Nuovi spazi per l’intercultura Atlante di esempi Le “Case del Popolo” in Europa fra Otto e Novecento Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura Civile, Corso di laurea magistrale in Architettura Laboratorio di Progettazione degli Interni 1 _ a.a. 2009/2010 Roberto Rizzi, Stefano Levi della Torre con Marta Averna, Aurelia Belotti, Sara Calvetti, Ilaria Guarino Ricerca di Cipriani Camilla Relazione di sintesi Il termine “casa del popolo” alla fine dell’Ottocento arriva a rapprensetare un vasto numero di tipologie edilizie e funzionali. Altrimenti identificate con in termini come “casa cooperative”,”case del sindacato”,”case comunitarie” questi edifici,citando l’architetto tedesco Theodor Fischere dovevano essere “ una casa non da abitarsi da un singolo o da una famiglia,ma da tutti; non per studiare e divenire saggi, ma piuttosto per meditare e vivere l’intimità. Dunque non una scuola,né un museo,né una chiesa,né una sala per concerti,né un auditorio!E tuttavia, qualcosa di tutto questo e anche qualcosa di più.” In Europa contemporaneamente in diversi paesi e con modalità differenti si sviluppano varie organizzazioni che ricoprono il ruolo di “case del popolo”. A partire dall’Inghilterra dove viene offereto un servizio più specificatamente rivolto all’educazione come quello dei Mechanics Institute,arrivando alle manifestazioni monumetnali della presenza degli organismi politici in forma di centri di ritrovo come accade in Belgio,è possibile traccciare una mappa dello svulippo seppur non omogeneo di questo tipo di organizzazione. Esse sono spesso il risultato dell’iniziativa di associazioni filantropiche,laiche o religiose con l’obiettivo di un miglioramento sociale rivolto ad ogni classe e propense ad una collaborazione ra le classi stesse;in altri casi si tratta di processi di aggregazione innescti dalle associazioni operaie,dai partiti o dai sindacati che sentivano il bisogno di avere dei luoghi non solo a scopo di riunone politica,ma di semplice aggregazione comunitaria,una sede della vita collettiva. Architettonicamente questa tipologia non è rappresentata da un singolo modello,ma da varie esempi che ci vengono offerti nel corso degli anni e che si differenziano a livello territoriale . “ Una casa non da abitarsi da un singolo o da una famiglia,ma da tutti; non per studiare e divenire saggi, ma piuttosto per meditare e vivere l’intimità. Dunque non una scuola,né un museo,né una chiesa,né una sala per concerti,né un auditorio!E tuttavia, qualcosa di tutto questo e anche qualcosa di più.” Theodor Fischer bibliografia Le case del popolo in Europa : dalle origini alla seconda guerra mondiale, a cura di Maurizio Degl’Innocenti., Firenze ,Sansoni, 1984. La maison du peuple : sindacalismo come arte , Franco Borsi. Roma,Dedalo libri, 1978. Case del popolo : un’architettura monumentale del moderno Biscossa Borsi Brauman ... [et al.] ; a cura di Marco De Michelis. Venezia, Marsilio Editori, 1986. Hinterland,n° 7-8,Gennaio-Aprile 1979. Lo sviluppo delle “Case del popolo” in Francia parte I La casa del popolo in Francia nasce come luogo privilegiato per riunioni e feste,o sfondo di decisioni nei quartieri popolari dei grandi centri tessili di Lille,Roubaix,Tourcoing all’inizio del XX secolo. La sua esistenza è legata alla profonda originalità del socialismo del nord del Paese,molto dissimile dal reclutamento piccolo-borghese del socialismo nel resto della Francia. Quest’ultimo presenta strategie politiche e economiche contrastanti e talvolta in aperto conflitto,sotto le insegne delle due associazioni SFIO e CGT. Non c’è posto per un centro comune né per un locale che sia un polo di aggregazione. I sindacati,con pochi aderenti,percepiscono contributi limitati e non hanno abbastanza risorse per la manutenzione dei propri locali. Quando è possibile hanno la loro sede alla Borsa del Lavoro,un’ istituzione municipale messa a disposizione delle organizzazioni operaie; la prima di esse viene inaugurata a Parigi nel 1886. Il movimento operaio nel nord della Francia si avvicina dapprima al modello socialdemocratico dei paesi dell’Europa nordoccidentale come Germania,Belgio e i Paesi Scandinavi. Stretta è la collaborazione fra le diverse forme organizzative,la cooperativa,il sindacato,il partito,che stabiliscono una tattica e una strategia convergenti. Questa situazione particolare si riscontra grazie allo sviluppo economico delle regioni del Nord e del Pas de Calais che presentano un ritmo rapido di crescita nei settori di base del tessile e nelle miniere. Nella regione del Nord,come in Belgio, e a differenza del resto del paese, è proprio l’esistenza di forme collettive di socialità e il loro particolare tipo di organizzazione operaria che costituisce il terreno favorevole all’installazione della casa del popolo. In queste regioni,dove il sindacato e la cooperativa sono tatticamente subordinati al partito la casa del popolo trova la sua espressione più rigorosa. Sin dalla sua creazione infatti ,la cooperativa socialista miette i suoi locali a disposizione del partito e del sindacato,mentre i suoi fondi alimentano le casse del partito. La costruzione di un vasto locale adatto alle tre organizzazioni e ai loro servizi,strutturato per accogliere e valorizzare il sistema di legami della società popolare,diviene il simbolo della solidarietà operaia più autentica: la casa del popolo. Al contrario,nel bacino carbonifero, è il sindacato dei minatori a costituirsi in partito del lavoro e a imporre ai suoi dirigenti gli obiettivi della lotta politica. Quando le compagnie lo permettono, viene costruita una casa sindacale per accogliere la sede e animare l’ organizzazione . Le prime case del popolo vengono inaugurate ad Armentières nel 1898, a Roubaix nel 1901 e a Lille nel 1902. La loro storia mette in evidenza una stretta dipendenza nei confronti delle cooperative socialiste,la cui fondazione è relativamente tarda rispetto al movimento cooperativo francese. Ma la cooperazione ,presentata come soluzione della questione sociale e mezzo privilegiato per l’abolizione del salariato è avvertita come un fattore di smobilitazione dei lavoratori,che distrae dalla lotta politica. Le prime cooperative di consumo di tendenza socialista appaiono tuttavia nella circoscrizione di Lille verso il 18851886. Se gli organizzatori sono degli operai fiamminghi,venuti da Gand e membri del Vooruit,sono però i militanti del partito a favorire l’impresa e assicurarne il successo. La Paix di Roubaix, creata nel 1885, è la prima cooperativa socialista della Francia. La maggioranza dei suoi primi soci è composta da belgi e membri del partito operaio. La sede iniziale viene istallata nel cuore dei quartieri densamente popolati che circondano le fabbriche favorendo così i contatti fra la nuova cooperativa e i suoi frequentatori abituali. Dal 1886 i membri del partito si separano per organizzare una panetteriacooperativa finanziariamente sostenuta dai sindacati dell’industria tessile e dal Vooruit di Gand. Nel 1891 le due cooperative si fondono sotto l’antico nome di La Paix e,al fine di potenziare l’attività della panetteria e la vendita del carbone si istallano in una nuova sede. Tuttavia si avverte la necessità di accogliere nei locali cooperativi ,ad immagine del Vooruit, degli svaghi collettivi per i soci,il sindacato dei tessili,una società di mutuo soccorso e la sezione locale del Partito operaio. Inoltre i dirigenti decidono di mettere in cantiere un immobile plurifunzionale;nel 1901 viene costruita da Albert Buhrer una casa del popolo. Dal 1891 i riferimenti al Vooruit e a La Paix guidano le scelte dei militanti,preoccupati di rafforzare indirettamente il movimento operaio tramite la cooperazione. Nel 1892 appaiono altre due associazioni operaie .In entrambi i casi vengono previste,in origine, un caffè e una sala per le riunioni del sindacato e del partito e per le feste. Per radunare il maggior numero di famiglie possibile,l’attività oltrepassa rapidamente l’ambito della panetteria,estendendosi alla drogheria,alla merceria e alle confezioni. Nel 1898 una delle due associazioni,l’Avenir des ouvriers d’Armentières inaugura la sua casa del popolo su progetto dell’architetto Albert Buhrer. Nello stesso anno l’altra associazione mette in cantiere un imponente immobile,il cui progetto verrà assegnato all’architetto Armand Lemay con la commissione di erigere una casa del popolo che sarà allo stesso tempo il locale dei militanti e dei diversi servizi,il centro delle famiglie operaie e il palazzo del socialismo. L’edificio sarà inaugurato nel 1902. Costruire una casa del popolo nel 1898: era un compito delicato per i due i architetti perché non c’era nessun esempio in territorio nazionale,nessun modello nei manuali. Il prestigioso Vooruit di Gand rimane il modello della commissione amministrativa della cooperativa per stabilire il programma. Il compito dell’architetto era quello non facile di deviare verso tale istituzione le abitudini quotidiane e le reti di socialità che le sottendono,articolando spazi didattici e ricreativi con aree amministrative e terziarie. Deve infine fare accettare la formula monumentale più adatta a valorizzare il passaggio dall’avventura individuale all’esperienza della solidarietà collettiva. Armand Lemay,casa del popolo L’Union,Lille,Francia,1902 A Lille Armand Lemay adotta deliberatamente la forma trionfalista del Vooruit. Per il corpo centrale egli conserva un arco trionfale su tre livelli e un ritmo tripartito ,ma sopprime la finestra termale e dispiega il frontone in una potente arcata che contiene alla sua base un caffè da 200 posti. I due corpi laterali ,in leggero aggetto, stringono la composizione e le imprimono uno slancio verticale,terminando con un padiglione a base quadrata,coperto da un’edicola sormontata da un pennacchio. A causa della loro verticalità,queste ali simmetriche equilibrano la dilatazione del corpo centrale e ne rovesciano la lettura. Così la facciata assume le caratteristiche di un edificio sacro,guidando i fedeli verso le sue entrate laterali. Tuttavia quando organizza lo spazio su 300 metri quadri,conformemente al progetto, e inventa la decorazione, l’architetto sfugge al modello fiammingo e impone la sua modernità. Sperimenta una struttura in cemento armato sfruttando il lotto la cui larghezza varia dai 18 ai 22 metri e di utilizzarne il lato trasversale. Innalza lateralmente dei muri portanti che ricevono l’estremità delle travi trasversali incrociate da travi secondarie perpendicolari.Questo procedimento abolendo le colonne e i supporti intermedi libera le vaste superfici al pianterreno il caffè,al primo piano la drogheria e all’estremità dell’area la panetteria. La sale della feste è edificata su una terrazza in cemento armato che copre la stamperia operaia e i magazzini . Sei fini colonne in cemento armato incorniciano la scena e le entrate che sboccano nel fondo del teatro. Esse sostengono i due piani di gallerie e costituiscono l’unica ossatura del tamburo,anch’esso di cemento,che sorregge una cupola di 10 metri di diametro. La decorazione della sale riflette l’eclettismo della facciata principale:essa si ispira al grande stile classico arricchito di motivi allegorici. L’architetto ha introdotto discretamente un linguaggio ornamentale inedito, di rottura con il repertorio ufficiale e borghese per il quale,curiosamente,non sembra essere stato sollecitato. Questa scelta deliberatamente evitata nella facciata principale,si rifugia sotto il frontone più nascosto della sala delle feste che da sul cortile,che egli anima di nuova tensione . 