un trinomio indissolubile per la preparazione e il reperimento del metallo dalla nuda roccia. La Metallurgia è il complesso delle conoscenze teoriche e delle tecniche utilizzate per estrarre i metalli dai loro minerali, combinarli fra loro e lavorarli in modo da far loro acquistare determinate proprietà e forme. Ne seguono processi tecnologici ai quali vengono sottoposti i metalli per l’ottenimento dei prodotti di base e da lì a quelli finiti. Se oggi il comparto della metalmeccanica rappresenta una delle locomotive dell’economia del Sistema Parma, lo si deve anche all’abbondanza di minerali nella nostra provincia che avevano spinto i pionieri e i cercatori d’oro anche sulle nostre colline. Oggi, dopo che le miniere sono cadute in disuso, i materiali e gli utensili interessano solo qualche appassionato collezionista di minerali e qualche museo etnografico. La nostra montagna è costellata di piccole e grandi miniere che hanno fornito materia prima oltre due secoli fa, ed oggi con il termine “vecchia miniera” non si intende miniere abbandonate da dieci o da venti anni, ma spesso da 100 anni e talvolta di più. Che cosa abbiano rappresentato i minerali e il sogno della vena d’oro, già nel XIX secolo, lo testimonia il diario del viaggio del Capitano Boccia nelle nostre montagne. Nella sua cronaca dal titolo “L’oro del Monte Prinzera” il Capitano Antonio Boccia scrive: “Per salire a Prinsera, altissima roccia sull’estremità della costa tra il Taro e la Sporzana, è d’uopo fare due lunghissime miglia fra seminati, ed infine tra i pascoli nudi. Le ciance che vi si spacciano sul proposito di questa roccia sono infinite. Vuolsi, e per fin giurasi, essere stato ritrovato molto oro mascherato sotto l’apparenza di ferro, e narrasi che un villano, non è gran tempo, ne ritrovasse un pezzo, che portato a Parma ad un orefice ne ritraesse trenta e più zecchini, e che altri villani ne abbian raccolti dei pezzi di minor peso”. Stesso destino sembra aver toccato anche le celebri miniere di Groppo Maggio, nei pressi di Corchia in Comune di Berceto. Groppo Maggio, scrive don Enrico Dall’Olio nei suoi celebri Itinerari della Provincia di Parma, “è una montagna arida e brulla vestita solo di cespugli e di agrifoglio, caratteristica per le sue granitiche rocce e per le cave di rame che Ottone Farnese cercò di sfruttare invano perché il materiale creduto oro, era solo pirite di ferro e di rame; nel 1900 per opera di alcuni industriali fu ritentata la prova di estrazione, ma inutilmente”. Nonostante le delusioni lunghe almeno un paio di secoli, qualche soddisfazione sembra essere stata soddisfatta con il ritrovamento di pagliuzze d’oro in un piccolo corso d’acqua, che incide rocce ricche di Talco, nei pressi di Ghiare di Berceto. Non è dato a sapere di più, tranne che la ricerca non si è ancora esaurita e gli appassionati stanno aumentando sulle colline della media Valle del Taro. Ciò che invece rimane di quel sogno sono le cave e i piccoli giacimenti che costellano i centri che si affacciano nella Val Taro, Val Ceno ed anche Val Baganza. Una mappa dei ritrovamenti più frequenti di minerali, tali da attrarre la curiosità dei tanti appassionati, la fornisce Aldo Moroni nella sua guida mineralogica del parmense. Ecco cosa rimane delle miniere del parmense. CORCHIA è senz’altro la più conosciuta. Le gallerie sono state scavate al contatto fra diabasi e le rocce serpentine. Alcune delle vecchie gallerie sono ancora agibili ed all’interno di esse è stata reperita in abbondanza bella calcantite ed aragonite. Se uno poi non ama entrare in galleria è sempre possibile reperire pirite, limonite ed altro nelle vecchie discariche di lavorazione, situate all’esterno nei pressi delle gallerie. La miniera di Corchia è stata lavorata a tre livelli di cui il più vecchio, il più proficuo ed ovviamente il meno conosciuto, è quello situato a livello superiore. LA PIETRA è una località che si trova vicino a Belforte (Val Taro), non ancora completamente conosciuta, dove