VIBRAZIONI SISMICHE AMBIENTALI Le vibrazioni sismiche ambientali (rumore sismico) sono onde sismiche di bassa energia con ampiezze dell’ordine di 10-4 – 10-2 mm (Okada, 2003). In riferimento al contenuto in frequenza, il rumore sismico è anche chiamato microtremore se contiene alte frequenze (in genere maggiori di 0.5 Hz) e microsisma per basse frequenze. Per quanto riguarda l’origine del rumore sismico, è certo che le sorgenti dei microsismi sono le perturbazioni atmosferiche sugli oceani che si propagano come onde superficiali sui continenti, mentre le sorgenti dei microtremori sono le attività antropiche come il traffico veicolare, le attività industriali etc. e si propagano come onde superficiali di Rayleigh. Le misure puntuali di rumore sismico possono essere utilizzate per la stima sia degli effetti di sito (funzione di amplificazione), sia degli effetti sulle costruzioni nel rispetto della normativa che ne stabilisce la soglia massima (UNI9916). Rumore sismico ed effetti di sito Il metodo del rumore sismico per la valutazione degli effetti di sito è ampiamente usato in Giappone, ma molto meno nel resto del mondo per alcune questioni ancora irrisolte che riguardano essenzialmente la grande variabilità della sorgente del rumore da un sito ad un altro e la variabilità del livello del rumore durante il giorno. La ragione dell’utilizzo sempre maggiore del metodo del rumore risiede nel costo limitato e nella relativa facilità di misura ed analisi dei segnali. In relazione agli effetti di sito, l’analisi delle misure di rumore sismico può essere condotta con tre metodi: Spettri di Fourier Rapporti spettrali Rapporti spettrali H/V Spettri di Fourier Il metodo diretto del calcolo degli spettri di ampiezza o di potenza di Fourier è basato sull’assunzione, proposta da Kanai and Tanaka (1954), che i microtremori siano onde S incidenti verticalmente e che lo spettro del moto incidente all’interfaccia suolo/roccia sia bianco. Pertanto il metodo assume che lo spettro del microtremore sia rappresentativo della funzione di amplificazione sismica degli strati di terreni incorenti rispetto alla roccia sottostante. Gli studi effettuati finora hanno messo in evidenza che gli spettri del microtremore non forniscono risultati affidabili. E’ stata osservata in generale una grossolana correlazione tra la frequenza del picco massimo degli spettri e le condizioni geologiche di sito. Inoltre le frequenze di massima ampiezza degli spettri possono essere interpretate come le frequenze di risonanza del modo fondamentale dei siti investigati. Questa interpretazione ha avuto finora successo solo per frequenze di picco basse (f<1Hz), per es. a Città del Messico (Lermo et al., 1988), Los Angeles (Yamanaka et al., 1993) e in molti siti in Giappone. Rapporti spettrali Il metodo dei rapporti spettrali consiste nel calcolo dei rapporti degli spettri di Fourier delle stesse componenti registrate simultaneamente su siti di terreni incoerenti e su un sito roccioso vicino. Il metodo presuppone che il moto registrato su roccia sia rappresentativo del moto che arriva sull’interfaccia roccia/terreni, sotto il sito di terreni incoerenti. Questo metodo fornisce risultati apprezzabili e in accordo con quelli ottenuti utilizzando registrazioni di terremoti solo a basse frequenze dove l’origine del rumore è la stessa per tutti i siti indagati (Yamanaka et al., 1993). Risultati controversi sono stati invece ottenuti a frequenze più alte (Gutierrez and Singh, 1992). Rapporti spettrali H/V La tecnica dei rapporti spettrali H/V consiste nel calcolo del rapporto degli spettri di Fourier del rumore nel piano orizzontale H (generalmente lo spettro H viene calcolato come media degli spettri di Fourier delle componenti orizzontali NS ed EW ) e della componente verticale V. Il metodo è applicabile alle misure di rumore registrate in una singola stazione posta su sedimenti. Il metodo è stato introdotto da scienziati giapponesi (purtroppo in lingua giapponese) agli inizi degli anni ’70, tra i quali Nogoshi e Igarashi (1971) e Shiono et al. (1979), che indagarono sul significato fisico del rapporto H/V e mostrarono la sua relazione diretta con la curva di ellitticità delle onde di Rayleigh. Essi conclusero che il picco massimo di ampiezza si verifica alla frequenza di risonanza fondamentale della copertura di terreni. Nel 1989, Nakamura propose in inglese il rapporto H/V come stima affidabile della funzione di trasferimento delle onde S per un dato sito. Le argomentazioni usate da Nakamura sono estremamente qualitative e si basano sull’ipotesi che i microtremori siano originati da sorgenti molto locali, come il traffico