L’utilizzo degli UV nel trattamento delle
acque destinate al consumo umano
Caratteristiche degli UV e
inattivazione dei microrganismi
Roberto Porro
Genova, 19 ottobre 2006
Spettro elettromagnetico
Caratteristiche degli UV e inattivazione dei microrganismi – Roberto Porro
Spettro ultravioletto
UV–A (315-400 nm)
9 Principale frazione di luce UV solare che raggiunge la Terra, poiché
minimamente trattenuta dall’atmosfera.
9 Scarso potere germicida.
9 Nell’uso “commerciale” UV-A è impiegato soprattutto nelle lampade
abbronzanti.
UV–B (280-315 nm)
9 Componente UV solare trattenuta al 90% dall’atmosfera.
9 Limitato potere germicida.
9 Applicazioni ospedaliere (psoriasi, vitiligine, ittero neonatale), laser ad
eccimeri (cataratta, miopia).
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Spettro ultravioletto
UV–C (200-280 nm)
9 Frazione UV solare totalmente assorbita dall’atmosfera (ma il “buco
dell’ozono” ne ha ridotto le proprietà filtranti).
9 Elevato potere germicida.
9 Applicazione nei processi di trattamento acque potabili e reflue.
Vacuum UV (100-200 nm)
9 Spettro UV fortemente assorbito dall’acqua e dall’ossigeno atmosferico.
9 Efficace potere germicida, ma limitato a pochi mm d’acqua.
9 A contatto con l’acqua genera radicali altamente reattivi: utilizzo come
processo di ossidazione avanzata (AOP) per la fotodegradazione di
inquinanti organici.
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Caratteristiche degli UV
Effetti sull’uomo
Spettro
UV
Assorb.
atmosf.
Potere
germicida
Applicaz.
industriali
A
Minimo
Basso
Lampade
abbronz.
- Cataratta
+ Pigmentaz.
melaninica
- Bruciature
epidermiche
+ Sintesi
vitamina D
- Immunosop.
B
∼90%
Basso
Ospedali
- Fotocheratite
- Congiuntivite
- Eritema
- Cancro
+ Sintesi
vitamina D
C
∼100%
Elevato
Lampade
disinfett.
- Fotocheratite
- Cecità
temporanea
- Eritema
- Cancro
Vacuum
∼100%
Elevato
AOP
Occhi
Pelle
Organismo
+ effetti positivi
- effetti negativi
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Effetti biologici degli UV
Fonte: Pratesi R. (1993). Radiazioni non ionizzanti, ed. Pitagora
Meccanismi di inattivazione di agenti
chimici/fisici in ambito industriale
Bersaglio
Agente
Effetti
Parete
cellulare
9 Aldeidi
9 Tensioattivi anionici
9 Ozono
ƒ Interazione con gruppi –NH2 della
parete
ƒ Lisi cellulare
Membrana
citoplasmatica
9 Sali quaternari di
ammonio
9 Ipoclorito
ƒ Alterazione della permeabilità:
fuoriuscita di citoplasma e
materiale a basso peso molecolare
Acidi nucleici
ƒ Rottura della catena DNA/RNA
9 Composti alchilanti
9 Radiazioni ionizzanti ƒ Cross link
9 Radiazioni UV
ƒ Alterazione degli acidi nucleici
Enzimi o
proteine
9 Ioni metallici
9 Composti alchilanti
9 Biossido di cloro,
acido peracetico
ƒ Rottura gruppi –SH degli enzimi
ƒ Alterazione/legame con la
struttura delle proteine
Fonte: Block S.S. (1991). Disinfection, Sterilization and Preservation; 4th ed. Lea & Febiger, Philadelphia
DNA
Meccanismi di inattivazione con UV
¾ La radiazione UV induce danni agli acidi nucleici (DNA o RNA) dei
microrganismi: l’alterazione molecolare delle basi azotate
impedisce la replicazione degli agenti patogeni.
¾ In pratica vengono inibite anche le fasi di trascrizione (DNA →
mRNA) e di traduzione (mRNA → proteina).
¾ Il danno agli acidi nucleici dei microrganismi non inibisce comunque
le funzioni metaboliche. Tuttavia, non potendo riprodursi, gli agenti
patogeni non sono in grado di infettare l’ospite.
