CHARLES GOUNOD CINQ-MARS DOMENICA 25 GENNAIO 2015 ORE 19 PRINZREGENTTHEATER MONACO DI BAVIERA (GERMANIA) MARTEDÌ 27 GENNAIO 2015 ORE 19 THEATER AN DER WIEN VIENNA (AUSTRIA) DOMENICA 29 GENNAIO 2015 ORE 20 OPéRA ROYAL VERSAILLES (FRANCia) CONTATTO STAMPA StudioBegnini Roberto Begnini e Flaminia Persichetti +39 349 55 12 059 [email protected] BRU-ZANE.COM SOMMARIO 4 Perché riscoprire Cinq-Mars ? 5 La vita di Charles Gounod in breve 6 La parola allo specialista 10 Le diverse versioni della partitura 12 Sinossi dell’opera 14 Dalla stampa dell’epoca 15 Gli interpreti Questi concerti sono dedicati alla memoria di Marcello Viotti, che fu direttore musicale dell’Orchestra della Radio di Monaco di Baviera. Diresse in particolar modo la riscoperta di un’opera di Charles Gounod: Les Deux Reines. CORO DELLA RADIO BAVARESE ORCHESTRA DELLA RADIO DI MONACO DI BAVIERA Ulf Schirmer direzione Dramma lirico in quattro atti, su un libretto di Paul Poirson e Louis Gallet, rappresentato per la prima volta all’Opéra-Comique il 5 aprile 1877 DOMENICA 25 GENNAIO 2015 ORE 19 Prinzregenttheater Monaco di Baviera (Germania) Charles Castronovo Cinq-Mars Véronique Gens Marie de Gonzague Tassis Christoyannis Le Conseiller de Thou Andrew Foster-Williams Le Père Joseph André Heyboer Fontrailles Marie Lenormand Ninon de Lenclos / Le Berger Melody Louledjian Marion Delorme Jacques-Greg Belobo Le Roi / Le Chancelier Wolfgang Klose Brienne Matthias Ettmayr Montrésor / Eustache Andrew Lepri Meyer Montmort / L’Ambassadeur Trasmissione in diretta su BR Klassik Produzione Palazzetto Bru Zane Registrazione del Palazzetto Bru Zane per la collana « Opéra français » MARTEDÌ 27 GENNAIO 2015 ORE 19 Theater an der Wien Vienna (Austria) DOMENICA 29 GENNAIO 2015 ORE 20 Opéra royal de Versailles (Francia) In corealizzazione con l’Opéra Royal e Château de Versailles Spectacles In forma di concerto Durata del concerto: 2 ore e 50 compreso di intervallo 3 PERCHÉ riscoprire “Cinq-Mars”? Se una delle missioni del Centre de musique romantique française è la riscoperta di compositori oggi dimenticati o trascurati, un altro dei suoi obiettivi è quello di far conoscere opere cadute nell’oblio, benché firmate da grandi compositori. Sotto questo aspetto, Cinq-Mars occupa un posto particolare nel catalogo di Gounod. Opera tarda, scritta dopo un lungo silenzio del musicista in questo campo, essa è oggi ridotta alla sola aria «Nuit resplendissante», che è peraltro considerata il cantabile più bello tra quelli composti dal suo autore, ed è stata spesso incisa o eseguita in recital di arie singole; nessuno però sembra aver mai pensato che il resto dell’opera potesse raggiungere gli stessi vertici poetici. Gounod, per parte sua, rimaneggiò radicalmente la struttura del proprio lavoro in un lasso di tempo assai breve: tra la prima rappresentazione, andata in scena nell’aprile del 1877, e la ripresa nell’autunno successivo (con conseguente traduzione in italiano per la Scala di Milano), egli volle trasformare tale opéra- comique historique di genere serio in un vero e proprio grand opéra nello stile di Meyerbeer. I numerosi recitativi di collegamento scritti a questo scopo, più vari pentimenti, trasposizioni e aggiunte, fanno dell’odierna edizione definitiva della partitura – che a suo tempo circolò solo in copia manoscritta tra Parigi e Milano – il risultato di un’autentica indagine poliziesca. 4 LA VITA DI CHARLES GOUNOD IN BREVE Orfano a cinque anni del padre pittore, Charles Gounod fu cresciuto dalla madre, che lo iniziò alla musica prima di affidarlo al celebre Antonin Reicha. Dopo aver seguito studi classici coronati da un diploma in filosofia, nel 1836 entrò al Conservatorio, dove seguì l’insegnamento di Halévy (contrappunto), Lesueur e Paer (composizione), fino a ottenere un primo prix de Rome nel 1839. Anche se per qualche tempo pensò di prendere i voti, a testimonianza di un’autentica devozione dalla quale nascerà un’imponente produzione sacra, alla fine prevalse la sua passione per il teatro. Certo, il suo primo tentativo, Sapho (1851), fu solo un successo a metà ma gli consentì di ricevere, l’anno seguente, la commissione delle musiche di scena di Ulysse per la Comédie-Française. Presto seguiranno La Nonne sanglante (1855), Le Médecin malgré lui (1858) e soprattutto Faust (1859), capolavoro indiscusso dell’arte francese. Nessun’altra sua opera, tranne forse Roméo et Juliette (1867), eguaglierà in seguito il successo e la fama tra i posteri di quest’opera ispirata al dramma di Goethe. Si susseguiranno tuttavia, con varia fortuna, La Colombe e Philémon et Baucis (1860), La Reine de Saba (1862), Mireille (1864), Cinq-Mars (1877), Polyeucte (1878) e Le Tribut de Zamora (1881). Celebrato come un’autentica gloria nazionale, eletto all’Institut de France nel 1866, Gounod segnò la sua epoca con la propria particolare sensibilità e l’impressionante catalogo ampiamente dominato dalla voce, nonostante importanti incursioni in ambito orchestrale e cameristico. 