organismi geneticamente creati

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l’intervista craig venter
organismi geneticamente creati
Fibre tessili, antibiotici, idrocarburi: si potranno ottenere grazie
agli esseri sintetici che lo scienziato statunitense sta realizzando nei suoi laboratori di La Jolla.
Ricerche che «potrebbero cambiare il panorama energetico mondiale»
di Guido Romeo
C
raig Venter ha bruciato
le tappe della mappatura del Dna umano ed
è stato il primo a sequenziare il
proprio genoma, ma a 63 anni
lo scienziato statunitense non
smette di voler rivoluzionare
la biologia. Sotto il suo microscopio oggi ci sono già molti
pezzetti del nostro futuro, dalla
biologia sintetica alla medicina
personalizzata, di cui sta gettando le basi. Nei laboratori del J.
Craig Venter Institute a La Jolla,
a San Diego, e di Rockville, nel
Maryland, si vanno scoprendo
geni a decine di migliaia, nei microbi che ha pescato per i mari
mentre percorreva sul suo veliero la rotta seguita da Darwin
nell’Ottocento. Ricercatore-imprenditore prolifico, irriverente,
spesso accusato di arroganza,
si considera «un buon direttore d’orchestra, non un solista
geniale», aggettivo che riserva
ad alcuni compagni d’avventura. Nel 2006 il suo istituto
aveva brevettato il genoma del
Mycoplasma laboratorium, un
batterio inedito e tuttora virtuale. Insieme a Hamilton Smith,
Nobel per la medicina, amico e
collaboratore da decenni, ne ha
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V e n t i q u at t r o
davvero costruito il cromosoma,
con del Dna comprato all’ingrosso. Perché altri possano
fare altrettanto, ha poi pubblicato le istruzioni su Science.
Qual è l’innovazione chiave
della biologia sintetica?
La svolta più importante è arrivata lo scorso autunno, quando
abbiamo mostrato che è possibile trasferire interi cromosomi
da un batterio in organismi più
evoluti, dove possiamo modificarli inserendo i geni necessari
per poi reintrodurli in una nuova
cellula batterica. In questo senso parliamo di organismi “sintetici” perché fino a oggi non esistevano in natura. Le ricadute
sono enormi: è una piattaforma
biologica molto sofisticata che
apre la strada alla produzione
di moltissime sostanze, dagli
idrocarburi utilizzati dalla filiera
energetica a molecole di interesse industriale (come inedite
fibre per il tessile) e farmaceutico (nuovi antibiotici).
Alcuni l’hanno accusata
di “giocare a fare Dio”
per questa sua visione.
Le stesse accuse sono state
rivolte a chi eseguiva i primi
trapianti d’organo, ma i benefici per l’umanità sono stati
enormi. Certo, sono tecnologie
sofisticate e potenzialmente
pericolose nelle mani sbagliate, ma strettamente regolate.
Vorrei invece sottolineare la
grande espansione di conoscenza che accompagna que-
ste ricerche, come la Global
Ocean Sampling Expedition,
che negli ultimi anni ha portato lo sloop Sorcerer II in giro
per il mondo e quest’estate, se
arriveranno i permessi, anche
nei mari italiani.
Il carburante del futuro
sarà prodotto
da microalghe Ogm?
Credo proprio di sì. Synthetic
Genomics, l’azienda che ho
lanciato nel 2005, lo scorso
autunno ha siglato un accordo
da seicento milioni di dollari
con la Exxon Mobil per lo sviluppo industriale di questa tecnologia. La scommessa è ambiziosa e in grado di cambiare il
panorama energetico mondiale, ma oggi la sfida è passare
dalla provetta a biofermentatori con capacità di ettolitri. Per
funzionare su scala industriale
questo tipo di bioraffinerie dovrà avere le dimensioni di una
città come Milano.
Quando vedremo nuovi
farmaci e terapie
frutto di queste ricerche?
La ricerca genomica e i risultati del sequenziamento hanno creato molto fermento nei
media, ma il ciclo di sviluppo
di un nuovo farmaco rimane
sempre di quindici anni. Abbiamo cominciato ad applicare
i risultati della ricerca di base
allo sviluppo industriale nel
2005, perciò è nei prossimi
dieci anni che vedremo le prime sperimentazioni sull’uomo.
Oggi, ad esempio, è già arrivato alla terza e ultima fase
di test clinici il vaccino sulla
meningite B, basato sulle tecnologie del Dna ricombinante
sviluppato da Rino Rappuoli
nei laboratori Chiron di Siena,
al quale abbiamo collaborato.
Forse lo vedremo sul mercato già l’anno prossimo. Credo
però che ci dovrebbe essere
molto più impegno dei Governi nello sviluppo di strumenti
come vaccini e antimicrobici.
La recente pandemia è stato
solo un assaggio di ciò che
potremmo dover fronteggiare
nei prossimi anni: sono convinto che l’emersione di nuove malattie infettive sia una
delle peggiori minacce per la
nostra specie. l
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