MALATTIA VESCICOLARE DEL SUINO E’ una malattia virale, contagiosa del suino, indistinguibile dalle altre malattie vescicolari (ovvero afta epizootica, stomatite vescicolare –malattia americana e da loro minimizzata-, esantema vescicolare – quasi scomparso, permane in Russia). È una malattia facente parte delle malattie dell’ex lista A dell’OIE (denunciabile nelle 24h). È tipica del circuito zootecnico del suino allevato intensivamente ed è caratterizzata da zoppia (sintomo prominente), febbre, vescicole sulla cute, mucose e zona interdigitale. Ha una contagiosità pari all’afta, ma una morbilità minore (non si ammalano tutti gli animali come invece succede per l’afta). È stata descritta nel 1966 da Nardelli, ex direttore dell’IZS di Brescia, ed è stata inizialmente chiamata IV malattia vescicolare o malattia da virus italia 66. Quando quell’anno comparse in alcuni allevamenti della lombardia venne confusa per le manifestazioni cliniche con l’afta, ciò che si notò subito era però che non tutti i suini si ammalavano subito. Noi abbiamo un piano di eradicazione in atto, gli ultimi focolai segnalati sono del 2001-02, ma ci sono ancora delle sieropositività. L’uomo è recettivo al virus della malattia vescicolare, nelle persone però non si riscontrano vescicole, bensì una blanda sintomatologia con febbre e cefalea. Ci sono fattori di rischio come: 1. movimentazione di suini (sptt nel caso di allevatori con pochi animali che vengono riforniti da porciari che girano i mercati, con stalle di sosta, allevamento familiare) 2. deroga delle restrizioni 3. contiguità tra gli allevamenti (sptt in pianura padana) 4. ritiro di scrofe a fine carriera 5. ritiro di carcasse di animali 6. movimentazione di persone in allevamenti 7. assenza di norme di biosicurezza Eziologia: Famiglia: Picornaviridae (la stessa dell’afta) Genere: Enterovirus tipo 9; questo è molto indicativo del fatto che viene eliminato in modo massivo con le feci, con conseguente importanza della trasmissione oro-fecale, ma anche per via posale, oltre ciò pone il problema della gestione dei liquami. È correlato antigenicamente al Virus Coxackie B-5 dell’uomo che causa enterite nel bambino. Si pensa abbia fatto un salto di specie dall’uomo al suino. È un virus a RNA delle dimensioni di 28-30 nm, quindi leggermente più grande di quello dell’afta (no aerosol!), con capside a simmetria icosaedrica, senza envelope. Coltivazione: -cellule primarie di rene di suino e su cellule PK-15 (come Aujeszky, pesti, PMWS) -si coltiva anche su IBRS-2 come per l’afta (linee cell continue dell’istituto biologico san paolo da rene di suino); → dopo 6 ore compare il CPE (effetto citopatico) che è caratteristico con picnosi e distruzione del monostrato visibile. Resistenza: molto elevata, in generale è più resistente dell’afta. È molto stabile tra pH 2.5 e 12 (per disattivarlo bisogna alzare il pH fino a 13 aggiungendo soda caustica alle feci); resiste alle carni fresche e congelate per più di 40gg; nel prosciutto sta fino a 6 mesi, nelle budella degli insaccati anche un anno!!! Inoltre resiste all’affumicamento, all’acidificazione, all’essicamento, alle fermentazioni e alla putrefazione. Per eliminarlo bisogna utilizzare disinfettanti come: 1. idrossido di Na e K al 2% 2. permanganato di K 1:5000 3. iodofori e glutaraldeide funzionano male Diffusione geografica: negli anni ’90 i focolaiai italiani derivavano dall’olanda da cui noi importavamo suini. In realtà questo non è mai stato dimostrato visto che l’olanda non denunciava la malattia. Attualmente è endemica in alcune regioni di Italia. 