Con il nuovo secolo cambia la società e con essa la cultura teatrale

TEATRO
Teatri e scene
nell’età del Liberty in Liguria
di Franco Ragazzi
Con il nuovo secolo cambia la società e con essa la cultura teatrale,
il gusto del pubblico e le forme dello spettacolo. Dopo la stagione
risorgimentale che ha visto il trionfo del melodramma verdiano
e dell’edificio teatrale inteso come “tempio laico” della città
e della cultura ottocentesca e prima della “resurrezione teatrale”
genovese degli anni ‘90 del XX secolo, il periodo compreso fra il 1890
e il 1915 vede la più straordinaria fioritura di sale e attività
di spettacolo a Genova ed in Liguria.
I
l teatro drammatico si riscatta da una concorrenza schiacciante del teatro d’opera,
cambia l’idea di spettacolo costruita non più intorno ad una funzione educatrice ma
decisamente d’intrattenimento, più vicina ai valori e alle aspirazioni della propria
realtà sociale, meno declamatoria, eroica e romantica e più intima e borghese. Sono gli
anni del teatro “naturalista” o “verista”, la stagione di d’Annunzio e di Eleonora Duse.
La produzione lirica, da grande fenomeno culturale di massa unificante la cultura e la società italiane dell’Ottocento, si orienta verso forme sempre più elitarie che pongono in crisi irreversibile il modello gestionale dell’impresariato. È una crisi fondamentalmente culturale legata all’esaurimento del ruolo sociale e politico del melodramma e alla conseguente difficoltà che incontrano i compositori. Puccini ottiene un travolgente successo nel
1904 con la Butterfly al Politeama Genovese ma le sue opere si succedono con estrema lentezza e il pubblico non può reggere se deve attendere sette anni per una nuova opera di
successo. Il teatro lirico si avvia a diventare progressivamente un museo dell’opera e del
balletto riscattato soltanto dalla fama e dal valore di grandi interpreti di canto, da qualche coraggioso ma sporadico “repechage” del passato, da ancora più isolati tentativi di
svecchiamento dell’arte della danza come la sfortunata presenza di una coreografia dei
“Ballets Russes” di Diaghjlev con il ballo Cleopatra di Michel Fokine presentato al Carlo
Felice nel gennaio del 1912. Forse sta proprio in questa condizione della cultura genovese la spiegazione del successo che il teatro di Wagner incontrerà a Genova dal 1900 al 1914,
accolto non sempre bene dal pubblico e dalla critica, osannato invece dai socialisti genovesi de Il Lavoro, come l’autentico “teatro del popolo”, “rivoluzionario”.
L’interesse del pubblico borghese si orienta gradatamente sempre più verso il teatro leggero, l’operetta, il café-chantant, la rivista, mentre il pubblico popolare va in visibilio per
i drammi tracciati con forte tinte patetiche e passionali, secondo lo stile dei drammi
d’appendice, accoglie con grande favore la nascita e lo sviluppo di un teatro filodrammatico indirizzato su linee politiche-pedagogiche di stampo socialista e verso il teatro dia-
A fronte
Teatro Eldorado
di Genova
della Esposizione
Colombiana: manifesto
pubblicitario. Stampa
litografica, 1892.
Collezione privata.
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TEATRO
Genova, Lido d’Albaro:
il Salone in una
cartolina del 1908.
Collezione privata.
lettale che in questi anni giungerà alla sua autonomia e ai maggiori successi, affolla sempre di più le sale cinematografiche. A Genova i teatri costruiti in questo periodo si aggiungono alla solida struttura teatrale ottocentesca che rispondeva egregiamente alle attività del tempo. I nuovi locali vengono pertanto incontro ad una nuova qualità della domanda di spettacolo caratterizzata dall’affermazione del teatro leggero, dall’operetta al café-chantant.
Si rinnovano secondo nuovi canoni estetici, funzionali (adattamento a sala cinematografica) e strutturali (sostituzione delle strutture in legno con il cemento armato) anche molti antichi teatri ottocenteschi come il Politeama Genovese (1895), la Sala Sivori dove nel
1896 vengono proiettati i primi film dei fratelli Lumière, il Colombo (1898), l’Apollo (1904),
il Paganini (1907).