1. ALemay,casa del popolo L’Union,,Lille,1902; 2. A.Lemay,teatro de L’Union, Lille,1902; 3.A.Lemay,L’Union,piante piano terra e primo piano; 4.A.Lemay,L’Union,la drogheria ; 5. A.Lemay,L’Union, la corte interna a cura di Camilla Cipriani Albert Buhrer ,casa del popolo La Paix,Roubaix,Francia,1901 1. Albert Buhrer,casa del popolo La Paix,1901,vista esterna 2. Albert Buhrer,casa del popolo La Paix,la corte interna 3. Albert Buhrer,casa del popolo La Paix,sala delle riunioni 4. Albert Buhrer,casa del popolo La Paix,sala del consiglio di amministrazione Albert Buhrer segue un principio funzionale per l’edificio di La Paix.E’ quello del magazzino cooperativo a più piani,disposto lungo la strada sulla quale si aprono i negozi del pianterreno.Due livelli di ampie aperture rettangolari,sotto architravi in ferro alleggeriscono il muro e fanno abbondantemente entrare la luce. Pilastri di mattoni ,rivelano il ritmo e denunciano la struttura dell’edificio . Questo edificio rimarrà l’archetipo dell’edificio cooperativo.Tuttavia l’architetto,quando copre l’entrata principale con un’arcata rialzata di pietra bianca e colloca il suo frontone sotto due volute rovesciate non dimentica l’eredità dell’eclettismo regionale.Il colmo interrotto del tetto e gli abbaini a occhio di bue obbediscono alle stesse regole; essi coronano una composizione le cui proporzioni sono state rigorosamente ricalcate su quelle dei vicini agglomerati di case operaie.All’inizio ,nella distribuzione degli spazi in rapporto ai larghi pianerottoli e ala scala,trionfa il funzionalismo; quest’ultima costituisce l’asse privilegiato sul quale sboccano i centri di socialità che sono il caffè,al pianterreno, e la sala delle feste,al primo piano. La decorazione eclettica che ravviva i rivestimenti di legno e i soffitti e gli affreschi allegorici danno un’impressione di lusso discreto alla gloria del socialismo. I depositi del carbone e la panetteria,edificati sui tre lati dell’area ,lasciano libero lo spazio centrale della corte per i carri dei fattorini. Il forno,di 340 metri quadri,areato,con le sue tre fornaci doppie , è costruito secondo le più moderne regole tecniche e igieniche. Lo sviluppo delle “Case del popolo” in Francia parte II I successi immediati registrati in queste tre città spingono i militanti socialisti a sviluppare le cooperative in tutte le città con una forte presenza operaia nelle regioni del Nord e del Pas de Calais. Ma tutte le associazioni operaie di queste regioni ,che hanno sviluppato tutti i rami della cooperazione nelle città operaie densamente popolate,non hanno costruito delle autentiche case del popolo,ad eccezione di tre di esse:Houplines,Tourcoing e Halluin. La presenza di numerose famiglie operaie belga sembra essere stata il motore dell’impresa in queste tre località che sono situate a meno di 2 km dalla frontiera francobelga. Gli architetti di questi cantieri hanno messo a punto una formula monumentale di ispirazione locale alla quale la comunità operaia resterà profondamente attaccata fin dopo la seconda guerra mondiale. Se i pignoni e le alternanze di mattoni staccano i muri dell’allineamento delle case adiacenti,questa scelta è conforme alle abitudini monumentali dei quartieri popolari costruiti nella stessa epoca. Essa sottolinea l’appartenenza alla comunità regionale. L’ingegno degli architetti si dispiega nel concatenamento dello spazio e nella distribuzione della luce. L’originalità degli edifici di Tourcoing e di Halluin appare anzitutto nella disposizione delle zone di circolazione,in rapporto al caffè. La panetteria e il deposito di carbone sono collocati in importanti annessi .La loro attività dipende soprattutto dalle consegne a domicilio. E’ il caffè che viene considerato come spazio privilegiato. Esso guida la disposizione delle differenti sedi delle istituzioni che la solidarietà operaia ha prodotto:la commissione amministrativa,la società di mutuo soccorso,la biblioteca,le società di musica, a cura di Camilla Cipriani di teatro e di ginnastica. La sala delle feste diviene il suo prolungamento geografico e psicologico. Un dibattito sul concetto di casa del popolo viene tuttavia affrontato dagli ambienti cooperativi e dagli architetti. Qualche cooperativa operai in pieno sviluppo esamina il programma di tale costruzione e indice delle sottoscrizioni .Fra casa del popolo e edificio cooperativo nasce una certa confusione;prevalgono le preoccupazioni di modernizzazione e di rendimento.Ad esempio l’inaugurazione nel 1910 di un’ edificio che integra la formula belga e settentrionale all’architettura di montagna tradizionale,articolando lo spazio cooperativo con i locali dei sindacati operai r i centri educativi dei soci,in particolare le sale per le attività artistiche e sportive,la biblioteca e il teatro. Altro esempio è la casa del popolo di Montmartre commissionata all’architetto Augustin Rey dal Progres Socialò, che ospita una scuola materna,un ambulatorio,una sala per conferenze,una biblioteca e una sala da biliardo,privilegia soprattutto la funzione sociale. L’assenza di un locale dove avrebbe potuto esprimersi l’autentica vita del quartiere,sotto forma di caffè o bar,fa perdere all’edificio la sua connotazione di casa del popolo.In questo contesto,se non si ha un intervento esterno,è inevitabile un rilassamento dei legami della comunità circostante.Nonostante le caratteristiche formali,la facciata trionfalista e la felice distribuzione degli spazi,la casa del popolo di Montmartre non poteva funzionare come tale. La scomparsa dei locali politici,sindacali e cooperativi è un’enorme contraddizione che l’ipertrofia dei centri sociali e culturali non elimina.Fondata e gestita dalla Nel 1906 il concorso per la case del popolo cooperativa,la casa del popolo del Belgio e di Belleville avrebbe potuto costituire per della Francia del Nord, è nata dalla comunità i giovani architetti francesi una straordinadei soci,che hanno finanziato l’impresa con ria occasione di esprimere le proprie scelte collette e sottoscrizioni. L’errore degli archiartistiche.Il progetto vincitore, di Emmanuel tetti e degli urbanisti degli anni ’20 è stata Chaine è una nuova riflessione sulla casa del l’introduzione artificiale,in un tessuto umano popolo ,per la quale l’autore propone una allentato di un’istituzione mutilata nei suoi formulazione e un materiale originali,liberi organi fondamentali. La sua casuale appadai prototipi della cooperativa dal modello rizione non può ne generare la coesione di fiammingo. L’impiego del cemento armauna società devastata dalla guerra o dalla to guida l’insieme delle composizione.La colonizzazione. leggerezza dell’ossatura si dissolve nella trasparenza del muro,liberando lo spazio e Si è dovuto aspettare fino al 1925 quanla luce e organizzando la decorazione . E’ il do Alfred Agache,fondatore della società procedimento di Horta applicato al cemento francese degli architetti urbanisti, presenta armato e spinto alle sue ultime conseguen- all’esposizione delle arti decorative una “casa ze. All’ultimo piano,la sala delle feste è già di tutti” .Essa è concepita come un prolungaquel grande spazio illuminato dall’ alto e co- mento dello spazio pubblico circostante, la perto a crociera.Il ricorso ai piloni di mattoni sua portata resta limitata. armati facilita l’organizzazione delle aree di circolazione,all’interno come all’esterno,al Solo nel 1937 finalmente a Clichy,mettendo livello dei molteplici balconi e delle terrazinsieme uno spazio polivalente,e un mercato ze a gradoni che hanno conquistato i tetti. nel cuore della città,Eugène Beaudoin e MarQuesta funzione si sviluppa a scapito del cel Lods individuano la formula della casa centro di animazione che avrebbe potuto del popolo contemporanea. essere il bar aperto al pianterreno,sull’asse dell’edificio,ma ciononostante incastrato fra due corridoi laterali corrispondenti alle uscite di emergenza. Per il suo potere suggestivo e la sua carica emozionale,la terminologia della case del popolo viene annessa ben presto asl linguaggio ufficiale. Tuttavia nell’interpretazione che ne fa la borghesia si osserva una totale incomprensione,un rifiuto dell’istituzione.La sostituzione dei sostegni simbolici e lo smembramento dello spazio ne sono le manifestazioni più evidenti. 1. E.Chaine,casa del popolo La Bellevilloise 2. E.Chaine,il teatro di La Bellevilloise; 3. GMoerman,casa del popolo La Fraternelle,Halluin,1914; 4. M.Lods,E.Beaudouin, J.Prouvè,V.Bodionsky,casa del popolo di Clichy,1939 ; a cura di Camilla Cipriani Le case del popolo in Germania:Volkshaus e Volksheim Il settimanale Die Hilfe e il suo direttore Friedrich Naumann occupano un ruolo centrale nel panorama riformatore della Germania alle soglie del XIX secolo. All’inizio del 1902 comparse sulla Hilfe un articolo dedicato alle case del popolo americane,dove veniva preso come esempio il newyorkese Cooper Institute con la sua biblioteca pubblica,il museo,gli ateliers per il disegno e la scultura,le sale grandiose per riunioni e conferenze. ll settimanale commenta l’anno successivo l’attività di un’associazione formatasi ad Amburgo,il Volksheim,il cui fine era la creazione di locali di intrattenimento e di riunione con alcune stanze d’abitazione nei quartieri operai di Amburgo per guidare ricchi e poveri insieme alla reciproca conoscenza personale. Modellata sull’esempio del movimento dei Settlements londinesi,il Verein Volksheim era rapidamente riuscito a consolidare le proprie iniziative. Nel 1904 un concorso,al quale erano stati invitati quattro architetti,fornisce i piani per la costruzione del primo Volksheim che,progettato da Hugo Groothoff,sarà inaugurato nel febbraio del 1905. L’edificio sviluppa un programma che caratterizzerà la maggior parte delle case del popolo tedesche:una biblioteca e la sede dell’associazione al piano terra;la sala di lettura e una sala di riunioni al primo piano;infine una grande sala per conferenze o concerti. Le massicce forme barocche e le ampie finestrature denunciano il carattere pubblico della non grande costruzione. Sarà ancora Groothoff l’architetto incaricato nel 1907 della costruzione del secondo Volksheim nel sobborgo operaio di Hammerbrook. Nello stesso anno si ha anche la costruzione della terza sede, la Friedrichstiftung,grazie alla generosa donazione di un socio. La relazione di attività del 1909-10 riporterà gli indirizzi di sei Volksheim nei diversi sobborghi amburghesi con circa quattrocento soci e duecento collaboratori impegnati nella gestione delle diverse iniziative. Un decennio prima ,a Dresda, si era formato sempre con tematiche educative il Verein Volkswohl (Associazione per il benessere popolare),le cui attività numerose si concretizzeranno nella fondazione di diverse sedi. La cosiddetta “riforma della vita”,una lotta al consumo di bevande alcoliche al quale venivano ricondotte le cause della miseria e della demoralizzazione del proletariato,fu al centro dell’azione di Victor Boehmert,il fondatore e il protagonista del Verein Volkswohl, alla quale associava i temi come lo studio sulla compartecipazione degli operai utili all’impresa,la lotta contro l’accattonaggio, l’organizzazione di case mutue edilizie,di centri per l’assistenza all’infanzia,di sale riscaldate per il ricovero diurno dei lavoratori disoccupati. Al primo Volksheim aperto nel 1899 ne seguiranno nella sola Dresda altri dieci fino al 1914 . La vita dei Volksheim iniziava alle prime ore del giorno offrendo la possibilità di consumare semplici pasti. Continuava con la frequentazione delle sale di lettura,di scrittura,di intrattenimento. Ospitava associazioni coristiche popolari,gruppi femminili,corsi di lingue straniere,stenografia,contabilità e dattilografia. Nelle ore serali vi si svolgevano letture pubbliche,conferenze di divulgazione scientifica,serate popolari di intrattenimento destinate alle famiglie e frequentate mediamente da duemila persone,rappresentazioni teatrali.Alcune sedi disponevano di ostelli destinati ad ospitare e proteggere giovani lavoratrici o dare alloggio ai giovani apprendisti artigiani. I Volksheim di Dresda,in genere, non erano direttamente costruiti dal Verein Volkswohl, che preferiva affittare o acquistare edifici e locali pubblici già esistenti nei diversi quartieri della città,provvedendone alla ristrutturazione e curando che giardini sufficientemente grandi consentissero il soggiorno all’aria aperta nelle buone stagioni. Un solo Volksheim sarebbe stato appositamente costruito nel 1895,come parte di una delle iniziative avviate dall’associazione nel 1893,un Volksheim in grado di accogliere numerosi visitatori. Nel 1890, a Stoccarda, era stato a sua volta inaugurato un Arbeiterheim ( Casa del lavoratore) il cui programma non si discostava da quello dei Volksheime, se non per la grandiosità dell’edificio che ospitava una sala per duemila spettatori e un albergoostello dotato di centoventicinque camere. Pochi anni dopo nel 1894 a Brema, in un quartiere realizzato per offrire agli abitanti più poveri della città abitazioni a buon prezzo,sane,ben attrezzate, per favorire la vita familiare, l’edificio del Volksheim associava i temi della Casa del popolo a quelli della riforma dell’abitazione e dell’architettura della Siedlung moderna. 1. Rothenbucher,progetto per il Volksheim di Dresda,1895 2. Arbeiterheim,Stoccarda,1890 Con la caduta nel 1890 delle leggi antisocialiste i temi fin qui ricordati di una riforma del tempo libero del proletariato urbano trovano un’eco crescente all’interno del movimento sindacale e del partito socialista,intrecciandosi alle necessità originate dalla possibilità finalmente assicurata di far compiere un salto di qualità politico e organizzativo alle complesse strutture delle organizzazioni operaie. Ancora alla fine degli anni venti seguitava il dibattito sulla opportunità che le case del popolo dovessero finanziare le proprie attività con i discutibili profitti derivanti dal consumo di alcool. Ad Amburgo erano stati presentati venticinque progetti in occasione del concorso appositamente bandito per la costruzione di un albergo operaio insieme ad una sede unitaria di tutti gli uffici sindacali .Dopo alcune Gli sforzi messi in atto nelle grandi città difficoltà finanziarie nel 1904 l’assemblea dei industriali per dotare i diversi sindacati di delegati del cartello sindacale aveva approcategoria di una sede in cui trovassero ospi- vato l’acquisto di un grande lotto nei pressi talità anche le diverse organizzazioni sodella stazione centrale. L’architetto Krug era cialdemocratiche sembrano assolutamente stato incaricato della realizzazione dell’edifiinseparabili dal progetto ancora più ambicio che,alla fine del 1906,era stato inaugurazioso di dare a queste costruzioni le funzioni to. e l’aspetto di un grande edificio pubblico, aperto ai bisogni quotidiani dell’intera poLa casa dei sindacati era un grande polazione operaia,capace di rappresentare edificio,articolato in tre corpi corrispondenti un’alternativa agli innumerevoli luoghi il al ristorante,alla sala e all’albergo,le cui due cui godimento sembra rigidamente riserva- torri poste ai lati di un timpano decorato con to alle classi borghesi: il teatro,la sala delle gruppi statuari ripetevano senza timidezza i feste, il ristorante, il circolo,l’associazione temi dell’architettura pubblica. La teatralità sportiva,l’albergo. dell’impianto simmetrico tripartito,subito Ad esempio la casa dei sindacati aperta smentito dallo sfalsamento dei piani delle all’inizio del 1900 a Berlino: anche qui, al facciate costrette