15 Giornalino dell’ Associazione Astrofili Agordini “Cieli Dolomitici” 2011 L’immagine di copertina, un fantastico mosaico lunare dell’intera faccia rivolta alla Terra, è stato realizzato dalla sonda NASA Lunar Recoinnaissance Orbiter. Spesso trascurato dagli astrofili, che in molti casi non vedono l’ora si tolga di torno per immergersi nel cielo profondo, il nostro satellite naturale può regalare invece grandi emozioni perfino a chi osserva con modestissimi strumenti. WWW.CIELIDOLOMITICI.IT WWW.CIELIDOLOMITICI.IT WWW.CIELIDOLOMITICI.IT SOMMARIO EDITORIALE pag. 3 di Maristella Leandrin L’OSSERVAZIONE DEI PIANETI REMOTI di Claudio Pra Pag. 4 Stelline vaganti tra le stelle fisse RICORDI di Alvise Tomaselli pag. 6 Come diventai astrofilo CINQUANT’ANNI FA L’UOMO VOLO’ NELLO SPAZIO di Tomaso Avoscan pag. 7 Da quassù la Terra è bellissima... MARIO DI SORA, IL NUOVO PRESIDENTE UAI intervista di Claudio Pra pag. 9 A colloquio con il neo Presidente dell’Unione astrofili italiani IL MEETING DELLE COMETE di Vittorio De Nardin pag. 10 Cronaca dell’annuale incontro degli osservatori dilettanti di comete L’APPARENZA INGANNA di Claudio Pra pag. 11 La “vera” luminosità delle stelle ATTIVITA’ DELL’ASSOCIAZIONE pag. 14 Quante iniziative! GLI ASTROFILI DI CIELI DOLOMITICI pag. 15 Conosciamo Sandra Casagrande CURIOSITA’ CELESTI pag. 16 Tra giorno e notte IL GIORNALINO CERCA COLLABORATORI Vuoi collaborare con il giornalino della nostra Associazione? Qualsiasi contributo sarà il benvenuto. Articoli (anche molto semplici), domande, fotografie, vignette, disegni, ecc. non potranno che arricchire la nostra pubblicazione. Manda il tuo materiale a: Claudio Pra, via Saviner Di Calloneghe 22 32020 Rocca Pietore (Bl) e-mail : [email protected] Per contattare il responsabile del giornalino Claudio Pra: Sito internet dell’Associazione: www.cielidolomitici.it e-mail : [email protected] Telefono: 0437/523186 e-mail [email protected] Indirizzo: via Saviner Di Calloneghe 22 32020 Rocca Pietore (Bl) WEBMASTER Andrea De Nardin 2 EDITORIALE di Maristella Leandrin E’ notte e là fuori buona parte della mia parte di mondo dorme. Il cielo è limpido, limpidissimo e buio; questa notte vince anche sulla prepotenza delle nostre luci. Zero gradi, e un vento ghiacciato che viene da est irrigidiscono un po’ il mio viso, ma presto mi abituo: questo freddo è diverso dal solito, non penetra nelle ossa; ghiaccia le superfici ma sa di buono, sa di natura… porta con sé l’odore dei ghiacci e di neve. Io osservo l’universo. E mentre penetro i suoi segreti col mio monocolo da poco, viaggio così nell’infinito senza spostarmi…: è l’infinito che viene a me, passandomi tutto davanti agli occhi. Fino a che io avrò voglia di guardarlo; e poi dopo, perché esso non scorre per nessuno in particolare e il fatto che si lasci ammirare è solamente un nostro privilegio, non il suo fine. Penetro lo spazio e guardo oltre l’atmosfera… conto decine di Pleiadi, uso la visione distolta per ingannare la luce e guardo la Nebulosa di Orione; scopro le Iadi, capeggiate dalla rossa Aldebaran e me ne lascio avvolgere, ricompongo il Cancro e strappo al buio il timido Unicorno, ottenendolo pazientemente solo lasciando che i miei occhi si abituino ancora di più al buio, stando fuori, in questa notte di dicembre. Ma non è un sacrificio: è il minimo prezzo da pagare per avere un infinitesimale pezzo di tutto questo… e lo pago volentieri, col cuore colmo di gratitudine… e non so verso chi né esattamente per cosa… Perché stare a guardare, fissare a volte per ore, dei puntini luminosi in lontananza non emoziona nessuno… Ma quei “puntini” sono Soli… e tremano, fanno vibrare l’aria… e ci parlano di altri mondi, altri luoghi, e ci dicono che siamo un pezzo finito in una vastità tanto grande da pensare sia infinita. … Guardo la stessa luce tremula che hanno guardato Pitagora, Ipparco, Aristotele… Stonehenge è stata costruita per le stesse stelle. Quando studio il cielo o anche semplicemente lo miro e lo rimiro, a testa alta e bocca aperta, io sto guardando indietro nel tempo, ed ecco quel che comprendo: che non ho fatto nulla per meritare questo breve eppur vivo respiro nell’universo che è la mia vita, né per poter avere la facoltà di comprenderne la vastità… eppure ho tutto questo. Cercare di comprenderlo o anche solo onorarne l’essenza e la meravigliosa evidenza stando a guardarlo, è la cosa che più mi fa sentire tutta la sostanza del mio essere umana e insieme quella scintilla che qualcuno definisce divina e che mi rende tanto diversa dal resto degli esseri viventi. Quando rientro in casa ho i capelli spettinati e il viso arrossato per il freddo, ma una sensazione di profonda pace e insieme di febbrile eccitazione mi riempiono il cuore e mi fanno sentire particolarmente viva. Il pensiero che anche se io non continuerò a guardare, il cielo continuerà a scorrere fuori dalla finestra della mia camera, e le costellazioni sorgeranno per poi inabissarsi nell’emisfero australe, rincorrendo i pianeti… mi riempie di serenità. Non so perché ne in che modo la consapevolezza che l’universo non sia stato creato per me possa darmi pace ma è così; mi dà un posto d’onore dentro ad esso, al suo non conoscere le sue origini ed ignorare il suo futuro, così inconsapevole per natura. Io sono un frammento di autocoscienza pulsante in un qualche posto dell’ordinato caos universale. LA BIBLIOTECA DELL’ASSOCIAZIONE Tra le opportunità offerte agli Associati c’è quella di poter fruire della biblioteca dell’Associazione. La biblioteca è ben fornita (oltre a molti libri e riviste ci sono anche videocassette e DVD) ed è auspicabile che un buon numero di persone se ne servano. Ricordiamo che per accedere alla biblioteca bisogna contattare Claudio al 3493278611 per fissare un appuntamento. 3 L’OSSERVAZIONE DEI PIANETI REMOTI di Claudio Pra In questo numero del Giornalino vi invito ad osservare i due pianeti del sistema solare più distanti dal Sole, ovvero Urano e Nettuno. Aggiungo anche Plutone, che fino a pochi anni era un pianeta a tutti gli effetti e che invece ai giorni nostri viene considerato un dwarf planet (pianeta Nano), qualcosa che si colloca uno scalino sotto ai pianeti veri e propri. Con il termine osservare, intendo localizzare in cielo questi corpi, che hanno da offrire ben poco agli osservatori. Urano e Nettuno, se osservati al telescopio a un ingrandimento adeguato, potranno mostrare al massimo il loro dischetto, mentre Plutone nemmeno quello. Bisognerà quindi quasi esclusivamente “accontentarsi”della soddisfazione di essere riusciti ad identificarli tra un nugolo di stelline. Una soddisfazione non da poco però, ve l’assicuro. Per riuscire a vedere Urano e Nettuno sarà sufficiente usare un piccolo binocolo, come un 7x50 o un 10x50. Per Plutone occorrerà invece un telescopio di almeno 20/25 cm. di diametro. URANO Urano fu scoperto per caso dal noto astronomo William Herschel nel 1781. Herschel pensò che si trattasse di una cometa ma un anno dopo altri due studiosi, l’astronomo e matematico italiano Barnaba Oriani e Lexelle, dimostrarono come la sua orbita fosse quasi circolare deducendone che si trattava di un pianeta. Lo stesso Hershel se ne convinse. Posto a una distanza di quasi tre miliardi di chilometri dal Sole ( distanza media 2.867.119.000 km.), Urano è un gigante gassoso di ben 51.118 km. di diametro (quattro volte il diametro della Terra) che impiega ben 84 anni per completare un orbita attorno al Sole. Il pianeta possiede un sistema di anelli, che però sono assolutamente