Nome scientifico Charadrius morinellus Linnaeus, 1758

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Nome scientifico Charadrius morinellus Linnaeus, 1758
(Charadriiformes Charadriidae)
Nome comune
Piviere tortolino
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della Direttiva
“Uccelli” (79/409/CEE).
Non-SPEC – stato di conservazione S (P).
Identificazione
È subito identificabile per
la caratteristica banda
bianca attraverso il petto,
per le parti inferiori color
castano-arancio, per il vertice scuro e per una caratteristica stria bianca sopra
l’occhio che tende a riunirsi verso la nuca a formare una sorta di “V”. Nell’abito invernale ha le parti superiori brunastre, mentre le penne sono marginate di “cannella”. La coda presenta le timoniere grigio-brunastre ad apici più bruni; le remiganti secondarie e le copritrici,
invece, sono grigio-brunastre ad apici bianchi. Il ventre e l’addome sono bianchi, mentre il sottocoda è fulvo-biancastro. In abito nuziale, il sopracciglio si fa più evidente;
vertice e nuca diventano bruno-nerastri; mento e gola sono biancastri, mentre la parte alta del petto è bruno-cenerina. Una evidente banda bianca divide la porzione grigia dell’alto petto dalla metà inferiore che, così come i fianchi, è color arancio; il ventre diventa nero. Il giovane assomiglia agli adulti in abito invernale, ma con tinte più
smorte e meno contrastate. Il becco è nero; le zampe sono giallastre negli adulti, giallo-brune nei giovani. Lunghezza totale 21-23 cm, peso 140-160 g.
Distribuzione
Nel periodo riproduttivo lo si rinviene nella tundra artica, nelle zone collinari dell’Eurasia settentrionale e centrale prive di vegetazione (in genere a nord del 55°
parallelo). Sverna in Africa settentrionale lungo le coste del Mediterraneo e nel
Golfo Persico. Tale specie è nota in Italia soprattutto come uccello di passo, anche
se raro, sia in autunno (da agosto a novembre) che in primavera (da marzo a maggio). È segnalato anche come svernante per alcune zone adatte del sud. Dato come nidificante nel passato in poche aree italiane (Alpi Carniche, Val Martello, Val
Pusteria, Gran Sasso/Maiella; singole segnalazioni in altre località degli Appennini
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Abruzzese ed UmbroMarchigiano) è stato
recentemente riconfermato. In Liguria lo
si può osservare di sosta in periodo migratorio nelle paraterie
montane e nelle zone
cacuminali.
Cenni sulla biologia della specie
Habitat: zone umide, praterie, pascoli d’altura, prati umidi.
Alimentazione: fondamentalmente carnivora: si ciba principalmente d’insetti e ragni,
ma occasionalmente anche di gasteropodi, lumbricidi e materiale vegetale (foglie, bacche e semi).
Fenologia: migratore scarso, ma regolare.
Possibili minacce e fattori di rischio
I principali fattori di rischio per la specie sono da individuarsi nella contrazione-trasformazione degli habitat nelle aree di nidificazione: ad esempio, per l’Italia, si possono citare come cause del fenomeno la costruzione d’impianti di risalita e piste da sci.
Una certa incidenza possono avere anche gli abbattimenti illegali.
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Mantenere o incrementare/ricreare gli habitat idonei alla sosta in periodo migratorio. Tutelare detti ambienti dal disturbo antropico mediante una mirata regolamentazione delle attività/presenze umane negli stessi. Vigilare sul rispetto delle norme per
la salvaguardia degli habitat e delle specie ad essi legate.
Metodi di monitoraggio
Specie scarsamente presente in occasione della migrazione non suscettibile di monitoraggio.
Indicatori di presenza
Presenza di habitat idonei alla sosta della specie in periodo migratorio.
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Bibliografia
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2004 – Ornitologia italiana. Vol. 2. Tetraonidae-Scolopacidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
CRAMP S. (Ed.), 1983 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. III. Oxford University Press, Oxford (UK).
DI CARLO E.A. & HEINZE J., 1979 – Il Piviere tortolino Eudromias morinellus (L.) come uccello di passo e nidificante in italia. (I parte). Uccelli d’Italia, 4: 47-67.
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
Autore Massimo Campora, Renato Cottalasso, Loris Galli, Silvio Spanò
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Nome scientifico Pluvialis apricaria (Linnaeus, 1758)
(Charadriiformes Charadriidae)
Nome comune
Piviere dorato
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della Direttiva
“Uccelli” (79/409/CEE).
SPEC 4 – stato di conservazione S.
Identificazione
Trampoliere di dimensioni
medio-piccole
(lunghezza totale 28
cm, peso 180-210 g), si
distingue in ogni abito
per avere le parti superiori bruno-scure cosparse di macchie giallo-dorate. Nell’abito invernale la testa presenta il vertice anteriormente biancastro, la nuca ed il sopracciglio striati di brunastro e dorati, la stria sotto gli
occhi bianca, i lati del capo ed il collo dorati a striature scure; il mento e la
gola sono biancastri, quest’ultima a volte è sfumata di dorato e striata di scuro. Le parti superiori sono bruno-nerastre con le penne ad apice dorato. Le timoniere sono bruno-nerastre, barrate e ad apice dorato. Le remiganti primarie sono grigio-brunastro, biancastre all’apice ed ai margini interni; le restanti
parti sono simili a quelle dorsali. La parte alta del petto, ai lati, è grigio brunastra ad apici delle penne dorati. I fianchi sono biancastri, barrati di scuro e
con le penne ad apici dorati. Le restanti parti inferiori sono bianche; il sottocoda è bianco con lunghe penne barrate e punteggiate. Bianche sono anche le
penne ascellari. Nell’abito nuziale o estivo il maschio ha le parti superiori come in inverno. Il capo, invece, presenta la fronte, le redini e le strie oculari
biancastre a sfumature dorate; il mento, la gola e la parte centrale inferiore diventano nere con un largo ed evidente margine bianco ai lati. La parte bassa
dell’addome ed il sottocoda sono bianchi con macchiettature scure o dorate.
Le restanti parti rimangono pressoché uguali. La femmina si distingue dal maschio solo per avere la marginatura bianca ai lati del collo e dell’alto petto
molto meno marcata ed evidente e per le tinte nere meno brillanti. I giovani
sono simili agli adulti in abito invernale, ma con macchiettature dorate sbiadite e con il ventre barrato di scuro. Il becco è nero, mentre le zampe sono
grigio-verdastre.