vicino al sismometro, e siano onde di Rayleigh che si propagano in un solo strato su un semispazio. Assumendo che le sorgenti, essendo molto locali, non eccitano la base dello strato di sedimenti, è possibile stimare la forma spettrale della sorgente del microtremore, AS, come funzione della frequenza f, dal rapporto: AS ( f ) = VS ( f ) VB ( f ) essendo VS e VB gli spettri di ampiezza di Fourier della componente verticale del moto rispettivamente sulla superficie e alla base dello strato di sedimenti. Si assume poi che una stima degli effetti di sito per un terremoto, Se, è dato da: Se( f ) = HS ( f ) HB( f ) in cui HS e HB sono gli spettri di ampiezza di Fourier del moto orizzontale, rispettivamente sulla superficie e alla base dello strato di sedimenti. Per compensare Se dello spettro della sorgente, Nakamura (1989) suggerisce di calcolare uno spettro modificato Sm come: HS Se( f ) VS Sm( f ) = = AS ( f ) H B VB L’assunzione finale è che si verifichi per tutte le frequenze di interesse: HB =1 VB Pertanto, una stima degli effetti di sito è data dal rapporto spettrale tra il moto orizzontale e verticale sulla superficie. Numerosi studi, tra i quali quelli di Lermo and Chavez-Garcia (1994), Lachet and Bard (1994), Field and Jacob (1993), Fäh et al. (2001) hanno concluso che la frequenza del picco massimo del rapporto H/V è correlato con l’ellitticità sulla superficie del modo fondamentale delle onde superficiali di Rayleigh. Alla frequenza di risonanza l’ellisse dello spostamento di Rayleigh cambia segno e il rapporto di Nakamura tende teoricamente all’infinito, per cui l’ampiezza del rapporto non può essere correlato all’amplificazione delle onde di taglio. In conclusione, i migliori risultati per predire gli effetti di sito con le misure di rumore sismico sono ottenuti con il metodo del rapporto H/V e riguardano solo la frequenza di risonanza del modo fondamentale dello strato di sedimenti, quando non ci sono effetti laterali 2D o 3D. Vibrazioni ed effetti sugli edifici I criteri di misura e della valutazione degli effetti delle vibrazioni sugli edifici e i valori di soglia accettabili sono regolati da numerose normative UNI ed ISO. La normativa più aggiornata è la UNI 9916 del 2004, che fornisce una guida per la scelta di metodi appropriati di misura e di trattamento dei dati per la valutazione degli effetti delle vibrazioni sugli edifici. La norma individua la velocità come grandezza da misurare, ottenuta sia mediante l’utilizzo di velocimetri, sia attraverso integrazione di segnali accelerometrici. Le vibrazioni devono essere misurate sia in direzione verticale che in due direzioni orizzontali ortogonali, queste ultime scelte possibilmente con riferimento agli assi principali dell’edificio. Le modalità di trattamento dei dati dipendono dalla natura dei segnali da analizzare, di tipo deterministico o non deterministico (aleatorio), stazionario o non stazionario, periodico o non periodico, dalla loro durata e distribuzione di energia nel dominio della frequenza. normativaUNI9916 considera due diverse definizioni di velocità: In particolare la 1) velocita’ di picco puntuale (p.p.v. - “peak particle velocity”), definita come il valore massimo del modulo del vettore velocità misurato simultaneamente lungo le due componenti orizzontali e la verticale. 2) velocita’ di picco di una componente puntuale (p.c.p.v. – “peak component particle velocity”), definita come il valore massimo del modulo di una delle tre componenti ortogonali misurate simultaneamente. Per vibrazioni di breve durata (cioè tali da escludere problemi di fatica e amplificazioni dovute a risonanza nella struttura interessata), la normativa UNI 9916 prevede che sia misurata la velocità p.c.p.v.. I valori di riferimento sono quelli riportati in Tab. 1 e riguardano sia le misure in fondazione sia le componenti orizzontali della velocità ai piani superiori, con particolare riferimento al piano più elevato. Per la componente verticale dei singoli solai, la norma indica come valore di riferimento per la p.c.p.v. 20 mm/s limitatamente alle prime due classi di edifici. Tale valore è indipendente dal contenuto in frequenza della registrazione e può essere inferiore per la terza classe di edifici. Valori di riferimento per la velocità di vibrazione p.c.p.v in mm/s Classe Tipo edificio Fondazioni Da 1 Hz a 10 Hz 1 Costruzioni industriali Edifici industriali Costruzioni simili 20 2 Edifici residenziali Costruzioni simili 5 3 Costruzioni non classificati in 1 e 2 ma degne di esser tutelate (es. monumenti) 3 Da 10 Hz a 50 Hz Varia linearmente da 20 a 40 Varia linearmente da 5 a 15 Varia linearmente da 3 a 8 Piano