La realizzazione della “Esposizione colombiana” del 1892 sulla spianata del Bisagno determina la scomparsa del Politeama Alfieri. Demolito l’Alfieri del Bisagno ne sorge un altro in
Carignano sull’area dell’Arena Alessi. Il nuovo teatro chiamato Arena Politeama Alfieri viene inaugurato nel 1893 e presenta programmi orientati prevalentemente verso le operette e
il varietà. A pochi passi, fra via Corsica e via Nino Bixio, sorge l’Alcazar, un monumentale
complesso con bagni, piscina, ristorante, caffè-concerto. Viene inaugurato dopo ben otto
anni di lavori, dalla compagnia Ferravilla nel 1892 e si rivela il senso straordinario degli affari e dello spettacolo di Daniele Chiarella, un impresario nato dal nulla che giunge a detenere il monopolio pressoché assoluto delle scene genovesi. Uno dopo l’altro acquista, ristruttura, gestisce un gran numero di locali: suoi sono il Balilla che trasforma nel primo e
Aldolfo Coppedé,
“Grand Restaurant
Olimpia” a Genova.
Cartolina del 1912 circa.
Collezione privata.
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TEATRO
Gino Coppedé,
l’interno del Teatro
dell’Esposizione
di Marina e Igiene
Marinara di Genova.
Cartolina del 1914.
Collezione privata.
secondo Alfieri, suo è l’Andrea Doria che diventa il Politeama Margherita, suoi sono l’Alcazar e l’Alfieri di Carignano, nel 1889-90 assume anche l’impresa del Carlo Felice. Dal 1886
s’impone anche a Torino con l’Alfieri e il Carignano e con il teatro che porterà il suo nome.
I suoi figli Achille e Giovanni amplieranno ancora l’impresa paterna al Paganini e al Giardino d’Italia. L’ultima impresa teatrale di Daniele Chiarella è un nuovo Andrea Doria costruito sulla spianata del Bisagno. Forse si tratta proprio di quel “Padiglione presso Porta Pila” che nel 1898 diventa il primo cinematografo stabile della città e uno dei primi in Italia:
una ulteriore conferma delle capacità del Chiarella nell’anticipare i gusti del pubblico. Nel
1895 nasce il Teatro Podestà decorato da Giuseppe Mazzei.
Il simbolo teatrale del nuovo secolo, come sottolinea il voluminoso numero unico Genova
Nuova, è il Teatro Verdi, il primo teatro sotterraneo costruito sotto un grande edificio di via
XX Settembre, la via che si affermerà come il centro della società dello spettacolo genovese.
Una sala elegantissima con due ordini di palchi inaugurata il 25 febbraio 1902 da Eleonora
Duse con la Gioconda di d’Annunzio. I suoi proprietari, gli impresari Cavagnaro e Rovere,
gli unici concorrenti di un certo spessore del grande Chiarella, ne fanno un locale importante per la clientela chic e per la qualità degli spettacoli, ma la concorrenza del cinema costringeranno anche la nuova sala ad adeguarsi al gusto del pubblico.
L’anno precedente era stato aperto, fra i padiglioni della “Esposizione Industriale” del 1901,
il Teatro Iris progettato, come il quartiere fieristico, da Venceslao Borzani e Bregante seconGino Coppedé,
“Nave antica”,
esterno del Teatro
dell’Esposizione
di Marina e Igiene
Marinara di Genova.
Cartolina del 1914.
Collezione privata.
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TEATRO
Don Chisciotte,
libretto di Ceccardo
Roccatagliata Ceccardi,
scene e costumi
di Pipein Gamba.
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do una precoce assimilazione dell’Art Nouveau di ricca suggestione floreale di cui è testimone anche il nome del teatro
inaugurato il 18 giugno con il balletto Coppelia di Léo Delibes. Sempre di Venceslao Borzani, uno degli architetti più
significativi del Novecento genovese, è l’architettura per molti aspetti straordinaria del Cinema-Varietà Excelsior di Sampierdarena aperto nel dicembre 1921, uno dei migliori esempi genovesi del concetto di integralità delle arti peculiarmente “modernista”.
Nell’estate del 1902 l’impresa Chiarella riapre, trasformato, il Giardino d’Italia. Si tratta di un locale elegantemente
decorato da Aurelio Craffonara e Pipein Gamba, un curioso caffè-birreria-sala biliardi-teatro che in poco tempo si afferma come la sede della vita spensierata d’inizio secolo, ritrovo di viveur e “sciantose tutto pepe”, compagnie di operette, artisti di varietà e di cafè-chantant, nonché delle performance dei futuristi e dei fermenti letterari e culturali del tempo.