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Distribuzione
È una specie a distribuzione eurasiatica, probabilmente artica, ancora
presente come relitto
post-glaciale in molte
regioni europee. Sono
note due diverse sottospecie: Pluvialis apricaria apricaria, nidificante
in Gran Bretagna, Irlanda, Isole Orcadi, Norvegia meridionale, Svezia
meridionale, Stati Baltici. L’altra sottospecie, il P. a. altifrons, è presente come nidificante in Islanda, Isole Faer Oer, Penisola Scandinava, Finlandia settentrionale e sud-occidentale e Siberia. Sverna nelle isole britanniche, lungo le coste settentrionali di Spagna e
Francia, Portogallo, in Spagna sud-occidentale, coste adriatiche della Penisola Balcanica,
Italia (delta del Po, coste tirreniche tosco-laziali e coste adriatiche della Puglia), Africa
mediterranea, Asia Minore, Golfo Persico sino all’India. Avvistabile in tutti i siti della Liguria idonei alla sosta in periodo migratorio, lo svernamento ne è stato segnalato a Rocchetta di Cairo (Val Bormida, SV), Albenga (SV) e F. Magra (SP).
Cenni sulla biologia della specie
Habitat: campi arati, pascoli, prati umidi, marcite, spiagge fangose, lagune (anche salmastre), foci dei fiumi e corsi d’acqua.
Alimentazione: fondamentalmente carnivora, si ciba principalmente d’insetti e lumbricidi, ma occasionalmente anche di bivalvi, gasteropodi e materiale vegetale (foglie, bacche e semi).
Fenologia: migratore scarso, ma regolare; irregolarmente svernante.
Possibili minacce e fattori di rischio
I principali fattori di rischio per la specie sono da individuarsi nella contrazione-trasformazione degli habitat nelle aree di nidificazione. Anche la meccanizzazione degli
agro-ecosistemi ha avuto un rilevante impatto sulle sue popolazioni. La specie è ad
oggi cacciabile in alcune nazioni dell’Unione Europea.
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Mantenere o incrementare/ricreare gli habitat idonei alla sosta in periodo migratorio ed allo svernamento. Tutelare detti ambienti dal disturbo antropico mediante una
mirata regolamentazione delle attività/presenze umane negli stessi (es. interdizione
dell’attività venatoria mediante l’istituzione di “oasi”, incentivazione delle pratiche
agro-pastorali tradizionali). Vigilare sul rispetto delle norme per la salvaguardia degli
habitat e delle specie ad essi legate. Individuare misure di mitigazione dell’inquinamento degli ambienti utilizzati per il reperimento di risorse trofiche (es. limitazione nell’uso di pesticidi nelle aree vocate alla specie).
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Metodi di monitoraggio
Specie scarsamente presente in occasione della migrazione non suscettibile di monitoraggio. Segnalazione di casi di svernamento.
Bibliografia
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2004 – Ornitologia italiana. Vol. 2. Tetraonidae-Scolopacidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
CRAMP S. (Ed.), 1983 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. III. Oxford University Press, Oxford (UK).
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
MARANINI N., 1998 – Piviere dorato Pluvialis apricaria (Linnaeus, 1758). In Spano’ S.,
Truffi G. & Burlando B. (cur). Atlante degli uccelli svernanti in Liguria. Regione Liguria, Genova: 97.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
Autore Loris Galli, Silvio Spanò
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Nome scientifico Philomachus pugnax (Linnaeus, 1758)
(Charadriiformes Scolopacidae)
Nome comune
Combattente
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della Direttiva
“Uccelli” (79/409/CEE).
SPEC 4 – stato di conservazione S (P).
Identificazione
È riconoscibile in ogni
abito ed età per il becco
dritto e per avere, in volo,
una stretta barra alare a
due estese aree bianche ai
lati della coda che sono
formate dalle copritrici
centrali del sopraccoda.
Ha uno spiccato dimorfismo sessuale specialmente nell’abito nuziale (non presente negli individui di passo).
In inverno, a parte le dimensioni (lunghezza totale e peso rispettivamente di maschio
e femmina: 25,5 cm, 200 g – 23,5 cm, 130 g) l’abito è uguale, le parti superiori, il
collo, il petto ed i lati del corpo sono bruno scuri, a volte le penne sono macchiate
di bruno nerastro al centro e marginate di bruno chiaro o grigio. Le penne del capo e di parte del collo sono brunastre, color sabbia, mentre quelle del petto sono
grigio-cenere. La coda ha le timoniere grigio-brunastre con stelo ed apice bianchi,
mentre il sottocoda è biancastro con toni brunastri nei lati. I giovani sono simili all’adulto, ma con penne del capo e del collo più maculate. Il becco in inverno è bruno-nerastro, le zampe sono gialle o arancio.
Distribuzione
Specie tipica dei bassopiani steppici e delle aree a tundra, nidifica nella fascia artica,
sub-artica e temperata fredda della regione Paleartica, tendenzialmente a nord del 65°
parallelo (in Europa orientale si spinge fino ai 55° nord). Sverna in Africa centrale e
meridionale, Asia Minore, fascia costiera dell’India. In Italia è specie di doppio passo
anche se più copiosa in quello primaverile. Si rinviene un po’ in tutto il territorio nazionale, anche se più numeroso nelle regioni più abbondanti di zone umide. È parzialmente svernante sia nell’area padana che e soprattutto nell’Italia centrale e meridionale. Avvistabile in tutti i siti della Liguria idonei alla sosta in periodo migratorio.
Scarse presenze nella fase finale del periodo di sverno (prima metà di febbraio) sono
state segnalate nei corsi d’acqua del Genovesato, nonchè in aree fluviali e prati umi323
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di del bacino del Magra-Vara (SP): anche in
relazione al ben noto
inizio del flusso migratorio pre-nuziale della
specie a fine febbraio,
dette osservazioni sono più probabilmente
riconducibili a migratori precoci che a fenomeni di reale svernamento.
Cenni sulla biologia della specie
Habitat: corsi d’acqua, foce dei fiumi, lagune salmastre, laghi, prati umidi, coltivi e zone prative l.s.
Alimentazione: onnivora, si ciba soprattutto d’invertebrati ed in particolare larve ed
adulti d’insetti, ma anche crostacei (gammaridi) e molluschi; il materiale vegetale (specialmente semi) acquista una maggiore rilevanza nella dieta al di fuori del periodo riproduttivo.
Fenologia: migratore scarso, ma regolare; parzialmente svernante (?).