2004. focolai in campania-molise-abruzzo 2005: focolai in 10 allevamenti intensivi di suini in abruzzo 2006: abruzzo-campania-calabria-sicilia-lombardia 2009: focolai a Perugia (umbria) in un allevamento da ingrasso. Dal ministero della salute: Fermo restando che il Piano MVS per il 2011, approvato con Decisione 2010/712/UE persegue i medesimi obiettivi del 2010 (mantenimento e verifica dell’accreditamento nelle regioni accreditate e il raggiungimento dell’accreditamento di quelle non accreditate) si intende, nel 2011, avviare un programma triennale di vigilanza straordinaria nelle regioni non accreditate (Campania e Calabria) e di intervento nelle regioni accreditate che per motivi di carattere commerciale, sono esposte a rischio di introduzione del virus (es. regione Basilicata). Oltre a ciò, si intende completare l’anagrafe suina e la registrazione delle movimentazioni sia da vita sia da macello. È importante la formazione degli operatori, poiché la maggior parte di questi casi si sono verificati o perché i suini venivano comprati da paesi con la MV, o perché in quei paesi la malattia circolava e non veniva denunciata, o erano piccoli allevamenti con 4-5 scrofe che venivano alimentato con quello che capitava e poi rivendevano i suini. Oppure molto spesso capita nelle stalle di sosta. Recettivi: è un virus autolimitante perché si circoscrive solo al suino (questo lo differenzia dall’afta che invece può colpire più animali dell’ordine degli arctyiodactila). Mai segnalata nemmeno nel cinghiale in condizioni naturali (solo sperimentalmente si riesce ad infettarlo). L’uomo è potenzialmente recettivo, ma in italia la malattia non si è mai vista, al max elimina con le feci diffondendo il virus. In Inghilterra ci sono state segnalazioni ma senza vescicole. Inutili tutti i tentativi di riprodurla in altre specie come bovini e ovini. L’eliminazione avviene con secreti, escreti, liquido vescicolare, brandelli di epitelio. La via di penetrazione è di solito quella digerente. A differenza dell’afta non vi è trasmissione per aereosol, e non è stata dimostrata nemmeno la possibilità del virus di essere veicolato dal vento. Il problema è il controllo del virus nell’ambiente vista la sua grande resistenza. Una particolarità del virus è quella di avere bassa contagiosità tra i diversi allevamenti (capannoni), mentre è alta la contagiosità all’interno dell’allevamento (capannone). È meno contagiosa dell’afta poiché se vengono messe in atto le strette norme di profilassi può rimanere confinato in un allevamento. La trasmissione è, sia diretta sia indiretta, e dovuta a: 1. suini portatori (non molto importanti) 2. suini eliminatori 3. prodotti di orgine animale 4. rifiuti di cucina 5. fomites, automezzi non disinfettati o veicoli passivi non disinfettati. Patogenesi: penetrato per via orale, il periodo di incubazione è al max 28gg (questo serve per il rintraccio in cui bisogna andare indietro appunto di 28gg); di solito cmq il periodo di incubazione va dai 2 ai 7gg e il virus va a localizzarsi a livello di tonsille in cui replica. Quindi, già dopo 48h posto infezione, si hanno le lesioni primarie = vescicole a livello tonsillare e talvolta a livello di cercine coronario. Dalle tonsille parte la viremia che dà origine in 5-7gg dall’infezione alle lesioni secondarie, ovvero altre vescicole che si possono localizzare sia a livello di testa, sptt nel grugno e in bocca, e a livello di arti, sptt nel cercine coronario e spazi interdigitali. Anche se meno imponenti, sono vescicole praticamente del tutto uguali a quelle dell’afta. Nei suini infettati si è potuto vedere come l’eliminazione del virus con le feci appare dopo 24h dall’infezione e rimangono portatori per 15-30gg; nonostante ciò a livello ambientale, come già detto, è un problema perché il virus continua a girare a lungo nel capannone dato la sua resistenza. I suini sottoscrofa non muoiono per miocardite acuta; nei suini adulti decorre spesso come infezione asintomatica (morbilità del 5-10% - non tutti i suini in un allevamento si ammalano), la mortalità è nulla e la guarigione avviene in 21gg. Tutto ciò è paradossale, è a tutti gli effetti una falsa malattia a la politica veterinaria