CONDIVISIONE DI PRATICHE E PROCEDURE PER LA GESTIONE DEL BAMBINO CON PATOLOGIA ACUTA • PEDIATRA OSPEDALIERA, DI FAMIGLIA, • DI CONTINUITA' ASSISTENZIALE E • DI PRONTO SOCCORSO Epidemiologia convulsioni febbrili • Incidenza del 3-4 % della popolazione pediatrica • picco di incidenza 18-22 mesi • La maggior parte delle Convulsioni Febbrili Semplici termina spontaneamente entro 2-3 minuti DIAGNOSI: • Lo scenario abituale è quello di un bambino portato in PS generale dal 118 in fase post critica • La diagnosi si basa essenzialmente sull’esame obiettivo e sull’anamnesi Convulsione febbrile semplice (CFS) • ANAMNESI: Una crisi convulsiva generalizzata di durata non superiore a 15 minuti, non ripetuta nelle 24 ore, che si presenta durante un episodio di febbre non dovuto ad una affezione acuta del Sistema Nervoso in un bambino di età compresa fra 6 mesi e 5 anni, senza precedenti neurologici (ovvero senza fattori etiologici indicativi di danno cerebrale pre-, peri- o postnatale, con normale sviluppo psicomotorio e assenza di precedenti convulsioni afebbrili) • Non è necessario che la febbre sia stata rilevata prima della crisi, ma deve essere presente almeno nell’immediato periodo post-critico ed essere espressione di una affezione pediatrica. Convulsioni febbrili semplici riepilogo • • • • • • ANAMNESI REMOTA NORMALE ANAMNESI RECENTE febbre >38°C età >6 mesi e <5 anni durata < 15 minuti crisi generalizzata tonico-clonica o con minimi segni di lateralizzazione • ES. OBIETTIVO NEUROLOGICO: rapido ritorno ad una situazione neurologica normale post-crisi Diagnosi differenziale • Vanno considerate in diagnosi differenziale con le convulsioni febbrili alcune manifestazioni parossistiche non epilettiche: • Lipotimia e sincopi convulsive e non convulsive in corso di febbre . • Manifestazioni motorie anormali: brividi, crisi distoniche , crisi di pianto con ipertono Trattamento delle convulsioni febbrili • La maggior parte delle Convulsioni Febbrili Semplici termina spontaneamente entro 2-3 minuti; di conseguenza esse non richiedono alcun trattamento. • Se il piccolo è in stato di sopore post-critico la crisi per definizione è cessata e non deve essere trattata • Terapia crisi febbrile • Abbassare la temperatura • nessuna terapia se la crisi è cessata, solo ANTIPIRETICI • Individuare la causa della febbre • Nessuna evidenza di necessità di ricovero in assenza di segni clinici di allarme • la Convulsione Febbrile Semplice può durare oltre i tre minuti : solo in tali casi non essendo prevedibile la durata spontanea è opportuno intervenire farmacologicamente Cosa fare dopo la diagnosi di crisi febbrile semplice: NIENTE • Esami di laboratorio di routine:Non sono raccomandati. La decisione circa la necessità di eseguire i suddetti tests deve essere volta esclusivamente all’identificazione della causa della febbre • Elettroencefalogramma di routine: Non è raccomandato perché di limitato valore diagnostico nel bambino alla prima convulsione febbrile semplice (categoria di evidenza I) • Indagini di neuroimmagine di routine:Non sono raccomandate Comportamento in caso di recidive di crisi febbrili semplici • nessuna utilità dell’EEG o di esami neuroradiologici (TC o RMN) nelle forme tipiche già valutate • eventuale valutazione ambulatoriale specialistica neurologica pediatrica per determinare e rivalutare i fattori di rischio e per una eventuale profilassi Scenario 2 • Il bambino arriva in PS in crisi oppure ( caso più frequente ) la crisi di durata superiore (?) ai 3 minuti è stata fermata con BDZ a domicilio dai genitori o dal 118. • P.S: Spesso l’eccesso di