a rispettare l’allineamento primo piano il cuore del complesso è costitu- obliquo della strada e l’eterogeneità un poco ito da una sala capace di ospitare 1200-1300 provinciale degli elementi decorativi che persone,affiancata da altre più piccole,dove spaziavano dai severi bugnati dello zoccolo possono trovare ospitalità non solo inialle decorazioni floreali della sezione centraziative politiche, ma anche spettacoli di le. danza,concerti,rappresentazioni teatrali. Un Un grande ristorante e un caffè avrebbero ristorante e tre impianti per il gioco dei birilli permesso di dare solide basi alla casa del sinal piano terreno e un albergo operaio dota- dacato e la nuova ala dell’edificio le avrebbe to di ristorante e di adeguate attrezzature finalmente donato una sobrietà monumenigieniche e sale di disinfezione completano il tale che sembrava poter rappresentare conprogramma. gruamente le sue funzioni. Il progetto di Wilhelm Schroeder viene eseAltre case del popolo simili erano sorte a guito nel 1912 facendo della case del sinStoccarda,Lipsia,Francoforte. All’origine del dacato amburghese non solo una delle più numero crescente di iniziative era stata la grandi dell’intera Germania col suo fronte difficoltà di trovare spazi adeguati all’attività di quasi novanta metri, ma anche uno degli pubblica del partito e del sindacato e la ne- edifici più rappresentativi della moderna cessità di liberarsi dell’insicura e interessata architettura di Amburgo. ospitalità dei proprietari delle osterie e delle In verità questi spazi costituivano un organigrandi birrerie,nelle quali avevano luogo la smo davvero imponente e articolato. stragrande maggioranza delle manifestazio- Ottantatre uffici ospitavano ventitre sindacani e riunioni socialiste. ti ed altri organismi simili. Ristorante e caffè offrivano più di tremila Purtuttavia il ricorso alle sale di riunioni nei posti a sedere. grandi locali pubblici non poteva alla lunga L’albergo operaio,dotato di 158 letti,era soddisfare le necessità delle organizzazioni modernamente attrezzato.Ben due grandi socialiste perchè il timore di incontrare la sale,la prima con millesettecento posti e la disapprovazione delle autorità spingeva so- seconda con sei-settecento,permettevano lo vente i proprietari dei locali pubblici a rifiuta- svolgimento di un vastissimo programma di re l’affitto alle iniziative socialiste. iniziative politiche e culturali. 1. Casa dei sindacati,Berlino,1900 2. Krug,casa dei sindacati,Amburgo,1906; a cura di Camilla Cipriani Ma,soprattutto,questo programma complesso articolava i temi di quella educazione socialdemocratica. Circoli culturali e sportivi trovano ospitalità nella casa del sindacato, come le iniziative numerose della commissione per l’educazione operaia che disponevano di una grande aula, di ambienti più piccoli per l’insegnamento e di una ricca biblioteca. Le grandi sale di riunione permettevano l’attività regolare di associazioni coristiche e musicali e lo svolgimento di serate dedicate a conferenze di divulgazione scientifica e culturale. Nulla era stato risparmiato per garantire alle attrezzature tecniche la più moderna funzionalità e l’indispensabile igiene, a cui contribuiva un complesso impianto di areazione dei locali che assicurava aria fresca sterilizzata con ozono a tutto l’edificio e,non ultima,l’imposizione di pratiche igieniche, caratteristiche della riforma della vita quotidiana operaia, come l’obbligo di prendere un bagno per gli ospiti dell’albergo prima di accedere alle camere. I temi e i soggetti di una cultura operaria si ripetevano in ogni elemento decorativo delle sale, frutto di donazioni delle diverse organizzazioni sindacali e cooperative. I fregi in stucco evocavano le immagini simboliche della liberazione proletaria dal gioco capitalistico. Le vetrate erano decorate con motivi della vita quotidiana operaia o allegorie dell’idea cooperativistica . Le pareti affrescate e i pannelli di legno intagliati celebravano i diversi mestieri e le attività contadine. Ad esempio a Jena la fondazione Carl Zeiss fu impegnata dal 1896 accanto al sostegno di iniziative culturali anche di una politica di compartecipazione agli utili dei lavoratori impegnati nell’industria ottica,promuove la costruzione di una grande casa del popolo. Nel 1906 viene aperta anche a Lipsia una grande casa del popolo,la cui fama e la cui importanza non sarà inferiore a quella di Amburgo. Nel 1907 a Brema era stata costruita una Volkshaus e nel 1909 un’analoga impresa era stata assunta dai sindacati locali e dal partito socialdemocratico ad Hannover. Il moltiplicarsi delle iniziative portava nel 1909 ad un congresso delle case del sindacato a Berlino,in occasione del quale veniva data vita ad un primo centro di coordinamento.Alle iniziative articolate delle diverse associazioni filantropiche,come quelle di Amburgo o Dresda fin qui ricordate,per le quali prevalente era l’interesse per una capillare diffusione degli interventi,si affiancano negli stessi anni alcune case del popolo frutto delle donazioni di singoli benefattori. Le politiche riformatrici e i contenuti culturali di queste istituzioni isolate ripetono sostanzialmente i temi delle case delle case del popolo. 1. Schade,Volkshaus,Lipsia,1906; 2. Rossbach,Volkshaus Iéna,1902; 3. Schroeder,Casa dei sindacati,Amburgo,1913; a cura di Camilla Cipriani Theodor Fischer:Pfullinger Hallen,Cornelianum e Gustav-Siegle-Haus Nel 1906 un testo di Theodor Fischer, scultore, architetto, urbanista e professore tedesco, documenta l’attenzione che anche la grande architettura tedesca riserva al tema progettuale della casa del popolo: “ una casa non da abitarsi da un singolo o da una famiglia,ma da tutti; non per studiare e divenire saggi, ma piuttosto per meditare e vivere l’intimità. Dunque non una scuola,né un museo,né una chiesa,né una sala per concerti,né un auditorio!E tuttavia, qualcosa di tutto questo e anche qualcosa di più.” Theodor Fischer vene incaricato nel luglio del 1904 del progetto per le Pfullinger Hallen che sarebbe stato completato nelle sue strutture architettoniche nel corso del 1905. Le Pfullinger Hallen sono un edificio la cui pianta articola con soprendente nitore gli spazi di una sala per concerti e dei suoi accessori e di una palestra ginnica,riunificabili eventualmente in un grande ambiente per più impegnative manifestazioni. I suoi volumi,posati sul declivio delle colline,scandiscono le diverse funzioni ricorrendo via via al repertorio della grande casa contadina del meridione tedesco,del palazzo rinascimentale. Fischer non si era domandato in quale stile storico dovesse essere costruito l’edificio ma come fosse possibile produrre un insieme architettonico conchiuso ed insieme chiaramente differenziato,cresciuto armonicamente col paesaggio. In verità Fischer dà corpo ad una vera e propria operazione di montaggio degli elementi architettonici. La facciata principale,ruotata di novanta gradi rispetto all’asse delle due grandi sale,si articola in una corte regolare formata da un corpo di due piani,sopra il quale si dispone un grande timpano il cui vertice viene a coincidere con il colmo della copertura. La simmetria dell’impianto viene dissimulata da una disposizione diversa ad ogni piano delle aperture: otto piccole finestre al piano terreno, a cui se ne sovrappongono sette più grandi ad arco a tutto sesto;poi cinque semplici porte finestre che illuminano la galleria della sala di musica a basamento del timpano,al cu centro è infine intagliata una serliana classicheggiante. Solo sul fronte delle due ali laterali si aprono le due porte di ingresso che conducono attraverso una scala al piano principale e separano i flussi attraverso la sala da musica e la palestra.Un tetto dalle ripide falde ricopre la grande casa,ancorandone saldamente le parti al suolo. I temi di una nuova arte monumentale e della fusione di pittura,scultura e architettura risuonano più chiaramente negli spazi luminosi dell’interno. Ai due poli corrispondono la nitida volta della palestra,che immediatamente richiama quella costruita da Bruno Taut nel 1922 a Magdeburgo,e la semplice architettura della sala,le cui pareti sono letteralmente ricoperte da affreschi. Quasi contemporaneamente Fischer viene incaricato della realizzazione del Cornealianum e dell’ampliamento del palazzo municipale a Worms,ultimato nel 1911:un tema straordinariamente complesso che pretendeva insieme un intervento sulla struttura rinascimentale del vecchio municipio già ristrutturato nel 1883 e la costruzione di una Volkshaus sul fianco della grande chiesa barocca della Trinità. I critici del tempo non nascondono la meraviglia per una monumentalità conquistata senza ricorrere ai tradizionali artifici della imitazione stilistica. Sul fronte della Hagenerstrasse Fischer scandisce la grande facciata in tre episodi:il nuovo corpo del municipio,serrato tra la torre terminale del vecchio edificio e una seconda torre il cui carattere pubblico è denunciato con un’ampia loggia italiana;un ‘ala destinata agli uffici dalle ampie e regolari finestre;infine il frontone maestoso del Cornelianum con due torrette aggettanti che ne sottolineano la simmetria in corrispondenza di uno dei due palchi della sala. Una torre d’angolo, un breve timpano e un balcone poligonale sullo spigolo impostano il secondo fronte sulla piazza dominato dall ripida falda del tetto in ardesia e illuminato dalle grandi finestre della sala. Bruno Taut,giovane assistente di Fischer ne disegnerà la superficie. 1. Fischer,Pfullinger Hallen,1904,progetto 2. veduta esterna 3. pianta del piano terra; 4. palestra ; 5. vista esterna ; a cura di Camilla Cipriani Nel 1907 Fischer viene coinvolto in un altro progetto,una nuova casa del popolo a Stoccarda,la Gustav-Siegle-Haus. Il programma è ancora quello tradizionale della Volkshaus borghese:una casa che sia al servizio di tutte le iniziative educative nella scienza e nell’arte senza pregiudizi sociali o confessionali, che permetta l’accesso ad una solida educazione del cuore e dello spirito ai settori più vasti del popolo attraverso conferenze,concerti popolari ed altre simili manifestazioni. Nel 1913 Fischer sarà coinvolto in un concorso a Lubecca che sarà occasione di una polemica importante sulla natura dell’architettura monumentale moderna:sulla soglia tra l’antica città e i nuovi quartieri ottocenteschi la casa del popolo avrebbe assunto la funzione simbolica di cerniera tra la parte antica della città e la Lubecca che si avviava verso un processo di modernizzazione. L’edificio avrebbe dovuto elevarsi isolato da altre costruzioni,circondato da spazi verdi, in forme semplici ma monumentali. Behrens invece progetterà un corpo di fabbrica imponente e concluso,con un rifiuto a risolvere il carattere monumentale congruo alla casa del popolo nella pittoresca composizione di una piazza;lo sforzo supremo di astrazione degli elementi compositivi che riacquistano fisicità solo nella metricità del mattone a vista; la certezza assoluta che sembra dominare ogni tentazione di piegarsi al gioco degli stili.Nella casa del popolo egli abbandona le fredde superfici di pietra, l’attualità del ferro e del vetro e la scura lucentezza del klinker per la semplicità del mattone. Peter Behrens elabora un progetto preliminare:un edificio con due ali laterali simmetricamente disposte che formano una corte d’onore al cui centro sta il monumento equestre di Gugliemo I. Una cupola sovrasta la sala centrale e un ordine gigante di pilastri quadrangolari scandisce le facciate sulle quali si aprono regolarmente ampie finestre. Il progetto di Behrens indaga le regole di una classicità monumentale. Nel 1913 viene indetto il concorso al quale parteciperanno oltre allo stesso Behrens,Thomas Fischer,Hermann Billing e Max Litttmann,oltre agli architetti locali. Dei ventitre progetti presentati ben quattro sono di Behrens,ma il vincitore sarà Erich Blunck,un architetto nativo di Lubecca. Ne era stata lodata la misura perfetta della composizione della piazza e l’architettura che pur preservando l’autonomia si ricollega alla tradizione cittadina. Egli opta per un impianto asimmetrico articolato in tre corpi edilizi dalle tradizionali forme architettoniche del settentrione tedesco,dei quali quello della loggia non disdegna il ricorso ai grandi archi neogotici a sesto acuto. 