5 Cinq-Mars di Charles Gounod Gérard Condé Quando ottenne la direzione dell’Opéra-Comique nel settembre 1876, Léon Carvalho – che aveva presieduto alla nascita di Faust, Mireille e Roméo et Juliette al Théâtre-Lyrique – si rivolse istintivamente a Gounod, che si mise immediatamente al lavoro. Composto in tre mesi e terminato alla fine di gennaio del 1877, Cinq-Mars andò in scena il successivo 5 aprile. L’omonimo romanzo di Alfred de Vigny (pubblicato nel 1826) aveva già ispirato un libretto d’opera a Saint-Georges, il quale lo aveva sottoposto – inutilmente – a Meyerbeer nel 1837. «Le Figaro» del 17 novembre 1864 aveva effettivamente segnalato che Gounod aveva in progetto di comporre un Cinq-Mars et de Thou, forse proprio su quel libretto, ma poi non aveva dato seguito alla notizia. Non v’è dubbio che il compositore ritenne migliore il nuovo adattamento di Paul Poirson, messo in versi da Louis Gallet: «Nel soggetto che sto trattando in questo momento, ho la possibilità di riprodurre alcune caratteristiche di trama e di carattere che appartengono propriamente all’ambito della musica drammatica», scrisse alla moglie il 4 dicembre 1876. Del romanzo di De Vigny, il libretto riprende solo il capitolo XXII, a casa di Marion Delorme, con la lettura della Carte du Tendre (che in realtà apparve solo una quindicina d’anni dopo, nella Clélie di Mademoiselle de Scudéry) e la congiura. Quanto alla verità storica, Père Joseph (François Leclerc du Tremblay) morì nel 1638, quattro anni prima dell’esecuzione del marchese de Cinq-Mars, e la sua personalità era completamente diversa. Il tono da commedia, su cui il dramma va stagliandosi a poco a poco, ricorda non poco quello di Le Médecin malgré lui, pure di Gounod, o di Le Roi l’a dit di Delibes (1873): si veda, per esempio, l’ironico coro dei cortigiani all’alzarsi del sipario («À la cour vous allez paraître»), e poi quello ossequioso dei supplicanti, nell’atto II («Ah monsieur le grand Écuyer»). Più arcaicizzante, la canzone con coro di Fontrailles, «On ne verra plus dans Paris», ha il sapore di un’antica aria di corte e la malinconia del modo minore. Il divertissement, nel salotto di Marion Delorme, è elegantemente neoclassico, con il suo minuetto introduttivo, il balletto allegorico della Carte du Tendre (l’entrata in scena dei Petits Soins potrebbe essere una sonata di Scarlatti) e l’adorabile Sonnet du Berger, «De vos traits mon âme est charmée», aggiunto durante le prove e strettamente imparentato con il fabliau «Je portais dans une cage» di Le Médecin malgré lui. L’aria di Marion, che descrive le strade del Pays du Tendre con grazia carezzevole e quelle piccole irregolarità dettate dal respiro stesso del testo che sono la specialità di Gounod, prevede vocalizzi simili a quelli delle parti concepite per la voce di Caroline Miolan-Carvalho: Baucis (Philémon et Baucis) e Sylvie (La Colombe). In contrappunto a questi tocchi neoclassici che, come avverrà successivamente nella Manon di Massenet, creano l’atmosfera, i due atti iniziali offrono pagine in cui Gounod si esprime nello stile che più gli è proprio. Il Preludio in re minore, che, la sera della prima rappresentazione, colpì per la cupa concisione foriera del tragico epilogo, fu arricchito – per la ripresa dell’opera nel novembre 1877 – con l’inserimento di una lunga sezione centrale «agitata», che attinge al duetto dell’ultimo atto. L’importanza della scena nel corso della quale Cinq-Mars e de Thou cercano il loro futuro aprendo un libro a caso si capisce solo alla fine dell’opera, quando i due amici la rievocheranno. Il primo brano veramente notevole è il coro maschile a quattro voci «Allez par la nuit claire», autentico gioiello di eleganza armonica e di leggerezza, in continua evoluzione. Segue la cantilène di Marie, «Nuit resplendissante», unica 6 aria famosa dell’opera, effettivamente insinuante e ispirata, sul genere di «Salut