medicalizzazione nasce dall’eccesso di interventi “per sicurezza” in crisi già terminata Stato epilettico convulsivo (CSE) febbrile (FSE) • Se la convulsione febbrile è caratterizzata da una crisi di durata superiore a 20-30 minuti o da crisi seriate più brevi, senza ripristino della coscienza a livello interictale, si parla di stato di male febbrile ( FSE) • L’incidenza annua di stato epilettico convulsivo (CSE) risulta di 17-23 episodi di CSE per 100.000 soggetti (ausl Ra = 40.000 bambini = 7-9 circa/aa) • La febbre risulta la causa più frequente di stato febbrile sotto l’anno di età distinzione di SE convulsivo (CSE) e non convulsivo (NCSE). • la scelta di un cut off temporale OPERATIVO di 5-10 minuti per la definizione dello SE può essere appropriato nel momento in cui questo viene definito sulla base di quando è opportuno iniziare il trattamento. (Shinnar & Hesdorffer 2010). Problema : SE non convulsivo (NCSE). • Il trattamento farmacologico iniziale di uno CSE può decapitare le manifestazioni motorie pur persistendo un’attività elettrica critica compatibile con un NCSE caratterizzate da alterazione dello stato di coscienza (es. assenza, obtundimento, rallentamento psicomotorio) associata a ridotta e a minima attività motoria di tipo critico (clonie ritmiche focali, blinking reiterato, automatismi gestuali semplici o complessi) o assente Caso clinico: Scenario 2 • 30/05/2013 a 14 mesi , dopo precedenti 2 episodi di crisi febbrile , in corso di varicella stato di male epilettico febbrile con ipertono arto inferiore destro e versione del capo e dello sguardo coniugato a destra ( stato di male parziale complesso) a domicilio praticato micropam rettale senza risultato ( prima dose di BDZ ) • • in PS midazolam intranasale 2,5 mg senza beneficio segue midazolam buccale 2,5 mg senza beneficio ( seconda e terza dose di BDZ) all’arrivo in pediatria si procede a bolo lento ev di fenitoina 100 mg sotto monitoraggio ECG con risoluzione apparente dello stato, persiste obnubilamento del sensorio in attesa del monitoraggio EEG prosegue infusione con ulteriori 100 mg di fenitoina sodica ev in 30 minuti Scenario 2 vedi traccia EEG • inizia monitoraggio EEG: stato di male elettrico si pratica midazolam 3 mg bolo ev senza risoluzione dello stato Vedi traccia EEG in stato ( quarta dose BDZ ) • poichè nonostante terapia con fenitoina ev seguita da bolo lento midazolam 3 mg ev si verifica con monitoraggio EEG continuo la persistenza dello stato come dissociazione elettroclinica si procede a consulenza rianimatoria con risoluzione dello stato di male elettrico con diprivan ev con necessità di intubazione orotracheale trasferimento in Terapia Intensiva , estubato dopo 2 ore , dimesso dopo 24 ore, • • • RM ENCEFALO E NAP NELLA NORMA SVILUPPO NEUROMOTORIO NORMALE Una ultima crisi dopo 3 mesi circa poi libero da crisi nonostante febbri anche elevate , tiene in casa midazolam oromucosale , MANAGEMENT IN FASE PREOSPEDALIERA ( genitori o 118) • Il Diazepam endorettale (0,5 mg/Kg) rappresenta l’ntervento più diffuso in ambiente extraospedaliero. • diazepam e.v o rettale alla dose di 0,5 mg/kg (micronoan 5mg sotto i 2 anni e 10 mg oltre i 2 anni) se la crisi è in atto , dose massima 20 mg • Il Midazolam per via transmucosa orale (0,5 mg/Kg) o nasale (0,2 mg/kg) è più efficace del diazepam endorettale MANAGEMENT IN FASE PREOSPEDALIERA Buccolam è un medicinale che contiene il principio attivo midazolam. È disponibile come “soluzione per mucosa orale” (una soluzione somministrata in un lato della bocca, nello spazio fra la gengiva e la guancia) in siringhe preriempite. Ogni siringa