1.Fischer,Cornelianum,Worm s,1911; 2. Fischer,Gustav-SiegleHaus,Stuttgart,1912; 3. Hermann Billing,progetto per Lubecca; 1. Fischer,concorso per la Kaiser-WilhelmVolkshaus,Lubecca,1913; 2. Peter Behrens,progetto per Lubecca 3. Erich Blunck,progetto per Lubecca; a cura di Camilla Cipriani Le case del popolo in rapporto alla Siedlung tedesca Con lo sviluppo delle città-giardino e delle Siedlungen la casa del popolo si trasforma nell’edificio comunitario che costituiva il fulcro del processo di autoriconoscimento della comunità. La Siedlung non la città sarà il luogo della Volkshaus tedesca. Nel 1846 vennero previsti nuovi insediamenti nei quali le piccole abitazioni unifamiliari sarebbero state poste a corona di un edificio centrale. Qui si sarebbero concentrate tutte le funzioni della comunità e quelle vitali dell’economia domestica: la lavanderia,l’asilo,la scuola,la sala per la preghiera,la biblioteca,la sala per la musica e la danza,un ambulatorio sanitario e la farmacia. Famiglia e associazione rappresentano i due nuovi poli di vita associativa della comunità. Talora questo sistema di attrezzature comunitarie da forma a vere case del popolo dissimulate nel perimetro dei grandi blocchi residenziali. Altre volte la corte-giardino permette la costruzione di un edificio centrale,piccola casa del popolo,a metà pubblica a metà privata,sottratta allo sguardo delle strade della città. L’edificio della casa del popolo arriverà ad occupare i punti focali delle nuove composizioni urbane. Ad esempio,nel 1911,il progetto di Bruno Mohring colloca una grande casa del popolo sul’asse della piazza centrale. Il parco,la piazza e la casa del popolo diventano i luoghi centrali della città nelle ricerche di Paul Wolf(Stadtbaurat di Schoneberg e di Hannover): come polo monumentale di un sistema di tre città-giardino o come coronamento di un foro urbano nel quale si concentrano il parco,lo stadio,i campi da gioco e gli edifici rappresentativi. In verità la nascita delle grandi Siedlungen che hanno costituito il corpo del mito progressivo e rassicurante del Movimento moderno è tenacemente accompagnata dalla sopravvivenza delle istanze comunitarie della casa del popolo e del parco popolare,polo collettivo del nuovo organismo sociale. Nella propaganda per la città-giardino,la casa del popolo sembra essere il luogo capace di superare i confini istituzionali delle discipline artistiche,di riunificare le pratiche della cultura con quelle delle feste popolari,della autoriforma dei costumi quaotidiani,dell’educazione collettiva e permanente degli abitanti. La prima città-giardino tedesca sarà Hellerau dove i progetti per la casa del popolo e per il Festspielhaus coesistono l’uno accanto all’altro. Durante la prima guerra mondiale la casa del popolo si affianca ai progetti di ospitare nelle nuove cittrà-giardino i reduci,gli invalidi e le vedove,sovrapponendo così il simbolo della comunità popolare con le esigenze dell’epoca. Questo movimento delle case per i reduci fa sì che molte città-giardino tedesche elaborino i piani per case del popolo,case cooperative,case della comunità i cui laboratori artigianali,sale di lettura e di riunione,cucine centralizzate e ristoranti sarebbero tornati utili non solo ai reduci ma a tutti gli abitanti della comunità. Le piazze porticate si chiudono a formare grandi impianti edilizi isolati nel punto più alto della città. Ad esempio nel progetto di Bruno Taut per Falkenberg presso Berlino. Nel sud della Germania invece,è il modello del palazzo rinascimentale ad essere utilizzato per dare forma al nuovo centro della città-giardino. Un esempio importante di città-giardino è quello di Friedenstadt dove nel suo centro,circondata dagli edifici pubblici,sarebbe sorta una grande casa del popolo come punto focale delle iniziative culturali e sociali,affiancata da una palestra sportiva e da una grande piazza per le feste.Questo progetto richiama l’idea di città ideale diffusasi fra gli intellettuali,industriali e architetti dell’epoca:una città circondata da piccole Siedlungen nelle quali la divisione in classi della società si cristallizzava in insediamenti distinti ma la collettività popolare intera poteva riconoscersi nella sagoma dominante e riconoscibile da ogni luogo della casa del popolo. Anche Bruno Taut parlerà nel 1919 della Stadtkrone come di una corona della città dove si concentrano tutte le sue funzioni spirituali in una torre circondata da una piazza sopraelevata e collegata ad un parco per le feste.Attorno gli edifici della città si distribuiscono armoniosamente intorno alla casa delle feste. 1.H.tessenow,Festspielhaus,He llerau,1912 2. B.Taut,progetto per la Volksfesthaus,Falkenberg,1924 3. Bruno Mohring,progetto di concorso per l’edificazione del settore sud di Schoneberg,Berlino,1911 4. Bruno Taut,progetto per una Stadtkrone,1918 a cura di Camilla Cipriani Non solo la casa del popolo era il centro focale della città-giardino ma,nella Germania post-bellica alla necessità del risanamento della vita collettiva sembra essere prprio l’idea di un edificio collettivo a rappresentare una soluzione:la casa del popolo in forma di edificio imponente e con grandi sale luminose sarebbe sorto in quei quartieri dove più facilmente la popolazione povera avrebbe potuto frequentarlo.La sua realizzazione in ogni città,in ogni villaggio,è il fine di un movimento che nel dicembre del 1917 si organizza nell’Associazione tedesca per la casa del popolo.Ma di fronte alla improbabilità dela costruzione di nuovi grandi edifici ,gli anni di crisi dell’immediato dopoguerra suggeriscono l’opportunità di ospitare degnamente le case del popolo nei castelli e nelle ville aristocratiche. Si formerà una commissione edilizia al’interno del Volkshausbund tedesco con tema specifico quell odell’attenzione per la casa del popolo,i cui membri prestigiosi erano Wlater Schilbach,Herrmann Muthesius e Bruno Taut e dal 1926 anche Ludwig Mies van der Rohe ne sarebbe entrato a fare parte. All’inizio del 1920 questa commissione edilizia aveva rivolto un appello alle città tedesche perchè favorissero lo sviluppo di progetti-tipo di case del popolo e lo svolgimento di concorsi su questo tema.Ancora la Volkshaus,luogo di trasmissione di tutte le arti al popolo,era indicata come nuovo compito del primo manifesto dell’Arbeitsrat fur Kunst e nell’Architektur-Programm formulato da Taut nel 1918. Sempre negli anni venti si avverte però,nel periodo di ripresa,la necessità di abbandonare i modelli abusati dell’architettura pubblica guglielmina nella costruzione delle case del popolo da parte delle organizzazioni socialiste e sindacali.Come primo esempio possiamo citare l’edificio progettato da Max Taut nel 1922 e realizzato l’anno successivo per la sede dei sindacati socialdemocratici a Berlino.In questo progetto le sperimentazioni della nuova architettura tedesca incrociano le istanze crescenti di modernizzazione del movimento operaio tedesco.Il telaio in cemento armato delinea precisamente le campiture delle facciate,piegandosi alle modulazioni della plastica espressionista e enfatizzando la verticalità e la trasparenza del corpo vetrato della sala delle riunioni.Ma da questo edificio moderno scompaiono insieme ai provinciali accenti monumentali delle case del popolo prebelliche anche gli spazi pubblici del divertimento e dell’educazione proletaria la cui compresenza con le sedi e gli uffici delle organizazzioni socialiste aveva delineato la natura pubblica delle grandi case del popolo di Lipsia e Amburgo. Gropius è protagonista del concorso di Kassel dove partecipa anche Heinrich Tessenov e con Bruno Taut in giuria.Si richiedeva un edificio in grado di ospitare gli uffici di associazioni e gruppi di interesse collettivo,una biblioteca,una sala con cinquecento posti ed una più piccola a questa collegabile:il programma funzionale tipico della casa del popolo.Per Gropius è l’occasione per seguiAlla fine degli anni venti,grazie ad una ritro- tare le richerche sulla definizione tipologica delle singole componenti funzionali e sul vata stabilità economica,prendono corpo montaggio successivo di un roganismo arnuovi progetti e nuove iniziative. ticolato dalle aperte geometrie incernierate Nel 1926 viene bandito un concorso per la sul volume verticale della torre per gli uffici. casa dei sindacati di Brema che prevedeLa casa del popolo sembra non più preocva un edificio complesso dove sarebbero stati ospitati,oltre agli uffici sindacali,anche cuparsi della definizione della propria emergenza monumentale nella gerarchia degli negozi,locali per le organizzazioni spazi urbani.Essa stessa si pretende framgiovanili,un ristorante,una biblioteca,un giardino e una grande sala per le manifesta- mento ed embrione della città futura. zioni pubbliche. Nel 1934,ad una anno dalla presa di potere Il vincitore fu Richard Jansen e l’edificio fu di Hitler,il fronte tedesco del lavoro bandisce realizzato entro il 1928. A Zwickhau è Erich Mendelsohn a elaborare un concorso per una Casa del Lavoro dove vi dovrà prendere forma un nuova idea comunel 1927 il progetto per una casa dei sindacati aperta con un vasto corpo allungato nitaria che non conosce più differenza di classe.Tra i seicentonovanta progetti presenconcluso dalla tribuna per gli oratori e dominato da una breve torre sottile e nel 1930 tati c’è anche il progetto di Gropius che cerca sarà Dresda a festeggiare l’inaugurazione di per l’ultima volta di dimostrare come le precise connotazioni tipologiche dei singoli una grande casa del popolo. edifici ,lo studio attento delle condizioni di soleggiamento e di areazione,le vaste aree Ma soprattutto sono due concorsi per una Stadthalle a Halle alla fine del 1927 e quello verdi che separano i diversi corpi edilizi sulle per la Dr.Aschrott Wohlfahrtshaus a Kassel quali si alzano le aste delel bandiere,possano caratterizzare l’architettura della Germania nel 1930 che vedono protagonisti i maedel futuro. stri riconosciuti dell’architettura moderna tedesca.Il concorso di Halle richiede il progetto di un vasto complesso che riunisce una grande sala cittadina,una palestra per la ginnastica,un museo.Alla tentazione di una soluzione monumentale non si sottraggono nè Peter Behrens,nè Paul Bonatz che coronano l’altura con massicci edifici sui quali si innalza il grande volume della sala,nè ancora Hans Poelzig che progetta un drammatico edificio circolare in pietra,al colmo di una ascesa scolpitada sconfinati terrazzamenti. Walter Gropius invece sospende la grande copertura della Stadthalle a degli svettanti piloni che compongono un gigantesco colonnato concluso da una trasparente trabeazione. Alla metà degli anni venti le case del popolo socialdemocratiche erano circa settanta nelle città tedesche,organizzate fin dal 1922 in un’associazione e attive abbastanza da suscitare le rimostranze del Volkshausbund che riteneva il carattere classista delle iniziative socialdemocratiche incompatibile con la totalità espressa nel concetto di popolo. 1.Concorso per una casa dei ssindacati,Brema,1926,progetto di Rudolf Jacobs 2. Concorso per una casa dei ssindacati,Brema,1926,progetto di Richard Jansen 3. Eugene Kaufmann,progetto di concorso per una casa del popolo,Halle,1920 a cura di Camilla Cipriani Inghilterra: i Mechanics Institute In Gran Bretagna la storia socio-economica del paese ha necessariamente imposto un più complesso e ambiguo rapporto fra architettura e politica. Dal canto suo il movimento cooperativo britannico si evolve verso un’architettura strettamente utilitaria e commerciale. Lo slancio industriale ed economico del XIX secolo,e la prevalenza di una politica commerciale e sociale liberale,respingeranno fino al XX secolo la diretta responsabilità dello stato nel campo sociale.E’ così che in Gran Bretagna l’evoluzione di un’architettura socializzante si distingue in particolare per il suo aspetto filantropico. All’origine di una nuova architettura sociale ci sarebbe dunque la filantropia di una borghesia radicale,ispirata dall’ideologia socio-politica dell’illuminismo e delle sue conseguenze rivoluzionarie in Francia,un’architettura a tesi concepita per rispondere all’affermazione del movimento operaio sulla scia dell’azione precorritrice della rivoluzione industriale. Il movimento operaio infatti, all’inizio del XIX secolo ,già organizzato in sindacato,prende coscienza dalla propria identità di classe e svilupperà un’alleanza politica con quella stessa borghesia radicale da cui proviene l’impulso filantropico. A partire dalla fondazione dell’istituto londinese,si propaga assai rapidamente un movimento di scala nazionale che segue,sulla scia della rivoluzione agraria,l’urbanizzazione forsennata di una società che si industrializza e la cui popolazione è in piena crescita. Il movimento dei Mechanics Institute deve appagare la sete di conoscenze tecniche,scientifiche , economico-politiche e culturali dell’operaio pensante.I Mechainics Institute infatti altro non erano che sedi di corsi concepiti specificatamente per l’istruzione di operai e artigiani qualificati sviluppatisi da un’idea del dott.Birkbeck ,professore di Glasgow che li inaugurò nel 1804 e furono formalmente istituzionalizzati nel 1823. Ma se artigiani,operai specializzati e organizzatori sindacali accoglievano questo aiuto benevolo,non lo accettavano tuttavia a qualsiasi condizione. Così nel movimento dei Mechanics Institute si annunciano,a partire dalla fondazione londinese,ambiguità e addirittura conflitti ideologici. Il disaccordo nacque sul punto essenziale del controllo dell’autonomia finanziaria e pedagogica dell’istituto. I sostenitori del movimento operaio volevano dissuadere il fondatore dei M.I. dal suo zelo filantropico per accrescere le strutture del nuovo edificio.Essi volevano L’espressione architettonica di questa tradi- piuttosto uno sviluppo graduale nel quazione filantropica si diffonderà gradualmen- dro del mutualismo operaio:le modeste te nel corso del XIX secolo per toccare il suo sottoscrizioni dei soli partecipanti si dovemassimo con l’apporto municipale nell’ulti- vano assumere l’onere del finanziamento mo terzo del secolo. e,quindi,della gestione dell’istituto. Tipi distinti di costruzioni devono assicurare una generale funzione pubblica e popolare,oltre a scopi specificatamente educativi,igienisti o semplicemente ricreativi:biblioteche pubbliche,sale di riunione,bagni pubblici,scuole,istituti tecnici,clubs popolari e sale da biliardo. L’antecedente di queste costruzioni diverse,ma intimamente legate alle origini del movimento operaio e primo esempio di un’architettura che avrà la doppia vocazione di fornire contemporaneamente un luogo di riunione pubblica e una struttura per l’insegnamento popolare, è il Mechanics Institute. I Mechanics Institute per l’ambizioso intervento della stessa filantropia borghese avranno sin dall’inizio delle marcate pretese architettoniche. Ben prima delle riforme parlamentari-municipali e dell’avvento di un’architettura civica nelle città industriali,il Mechanics Institute è il simbolo manifesto di una nuova realtà sociale: il riconoscimento della classe operaia come tale e l’affermazione,per la prima volta,di un’architettura concepita specificatamente a suo uso,e con la quale esse possa identificarsi. 