Giovanna Tinetti ex allieva dell`Aldo Moro

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Giovanna Tinetti ex allieva dell’Aldo Moro
La Repubblica.it
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/04/07/dove-ci-sono-acquametano-possono-esserci.html
Dove ci sono acqua e metano possono esserci
forme di vita
A rompere gli infiniti silenzi degli spazi interstellari, ecco la clamorosa scoperta di molecole
organiche nell' atmosfera di un pianeta extrasolare, l' Hd 189733b, costellazione della piccola volpe.
E' sotto osservazione da luglio, quando il team della Tinetti scoprì nella sua atmosfera vapore
acqueo. Ora, con l' individuazione del metano (primo caso tra gli oltre 280 pianeti extrasolari fino
ad oggi individuati) nella sua atmosfera sono presenti gli elementi che sulla Terra portarono alla
comparsa dei primi aminoacidi, i componenti essenziali del Dna. Non ancora la vita, ma i
mattoncini che la costituiscono. I primi composti organici si sono formati a partire dalle reazioni
chimiche di idrocarburi semplici (tra cui il metano formato da un atomo di carbonio e 4 di idrogeno)
con altri gas atmosferici, favorite e accelerate da radiazioni ultraviolette e scariche elettriche. La
Tinetti usa il metodo di Michael Mayor, che scoprì il primo pianeta attorno ad un' altra stella, la
51Pegasi: la ricognizione e l' analisi indiretta basate sulla spettroscopia, lo studio di oggetti basato
sullo spettro della luce visibile che essi emettono. Si possono rilevare così gli elementi chimici che
compongono il corpo celeste attraverso le linee di emissione e di assorbimento. Una piccola
frazione della luce che ci arriva da stelle che hanno pianeti è trasmessa o riflessa dalle loro
atmosfere. Studiando lo spettro della luce possiamo imparare molto su questi corpi. La Tinetti
ricostruisce nei dettagli modelli di atmosfere planetarie, e li utilizza per identificare molecole e
atomi presenti in quelle atmosfere. L' interesse è rivolto ai biomarcatori, ovvero agli indicatori di
presenza di vita. Per tracciarne l' identikit, l' Hd 189733b è stato osservato nel suo transito di fronte
alla stella madre: come la luce proveniente dalla stella è arrivata al telescopio filtrata dall' atmosfera
planetaria, i suoi gas vi hanno impresso la loro doppia firma: acqua e metano. In luglio la Tinetti
aveva scoperto l' acqua grazie all' analisi spettroscopica della luce emessa dall' astro effettuata con
lo Spitzer Space Telescope della Nasa. Aveva rilevato che la superficie della stella eclissata variava
in un modo che solo la presenza di molecole d' acqua nell' atmosfera poteva giustificare. Ma quest'
elemento non avrebbe potuto spiegare tutte le caratteristiche spettrali osservate dallo spettroscopio
dello Hubble. Di qui la scoperta del metano. L' Hd 189733b è un Giove caldo: simile all' omonimo
gigante ma più grande e vicino alla stella madre (4,5 milioni di km rispetto ai 150 milioni che ci
separano dal Sole), orbita rivolgendo ad essa sempre la stessa faccia. Il pianeta, scoperto nel 2005
da Mayor, sembra inadatto ad ospitare la vita, almeno così come la intendiamo noi: acqua e metano
possono essere indicatori di abitabilità su pianeti con caratteristiche terrestri e non gassose, ha
spiegato la stessa Tinetti. Ma in tanti altri mondi l' atmosfera può riservare sorprese. la Tinetti sta
cercando di capire quali molecole e pianeti potremo osservare col telescopio James Webb che
partirà fra cinque anni. Sarà lui forse a regalarci la vera rivoluzione perché il suo occhio sarà in
grado di avvistare pianeti simili alla Terra.
STEFANIA MARTANI 07 aprile 2008 sez.
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WIKIPEDIA: Giovanna Tinetti (Torino, 1º aprile 1972) è una fisica e astronoma italiana.
Laureata all'Università di Torino in fisica teorica occupandosi di particelle subnucleari, ha poi
ottenuto due master, uno in astrofisica e l'altro in energetica ed il dottorato presso la stessa
università nel 2003. Nel 2001 ha una borsa di studio presso il Jet Propulsion Laboratory della
NASA e viene successivamente aggregata, a partire dal 2003, al Politecnico della California. Nel
2007 entra al UCL dove, dal settembre 2013, è professore di astrofisica.
È university research fellow della Royal Society.
Ha ottenuto dall’Institute of Physics la medaglia Moseley 2011
È nota soprattutto per la scoperta della presenza di acqua e metano sul pianeta extrasolare HD
189733b, un gigante gassoso che si trova a 63 anni luce da noi nella costellazione di Vulpecula.
Sta collaborando al nuovo telescopio spaziale James Webb.[1]
È stata coordinatrice della missione EChO dal 2011 al 2013, la prima missione spaziale interamente
dedicata alle osservazioni di atmosfere esoplanetarie.
È autrice del libro pubblicato nel 2013 "I pianeti extrasolari" (Il Mulino), in cui racconta la storia
della straordinaria ricerca a partire dal 1995 quando venne individuato il pianeta 51 Pegasi b.
