Rassegna stampa - selezione
Da “L’Arena“, 12 sett. 2016
“Grigolo riscalda i cuori con il suo «sogno» italiano”
Diciotto poderose ed eleganti scene, insieme al soprano Mihaela Marcu. È Italia: un Sogno, il nuovo spettacolo di Vittorio
Grigolo che ha iniziato il suo tour italiano l’altra sera al Teatro Filarmonico e ha mostrato di avere tutte le carte in regola
per fare breccia fra il pubblico e non solo in quello nazionale. Accolto un po’ tiepidamente agli inizi è invece finito fra
autentiche ovazioni al termine, con ripetute chiamate della sala, unitamente al regista e scenografo inglese John Pascoe,
al soprano Mihaela Marcu ed al folto numero di mimi, ballerini e coristi che si sono prestati con molta diligenza e brio a
ravvivare le 18 ponderose scene in programma. Italia: un Sogno è senz’altro un viaggio piacevole, elegante, di
successo, bellissimi i costumi e molto indovinate alcune proiezioni, che rapisce per i temi proposti sia dei numerosi
monumenti che delle opere d’arte che illustrano le bellezze del nostro Paese. Ad essi si legano famose pagine
operistiche e sinfoniche dei grandi musicisti Verdi, Donizetti, Puccini, Cilea, Respighi, Leoncavallo, tanto da
rappresentare perfino un prodotto esportabile come perfetto spettacolo di promozione turistica della nostra terra, nel suo
delineare le grandi icone che hanno reso il nostro Paese, unico al mondo, per l’arte, la musica, il cinema, la moda, i
motori. (...)
Da “La Repubblica” (ed. Bologna), 21 sett. 2016
“Teatro Comunale. Sarà in ottobre al Covent Garden, nel frattempo porta in tournée uno spettacolo che evoca la storia
d’Italia. “Lo definirei un recital condito, capace di raggiungere anche chi non sa nulla di lirica”.”
di Luca Baccolini
“Anche volendo provarci, era impossibile in questi giorni non incrociare il volto del tenore Vittorio Grigòlo, ubiqua
presenza, sagomata persino nella forma dei camion pubblicitari, che stasera alle 21 appare al Teatro Comunale in carne,
ossa e quattordici costumi diversi per dare vita allo spettacolo “Italia. Un sogno“, recital con proporzioni da kolossal per
omaggiare il canto patrio e ispirare persino un format didattico da presentare al ministro dei beni culturali Dario
Franceschini. Quattordici arie per altrettante scene, la storia d’Italia raccontata attraverso “Una furtiva lagrima”, “Vesti la
giubba”, “Questa o quella”, in un entusiasmo nazional popolare garantito da una voce che tra Londra e New York è da
anni l’icona tenorile italiana.
- Maestro Grigòlo, tra un mese canterà al Covent Garden in “Les Contes d’Hoffmann”. Perché buttarsi in una tournée in
dieci teatri italiani (il 24 settembre sarà anche al Comunale di Modena) senza risparmiare energie?
- «Coltivavo quest’idea da tempo. Non il recital tradizionale, in abito nero. No, volevo qualcosa di più, che restituisse la
grandezza dell’Italia, e soprattutto la sua storia».
Per farlo ha coinvolto un regista (John Pascoe), l’orchestra sinfonica di Asti (diretta da Alberto Meoli), il soprano Mihaela
Marcu, quattordici attori e la sartoria Brancato di Milano, con oltre 200 costumi in scena. Più che un recital, un grandopéra.
- «Lo definirei un recital condito. Che non significa buttare via le vecchie formule. Non sono un rottamatore, ma prendo
coscienza del fatto che parlare una sola lingua non basta più. In questo spettacolo parlo sia agli amanti dell’opera, sia a
quelli che in un teatro non sono mai entrati. E che magari rischiano di non farlo».
- C’ è un intento anche didattico?