inaccessibili agli amatori. Attualmente si trova tra le stelle della costellazione dei Pesci, dove rimarrà a lungo. Il periodo migliore per osservarlo è l’autunno. Per cercarlo bisognerà disporre di una cartina che riporti la posizione del pianeta nel periodo in cui si intende dargli la caccia, in modo da saperlo riconoscere dalle stelle di campo. Al binocolo infatti è identico a una stellina di sesta magnitudine e in caso di dubbi sull’identificazione è consigliabile fare un disegno riportando la posizione delle stelle della zona interessata, ripetendo poi l’osservazione a distanza di qualche giorno in modo da notare lo spostamento di una di loro. Ricordiamoci che le stelle sono (apparentemente) fisse mentre i pianeti si muovono in cielo. Io lo trovai proprio così. Non abbiate fretta perché Urano è pigro e si muove lentamente. Un ultima cosa: scegliete le serate senza Luna o con un minimo disturbo lunare e osservate sotto cieli almeno decentemente bui. Con un telescopio che permetta di mantenere l’immagine buona anche a ingrandimenti medio alti, saremo invece in grado di distinguerlo all’istante perché noteremo il suo dischetto verdognolo, nettamente differente dalla puntiformità che contraddistingue una stella. Consiglio di usare almeno 160 ingrandimenti, spingendosi anche oltre se è possibile. Occorrerà osservare nelle serate in cui l’agitazione atmosferica sia moderata in modo da avere immagini ferme. Chiaramente l’ingrandimento sarà condizionato anche dallo strumento usato. In ogni caso, come con il binocolo, senza notare il disco ci accontenteremo casomai di aver identificato il pianeta. Come già detto, a parte il dischetto verde, non c’è la possibilità di osservare nessun altro dettaglio. Qualche osservatore esperto afferma che sia possibile osservare, di tanto in tanto, dei chiaroscuri sul disco, ma la questione è controversa e in ogni caso, quando sarete in grado di osservarli, non avrete bisogno dei miei consigli. Urano può essere scorto anche senza strumenti, diventando quindi il sesto pianeta visibile a occhio nudo, a patto che il cielo sotto il quale si osserva sia molto buio, che la vista dell’osservatore sia molto buona e che si sappia alla perfezione dove è posizionato. La sua debole luminosità ne fa infatti una stellina al limite della percezione. Proprio per questo è stato scoperto strumentalmente solo nel 1781, a quasi un paio di secoli di distanza dalle prime osservazioni telescopiche. NETTUNO Altro gigante gassoso inanellato, Nettuno fu scoperto dall’astronomo tedesco Johann Gottfried Galle nel 1846, basandosi sulle informazioni dell’astronomo e matematico francese Urbain Le Verrier, che aveva ipotizzato l’esistenza di un pianeta oltre l’orbita di Urano e ne aveva determinato la posizione. Anche il matematico inglese John Couch Adams era giunto alla stessa conclusione di Le Verrier ma non fu assecondato dall’allora Direttore dell’Osservatorio di Greenwich. La distanza media di Nettuno dal Sole ammonta a ben quattro miliardi e mezzo di chilometri. Il suo diametro equatoriale è simile a quello di Urano, arrivando misurare quasi 50.000 km. Impiega poco meno di 165 anni per completare la sua orbita intorno al Sole. Per osservarlo, lo si dovrà cercare all’interno della vasta costellazione dell’Acquario, che lo ospiterà per 4 Il periodo più comodo per cercarlo è l’autunno. Per Nettuno vale praticamente tutto quello detto su Urano, tenendo conto che però è più debole di un paio di magnitudini (7,8 mag.) ed è più lento nel suo spostamento tra le stelle, essendo più lontano. Lo si trova comunque anche con piccoli binocoli. Usiamo quindi la tattica già spiegata per Urano (cartina con la posizione del pianeta, eventuale disegno delle stelle del campo inquadrato e controllo del movimento di una di loro a distanza di tempo). Al telescopio bisogna naturalmente usare un ingrandimento sostenuto per notare il suo dischetto azzurrognolo. Nessun altro particolare è osservabile, tantomeno i suoi anelli. PLUTONE Eccoci a quello che era la frontiera planetaria e che oggi è invece il più vicino dei dwarf planet, i pianeti nani transnettuniani. Scoperto soltanto ottant’anni fa (nel 1930) dall’ astronomo statunitense Clyde Toumbagh, dopo che da tempo se ne ipotizzava l’esistenza, rimane un corpo enigmatico e finora inesplorato. Nessuna sonda lo ha mai avvicinato. Lo farà, se tutto va bene, la New Horizons della NASA, lanciata verso Plutone nel gennaio del 2006 e il cui arrivo è previsto per il 2015. Al momento ci dobbiamo accontentare delle osservazioni compiute da Terra e del Telescopio Spaziale Hubble, che lo dipingono come un oggetto ghiacciato di piccole dimensioni (il suo diametro equatoriale ammonta a 2390 chilometri, molto meno della nostra Luna). Plutone percorre intorno al Sole un orbita fortemente elittica, che lo porta ad “avvicinarsi” fino a circa 4,5 miliardi di chilometri e ad allontanarsi fino a quasi 7,5 miliardi di chilometri dalla nostra stella. Dovendo fare molta strada, impiega quasi 249 anni per completare un orbita. Una delle molte particolarità che diversifica Plutone dai pianeti del sistema solare, che giacciono più o meno sullo stesso piano nel loro cammino intorno al Sole, è l’inclinazione della sua orbita rispetto all’eclittica (ben 17°). Come già accennato, Plutone non è più un vero e proprio pianeta dal 2006, quando fu declassato non senza polemiche. Il motivo risiede nella sempre più grande quantità di corpi di notevoli dimensioni scoperti oltre l’orbita di Nettuno, corpi che spesso sfiorano (uno sembra superi) le dimensioni di Putone. Che fare? Considerarli altri pianeti accrescendo il numero man mano? No, sono stati scelti altri parametri che hanno escluso Plutone e buonanotte. Ma io, abituato ai classici nove pianeti del sistema solare, lo propongo lo stesso, anche perché, unico pianeta nano attualmente alla portata dell’osservazione visuale. L’ “impresa” è riservata ai possessori di strumenti di un certo diametro, che abbiano una buona esperienza osservativa. Indispensabile naturalmente anche un cielo buio pece, senza traccia di inquinamento luminoso. Un telescopio di almeno venti centimetri di diametro è quindi lo strumento minimo per dare la caccia a Plutone, che attualmente si trova (e vi resterà a lungo) tra le stelle del Sagittario a declinazione fortemente negativa, risultando quindi piuttosto basso sull’orizzonte anche quando raggiunge la massima altezza in cielo, particolare che crea qualche problema in più. Aperture maggiori permetteranno di discernerlo più facilmente, anche se in ogni caso l’osservazione non risulterà priva di difficoltà. Trovandosi nel Sagittario si capisce immediatamente che è l’estate il periodo migliore per cercarlo. L’oggetto brilla (si fa per dire) di quattordicesima magnitudine. E’ quindi debolissimo ed identico a una stellina a qualsiasi ingrandimento. Una cartina particolareggiatissima, che riporti astri che sfiorino la quindicesima magnitudine, è d’obbligo. Dobbiamo cercare di percepire un debolissimo puntino luminoso immerso tra un infinità di altri puntini luminosi. Una cartina stellare “autocostruita” per l’occasione grazie a un buon software astronomico è l’ideale. Da scegliere, ma non credo ci sia bisogno di ricordarlo ancora, serate senza il minimo disturbo lunare e dall’ottimo seeing, visto l’ingrandimento che dovremo usare. Dopo il puntamento grossolano con il cercatore, passeremo ad un oculare a grande arrivando a ridosso dell’obbiettivo. Bisognerà poi ingrandire molto (almeno duecento ingrandimenti