Liceo Artistico “Medardo Rosso” Lecco – Anno scolastico 2005/2006 CATALOGAZIONE, CLASSE 3^ C – Prof. A. Monteduro Settembre 2005 - classe 3^ C Sper. - Dispensa n° 1 Salvaguardia del Patrimonio artistico (dalla fine dell’Impero romano all’Italia pre-unitaria) Dall’Impero romano alla Cattività Avignonese I primi concetti legati all’uso pubblico dell’opera d’arte e del monumento in genere, risalgono al periodo dell’Impero romano. Gli stessi imperatori dovevano rispettare l’opera d’arte come bene pubblico (significativo l’episodio riferito a Tiberio, raccontato da Plinio) e a Caio Giulio Cesare sono da attribuire le prime leggi edilizie che disciplinano l’aspetto estetico della città. Concetti quali fruibilità. vincolo, inalienabilità, tutela ecc. compaiono spesso nella legislazione romana costituendo così la base per la futura legislazione in merito. Tuttavia, durante il passaggio dall'impero romano alle invasioni barbariche, furono innumerevoli i casi di saccheggio e di distruzione anche se, di tanto in tanto, sono da ricordare alcuni avvenimenti che sono volti a salvare il salvabile (Procopio che convince Belisario a convincere Totila a non accanirsi contro Roma). (Arco di Costantino e Chiesa romana di Santa Sabina come esempi di architetture frutto di opere di spoglio). Re saggio e rispettoso dell'arte sarà Teodorico (454 ca – 526). Il re non propriamente coltissimo, si circonderà di studiosi e artisti (Cassiodoro) e, lasciandosi consigliare da questi ultimi, metterà in atto un programma volto alla valorizzazione delle vestigia romane. La sua attenzione particolare ricade, ovviamente su Ravenna (da ricordare la bellissima chiesa per il culto ariano dedicata inizialmente al Redentore e il proprio sacello in pietra d’Istria) ma anche per Roma avrà delle attenzioni volte soprattutto a conservare edifici che furono espressione dell’antica civiltà. Se anche il suo esempio non sarà seguito da altri, Teodorico diverrà uno dei primi difensori del patrimonio artistico dell’era cristiana. Come abbiamo visto, le vicende che riguardano Teodorico si svolgono nella Ravenna del V – VI secolo d.C., e rimangono un raro esempio per tutto il Medioevo. Fino all’avvento dei Comuni, infatti, non saranno più presi provvedimenti di salvaguardia o di protezione o anche solo di rispetto verso le opere del passato. Anzi, non saranno infrequenti in questo periodo forme di vera e propria rapina nei confronti soprattutto di architetture del passato. Liceo Artistico “Medardo Rosso” Lecco – Anno scolastico 2005/2006 CATALOGAZIONE, CLASSE 3^ C – Prof. A. Monteduro Unica eccezione tutte le opere che in qualche modo sono collegate o collegabili al cristianesimo o a qualche forma di culto. (Esempi emblematici il Pantheon che viene consacrato alla Vergine nel 609 d.C. e arriva quasi intatto fino a noi e varie pubblicazioni librarie che saranno conservate gelosamente all’interno di conventi e abbazie). Sarà nel XIII secolo che si ricomincerà a valorizzare il passato soprattutto cominciando dalle chiese, dalle cattedrali, dai palazzi pubblici, ecc. Si può dire anzi che, alle soglie del Rinascimento, l’atteggiamento dei vari pontefici (proprio nella loro qualità di capi dello Stato Pontificio, di cui Roma è capitale) si dimostra piuttosto discontinuo rispetto alla questione della salvaguardia con una tendenza generale, però, volta verso la tutela. Il prestigio dell’antica Roma, insomma, non sarà mai dimenticato da parte del papato e, dopo il periodo delle macerie e dello spoglio (tutto fatto per edificare i nuovi monumenti della cristianità) si passerà ad alcuni interventi legislativi che, almeno sulla carta, tentano di mettere un freno allo spoglio. La città, in effetti, ha subito un tracollo che ha quasi dell’incredibile: dal 1.500.000 circa di abitanti del II-III secolo d.C., passerà ai 20.000 abitanti circa del 1200. Proprio negli ultimi decenni di tal secolo, essa dimostra segni di ripresa, sia urbanistica che edilizia, ma che avranno poca durata. Dal 1309, al 1377 si verifica infatti l’episodio storico che viene ricordato come la “cattività avignonese” durante il quale Roma verserà ancora in un miserabile stato di abbandono. Sarà il più grande letterato dell’epoca: Francesco Petrarca che scriverà una famosa lettera indirizzata Cola di Rienzo (politico romano e studioso di cultura classica) con la quale tenterà di rivendicare la grandezza di Roma. Si lamenterà per il degrado dei monumenti, invocherà il ritorno dei papi per la rinascita di una città che è ormai ridotta al “lumicino”. (vedi documento n° 1, “L’Italia dei tesori”, pag. 72 - “Lettera di Petrarca a Cola di Rienzo e al popolo romano”) Torna