si può trovare della bella malachite nel foro di saggio in basso. Non ancora identificata la miniera alta che dovrebbe essere la più interessante. Tuttavia nelle vicinanze è stato trovato del talco discreto e del quarzo secondario nelle ofioliti (le rocce scure del parmense, conosciute localmente anche come Grugni). GORRO, anch’essa vicino a Belforte utilizzata per l’estrazione del talco dove è possibile rintracciare anche discreti cristalli di quarzo. La miniera di GRONDANA si trova vicino a Santa Maria del Taro, anch’essa scavata nelle ofioliti, sfruttata per l’estrazione di ferro e rame, dove, oltre alla solita pirite, sono reperibili anche malachite, magnetite, dei granati giallini. Il luogo della ricerca, più fruttuoso ma poco frequentato, è per ovvie ragioni il percorso delle vecchie gallerie che sono pericolanti e con pozzi profondissimi. MONTE CHIARO. A Gotra di Borgotaro è una miniera di ferro e di rame poco conosciuta e della quale non si è potuto trovare l’ingresso. MONTEGROPPO di Albareto, sempre nei pressi di Borgotaro, è un’altra miniera di ferro e rame della quale esiste ancora un accesso ed i vari abitanti locali vi hanno reperito noduli di notevole dimensioni di pirite cristallizzata. SAN QUIRICO di Albareto, sempre nei pressi, è da ricordare una cava dalla quale si dice venisse estratto il mercurio. Non ci sono altre precise notizie in merito. MONTE PRINZERA. Si trova nei pressi di Fornovo ed esiste un saggio per l’estrazione di minerali di ferro e rame ed anche pirite aurifera. POZZOLO E IGGIO è situato nei pressi di Bore esistono altri saggi su rocce ricche di ferro e rame. Le mineralizzazioni cuprifere, costituite da calcopirite, si sono sempre rilevate di scarsa entità per cui furono effettuati molti sondaggi, ma poche miniere furono aperte, e tutte risalgono a parecchio tempo fa. Una escursione a queste miniere può sempre essere produttiva, ma si ricorda che per la particolare associazione di minerali presenti, per alterazioni, si ha luogo ad esalazioni di acido solforico altamente corrosive e rendono le gallerie estremamente pericolose. A BORGOTARO si trova una miniera di lignite situata a Nord – Est dalla città. Sono state effettuate ricerche con gallerie e pozzi, e mai sfruttate industrialmente. Il materiale che si trova in livelli di poca estensione è stato analizzato e si è riscontrato trattarsi di lignite nera migliore di quella della Valdarno. Si tratta comunque di lignite in tronchi isolati e non di una foresta sepolta. SANTA MARIA DEL TARO. Nei pressi della frazione di Variano esiste una vecchia cava di caolino in una roccia diabasica alterata da albite. BARDI. In questa zona esiste il miglior talco d’Europa e per un certo periodo vi operò la Società Mineraria Talco Valceno per concessioni di miniere al Groppo di Gura, Cogno di Gazzo, Berlini, Pietranera e Pareto. In queste zone si possono ancora rinvenire ottimi campioni. Sul Pizzo d’Oca è segnalata una cava di pietre arenarie dove si può reperire qualche campione di quarzo, calcite, pirite, ecc. BARGONE è una località situata nei pressi di Salsomaggiore dove esiste una vecchia cava di gesso lamellare (selenite) in località Ca’ dei Cassi. BERCETO. Diverse cave di arenaria e marmi esistono in questa zona fra le quali si possono citare: Cava dell’Uccellino, della Veltronara e della Cisa, Pagazzano o di Grontone, di Roccamurata, di Gorro, di Bergotto, di Cassio. CALESTANO. A Prato Cavagnolo presso Casaselvatica esiste una cava di marmi e di arenaria grigia. Sul monte Savana e Casaselvatica cave di arenarie. A CORNIGLIO (Val Parma) è invece segnalata una cava di arenaria. PELLEGRINO PARMENSE. Presso la frazione di Mariano esistono cave di pietra e di brecce. SOLIGNANO. In località le Lame della Neca una cava di pietra focaia, lungo il torrentello Bragadora due cave di pietra da macina e ad Oriano una di pietra arenaria. SANTA MARIA DEL TARO, sul monte Ragola sopra Cornolo è segnalata una miniera di arenaria quarzifera alle Piane di Carniglia.