ITG A. POZZO LICEO TECNOLOGICO ISOSTASIA INDIRIZZO: Costruzioni, Ambiente, Territorio - opzione B GEOLOGIA E TERRITORIO Classe 3^ - 3 ore settimanali Schede a cura del prof. Romano Oss la crosta continentale, ma anche quella oceanica e quindi tutta la litosfera in genere, galleggiano sul mantello che in realtà non è un substrato compatto e rigido ma anzi risulta avere un comportamento plastico che permette un certo movimento al di sopra di essa. Quindi dovrà esistere una sorta di equilibrio tra il mantello e la crosta, altrimenti quest'ultima affonderebbe. Il termine ISOSTASI viene spesso utilizzato in scienza per indicare uno stato di equilibrio. In geologia si utilizza il termine ISOSTASIA per indicare l’equilibrio che le placche tettoniche presentano rispetto al mantello. Verso la fine del 1800 venne enunciato da Dutton il principio dell'isostasia secondo la quale le masse rocciose sono in equilibrio al di sopra della massa del mantello, cioè in pratica queste masse di crosta galleggiano sul mantello come farebbe un pezzo di legno sull'acqua, e dipendendo dalla densità di questo, cioè il suo peso, questo pezzo di legno sporge più o meno dall'acqua. Nelle figure accanto alcune relazioni tra elementi con diversa densità; notare che la densità media della crosta è assunta pari a 2,7 grammi per centimetro cubo. Ma già in precedenza due studiosi (Pratt e Airy nel 1855) hanno cercato di trovare delle formule che spiegassero il comportamento delle masse rocciose che costituiscono la crosta, al di sopra del mantello. Se scomponiamo una determinata porzione di crosta in varie parti, in particolare in "prismi", questi avranno delle densità variabili, poiché si è visto che la crosta terrestre, ma tutta la terra in generale non è omogenea, cioè non è tutta uguale, quindi alcune parti possono essere più pesanti di altre e questi avranno di conseguenza un comportamento diverso nei confronti del mantello. Secondo l'ipotesi di Pratt esiste un livello di base, alla stessa profondità, sul quale poggiano tutti questi prismi e le variazioni di densità dei prismi si traducono in una differente elevazione sulla superficie; quindi i prismi più densi saranno quelli più depressi, mentre quelli più leggeri saranno quelli che avranno una maggiore elevazione sulla superficie. Quindi per Pratt deve essere costante il prodotto delle singole densità per la relative altezze dei prismi; infatti crescendo la densità deve diminuire l'altezza per mantenere costante il prodotto. Per Airy invece la densità della crosta è molto bassa e per lo più costante e la profondità alla quale questi prismi poggiano sul mantello dipende dallo spessore della crosta in quel punto, cioè dall'altezza del prisma di crosta che si considera; in pratica il concetto è molto simile all'equilibrio che instaura il ghiaccio con l'acqua: sappiamo infatti che il ghiaccio ha una densità minore dell'acqua e quindi vi galleggia sopra anche se solo 11% circa della massa emerge dall'acqua il rimanente 89% è sommerso, quindi se un iceberg sporge sulla superficie di più di un altro vuole anche dire che questo possiede anche una massa maggiore che è sott'acqua, in parole povere quelli che più si innalzano dal mare sono anche quelli che più vi affondano. Secondo questa ipotesi allora un prisma di terra più si innalza e più deve affondare nel mantello, e l'affondamento è tanto minore quanto maggiore è la differenza tra la densità del substrato (il mantello) e la parte soprastante (il prisma di crosta); questa proprietà è naturalmente comune a tutti i corpi galleggianti e chiarisce perché un iceberg esce dall'acqua solo per 11% della sua massa perché la densità del ghiaccio è molto simile a quella dell'acqua. Ancora non è chiaro quali dei due modelli è quello che si ritrova nella realtà e quindi non possiamo escludere nessuna delle due possibilità considerando anche che non solo i prismi hanno altezze diverse ma anche che la densità può variare all'interno di uno stesso prisma, ma sembra che la teoria di Airy giustifichi meglio le condizioni che troviamo in natura. Con i modelli di Pratt e Airy si possono fare dei calcoli teorici per stabilire se una certa zona è in equilibrio sul suo substrato o è soggetta ad innalzamenti o abbassamenti; infatti la Terra non è mai in perfetto equilibrio e vi sono sempre delle modificazioni che possono rompere l'equilibrio raggiunto in milioni di anni. Questi squilibri possono essere generati da fenomeni connessi con i grandi movimenti delle placche, o attraverso la periodica copertura di masse glaciali, come i passaggi da ere glaciali a ere interglaciali con il conseguente cambiamento di peso al di sopra di determinate zone, o anche grazie a fenomeni connessi con erosione e denudamento tettonico; infatti questo tende a spostare i sedimenti dalle parti più alte e a deporli in quelle più basse e di conseguenza le parti erose tenderanno a risalire poiché il loro peso è diminuito (come per la catena Himalaiana che si sta alzando, ma non è chiaro se questo è dovuto all'isostasia o al fatto che la placca Indiana sta costantemente spingendo verso quella Asiatica, mentre quelle parti dove si ha accumulo dei sedimenti aumentano la loro massa e tenderanno quindi a sprofondare. Un esempio molto interessante è quello che coinvolge la penisola Scandinava e la Groenlandia: queste zone sono state più volte coperte, durante le ere glaciali, da vaste calotte di ghiacci con spessore che raggiungevano i 2-3 Km che hanno apportato un peso aggiuntivo e quindi hanno costretto "il prisma" Scandinavo e Groenlandese ad affondare maggiormente nel mantello poiché il suo peso è aumentato (addirittura la superficie topografica della parte centrale della Groenlandia è tanto depressa da trovarsi a quote più basse del livello del mare; Ma cosa succede quando, entrando in un era interglaciale, i ghiacci iniziano a sciogliersi ed a ritirarsi? Naturalmente il "prisma" non sarà più in equilibrio e quindi tenderà a ricercarlo sollevandosi. È appunto quello che sta succedendo, in particolare per la Scandinavia, infatti questa si sta alzando con una velocità variabile tra 2 e 9 millimetri all'anno e questo innalzamento è documentato dalla presenza di spiagge marine a varie quote. Si ritiene che per tornare al suo equilibrio isostatico originario la Scandinavia dovrà innalzarsi per altri 200 metri. Questo innalzamento è tuttora in atto anche se la calotta dei ghiacci si è ritirata da vari millenni e questo è dovuto all'alta viscosità del mantello che ha un comportamento plastico ma durante intervalli di tempo molto lunghi (migliaia di anni).