Possibili minacce e fattori di rischio
Oggetto di prelievo venatorio in molte nazioni europee (Italia inclusa), i principali fattori di rischio per il combattente sono attualmente da individuarsi nella contrazione-trasformazione degli habitat nelle aree di nidificazione e di svernamento. Sono noti casi di saturnismo.
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Mantenere o incrementare/ricreare gli habitat idonei alla sosta in periodo migratorio ed allo svernamento (es. impedire la cementificazione dell’alveo e degli argini dei
corsi d’acqua). Tutelare detti ambienti dal disturbo antropico mediante una mirata regolamentazione delle attività/presenze umane negli stessi (es. interdizione dell’attività
venatoria con l’istituzione di “oasi”, incentivazione delle pratiche agro-pastorali tradizionali).Vigilare sul rispetto delle norme per la salvaguardia degli habitat e delle specie ad essi legate. Individuare misure di mitigazione dell’inquinamento degli ambienti
utilizzati per il reperimento di risorse trofiche (es. limitazione nell’uso di pesticidi nelle aree vocate alla specie, prevenzione della contaminazione dei corsi d’acqua).
Metodi di monitoraggio
Censimento primaverile (marzo-maggio) degli individui presenti negli habitat idonei
alla sosta, mediante conteggio per osservazione diretta.
Indicatori di presenza
Presenza di habitat idonei alla sosta della specie in periodo migratorio.
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Bibliografia
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2004 – Ornitologia italiana. Vol. 2. Tetraonidae-Scolopacidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
CRAMP S. (Ed.), 1983 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. III. Oxford University Press, Oxford (UK).
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
RIDONDELLI S., 1998 – Combattente Philomachus pugnax (Linnaeus, 1758). In Spano’ S.,
Truffi G. & Burlando B. (cur). Atlante degli uccelli svernanti in Liguria. Regione Liguria, Genova: 101.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
Autore Loris Galli, Silvio Spanò
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Nome scientifico Gallinago media (Latham, 1787)
(Charadriiformes Scolopacidae)
Nome comune
Croccolone
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della Direttiva
“Uccelli” (79/409/CEE).
SPEC 2 – stato di conservazione V (P).
Identificazione
Di aspetto simile al più
comune beccaccino Gallinago gallinago, ma di
dimensioni leggermente
(5-10%) maggiori (lunghezza 28 cm, peso 150225 g) e con il becco
proporzionalmente più
corto (5,5-6,5 cm). Il piumaggio, screziato, è complessivamente più scuro, con la
gola ed il petto disseminati di piccole macchiettature regolari, e con la regione
ventrale coperta di penne bianche, con macchie brune disposte a formare una
evidente barratura. Il capo presenta un caratteristico disegno con una spessa linea chiara sopra l’occhio e due bande scure longitudinali ai lati del vertice, separate da una stria giallastra. La coda è composta di sedici timoniere di cui le laterali bianche con poche bande scure, talora indistinte. La superficie esterna delle ali è nettamente marcata di bianco. Le zampe sono carnicine, talora grigiastre
o giallognole. Il becco è bruno scuro, quasi nero all’apice e con la base tendente al giallo rosato. L’iride è bruna. Il volo è più lineare di quello del beccaccino,
con battiti più lenti.
Distribuzione
Si rinviene come nidificante nell’Europa nord-orientale (Penisola Scandinava, Germania dell’Est, Polonia, Repubbliche Baltiche, C.S.I.) e nella parte occidentale dell’Asia
settentrionale (Siberia sino allo Janisei). Sverna nella regione biogeografica Etiopica. In
Italia si rinviene scarsamente durante il passo, anche se sembra più frequente in quello primaverile. È più abbondante nelle regioni centro-meridionali ed in Sicilia. Nel passato era stato accertato come nidificante in Piemonte, Lombardia e Veneto. La degradazione dell’habitat probabilmente ha determinato la definitiva scomparsa di aree
relitte di nidificazione. Avvistabile in tutti i siti della Liguria idonei alla sosta in perio326
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do migratorio, in particolare nelle aree palustri dei bacini del Centa (SV) e del MagraVara (SP) nel corso
della migrazione autunnale (settembre).
Cenni sulla biologia
della specie
Habitat: acquitrini, torbiere, rive di fiumi, laghi, marcite, prati umidi, pascoli, prati e terreni agricoli a riposo.
Alimentazione: carnivora, preda soprattutto lumbricidi, gasteropodi, adulti e larve
d’insetti.
Fenologia: migratore scarso, ma regolare.
Possibili minacce e fattori di rischio
Modificazione-contrazione degli habitat idonei alla specie: bonifica delle aree palustri,
cementificazione degli argini di corsi d’acqua ed aree lacustri con rimozione della vegetazione ripariale, inquinamento delle acque. Disturbo antropico: attività venatoria
nelle aree umide sede di svernamento, birdwatching, pesca sportiva. La sua somiglianza col più comune – e regolarmente venabile - beccaccino lo pone a rischio, seppur
poco probabile, di abbattimento incidentale all’inizio della stagione venatoria, parzialmente coincidente con la migrazione post-nuziale.
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Mantenere o incrementare/ricreare gli habitat idonei alla sosta in periodo migratorio.
Tutelare detti ambienti dal disturbo antropico mediante una mirata regolamentazione
delle attività/presenze umane negli stessi. Vigilare sul rispetto delle norme per la salvaguardia degli habitat e delle specie ad essi legate. Individuare misure di mitigazione
dell’inquinamento degli ambienti utilizzati per il reperimento di risorse trofiche.
Metodi di monitoraggio
Specie scarsamente presente in occasione dei passi non suscettibile di monitoraggio.
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Bibliografia
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2004 – Ornitologia italiana. Vol. 2. Tetraonidae-Scolopacidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
CRAMP S. (Ed.), 1983 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. III. Oxford University Press, Oxford (UK).
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
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Nome scientifico Tringa glareola Linnaeus, 1758
(Charadriiformes Scolopacidae)
Nome comune
Piro piro boschereccio
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della Direttiva
“Uccelli” (79/409/CEE).
SPEC 3 – stato di conservazione D.
Identificazione
Trampoliere di modeste
dimensioni (lunghezza totale 20 cm, peso 60-75
g), è riconoscibile dagli altri piro-piro italiani per le
parti superiori brune fittamente macchiettate di
bianco e, in volo, per il
groppone bianco e per la
colorazione biancastra della parte inferiore delle ali che contrasta con le parti superiori scure.
