TEATRO MARCELLO - AVENTINO - CIRCO MASSIMO

TEATRO MARCELLO - AVENTINO CIRCO MASSIMO - PALATINO COLOSSEO
Il percorso si snoda dal Teatro Marcello proseguendo per il colle dell’Aventino il Circo Massimo,il
Palatino e conclusione al Colosseo. Il percorso a piedi ha una durata media di tre ore. Il raduno è
alle ore 9,00 davanti al Teatro Marcello, il tour è guidato con arrivo al Colosseo alle ore 12,30
circa. La piantina qui sotto rappresenta l’area interessata all’itinerario, l’area più antica di Roma.
Il Teatro Marcello (13 a. C.) è uno degli
edifici dedicati agli spettacoli teatrali romani
pervenutoci. La costruzione fu avviata da
Giulio Cesare per oscurare la fama del teatro
del suo acerrimo nemico Pompeo, fu portata
a termine da Augusto che lo dedicò al
genero Marcello. Fino a quel momento gli
spettacoli teatrali si svolgevano in
provvisorie strutture lignee realizzate
all’occorrenza. Il teatro Marcello disponeva
di circa 20.000 posti. L’aspetto originario è
stato modificato nel medioevo inserendo la fortezza dei Pierleoni, nel Cinquecento trasformata da
Baldassarre Perussi in residenza della famiglia Savelli che due secoli dopo fu acquistata dalla
famiglia Orsini.
Accanto al teatro Marcello c’è l’antico mercato Ebraico del Pesce, nel quartiere ebreo di Roma
non lontano infatti c’è la Sinagoga . Il quartiere era uno dei più poveri e sporchi di Roma perché il
papa Paolo IV nel 1555 con la bolla “Cum nimis absurdum” istituì il ghetto e ordinò che gli
ebrei non potevano esercitare nessun commercio. Tutte le donne ebree andavano a raccogliere gli
scarti del mercato: teste, lische e pesci, o parti di pesce, meno nobili. L'unico modo di utilizzare
gli scarti era cucinarli con l'acqua. Nacque così uno dei piatti della Roma popolare ed in
particolare del Ghetto: il brodo di pesce che oggi è diventata una specialità culinaria.
Proseguendo per il lungo Tevere dei Pierleoni si può
ammirare il Tempio di Vesta, che è uno degli edifici più
antichi di Roma prima della realizzazione del Foro
Romano. Le vestali avevano il compito di conservare il
fuoco, bene primario e perciò il loro compito aveva una
funzione sociale. Esse erano sei e provenivano da
famiglie patrizie e restavano vestali per 30 anni e
dovevano rispettare il voto di verginità pena la morte per
seppellimento essendo sacrilego versare il sangue di una
vestale. Il tempio è a forma circolare seguendo il restauro
secondo la forma originaria delle capanne Romane.
Proseguendo troviamo la Basilica di S. Maria in Cosmedin, una Chiesa cattolica greco - melchita.
A sinistra nel portico di questa chiesa c’è la Bocca della Verità. Anticamente era il tombino finale
della Cloaca Massima. Il mascherone rappresenta un volto maschile bombato, occhi naso e bocca
sono forati e cavi. Il volto è stato interpretato nel tempo come raffigurazione dei vari soggetti
Giove Ammone, il dio Oceano, un oracolo o un fauno. Alla Bocca della Verità è collegata la
leggenda per cui i bugiardi che vi introducono la mano ne escono monchi. S. Maria in Cosmedin è
una chiesa greco-ortodossa sorta su una cappella del III sec., fu ampliata da Adriano I nel 782 e
prese l’appellativo di “Kosmidion” per le splendide decorazioni. Uscendo dalla chiesa e
prendendo Via della Greca si raggiunge il colle dell’Aventino, uno dei sette colli di Roma.
