maurizio radacich, franco gherlizza - Istituto Italiano di Preistoria e

Notizie sui siti archeologici
del Carso triestino e goriziano
nelle grotte usate durante la prima guerra mondiale
Franco Gherlizza, Maurizio Radacich
(Club Alpinistico Triestino)
La prima guerra mondiale (1914-1918), inizialmente combattuta tra gli imperi austro-ungarico e tedesco in contrapposizione a Serbia,
Russia, Francia e Inghilterra, ebbe nel 1915 un nuovo protagonista: il Regno d’Italia. Il 24 maggio 1915 l’esercito italiano passò il confine con l’impero austro-ungarico iniziando di fatto la sua partecipazione armata al conflitto.
All’epoca l’esercito austro-ungarico, impegnato sul fronte orientale della Galizia, non potendo opporre una valida resistenza sul territorio in oggetto, in quanto presidiato da truppe territoriali, retrocedette le sue linee difensive sui primi contrafforti calcarei dell’altipiano
di Doberdò. Da questa posizione dominante poteva attuare, con i pochi uomini a disposizione, una valida difesa del territorio.
La cosiddetta “Spallata di Cadorna” ebbe un effetto stupefacente per le truppe italiane che, quasi senza colpo ferire, arrivarono a occupare la città di Monfalcone e tutta la pianura sino al fiume Isonzo.
Quindi nella sua maggior penetrazione verso est l’esercito italiano si fermò nei pressi del cantiere navale di Monfalcone e alle spalle della linea ferroviaria della stazione di Monfalcone dove incontrarono la resistenza austro-ungarica formata da rudimentali trinceramenti
costituiti dai muretti a secco che ben delimitavano le varie proprietà sul territorio.
Un vantaggio strategico dell’esercito austro-ungarico su quello italiano era la conoscenza del territorio e soprattutto la possibilità di
contare sulla grande esperienza speleologica dei suoi abitanti.
Inizialmente, da parte dell’esercito austro-ungarico, vennero utilizzate le cavità di facile accesso che si trovavano in prossimità della
linea di combattimento ma poi, a causa del sempre più pressante utilizzo delle artiglierie da parte del regio esercito italiano, si adattarono
anche quelle che presentavano pozzi d’accesso e vennero realizzati degli ipogei artificiali.
Prima di ogni assalto delle truppe italiane entravano in azione le artiglierie, queste sparavano per delle giornate intere, martellando le
linee austro-ungariche.
In prima linea durante questi cannoneggiamenti si trovavano soltanto poche vedette che si nascondevano nelle “tane di volpe” (piccoli
ipogei artificiali scavati all’interno delle trincee), mentre il grosso delle truppe trovava riparo nelle retrovie pronte ad accorrere in linea
tramite le trincee di approccio. Dato che tutta la zona del fronte e delle retrovie era sottoposta a cannoneggiamento, per dare riparo ai
soldati, la soluzione più pratica era quella di nasconderli sottoterra.
Il rifugio ipogeo ideale era quello che presentava due accessi in leggera discesa, muniti di ingresso a “L” e nascosti al nemico.
Se il sistema d’accesso a “L” venne utilizzato nelle cavità artificiali per quelle naturali, in cui bisognava scavare uno o più ingressi e
utilizzare quello naturale come condotto di ventilazione, a causa della pressante premura di utilizzare le cavità a ricovero si procedette
allo scavo rettilineo e alla sistemazione, all’ingresso, di muri paraschegge (tambours).
All’interno delle cavità vennero erette delle impalcature lignee sulle quali ospitare i soldati mentre in quelle più ampie si costruirono
addirittura delle baracche. Si continuava poi con lo scavo di altri vani o con l’allargamento di quelli già esistenti per aumentare la capacità ricettiva del ricovero.
Uno dei primi lavori che venivano effettuati all’interno delle grotte era la sistemazione del fondo calpestabile e questo ha, almeno in
parte, alterato il loro livello stratigrafico.