Nell’abito invernale le parti superiori sono brunastre con le penne ad apici e margini bianco-grigiastri. I lati del groppone e le copritrici superiori della coda sono bianchi. Le timoniere presentano barrature bianche e nerastre; quelle centrali sono appena marcate di bianco, mentre i vessilli interni di quelle esterne appaiono per lo più
bianchi. La testa presenta una striatura biancastra sopra l’occhio; i lati del capo e del
collo sono grigio-biancastri a striature brune. Il mento e la parte superiore della coda sono bianchi, mentre la parte inferiore è grigio brunastra. Le ali hanno le remiganti primarie e le copritrici color bruno-grigiastro e la seconda remigante primaria è
con la rachide bianca. Le secondarie sono simili alle primarie, ma ad apici e margini
biancastri. Le parti inferiori sono bianche, eccettuato l’alto petto ed i lati del corpo,
che sono brunastri e striati; i fianchi sono bianchi ma a barrature grigiastre. Il ventre
è tutto bianco, mentre il sottocoda è bianco a barrature irregolari. Nell’abito estivo
le parti superiori sono bruno-scure e fittamente macchiettate di bianco. Il capo, il collo ed il petto sono sottilmente striati, mentre il sopracciglio si fa più largo e bianco.
Le zampe sono giallo-verdognole; il becco è bruno-nerastro.
Distribuzione
La specie è presente come nidificante in tutta la regione Paleartica settentrionale a
nord del 50° parallelo, ad eccezione delle zone artiche vere e proprie. Sverna in Africa centrale e meridionale e nelle regioni biogeografiche Orientale ed Australiana. In
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Italia è presente essenzialmente come specie
di passo, soprattutto
in quello primaverile
che ha luogo da fine
marzo a maggio (quello autunnale va da agosto a settembre). Avvistabile in tutti i siti
della Liguria idonei alla
sosta in periodo migratorio.
Cenni sulla biologia della specie
Habitat: torbiere, terreni paludosi, marcite, prati umidi, lagune salmastre, foci dei fiumi, rive di corsi d’acqua e laghi.
Alimentazione: carnivora, si ciba principalmente d’invertebrati, soprattutto insetti sia
terrestri che d’acqua dolce, ma anche di ragni, molluschi, crostacei ed anellidi.
Fenologia: migratore regolare.
Possibili minacce e fattori di rischio
I principali fattori di rischio per la specie sono attualmente da individuarsi nella contrazione-trasformazione degli habitat nelle aree di nidificazione e di svernamento. Problemi ambientali nei quartieri africani di svernamento. Disturbo antropico s.l. e abbattimenti illegali.
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Mantenere o incrementare/ricreare gli habitat idonei alla sosta in periodo migratorio (es. impedire la cementificazione dell’alveo e degli argini dei corsi d’acqua). Tutelare detti ambienti dal disturbo antropico mediante una mirata regolamentazione delle attività/presenze umane negli stessi. Vigilare sul rispetto delle norme per la salvaguardia degli habitat e delle specie ad essi legate. Individuare misure di mitigazione
dell’inquinamento degli ambienti utilizzati per il reperimento di risorse trofiche (es.
limitazione nell’uso di pesticidi nelle aree vocate alla specie, prevenzione della contaminazione dei corsi d’acqua).
Metodi di monitoraggio
Censimento primaverile (aprile-maggio) degli individui presenti negli habitat idonei
alla sosta, mediante conteggio per osservazione diretta.
Indicatori di presenza
Presenza di habitat idonei alla sosta della specie in periodo migratorio.
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Bibliografia
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2004 – Ornitologia italiana. Vol. 2. Tetraonidae-Scolopacidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
CRAMP S. (Ed.), 1983 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. III. Oxford University Press, Oxford (UK).
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
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Nome scientifico Larus melanocephalus Temminck, 1820
(Charadriiformes Laridae)
Nome comune
Gabbiano corallino
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della Direttiva
“Uccelli” (79/409/CEE).
SPEC 4 – stato di conservazione S.
Identificazione
Si tratta di un gabbiano
di medie dimensioni (lunghezza totale 36-38 cm,
apertura alare 98-105 cm),
molto simile al ben noto
e più abbondante gabbiano comune Larus ridibundus. In abito invernale
appare quasi completamente bianco candido salvo il dorso e la parte superiore delle ali grigio chiaro e le macchiettature grigio-nerastre nelle regioni oculare ed auricolare del capo; in questo caso il carattere utile alla distinzione tra le due specie,
che sovente formano gruppi misti, è rappresentato dalla pigmentazione nera della
punta delle ali del gabbiano comune, la quale è invece bianca nel corallino. In abito
riproduttivo, spesso osservabile negli adulti già a fine inverno (febbraio-marzo), compare inoltre un cappuccio scuro il quale nel comune è marrone scuro e forma una
sorta di mascherina che non arriva alla nuca, mentre nel corallino è nero ed esteso
fino alla nuca. Zampe e becco (piuttosto robusto) rosso scuro; quest’ultimo presenta una banda scura verticale subapicale. Come nel g. comune, i giovani hanno le parti superiori del capo e le copritrici alari brunastre, macchiate di scuro, nonché la coda orlata di nero; tuttavia nel corallino l’ala (e soprattutto le remiganti primarie) appare complessivamente più scura.
Distribuzione
Nidifica in poche aree isolate lungo le rive di laghi e zone acquitrinose, alla foce e
lungo i principali fiumi dell’Europa centrale e meridionale (in Italia una colonia riproduttiva la si trova nell’area deltizia del Po) e dell’Asia Minore. Sverna lungo le coste
atlantiche di Portogallo e Marocco, del Mare del Nord e del Baltico, del Mediterraneo e del Mar Nero. È avvistabile in tutti i siti della Liguria idonei alla sosta in periodo autunno-invernale e primaverile.
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Cenni sulla biologia
della specie
Habitat: laghi, corsi
d’acqua e loro foci, lagune costiere, porti,
acque marine costiere.
Alimentazione: carnivora, in periodo riproduttivo predilige insetti terrestri ed acquatici, in altre stagioni preda soprattutto pesci e
molluschi marini.
Fenologia: migratore regolare e svernante.
Possibili minacce e fattori di rischio
Le principali minacce alla specie sono da rintracciarsi a livello dei quartieri di nidificazione (es. contrazione degli habitat idonei, predazione e distruzione dei nidi). L’unico elemento di rischio può ravvisarsi nell’eventualità di uccisione incidentale di animali rimasti impigliati nelle reti da pesca.