1. Bordrick,M.I,Leeds,1864-66; 2. Norman,M.I,Plymouth,1844; 3. Locwood e Mawson,M.I.,Saltaire,1867-71 Il primo M.I. apre nel 1823 in locali provvisori,a Londra.L’anno seguente l’istituto si installa definitivamente a Southampton Buildings,nello stesso quartiere,dove a questo scopo viene restaurata una grande casa borghese,attrezzata con una sala di lettura e di riunione,con una biblioteca e,a partire dal luglio 1825,dotata del suo centro ideologico:l’anfiteatro. Esso si dispone saggiamente dietro la sua facciata domestica,deve molto alla London Institution e ai suoi precursori nella distribuzione delle sue attrezzature e soprattutto nella costruzione dell’anfiteatro.L ‘architetto dell’istituto,Robert McWilliam sistemò la biblioteca,le sale dei periodici e di riunione e le aule sui tre piani principali.Ma l’aggiunta del 1825 dell’anfiteatro è il suo contributo più innovatore. Concepito per mille posti a sedere,l’anfiteatro era a pianta semiovale,con illuminazione dall’alto,fornita da una lanterna rettangolare inserita nel soffitto piatto. La notevole capienza di questo anfiteatro veniva dalle leggere gallerie incurvate,sostenute da fini colonne di ghisa,con i posti disposti in semplici gradinate su un’inclinazione abbastanza vertiginosa. Al centro si trovava il ferro di cavallo,contemporaneamente cattedra e banco per le dimostrazioni inquadrate ai lati da alte gradinate a loggia. Questa disposizione derivava dalla ricerca della massima capienza nei teatri dell’epoca e da cappelle e chiese del XVIII secolo con le loro tribune e gallerie orientate verso l’altare. La volumetria cubica ben caratterizzata con raffinata precisione nei dettagli e nel trattamento della pietra,si manifesta nell’articolazione rigorosa delle masse. L’imponente ma sobrio peristilio ionico è fiancheggiato da tre aperture arretrate con due colonne dello stesso orine in antis. Le ali sostengono la composizione con le loro solide masse sottolineate dai pilastri d’angolo e dal primo piano cieco. Dietro il peristilio si eleva la massa cubica dell’attico un po schinkeliano con le finestre che girano tutt’intorno. Queste ultime con il lucernario nascosto dal tetto illuminano all’interno l’imponente vano della scala e il vestibolo dotato di un colonnato dorico su tre lati con sopra delle copie del fregio del Partenone.Le sale ,le biblioteche sono distribuite da una parte all’altra di questo spazio centrale. Nel 1837-39 Barry aggiunge l’Atheanum per ingrandire i locali e permettere anche l’istallazione della Associazione per la diffusione della conoscenza,affiliata al movimento dei Mechanics Institute. Questo nuovo edificio ricerca la dignità civica,ma ora nel gusto italiano di cui Barry è il promotore Questo stile adattava il palazzo rinascimentale,con le sue ricche modanature e la sua cornice aggettante,all’ambiente urbano e alle esigenze dell’età vittoriana.Adattamento che ebbe un successo immediato e molto esteso. Esso offre una strada intermedia,ma di grande richezza plastica, fra i due estremi del neoclassico e del neogotico. Gli istituti che si ispirarono al modello di palazzo furono molti. Lo stesso Barry nel 1851-56 progettò la biL’istituto che rivaleggiò con Londra blioteca del Mechanics Institute di Birmingper la data di fondazione è quello di Manchester,fortemente caratterizzato dalla ham. Lo stile italiano adottato qui raggiunge una composizione piuttosto barocca con volontà di dare una ben precisa immagine la sua grandiosa massa innalzata sul basaarchitettonica. L’edificio era una costruziomento scanalato,con la prua semicircolane completamente nuova ,espressamente re che domina un incrocio centrale della concepita per la sua funzione. Due ali leggermente avanzate incorniciano una faccia- città,il tutto potentemente ritmato da un colonnato d’ordine corinzio,di una romanità ta simmetrica su due piani,con un portale con frontone. L’influenza di ricchi industriali pesante.L’estensione sulla piazza presenta una facciata interpretata più liberamente e filantropi è stata determinante senza dubpiù frammentata. bio sulla scleta monumentale. Occorre La composizione italianeggiante introdotta segnalare che a Manchester la costruzioda Barry sarà l’elemento dominante dell’arne del Mechanics Institute è associata alla fondazione di una istituzione borghese che chitettura degli istituti della metà del secolo. prese il nome di Royal Institution.Costruita La sua biblioteca-istituto di Birmingham segna l’appropriazione da parte dell’autorità fra il 1824 e il 1835 la Royal Institution è la municipale del movimento dei Mechanics prima importante commissione dell’architetto Charles Barry.Di ritorno da un viaggio Institute,espressione sia della nuova cosciendi studio di quattro anni in Italia,Grecia,Asia za che della dignità civica acquisita dalle Minore,Barry pratica con disinvoltura lo stile nuove città della rivoluzione industriale. neo-greco ortodosso,ma qui lo compone in maniera originale. 1. M.I.,Manchester,1840; 2. Barry,Royal Institution, Manchester,1824-35; 3. Brooks,London Institution, Londra,1815-19; 4. Barry,biblioteca-istituto, Dowlais,1851; 5. Barry,M.I.,Birmingham, 1851-56; a cura di Camilla Cipriani Un nuovo Mechanics Institute viene ad aggiungersi a questo insieme di edifici che tentano di imporre un centro civico al posto dei palazzi commerciali.Come a Leeds,si ha una maggiore ampiezza di vedute e si hanno i mezzi per farlo. In questo caso la commissione è affidata a un studio locale specializzato nella costruzione di magazzini e uffici,quella di Andrews e Pepper.Essi adottano una rigorosa e libera versione del gusto italiano dell’epoca. E’ questo stile ,giudicato più appropriato del gotico che essi applicano all’istituto. L’ubicazione dell’istituto richiedeva un isolato al centro di Bradford,al fianco del Municipio. La sua massa quadrato era animata dal ritmo serrato delle finestre ad arco completamente vetrate,dal raddoppiamento dei pilastri dell’ordine sovrapposto,dalla ricca profusione di modanature e dettagli scolpiti,la soluzione stondata degli spigoli e l’evidenza sul colmo dei comignoli disposti sull’allineamento dei pilastri.L’arco gigante al centro della facciata settentrionale illuminava la scala d’onore, che conduceva all’anfiteatro del palazzo veneziano,si accorda pienamente con le aspirazioni d’epoca. Altri esempi sono il Mechanics Institute di North Haniver Street realizzato da Robert Black,una costruzione elegante,senza prete monumentali,nel suo classicismo purificato,sobrio,di precisione perfetta nella sua muratura.Questa stessa sobrietà classicheggiante ma di un più marcato gusto neogreco,si trova nel Mechanics Institute di Liverpool. Gli architetti sono A.Y.Williams e il suo primo collaboratore.La composizione neogreca è ampiamente sviluppata su nove campate di facciata.La sua estensione è bloccata da spessi pilastri di controventatura e dalla pesante cornice della profonda trabeazione.Al centro l’avancorpo a peristilio ionico denota il carattere pubblico dell’edificio,ma manca un po’ d’ampiezza a confronto con lo sviluppo della facciata. Il peristilio e l’ordine gigante neogreco segnalano ugualmente la presenza del Mechanic Institute in molte altre città negli anni 1830-50. Il neogotico è poco diffuso nei Mechanics Istitute, che seguono nell’insieme il passaggio dal classicismo al genere italiano. Una pronunciata eccezione fu il Midland Institute del 1881 di Birmingham la cui facciata ,con l’estrema ricchezza dei suoi ornamenti ma nello stesso tempo la precisione e la delicatezza dei dettagli e delle rifiniture,caratterizza perfettamente quella che viene definita “scuola di terracotta di Birmingham” con eclettismo nella libera invenzione di motivi il cui naturalismo vegetale anticipa spesso gli elementi dell’Art Nouveau,pur restando in una concezione gotica. Il Mechanics Institute rimane un edificio simbolo delle rivoluzione sociale che in Gran Bretagna accompagna quella industriale,simbolo dell’emergere di una classe operaia ben definita che imporrà la propria identità,innanzitutto tramite questi istituti. Le biblioteche pubbliche,i bagni pubblici,perfino le abitazioni popolari,tutta la nozione di un’architettura sociale proviene da questa tradizione stabilita dai Mechanics Institutes all’inizio del XIX secolo.In Inghilterra prima degli anni ’40,a parte i circoli aziendali e le associazioni professionali,né i sindacati né i partiti politici erano provvisti di locali importanti.I grandi dibattiti politici avevano luogo in sale affittate. Così,e soprattutto per quanto riguarda l’evoluzione del Partito laburista,il Mechanics Institute ha potuto svolgere un ruolo definito nella funzione del grande anfiteatro:un ruolo di arena popolare,politica e culturale del paese. A partire dal 1840 si può riconoscere una certa transizione verso una clientela piccoloborghese. Dopo la metà del secolo si continuano a costruire e a ricostruire dei Mechanics Institute,ma il movimento si indebolisce e diviene più strettamente benefico,meno indipendente:l’aggravarsi del problema della gestione finanziaria e ideologica non ne è la sola causa. Il successo stesso del movimento genererà la creazione e la concorrenza di istituti e collegi simili,sia emanazione diretta di associazioni operaie e del movimento cooperativo,sia specificatamente patrocinate da organizzazioni filantropiche. 1. Andrews&Pepper,M.I., Bradford,1869-71; 2. A.Y.Williams e S.L.Edwards, M.I.,Liverpool,1835-37; 3. Chamberlain,Midland Institute,Birmingham,1881; a cura di Camilla Cipriani Lo sviluppo delle case del popolo in Italia fino all’avvento delle case del fascio Il partito nazionale fascista crea organismi che hanno fini sicuramente politici,ma che costituiscono strutture di servizio, a diffusione nazionale,le cui diramazioni funzionali sono presenti forse con diversa intensità,ma comunque capillarmente,al nord come al sud,in città come in campagna. Tutto ciò si realizza con le strutture del PNF,con l’Opera nazionale dopolavoro,l’Opera nazionale balilla e con le altre organizzazioni giovanili,femminili, etcc cioè concretamente con le case del fascio,le case balilla etcc. Formalmente le caratterizzazioni di questi edifici dipendono da numerose variabili e subiscono l’abbondante influenza tanto delle numerose forti tensioni emotive quanto della conflittualità ideale degli anni venti e trenta. Funzionalmente alcune specificità tipologiche di questi edifici si vengono via via meglio definendo in ragione del consolidarsi del regime,della sua volontà di onnipresenza e di centralizzazione, in ragione del bisogno di dar risposta ad esigenze che comunque maturano.Contemporaneamente si può cogliere il valore di ciò che il patrimonio del pensiero socialista ha prodotto sul fronte della risposta ai bisogni e di cui il fascismo nascente si è parzialmente appropriato. Le case del fascio,del balilla,il dopolavoro ecc in un primo momento nascono infatti per sostituire e surrogare le leghe di resistenza,le cooperative,le società di mutuo soccorso,le camere del lavoro,organismi creati dal riformismo e dal socialismo come risposta alle nuove esigenze del proletariato urbano che vive la realtà sociopolitica del novecento italiano. Nel congresso di Milano del 1891 il leader socialista Filippo Turati,sulla base di ampie considerazioni,ritiene di dover proporre una forma organizzativa del partito tale per cui il criterio di ammissione dipenda non dalle adesioni individuali ma da quelle collettive. Coerentemente le strutture di base verranno realizzate in forme congruenti a quella concezione favorendo e promuovendo organismi autonomi ed istituzioni proletarie. L’associazionismo ha valenze fortemente differenziate; vi confluiscono socialisti,anar chici,repubblicani,radicali,cattolici,lo stesso padronato illuminato. Le associazioni diventano luoghi di mediazione di intenzioni tre loro diverse,che convivono in ragione di una proclamata apoliticità degli organismi;il loro fine è sempre riconducibile ai temi del miglioramento e dell’educazione ad esempio le società di mutuo soccorso. Attraverso questi organismi autonomi ven- Quando c’è l’estensione del diritto di voto gono affrontate pragmaticamente le difficol- le amministrazioni locali vengono così a tà del proletariato agricolo ed industriale. I rappresentare,rispetto al potere centrale,veri fasci,le leghe ,le cooperative ecc si confron- e propri momenti di contrapposizione diatano con i problemi imposti dalla miseria lettica e di autonomia.Così si propongono diffusa e si organizzano per affrontare le soluzioni formali che manifestano l’aspirazioquestioni dell’emigrazione e per difendere il ne ad una monumentalità democratica. lavoro,il salario,la salute. Alcuni esempio sono a Roma,nella sede di I primi luoghi in cui c’è testimonianza via Capo d’Africa a Roma o per esempio nel di incontri, di propaganda di forme emprogetto del 1908 di V.Bacigalupi per la case brionali di organizzazione sono locali del popolo di La Spezia,contraddistinto da pubblici;particolarmente in Italia si tratta di un lessico neoclassico non lontano dalle osterie. esperienze francesi:la parte centrale del fronSono questi d’altra parte i ritrovi tradizionali te è una doppia loggia,sporgente,articolata,c del proletariato in cui al mangiare,al bere,allo ontraddistinta da un doppio ordine di pilastri stare al caldo si uniscono i passatempi della in cui le scansioni di quello inferiore vengopartita a carte,delle bocce e degli altri giochi. no dimezzate al primo piano, con pilastri che Proprio nelle osterie il senso comunitario,che diventano snelli e binati. trova consistenza nella mutualità diventa Le finestre del primo piano sono collegate tradizione popolare. a quelle del sottotetto da motivi decorativi Con l’associazionismo diventa fortissimo e tutta la facciata è percorsa da lunghe fuil desiderio di avere una sede che rapghe sull’intonaco.La balaustre,che chiude presenti anche fisicamente le condizioni l’edificio,incornicia al centro la scritta “Casa di esistenza e di diversità.I momenti culdel Popolo” a cui è sovrapposto un gruppo turali e collettivi,così come le pratiche stauario allegorico che sovrasta l’insieme. quotidiane,che esprimono queste differenze devono svolgersi in luoghi che siano Le prime sedi proletarie vengono costituistrumenti di riconoscibilità e di autonomia. te dalle SMS(società di mutuo soccorso),da In queste sedi i simboli della rappresentasocietà filarmoniche,dal movimento coopezione del mondo socialsita diventano una rativo. Il MS e la cooperazione erano le prime nuova iconografia:sulla facciata sempre la forme di risposta collettiva alle condizioni di grande scritta o a volte dei motti del partito. estremo disagio in cui versava il proletariato. L’espressione Casa del Popolo compare per Le cooperative originalmente erano di prola prima volta in Italia tra l’8 e il 10 settembre duzione o di consumo o di lavoro. 