ci vorranno tutti e forse non basteranno) cercando di trovare delle stelle di riferimento nei pressi di Plutone per identificarlo. Non sarà semplicissimo e dovremo usare la visione distolta, ovvero guardare un po’ di sbieco, per permettere alla parte più sensibile dell’occhio adattato al buio di lavorare al meglio. Probabilmente ci vorranno molti minuti, se non ore. A volte si crederà di aver visto qualcosa ma poi non si riuscirà più a scorgere niente fino ad avere nuovamente l’impressione di percepire quel “maledetto” puntino. Queste osservazioni sono snervanti e bisognerà avere molta pazienza. Se abbiamo dubbi sull’identificazione bisognerà percepire il suo spostamento tra le stelle con nuove osservazioni. Troppo difficile? Forse si, ma quando però saremo certi di averlo individuato verremo ripagati. Vi è venuta voglia di provare a osservare i pianeti remoti? Poco reclamizzati e sempre messi in un angolo perché offrono poco, credo meritino invece un po’ di attenzione e le peripezie che dovrete affrontare per scovarli non faranno che accrescere la soddisfazione finale. Volete un motivo in più per buttarvi in questa missione? Una volta individuati Urano e Nettuno, se avete osservato precedentemente anche i pianeti visibili a occhio nudo, sarete tra i pochissimi terrestri ad aver visto tutti i pianeti del sistema solare. Se ci aggiungete Plutone sarete inseriti nell’ esclusivissimo club che raggruppa chi ha osservato l’unico dwarf planet alla portata dell’osservazione visuale. 5 RICORDI di Alvise Tomaselli Come sono diventato astrofilo? Domanda semplice a cui si potrebbe rispondere in maniera altrettanto semplice : “Lo sono sempre stato”. Ricordo il trascorrere dei giorni in montagna, la vita sana e serena seppur con i disagi tipici dell’ambiente austero. Si passava da un inverno freddo ad uno un po’ più mite, talvolta senza poter assaporare uno spicchio di primavera o di autunno. I divertimenti e gli svaghi della giovinezza limitati dalle difficoltà oggettive tipiche dell’abitare fra monti e cielo. Proprio quella parte di “mondo” (il cielo) fu oggetto di curiosità e osservazione fin da giovane. Il cielo nero tipico delle notti in montagna fu oggetto delle prime curiose osservazioni. Talmente nero e profondo che talvolta la semplice visione ad occhio nudo dava un senso di vertigine. La sensazione era quella di cadere in un pozzo nero e profondo. E così, fin da adolescente mi dilettavo nella semplice osservazione della volta celeste, prima ad occhio nudo e successivamente con un binocolo “scassato” con il quale, probabilmente a mia insaputa, percepivo tutte le stelle come “doppie ottiche”. Non avevo assolutamente nozioni di astronomia e ricordo con stupore lo spostamento di alcuni oggetti (quelli più luminosi) con il trascorrere delle sere. Addirittura la volta celeste cambiava aspetto pian piano con il trascorrere dei mesi. Questo aspetto non trovava spiegazione e mi lasciava alquanto turbato! La svolta definitiva alla “conversione celeste”, come sempre succede, avvenne quasi per caso. Venne ad abitare vicino alla mia abitazione un turista di Ferrara, un signore anziano dall’aspetto tranquillo il quale lasciava trasparire “conoscenza” e “saggezza” e fin dai primi incontri mi raccontava storie di stelle, nebulose, costellazioni etc. I racconti, devo dire, mi lasciavano assai perplesso e distaccato in quanto non avevo nozioni sufficienti per capire i segreti del cielo. Poi una sera mi incontrò e mi invitò per una serata osservativa con il telescopio. Ricordo il tubo bianco dello strumento (un rifrattore) e le lunghe e complesse operazioni di stazionamento (ho realizzato in seguito che la montatura altazimutale e l’inseguimento manuale comportavano una serie di difficoltà aggiuntive). Poi mi disse semplicemente “Guarda”. Difficile descrivere lo stupore nel vedere quell’ oggetto celeste che rispondeva al nome di Saturno, che non immaginavo si potesse scorgere con un cannocchiale di quel genere. L’immagine durò pochi istanti (la montatura non motorizzata permetteva di mantenere nel campo visivo gli oggetti inquadrati solo per pochi secondi). Fu una folgorazione. Il pianeta, pur mostrandosi di ridottissime dimensioni, si stagliava nettamente sullo sfondo del cielo con i caratteristici anelli. Si trattava di una “micro-immagine” che contrastava con quanto avevo visto nelle rare foto consultabili in quegli anni, ma ciò fu sufficiente per lasciarmi a bocca aperta. Con il “Signore degli Anelli” crebbe in me stupore e meraviglia e si aprì quella porta sul cielo che lasciò il segno per gli anni successivi. Il passo seguente fu la lettura di un testo che quel signore mi prestò e che ricordo sempre con simpatia. Si trattava di un riferimento preciso per gli astrofili di allora intitolato “Al di là della Luna“, autore Paolo Maffei. Personalmente lo considero una pietra miliare della letteratura dedicata all’astronomia, che dovrebbe essere presente nella libreria di ogni astrofilo e appassionato delle scienze in genere. L’ho acquistato recentemente in edizione tascabile e l’ho riletto con pia- 6 cere. Effettivamente allora non si poteva pretendere di più. Non esistevano i computer, internet e le decine di testi per tutti i gusti e le difficoltà che si trovano oggi in libreria. Non esistevano circoli o associazioni di appassionati e gli strumenti erano rari, costosi e introvabili. L’astronomia era materia per pochi fortunati o riservata ad Istituzioni specifiche. Poi, con il trascorrere degli anni, dopo la lettura di molti testi sulla materia e successivamente quando le possibilità economiche e la tecnologia lo permisero, ho proseguito l’osservazione del cielo con cannocchiali e strumenti via via più sofisticati. Ora i tempi sono cambiati, l’osservazione del cielo è facilitata dagli strumenti, dal poter reperire e scambiare informazioni anche in tempo reale e dalla possibilità di coinvolgere attivamente appassionati, studenti e curiosi. Nelle scuole l’astronomia è diventata materia di studio e di ricerca. La divulgazione è favorita dalle molteplici strumentazioni di supporto grazie alle quali è possibile coinvolgere anche gli studenti nei primi anni scolastici. Ancora oggi, tutte le volte che mi preparo per una serata osservativa, riaffiora il ricordo caro e indelebile della prima osservazione strumentale, lo stupore di quella sera sul terrazzo con quel CINQUANT’ANNI FA L’UOMO VOLO’ NELLO SPAZIO di Tomaso Avoscan Quest’anno ricorre il 50° anniversario del primo viaggio umano nello spazio, effettuato dal cosmonauta russo Yuri Gagarin il 12 aprile del 1961. Lo storico evento viene così ricordato: "All'alba dell'11 aprile 1961 il progettista capo Koroliov prepara sulla rampa il missile R-7. La sera stessa Gagarin e Gherman Stepanovich Titov, la sua riserva, si preparano: partita di biliardo, cena "spaziale", visita medica. La mattina successiva Yuri viene vestito con la tuta e portato alla rampa. Ripassate tutte le nozioni indispensabili per il viaggio, Yuri entra nella capsula e attende il lancio della Vostok 1. Alle 8.51 cominciano le operazioni di accensione e alle 9.07 (ora di Mosca) avviene il decollo: è in questo momento che Yuri pronuncia la storica frase поехали! (pojechali), cioè “si va!” Durante il viaggio Yuri compie un'intera orbita ellittica intorno alla Terra, raggiungendo un'altitudine massima di 302 km e una minima di 175 km, viaggiando a una velocità di 27.400 km/ora, per una durata complessiva di 108 minuti. Mentre era in volo Gagarin pronunciò queste parole: “Da quassù la Terra è bellissima, azzurra, e non ci sono confini o frontiere” . La discesa nella capsula si conclude a 7.000 metri da terra quando Yuri si eietta. Tocca il suolo alle 10.55 del 12 aprile 1961, nei campi di una fattoria collettiva nella regione di Saratov. Le prime persone che incontra sono la contadina Anna Taktatova e sua nipote. Una volta recuperato Yuri viene trasferito a Kuibishev (oggi Samara). Il 14 aprile arriva a Mosca dove viene accolto in maniera trionfale dalla folla riunita nella Piazza Rossa alla presenza di Nikita Krushov e i più alti funzionari politici. 