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Adsorbanza UV
L’adsorbanza di luce UV da parte del DNA è dovuta al contributo delle
adsorbanze delle basi azotate, con picco massimo attorno a 260 nm
(254 nm) e minimo a 230 nm
Danni indotti dall’UV
I più frequenti danni al DNA sono
i dimeri di pirimidine adiacenti
nello stesso filamento, ovvero
9 Dimero T-T
9 Fotoprodotto (6-4)
Ma è possibile, seppure con
minore frequenza, la formazione
di dimeri C-C e T-C.
Nei virus a RNA l’irraggiamento
UV induce soprattutto la
formazione di dimeri C-C e U-U.
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Dimero di Timine
I fotoni di luce UV destabilizzano i legami idrogeno tra basi complementari T-A
favorendo la messa in comune di 2 elettroni tra timine adiacenti lungo lo stesso
filamento. Il legame covalente T-T (dimero) “distorce” la struttura elicoidale del
DNA, impedendo la fase di replicazione.
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Danni indotti dall’UV
ƒ
Altri danni agli acidi nucleici possono verificarsi, in genere, con
percentuale inferiore al 5%:
9 alterazione delle basi puriniche (A e G);
9 fotoidrati di pirimidina (T e U).
ƒ
Infine, altre alterazioni del DNA possono avvenire con dosi UV più alte
di quelle impiegate nella disinfezione di acque potabili:
9 rottura doppia o singola dell’elica del DNA;
9 “cross-links” (legami covalenti tra due eliche di DNA)
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Dose UV-risposta
Come per i disinfettanti chimici, anche il processo con UV può essere
rappresentato dal modello C • t: al posto di C si considera l’intensità
d’irraggiamento I, ovvero la potenza (W o mW) per unità di superficie
(m2 o cm2). Quindi la Dose UV si ottiene dalla relazione:
(mJ/cm2)
D = dose UV
I = intensità (mW/cm2)
t = tempo di esposizione (sec.)
D=I
•
t
Variando I e t si ottengono differenti dosaggi in funzione delle necessità
di riduzione microbica (log inattivazione), poiché l’efficacia degli UV
varia secondo la specie di microrganismo:
Virus
Batteri
Criptosporidium (oocisti)
Giardia (cisti)
Resistenza agli UV
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Dose UV-risposta
Dosi medie (mJ/cm2)
di inattivazione
(Studi bench-scale con
collimatore di luce UV)
Fonte: Wright H.B. and Sakamoto G. (1999).
UV dose required to achieve incremental log
inactivation of bacteria, virus and protozoa.
Trojan Technologies, Inc., London, Ontario,
Canada
Dose UV-risposta
• In realtà, la dose UV trasferita dalla lampada di un reattore ai
microrganismi non può essere valutata direttamente dalla relazione
D = I • t poiché nel sistema dinamico tali grandezze non possono essere
misurate con l’adeguata accuratezza.
• Nel reattore UV la variabilità delle caratteristiche chimiche dell’acqua
(trasmittanza, ecc.), la geometria del reattore (turbolenze), le
variazioni di portata e il progressivo calo di efficienza della lampada
(invecchiamento) possono causare un sensibile scostamento dal caso
“ideale”.
• Il manuale U.S.EPA (Ultraviolet Disinfection Guidance Manual) descrive
le procedure di validazione dei reattori UV con test microbiologici in
condizioni statiche (collimatore UV) e dinamiche (biodosimetria).
• Con il bioassay si opera in differenti condizioni di potenza della
lampada, di portata, di trasmittanza e di concentrazione microbica. I
risultati di inattivazione sono interpolati con le curve dose/risposta
ottenute in bench scale, considerando opportuni fattori di sicurezza.
Caratteristiche degli UV e inattivazione dei microrganismi – Roberto Porro
Cinetica di inattivazione
L’andamento della riduzione microbica è rappresentato dall’equazione:
Log inattivazione = log10 N0/N
L’andamento lineare di 1° ordine (caso “ideale”) può differire dalle
condizioni “reali” (reattore UV). Spesso possono verificarsi scostamenti
quali:
“Shoulder”
Inattivazione poco efficace a basse dosi UV, cui segue un andamento
lineare o esponenziale con l’incremento della dose (es. Bacillus subtilis).