Un altro locale notissimo e famoso per gli spettacoli leggeri e la clientela colta ed esigente sarà il Teatro al Lido d’Albaro, un complesso balneare-teatrale costruito da Giuseppe Garibaldi
Coltelletti, figlioccio del generale, in stile moresco-floreale. La sala viene inaugurata il 16 settembre 1908 con uno “attraente spettacolo di varietà”, ma diventa noto e discusso per la rivista, una delle prime prodotte in Italia, La Colombeide presentata nell’estate del 1909 con musiche di Apollo Gaudenzi, scene di Pipein Gamba, testi (forse) di Ernesto Bertollo o di Mario
Maria Martini. Evidente testimone del costume del suo tempo ospita il “fior fiore” della città
ma anche ospiti illustri come d’Annunzio, Ettore Petrolini, Filippo Tommaso Marinetti.
Ai Coppedè, gli architetti che più di altri progettisti hanno legato il loro nome alla cultura
floreale genovese, risalgono alcuni teatri significativi. Il Teatro Olimpia viene costruito nell’ambito del complesso faraonico della “Nuova Borsa” progettato da Dario Carbone. La
sala teatrale, posta immediatamente al di sotto del Salone delle contrattazioni, è ricchissima di decorazioni, in una ricerca di eccesso e di parossismo originalissima: fregi “robbiani”, protomi gigantesche, colonne d’onice con capitelli “mostruosi”, ghirlande, cornici, medaglioni, borchie, lampade. Il progetto realizzato fra il 1909 e il 1912 consacra il successo
di Adolfo Coppedè tanto che la stampa del tempo giungerà ad affermare che “dopo l’Opéra e il mondiale ritrovo di Montecarlo del grande Garnier, nulla di simile è venuto alla luce che possa paragonarsi a quest’opera”. Anche questo è un ristorante-teatro per lo spetta-
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colo di varietà, poi sarà quasi esclusivamente un fastosissimo cinematografo.
Un fratello di Adolfo, l’architetto Gino Coppedè, progetta
una delle sale teatrali più curiose e originali della storia cittadina dello spettacolo. Nel 1914 Genova ospita la grande
“Esposizione di Marina e Igiene Marinara” e fra i numerosi padiglioni del quartiere fieristico allestito nella spianata
del Bisagno, Gino Coppedè realizza anche un teatro. Ogni
padiglione è risolto con un linguaggio, una simbologia e
una carica di allusioni adatti alle varie tematiche, per il teatro si sceglie una architettura che si presenta all’esterno come una “gigantesca galea sormontata da una cupola turrita con merli sotto i quali occhieggiano, fra l’ilare e il tremendo, visi mostruosi”. La grande e spigolosa “nave-teatro”
di gesso e calcestruzzo è robustamente ancorata da catene
di legno nel fondo del laghetto artificiale che la circonda, la
“vasca delle rane”. Nel suo ventre rotondo trova posto una
sala capace di duemila posti. Lo stile è composito e fantasioso fra suggestioni e citazioni che spaziano dall’orientale all’assiro-babilonese, dal neoclassico al repertorio decorativo della Secessione viennese. Il teatro viene inaugurato
nel maggio del 1914 con l’operetta il Conte di Lussemburgo
di Lehar presentato dalla Compagnia di Gino Vannuttelli
con Emma Vecla acclamata protagonista. Il teatro sopravvive alla chiusura della Esposizione fino al 1928 quando verrà demolito per la realizzazione di piazza della Vittoria.
I teatri aperti in questo momento non si inaugurano più, come invece accadeva per le sale anche modeste del secolo precedente, con l’opera lirica, ma bensì con riviste, varietà ed
operette senza eccezioni fra i locali più piccoli e quelli più prestigiosi. Fra i teatrini si ricordano: l’Eldorado di via Ugo Foscolo (1903), il Belloni, poi Varietà Imperia, e il Varietes
di via XX Settembre (entrambi del 1908), l’Eden di via Innocenzo Frugoni (1910), il più
noto e meglio frequentato fra i locali di varietà, diventato nel 1922 “Bomboniera”, il malfamato Alcazar di vico Casana noto per un pubblico “abituato alla massima libertà, scamiciato, urlante, pernacchiante”. Nel 1915 viene inaugurato con il film L’Aiglon il cinemateatro Orfeo di via XX Settembre decorato dal De Albertis. Nel 1922 è la volta
dell’Eliseo di piazza Tommaseo dalla raffinatissima
volta affrescata da Demetrio Ghiringhelli.
