Etica e politica

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SCUDO dei CARABINIERI
“Ente morale a tutela dei doveri e diritti dei
Carabinieri e Cittadini”
FederScudo
(Siate padroni del vostro destino. Siate voi stessi)
Il coraggio della verità
Etica e politica
Un tempo si diceva che si faceva uso e abuso della filosofia, che veniva mescolata, come
una minestra, con tutto quello che capitava sotto mano: scienza, astronomia, teologia,
matematica, fisica e geometria. Oggi tale uso smodato viene fatto nei confronti dell’etica, che
spesso taluni confondono con la morale o comunque usano come un suo sinonimo. Ma così non è.
“Etica” deriva da una voce dotta, dal latino “ethica”, che a sua volta trae origine dal greco
“ethikè”, che significa “relativo al carattere”. Questo termine deriva da “ethos”, di origine
indoeuropea. Etica, sotto l’aspetto filosofico, è lo studio della determinazione della condotta
umana e della ricerca dei mezzi atti a concretizzarla. Comunemente invece per “etica” si intende
“l’insieme delle norme di condotta pubblica e privata che, secondo la propria natura e volontà,
una persona o un gruppo di persone scelgono e seguono nella vita, o in una attività e così via”.
Così si può parlare di un’etica professionale, di un’etica cristiana, dell’etica del comunismo, del
nazismo, oppure di grandi personaggi politici, come per esempio dell’etica di Giolitti, di De
Gasperi. Questo termine in sé e per sé non ha nulla di positivo o di negativo. Il suo aspetto
negativo o positivo rileva nel momento in cui l’etica viene raffrontata con le altre etiche o con
quella che in quel momento di spazio e di tempo è dominante, che, se contrastante, ne determina
la sua minore accettabilità. Per cui l’etica nazista negli anni Trenta in Germania, e non solo in
Germania, era considerata più che positiva. Oggi certamente no! Che cosa si intende, invece, per
”morale”? Anch’essa è una voce dotta, e deriva dal latino “morale”, da “mos”, costume, di
etimologia incerta. La morale è tutto ciò che concerne le forme e i modi della vita pubblica e
privata, in relazione alla categoria del bene e del male.
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Da ciò, “senso morale”, che è la percezione intuitiva di ciò che è bene o male, e “coscienza
morale”, che è la consapevolezza del significato delle proprie azioni sotto una prospettiva di
bene o di male. C’è un altro significato di morale: “conforme ai principi di ciò che è buono e
giusto”. Per cui si dice “è una persona morale”, cioè onesta e retta. Per morale si intende anche
quella parte della filosofia che studia i problemi relativi alla condotta dell’uomo, e in tal caso è
sinonimo di etica. Andiamo al termine “politica”. Anch’essa è una voce dotta, dal greco “politikè”,
abbinato al termine “technè”, che letteralmente vuol dire “arte della politica”. Quindi, scienza e
arte di governare lo Stato. Più estensivamente, “modo di agire di chi partecipa al governo della
cosa pubblica”, per cui si parla della politica della foglia o del carciofo, e così via. Ancora più
estensivamente, essa è l’atteggiamento, la condotta mantenuta in vista del raggiungimento di
determinati fini, e quindi inevitabilmente, accortezza, astuzia, furbizia nell’agire o nel
parlare. Da ciò i termini negativi di politicante, politichese, politicismo. Che cos’è l’arte? L’arte,
dal latino, di origine indoeuropea, è l’attività umana regolata da accorgimenti tecnici e fondata
sullo studio e sull’esperienza. E’, altresì, l’attività, individuale o collettiva, da cui nascono
prodotti culturali e comportamenti che sono oggetto di giudizi di valore. Da qui, l’arte
dell’architettura, della pittura, della scultura, ecc. Qualcuno ha cercato di abbinare l’arte anche
all’attività di comando. E i vari comandanti militari si gonfiano il petto quando ritengono,
esercitando il comando sulle truppe con accortezza e, talora, con eccessivo rigore, di aver
adempiuto a tale compito con arte. Quando invece l’arte è soprattutto nobiltà e gentilezza
d’animo, sensibilità. Nella politica e nel comando si vuol connettere ciò che è principio basilare
dell’arte: una qualche sua forma di creatività e genialità. Qui ci si pone la domanda cruciale:
come fa a sposarsi la politica con la morale e con l’arte, quando essa è soprattutto la ricerca
delle giuste soluzioni per risolvere in ogni modo i problemi della collettività, che si intende
governare? E qui rilevano indubbiamente le forme attraverso le quali la politica si attua, cioè i
progetti politici, che sono offerti alla collettività attraverso patti sociali, che dovrebbero
condurre alle riforme sociali. Per cui il termine più giusto per dare forza morale alla politica è
moralità nella vita pubblica e non eticità. Ma esso viene inspiegabilmente evitato, come se ci si
trovasse in imbarazzo. Sono così lontane la morale e l’arte dalla politica, che si ha almeno il
pudore di non menzionarle. Pertanto si parla di etica, in cui tutto può essere compreso e
giustificato, “per la ragion di Stato”, come far ascendere alla massima carica di Presidente
della Repubblica un ex Governatore della Banca d’Italia, far permanere nella carica di senatore a
vita un uomo politico che ha avuto una pesante censura dalla magistratura, consentire la
formazione di organizzazioni politiche, stravolgendo ogni regola democratica, nominare senatore
a vita taluno per indurlo ad accettare la carica di Capo del governo, far permanere nelle loro
cariche deputati e senatori eletti con una legge elettorale anticostituzionale. In questo contesto
sono del tutto vane le parole del Capo della Stato, che lamenta che i cittadini si stanno
allontanando pericolosamente dalle istituzioni e dalla politica. Basterebbe poco: sarebbe
sufficiente che la politica fosse ad alto contenuto morale e tornasse ad essere un’arte.
Antonio Pappalardo
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