Ci fu un momento, nel 1917, in cui i comandi austro-ungarici temettero che la così detta “Fortezza Hermada”, ultimo baluardo per la
difesa di Trieste, potesse cedere all’urto dei soldati italiani e per tale motivo programmarono linee difensive più prossime alla città.
Gli strateghi austro-ungarici individuarono nella piana di Zaule uno dei punti di possibile invasione via mare e, per tale motivo, iniziarono a realizzare delle linee trincerate sul Monte Carso, in Val Rosandra, sul Monte San Michele e lungo tutto il ciglione dell’altipiano
carsico. Alla bisogna, vennero utilizzate, come posti di osservazione, le cavità naturali che si affacciavano sul golfo.
Molte di queste grotte naturali, adattate durante la guerra prima guerra mondiale, erano certamente di interesse archeologico.
Alla fine della guerra alcune vennero utilizzate per la bonifica dei residuati bellici (pratica nuovamente ripresa dopo la seconda guerra
mondiale), dai rastrellatori che li facevano brillare al loro interno con conseguenze che possiamo ben immaginare.
Monfalcone, Lisert. Militari italiani all’esterno di una caverna (probabilmente la Grotta del Diavolo Zoppo o la Caverna di Sant’Antonio), in seguito distrutta da una cava.
(Associazione Dolomitenfreunde - Wien)
Il posto di primo soccorso austro-ungarico allestito all’ingresso della
Grotta di Visogliano, nelle retrovie del Monte Hermada, documentato
con una foto dell’epoca.
(Archivio Club Alpinistico Triestino)
Riportiamo, qui di seguito, un elenco di cavità archeologiche distrutte o danneggiate durante la prima guerra mondiale nelle quali è stata
accertata la presenza di materiale archeologico.
Non entreremo nel merito dei rinvenimenti che sono segnalati nell’apposita legenda e tratti da opere a stampa.
Legenda: P – Paleolitico (generico), M – Mesolitico, N – Neolitico, E – Eneolitico, Br – Bronzo, Fe – Ferro, R – periodo Romano, Me – periodo Medievale, Ru – resti umani (generico), Rp – resti preistorici (generico).
Grotta Gigante (2/2 VG): Rinvenimenti: N; E; Br; Fe; R - All’interno della galleria superiore venne collocata una stazione radio. Bibliografia: 1-2-3-4.
Grotta dell’Orso (33/7 VG): Rinvenimenti: N; E; Br; Fe; R - Vi si trovano numerose firme di soldati austro-ungarici (soprattutto del 1917) ma non
siamo a conoscenza di un suo utilizzo a ricovero. Bibliografia: 1-2-3-4.
Grotta Azzurra di Samatorza (34/257 VG): Rinvenimenti: M; N; E; Br; Fe; R - Vi vennero realizzati dei manufatti (bacino di raccolta dell’acqua di
percolazione) e adattato un camino nei pressi dell’ingresso. Bibliografia: 1-2-3-4.
Grotta del Diavolo Zoppo (39/225 VG): Rinvenimenti: N; R - Si trovava sulla collina di Sant’Antonio (Insulae Clarae) e venne utilizzata come
ricovero. Distrutta, nel dopoguerra, da una cava. Bibliografia: 1-2-3-4.
Grotta di Ternovizza (78/242 VG): Rinvenimenti: Br - Adattata a ricovero. Bibliografia: 1-2-4.
Riparo Marchesetti (79/412 VG): Rinvenimenti: Ru; Rp - Utilizzato come ricovero. Bibliografia: 1-2-4.
Grotta di Visogliano (80/ 414 VG): Rinvenimenti: N - Adattata a ricovero e posto di primo soccorso. Bibliografia: 1-2-4.
Grotta di Prosecco (86/842 VG): Rinvenimenti: Br - Adattata a ricovero. Bibliografia: 1-2-4.
Caverna delle Mura (87/1203 VG): Rinvenimenti: Rp - Adattata a ricovero. Bibliografia: 1-2-4.