demeure chaste et pure» nel Faust o «Ah, lève-toi, soleil» in Roméo et Juliette: anche là le voci dell’orchestra «parlano». Il duetto dialogato tra Marie e Cinq-Mars, «Faut-il donc oublier», ha un che d’italiano, alla Bellini, con quelle armonie in terze dal timbro dolcemente disperato, ma la dolcezza degli addii di Cinq-Mars è degna del miglior Gounod, e preannuncia l’andante della Petite Symphonie. Nel secondo atto, la cavatina di Cinq-Mars «Quand vous m’avez dit un jour: Soyez fort!», di disegno poco incisivo, riesce nondimeno a essere persuasiva grazie alla reiterazione della cellula iniziale; lo stesso si può dire del terzetto tra i due innamorati e Père Joseph, il cui cupo furore ricorda la stretta del duetto tra Vincent e Ourias in Mireille. Al termine del divertissement, la seconda aria di Marion, «Parmi les fougères», è disseminata di capricciosi vocalizzi che indubbiamente ricordano quelli della Regina in Les Huguenots, ma la successiva scena della congiura non ha nulla in comune con quella di Meyerbeer: è molto più energica nello stile. Qui, come nel resto dell’opera, è degna di nota la padronanza squisitamente classica della forma: siamo di fronte a musica drammatica concepita come musica pura, o che, quanto meno, progredisce in base a ragioni esclusivamente musicali. Il breve terzo atto è interamente occupato dalla caccia reale, il cui motivo ricorre più volte. Non è però il cervo a non avere più scampo, bensì Marie, alle prese con Père Joseph che, nel corso della scena più drammatica dell’opera, la costringe machiavellicamente ad acconsentire al tradimento. Del resto, questa scena è preceduta da un’aria del basso i cui cromatismi si inanellano glissando come le spire di un serpente; alla fine la voce scende fino al re grave. Nel coro dei cacciatori si coglie l’ammirazione di Gounod per Weber. Anche il quarto atto è breve. Contiene diversi rimandi: agli addii di Cinq-Mars alla fine del I atto; al duetto dell’atto II; alla marcia al supplizio, già citata diverse volte; e al racconto del martirio dei giovani cristiani. Gli unici brani interamente nuovi sono la cavatina di Cinq-Mars, «Ô chère et vivante image», piuttosto sviluppata, di sensibilità tutta belcantista – come il duetto dell’atto II, la cui citazione, del resto, serve da punto di partenza – e un ultimo duetto tra Marie e Cinq-Mars, il cui interesse musicale alquanto ridotto è adeguato all’urgenza della situazione. Peraltro, in questo atto predomina l’aspetto drammatico, che culmina (nella versione originale dell’opera, in cui si alternano parti musicali e dialoghi parlati) con il mélodrame nel corso del quale ai prigionieri viene proclamata la sentenza, la cui declamazione è notata con una certa precisione al di sopra della marcia al supplizio – la stessa che era stata utilizzata come mélodrame nell’atto II. Cinq-Mars e de Thou vanno a morire cantando un appassionato corale; questo espediente, evitando eccessi sentimentali o politici, preserva la dignità dei personaggi. Per la prima rappresentazione, il 5 aprile 1877, il teatro ricevette non meno di diecimila richieste di biglietti… Il cast riuniva, per le parti maschili, un astro nascente, Étienne Dereims (Cinq-Mars), un tenore che accettò di cantare una parte per baritono leggero, Stéphanne (De Thou) e un vero basso profondo, Alfred-Auguste Giraudet (Père Joseph). La distribuzione femminile schierava una debuttante, Mademoiselle Chevrier (Marie de Gonzague), la più esperta Madame Franck-Duvernoy (Marion Delorme), l’affascinante Madame Périer (Ninon de Lenclos) e Mademoiselle Lévy (un Berger). I costumi, la cui autenticità storica dispiacque a una parte del pubblico, erano stati copiati da incisioni d’epoca della collezione del pittore Jean-Léon Gérôme. Le scene erano state progettate dai più celebri scenografi del tempo: Auguste-Alfred Rubé, Philippe Chaperon, Antoine e Jean-Baptiste Lavastre e Eugène Carpezat. Dal momento che Charles Lamoureux, alla testa di un’orchestra rinforzata con una dozzina di archi supplementari, nel giro di un mese aveva già bisticciato con Carvalho, Gounod ebbe il piacere di dirigere personalmente la propria opera fino al 21 7 maggio. Carvalho dichiarò che l’allestimento gli era costato centomila franchi, la stessa notevole somma che Léon Grus offrì al compositore per pubblicarne la partitura. L’accoglienza del pubblico e della critica fu abbastanza favorevole, nonostante la delusione, più o meno