Nel caso di interventi programmati di abbattimento di gabbiani reali e comuni a scopo di controllo (es. in aree portuali, aeroportuali e discariche) è da prevedersi una
preliminare istruzione degli operatori autorizzati al fine di limitare il rischio di confusione del gabbiano corallino col simile gabbiano comune.
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Nessuno in particolare: in generale, come per tutte le specie ittiofaghe che si cibano
in mare è ovvio che le misure di mitigazione dell’inquinamento marino ed uno sfruttamento conservativo della fauna ittica (con pianificazione del pescato in quantità
adeguate alla produttività delle popolazioni locali) costituiscono fattori positivi.
Metodi di monitoraggio
Censimento dei contingenti svernanti e di passo (settembre-aprile) negli habitat idonei, mediante conteggio per osservazione diretta.
Indicatori di presenza
Presenza di habitat idonei alla sosta della specie in periodo migratorio ed al suo svernamento.
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Bibliografia
ANDREOTTI A., BORGO A., BORGO E., FIOR T., SPANÒ’ S. & TRUFFI G., 1986 - Seasonal
fluctuations of gulls in Liguria. In: Medmaravis & Monbailliu (eds.). Mediterranean
Marine Avifauna. Proceedings of the I MEDMARAVIS Simposium, Alghero. NATO
ASI Series, Vol. G12.. Springer-Verlag, Berlin Heidelberg: 477-489.
BORGO E. & FIOR T., 1998 – Gabbiano corallino Larus melanocephalus Temminck,
1820. In Spano’ S., Truffi G. & Burlando B. (cur). Atlante degli uccelli svernanti in Liguria. Regione Liguria, Genova: 112.
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2006 – Ornitologia italiana. Vol. 3. Stercorariidae-Caprimulgidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
CRAMP S. (Ed.), 1983 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. III. Oxford University Press, Oxford (UK).
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
HUME R. & QUINN D., 2005 – Gulls of Britain and Europe. Harper Collins, London,
UK.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
Autore Enrico Borgo, Loris Galli, Silvio Spanò
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Nome scientifico Larus minutus Pallas, 1776
(Charadriiformes Laridae)
Nome comune
Gabbianello
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della Direttiva
“Uccelli” (79/409/CEE).
SPEC 3 – stato di conservazione D.
Identificazione
È il più piccolo gabbiano
rinvenibile in Italia (lunghezza totale 25-27 cm,
apertura alare 70-75 cm).
Nell’adulto il capo in abito estivo è nero lucido,
mentre in inverno è grigiastro, con una evidente
macchia auricolare scura.
Le ali hanno apici bianchi e, inferiormente sono grigio-scure. Il becco (rosso scuro in
periodo riproduttivo) d’inverno diventa bruno-scuro, quasi nero. Le zampe (rosso vermiglio d’estate) d’inverno e nei giovani sono bruno-rossastre o carnicine. L’iride è
bruno-scura. Nei giovani, le ali presentano la superficie inferiore biancastra e quella
superiore grigiastra con un tipico disegno scuro a zig-zag che si estende dalla punta
delle remiganti primarie, attraverso le copritrici, fino alle scapolari.
Distribuzione
Nidifica in Eurasia tra i 50 ed i 65° nord soprattutto nelle zone palustri dell’interno. In Italia è migratore regolare e sverna lungo tutta la fascia costiera e nel bacino padano. È avvistabile in tutti i siti della Liguria idonei alla sosta in periodo migratorio. Lo svernamento, sempre comunque di modesta entità (massimo 55 individui a Genova Pra il 12.05.1985), è principalmente limitato al settore centrale ed
occidentale della regione. Le segnalazioni passate e recenti note in letteratura riguardano soprattutto il passo primaverile: si ricordano presenze nell’800 nei dintorni di Arenzano e Cogoleto ed una cattura ad Alberga (16.03.1888) ed avvistamenti più recenti alle foci del Nervia e del Centa, Varazze, Genova Pra, presso l’aeroporto, nonché quelle relative al progetto AUGE (atlante dell’avifauna urbana di
Genova, 1996-2000).
Cenni sulla biologia della specie
Habitat: foci dei fiumi, lagune costiere, porti, acque marine costiere.
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Alimentazione: carnivora, preda insetti (ditteri, tricotteri ed emitteri), crostacei, molluschi, anellidi (in particolare nereidi) e, in minor misura, piccoli pesci.
Fenologia: migratore
regolare e parzialmente
svernante.
Possibili minacce e fattori di rischio
Le principali minacce alla specie sono da rintracciarsi a livello dei quartieri di nidificazione (es. contrazione degli habitat idonei, predazione e distruzione dei nidi). L’unico elemento di rischio può ravvisarsi nell’eventualità di uccisione incidentale di animali rimasti impigliati nelle reti da pesca.
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Nessuno in particolare. In generale tutte le misure atte a prevenire o ridurre l’inquinamento delle acque sono da ritenersi favorevoli alla specie.
Metodi di monitoraggio
Specie poco abbondante, normalmente avvistata con individui isolati e pertanto non
suscettibile di monitoraggio. Si raccomanda la raccolta d’informazioni puntuali sulle
presenze accertate.
Indicatori di presenza
Presenza di habitat idonei alla sosta della specie in periodo migratorio ed al suo svernamento.
Bibliografia
ANDREOTTI A., BORGO A., BORGO E., FIOR T., SPANÒ’ S. & TRUFFI G., 1986 - Seasonal
fluctuations of gulls in Liguria. In: Medmaravis & Monbailliu (eds.). Mediterranean
Marine Avifauna. Proceedings of the I MEDMARAVIS Simposium, Alghero. NATO
ASI Series, Vol. G12.. Springer-Verlag, Berlin Heidelberg: 477-489.
BORGO E., 1998 – Gabbianello Larus minutus Pallas, 1776. In Spano’ S., Truffi G. & Burlando B. (cur). Atlante degli uccelli svernanti in Liguria. Regione Liguria, Genova: 113.
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Pagina 337
CRAMP S. (Ed.), 1983 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. III. Oxford University Press, Oxford (UK).
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2006 – Ornitologia italiana. Vol. 3. Stercorariidae-Caprimulgidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
HUME R. & QUINN D., 2005 – Gulls of Britain and Europe. Harper Collins, London,
UK.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
Autore Enrico Borgo, Loris Galli, Silvio Spanò
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Nome scientifico Gelochelidon nilotica (Gmelin, 1789)
(Charadriiformes Sternidae)
Nome comune
Sterna zampenere
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della Direttiva
“Uccelli” (79/409/CEE).
SPEC 3 – stato di conservazione E (P).