1893 durante il secondo congresso socialista a Reggio Emilia, in occasione del quale fu Le cooperative di consumo e quelle di proinaugurata la nuova sede della cooperativa duzione cominciano a costituirsi alla sedi Massenzatico, un paese nei pressi di Reg- conda metà dell’ottocento mentre quelle di gio Emilia. lavoro non sorgono prima degli anni ottanta. La Casa del Popolo risponde ad esigenze di Molto spesso nelle sedi stesse delle coopesviluppo ed funzionamento di cooperative rative si adibiscono dei locali per le case del di lavoro e di consumo e di un complesso di popolo e,quando è possibile,per il teatro del servizi culturali, assistenziali, mutualistici e popolo. Ecco che una serie di funzioni diverricreativi. se comincia a coesistere nello stesso edificio. Culturalmente rappresenta la visibilità del Alla realizzazione del teatro operaio,in parmovimento, la sua stabilità, l’unità e la soli- ticolare, viene data grande importanza. Se darietà popolari, la dimostrazione pubblica dunque per un verso è il luogo delle grandi della propria capacità etica e tecnica, il senso riunioni politiche, è anche il luogo dei edudi un profondo radicamento sul territorio, la cazione che si realizza con gli spettacoli e conservazione della memoria. con le conferenze,oltre che con le già diffuInfine, essa simboleggia il centro coordise biblioteche circolanti e con le Università natore dell’insieme associativo socialista, il popolari. modello della futura società, il nucleo di un socialismo che si sarebbe gradatamente al- Con la cooperativa di consumo si istituisce lo largato fino a comprendere il comune, la vita spaccio,a volte il forno,una sala per le riunioeconomica e l’intera società civile. In questo ni. senso, la Casa del Popolo contiene la speranza della società futura e dell’uomo nuovo socialista. Ad esempio la prima casa del popolo italiana sorta nel 1893 come sede della cooperativa La Braguzza in Emilia Romagna è un edificio molto semplice a due piani,a piata rettangolare.All’ingresso,che è sul lato meno lungo,viene conferito un minimo di enfasi da un doppio ordine di treinestroni a tutta altezza sormontati da un cornicione e da un frontone,su cui appare la scritta “ Cooperativa di Massenzatico ” e da due finte lesene che corrono sugli angoli. Le cooperative e le case del popolo si diffondono così particolarmente nell’Italia centrosettentrionale. Nel 1899 l’inaugurazione della Maison du Peuple di Bruxelles si configura coma un elemento eccezionale in grado di proporsi come stimolo e come esempio ma ben difficilmente come archetipo. Le dimensioni dell’edificio di Horta,le sue qualità formali,il suo rilievo centralizzante,sono quanto mai lontane dalla logica degli innumerevoli esempi che,nella diffusione territoriale,costituiscono l’emblema dell’autonomia,della capacità delle singole organizzazioni locali di vivere della propria forza.Si tratta quindi di edifici di dimensioni ridotte e dalle scarse qualità formali diffusi nei piccoli centri. Abbiamo visto come i socialisti tentino di sottrarre le strutture dell’associazionismo al controllo padronale,a quello cattolico, a quello repubblicano. Nel tempo le case del popolo socialiste diventano le più diffuse ma le strutture cattoliche e repubblicane non sono assolutamente trascurabili. I cattolici diffondono le cucine economiche e fondano le casse rurali che con la capacità di erogare credito consentono di acquisitre ampi consensi. Ad esempio a S.Giacomo Roncole c’è un bell’esempio di edificio realizzato dai cattolici tra il 1911 e il 1913:una casa del popolo in cui vengono sistemate le opere sociali della Pieve,una cantina sociale,alcuni inquilini e sul retro un cinema-teatro all’aperto.Sul fronte anteriore viene distinto cromaticamente un basamento molto alto,chiaro,dal corpo dell’edificio,che è scnadito da sei lesene che dallo zoccolo arrivano al cornicione. Accanto alle case del popolo nell’ultimo decennio dell’ottocento su ispirazione della Bourse du Travail di Parigi, si da il via alla fondazione delle camere del lavoro. Dal confronto si evince che entrambe le organizzazioni sono istituite per la difese dei singoli interessi di classe di cui ognuna di esse ha la rappresentanza,entrambe hanno base territoriale ,ed entrambe,per analogia di diritto,devono essere poste sullo stesso piano. Dunque se la camera di commercio fruisce di attenzioni da parte della municipalità le medesime per analogia spettano alle camere del lavoro. Le CDL trovano ben presto una grande diffusione poiché sono strumenti determinanti nella lotta di classe.Esse sorgono quando esiste già di fatto una forte organizzazione diffusa. La distribuzione di organismi socialisti è fortemente differenziata.Nel sud è quasi assente,fatta eccezione del napoletano e del palermitano.Nel centro-nord c’è una grande diffusione delle strutture cooperative. Particolare capacità organizzativa viene dimostrata attorno a Torino,Varese,Ravenna ,Imola,Forlì,Firenze e Como.Qui ad una vita cooperativa ed associativa diffusa si unisce una certa complessità organizzativa anche al di fuori delle città maggiori. L’importanza dell’autonomia economica della singole associazioni è confermata dal fatto che esistono spesso luoghi in cui ci sono le cooperative pur se mancano le case del popolo mentre,salvo piccole eccezioni,non accade mai il contrario. Tra le risposte che l’autoorganizzazione dà ai propri bisogni emergenti non è invece presente in forma veramente organizzata la questione della pratica sportiva,che poi col fascismo tanta parte avrà nell’organizzazione del consenso. Si crea perciò uno spazio vuoto che è necessario colmare attraverso la creazione di organismi che ne surroghino le funzioni e che contemporaneamente rispondano al disegno politico fascista.Il principale strumento sarà costituito dall’Opera nazioanle dopolavoro dove al connubio tra attività ricreativa ed impegno politico attivo dei circoli socialisti si sostituisce il coniugarsi di attività ricreativa ed educazione.L’OND viene affiancata dall’Opera nazionale balilla che si interessa dell’inquadramento di tutti coloro che no hanno compiuto i 21 anni. Le case del fascio e del littorio,invece,sono l’emanazione diretta del partito nazionale fascista ed hanno sempre tre gruppi di locali:quelli per gli uffici del partito,quelli destinati al dopolavoro,quelli rivolti all’educazione dei giovani.Alcuni caratteri possono variare in relazione al fatto che abbia preponderanza la sala degli spettacoli o la palestra ed i locali annessi. Nei primi del Novecento si riscontra la presenza molto importante della Società Umanitaria,fondata nel 1893, che non fu mai istituzionalemtne socialista ma con una forte influenza di tale partito. Fondamentali fra le iniziative di questa associazione sono l’attività di studio delle condizioni delle classi operaie svolta per mezzo dell’Ufficio del Lavoro e l’assistenza ai disoccupati,per la quale si costruisce una cassa di sussidio alla disoccupazione. Si istituiscono inoltre per l’istruzione,la scuola professionale maschile e quella femminile,le sezioni festive e serali ed i corsi magistrali.L’Umanitaria inoltre si inserisce proponenedo un quartiere operaio modello da esse stessa fianziato fino alla creazione dell’Istituto autonomo case popolari. Con l’avvento del fascismo si arriva alla trasformazione degli enti locali e alla sostanziale soppressione della loro autonomia con lo snaturamento degli organi di autogoverno o con la loro eliminazione: 1 Il teatro della Società Umanitaria dopo i bombardamenti del 1943 2 Pubblicazione della Società Umanitaria,Milano,1908 a cura di Camilla Cipriani Il Belgio e i primi modelli di case del popolo In Belgio la casa del popolo sorge dal rapporto di interazione che esiste fin dal principio fra cooperazione e politica: essa è il centro dell’organizzazione locale del POB(partito operaio belga),fondata da una società operativa socialista. La casa del popolo di Jolimont ,la prima creata in Belgio(1872),spiega il meccanismo di esistenza delle altre: nasce una cooperativa,coalizione dei lavoratori per la difesa dei mezzi di sussistenza,che generalmente gestisce il commercio del pane. Per esercitare la propria attività commerciale e per riunire i propri membri,affitta o compra una piccola casa operaia e si arricchisce con il commercio cooperativo. Ma la particolarità del modello belga,che ha origine a Gand,sta nel subordinare l’attività economica a obiettivi politici,opere di solidarietà sociale,nel costruire locali più importanti di quelli strettamente necessari all’attività commerciale, e nel metterli a disposizione dei membri di tutte le organizzazioni operaie legate al movimento socialista. L’idea iniziale della casa del popolo è percorsa da un principio egualitario e utopistico. In un primo momento i capitali si raccolgono per mezzo di sottoscrizioni operaie,poi vengono forniti dalla cooperativa stessa,da una cooperativa vicina,dalle sottoscrizioni di organizzazioni affiliate o talvolta dal credito concesso dai fornitori. I lavoratori assicurano sempre la loro partecipazione volontaria alla costruzione della casa del popolo. Durante la prima fase di insediamento delle case del popolo (1872-1914)predomina sempre l’iniziativa locale indipendente. Nella creazione di una casa del popolo prevalgono due obiettivi: migliorare l’alimentazione dell’operaio in un primo tempo,sviluppare una strategia di insediamento vicina al consumatore in un secondo,e organizzare il tempo libero degli operai. Ma ciò che distingue le case del popolo e la loro rete di magazzini da un semplice ingranaggio di un circuito commerciale,non è il loro essere al servizio e a difesa della classe operaia,ma piuttosto che esse appaiono come delle conquiste,come luoghi di indipendenza e di emancipazione. Con il dopoguerra si assiste al raggruppamento delle cooperative in seno a società regionali e alla razionalizzazione dell’organizzazione economica in reti di vendita. Le case del popolo e i loro magazzini appaiono come strumenti privilegiati di un mercato da conquistare,come dispositivi per lo sfruttamento commerciale di vendita di una gamma di prodotti sempre più estesa. Se fino al 1950 restano,malgrado tutto,un luogo di coordinamento e di lotta,gli anni ’60 segnalo la fine di un’epoca: dietro al fallimento economico del sistema cooperativo si svolge il desolante spettacolo dell’espropriazione collettiva e individuale. Nate da una comune volontà di presenza e di affermazione socialista attraverso un edificio,le case del popolo non hanno però dato luogo a una produzione architettonica omogenea. Essa,come d’altronde quella delle fabbriche,attinge da dispositivo estetico ideato dalla borghesia per affermare la propria presenza nella città o nel villaggio,durante quei centocinquant’anni di edificazione della sua cultura. Unica sfumatura:la predominanza,per un breve periodo di tempo,dello stile art déco. A quell’epoca la costruzione delle case del popolo è affidata anche nei piccoli centri ad architetti ai quali la cooperativa si è rivolta. Per queste ultime battute del movimento cooperativo,essi adotteranno un’architettura che segue la moda del momento. La casa del popolo di Bruxelles resta un tentativo unico e splendido,in un contesto privilegiato(il progetto era appoggiato dalla borghesia progressista e dagli intellettuali aderenti al socialismo),di trasmettere la fede politica del movimento operaio nell’impegno poetico di un progetto architettonico la cui estetica rivoluzionò il clima di tutta una epoca. 