esplicitata, per non aver scoperto un altro Roméo. Rispondendo alle critiche che aveva sentito formulare, Oscar Comettant affermava, nel «Siècle» del 9 aprile: «Questa unitarietà sovrana e magistrale, risultato di un’immaginazione così meravigliosamente disciplinata, così autonoma nella sua forza, da sdegnare l’impiego dell’imprevisto, dello stupefacente, dell’eccentrico per servirsi unicamente dell’idea vera, autentica, presentata nella forma di una logica rigorosa e di una corretta deduzione, è il vertice dell’arte». Henri Moreno (Heugel), nel «Ménestrel» dell’8 aprile, aveva sottolineato la grande varietà stilistica del lavoro, possibile perchè il suo soggetto da grand opéra era trattato nell’ambito meno rigido dell’opéracomique; ma aveva anche notato come Gounod, al posto degli attesi contrasti, avesse, più sottilmente, conferito eleganza al dramma e infuso spirito alla passione – come riassumeva anche Bénédict Jouvin nel «Figaro» del 7 aprile, scrivendo che la partitura fondeva «tratti forti e accenti soavi». Nella «Liberté» del 9 aprile, il compositore d’opera Victorin Joncières elogiò nel lavoro qualità alquanto diverse dalle proprie: «La partitura di Monsieur Gounod è di estrema limpidezza; fra tutte le sue opere, questa è decisamente la meno complessa. Ha indubbiamente cercato la grandezza nella semplicità. Possiamo aggiungere che spesso l’ha trovata, e che è riuscito a ottenere effetti considerevoli con una notevole semplicità di procedimento. Del resto, se l’idea è sempre semplice, se la melodia è costantemente esuberante, egli l’ha circondata di tutte le seduzioni di una strumentazione di stupefacente abilità, di una sonorità ora diafana e poetica, ora possente e appassionata». Nel «Journal des débats» del 15 aprile 1877, il compositore Ernest Reyer scrisse con la sua consueta arguzia: «Monsieur Gounod, se non ha impiegato che cinquantanove giorni a scrivere la partitura del suo Cinq-Mars, non ha certo rimpianto di non avervi dedicato più tempo», prima di affermare che tutte le qualità del compositore, «la purezza stilistica, l’eleganza delle armonie, l’originalità di formule che sono solo sue […] l’elevazione, il fascino dell’ispirazione, la potenza, la vivezza, tutte le finezze, tutte le ingegnose sorprese della sua strumentazione» si ritrovavano in questa nuova partitura in misure diverse, e che non si aveva diritto di giudicarne come se si fosse trattato di un dilettante. Per la ripresa, il 14 novembre 1877, oltre all’ampliamento del Preludio e a un’orchestrazione più ricca dell’Inno finale, Gounod sostituì i dialoghi parlati e i mélodrames con recitativi, aggiunse un cantabile per De Thou («Sur le flot qui vous entraîne») e inserì un grande quartetto con coro prima della ripresa conclusiva dell’hallali. Il balletto fu accorciato e modificato – in quale misura non si sa – e, secondo Louis Pagnerre, la grande aria à roulades di Marion Delorme fu eliminata. Lucien Fugère, appena scritturato, vi debuttò nel ruolo di Fontrailles. Il «Journal de musique» del 24 novembre segnala «parole nuove nel coro della congiura, giacché, secondo alcuni amici dell’autore, l’espressione “il trono e l’altare” era ignota sotto Luigi XIII». Nelle partiture di questo non si trova traccia. All’epoca, peraltro, i rapporti tra repubblicani e realisti erano così tesi che, se vogliamo credere al «Figaro» del 6 aprile 1877, i coristi, riluttanti a proclamare «Sauvons le Roi, sauvons la noblesse et la France» contrariamente alle loro convinzioni, ci misero un po’ di ardore solo quando Carvalho li esortò con queste parole: «Immaginatevi di cantare la Marsigliese». L’opera restò in cartellone fino al 30 gennaio 1878, dopo una sessantina di repliche; in seguito fece una modesta carriera in provincia (Gounod stesso diresse la prima a Lione il 1° dicembre 1877) e all’estero. Alla prima rappresentazione alla Scala di Milano il 19 gennaio 1878, l’abbondanza e la qualità degli archi soddisfecero pienamente Gounod, che concepì per l’occasione una nuova conclusione per il III atto «che ritengo la più drammatica di tutte, 8 specialmente ora che ne ho fatto esperienza: è quella in cui Marie rimane in assoluto silenzio, tremante sotto lo sguardo di Père Joseph, e tende la mano all’Ambasciatore, mentre l’orchestra riprende la marcia reale che accompagna l’allontanarsi del corteo, senza nessuna ripresa di quell’hallali che non soltanto non ha più senso, ma non ha nemmeno il suono della