alto Da 50 Hz a 100 Hz(*) Varia linearmente da 40 a 50 Varia linearmente da 15 a 20 Varia linearmente da 8 a 10 Per tutte le frequenze 40 15 8 (*) Per frequenze oltre 100 Hz possono essere usati i valori di riferimento per 100 Hz Tab. 1 - Tabella dei valori di riferimento per la velocità di vibrazione (p.c.p.v.) al fine di valutare l’azione delle vibrazioni di breve durata sulle costruzioni. I valori di riferimento relativi alle vibrazioni con carattere continuo (cioè tali da indurre fenomeni di fatica o amplificazioni dovute alla risonanza nella struttura interessata) sono riportati in Tab. 2. I valori sono indipendenti dal contenuto in frequenza del segnale e riguardano sia le misure in fondazione sia le componenti orizzontali della velocità ai piani superiori, con particolare riferimento al piano più elevato. Per la componente verticale dei singoli solai, la norma indica come valore di riferimento per la p.c.p.v. 10 mm/s limitatamente alle prime due classi di edifici e può essere inferiore per la terza classe di edifici. Classe 1 2 3 Tipo edificio Costruzioni industriali, Edifici industriali e Costruzioni strutturalmente simili Edifici residenziali e Costruzioni simili Costruzioni non classificati in 1 e 2 ma degne di esser tutelate (es. monumenti) Valori di riferimento per la velocità di vibrazione p.c.p.v in mm/s (per tutte le frequenze) 10 5 2.5 Tab 2 - Tabella dei valori di riferimento per la velocità di vibrazione (p.c.p.v.) al fine di valutare l’azione delle vibrazioni durature sulle costruzioni. Per le vibrazioni provocate nelle costruzioni dallo scoppio di mine, dalle attività di macchine di cantiere e dal traffico su strada e ferroviario, la normativa UNI9916 rimanda per i valori di riferimento alla SN 640312 (1992) (Tab. 3). La grandezza di riferimento è la velocità p.p.v., cioè il picco nel tempo del modulo del vettore velocità. La norma è applicabile solo alle vibrazioni di frequenza maggiore di 8 Hz. Valori di riferimento per la velocità di vibrazione p.p.v in mm/s Classe A B C D Tipo di costruzione Costruzioni molto poco sensibili (per es. ponti, gallerie, fondazioni di macchine) Costruzioni poco sensibili (per es. edifici industriali in cemento armato o metallici) costruiti a regola d’arte e con manutenzione adeguata Costruzioni normalmente sensibili (per es. edifici di abitazione in muratura di cemento, cemento armato o mattoni, edifici amministrativi, scuole, ospedali, chiese in pietra naturale o mattoni intonacati) costruiti a regola d’arte e con manutenzione adeguata Costruzioni particolarmente sensibili (per es. monumenti storici e soggetti a tutela, case con soffitti in gesso, edifici della classe C nuovi o ristrutturati di recente Esposizione Da 60 Hz fino a 150 Hz Fino a tre volte i valori corrisponde nti alla classe C Fino a due volte i valori corrisponde nti alla classe C Da 8 Hz a 30 Hz Da 30 Hz a 60 Hz Occasionale Frequente Permanente Fino a tre volte i valori corrispondenti alla classe C Fino a tre volte i valori corrispondenti alla classe C Occasionale Frequente Permanente Fino a due volte i valori corrispondenti alla classe C Fino a due volte i valori corrispondenti alla classe C Occasionale Frequente Permanente 15 6 3 20 8 4 30 12 6 Occasionale Frequente Permanente Valori compresi tra quelli previsti per la classe C e la loro metà Valori compresi tra quelli previsti per la classe C e la loro metà Valori compresi tra quelli previsti per la classe C e la loro metà Tab. 3 - Valori di riferimento della velocità di vibrazione (p.p.v.) al fine di valutare l’azione delle vibrazioni transitorie sulle costruzioni. BIBLIOGRAFIA Fäh D., F. Kind and D. Giardini, 2001. A theoretical investigation of average H/V ratios. Geophysical Journal International, 145(2), 535-549. Field E.H. and K. Jacob, 1993. The theoretical response of sedimentary layers to ambient seismic noise. Geophysical Research Letters, 20(24), 2925-2928. Gutierrez, C., and S.K. Singh, 1992. A site effect study in Acapulco, Guerrero, Mexico: comparison of results of strong-motion and microtremor data. Bull. Seism. Soc. Am., 82, 642659. Kanai K. and T. Tanaka, 1954. Measurement of the microtremor. Bulletin of the Earthquake Research Institute Tokyo Univ., 32, 199-209. Lachet C. and P.-Y. Bard, 1994. Numerical and theoretical investigations on the possibilities and limitations of Nakamura's technique. Journal of Physics of the Earth, 42(4), 377-397. Lermo J., M. Rodriguez and S.K. Singh, 1988. Natural periods of sites in the valley of Mexico from microtremors measurements and strong motion data. Earthquake Spectra. 4(4), 805-814. 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