7 Una gloria che durò però poco, dato che il valoroso astronauta morì solo sette anni dopo la sua grande impresa, a bordo di un piccolo aereo schiantatosi al suolo. Era in procinto di partire per una nuova missione spaziale. Rimase così il suo unico viaggio in orbita quello che segnò lo storico primato. In realtà, sulla conquista umana dello spazio, esiste anche una versione alquanto diversa ovvero che, prima della missione di Gagarin conclusasi indiscutibilmente con un successo, ci siano stati altri tentativi da parte della vecchia URSS. I due fratelli italiani Judica Cordiglia, appassionati di telecomunicazioni (di cui Achille medico specializzato in cardiologia ed in medicina aeronautica e spaziale e Giovanni Battista documentarista e perito fonico presso il tribunale di Torino), raccontano infatti di aver raccolto numerose registrazioni audio molte suggestive che ipotizzano possano essere relative a missioni umane effettuate prima del celebre volo. Operazioni terminate però in modo tragico, con la perdita dell’equipaggio e quindi mai annunciate pubblicamente dalle autorità sovietiche di allora. Le registrazioni di cui dichiarano di essere in possesso contengono infatti quelli che potrebbero essere gli ultimi respiri degli astronauti ansimanti e i loro appelli angosciati prima della morte e dovrebbero risalire al novembre del 1960. I due sono autori di diversi libri ma la loro tesi è sempre stata smentita dall’Unione Sovietica prima e dalla Russia oggi. Per quanto riguarda la conquista dello Spazio possiamo ricordare come storicamente, in partenza, sia stata l’Unione Sovietica ad essere in “pole position”. Infatti il primo satellite artificiale messo in orbita intorno alla Terra fu la Sputnik 1 il 4 ottobre 1957 e il primo essere vivente inviato nello Spazio fu la gloriosa cagnolina Laika a bordo dello Sputnik. Il primo uomo, come già detto, fu l’ufficiale Jurij Gagarin. Gagarin è entrato nella leggenda e nell'immaginario collettivo. Uno dei nostri più importanti cantautori, Claudio Baglioni, qualche anno fa gli ha dedicato una canzone intitolata semplicemente Gagarin, inclusa nell’album "Solo" uscito nel 1977: quell'aprile si incendiò al cielo mi donai gagarin figlio dell'umanità e la terra restò giù più piccola che mai io la guardai non me lo perdonò e l'azzurro si squarciò le stelle trovai lentiggini di Dio col mio viso sull'oblò io forse sognai e ancora adesso io volo e lasciavo casa mia la vodka ed i lillà e il lago che bagnò il bambino Yuri con il piede lo scansai bugie volgarità calunnie guerre maschere antigas come un falco mi innalzai e sul Polo Nord sposai l'eternità anche l'ombra mi rubò e solo restai e ancora adesso io volo e ancora adesso io volo volo volo nell'infinito io volo sotto un timbro nero ormai io vi sorrido ma il mio sorriso se n'è andato via io vestito da robot per primo volai e ancora adesso io volo e ancora adesso io volo volo volo e ancora adesso io e ancora adesso io volo volo volo nell'infinito io volo Il francobollo emesso da Poste Italiane per celebrare il cinquantesimo anniversario del primo volo umano nello spazio La foto della partenza della Vostok 1 che trasportò Gagarin in orbita 8 MARIO DI SORA, IL NUOVO PRESIDENTE UAI Intervista di Claudio Pra Abbiamo il piacere di intervistare per il nostro Giornalino, il neo Presidente dell’Unione Astrofili Italiani Mario Di Sora, eletto alla massima carica della più importante Associazione di astrofili italiana nell’autunno scorso, dopo aver ricoperto il ruolo di Vicepresidente dal 2005. Avvocato, da sempre appassionato di astronomia, ha fondato nel 1981 l’Associazione Astronomica Frusinate che gestisce l’Osservatorio Astronomico di Campo Catino, di cui è anche Direttore. E’stato il primo in Italia ad interessarsi della problematica dell’inquinamento luminoso. Fondatore e Presidente italiano dell’International Dark –Sky Association, ha scoperto numerosi asteroidi e dato il suo contributo a individuare alcuni pianeti extra solari. Ha scritto e pubblicato diversi articoli su riviste specializzate e curato la regia di due documentari scientifici. Nel 2009 ha pubblicato il libro “L’inquinamento luminoso” con la casa editrice Gremese. Quale riconoscimento del suo impegno, l’asteroide 1999 XS 38 porta il suo nome. Che idea ha il Presidente della maggiore Associazione di astrofili in Italia sullo stato dell’astronomia amatoriale nel nostro paese? Attualmente il livello qualitativo raggiunto dagli astrofili in Italia è notevole, in alcuni casi eccezionale. Specie se consideriamo le scarse risorse su cui, nella maggior parte dei casi, questi possono contare. Ad ogni modo penso che si possano raggiungere risultati ancora migliori mediante una maggior comunicazione di esperienze tra i vari gruppi e osservatori di astrofili. L'UAI si muove per favorire questo tipo di azione. Molti astrofili segnalano che nelle varie associazioni manca il ricambio e che i giovani sono pochi. E’ d’accordo? Cosa si può fare per migliorare le cose? Non è anche colpa degli astrofili di vecchia data, quelli che gestiscono le associazioni, che magari sbagliano l’approccio con i potenziali interessati? Questo fatto è in parte vero ma credo che, solo in pochi casi, sia responsabilità delle "vecchie generazioni". Anche in questo campo si nota una certa crisi delle "vocazioni". I giovani oggi sono attirati da tante altre cose e poi si tende a dare più peso all'astronomia "virtuale", quella da rete che prescinde, e quindi evita, il rapporto umano tipico che solo nelle associazioni di astrofili è possibile costruire. L’astronomia in Italia non trova grande spazio su TV e stampa, che quando se ne occupano solitamente lo fanno per fare sensazionalismo o dando notizie lontane dalla realtà. Perché una scienza così importante viene trattata così male da noi? E' un problema di ordine generale ed anche culturale. Noi non abbiamo ancora una vera tradizione di divulgazione scientifica come troviamo in modo diffuso nel mondo anglosassone (basti guardare agli USA per essere chiari). Del resto l'Italia, tra le potenze economiche occidentali, è il paese che spende di meno per la ricerca scientifica ma direi anche per la cultura in generale. Ai nostri giovani lanciamo segnali educativi sbagliati, basati per lo più sul puro edonismo e non sulle cose di sostanza, quelle che servono per tutta la vita. L'Astronomia paga questo tipo di politica. Per quello che riguarda il sensazionalismo è del tutto evidente che risulta più facile credere che capire. Ecco il perché del successo di trasmissioni tipo Voyager o Mistero. L’inquinamento luminoso dilagante impedisce ormai alla maggior parte degli astrofili una visione decente del cielo stellato. Sinceramente, ci sarà un futuro per gli amanti del firmamento o il problema è irrisolvibile? Penso che il problema sia risolvibile. Però dobbiamo impegnarci tutti, per primi gli astrofili, perché le cose possano migliorare. Quando ho incominciato a lottare