situazione», come scrisse allora il compositore alla moglie. Quindi aveva, a quanto pare, rinunciato al quartetto aggiunto in occasione della ripresa e forse rapidamente espunto, senza peraltro essere del tutto soddisfatto del risultato, dal momento che un manoscritto, conservato dai suoi discendenti, riporta l’abbozzo di una nuova fine che escludeva anch’essa il quartetto (le cui pagine sono state strappate), a favore però di uno scambio tra Marie e il re, in cui la donna rivela il suo amore per Cinq-Mars. 9 Le diverse versioni di Cinq-Mars Sébastien Troester, Palazzetto Bru Zane Numerose sono le fonti d’epoca disponibili per stabilire la partitura di Cinq-Mars. Si conoscono (e si sa dove sono conservati) tre manoscritti della partitura orchestrale (di cui uno di pugno di Gounod), un insieme completo di parti strumentali a stampa, due versioni pubblicate in francese della riduzione per canto e pianoforte dell’opera, e altre due rispettivamente in italiano e in tedesco. Quale scegliere, tra i tre manoscritti orchestrali, come base di lavoro? Come si concatenano cronologicamente? Quale dei tre corrisponde meglio alle parti strumentali separate? E, a loro volta, in quale misura tutte queste fonti coincidono con una delle versioni per canto e piano? Infine, come avvicinarsi il più possibile alla volontà definitiva del compositore? Dopo la prima esecuzione della sua partitura all’Opéra-Comique, Gounod non esita a rimaneggiarla in veste di grand opéra per la ripresa che avrà luogo qualche mese dopo. Le scene parlate sono trasformate in recitativi, l’ouverture viene allungata (diventando così un possibile brano da concerto), il divertissement è rielaborato, la seconda aria di Marion soppressa e sostituita da una breve conclusione, la parte di De Thou si arricchisce di un arioso e di una cavatina, e la scena della caccia corrispondente alla resa di Marie si conclude ormai – insieme al terzo atto – con un superbo quartetto con coro alla maniera dei «concertati di stupore» all’italiana. Rimettere in scena Cinq-Mars oggi induce naturalmente a volerne identificare l’ultima versione voluta da Gounod, e la seconda riduzione per canto e piano è quella che più palesemente soddisfa tale esigenza: i brani aggiunti e rivisti sono stati incisi dall’editore Grus e inseriti nel volume originale, le pagine sono state rinumerate, e la partitura sicuramente approvata dal compositore prima di andare in stampa. Bisogna ricordare che Léon Grus investì una somma notevole nell’evento costituito dal ritorno di Gounod al teatro dopo dieci anni di assenza. Alla Bibliothèque nationale de France (BnF) si può contare almeno una cinquantina di «prodotti derivati» legati a Cinq-Mars e pubblicati da Grus, quasi tutti datati al 1877: sono trascrizioni, riduzioni, estratti, fantasie, divertissements, valzer, parafrasi, singole arie... Tra queste partiture, molte sembrano essere state pubblicate prima ancora che l’opera andasse in scena, alla stregua di «antipasti» studiati per ingolosire un pubblico impaziente. L’editore dà prova di una frenesia promozionale degna di un odierno produttore di musical, ma sarà ripagato decisamente male per i suoi sforzi, dal momento che lo spettacolo sarà sospeso dopo appena una sessantina di repliche. Si può legittimamente supporre che l’incisione aumentata della riduzione per canto e piano miri a rendere disponibile la versione della ripresa dell’autunno 1877, e faccia quindi fede. La grande partitura autografa della Bibliothèque de France riporta la maggioranza dei cambiamenti della ripresa parigina, ma non il divertissement rimaneggiato. Il secondo manoscritto orchestrale, redatto da un copista (Archives de la ville de Bruxelles), comprende la suddetta modifica, curiosamente attestata da una lacuna: manca completamente il Sonnet du Berger, benché la sua nuova collocazione sia chiaramente indicata, tra l’inizio dei Billets Doux e la fine degli Jolis Vers, e immediatamente seguita dalla conclusione del divertissement rielaborato (ripresa del coro e della sarabande iniziale). Si suppone che il fascicolo del Sonnet così ricollocato sia andato smarrito, giacché non esistono elementi a suffragio di una sua eliminazione pura e semplice. Il manoscritto in questione si distingue anche per una scenetta 10 aggiunta – e assente nelle altre copie – tra Fontrailles e Marion in giardino, nel corso della quale la cortigiana esprime il suo odio per il cardinale. La scena s’inserisce