contiene 2,5 mg, 5 mg, 7,5 mg o 10 mg di midazolam. MANAGEMENT IN FASE PREOSPEDALIERA . •DOSE PER ETÀ DEL MIDAZOLAM DA UTILIZZARE PER VIA OROMUCOSALE Da 3 a 6 mesi SOLO IN CONTESTO OSPEDALIERO 2,5 mg DA 6 MESI IN POI ANCHE EXTRAOSPEDALIERO •Da > 6 mesi a < 1 anno 2,5 mg giallo •Da 1 anno a < 5 anni 5 mg Blu •Da 5 anni a < 10 anni 7,5 mg Viola •Da 10 anni a < 18 anni 10 mg Arancione •In realtà nella nota AIFA 93 la prescrizione del Buccolam a carico del SSN è limitata a specifiche condizioni patologiche che riguardano in sintesi: •a) i pazienti con la sindrome di Dravet o con la sindrome di Panayiotopoulos, condizione epilettica rara la prima mentre non è rara la seconda condizione (prevalenza di 2-3/1000 in età pediatrica), entrambe a elevato rischio di crisi prolungate (durata maggiore di 5 minuti) o di stato di male epilettico; •b) i bambini che hanno altre forme epilettiche (idiopatiche o sintomatiche a varia eziologia), dopo un precedente episodio di crisi prolungata (durata maggiore di 5 minuti) o di stato di male epilettico. MANAGEMENT DELLO SE IN FASE OSPEDALIERA Evitare la somministrazione complessiva di più di due dosi di benzodiazepine (considerando nel computo anche la dose eventualmente somministrata in fase pre-ospedaliera) • I RECETTORI DELLE BDZ SONO STATI SATURATI, LA CRISI E’ DI LUNGA DURATA, E’ INIZIATO LO STATO DI MALE ( SE NON 20 ALMENO 5-10 MINUTI SONO PASSATI ) E SI RITARDA LA SOMMINISTRAZIONE DI FARMACI PIU’ EFFICACI IN FASE OSPEDALIERA se sono state somministrate SOLO una o due dosi bdz extraospedaliera • Se accesso venoso non disponibile: • Midazolam buccale: 0,5 mg/kg (dose max 10 mg); • Midazolam im: 0,2 mg/Kg (dose max 5 mg) • Accesso venoso disponibile:) • Diazepam ev: 0,5 mg/Kg (dose max 10 mg); • Midazolam ev: 0,2 mg/Kg (dose max 5 mg); OPZIONI TERAPEUTICHE NELLO SE IN FASE OSPEDALIERA • Midazolam e.v.: • bolo di 0,2 mg/Kg; se vi è interruzione clinica e/o elettrica della crisi proseguire con mantenimento di 0.06mg/Kg/h; • dopo 15 minuti se non vi è risposta, somministrare secondo bolo di 0,2 mg/Kg e portare infusione a 0,5 mg/Kg/h; • dopo altri 15 minuti se non vi è risposta aumentare infusione a 1 mg/Kg/h e valutare risposta. FASE OSPEDALIERA • Midazolam e.v. • - richiede monitoraggio EEG continuo per valutare risposta e decidere sospensione graduale; • - può determinare depressione respiratoria, se utilizzato in paziente in respiro spontaneo; • - può determinare acidosi metabolica, reversibile alla sospensione, ed ipotensione FASE OSPEDALIERA • Fenitoina sodica e.v.: dosaggio consigliato: 18-20 mg/kg e.v. (dose max 1 gr); • deve essere somministrata ad una velocità non superiore a 1 mg/kg/minuto (ovvero in genere in almeno 20 minuti); • non deve essere assolutamente diluita in soluzione glucosata perché la soluzione precipita,ma in soluzione fisiologica; • deve essere diluita ad almeno una concentrazione di 10 mg/ml (non può essere cioè somministrata ad una concentrazione superiore a 10 mg in 1 ml); FASE OSPEDALIERA • La Fenitoina può essere sostituita dalla Fosfenitoina, profarmaco della Fenitoina, somministrata per via ev o intramuscolare alle stesse dosi espresse in PE ( Phenitoin Equivalent ) con picco ematico dopo 10 minuti simile a quello della somministrazione ev • Essa presenta minori effetti collaterali rispetto alla Fenitoina, in particolare un minor rischio di reazione in sede di iniezione MANAGEMENT DELLO SE IN FASE OSPEDALIERA • Levetiracetam carico con 50-70 mg/kg (dose massima di 4 grammi), in genere dose iniziale 60 mg/kg in infusione endovenosa in 15 minuti (da 5 min a 60 min) per un volume