contro l'inquinamento luminoso, nei primi anni '90, nessuno sapeva nemmeno cosa fosse. Oggi abbiamo 17 regioni che hanno legiferato per limitarlo. Il problema semmai è quello di far rispettare queste leggi. Come può contribuire un qualsiasi astrofilo nella lotta all’inquinamento luminoso? Questo è il punto dolens della questione. In Italia le leggi approvate stentano a decollare proprio per mancanza 9 di un impegno serio da parte degli astrofili. Spesso si limitano a invocare l'approvazione di leggi severe sulla carta ma che, in concreto, poi risultano di non facile applicazione per vari motivi. Se a questo aggiungiamo che i gruppi astrofili e gli osservatori omettono di controllare il territorio di loro competenza, vuoi per paura di creare contenziosi con Comuni e privati, vuoi per mancanza di preparazione specifica nella materia, la situazione non può che peggiorare. Invece gli astrofili hanno una grande arma che devono imparare ad usare. Lo dico in tutti i convegni cui partecipo e negli articoli che scrivo sul problema. Che importanza hanno gli astrofili ai nostri giorni? Ritengo che in Italia gli astrofili abbiano un'importanza fondamentale, non solo per la ricerca amatoriale che porta ad esempio alla scoperta di pianeti extra-solari, ma anche per la divulgazione e la didattica che gravano molto sulle loro spalle. In futuro, inquinamento luminoso permettendo, ci sarà ancora qualcuno disposto a perdere ore di sonno e a prendere freddo per godersi dal vivo la visione del cielo stellato o ci accontenteremo di navigare sul web ammirando immagini favolose e sempre più dettagliate dell’universo? Mi auguro che la tradizione continui e che sia possibile anche per i nostri discendenti, ammirare la Via Lattea, se non dal centro di Milano o Roma, almeno dai dintorni. Applicando bene le leggi approvate questo è oggi possibile. E' solo questione di volontà La nostra Associazione opera in un territorio montano dove, con minimi spostamenti, il cielo è ancora molto buono. Cosa può dire a chi forse non si rende conto di questo privilegio? Dico che non esistono paradisi intoccabili. Difendete oggi il vostro cielo perché domani potrebbe essere troppo tardi. Basta una lottizzazione o un impianto sportivo male illuminato per distruggere il cielo notturno anche in alta montagna. Anche in Cile, nei dintorni del sito in cui è ubicato il famoso VLT (Very Large Telescope) hanno avuto problemi con una miniera che lasciava i fari accesi di notte, quindi.... IL MEETING DELLE COMETE di Vittorio De Nardin Domenica 8 maggio a Padova, si è tenuto il Meeting della Sezione Comete UAI e CARA Project 2011, che ha coinvolto alcuni dei più attivi osservatori dilettanti di comete. La conferenza si è svolta in una sala sotto la Torre dell'Orologio che si affaccia su Piazza dei Signori. Su questa torre si trova un bell'esemplare di orologio astronomico che è la ricostruzione dell'originale costruito da Jacopo Dondi nel 1344 e distrutto da un incendio. Per cominciare vorrei spiegare il significato dell’ acronimo CARA (Cometary Archive for Amateur Astronomers) : si tratta di un archivio di dati on line riguardante i valori astrometrici e fotometrici delle comete. I dati numerici sono espressi in una quantità (denominata Afrho) che viene utilizzata in ambito professionale per stimare la produzione di polveri e per analizzare la conformazione della chioma. L’orologio astronomico di Jacopo Dondi Sono rilevati attraverso l'analisi delle immagini che vengono catturate da sensori CCD ( astrofotografia digitale ) installati su telescopi di piccole e medie dimensioni appartenenti ad astrofili sparsi un po' dappertutto. Molti di essi si trovano in Italia, Francia, Spagna, Slovenia e ultimamente se ne sono aggiunti alcuni dall'Australia. Il ruolo di questi amatori è quindi molto importante perché riescono a fornire una notevole mole di dati utilizzabili dagli astronomi. In un contesto di interventi molto tecnici (schemi, grafici, dati) è stato molto apprezzato quello di Claudio Pra, presente insieme al sottoscritto in rappresentanza di Cieli Dolomitici, che ha parlato dell’osservazione visuale delle comete ed ha incantato i presenti con gli scenari dolomitici che fanno da sfondo alle sue foto del cielo. La conferenza è iniziata verso le 10 alla presenza di circa una ventina di persone, non tantissime ma sicuramente molto motivate e appassionate. Tre gli interventi nella mattinata: Gianantonio Milani ha parlato del sito CARA, Martino Nicolini del software Astroart 5 ( programma per l'elaborazione di immagini, il controllo CCD, la fotometria e l'astrometria per immagini digitali ). Infine Marco Fulle, astronomo professionista che lavora all'osservatorio di Trieste, uno dei cinque coordinatori del progetto Rosetta dell' ESA, la sonda spaziale 10 10 novembre del 2014 atterrerà sulla cometa Churyumov-Gerasimenko, ci ha informati delle scoperte sul nucleo della 103/P Hartley, cometa visitata dalla sonda Deep Impact nel novembre scorso. Tutti interventi molto tecnici che per dei visualisti puri come me e Claudio sono risultati di non facile comprensione, anche se molto interessanti. Verso le 13 siamo andati a pranzo, conoscendo meglio i vari personaggi che hanno animato questo meeting. Successivamente siamo rientrati in sala ed è stato il nostro Claudio a prendere la parola. Con molta umiltà, ha presentato la sua attività in campo cometario. La sua esposizione è stata aiutata da una presentazione in power point, nella quale ha potuto mostrare, tra l'altro, alcuni suoi scatti relativi a comete dell'ultimo decennio. La passione per questi oggetti ha portato Claudio a diventare uno degli osservatori di comete tra i più attivi ed esperti. I suoi report sono molto precisi e costituiscono una fonte molto importante. Claudio portava all'attenzione dei presenti le condizioni in cui molto spesso si trovava ad operare, ovvero in pieno inverno con temperature abbondantemente sotto lo zero, problematiche completamente sconosciute agli altri relatori che utilizzano spesso telescopi in remoto, comodamente seduti al caldo.... Ma questo non scalfisce minimamente la sua passione per gli astri chiomati, semmai la consolida. D'altronde le nostre zone, in cui l'inquinamento luminoso è ancora limitato, ci regalano dei cieli così limpidi che è un peccato non poterli sfruttare al meglio. Questo messaggio è stato apprezzato dai presenti e a fine intervento Claudio ha ricevuto un caloroso applauso. Successivamente è stata la volta di Rolando Ligustri, astrofotografo di fama mondiale, il quale ha dato preziosi consigli sulla ripresa delle comete, facendo vedere le sue splendide immagini. Da ricordare che le sue foto sono pubblicate su riviste e siti molto importanti. Per concludere Gianantono Milani ha parlato dei dati raccolti durante la campagna osservativa del CARA sulla 103/P Hartley. E' stata una giornata molto interessante sotto tutti i profili, in cui Claudio ha dimostrato per l'ennesima volta di essere un personaggio di notevole spessore nel campo dell' astronomia amatoriale. Per la nostra Associazione è diventato un motivo di orgoglio e ci insegna che con la caparbietà, la determinazione ed una grande passione si possono fare delle cose molto importanti ed apprezzate. Bravo Claudio! L’APPARENZA INGANNA di Claudio Pra -A volte l’apparenza inganna-. Quante volte avete sentito o pronunciato queste parole riferite a una situazione in cui quel che si credeva si è rivelato sbagliato? Il detto, portato in cielo, ha moltissime applicazioni. Prendiamo la