tra la fine del divertissement e l’arrivo solitario di De Thou, deciso ad abbracciare il destino dell’amico Cinq-Mars: «Ah! puisque je ne peux conjurer sa folie, je défendrai du moins son honneur et sa vie!». Questa fonte manoscritta è chiaramente posteriore alla prima. Il confronto con il materiale orchestrale a stampa fa propendere in tal senso, nonostante l’assenza, in quest’ultimo, di un brevissimo recitativo a conclusione del primo quadro del II atto e anche del recitativo, ugualmente breve, tra Fontrailles e Marion. Numerosi riferimenti in francese e in italiano all’interno delle parti strumentali indicano che esse sono state concepite e stampate per le riprese del 1877 a Parigi e a Lione, già in vista dell’allestimento milanese del 1878. Del resto, un simile investimento da parte dell’editore si giustificava unicamente in previsione di un numero considerevole di spettacoli. Nel corso del nostro lavoro di riedizione, l’inattesa scoperta, nel fondo digitalizzato del Conservatorio di Napoli, di un terzo manoscritto orchestrale ci ha fornito la conferma definitiva: datato al 1878, esso corrisponde senza alcun dubbio alle rappresentazioni milanesi, e il suo contenuto attesta le modifiche già in precedenza constatate. Questa è sicuramente la fonte cronologicamente più tarda di Cinq-Mars. Bisogna per questo attenervisi come a un testo sacro? Un modesto compromesso teatrale sarà raggiunto per questa versione, in cui compare il recitativo tra Fontrailles e Marion, voluto da Gounod e poi scomparso senza che se ne sappia la ragione. Peraltro, alcuni abbozzi scoperti da Gérard Condé e appartenenti agli archivi della famiglia Gounod dimostrano che al ritorno da Milano il compositore aveva intrapreso un’ultima fase di riscrittura, la quale però non produsse evidentemente alcun frutto. 11 SINOSSI ATTO I Il castello del marchese de Cinq-Mars Un coro di nobili celebra l’importanza che Cinq-Mars sta per acquisire; alcuni gli suggeriscono di prestare fedeltà al cardinale Richelieu, altri al re. Quanto a Cinq-Mars, il marchese si mostra indifferente alle questioni di ordine politico; rimasto solo con il suo più intimo amico, de Thou, gli confessa di amare la principessa Marie de Gonzague. Entrambi intuiscono che la storia andrà a finire male. Ricompaiono gli invitati, tra i quali figurano ora anche Père Joseph, portavoce del cardinale de Richelieu, e la principessa Marie de Gonzague. Il primo annuncia che Cinq-Mars è chiamato a corte, e che si sta preparando il matrimonio della principessa con il re della Polonia. Cinq-Mars e Marie convengono di ritrovarsi più tardi. Partiti gli invitati, Marie, turbata, cerca di calmare la commozione del suo cuore nell’oscurità e nella quiete notturna. CinqMars entra e le dichiara il suo amore; prima che egli se ne vada, la principessa confessa di ricambiarlo. ATTO II Primo quadro: gli appartamenti del re Dopo aver inneggiato alla bellezza della cortigiana Marion Delorme, Fontrailles, Montrésor, Montmort, de Brienne, Monglat e altri nobili discutono della crescente influenza che Cinq-Mars ha sul re. I cortigiani, scontenti dell’eccessivo potere che il cardinale de Richelieu si è arrogato, si chiedono se Cinq-Mars finirà per unirsi alla loro causa. Marion racconta che il cardinale minaccia di esiliarla; Fontrailles se ne sorprende, dicendosi sicuro che la città di Parigi diventerebbe assai noiosa senza il suo elegante salotto. La cortigiana annuncia che il giorno dopo darà un ballo, il quale fornirà l’occasione per gettare le basi di un intrigo per spodestare il cardinale. Sopraggiunge Cinq-Mars. Anche Marie de Gonzague è appena arrivata a corte; i due innamorati sono così riuniti. Tuttavia Père Joseph dichiara che, benché il re sia sostanzialmente d’accordo, il cardinale rifiuta di acconsentire alla loro unione, preferendo attenersi al progetto originario e dare Marie in sposa al re della Polonia. Secondo quadro: il salotto di Marion Delorme La serata inizia con la lettura dell’ultimo romanzo di Madeleine de Scudéry, Clélie, cui segue un lungo divertissement in maschera. È a questo punto che i cospiratori danno forma al loro piano; Fontrailles assicura a tutti che Cinq-Mars si unirà a loro. Come previsto, ben presto arriva Cinq-Mars, il quale dichiara che il re non ha più il controllo totale del paese, e che la cacciata del cardinale è una missione giusta; la guerra civile è imminente, ed egli informa i suoi accoliti di avere stretto un trattato con la Spagna, la quale si è impegnata a intervenire con le proprie truppe in loro sostegno. De Thou lo imnterrompe bruscamente, ammonendolo a non aprire le porte della Francia a una potenza straniera, ma Cinq-Mars non si lascia smuovere. 