- «Credo che “Italia. Un sogno“, che sto portando nei teatri fino all’8 ottobre, sia un format ideale per la scuola: ci sono
l’antica Roma, il Rinascimento, la Serenissima, i moti carbonari, le due guerre mondiali. I momenti chiave della nostra
storia cuciti attraverso le arie del nostro repertorio. Proporrò l’idea al ministro Franceschini».
- Come farà a legare un centurione romano a un fante in trincea sul Piave?
- «Tutta la storia parte da un sogno. La narrazione, in realtà, prende le mosse da due ragazzi d’oggi che litigano per un
sms mal interpretato, un emoticon, come si dice».
- Non si rischia così di frammentare la già claudicante percezione del patrimonio lirico italiano?
- «Il pericolo maggiore, a parer mio, è che gran parte del pubblico non entri mai in contatto con Puccini o Verdi.
Se cantare in una formula nuova, con un linguaggio attuale, significa incuriosire qualcuno e portarlo un giorno a sentire
le opere intere, avrò fatto centro e il sogno sarà servito a qualcosa».
- I colleghi come la prenderanno?
- «Le critiche non mi fanno paura. Per ora, ho dovuto dire no a moltissimi teatri per mancanza di tempo. Si stanno
accorgendo che questo spettacolo può portare nuovo pubblico nelle loro sale. La sfida è quella, altrimenti l’opera rimane
un covo per eletti. E allora sì, una volta estinta, saranno dolori».
Da “Il Giorno“, 15 sett. 2016
“Tredici minuti di applausi per il tenore Vittorio Grigolo”
Il tenore Vittorio Grigolo ha entusiasmato l’altra sera la platea del teatro Fraschini di Pavia dove ha portato ‘Italia,
un sogno‘, un omaggio alla tradizione dell’opera italiana. Accompagnato dalla soprano Michaela Marcu, e diretto da
Alberto Meoli, Grigolo ha interpretato 14 arie d’opera ambientate in altrettante scene da ‘Una furtiva lagrima’ a ‘Nessun
dorma’. Tra coreografie innovative, costumi e un cast composto da 50 artisti, la serata è corsa velocemente. E il pubblico
non se ne voleva andare. Lo ha dimostrato chiedendo bis al tenore Grigolo, che è stato applaudito per 13 minuti.
Da “Il Tirreno“, 30 sett. 2016
“Fascino e voce per la storia d’Italia del tenore Grigolo al Goldoni”
(...) La presenza scenica, il modo di vivere il palcoscenico, il vasto repertorio operistico italiano e francese combinati al
carisma e a una vocalità duttile, piena, rotonda ma soprattutto solare, fanno di Vittorio Grigolo il tenore italiano più
richiesto e acclamato oggi al mondo. Ospite regolare dei più prestigiosi teatri d’opera, dal Teatro alla Scala - dove
debutta a soli ventitré anni - alla Royal Opera House di Londra, dal Metropolitan Opera di New York all’Opera di Roma,
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ha cantato con direttori come Riccardo Chailly, Lorin Maazel, Zubin Mehta, Riccardo Muti, Myung-Whun Chung, Gustavo
Dudamel e Antonio Pappano.
Grigolo è stato recentemente insignito a Washington del premio “Distinguished Leadership Award”, consegnato per la
prima volta a un italiano da parte dell’Atlantic Council.
Da “Brescia Oggi“, 7 ott. 2016
“Grandi applausi per il sogno di Grigolo”
Una storia d’Italia in musica e, più precisamente, attraverso quella del melodramma che ha reso grande il nostro paese
nel mondo. «Italia. Un sogno» andato in scena l’altra sera al Teatro Grande, col tenore Vittorio Grigòlo al centro, ma con
tutta una serie di altri importanti presenze - attori, altri cantanti e uno sfondo di proiezioni animate di grande fascino - che
ha visto in sala un pubblico numeroso e affascinato. Proposta originale, una scena per ogni brano: dal Rinascimento all’
Ottocento risorgimentale, dal triste periodo della seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri in una serie di invenzioni
curate dalla regia di John Pascoe.