Identificazione
È simile al beccapesci
Sterna sandvicensis, dal
quale tuttavia si distingue
sia nell’abito estivo che in
quello invernale per il
becco che è più grosso,
corto ed interamente nero, per la coda meno forcuta e per le zampe nere
che sono notevolmente più lunghe delle altre sterne. Nell’abito invernale l’adulto ha
la testa con la nuca ed il vertice biancastri a striature nere, le redini ed i lati bianchi
con fitte striature grigio-nerastre nella zona oculare. La parte dorsale del collo è biancastra, mentre le restanti parti superiori sono grigio-cenerine. La coda è cenerina ma
con i vessilli esterni delle timoniere laterali bianchi. Le ali hanno le remiganti primarie grigiastre con una larga stria scura lungo la rachide nel vessillo interno. Le remiganti secondarie sono grigie con margini ed apici bianchi. Le parti inferiori sono bianche. Nell’abito estivo la testa presenta una calotta nera lucente tendente al verdastro
che va dalla fronte al vertice, alle parti superiori delle redini e ai lati della testa sino
al livello degli occhi ed alla nuca. Il becco e le zampe sono neri, mentre l’iride è bruno-nera. Lunghezza totale 35-38 cm, apertura alare 95-110 cm.
Distribuzione
Nidifica nelle aree umide dell’entroterra e costiere idonee di tutta la macroregione
Oloartica (fino ai 55° nord). Sverna lungo le coste degli USA, del Centro e Sud America, coste atlantiche dal Portogallo alla Guinea, coste del Mare del Nord, del Mar
Baltico, del Mediterraneo, Mar Nero, Caspio, Golfo Persico, in Africa sub-sahariana
e nelle regioni biogeografiche Orientale ed Australiana. In Italia si rinviene scarsamente nel passo, soprattutto in quello primaverile (marzo-maggio), mentre è estiva e
nidificante in alcune zone umide adatte pianeggianti del Veneto, Emilia-Romagna, Puglia e Sardegna. Avvistabile in tutti i siti della Liguria idonei alla sosta in periodo primaverile.
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Cenni sulla biologia
della specie
Habitat: coste marine,
foci dei fiumi e altre
zone umide prevalentemente rivierasche.
Alimentazione: carnivora, preda insetti, aracnidi, crostacei, molluschi,
anellidi, pesci, anfibi, rettili e micromammiferi.
Fenologia: migratore
regolare.
Possibili minacce e fattori di rischio
Le principali minacce alla specie sono da rintracciarsi a livello dei quartieri di nidificazione (es. contrazione degli habitat idonei, predazione e distruzione dei nidi).
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Nessuno in particolare: in generale, è ovvio che le misure di mitigazione dell’inquinamento degli habitat utilizzati per il reperimento di risorse trofiche ed uno sfruttamento conservativo della fauna ittica (con pianificazione del pescato in quantità adeguate alla produttività delle popolazioni locali) costituiscono fattori positivi.
Metodi di monitoraggio
Specie scarsamente presente in occasione dei passi non suscettibile di monitoraggio.
Bibliografia
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2006 – Ornitologia italiana. Vol. 3. Stercorariidae-Caprimulgidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
CRAMP S. (Ed.), 1985 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. IV. Oxford University Press, Oxford (UK).
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
SÁNCHEZ GUZMAN J.M. & FASOLA M., 2002 – Gelochelidon nilotica Gull-billed Tern.
BWP Update, 4 (1): 21-33.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria, Genova.
Autore Enrico Borgo, Loris Galli, Silvio Spanò
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Nome scientifico Sterna sandvicensis Latham, 1787
(Charadriiformes Sternidae)
Nome comune
Beccapesci
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della Direttiva
“Uccelli” (79/409/CEE).
SPEC 2 – stato di conservazione D.
Identificazione
Riconoscibile dalle altre
sterne per le dimensioni
piuttosto grandi (lunghezza 36-41 cm, apertura alare
98-105 cm), per le ali lunghe, la coda corta e forcuta e per il becco nero ad
apice giallo. L’unica specie
affine per dimensioni è la
sterna zampenere. L’adulto in abito estivo ha il capo con la fronte, la parte superiore
delle redini e la cervice sino alla base dell’occhio di un nero brillante e le penne della
parte posteriore appuntite ed allungate. A seguito della muta primaverile-estiva la fronte e le redini assumono una colorazione bianca, conservando solamente una macchia
nera davanti all’occhio. Il vertice e la nuca invece mantengono tratti di nero o grigio
scuro in forma di striature; la parte posteriore del collo è bianca. La parte dorsale, nel
mantello, nel dorso e nelle copritrici alari è grigio-cenere, mentre le scapolari sono grigiastre, marginate di chiaro, quasi bianco. La coda è bianca con una striatura scura nel
vessillo esterno delle penne laterali, mentre le restanti copritrici superiori ed il groppone sono completamente bianchi. Le zampe sono nere. I giovani sono simili agli adulti in abito invernale, fatta eccezione per la cervice, che è grigio-biancastra a macchiettature nerastre, per le parti superiori bianco-fulve, marginate di scuro e per una fascia
grigio-cenerina lungo le copritrici alari. Già al primo anno assumono una livrea simile
all’adulto, ad eccezione delle penne delle ali e della coda, che non vengono mutate.
Distribuzione
Nidifica in numerosi siti pressoché puntiformi dell’area costiera del Golfo del Messico, delle coste del Brasile, Uruguay, Argentina, dell’Europa occidentale e settentrionale, del Mar Nero e Mar Caspio. Sverna con buona continuità di distribuzione sulla fascia litorale pacifica ed atlantica di Centro e Sud America, nel Golfo del Messico, lungo le coste dell’Europa occidentale, Mar Nero, Mar Caspio, Africa e Penisola
Arabica. Nell’800 e agli inizi del ’900 questa specie era data come stazionaria e ni340
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dificante in Liguria, Sicilia e Sardegna. In Italia la nidificazione del
beccapesci è recentemente nota con regolarità e con un numero
di coppie intorno al
centinaio solo nelle
Valli di Comacchio.
Attualmente, è avvistabile in tutti i siti costieri idonei della Liguria in periodo migratorio ed invernale.
Cenni sulla biologia della specie
Habitat: coste marine, foci dei fiumi e prati umidi.
Alimentazione: ittiofaga, si ciba soprattutto di piccoli pesci marini di superficie.
Fenologia: migratore regolare e svernante.