prevede cmq interventi radicali e rigorosi. Sintomi: La guarigione clinica completa avviene in 1-3 settimane (questo fa arrabbiare molto gli allevatori che non si spiegano perché devono abbattere tutti gli animali, anche quelli sani). La sintomatologia difficilmente supera il 5-7% all’interno del capannone. I suinetti sottoscrofa non muoiono per miocardite acuta come succede nelle infezioni sperimentali, hanno sintomatologia più grave degli adulti ma di solito non muoiono. Anatomia patologica: macro: cute e mucose con lesioni vescicolari a vari stadi evolutivi; lesioni più gravi agli arti, talvolta perdita degli unguelli micro: tipiche lesioni cutanee e mucosali, SNC con infiltrazioni linfocitarie periva sali e flogosi della muraglia. Diagnosi: la diagnosi clinica è difficile sul singolo animale, menter è possibile all’interno di una popolazione intera in base alla morbilità che oscilla sempre intorno al 5-10% e quindi è molto meno dell’afta. Infatti fondamentalmente la DD si farebbe con: afta esantema vescicolare (no in ita) stomatite vescicolare (no in ita) Visto che dal punto di vista clinico è completamente uguale dall’afta, ci vuole un’analisi di laboratorio (lab di referenza l’IZS di brescia, quello europeo Pirbright). Il materiale da inviare al laboratorio (min 0.5g): brandelli di elitelio contenuto delle vescicole feci (di animali con e senza sintomatologia, meglio se prelevata direttamente dall’ampolla rettale) Diagnosi diretta: 1. ELISA sandwich con Ab monoclonali anti-A,O,C e MV (come per l’afta) è il test ufficiale. Viene effettuata in triplice copia e dopo 2 h dà la risposta. 2. isolamento su PK-15: in 24-48h si vede il PCE Diagnosi indiretta: gli Ab compaiono 4 gg post infezione e la loro presenza in un siero in esame è riconducibile o a un’infezione in corso o a infezioni pregresse. Non possono essere di origine vaccinale perché per questa malattia non si è mai vaccinato e non è mai stata messa a punto una vaccinazione: 1. ELISA competitiva 2. SN che si fa solo in laboratori PL-4 perché richiede l’utilizzo del virus vivo virulento, si fa con il virus di referenza UK 72 r siero Pirbright. Si fa solo in caso di sieri dubbi. NORMATIVA C’è il DPR 362/96 e ordinanze ministeriali che escono anche ogni anno, ovvero ogni volta che la situazione epidemiologica cambia. Il DPR introduce misure generali di lotta contro la MV nei suini e contro altre malattie esotiche che non centrano nulla con la MV. Quando c’è un sospetto di malattia vescicolare bisogna bloccare tutto l’allevamento, bloccata la movimentazione di animali e persone, va eseguita un’indagine epidemiologica e va fatto un censimento di tutti gli animali sensibili. Quando la malattia viene confermata con l’ELISA si deve fare uno stamping out immediato con distruzione delle carcasse, disinfettare e pulire i locali e si può ripopolare solo dopo 28gg (nell’afta 15, in genere no prima dei 21); l’autorità sanitaria può estendere le misure ad aziende limitrofe potenzialmente contaminate (è una posizione molto drastica!). Per avere la conferma della malattia bisogno avere: 1. isolamento del virus da animali o dall’ambiente 2. elisa+ con sintomi clinici 3. sierologia+ con collegamenti con focolai già confermati 4. sintomi con collegamenti con focolai già confermati In caso di suini siero+ ma senza sintomi si procede al blocco dell’allevamento e si ripete il test dopo 28 giorni. Se sono ancora siero+ questi animali possono: 1. abbattere e distruggere gli animali testati 2. destinarli al macello sotto vincolo sanitario; il macello deve quindi essere quello più vicino all’azienda e le carni prodotte dovranno andare al consumo escludivamente fresco (è contradditorio, dopo tutte le restrizioni di prima se ne permette il consumo fresco nonostante l’elevatissima resistenza del virus in ambiente!). Nell’allegato 2: viene definita la zona di protezione e quella di