totale di infusione di 100 cc • somministrato anche ad alta concentrazione e basso volume: es. una fiala da 500 mg portata a 10 ml in fisiologica somministrata alla concentrazione di 50 mg/cc. MANAGEMENT DELLO SE IN FASE OSPEDALIERA • Levetiracetam • in caso di efficacia la cessazione dello stato avviene in 25-30 minuti se somministrato per via endovenosa e in 1,5 giorni per sondino naso-gastrico; • tale farmaco offre la possibilità di continuare la terapia per os, non dà significativi effetti collaterali MANAGEMENT DELLO SE IN FASE OSPEDALIERA • Valproato di sodio carico con 30-45 mg/kg (dose massima di 1,5 grammi) in infusione endovenosa in 15 minuti (la velocità di infusione deve comunque sempre essere inferiore a 200 mg/min); • il carico può essere seguito da una infusione continua pari a 1-2 mg/kg/ora a seconda dell’evoluzione clinica; MANAGEMENT DELLO SE IN FASE OSPEDALIERA • Valproato di sodio • il valproato di sodio ha il vantaggio di non indurre generalmente ipotensione, depressione respiratoria o eccessiva sedazione (occasionale ipotensione/depressione respiratoria durante infusione); • tale farmaco è controindicato in caso di epatopatia, di sospetta malattia metabolica ed è comunque da evitare o da usare con estrema cautela nei bambini, specie sotto i 3 anni, se le eziologia dello SE è sconosciuta. MANAGEMENT DELLO SE IN FASE avanzata ( rianimatore) • Fenobarbitale e.v.: • dosaggio consigliato: 15-20 mg/kg e.v. (dose max 1 gr); • deve essere somministrata ad una velocità non superiore a 1 mg/kg/minuto (ovvero in genere in almeno 20 minuti); • - il Fenobarbitale sodico iniettabile deve essere diluito ad almeno una concentrazione di 10mg/ml in soluzione con acqua per preparazioni iniettabili MANAGEMENT DELLO SE IN FASE avanzata ( rianimatore) • Dopo il fallimento dei farmaci di prima e seconda linea (Benzodiazepine, Fenobarbitale e/o Fenitoina) e trascorsi almeno i 30 minuti dall’inizio del trattamento parenterale dello CSE, il coma farmacologico (Midazolam, Thiopentale sodico, Propofol) deve essere indotto, previo ricovero in reparto di Terapia Intensiva MANAGEMENT DELLO SE IN FASE avanzata ( rianimatore) • Propofol e.v 1-5 mg/kg in bolo (ripetibili) seguiti da infusione continua fino a massimo 5 mg/kg/h; • necessario monitoraggio EEG continuo; • può indurre ipotensione e aritmie • può indurre “sindrome da Propofol” se utilizzato ad alte dosi e per periodo prolungato, caratterizzata da: acidosi metabolica, rabdomiolisi, aritmie, insufficienza cardiaca, insufficienza renale epatomegalia Convulsione febbrile complessa (CFC) • E’ una crisi convulsiva focale o generalizzata prolungata, ossia di durata superiore a 15 minuti, o ripetuta entro le 24 ore, e/o associata ad anomalie neurologiche post-ictali, più frequentemente una paresi post critica (paresi di Todd), o con precedenti neurologici. Va sottolineato che il bambino che presenta una crisi prolungata interrotta con terapia anticonvulsivante (i.e. diazepam) prima del 15° minuto deve essere classificato in questo gruppo • Se la convulsione febbrile complessa è caratterizzata da una crisi di durata superiore a 30 minuti o da crisi seriate più brevi, senza ripristino della coscienza a livello interictale, si parla di stato di male febbrile. Cosa fare dopo la diagnosi di Crisi febbrile complessa o stato febbrile • Ricerca dell’eziologia della febbre:E’ raccomandata 1 (categoria di evidenza I) • Esecuzione di indagini ematochimiche:Possibile esecuzione di indagini ematochimiche in relazione alle condizioni cliniche (categoria di evidenza I) • Ricerca di eventuale patologia cerebrale sottostante:E’ raccomandata per differenziare le forme sintomatiche lesionali da quelle dovute a predisposizione genetica • Elettroencefalogramma: E’ raccomandato, anche in tempi rapidi, per l’alto valore diagnostico che può avere in alcune encefaliti di origine virale. • Indagini di neuroimmagine: L’esecuzione di TC e/o RMN è fortemente raccomandata Rischio di RECIDIVE dopo una PRIMA crisi febbrile • I fattori di rischio per la recidiva, simili per le convulsioni febbrili semplici e complesse sono: • - età precoce di insorgenza (<15 mesi) • - familiarità per convulsioni febbrili in parenti di primo grado • - frequenti episodi febbrili per frequenza al nido • - bassa temperatura all’esordio della convulsione febbrile ( < 39 °) percentuali di rischio di recidiva dopo la prima convulsione febbrile • La frequenza di recidiva per CF in un soggetto senza fattori di rischio è del 10%, • del 25-50% in presenza di 1-2 fattori • del 50-100% con 3 o più fattori di rischio Profilassi discontinua delle recidive • La profilassi con antipiretici non ha alcuna efficacia dimostrata • una profilassi discontinua con diazepam con 0,2 mg/kg (1gtt/kg) ogni 8 ore non riduce l’incidenza di recidive mentre a 0,3 mg/kg ogni 8 ore riduce solo di poco la incidenza di recidive ( 1 ogni 14 trattati) • A queste dosi il 25 % dei bambini avrà effetti collaterali da BDZ Profilassi continua delle recidive • Diversi studi, anche di carattere metanalitico hanno dimostrato che la somministrazione continua di fenobarbitale e acido valproico è efficace nel prevenire le recidive di CFS. • per gli ovvii effetti collaterali non è raccomandato l’uso di alcuna terapia, continuativa o intermittente, per la profilassi delle recidive di CFS (categoria di evidenza I). • Tuttavia, in un ristretto gruppo di pazienti, per i quali le crisi sono considerate “inaccettabili” in relazione alla loro elevata frequenza, vi può essere l’indicazione alla terapia profilattica delle CFS. Vaccinazioni e crisi febbrili • Immunisation can lead to febrile seizures at a rate of up to 30 in 100 000 children immunized. • This means for the average pediatrician, who may care for 1000 children younger than 5 including 3 to 500 between 6 and 24 months of age annually, one could expect to see at most 1 child who experiences a febrile seizure every 5 to 10 years • (PEDIATRICS Volume 138 , number 1 , July 2016 :e 20160976) Percentuali di rischio di EPILESSIA dei bambini con crisi febbrili semplici e complesse • Il rischio di evoluzione verso l’epilessia dei soggetti con crisi febbrili semplici viene stimato variamente in diversi lavori da 1 a 2,5%, solo di poco superiore all’incidenza nella popolazione generale (0.5%) ma comunque da 3 a 5 volte superiore. • Il rischio di evoluzione verso l’epilessia nei soggetti con Crisi Febbrili Complesse viene, invece, stimato mediamente tra il 4 ed il 15% I fattori di rischio di futura epilessia sono: • Familiarità per epilessia • Alterazione dello sviluppo neurologico del bambino ( ritardo) • Esordio crisi febbrili dopo i 3 anni • Crisi anche con febbre bassa Rischio di epilessia successiva • C’è un aumento del rischio di rispetto alla popolazione senza crisi febbrili ma nessuna evidenza di vantaggi dalla profilassi delle convulsioni febbrili sullo sviluppo di epilessia • Il rischio è molto legato alle caratteristiche del 1° episodio ( vedi crisi febbrile complessa ) con un aumento in tal caso del rischio fino ad un 6-8 % secondo i vari lavori (massimo del 15 % se familiarità epilettica) • Non vi è evidenza che qualsivoglia terapia sia in grado di prevenire l’evoluzione verso la epilessia.