Grotta Cotariova (151/264 VG): Rinvenimenti: P; N; Br; R - Utilizzata come ricovero dalla popolazione. Bibliografia: 1-2-3-4.
Russa Spila (152/301 VG): Rinvenimenti: Rp - Adattata a ricovero è stata distrutta da una cava. Bibliografia: 1-2-4.
Grotta 1 presso la fermata ferroviaria Duino-Timavo (295/365 VG): Rinvenimenti: Br; Rp; R - Adattata a ricovero. Bibliografia: 1-2-3-4.
Grotta a nord di Prosecco (361/843 VG): Rinvenimenti: Rp - Utilizzata come ricovero dagli abitanti del paese. Nella dolina antistante vennero rinvenute selci di colore nero e frammenti di cocci. Bibliografia: 1-2-4.
Grotta Fioravante (411/939 VG): Rinvenimenti: N; E; Br; Fe; R - Utilizzata per il comando della vicina batteria di cannoni. Bibliografia: 1-2-3-4.
Grotta 2 presso la fermata Ferroviaria Duino-Timavo (419/366 VG): Rinvenimenti: R - Utilizzata a ricovero. Bibliografia: 1-2-3-4.
Grotta Gialla (467/932 VG): Rinvenimenti: M; N; E; Br; Fe; R - Utilizzata come ricovero. Bibliografia: 1-2-3-4.
Cavernetta della Trincea (492/1265 VG): Rinvenimenti: M - Nel 1917, al suo ingresso, venne realizzata una trincea. Bibliografia: 1-2-4.
Grotta del Bersaglio Militare (499/1778 VG): Rinvenimenti: N; E; Br - Utilizzata come ricovero. Bibliografia: 1-2-4.
Antro di Medeazza (635/2324 VG): Rinvenimenti: Br; Fe; R - Utilizzata come ricovero. Bibliografia: 1-2-3-4.
Grotta del Monte Ermada (681/3743 VG): Rinvenimenti: Fe - Utilizzata come ricovero. Bibliografia: 1-2-4.
Grotta presso il Colle Pauliano (819/3984 VG): Rinvenimenti: Br - Utilizzata come ricovero. Bibliografia: 1-2-4.
Grotta Priamo (947/3869 VG): Rinvenimenti: P; N - Utilizzata come ricovero. Bibliografia: 1-2-3-4.
Grotta Benussi (1362/4167 VG): Rinvenimenti: M - Utilizzata come ricovero. Bibliografia: 1-2-4.
Caverna del Monte San Michele (1567/4465 VG): Rinvenimenti: Fe - Adattata a deposito di munizioni. Bibliografia: 1-2-4.
Caverna II a Nord di Visogliano (1571/4468 VG):
Rinvenimenti: Br; Fe; R - Utilizzata come ricovero. Bibliografia: 12-3-4.
Grotta presso il Cimitero di Duino (1743/4556 VG):
Rinvenimenti: Br; R - Utilizzata come ricovero. Bibliografia: 1-23-4.
Riparo presso le risorgive del Timavo (1931/4651 VG):
Rinvenimenti: R - Utilizzata come ricovero. Bibliografia: 1-2-3-4.
Caverna delle Lucerne (2189/4694 VG):
Rinvenimenti: R - Utilizzata come ricovero. Bibliografia: 1-2-3-4.
Caverna a Nord Nord Ovest di Bristie (2902/4977 VG):
Rinvenimenti: Me - Utilizzata come ricovero. Bibliografia: 1-2-3-4.
Bibliografia essenziale:
1) Catasto Regionale delle Grotte del Friuli Venezia Giulia.
2) Gherlizza Franco, Halupca Enrico - Spelaeus - Club
Alpinistico Triestino, Gruppo Grotte - pp. 320 - Trieste, 1988.
3) Durigon Marco - Le grotte del Carso in età romana Archeografo Triestino - Serie IV - Trieste, 1999.
4) Gherlizza Franco, Radacich Maurizio - Grotte delle Grande
Guerra - Club Alpinistico Triestino, Gruppo Grotte - pp. 352 Trieste, 2005.