12 ATTO III L’indomani. Davanti a una cappella I cospiratori stanno per radunarsi, allorché sopraggiunge, inaspettata, Marie, decisa a scambiare immediatamente le promesse nuziali con Cinq-Mars. Eustache, una spia di Père Joseph, li ode di nascosto e riferisce tutto al suo padrone. L’ecclesiastico assapora il potere che detiene sul destino di Cinq-Mars e prospetta a Marie l’imminente impiccagione del marchese, il quale ha tradito il su Paese trattando autonomamente con una potenza straniera. Ben presto, l’ambasciatore polacco tornerà da una partita di caccia con il re; Père Joseph consiglia a Marie di dargli una risposta favorevole, in cambio della quale Cinq-Mars sarà risparmiato. Allorché giunge il corteo reale, Marie cede, con il cuore stretto. ATTO IV Una prigione In attesa di essere giustiziato, Cinq-Mars lamenta che Marie l’abbia abbandonato; tuttavia, essendo ormai giunta la sua ultima ora, evoca l’immagine dell’amata a guisa di consolazione. Giunge Marie, spiega a Cinq-Mars l’inganno di Père Joseph e gli assicura che lo ama sempre. De Thou delinea il piano preparato per permettere a Cinq-Mars di fuggire il giorno dopo; ma il cancelliere e Père Joseph vengono ad annunciare che il marchese dovrà morire prima dell’alba, stroncando così ogni sua speranza d’evasione. Prima di essere condotto al patibolo, Cinq-Mars intona con de Thou l’estrema preghiera. 13 DALLA STAMPA DELL’EPOCA Le Monde Artiste, 7 aprile 1877 Cinq-Mars, lo riferiamo con gioia, ha ottenuto giovedì un enorme successo all’Opéra Comique. Un magnifico pubblico ha applaudito l’opera dall’inizio alla fine con notevole energia, ottenendo il bis di numerosi brani. Alla fine l’autore è stato pure chiamato alla ribalta, ma Monsieur Gounod «aveva appena lasciato il teatro»: è la formula canonica. Le Ménestrel n.14, volume 43, pagine 105–106, 8 aprile 1877 Prima di tutto, ringraziamo Monsieur Gounod per aver fornito al pascoscenico nazionale dell’Opéra Comique una partitura inedita, e Monsieur Carvalho per aver saputo ispirare all’autore del Faust questo segno di enorme simpatia. Si è trattato di un grande evento, al quale l’intera Parigi artistica e letteraria ha tenuto a partecipare. Tutte le celebrità cittadine si erano in effetti date appuntamento alla prima di Cinq-Mars, e sin dal giorno successivo il botteghino è stato preso d’assalto in modo tale che possiamo augurarci più di cento repliche. Ecco dunque l’Opéra-Comique di nuovo con il vento in poppa, del che ci rallegriamo sinceramente, pensando all’arte lirica francese. Journal des débats politiques et littéraires, 15 aprile 1877 Finalmente Cinq-Mars è arrivato. 14 gli interpreti Charles Castronovo tenore Riconosciuto a livello internazionale come uno dei migliori tenori della sua generazione, Charles Castronovo si è esibito nei maggiori teatri d’opera. Tra le sue numerose collaborazioni, canta con Nathalie Dessay al Théâtre du Capitole. Impegnato nella scoperta di opere rare, ha partecipato alla registrazione di Thérèse di Massenet per il Palazzetto Bru Zane. Si esibisce regolarmente in concerto con la Chicago Symphony Orchestra e la New York Philharmonic. Mélody Louledjian soprano Vincitrice del Concours des Muses e del Concours Lyrique Européen di Arles, Mélody Louledjian persegue dapprima con successo la sua carriera nella musica contemporanea, prima di farsi un’esperienza nel campo della lirica interpretando ruoli in numerosi teatri. Si esibisce anche in recital e in concerto in Francia e all’estero. Tiene regolarmente masterclasses presso la Haute École de Musique di Ginevra, su temi legati alla musica contemporanea e all’inserimento professionale. Véronique Gens soprano Dopo aver dominato a lungo la scena barocca, Véronique Gens è oggi tra le interpreti mozartiane più rinomate della scena internazionale. Lavora sotto la guida di direttori d’orchestra quali Claudio Abbado (in vita), Louis Langrée, William Christie, Marc Minkowski, Myung-Whun Chung, Ivor Bolton, Jean-Claude Malgoire… I suoi prossimi impegni comprendono Don Giovanni, Le nozze di Figaro e Falstaff a Monaco, La Clemenza di Tito e Iphigénie en Tauride a Vienna e Alceste a Parigi. Jacques-Greg Belobo basso-baritono Diplomato al