sorveglianza. Ordinanza ministeriale 12/04/2008 Considerato che negli anni 2006/2007 c’è stata una recrudescenza della malattia vescicolare del suino nelle regioni accreditare del nord Italia e che le aziende da ingrasso sono state la tipologia riproduttiva maggiormente interessata, si pone la necessità di effettuare i controlli per MVS a prescindere dell’indirizzo produttivo. Gli obiettivi sono ribaditi: ovvero l’obbligatorietà del piano nazionale di sorveglianza ed eradicazione; si vuole mantenere lo stato di accreditamento delle regioni accreditate e lo si vuole raggiungere nelle regioni prive di qualifica. Nel 2008 le non accreditate erano: campania, abruzzo, sicilia e calabria. Le regioni accreditate sono quelle in cui tutte le aziende sono accreditate; l’azienda accreditata è quella riconosciuta ufficialmente indenne. Il veterinario deve fare delle verifiche sia nelle aziende accreditate che nelle altre e serve per avere un registro di stalla aggiornato. Il vet controlla il registro di azienda e verifica le stalle di sosta. In queste si fa un prelievo di un pool di feci ogni mese da ogni box perché gli animali cambiano in continuazione. Le azienda con due unità sono escluse dal campionamento Regioni accreditate: Nelle regioni non accreditate In caso di focolaio si ha sospensione della qualifica, che non può durare più di 6 mesi altrimenti si ha la revoca, si può riacquisire se: 1. vengono applicate le misure previste nelle zone di protezione e sorveglianza dei focolai 2. le aziende sono sottoposte a 2 test sierologici ad un intervallo di 28-40gg con esito negativo Un’aziende mantiene la sua qualifica se risulta negativa al controllo. La qualifica è sospesa se: ci sono irregolarità nei documenti per il riscontro di una singola positività: in questo caso l’ASL procede con il sequestro dell’azienda, blocco delle movimentazioni e si fanno due prelievi di sangue dal capo siero+ 7gg dopo il primo prelievo: se questa siero+ viene confermata il capo viene considerato un “single reactor” e dev’essere macellato. L’azienda riacquista la qualifica subito dopo la macellazione; Se la siero+ è multipla si ha: revoca della qualifica sequestro dell’azienda blocco delle movimentazioni prelievi di feci e sangue → se risultano + per enterovirus allora l’azienda viene dichiarata focolaio e si applica il DPR. Queste aziende risultate con multiple siero+ possono riacquisire l’accreditamento aziendale se: a distanza di 28 giorni dalla macellazione dei siero+ vengono fatti altri prelievi campioni dalle aziende presenti in zone di protezione prelievo 2 campioni di sangue, di cui il 2° a distanza di 28-40gg dal 1° con un numero di campioni variabile in relazione al n° di capi presenti in azienda; dalle aziende presenti in zona di sorveglianza si fa un prelievo di sangue da un unico campione; le aziende in fase di accreditamento non possono movimentare suini fatto salvo per una macellazione sotto sorveglianza. Numero di riproduttori presenti in azienda (non accreditata) Meno di 25 27-35 36-55 56-100 101-600 Più di 600 Numero di riproduttori da analizzare Tutti 26 35 47 56 59 Macellazione dei siero+: I suini siero+ devono essere macellati entro 72h in un macello posto nel territorio regionale; Al macello deve andare sotto vincolo sanitario con la notifica all’ASL La macellazione dev’essere separata dai suini sani La testa e il pacchetto intestinale vanno distrutti, le carni possono essere consumate solo fresche e nel territorio nazionale, e ci dev’essere la dicitura sul singolo “suini siero+ per MVS” Per quanto riguarda le movimentazioni di suini: è vietata la movimentazione dalle regioni non accreditate a quelle accreditate; il commercio internazionale è garantito solo se gli animali provengono da aziende accreditate. L’IZS di Brescia trasmette l’esito degli esami alla ASL la quale espleta un indagine epidemiologica e ne trasmette gli esiti al MS.