L’orchestra e il coro diretti da Alberto Meoli hanno proposto alcune della pagine più famose della storia del nostro
melodramma: dal coro «Va’ pensiero» dal Nabucco verdiano al Brindisi dalla Traviata, da «La donna mobile» da
Rigoletto a «E lucevan le stelle» da Tosca, e naturalmente quel «Nessun dorma» da Turandot per il quale Vittorio
Grigòlo è stato a lungo applaudito. Accanto al notissimo tenore, il soprano Mihaela Marcu, anche lei molto apprezzata
dal nostro pubblico.
Nel programma alcune pagine solo orchestrali, le versioni del Preludio della Traviata e quella dei Pini di Villa Borghese di
Ottorino Respighi; ottimo il successo dell’inconsueta proposta musicale. (...)
Da “Giornale di Brescia“, 6 ott. 2016
“«Italia, un sogno» il concerto lirico s’imbeve di teatro”
Mentre l’orchestra suona il Preludio di «Un ballo in maschera» la scena teatrale, animata da gruppi di ragazze e ragazzi,
mostra una spiaggia italiana, in pieno sole, ai nostri giorni. Tutti armati di smartphone, in un tripudio di scatti e di selfie. S’
intuisce che una coppia è in crisi e a un certo punto il protagonista dello spettacolo, dopo aver sofferto i pungoli della
gelosia, si addormenta e sogna.
È l’antefatto di «Italia, un sogno», l’innovativo recital lirico in chiave teatrale ideato dal vulcanico tenore Vittorio Grigòlo.
Un’occhiata preventiva al programma era sufficiente a evidenziare una sequela di pagine operistiche ultrapopolari: «Di
quella pira», «La donna è mobile», «Nessun dorma» e così via. Ma l’impaginazione e la loro messa in scena erano
davvero sorprendenti e non prive di forte suggestione.
Imprevedibile. Nell’intento di rendere «un tributo alla tradizione dell’opera attraverso la storia d’Italia», ogni pezzo lirico
veniva ambientato in luoghi e tempi imprevedibili, quasi riecheggiando alcuni vezzi dei registi d’oggi.
Per esempio, il duca di Mantova del «Rigoletto» si trasformava in un decadente imperatore dell’antica Roma, oppure il
protagonista de «Il trovatore» vestiva i panni di un eroe risorgimentale. La carrellata storica toccava il Rinascimento, con
la riproduzione della Rotonda palladiana, quindi il Settecento di Casanova, con un tocco di erotismo in laguna, poi l’
Ottocento delle insurrezioni patriottiche, con una scena mimata di icastica violenza, infine le vicende belliche del XX
secolo. Ma il rischio di un’iconografia da cartolina veniva bilanciato dall’interessante composizione architettonica delle
scene e dalle efficaci scelte del regista John Pascoe.
Con le generose interpretazioni di Vittorio Grigòlo (molto applaudito, fra l’ altro, nel «Lamento di Federico»), sostenuto da
una valida compagnia di cantanti e attori, «Italia, un sogno» ha raggiunto lo scopo di rinnovare la vecchia formula del
concerto lirico rendendola attraente anche per il pubblico dei non esperti e delle nuove generazioni. Grande successo.
Due bis, compreso, «’O sole mio».
Da “Il Resto del Carlino” (ed.Modena), 24 sett. 2016
“Il ‘sogno‘ italiano di Grigòlo: «Ecco il mio musical lirico» Il tenore stasera al teatro intitolato a Pavarotti: «Un mito per
me»” di Andrea Spinelli
L’ esperimento ricorda un po’ «Aria», il film diretto una trentina d’anni fa da dieci registi, per dare una veste non
convenzionale alla magia dell’opera. Pure Italia: Un sogno, la produzione lirica che Vittorio Grigòlo deposita stasera tra i
velluti del Comunale di Modena, forza i confini del melodramma abbinando 14 classici del repertorio italiano ad altrettanti
momenti di storia patria - dall’Antica Roma alla Dolce Vita - per scartare di lato la tradizione e trasformarsi in una
mirabolante festa del belcanto con proiezioni tridimensionali, mimi, coristi e voci importanti (a cominciare dal soprano
rumeno Mihaela Marcu). Tutto con il sostegno dell’Orchestra Sinfonica di Asti diretta da Alberto Meoli e la regia dell’
inglese John Pascoe, molto apprezzato per i suoi lavori con Domingo. Un inno all’Italia e all’arte dei Verdi, Rossini,
Respighi, Cilea, Leoncavallo, Puccini, per cui Grigòlo usa lo slancio patriottico del Manzoni di «Marzo 1821».