grande tranquillità che trasmette la volta celeste. Tranquillità apparente poiché lassù si verificano fenomeni distruttivi talmente spaventosi che il nostro pur disastroso tsunami del 2004 è niente in confronto. Oppure l’immutabilità del cielo, essa pure ingannevole a causa delle distanze e dei tempi troppo lunghi perché ci si possa accorgere che qualcosa cambia. Anche la luminosità delle stelle è ingannevole. Siamo colpiti da quelle più luminose, che somigliano a fari nella notte, mentre trascuriamo le stelline appena percepibili, insignificanti puntini luminosi che sembrano posti in cielo per fare da corollario a regine ben più vistose. Ed invece, in moltissimi casi, sono proprio quelle stelline le regine. Quando osserviamo le stelle, a occhio nudo o con degli strumenti, quella che noi percepiamo è la loro luminosità apparente o più tecnicamente magnitudine apparente (m), cioè la luce dell’astro che arriva al nostro occhio senza correzioni per distanza e assorbimento del materiale interstellare. Fu il grande astronomo Ipparco, nel II secola a.C. a creare una empirica scala di luminosità per le stelle e a classificarle in sei grandezze (oggi magnitudini) considerando di prima grandezza (magnitudine +1) quelle più luminose. Quelle brillanti la metà delle più luminose di seconda grandezza (magnitudine +2) e così via fino alla sesta grandezza, dove si collocavano quelle più deboli che l’occhio poteva percepire (magnitudine +6). Naturalmente, con l’invenzione di strumenti ottici, si scoprirono astri molto più deboli di quelli percepibili senza strumenti e la scala della magnitudine apparente fu così ampliata e anche precisata , perché non tutte le stelle più brillanti avevano comunque la stessa luminosità. Fu Norman Robert Pogson (1829-1891), un astronomo inglese, a mettere a punto un sistema che definiva una stella di prima magnitudine cento volte più luminosa di una di sesta magnitudine. In seguito venne apportata ancora qualche modifica al sistema, visto che la stella presa a riferimento da Pogson, la Polare, a cui fu assegnata la seconda magnitudine, si scoprì essere leggermente variabile. Con il nuovo sistema si attribuì ad alcune stelle una magnitudine negativa (ad esempio Sirio, la più brillante del cielo, è di magnitudine -1.46). Il segno meno davanti indica quindi che siamo di fronte a stelle molto luminose (il Sole, l’oggetto celeste di gran lunga più luminoso, è di magnitudine -26.72). Non si usa invece mettere davanti il segno + per oggetti di magnitudine positiva e comunque all’aumentare della cifra corrisponde una sempre maggior debolezza. Naturalmente il metodo è applicato per tutti gli oggetti del cielo, ma fermiamoci alle stelle, che in questo articolo sono quelle che ci interessano, perché altrimenti dovremo estendere il discorso alla magnitudine integrata che è un'altra cosa. Per scoprire comunque la reale luminosità di una stella, non quella che arriva ai nostri occhi “senza filtri”, come già spiegato sopra, bisogna usare la magnitudine assoluta (M). Si “sposta” così virtualmente l’astro alla 11 distanza di 10 parsec (circa 32,6 anni luce). Ed ecco che, portate le stelle tutte alla stessa distanza, la comparazione diventa realistica e in moltissimi casi, astri ai nostri occhi luminosissimi, si svelano normalissimi mentre altri anonimi assumono l’aspetto di veri fari. Un po’ come osservare un lampione poco luminoso posto a pochi metri da noi e un altro molto più luminoso ma molto più distante. Ai nostri occhi il lampione meno luminoso ma più vicino sarà quello che fa più luce ma la realtà è ben diversa e se portassimo entrambi i lampioni alla stessa distanza ce ne accorgeremmo. Dell’argomento si era occupato anche Mirco Nadalet in un articolo di qualche tempo fa (vedi Cieli Dolomitici numero 9). Mi pare interessante tornarci sopra ampliando magari il discorso. Dunque, cominciamo prendendo in esame le quindici stelle più luminose del cielo includendo, fuori classifica, anche il nostro Sole. 1 2 3 4 5 6 7 8 Sole -26.72 Sirio -1.46 (Alfa Cane Maggiore) Canopo -0.62 (Alfa Carena) Rigil k -0.27 (Alfa Centauro) Arturo -0.04 (Alfa Bovaro) Vega 0.03 (Alfa Lira) Capella 0.08 (Alfa Auriga) Rigel 0.12 (Beta Orione) Procione 0.34 (Alfa Cane Minore) 9 Achernar 0.50 (Alfa Eridano) 10 Betelgeuse 0.58 (var.) (Alfa Orione) 11 Hadar 0.61 (var) (Beta Centauro) 12 Altair 0.77 (Alfa Aquila) 13 Aldebaran 0.99 (var.) (Alfa Toro) 14 Spica 0.98 (var.) (Alfa Vergine) 15 Antares 1.07 (var.) (Alfa Scorpione) * var.= stella variabile. Astro che varia periodicamente la propria luminosità A parte l’accecante luminosità del Sole, la dominatrice risulta essere Sirio, la stella Alfa del Cane Maggiore, seguita a grande distanza da altre due stelle australi, Canopo e Rigil Kentaurus. Di questi tre astri, possiamo osservare dai nostri cieli solo Sirio, essendo le altre due, insieme anche ad Achernar, inosservabili dai nostri luoghi data la loro declinazione fortemente negativa. Quarta, la stella più brillante dell’emisfero boreale, l’aranciata Arturo, seguita a brevissima distanza dalla bianchissima Vega e da Capella. Poi via via tutte le altre con Antares dello Scorpione a chiudere. Se qualcuno credeva, come sono in molti a farlo, che la Stella Polare fosse la più luminosa è rimasto deluso sicuramente. E’ infatti piuttosto anonima (di seconda magnitudine) ed è famosa solo perché si trova in una zona strategica del cielo che ci indica il polo nord celeste e pure quello geografico. Ora vediamo un'altra classifica: quella della distanza che separa il nostro Sole (e noi) da queste stelle: Distanza dal Sole in anni luce 1 2 3 4 5 6 7 8 9 11 10 12 13 14 15 Rigil k 4,36 Sirio 8,6 Procione 11,4 Altair 16,7 Vega 25,3 Arturo 36,7 Capella 42,2 Aldebaran 65,1 Achernar 144 Spica 262 Canopo 310 Hadar 525 Antares 604 Betelgeuse 640 Rigel 800 Il Sole, la nostra stella, ripreso con un particolare filtro Cosa scopriamo da questa classifica? Ad esempio che Sirio, la stella ai nostri occhi più luminosa, è però anche molto vicina, così come Rigil Kentaurus. Canopo invece, pur seconda stella del cielo per brillantezza, è lontanissima in confronto. Anche Rigel, in rapporto alla sua enorme distanza, ci appare comunque molto luminosa. E ancora, Altair, una delle più vicine, è però solo dodicesima per luminosità apparente. Naturalmente il Sole non può che essere spaventosamente luminoso data la sua “ridicola” distanza dal nostro pianeta misurabile in appena centocinquanta milioni di km., appena poco più di otto minuti luce. Ma ora concludiamo il giochetto portando tutte le stelle prese in considerazione alla medesima distanza, quella per calcolare la magnitudine assoluta, 32,6 anni luce: 12 Magnitudine assoluta delle stelle prese in esame 1 Rigel -6.7 2 Canopo -5.53 3 Antares -5.28 (var.) 4 Hadar -5.2 (var.) 5 Betelgeuse -5.14 (var.) 6 Spica -3.55 (var.) 7 Achernar -2,77 8 Aldebaran -0.64 (var.) 9 Arturo 0.38 10 Capella 0.48 11 Vega 0.58 12 Sirio 1.4 13 Altair 2.22 14 Procione 2.65 15 Rigil K 4.38 Sole 4.8 * var.