Conservatoire national supérieur de musique et de danse di Parigi, Jacques-Greg Belobo entra a far parte della Compagnia giovanile della Staatsoper di Monaco di Baviera , prima di unirsi a quella della Semperoper di Dresda. Sia come membro della Semperoper sia come ospite, Belobo si esibisce sotto la guida di grandi direttori d’orchestra. Nella presente stagione sarà, in particolare, Clarence in American Lulu di Berg al Theater an der Wien, e canterà al Nouveau Siècle di Lille e alla Philharmonie di Parigi. Tassis Christoyannis baritono Particolarmente apprezzato per le sue doti musicali e il suo talento di attore, Tassis Christoyannis ha fatto parte della Compagnia dell’Opera di Atene, prima di unirsi a quella della Deutsche Oper am Rhein di Düsseldorf. Attualmente prosegue la propria carriera come freelance esibendosi in vari teatri europei nei grandi ruoli del repertorio italiano, francese e russo. Apprezzato interprete di mélodies, ha registrato per il Palazzetto Bru Zane quelle di Félicien David, con Aparté. Andrew Foster-Williams basso-baritono Dopo aver studiato alla Royal Academy of Music di Londra, si esibisce accanto alle maggiori orchestre. Per il Palazzetto Bru Zane, ha preso parte alle seguenti incisioni: Sémiramis di Catel, le musiche del prix de Rome di D’Ollone, Dimitri di Joncières e le musiche del prix di Rome di Dukas (di prossima pubblicazione). Tra i suoi futuri ruoli, ha in programma di interpretare Balstrode nel Peter Grimes di Britten al Theater an der Wien e Donner e Günther nell’ambito del Ring wagneriano all’Opera North di Leeds nel 2016. André Heyboer baritono Dopo il debutto nel 2005 al Théâtre du Capitole di Tolosa, canta a Marsiglia, ad Amsterdam, all’Opéra Comique… Per la sua interpretazione della Métamorphose di Michael Levinas (prima esecuzione assoluta), gli viene conferito il Grand Prix de l’Académie Charles Cros e il Prix de l’Académie lyrique du disque. Per il Palazzetto Bru Zane, ha preso parte alla registrazione delle Bayadères di Catel. Tra i suoi progetti più recenti e futuri: Cavalleria rusticana a Tolosa, La fanciulla del West e Tosca all’Opéra Bastille, Amica a Monaco e Thaïs in Brasile. Marie Lenormand mezzosoprano Dopo aver studiato canto in Francia, Marie Lenormand si perfeziona con Richard Miller al Conservatorio di Oberlin (USA). Membro del Houston Grand Opera Studio, debutta alla Carnegie Hall e si esibisce in teatri prestigiosi quali l’Opera di New Orleans, la Cité de la Musique, l’Opéra Comique o la New York City Opera. Tra le sue collaborazioni con il Palazzetto Bru Zane vi è la partecipazione all’incisione dei Mystères d’Isis di Mozart (di prossima pubblicazione). Coro della Radio bavarese Fondato per sostenere l’Orchestra sinfonica della Radio di Monaco, è diretto da Peter Dijkstra quale direttore del canto e da Mariss Jansons quale direttore artistico. Il suo repertorio spazia dalla musica polifonica medievale a lavori del XXI secolo, passando per la musica barocca. Il coro è spesso chiamato a collaborare con grandi orchestre come i Berliner Philharmoniker e con direttori del calibro di Giovanni Antonini, Riccardo Muti, Bernhard Haitink; ha lavorato anche con il compianto Claudio Abbado. Orchestra della Radio di Monaco La Münchner Rundfunkorchester si dedica regolarmente alla creazione di opere nuove, ma i suoi direttori si sono recentemente impegnati nella riscoperta di opere romantiche. Il suo compianto direttore musicale Marcello Viotti diresse in particolare un’opera ritrovata di Charles Gounod, Les Deux Reines; le esecuzioni di Cinq-Mars sono perciò dedicate alla sua memoria. Dal 2005, il repertorio francese è entrato a far parte del raggio d’azione dell’orchestra; il suo direttore musicale Ulf Schirmer mantiene questa tradizione. Ulf Schirmer direzione Direttore d’orchestra, direttore artistico e direttore musicale dell’Opera di Lipsia, Ulf Schirmer è anche direttore artistico della Münchner Rundfunkorchester. Dopo aver compiuto i suoi studi all’Accademia musicale di Amburgo con György Ligeti, diventa assistente di Lorin Maazel e poi direttore stabile della Staatsoper di Vienna, prima di passare all’Orchestra Nazionale Danese. Docente all’Università di Amburgo, Ulf Schirmer ha diretto le maggiori orchestre del mondo e si è esibito anche al Festival Wagner della città di Lipsia. 15 Palazzetto Bru Zane Centre de musique romantique française San Polo 2368 30125 - Venezia +39 041 52 11 005 BRU-ZANE.COM