“Tailing”
Diminuzione dell’efficacia di inattivazione (“appiattimento” della curva),
dopo il raggiungimento di un certo log (es. microrganismi aggregati o
legati a particelle, tipico delle acque reflue).
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Cinetica di inattivazione
Fonte: Chang J.C.H. et al. (1985). UV Inactivation of Pathogenic and Indicator Microorganisms. Applied and Environmental
Microbiology 49, n.6: 1361-1365.
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Meccanismi biologici di riparazione
Il danno agli acidi nucleici in seguito all’esposizione UV non
inibisce, tuttavia, le reazioni cellulari del microrganismo.
In alcune circostanze specifici enzimi cellulari possono riparare i
danni molecolari al DNA. In questo caso, l’agente patogeno
riacquista l’infettività.
I meccanismi di riparazione enzimatica sono essenzialmente
due:
1 - Fotoriattivazione
2 - Dark repair
Caratteristiche degli UV e inattivazione dei microrganismi – Roberto Porro
Fotoriattivazione
Processo di riparazione enzimatica che può
avvenire solo in presenza di luce.
È catalizzata dall’enzima fotoliasi:
1. si lega alla sezione di DNA danneggiato,
in assenza di luce;
2. è attivato dall’esposizione a range di luce
tra 310-490 nm;
3. separa il dimero T-T per monomerizzazione.
Le reazioni di fotoriparazione sono molto
efficienti, rapide e non richiede rottura
del segmento di DNA danneggiato.
Caratteristiche degli UV e inattivazione dei microrganismi – Roberto Porro
Fotoriattivazione
ƒ
Fattori che influenzano la fotoriattivazione:
9 log inattivazione raggiunto (la probabilità che si verifichi riparazione è
inversamente proporzionale alla dose UV applicata);
9 specie e ceppo di microrganismo;
9 tempo intercorso tra esposizione agli UV e luce riattivante;
9 condizioni ambientali (pH, temperatura, “nutrienti”).
ƒ
Virus a DNA sono privi della fotoliasi, ma la riattivazione può avvenire
utilizzando l’enzima cellulare dell’ospite.
ƒ
Non si evidenzia fotoriattivazione di Giardia e Cryptosporidium con dosi
UV comprese tra 16 e 40 mJ/cm2.
ƒ
In definitiva: la fotoriattivazione non avviene in sistemi UV a canale
chiuso (tipici delle acque potabili) ma può verificarsi in quelli a
canale aperto (disinfezione di acque reflue).
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Differenza di dose UV necessaria ad ottenere
determinati log inatt. in microrganismi con e
senza fotoriattivazione
Fonte: Knudson G.B. (1985). Photoreactivation of UV-irradiated Legionella pneumophila and other Legionella species.
Applied and Environmental Microbiolgy 49, n.4:975-980.
Dark repair
ƒ La definizione “riparazione al buio è ambigua poiché può avvenire in
presenza di luce e non richiedere, quindi, oscuramento.
ƒ Contrariamente alla fotoriattivazione (specifica per i dimeri
pirimidinici), la dark repair può riparare diverse tipologie di danno agli
acidi nucleici.
ƒ La maggior parte dei batteri possiedono gli enzimi necessari per la
reazione.
ƒ Come per la fotoriattivazione, non è dimostrata dark repair in Giardia e
Cryptosporidium con dosi UV impiegate nella potabilizzazione.
ƒ I virus a DNA possono utilizzare gli enzimi di riparazione della cellula
ospite, quelli a RNA no.
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Dark repair
Processo enzimatico che avviene in 4 fasi:
1 - l’endonucleasi riconosce la frazione di DNA
danneggiato e separa la doppia elica;
2 - l’endonucleasi scinde la sezione di DNA alterata;
3 - la DNA polimerasi ricostruisce la sezione
rimossa utilizzando l’elica complementare;
4 - la ligasi riunisce la doppia elica del DNA.
Caratteristiche degli UV e inattivazione dei microrganismi – Roberto Porro