1. Paul Hamesse,magazzino,Br uxelles,1903 2. Eugene Bodson,Maison du peuple ,Paturages,1903 3. Maurice Mailleux,progetto per la facciata della Maison du peuple di Bossu,1910 4. Maurice Mailleux, Maison du peuple,Wiheries,1914-22 Victor Horta,Maison du Peuple,Bruxelles,Belgio,1899 La distruzione e soprattutto la sostituzione della Maison du Peuple con una banale grattacielo nel 1964 ha ottenuto l’ effetto di suscitare una viva indignazione internazionale al punto di permettere una rivalutazione dell’opera di Victor Horta e dell’architettura Art Nouveau in Belgio come due degli elementi più caratteristici dell’architettura del paese. L’inaugurazione è avvenuta il giorno di Pasqua del 1899 ,denominata “Pasqua rossa” dal quotidiano Peuple nell’edizione speciale dedicata all’avvenimento. La nuova Maison du Peuple è il simbolo dell’affermazione del socialismo,un’affermazione che maschera molti sacrifici. Tutti gli elementi più specifici del linguaggio di Horta,lo spirito costruttivo,i fasci di curve,l’asimmetria e la reinterpretazione dello stile rococò attraverso delle fonti naturaliste sono presenti con un’intelligenza critica alla quale ben poco può essere aggiunto. C’è un’impressione di stupore e di meraviglia che colpisce entrando per la grande porta monumentale che supporta la volta a grande altezza ,si penetra nella costruzione attraverso l’ingresso più ampio e dove le vaste proporzioni si manifestano subito. Ovunque vi sono corridoi che si aprono,delle rampe di scale che serpeggiano,dei percorsi che si incrociano ,degli ampi spazi,dei magazzini,delle sale,degli uffici….e tutti questi ambienti che a prima vista sembrano confondersi in un labirinto sono invece combinati logicamente. Il caffè è costituito da un grande spazio dove si intersecano delle eleganti putrelle di ferro che si uniscono sobriamente alla decorazione generale. Sul fondo il buffet , una divisione mobile separa questa sala da un corridoio laterale ,divisione che si può facilmente rimuovere nei giorni di maggiore affluenza. Vi si trovano anche quattro colonne decorative; ognuna di esse è sormontata da un’illuminazione sferica la cui luce viva inonda la sala. L’ultimo piano è occupato interamente dal salone per le feste sopra il quale si apre la terrazza composta da un balcone scoperto che serpeggia graziosamente per tutta la lunghezza della facciata. Un ascensore parte dal seminterrato e arriva fino al salone delle feste ,percorrendo così un’altezza di 21 metri. 1. Victor Horta,Maison du Peuple,Bruxelles,viste esterne,piante,sala riunioni,sezione parte centrale a cura di Camilla Cipriani Victor Horta nella stesura del progetto si ispirò al teatro di Bayreuth per studiare le combinazioni dell’acustica da applicare al salone delle feste e visitò più volte il Vooruit per creare una migliore disposizione per i magazzini. La storia della Maison du Peuple comincia nel 1881 quando a Gand(Gent) nasce la Vooruit, una cooperativa alla quale aderiscono 54 membri operai. La prima sede a Bruxelles è situata in Rue de Bavière in una vecchia sinagoga che comprende anche un cafè,una serie di sale piccole e grandi utilizzate dall’organizzazione operaia. Nel 1888 verranno prodotti cinquecentomila pani,quattro anni più tardi saranno quattro milioni,e subito si aggiungeranno la macelleria e un servizio medico e farmaceutico. Nel 1892 la società prende il nome di Maison du Peuple,Société Coopérative di Bruxelles. La vecchia sinagoga non era più sufficiente e riscosso il successo elettorale viene presa la decisione di costruire un nuovo edificio. Horta stesso nelle sue memorie ricorderà che intellettuali e “vecchi operai” furono di consenso unanime nella sua designazione. Egli ritenne il tema di progetto molto interessante, un palazzo che non sarà solo un “palazzo” ma una “maison” dove l’aria e la luce saranno il lusso negato per molto tempo alle abitazioni operaie; una maison che sarà il luogo dell’amministrazione,degli uffici delle cooperative,degli uffici delle riunioni politiche e professionali; di un caffè dove il prezzo di consumazione sarà in rapporto alle aspirazioni dei dirigenti che combattono l’alcolismo; delle sale di conferenza destinate a elargire l’istruzione e un’immensa sala per le riunioni per la politica e i congressi del partito,ma anche per le distrazioni musicali e teatrali dei membri. Il terreno acquistato nel 1895 per la somma di duecentoventottomila franchi si affaccia sulla Rue Stevens dove si aprirà la prospettiva principale e lateralmente è delimitato dalla Rue du Pigeon e la Rue de la Samaritaine. Sei mesi furono sufficienti a Horta per l’elaborazione di un progetto preparatorio ,seguito da tre mesi per lo sviluppo dei disegni e quindici disegnatori che lavorarono un anno sotto la direzione dell’architetto Pringers,per disegnare tutte le piante a misura d’esecuzione. Le fondazioni cominciano nel 1895; nel corso del primo semestre del 1896 i lavori subiscono un rallentamento a causa dei ritardi nelle forniture dei plinti. Il rigore dell’inverno 1896-1897 determina un’interruzione ulteriore del cantiere e si dovette aspettare la primavera per riprendere un ritmo sostenuto; in compenso le putrelle in ferro fabbricate in atelier dalla Maison Bertaux sono rapidamente montate. Ma verso la metà del 1897,temendo che il terreno fosse troppo stretto,la società acquistò due porzioni di terreno ulteriori intorno alla Place de la Chapelle e procedette ad una variante di progetto in corso; questa variante comprese lo studio di un grande salone per le feste . Il cantiere ha avuto un’applicazione integrale della formula della cooperativa: l’impresa realizzatrice era una cooperativa come quella commissionante. L’organismo architettonico è caratterizzato da tre elementi essenziali: la facciata a balestra che alterna cioè concavità e convessità in modo asimmetrico,il grande ottagono irregolare della sala del cafè al piano terra e del primo piano che si distribuiva per l’intera profondità dell’edificio al centro della parte convessa con una grande struttura ripetuta anche ai piani superiori dove le esigenze funzionali avevano portato fin dall’origine a suddividere il volume in uffici e terzo,la grande sala per le conferenze e teatro disposta trasversalmente per tutta l’estensione possibile dell’area e costituita da un rettangolo allungato sovra passante le irregolarità dell’edificio della parte tergale e costruito con una serialità derivante dalla sua stessa natura di sala che anticipa la democrazia del cinema rispetto alla formula tradizionale del teatro di classe. Una delle matrici ideologiche della facciata è la volontà di denunciare il volume interno verso l’esterno. Uno dei dati più significativi è la differenziazione delle strutture verticali che mantengono sempre la loro caratteristica di montanti scanditi con un ritmo quasi costante e di valore quasi gotico rispetto agli elementi orizzontali che invece si sagomano a seconda delle esigenze proprie della loro funzione strutturale. Così la grande putrella del plafond della sala del cafè aumenta di sezione verso gli appoggi in modo coerente con l’andamento dei telai interni,o le putrelle di sostegno delle sale laterali si modellano secondo l’andamento delle rampe,e in genere una esatta rispondenza delle sezioni alle necessità del funzionamento statico costituisce un primo dato. 1. Victor Horta,Maison du Peuple,Bruxelles,viste interne della sala per gli spettacoli e del caffè a cura di Camilla Cipriani Il secondo elemento di singolarità è il rapporto tra concavo e convesso che non solo costituisce il tema generale dell’edificio ma che all’interno per così dire della sua superficie dispiegata trova ancora elementi di anche più drammatica contrapposizione come l’innestarsi del bow window a balcone sul bow window angolare che sovrasta il portale di ingresso a sinistra guardando il prospetto frontale ,e qui a sua volta il bow window è sostenuto da una sorta di grande mensola spaziale con una volta in ferro che costituisce un intenso invito chiaroscurale alla concavità dell’ingresso proprio a partire dalla massima emergenza del corpo convesso del bow window. La differenziazione delle funzioni è sottolineata dal balcone che coincide con la quota della sala da conferenzaspettacolo-riunione che non è immediatamente adiacente al fronte principale se non con le sue sale accessorie e quindi consente di mantenere il tema ritmico dei montanti verticali che Horta farà affiorare anche come sostegno della balaustra del terrazzo. In corrispondenza della scala di destra il balcone subisce un brusco slittamento in basso di quota interrompendo il tema delle mensole e dell’aggetto in curva,che costituiva una sorta di cornicione monumentale prima dell’attico,per assumere una sua più rigida autonomia. La sala del caffè aveva venti metri di profondità,sedici di larghezza e otto di altezza; la struttura era asimmetrica pur nella simmetria della impostazione a telaio; infatti sul lato destro le putrelle gemelle principali si appoggiavano su degli oggetti di pietra bianca facenti parte del basamento, uno dei nodi più vigorosi della continuità e della mutua assistenza tra pietra e ferro continuamente esplorata da Horta. Dal lato sinistro,invece, le nervature metalliche discendevano direttamente nel sottosuolo senza basamento e le luci vive si aprivano sul grande vestibolo. Al di sopra del basamento o della equivalente parte metallica del lato sinistro ognuna delle nervature si diramava in due parti,una che proseguiva verticalmente e l’altra che ripiegava in fuori per ricevere l’aggetto della campata orizzontale. Le due parti erano legate da una nervatura di controventamento che partiva dal montante verticale,descriveva una curva e,attraversata la membratura centinata con una controcurva ,raggiungeva le putrelle principali. Queste a loro volta erano fortemente incurvate a contro freccia in relazione ai carichi sopportati e all’esigenza estetica di raccordarsi con la curva dei montanti che riducevano la luce. Correntemente curvi all’intradosso erano anche i raccordi che collegavano nel senso trasversale i due montanti sagomati. Il solaio era tessuto secondo un disegno derivato planimetricamente dal gioco delle diagonali. La grande sala delle riunioni misurava cinquataquattro metri di lunghezza e sedici e cinquanta di larghezza con un’altezza di circa undici metri e conteneva mille e cinquecento posti a sedere. Essa era di tela e ferro per ragioni acustiche. La struttura è costituita da telai reticolari con piedritti inclinati sui quali si aprono da un lato,nella parte superiore,le mansarde per dare luce e si agganciano mediante tiranti le mensole centinate del sostegno delle lunghe gradinate superiori,nonché un’ulteriore galleria che serve per l’illuminazione del soffitto. La combinazione dell’orizzontalità della copertura,anch’essa concava e convessa,con la spezzatura a gradoni della balconata e la inclinazione per ragioni di visibilità del piano delle poltrone che subisce una sorta di impennata verso il fondo,assicurano quel frazionamento delle superfici che consente l’eliminazione della coda sonora e cioè un ottimo risultato acustico. Coerenza del linguaggio estetico nel tema concavo-convesso dei telai principali di sostegno,coincidenza di funzioni acustiche,statiche e impiantistiche nella balconata superiore;anche la balaustra e i sedili costituiscono un tema unico. La bivalenza,almeno,di funzione di ciascun elemento è una delle formule che Horta persegue con maggiore insistenza quasi che ogni soluzione debba essere non soltanto condizionata da una funzione ma da almeno due,dove se la prima è,per così dire,ovvia,la seconda rappresenta una trovata,un elemento di invenzione. Il combinato disposto delle due rende la scelta formale inequivocabile in una sorta di riassicurazione che è insieme l’introduzione di un elemento di fantasia rispetto alla necessità. Horta con la Maison du Peuple esprime dunque nella novità una sorta di coerenza con la tradizione belga e nello stesso tempo una stretta aderenza alla ideologia sindacale e alla linea riformista del partito operaio. 