Per questo spettacolo vale la definizione «musical lirico»? «L’ opera non è morta, ma ha bisogno d’individuare nuove
strade, di trovare nuovi linguaggi, per diffonderne i contenuti. Questo format ha una natura pedagogica che mi
piacerebbe esporre pure al ministro Franceschini per portarlo nelle scuole. Gli stranieri osannano la nostra musica al pari
della cucina, del design, della moda, delle auto, mentre noi no. Anzi, siamo portati ad esaltare anche assolute
mediocrità, purché estere, e a relegare in un angolo gli esponenti della nostra cultura, che così debbono andare con la
valigia oltre oceano a faticare per poi tornare indietro grandi e celebrati come accadde a Caruso prima di essere
acclamato a Napoli». (...)
Da “Gazzetta del Sud” (ed.Cosenza), 2 ott. 2016
“L’ erede di Pavarotti al “Rendano” canta l’Italia. Lo accompagneranno la soprano Marcu e l’orchestra di Asti”
Vittorio Grigòlo per la prima volta al Teatro Rendano di Cosenza per cantare l’Italia, che è un sogno. Sabato 8 ottobre
alle 21 uno spettacolo che ripercorre la storia d’Italia e le sue icone.
Dal Rinascimento alle due Guerre Mondiali, dalla ricostruzione fino all’atmosfera della stagione della “Dolce Vita”, un
percorso a ritroso nel tempo raccontato dalla voce e dal talento del tenore italiano Vittorio Grigòlo, accompagnato dalla
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soprano Mihaela Marcu e dall’ Orchestra Sinfonica di Asti.
Si tratta dello spettacolo “Italia. Un sogno” che ha iniziato il suo viaggio tra i teatri italiani lo scorso 10 settembre e che
approda, appunto, per la prima volta sul palco del Rendano di Cosenza il prossimo sabato 8 ottobre alle 21; un evento di
rilevanza internazionale, assolutamente da non perdere.
Quattordici arie d’opera interpretate da altrettanti cantanti e attori coordinati sapientemente dal regista e scenografo
inglese John Pascoe, che con maestria ha saputo mettere in piedi uno spettacolo coinvolgente, che rivoluziona il
linguaggio dell’Opera e ripropone in chiave attuale significativi eventi storici. Una sinergia che ha già registrato il tutto
esaurito in diverse regioni d’ Italia e che impreziosisce il cartellone del teatro di piazza XV Marzo, oltre ad arricchire l’
offerta culturale della cittadina dei Bruzi.
Non poteva essere altrimenti. Il carisma, la vocalità e la presenza scenica di Grigòlo, il giovane tenore diventato famoso
a soli 23 anni, quando debuttò per la prima volta alla Scala di Milano, contribuiscono al successo di questo intenso
viaggio tra le grandi icone italiane, come l’arte, la musica, il cinema, la moda, che hanno reso il nostro Paese unico al
mondo.
Lo spettacolo, inserito nel tour mondiale dell’erede di Pavarotti, che lo vedrà esibirsi sui palcoscenici più importanti del
mondo, come quelli del Metropolitan di New York e il The Royal Opera di Londra, è una vera e propria ricostruzione del
passato italiano: il talento degli artisti scelti per interpretarlo, le scenografie e le proiezioni visive ricompongono il puzzle
sfaccettato della nostra storia, per una riflessione profonda sull’attualità e gli eventi odierni. Non resta, dunque, che
organizzarsi in fretta per avere un posto in prima fila, sabato prossimo, al “Rendano”.
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