= stella variabile. Astro che varia periodicamente la propria luminosità La gigante rossa Betelgeuse, stella alfa della costellazione di Orione Ora è nettamente Rigel la regina! Una giovane supergigante blu con un raggio di circa 84 mln di km. (contro il misero milione e mezzo scarso del Sole). Una stella che, date le sue dimensioni, è destinata a bruciare la propropria esistenza in pochi milioni di anni. Canopo, come si era capito dalla relazione luminosità apparente-distanza, si rivela un bel bestione, una supergigante gialla in via di trasformazione dallo stato di gigante blu a quello di gigante rossa. Medaglia di bronzo per la supergigante rossa dello Scorpione Antares, stella morente con una temperatura esterna di soli 4000 gradi visto il suo gigantesco diametro stimato 900 mln di km. Proprio la grande superficie le permette di essere molto luminosa, a dispetto della modestissima temperatura, così come è per tutte le giganti e supergiganti rosse. Sirio, la dominatrice dell’apparente, retrocede di molte posizioni nella classifica dell’assoluto essendo una modesta stella nana con un diametro comunque doppio rispetto al nostro Sole. Chiaro che la sua grande luminosità apparente è data dalla vicinanza al nostro pianeta. Rigil Kentaurus, stella facente parte di un sistema triplo comprendente la famosa Proxima Centauri, la stella più vicina alla Terra, terza stella più luminosa del cielo e astro più vicino al Sole dei quindici considerati, retrocede in ultima posizione se portata a 32,6 anni luce come tutte le altre. Mai citata in questo articolo perché “solo” la diciannovesima stella più luminosa del cielo, Deneb, la stella più luminosa del Cigno, con una magnitudine 1,25 è un bell’astro abbastanza luminoso che, insieme a Vega e Altair, forma il famoso Triangolo Estivo, l’asterismo più appariscente in prima serata nella stagione calda. Se però andiamo a misurare la sua distanza (1200 anni luce) capiamo immediatamente di trovarci di fronte a un autentico colosso. La sua luminosità assoluta (-8,5!!! magnitudini) fa impallidire tutti gli astri che fin qui abbiamo preso in considerazione. Questa supergigante bianca è una delle stelle conosciute più luminose , ben 80.000 volte più luminosa del nostro Sole. Già, il nostro Sole. Visto da 32,6 anni luce splenderebbe (si fa per dire) come un anonima stellina di 4,5 magnitudini, una delle tante, visibile a occhio nudo sotto un ottimo cielo scuro (e quindi invisibile per gran parte della nostra nazione). Una di quelle stelle che non meritano nemmeno una lettera dell’alfabeto greco che le identifichi. Una modestissima nana gialla attorno alla quale orbita però la vita, “piccolo” particolare che la fa, per noi terrestri, una grande stella. Le due riviste astronomiche che consigliamo caldamente: Nuovo Orione e Coelum. Entrambe sono in edicola ogni fine mese. Il loro costo è di 6 euro. 13 ATTIVITA’ DELL’ASSOCIAZIONE Sabato 26 febbraio siamo saliti a Passo Cereda, al Rifugio Casa Clara, ospiti dell’Associazione Helyos di Padova, per tenere una conferenza sul cielo stellato, seguita, dopo un ottima cena, da una facile ciaspolata fino a Malga Fossetta per ammirare direttamente la volta stellata. L’appuntamento è ben riuscito ed è stato apprezzato dai numerosi intervenuti. l’Associazione Helyos, guidata dal Presidente Federico Polo, si occupa di divulgazione scientifica, storica e culturale e in quest'ambito è nata la collaborazione con Cieli Dolomitici. Lunedì 21 marzo presso la Sala Frazionale di Chies d’Alpago, nell’ambito della Sagra di S. Giuseppe, abbiamo proposto una conferenza seguita dall’osservazione diretta del cielo. Nonostante il giorno non fosse probabilmente tra i più adatti per l’appuntamento, sia la bella e particolare conferenza sulle meridiane presentata da Tomaso Avoscan intitolata “Il fascino del cielo ed il sapore antico delle meridiane”, che l’osservazione, in cui Saturno, sempre d’effetto, e alcuni oggetti del cielo profondo sono stati i protagonisti, prima che la Luna, col suo intenso chiarore, richiamasse su di sé tutta l’attenzione, hanno registrato una buona e interessata presenza. Una bella serata ricca di soddisfazioni in cui la nostra Associazione si è fatta conoscere anche lontano dall’Agordino. Venerdì 8 aprile, presso il parcheggio di Tamonich ad Agordo, in prossimità del nuovo Polo scolastico, abbiamo proposto una serata osservativa. L'evento ha avuto un notevole successo. Un centinaio di persone, per lo più studenti di scuola elementare accompagnati da parenti e genitori, hanno potuto ammirare una bellissima luna in fase crescente, oltre al pianeta Saturno, la nebulosa di Orione, l'ammasso delle Pleiadi ed altri splendidi oggetti del cielo profondo. I divulgatori hanno anche indicato ai presenti alcune costellazioni con le stelle più significative. L'accordo intervenuto con il Comune di Agordo e con la dirigenza del Polo scolastico, ha consentito di poter spegnere sia le luci del parcheggio che i faretti notturni della scuola e consentire una buona osservazione del cielo stellato particolarmente limpido per l'occasione. Domenica 8 maggio a Padova, si è svolto l’annuale meeting nazionale degli osservatori dilettanti di comete che, grazie alle loro osservazioni, sono oggi in grado di dare un importante contributo scientifico nello studio degli splendidi e misteriosi astri con la coda. Per la sua prolifica attività di osservatore visuale di comete, portata avanti sotto i cieli dell’Agordino da più di un decennio, è stato invitato a dare un suo contributo Claudio Pra, che assieme a Vittorio De Nardin ha rappresentato Cieli Dolomitici in un contesto tanto importante. Davvero una bella soddisfazione. Sabato 28 maggio all’Auditorium del nuovo Centro Parrocchiale di Agordo, abbiamo organizzato una prestigiosa conferenza con relatore l’astronomo Ivo Saviane, cha lavora per conto dell’ESO (European Southern Observatory) presso l’osservatorio di La Silla in Cile. Titolo della conferenza: La produzione di elementi chimici in un universo gerarchico. Grazie all’interessamento della nostra Associazione, l’emittente Agordina Radio Più propone da marzo la trasmissione settimanale di un breve notiziario astronomico curato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). Il notiziario è replicato per più giorni alla settimana (mercoledì alle ore 14.40, giovedì alle ore 10.30 e alle 18.35, domenica alle ore 8.30). Pensiamo che anche questa iniziativa possa essere utile per divulgare l’astronomia e magari per avvicinare potenziali interessati all’Associazione. GLI ASTROFILI DI CIELI DOLOMITICI Nello spazio riservato agli Associati, facciamo quattro chiacchiere con Sandra Casagrande, trevigiana di Ponte della Priula. Sandra è però anche un po’Agordina, perché proprio tra le nostre montagne passa parte del suo tempo libero. Per questo motivo si è avvicinata a Cieli Dolomitici, dimostrandosi molto interessata alle attività proposte dalla nostra Associazione. E’ tra l’altro, anche se lei non lo ammetterà mai, una brava astrofotografa e una delle prossime copertine del giornalino, ne siamo sicuri, la vedrà protagonista. La prima domanda è classica: come ti sei appassionata al cielo stellato e all’astronomia? La mia passione per il cielo stellato è nata poco tempo fa, circa un anno e mezzo, quasi per caso. Un amico milanese mi ha fatto vedere una sua foto scattata alla nebulosa Nord America. Da lì qualcosa si è mosso dentro me, come se la sensazione di infinita piccolezza mi avesse pervaso. La curiosità poi ha fatto il resto. Mi sono trovata ad osservare il cielo con occhi diversi. Era strano perché da piccola, con gli scout, varie volte mi ero trovata stesa nei prati con il naso all’insù nelle veglie notturne, alla ricerca di costellazioni che purtroppo io non riuscivo mai a vedere. Ora mi trovo ad individuarne e riconoscerne qualcuna e mi sembra sempre una nuova scoperta. Quando il mio amico mi convinse a provare a guardare la luna attraverso un binocolo ero scettica. 