Possibili minacce e fattori di rischio
Le principali minacce alla specie sono da rintracciarsi a livello dei quartieri di nidificazione (es. contrazione degli habitat idonei, predazione e distruzione dei nidi).
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Nessuno in particolare: in generale, come per tutte le specie ittiofaghe che si cibano
in mare è ovvio che le misure di mitigazione dell’inquinamento marino ed uno sfruttamento conservativo della fauna ittica (con pianificazione del pescato in quantità
adeguate alla produttività delle popolazioni locali) costituiscono fattori positivi.
Metodi di monitoraggio
Censimento, mediante osservazione diretta e conteggio, dei contingenti svernanti e
di passo (agosto-marzo) negli habitat idonei.
Indicatori di presenza
Presenza di habitat idonei alla sosta della specie in periodo migratorio ed al suo svernamento.
Bibliografia
BORGO E., 1998 – Beccapesci Sterna sandvicensis Latham, 1787. In Spano’ S., Truffi G. &
Burlando B. (cur). Atlante degli uccelli svernanti in Liguria. Regione Liguria, Genova: 121.
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BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2006 – Ornitologia italiana. Vol. 3. Stercorariidae-Caprimulgidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
CRAMP S. (Ed.), 1985 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. IV. Oxford University Press, Oxford (UK).
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
TRUFFI G., 1989 – Nidificazioni liguri note in letteratura ma non confermate. In: Aa.
Vv. Atlante degli uccelli nidificanti in Liguria. Regione Liguria, Genova: 189-194.
Autore Enrico Borgo, Loris Galli, Silvio Spanò
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Nome scientifico Sterna hirundo Linnaeus, 1758
(Charadriiformes Sternidae)
Nome comune
Sterna comune
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della Direttiva
“Uccelli” (79/409/CEE).
Non-SPEC – stato di conservazione S.
Identificazione
Nell’abito nuziale è riconoscibile dalle altre sterne per
avere il becco color rosso
arancio ad apice nero. In
quello invernale la sterna
comune presenta il becco
scuro, quasi nero, con la
base rossa; il capo con la
fronte bianca, la parte anteriore del vertice bianca a macchiettature bruno-grigiastre e la nuca e la parte posteriore
del vertice bruno-nerastre; le redini sono bianche, mentre è presente una macchia nera
davanti e sotto gli occhi. Il collo è bianco con alcune penne grigiastre all’apice nella parte dorsale, e le scapolari sono ad apici bianchi. Le restanti parti superiori sono grigiobluastre, mentre le copritrici superiori della coda sono cenerine. La coda presenta le timoniere grigie più chiare alla base. Le ali hanno le remiganti primarie con il vessillo esterno e la parte apicale grigi, ed i vessilli interni e le rachidi bianchi. Le remiganti secondarie sono grigie con la parte apicale bianca; le copritrici sono grigiastre. Le parti inferiori
sono bianche; le zampe rosse. Nell’abito estivo è presente una specie di calotta nera, lucida, che va dalla regione frontale alla nuca, ed ai lati arriva sino alla parte inferiore dell’occhio. La regione superiore del collo, le scapolari, il mantello, la regione dorsale e le copritrici alari sono grigio-bluastri, più scuri rispetto all’abito invernale. Le parti superiori
della coda ed il groppone sono bianchi. I lati della testa, le redini, il mento, il collo, le copritrici interne delle ali e della coda sono bianchi. Le rimanenti parti inferiori sono grigiastre. Le zampe sono color rosso vermiglio; l’iride è bruno scura. I giovani presentano
parti dorsali più brune degli adulti. Lunghezza totale 31-35 cm, apertura alare 82-95 cm.
Distribuzione
Specie ad ampio areale, nidifica nella macroregione Oloartica e sverna praticamente
lungo le coste di tutti i continenti. In Italia si rinviene piuttosto frequentemente, nei
luoghi adatti, durante le migrazioni, sia nel periodo autunnale (agosto-settembre) che
in quello primaverile (marzo-maggio). È nota come nidificante in Piemonte, Lombar343
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dia, Emilia Romagna,
Veneto, Friuli Venezia
Giulia e Sardegna. Avvistabile in tutti i siti
idonei della Liguria in
periodo migratorio.
Cenni sulla biologia
della specie
Habitat: coste marine,
corsi d’acqua e loro foci.
Alimentazione: ittiofaga, si ciba soprattutto
di piccoli pesci marini (fino a 4-6 m di profondità), ma anche di crostacei.
Fenologia: migratrice regolare.
Possibili minacce e fattori di rischio
Le principali minacce alla specie sono da rintracciarsi a livello dei quartieri di nidificazione (es. contrazione degli habitat idonei, predazione e distruzione dei nidi).
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Nessuno in particolare: in generale, come per tutte le specie ittiofaghe che si cibano
in mare è ovvio che le misure di mitigazione dell’inquinamento marino ed uno sfruttamento conservativo della fauna ittica (con pianificazione del pescato in quantità
adeguate alla produttività delle popolazioni locali) costituiscono fattori positivi.
Metodi di monitoraggio
Specie scarsamente presente in occasione dei passi non suscettibile di monitoraggio.
Bibliografia
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2006 – Ornitologia italiana. Vol. 3. Stercorariidae-Caprimulgidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
CRAMP S. (Ed.), 1985 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. IV. Oxford University Press, Oxford (UK).
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria, Genova.
Autore Enrico Borgo, Loris Galli, Silvio Spanò
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Nome scientifico Sterna albifrons Pallas, 1764
(Charadriiformes Sternidae)
Nome comune
Fraticello
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della Direttiva
“Uccelli” (79/409/CEE).
SPEC 3 – stato di conservazione D.
Identificazione
È la più piccola delle
sterne italiane (lunghezza
totale 22-24 cm, apertura alare 48-55 cm) ed è
facilmente riconoscibile
per la caratteristica fronte bianca ed il becco
giallo ad apice nero. Gli
adulti, uguali nei due sessi, nella livrea invernale hanno la parte anteriore del capo (fronte e redini) e quelle inferiori bianche. Il vertice è grigio brunastro, mentre la nuca è bruno-nera. Davanti all’occhio è presente una macchia grigio-nerastra allungata. Le parti superiori, comprese le copritrici alari, sono grigio-cenerine, più chiare sul groppone e sul
sopraccoda. Le ali hanno le copritrici superiori grigio-nerastre, marginate di grigio bluastro; le prime due o tre remiganti primarie sono nerastre nello stelo e nei
vessilli esterni e con una marcata marginatura bianca lungo gli steli dei vessilli interni. La coda ha le due timoniere centrali di colore simile al sopraccoda, le due
laterali bianche e le restanti bianche con parte dei vessilli esterni grigi. La livrea
estiva del fraticello, che è rivestita dopo la muta invernale (da gennaio a marzo),
è simile a quella invernale, fatta eccezione per la fronte bianca dalla quale hanno
origine due strie sopraoculari bianche. Appena sopra gli occhi e sulle redini c’è
una stria nera. I giovani hanno il capo con la parte frontale e le redini grigio-fulve, il colorito generale più bruno, nel complesso, sono molto simili a quelli della
sterna comune. Se ne distinguono, oltre che per le dimensioni inferiori, per le
zampe giallo pallide. Nel volo il fraticello è riconoscibile per l’andatura veloce ed
ondeggiante con frequenti battiti alari.