1. Victor Horta,Maison du Peuple,Bruxelles,la sale degli spettacoli,la porta d’angolo,la composizione decorativa in angolo,la struttura a ponte della galleria di servizio della sala degli spettacoli. a cura di Camilla Cipriani Fernand Diekers, Casa del popolo Vooruit,Gand,Belgio,1899 Poco prima di Bruxelles Gand allinea sul suo fronte tre costruzioni che si impongono nei quartieri centrali della città: un magazzino generale,una casa del popolo e un palazzo per le feste. Il commercio del pane e l’apoliticità furono le carte vincenti della prima cooperativa di Gand fondata nel 1873 dagli operai tessili e delle filande. Presto,però, i membri socialisti del’organizzazione reclamarono la politicizzazione dell’attività alimentare: i principali obiettivi della struttura cooperativa dovevano essere la propaganda socialista e l’organizzazione economica,ma anche politica,dei lavoratori. Sostenuta dal potente sindacato dei lavoratori tessili,la fazione socialista della cooperativa di Gand crea,nel 1880,una società cooperativa autonoma, il Vooruit,che manifesta apertamente il proprio indirizzo politico. In essa è riassunto il modello organizzativo della casa del popolo belga in ambiente urbano,che nella descrizione risulta priva di una qualche caratterizzazione architettonica. Ma è evidente che ciò che interessava chi si richiamava all’esempio di Gand non era ricopiare un progetto ma imitare una struttura,non applicare un canone ma esistere attraverso un edificio. Quando questa affermazione ricorrerà all’architettura ciò dipenderà da tradizioni e forze locali. E così il ruolo di modello che il Vooruit assume nella tradizione storica,con una certa solennità emotiva,riguarda la strategia,forse una certa fierezza di esistere,ma non comprende la forma architettonica. A partire dal 1890,l’organizzazione di Gand sviluppa una politica di costruzione di edifici rappresentativi della sua forza economica e sociale,circa 29 edifici. Nel 1897 l’architetto Fernand Diekers viene incaricato di studiare la ricostruzione,sull’area del’immobile incendiato ,del magazzino dell’abbigliamento della cooperativa,inaugurato nel 1899.Qualche anno dopo erige su lotto vicino la sede dell’organizzazione ,la casa del popolo Ons Huis. La collocazione è strategica: il centro storico della città. Fra il 1911 e il 1914 realizza un ultimo edificio di prestigio,un palazzo per le feste,situato nel quartiere dell’università. Il palazzo delle feste è una considerevole attrezzatura che offre per le distrazioni dei frequentatori abituali della cooperativa gli spazi di un teatro del popolo a tre balconate,con scena all’italiana,e di una cinema capace di 2600 posti. Fernand Diekers realizza questa casa del popolo che è un pezzo esemplare dell’eclettismo di provincia. L’enciclopedismo interviene nei dettagli e senza ripensamenti: copertura alla francese,occhio di bue,ordine corinzio gigante,pilastro stile impero che incornicia aperture centinate,grande arco ribassato in ghisa con motivi fitomorfi. La gabbia di vetro annuncia la vasta scala di ferro. La casa del popolo e gli edifici annessi si confrontano con i programmi e le nuove strutture delle capitali industriali. La casa del popolo sviluppa un’architettura a scala urbana,un’architettura di interesse generale che si allinea sul profilo delle grandi strutture industriali e che impone la propria monumentalità in un rapporto di autorità con l’antico tessuto edilizio. La casa del popolo si afferma senza ambiguità,come monumento di un’altra potenza che costruisce le proprie fortezze sotto il peso dell’eredità borghese nell’ordine della rappresentazione monumentale. In questo nascente movimento di massa non c’è posto per l’interrogativo estetico. 1. Fernand Dierkens,Vooruit, Gand,1911,facciate anteriore e posteriore,ubicazione nella piazza e sezione longitudinale del palazzo delle feste. a cura di Camilla Cipriani Emilie van Averbeke,Volkshuis “Help u Zelve”,Anversa,Belgio,1898 La casa del popolo di Anversa viene costruita nel 1898 nel quartiere meridionale della città,ai margini delle zone popolari del porto da un giovane architetto di 22 anni su commissione della cooperativa liberale Help-UZelve;la casa del popolo è liberale e la facciata decisamente art nouveau. Ad Anversa si stabilisce fin dal 1865 una sezione della I Internazionale e,a qualche mese di distanza dal celebre Vooruit di Gand,viene creata una cooperativa socialista(1880),anche se bisognerà attendere il 1920 per vedere apparire ad Anversa un equivalente delle case del popolo socialiste presenti nella regione della Vallonia da quarant’annoi. In Francia la casa del polo di Van Averbeke ha l’onore di apparire nella Monographie des Batiments Modernes e fra il 1900 e il 1903 viene pubblicata anche in Germania. L’opera si presenta alla lettura come successione di sequenze e di dettagli influenzati di volta in volta da Horta,Hankar,Viollet-Le-Duc,dal revival gotico,Mackintosh ,ma dove l’architetto ha saputo creare una composizione originale, assolutamente personale e ben controllata. 1. Casa del popolo di Anversa,facciata principale 2. vista del caffè Charleroi e Liegi A Charleroi sorgeva una casa delle corporazioni dei piccoli imprenditori costruita nel 1924 dall’architetto Joseph André.Il programma della casa delle corporazioni non differiva da quello di una casa del popolo:sala da caffè,ristorante,biliardo al pianterreno;grande sala per le feste al primo piano,vari locali per riunioni,amministrazion e,biblioteca,ecc…. Qui come a Gand ,la pianta e l’architettura riflettono il problema dell’inserimento nell’isolato di piccole attrezzature:proprietà comune dei muri divisori e lotto stretto che si sviluppa in profondità.Compaiono anche elementi dell’architettura neoclassica:belvedere coperto da un tempietto rotondo,colonne doriche,balaustre,occhio di bue. Sempre a Charleroi nel 1891 si era avuta la creazione di una prima casa del popolo per iniziativa dell’Unione dei minatori come luogo di incontro di tutte le forze progressiste della regione.La sua attività era rivolta alla riflessione filosofica e all’accesso degli operai alla cultura borghese,era una sorta di università popolare.Quando viene però creata nel 1918 l’Unione delle cooperative si indice un concorso per la costruzione non più di una casa ma di un palazzo del popolo. Il concorso fu vinto dall’architetto Paul Dubail e il palazzo venne inaugurato nel 1927. Il progetto prevedeva negozi,un caffè,un ristorante,una sala per le feste,gli uffici delle federazioni operaie,le sale per riunioni e conferenze e le abitazioni per i gestori dei negozi. Al momento dell’esecuzione si pose qualche freno agli slanci moderni del progetto,una cupola simmetrica a quella del magazzino di fronte un quarto piano dalle aperture ribassate,qualche elemento più stretto,meno seriale nella successione dei vuoti e delle intelaiature attenuano il modernismo del palazzo. Liegi invece vedrà la nascita della prima società cooperativa di dimensioni regionali e centralizzata del Belgio nel 1918.L’architetto Joseph Moutchen ne realizzò i progetti, i primi di una lunga serie che avviano una politica di insediamento nel bacino di Liegi di numerosi locali socialisti,in particolare di sale cinematografiche. Nel 1928 l’Unione affidò allo stesso architetto lo studio della sua sede centrale ed egli presentò un progetto di un grattacielo di 12 piani,15 nella torre centrale,che doveva essere inaugurato per l’Esposizione internazionale di Liegi nel 1930,ma che non fu mai realizzato. a cura di Camilla Cipriani I Paesi Bassi: le Volkshuis,il movimento socialdemocratico e l’opera di Berlage Nei Paesi Bassi il movimento operaio si sviluppa solo nell’Ottocento abbastanza inoltrato perchè in Olanda l’industrializzazione si affermò con ritardo rispetto alla maggior parte dei paesi dell’Europa occidentale. Si sviluppa qua il Volksgebouw(palazzo per il popolo),un edificio dove i lavoratori si riuniscono,dove organizzano le loro manifestazioni culturali e politiche,dove hanno sede gli uffici delle loro organizzazioni e vengono stampati i loro giornali. Uno dei primi problemi che il sempre più forte movimento operaio dovette affrontare,fu ovviamente quello di reperire una sede adatta per le riunioni. Man mano che le organizzazioni si sviluppavano,le sale dei caffè e altri ambienti presi in affitto risultavano sempre meno soddisfacenti;aumentavano,nel contempo,le possibilità finanziarie di acquisire un edificio proprio.Si trattava in genere di un vecchio stabile,che veniva giudicato più o meno idoneo alla sua nuova destinazione. Fu così che nel 1880 venne bandito un concorso dalla Società della classe operaia per costruire un edificio del popolo ex novo in un’area di Amsterdam.Venne premiato il progetto degli architetti L.Beirer e J.J.Bekker,che sarà realizzato in stile neorinascimentale olandese.Il complesso,inaugurato nel 1883 comprende da un lato i locali di uso sociale,uffici e sale di riunione,dall’altro un certo numero di ambienti finalizzati all’istruzione,e adibiti alla scuola di disegno e scultura per i giovani lavoratori.L’elemento architettonicamente più interessante è il grande auditorio situato nel giardino interno dell’edificio. L’avvento del movimento socialista negli anni ‘80 porta alla ribalta la questione sociale e non lascia indifferente la categoria degli architetti,i cui più spiccati rappresentanti saranno negli anni ‘90 W.C.Bauer e H.P.Berlage. Nel maggio 1892 viene inaugurata la prima Volkshuis (casa del popolo) dei Paesi Bassi,la Ons Huis ad Amsterdam nel quartiere operaio.In questa sede la classe operaia trova una biblioteca,una sala di lettura,una palestra e una grande sala di teatro.Ons Huis diventa un esempio per tutta una serie di case del popolo.Per lo più queste case del popolo vengono fondate in locali affittati o in vecchie case acquistate a tale scopo. Il progetto della Ons Huis viene affidato a C.B.Posthumus Meyjes,esponente dello stile neorinascimentale olandese.Egli sistema nei primi due piani la biblioteca,la sal di lettura,la palestra,la cucina e tutti i rimanenti locali per il club e corsi vari; al di sopra si apre la grande sala capace di 500 posti,sottostante la copertura dell’edificio e illuminata da un lucernaio. A Lochern la locale Cassa di risparmio fece costruire nel 1892 una casa del popolo.Venne realizzata con alcune differenze rispetto a Ons Huis e alle posteriori case del popolo. Anche a Lochern ci sono una biblioteca e una grande sala,mancano invece i locali per i club.In compenso l’edificio deve ospitare la scuola di disegno,quella di economia domestica e i bagni pubblici,un recapito della Croce Rossa e l’ufficio della Cassa di risparmio.Il progetto è opera di Berlage,il quale concepì l’edificio con estrema libertà,ma nello stesso tempo con una sobria articolazione.Anzichè realizzare un edificio Di carattere completamente diverso sono i omogeneo,egli realizzò un piccolo insieme Caffè del popolo,iniziativa partita dal movi- composito,nel quale i singoli vani o nuclei di mento operaio protestante,il cui successo è vani si manifestano all’esterno ognuno per soprattutto finanziario.Lo scopo primario era suo conto,pur essendo legati tra di loro per quello di dare un rifugio sicuro al lavoratore. dimensioni,caratteristiche murarie e articolazioni.Una torretta sottoliena il vano delle Un esempio è il caffè De Vrede inaugurascale e permette nel contempo all’edificio di to ad Amsterdam nel 1880 .Si tratta di un elevarsi come centro comunitario al di sorpa edificio completametne nuovo,progettato del suo ambiente. dall’architetto Th.Sanders.Oltre al caffè vero e proprio con annessa sala di lettura,esso Le più grandi case del popolo del tipo di Ons comprende anche una mensa,sale per con- Huis sono quelle di Leida(1898-99) e di Rotferenze popolari,per il catechismo e camere terdam(1909). da letto per una trentina di lavoratori non ammogliati. Fino alla crisi degli anni ‘30 le case del poNel 1884 verrà realizzato un secondo caffè polo ebbero uno sviluppo modesto:nel del popolo De Hoop progettato dai due ar- 1928 se ne contavano circa 50,non tutte in chitetti associati Th.Sanders e H.P.Berlage. un edificio proprio.Esse corrisposero solo in piccola parte alle aspettative iniziali.Attirarono molta gioventù,ma assi meno adulti:è per questo che l’influenza della casa del popolo sul movimento operaio è stato scarso. 1.edificio a Vondelpark; 2. Th.Sanders,Berlage,De Hoop,Amsterdam,1884; 3. L.Beirer,J.J.Bekker,casa del popolo,Amsterdam,1880 4. Th.Sanders,caffè del popolo De Vrede,Amsterdam,1880 ; a cura di Camilla Cipriani L’esigenza da parte dei socialisti si fa sempre più sentire a man a mano che il movimento cresce e le riunioni diventano sempre più affollate.Ad Amsterdam il partito potè prendere in affitto il Volkspark,un complesso ai margini della città dotato di una sala di teatro in legno per 1200 persone. Nel 1889 scade l’affitto e i socialisti fanno edificare un proprio edificio,il Constantia su progetto dell’architetto Joan Nieuwenhuis. Si tratta di un edificio stretto e alto, con un caffè,locali di riunione,un’ampia sala con logge ecc.Poco significativo dal punto di vista architettonico ,ma molto sul piano sociale e politico. Pochi anni più tardi,nel 1898,dopo la dismissione del Costantia,venne presentato il progetto da parte della Lega nazionale olandese dei lavoratori del diamante,un altro edficio su progetto di Berlage.La sua proposta viene però respinta dall’amministrazione comunale a causa della grande sala progettata al secondo piano,che egli sostituì nella seconda versione con una sala del consiglio della Lega,una sala di lettura e una biblioteca,mentre venne ampliata la scalinata con copertura a vetri.Nel suo insieme l’edificio si fece più basso,ma in compeno il muro sopra l’ingresso si allunga in una torretta,munita di guglia a forma di elmo. Questo edificio diverà il luogo del’emancipazione spirituale e culturale della categoria dei lavoratori.L’edificio fu costruito per diventare un simbolo del movimento operaio,un’espressione plastica della sua bellezza e forza.L’archetipo è quello dei palazzi italiani del XIII e XIV secolo.Attraverso ampi gradini di pietra naturale si sale al piano principale,in posizione sopraelevata rispetto al sotterraneo entro cui è sistemata la stamperia e attraverso l’ingresso i lavoratori accedono all’atrio,che è un cortile interno coperto di vetri,luminoso e di colore tenue,circondato dalle arcate delle gallerie e da scale,per mezzo delle quali si possono raggiungere tutti gli spazi. Con questo palazzo viene realizzato per la prima volta nei Paesi Bassi un’opera architettonica socialdemocratica che si distingue per elevatissime qualità costruttive e nel contempo si propone come modello di architettura socialdemocratica. In effetti ,mentre il movimento liberale del Volkshuis e quello di matrice religiosa non poducono quasi nessun edficio significativo per la storia dell’architettura,le organizzazioni socialsite realizzano in un breve lasso di tempo alcune opere architettoniche di grande valore,come ad esempio l’edificio De Volharding de L’Aia degli architetti J.W.Buijs e J.B.Lursen. 1.Berlage Lega nazionale olandese dei lavoratori del diamante,viste esterne,viste interne,sezione nel patio; 2. J.W.E.Buijis e J.B.Lursen,cooperativa De Volharding,L’Aia,1928 a cura di Camilla Cipriani