Una personalità di notevole interesse è quella di Pipein Gamba, al secolo Giuseppe Garuti (Modena
1868-Genova 1954), pittore, caricaturista, illustratore, cartellonista teatrale,
scenografo. Nel mondo delle scene ha legato il suo nome, oltre alle sale citate, in
particolare alla Colombeide
“Wanda”, grande
stabilimento di bagni
di Savona. Manifesto
del 1907. Treviso,
Collezione Salce.
Politeama “Wanda”
di Savona. Cartolina
del 1902. Collezione
privata.
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TEATRO
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(Lido di Albaro 1909) e al Don Chisciotte su libretto del Ceccardi (Carlo Felice 1916).
La condizione teatrale della regione non è diversa da quella
del capoluogo. Nuovi teatri si aggiungono alla solida struttura teatrale ottocentesca rispondendo fondamentalmente
ad una domanda di spettacolo caratterizzata dall’affermazione del teatro leggero, dall’operetta al café-chantant.
Si aprono nuove sale un po’ ovunque e si rinnovano secondo nuovi canoni estetici, funzionali (adattamento a
sala cinematografica) e strutturali (sostituzione delle strutture in legno con il cemento armato) molti antichi teatri
ottocenteschi. Fra questi il Politeama Garibaldi di Savona
(1908), il Politeama Duca di Genova della Spezia (1906),
il Principe Amedeo di Sanremo (1913), il Sampierdarenese (1913)
Fra i nuovi teatri: l’Eldorado di Chiavari
(1894), il Politeama di Voltri (1894), il Napoleone Rossi di Campo Ligure (1897), il
Nettuno, teatro e chalet sulla spiaggia di Sestri Levante (1898), il Politeama Sestrese
di Sestri Ponente (1898), i Teatri dei Casinò di Bordighera e Ospedaletti (fine XIX
sec.), il Wanda di Savona (1902), il Civico
di Pieve di Teco (1904), l’Arte Moderna di
Sampierdarena, centro del teatro socialista
(1905), il Gambrinus di Chiavari (1906), il
Pro Chiavari di Chiavari (1910), il Teatro
del Casinò di Alassio (1911), l’Eden di Chiavari (1912), lo Zeni di Bordighera (1912), il
Trianon della Spezia noto per le performance
dei futuristi (1913), il Grifone di Rapallo
(1913) e numerose altre sale.
Di particolare interesse architettonico e decorativo sono: il Teatro del Club Filarmonico e Drammatico di Altare progettato da Gussoni, allievo del viennese
Wagner nel 1904; il famosissimo Teatro dell’Opera del Casinò di Sanremo realizzato nel 1905 da Eugéne Ferret guardando al Garnier; il Teatro Comunale di Ventimiglia ideato da Francesco Sappia e Antonio Capponi nel 1905.
Anche se realizzati in un momento in cui cominciano ad
affermarsi modalità Déco e novecentiste, si collocano ancora perfettamente nel clima e nelle suggestioni del gusto
Liberty altri teatri come il Cozzani della Spezia progettato da Franco Oliva con decorazioni scolpite da Augusto
Magli e i grandi affreschi di Luigi Agretti (1920) o il Cantero di Chiavari con gli stucchi floreali di Roberto Ersanilli (1931). Ma l’esempio più significativo resta quello
del Centrale di Sanremo (1924) con l’annesso Tabarin Florida (1929), dove si ripetono stilemi e staff progettuale e
decorativo delle Terme Belzieri di Salsomaggiore: l’architetto Guido Tirelli, i ferri battuti di Mazzucotelli, la straordinaria pittura della cupola di Galielo Chini.
Da sinistra a destra,
dall’alto in basso
Francesco Sappia
e Antonio Capponi,
il Teatro Comunale
di Ventimiglia del 1905.
Cartolina d’epoca.
Collezione privata.
Otello (Il moro
di Venezia),
25 dicembre 1914:
locandina dello
spettacolo
cinematografico
con orchestra sinfonica.
Chiavari, Cinematografo
Centrale. Archivio
Cantero.
Luigi Agretti, fregio
dell’interno del Teatro
Cozzani. La Spezia,
1920. Fotografia
d’epoca.
Galileo Chini, Sanremo
trionfante, 1924,
affresco della cupola
del Cinema Teatro
Centrale di Sanremo.
A fronte, dall’alto
in basso
In tre cartoline d’epoca
di collezione privata:
Il Teatro del Club
Filarmonico
e Drammatico di Altare
del 1904.
Eugène Ferret, Casinò
di Sanremo del 1905.
Les Oberlander,
omaggio-ricordo del
Cinema Teatro Radium
di Chiavari del 1911.
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