Distribuzione
È presente con varie sottospecie nelle principali zone umide dell’interno e lungo le
coste di tutti i continenti. Nel periodo autunnale si porta a sud per svernare nei mari delle fasce temperate e tropicali di tutto il mondo, spingendosi a sud fino alle co345
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ste del Brasile (in SudAmerica), della Provincia del Capo (in Africa) e della Nuova Zelanda. In Italia si rinviene nidificante con sicurezza lungo tutta
l’asta del Po, nelle zone
umide litoranee del
Friuli, Veneto, nel delta padano, nelle Valli
di Comacchio e nelle
zone umide emiliane.
In Puglia è presente con certezza nei Laghi di Lesina e Varano, nelle Saline di Margherita di Savoia e nelle zone umide del Tavoliere. Nidifica, poi, nelle maggiori isole:
in Sicilia con sicurezza solo nella zona più meridionale, mentre è presente abbondantemente in tutta la Sardegna. Avvistabile in tutti i siti della Liguria idonei alla sosta in
periodo migratorio.
Cenni sulla biologia della specie
Habitat: acque marine costiere, spiagge, lagune salmastre, foce e greto dei fiumi.
Alimentazione: carnivora, preda piccoli pesci ed invertebrati, specialmente crostacei
ed insetti.
Fenologia: migratore regolare.
Possibili minacce e fattori di rischio
Le principali minacce alla specie sono da rintracciarsi a livello dei quartieri di nidificazione (es. contrazione degli habitat idonei, predazione e distruzione dei nidi).
Interventi gestionali utili per conservare o migliorare lo status delle popolazioni locali
Nessuno in particolare: in generale, è ovvio che le misure di mitigazione dell’inquinamento degli habitat utilizzati per il reperimento di risorse trofiche ed uno sfruttamento conservativo della fauna ittica (con pianificazione del pescato in quantità adeguate alla produttività delle popolazioni locali) costituiscono fattori positivi.
Metodi di monitoraggio
Specie scarsamente presente in occasione dei passi non suscettibile di monitoraggio.
Bibliografia
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2006 – Ornitologia italiana. Vol. 3. Stercorariidae-Caprimulgidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
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CRAMP S. (Ed.), 1985 – The Birds of the Western Palearctic. Vol. IV. Oxford University Press, Oxford (UK).
FASOLA M., SÁNCHEZ GUZMAN J.M. & ROSELAAR C.S., 2002 – Sterna albifrons Little
Tern. BWP Update, 4 (2): 89-114.
GALLI L. & SPANÒ S., 2004 – Uccelli e Mammiferi di Liguria. Regione Liguria, Grafiche Amadeo, Imperia.
SPANO’ S. & TRUFFI G., 1987 – Gli uccelli della Liguria occidentale. Regione Liguria,
Genova.
Autore Enrico Borgo, Loris Galli, Silvio Spanò
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Nome scientifico Chlidonias niger (Linnaeus, 1758)
(Charadriiformes Sternidae)
Nome comune
Mignattino
Livello di protezione
La specie è inserita nell’allegato I della Direttiva
“Uccelli” (79/409/CEE).
SPEC 3 – stato di conservazione D.
Identificazione
In abito invernale la fronte, la base del collo, le parti laterali del capo, la gola
e le parti ventrali sono
bianche, con macchiettatura scura ai lati del petto;
il vertice, la zona auricolare, la nuca, il dorso e le
parti superiori delle ali sono grigio-ardesia; il becco è nero e le zampe bruno-rossastre. Il piumaggio riproduttivo è completamente nerastro, ad eccezione del sottocoda, che è sempre bianco. I
giovani sono simili agli adulti in abito invernale, ma presentano una stria bianca sopra l’occhio e le penne di nuca, vertice e zone auricolari nerastre, marginate di bianco sporco o bruno-chiaro; la base del becco e le zampe sono bruno-giallastre.
Distribuzione
Specie nidificante nella macro-regione Oloartica, nella fascia latitudinale compresa tra
i 40° ed i 60° nord. Sverna lungo le coste di Colombia, Ecuador, Venezuala, Guyana, Suriname e sulle coste atlantiche dell’Africa centrale e meridionale. In Italia nidifica nel settore padano. Avvistabile in tutti i siti della Liguria idonei alla sosta in periodo primaverile.
Cenni sulla biologia della specie
Habitat: acque marine costiere, spiagge, lagune salmastre, laghi, foce e greto dei
fiumi.
Alimentazione: carnivora: preda principalmente insetti e loro larve, piccoli pesci ed
anfibi.
Fenologia: migratore regolare.
Possibili minacce e fattori di rischio
Le principali minacce alla specie sono da rintracciarsi a livello dei quartieri di nidifi348
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cazione (es. contrazione degli habitat idonei,
predazione e distruzione dei nidi).
Interventi gestionali
utili per conservare o
migliorare lo status delle popolazioni locali
Nessuno in particolare: in generale, è ovvio
che le misure di mitigazione dell’inquinamento degli habitat utilizzati per il reperimento di risorse trofiche ed uno sfruttamento conservativo della fauna ittica (con pianificazione del pescato in quantità adeguate alla produttività delle popolazioni locali) costituiscono fattori positivi.
Metodi di monitoraggio
Censimento primaverile (aprile-maggio) ed autunnale (agosto-settembre) degli individui presenti negli habitat idonei alla sosta, mediante osservazione diretta e conteggio.
Indicatori di presenza
Presenza di ambienti adatti alla sosta della specie in periodo migratorio.
Bibliografia
BRICHETTI P. & FRACASSO G., 2006 – Ornitologia italiana. Vol. 3. Stercorariidae-Caprimulgidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
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Genova.
Autore Enrico Borgo, Loris Galli, Silvio Spanò
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