14 Solo dopo aver provato capii che mondo nascosto si apriva dietro quella sfera luminosa. Non nego la difficoltà all'inizio. Lo star hopping ancora adesso è una sfida. Ma c’è una cosa che il cielo mi ricorda e mi insegna ogni volta che mi accingo a contemplarlo: sii paziente. Solo così il cielo ti ripaga di uno spettacolo meraviglioso che riesce a riempirmi il cuore. Tu abiti in pianura dove l’inquinamento luminoso ha quasi cancellato le stelle. Come riesci, nonostante questo, a coltivare questa passione? Sebbene io viva vicino agli spazi aperti della campagna l’inquinamento è molto forte e a questo si aggiunge, in alcune sere, anche la nebbia. E’ vero. Da quaggiù si vede molto poco ma non mi faccio scoraggiare da questo. Il più delle volte mi posiziono sul terrazzo, non tanto per pigrizia quanto per paura. Trovarmi da sola in qualche posto in collina infatti mi spaventa. Non ha importanza se ci sono due grosse luci della rampa del garage che mi infastidiscono. Nonostante le poche stelle che si scorgono, magari forse anche perché sono all’inizio, il cielo offre sempre qualcosa di nuovo. Certo, quando vengo in montagna perdo completamente l’orientamento facendo fatica ad intravvedere anche l’Orsa Maggiore, visto il numero di stelle visibili. Ma è proprio questo il bello del cielo. Che sentimenti ti ispira il cielo stellato? Il cielo ha il grande potere di riporre la calma nel mio cuore. C'è una citazione a cui sono legata di Pavel Florenskij che esprime tale sensazione. “Quando avrete un peso sull'animo, guardate le stelle o l'azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, quando qualcosa non vi riuscirà, quando la tempesta si scatenerà nel vostro animo, uscite all'aria aperta e intrattenetevi, da soli con il cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete”. Ecco cosa mi trasmette il cielo stellato. Accanto a questo c'è un profondo senso di piccolezza disarmante che mi pervade. "Look again at that dot..." ripeto a me stessa ricordando le parole di Sagan sul Pale Blue Dot. "Look again at that dot..." perchè ci può essere un mondo di meraviglie. Tu sei una brava astrofotografa. Come ti è venuta la voglia di intraprendere la strada della fotografia celeste? Sono solo all’inizio. Mi piace fotografare. Non potevo non tentare di fotografare il cielo stellato o almeno di provarci. Ho avuto una piccola spinta dall'amico che mi ha invitato ad osservare il cielo e che ha insistito anche perché provassi a fare qualche foto. Ho cominciato a documentarmi, a leggere, a capire cosa serviva. Mi sembrava tutto così complicato. Ancora adesso mi sfuggono alcune cose e altre sono ancora incomprensibili. Ci sono così tanti fattori che entrano in gioco. Tuttavia credo che la soluzione sia tentare e non lasciarsi abbattere. Forse i migliori risultati li ho avuti proprio quando non me lo aspettavo. Come qualcuno mi ha insegnato, in questo campo serve un po’ di “calma zen” in alcuni momenti. Qual è la foto che ti ha dato più soddisfazione e quale sogni di poter scattare? Beh, la foto che più mi ha dato soddisfazione è stata la prima riuscita benino della Luna. La foto in sé non è molto definita ma ne sono ancora oggi orgogliosa forse perché arrivata dopo i fallimenti precedenti. In questa passione gli errori sono una grande scuola e si impara presto che prima dello scatto è necessario documentarsi e preparare bene la sessione documentandosi sull'oggetto che si vuole catturare. Non ho un sogno di un oggetto che vorrei "fermare". Sono incantata dall'Ammasso delle Pleiadi e dalla Nebulosa Velo ma ogni oggetto celeste ha un suo fascino particolare e non riesco a dare una priorità al momento. Il prossimo scatto mi piacerebbe fosse rivolto alla Galassia di Andromeda. Cosa apprezzi e cosa vorresti proponesse in più la nostra Associazione? L’Associazione è stata per me una grande scoperta e un grande aiuto. Ci si sente un po' soli in questa passione a volte. Trovo che l'Associazione abbia la grande dote della semplicità, sia nel rapportarsi con le persone, sia nell'offrire iniziative che possono essere interessanti e alla portata di tutti, non solo degli appassionati. Nonostante io viva vicino a Treviso, mi sono avvicinata a Cieli Dolomitici proprio per questa semplicità, trasmessami sia attraverso il corso tenuto lo scorso anno, sia attraverso le persone conosciute. Ho trovato il corso molto utile e mi piacerebbe potesse essere ripetuto, magari con più uscite pratiche sotto le stelle perché è dal confronto che ci si appassiona e si impara. 15 CURIOSITA’ CELESTI Il crepuscolo è l’intervallo di tempo che precede il sorgere e che segue il tramonto del Sole. A causa della presenza dell’atmosfera in questi intervalli il cielo gode di un chiarore diffuso che abbrevia il periodo notturno. Senza atmosfera il passaggio dal giorno alla notte (e viceversa) sarebbe immediato e brusco. Si distinguono tre tipi di crepuscoli: CREPUSCOLO CIVILE Comincia dal tramonto del Sole fino ad una sua altezza, sotto l’orizzonte, di -6° (oppure da -6° fino al sorgere). In questo intervallo è possibile distinguere chiaramente gli oggetti circostanti e condurre attività all'aperto senza utilizzare illuminazione supplementare. Durante il crepuscolo civile in cielo sono visibili solo alcune stelle e pianeti particolarmente luminosi. CREPUSCOLO NAUTICO Il Sole passa da -6° a -12° (la sera) o da -12° a - 6° (al mattino). In questa fase si vedono le stelle dalla prima alla terza grandezza ed il mare scuro si staglia con grande precisione sullo sfondo chiaro del cielo. E’ in questo momento che i naviganti misurano con il sestante le altezze degli astri per determinare la posizione della nave in alto mare. CREPUSCOLO ASTRONOMICO Il Sole passa da -12° a -18° (la sera) o da -18° a - 12° (al mattino). Al termine di questa fase, la sera, la luce diffusa si estingue completamente e l’occhio umano vede tutte le stelle fino alla sesta grandezza. In quel momento inizia la notte astronomica che ha termine quando il Sole tornerà a superare i –18° e comincerà ad albeggiare. La NOTTE ASTRONOMICA è quindi l’intervallo di tempo in cui il cielo è più buio e adatto ad osservare le stelle e gli oggetti celesti più deboli. Alle nostre latitudini dura quasi 12 ore intorno al solstizio d’inverno mentre si riduce a sole due ore e mezza al solstizio d’estate. Mentre alla sera il crepuscolo è chiamato con il suo nome, al mattino è anche definito alba, nella sua prima fase e aurora nella fase finale che precede il sorgere del Sole. PLANETARIO DI S. TOMASO Le serate si tengono ogni venerdì con inizio alle 20.30. Per partecipare occorre prenotarsi telefonando al Comune di S. Tomaso in mattinata allo 0437/598004 oppure passare direttamente in Municipio. Il costo delle serate è fissato in 5 euro per gli adulti e 3 euro per i minorenni. Non pagano i bambini sotto i cinque anni e i portatori di handicap. Al raggiungimento del tetto massimo di prenotazioni per una serata, si sarà dirottati alla successiva o alla prima dove ci sia posto (se d' accordo). Per le scolaresche sono due le giornate di apertura settimanale, il mercoledì e il giovedì con lezioni alle 9.00 e alle 10.30. La prenotazione va effettuata sempre ai numeri del Municipio e il pagamento (anticipato) è possibile tramite bollettino di c/c Il costo va dai 2,50 euro a persona per le scuole dell' obbligo ai 3,00 euro per le superiori. Il numero massimo di studenti per lezione non può superare i 25 per le scuole dell' obbligo e i 20 per le superiori (nel numero rientrano gli accompagnatori). Per gli Associati a “Cieli Dolomitici” l’ingresso è gratuito. 16