Il paziente standardizzato e i sistemi di simulazione

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Il paziente standardizzato e
i sistemi di simulazione
Carlo Maganza
Università di Genova
Nell’ottica di investire sempre più in progetti di miglioramento della qualità educativa in
medicina, per quanto attiene alla formazione professionalizzante sia pre che post laurea, che
continua, il paziente standardizzato e i sistemi di simulazione costituiscono prospettiva di grande
rilievo, e necessaria sfida innovativa.
Da diversi decenni l’esperienza di scuole di Medicina avanzate, sia nord americane che
europee, ha codificato come il paziente simulato possa rappresentare un’importante “data base” e
“starting point” per il setting tutoriale orientato ai problemi clinici, e al tempo stesso divenga
strumento per facilitare l’apprendimento di skills professionalizzanti. Al tempo stesso il paziente
simulato si fa opportunità e strumento di valutazione di performance clinica nei processi di
assessment.
In sintesi, i sistemi di simulazione sono appropriati per la cura di obiettivi di
apprendimento che si riferiscano ad abilità clinico professionali complesse, sia semeiologiche, che
comunicativo relazionali, che procedurali, e per i relativi sistemi di valutazione.
Il valore aggiunto della simulazione nella formazione alla clinica consiste nella opportunità
di garantire un apprendimento in un contesto protetto e di promuovere un vero “learning by doing
and by discovery”, in un’atmosfera facilitante per lo studente.
I diversi tipi di simulazione, premesso che esistono anche modelli di simulazione scritta che
si riconducono alle metodologie del PBL, del PS e dei casi simulati per FAD, si articolano
sostanzialmente nell’impiego di manichini/simulatori, nel paziente standardizzato e nel role planing.
Il paziente standardizzato o simulato nasce a Maastricht negli anni ’70, e da lì l’esperienza si
è rapidamente diffusa in tutto il mondo. I pazienti standardizzati/simulati possono essere attori,
studenti o pazienti veri addestrati. Grande importanza ha il training di preparazione: si tratta di
educare i “pazienti” a simulare condizioni psicoemozionali e sintomi fisici più diversi. Riveste
particolare importanza la costruzione di copioni appropriati per il paziente simulato, secondo
metodologie efficaci.
Il paziente standardizzato è di grande utilità, come si diceva, nel setting di valutazione di
performance clinica: in questo senso si sta espandendo in tutto il mondo, e anche nelle nostre realtà
formative, il modello dell’OSCE (objective structured clinical examination).
Per quanto attiene al role planing, ne esistono modelli variabilmente strutturati, ma è
esperienza diffusa che si tratti di metodologia di grande impatto educativo.
E’ opportuna qualche riflessione in merito a vantaggi e svantaggi dell’impiego del paziente
standardizzato. Tra i primi sicuramente vi è la disponibilità di “materiale umano”, condizione che
consente di mettere gli studenti in grado di “provare mille volte…”; altrettanto, l’opportunità di
realizzare un feed back con l’attore, in un contesto di maggior distensione.
Tra gli svantaggi, è realistico considerare problemi di tempi e di costi. Ciò richiama alla
questione, davvero cruciale, delle risorse che sarebbe importante investire nella direzione
dell’innovazione formativa, sia attraverso dotazioni sempre più adeguate (laboratori per
simulazione, spazi per piccolo gruppo tutoriale, ecc.), che attraverso necessarie revisioni della
filosofia dell’educazione in medicina, che sempre più dovrebbe evolvere da programma scolastico –
disciplinare a percorso davvero formativo alle competenze di cura.
E’ altrettanto vero che lo sforzo di approntare modelli e sistemi di simulazione e di
standardizzazione il più possibile riproducibili va visto in una prospettiva necessariamente virtuosa
ed armoniosa, laddove si situi in uno scenario di grande complessità quale è quello della formazione
in medicina: la peculiarità della relazione educativa, l’attenzione formativa verso una medicina per
la persona, l’educazione alla complessità delle cure sono tutte ragioni straordinarie per investire
nella formazione dei formatori quale presupposto irrinunciabile per progetti di reale qualità.
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