Nel 2014 ha partecipato in qualità di docente al progetto "Messaggeri di conoscenza” presso
l'Ateneo di Palermo, con cui, per tramite dell'Osservatorio astronomico di Palermo ha in passato
portato avanti prestigiose collaborazioni
MEDIA INAF http://www.media.inaf.it/2013/03/27/giovanna-tinetti-pianeti-extrasolari/
Cercando nuovi mondi con Giovanna Tinetti
S’intitola «I pianeti extrasolari» e fa il punto su quello che sappiamo circa i mondi al di fuori del
Sistema solare. Pubblicato da Il Mulino, è firmato da un’astrofisica italiana dello University College
di Londra.
di Marco Malaspina
mercoledì 27 marzo 2013 @ 20:02
Hanno sigle impronunciabili, più che nomi di pianeti sembrano codici fiscali. Ma Giovanna
Tinetti, astrofisica di punta nella caccia ai nuovi mondi che popolano la Via Lattea, sembra
ricordarseli tutti uno a uno. E ora li racconta al grande pubblico in un agile volumetto, I pianeti
extrasolari, in uscita domani, giovedì 28 marzo. Pubblicato nella collana “Farsi un’idea” de Il
Mulino, è un libro nel quale si affrontano le principali curiosità degli appassionati: come vengono
individuati? Qual è la loro composizione? Quali strumenti e missioni spaziali sono in programma
per i prossimi decenni? E infine: sarà possibile trovare altri mondi abitabili?
L’autrice è italiana, ma da anni vive a Londra, dove insegna allo University College, conduce
ricerche con la Royal Society e, come non bastasse, è coordinatrice della missione EChO, uno fra i
possibili futuri satelliti dell’Agenzia spaziale europea per lo studio dei pianeti extrasolari.
Fra quelli già scoperti – e dal 1995 a oggi sono centinaia – di mondi per i quali Tinetti mostra un
debole ce ne sono almeno due: «Quello al quale sono più affezionata», dice a Media INAF, «è HD
189733b, un gigante gassoso che è stato studiato e osservato tantissimo. Poi c’è Gliese 1214b, di
circa 5 o 6 masse terrestri, con una temperatura di qualche centinaio di gradi. Ancora non riusciamo
a capire se sia un pianeta terrestre o un pianeta gassoso. E di oggetti simili, nel nostro Sistema
solare, non ce ne sono».
Ma il sacro Graal rimane naturalmente trovare un gemello della Terra. Ce la faremo mai? «Avrei
immaginato che ci fossero più gemelli terrestri, e come me molti altri scienziati. Kepler, per
esempio, è una missione che era stata concepita proprio per trovare gemelli terrestri. Ne sta
scoprendo di tutti i tipi, anche grandi quanto la Terra, persino più piccoli, dunque dimostrando di
avere raggiunto la precisione necessaria per trovarne. Però sono sempre o troppo vicini alla stella, o
comunque con caratteristiche non esattamente come quelle della nostra Terra. Insomma, sta un po’
sorgendo il dubbio che i gemelli terrestri non siano così comuni come pensavamo».
Per saperne di più:


Ascolta l’intervista di Media INAF a Giovanna Tinetti
Vai al libro sul sito de Il Mulino
Il Sole 24ORE
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Speciali/2007/pianeta-scienza/acqua-fuorisistema-solare-130707.shtml?uuid=5b7881ba-308c-11dc-9504-00000e251029
13 luglio 2007
Si prevede pioggia su HD 189733b
di Guido Romeo
Pianeti con un'atmosfera ricca di acqua esistono anche al di fuori del nostro Sistema Solare. Il dato
è un significativo passo avanti nella ricerca di altri pianeti abitabili, ed è frutto della fatiche di un
team di astronomi guidati dall'italiana Giovanna Tinetti, ricercatrice dell'Esa presso l'Istituto di
astrofisica di Parigi e lo University College di Londra. Gli scienziati hanno scoperto il primo
pianeta extrasolare con un'atmosfera ricca di acqua, HD 189733b che, anche se molto diverso dalla
Terra già entusiasma i ricercatori. "Il Santo Graal dei cacciatori di pianeti abitabili è trovarne uno
simile alla Terra e dotato di un'atmosfera ricca d'acqua – spiega Tinetti, il cui lavoro compare sulla
rivista Nature di domani – quando ciò si verificherà avremo finalmente le prove che i pianeti al di
fuori del nostro Sistema Solare potrebbero ospitare forme di vita". In questa prospettiva, la scoperta
di HD 189733b è una pietra miliare importantissima. Certo, il nuovo corpo celeste, situato a circa
64 anni luce dal nostro Sole nella costellazione della Volpe, non è propriamente un posto ospitale.
Si tratta infatti di un pianeta gassoso gigante, con dimensioni del 15% suoperiori a Giove, il quale
possiede già un diametro 11 volte quello terrestre, e con temperature che in alcune parti della sua
atosfera raggiungono i 2mila gradi. Queste condizioni estreme sono determinate dalla sua posizione,
molto vicina alla stella intorno alla quale orbita, più fredda di quella che illumina la Terra, ma 30
volte più vicina rispetto alla nostro Sole. "L'ambiente su HD 189733b è decisamente ostile alla vita
– osserva Tinetti, inseignita della prestigiosa Aurora fellowship dell'Esa – ma la sua scoperta
dimostra che l'acqua potrebbe essere molto più comune nell'Universo di quanto si è pensato finora e
che le nostr metodologie potrà essere utile nella ricerca di altri ambienti abitabili". Il trucco che ha
permesso ai ricercatori di avvistare l'acqua in un pianeta così lontano è un sofisticato sistema di
analisi delle emissioni elettromagnetiche che ha permesso di scovare la "firma" dell'acqua ogni
volta che HD 189733b veniva illuminato dalla sua stella con il telescopio orbitale Spitzer della
Nasa. Una tecnica che potrebbe presto trovare nuove applicazioni nelle sonde cacciatrici di Pianeti
come la Corot, lanciata dall'Esa lo scorso dicembre e la Kepler della Nasa che dovrebbe spiccare il
volo nel dicembre 2008.
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