L’Aventino è il colle più meridionale della città ed è legato alle origini leggendarie di Roma e a
Remo, gemello sfortunato del fondatore Romolo, che lo scelse come luogo da cui avvistare gli
uccelli in volo nella disputa con il fratello per la scelta del luogo di fondazione. Fu il quarto colle
ad essere incluso nella Roma del IV secolo a.C., anche se fu introdotto nella cinta del pomerio
solo all’epoca dell’imperatore Claudio (41-54 d.C.). Oggi come allora si divide in “Aventino
maggiore“, che comprende l’area tra il fiume Tevere e la valle in cui sorse il Circo Massimo e
“Aventino minore“, conosciuto con il nome di San Saba. A differenza del Palatino che fu sede
prediletta dal patriziato, l’Aventino fu tradizionalmente sede dei plebei, ma crebbe di importanza a
causa della sua vicinanza al porto. A partire dall’età imperiale il colle si trasformò in quartiere
aristocratico. Una tradizione dai contorni leggendari narra che, durante la ribellione del popolo
contro i soprusi dei patrizi, Menenio Agrippa (console romano vissuto tra il VI e V sec. a. C.),
venne mandato sull’Aventino per convincere i plebei a tornare in città. Egli narrò loro un apologo
sulla necessità che le membra (la plebe), cooperassero con lo stomaco (i patrizi), per evitare di
arrecare danno a tutto il corpo: “Una volta, disse, le braccia, le gambe, la bocca e i denti decisero
di non lavorare più per lo stomaco, che si nutriva e restava in ozio godendo il frutto delle loro
fatiche. Lo stomaco, privo di alimenti, soffriva, ma contemporaneamente soffrivano anche tutte le
altre membra mentre tutto l’organismo deperiva. Allora le membra compresero che anche lo
stomaco lavorava, anzi era proprio lui a dare loro forza e vita restituendo, in forma di sangue, quel
cibo che esse gli avevano procurato con fatica. Così nello Stato: i patrizi sono come lo stomaco, i
plebei le membra. La rovina di una classe è la rovina di tutto lo Stato”. I plebei si lasciarono
persuadere a ritornare in città, ma ottennero decisive leggi a loro favorevoli; tra cui quella di
eleggere i loro rappresentanti detti “tribuni della plebe” per la difesa dei loro diritti.
Su questo colle tra il verde e il profumo degli aranci sono situate molte chiese di santi martiri:
Santa Sabina, Sant’Alessio e Sant’Anselmo.
Al termine della salita la via si apre a destra in piazza Pietro d’Illiria, creata nel 1614 aprendo un
varco nella fortezza dei Savelli (sul muro a destra, c’è una fontana con vasca termale antica in
granito sormontata da un mascherone simile a quello della Bocca della Verità) su essa si prospetta
il quattrocentesco portico laterale della Basilica di Santa Sabina. Il tipo più perfetto di basilica
cristiana del secolo V. Fondata nel 425 da Pietro d’Illiria su un “Titulus Sabinae” fu ultimata da
Sisto III. San Domenico vi fondò il suo ordine nel 1219. Si può ancora vedere la sua cella
trasformata in cappella. Nel chiostro si può ammirare l’arancio che il santo avrebbe piantato alla
fondazione dei Predicatori. Anche San Tommaso che è uno dei domenicani più celebri, ha
insegnato in questo convento. Restaurata più volte durante i secoli, ritornò alle forme originarie
grazie al restauro di Antonio Muñoz. La Basilica è a tre navate divise da 24 colonne corinzie
sorreggenti archi, è una delle prime basiliche romane che richiama i prototipi ravennati. E’
intitolata a Santa Sabina, patrizia romana del II secolo, decapitata per la sua fede. Era una nobile
pagana, convertitasi al cristianesimo grazie alla sua ancella Serapia con la quale scendevano di
notte nelle catacombe cristiane per sfuggire alle persecuzioni imperiali. Quando Serapia fu
catturata e bastonata a morte Sabina uscì allo scoperto e fu decapitata. Santa Sabina è raffigurata
con libro, palma e corona.
Non lontano c’è la chiesa di S. Alessio costruita sui resti di S. Bonifacio nel 1217 da Onorio III è
anch’essa a tre navate. La leggenda di S. Alessio inizia da un mancato matrimonio. Alessio
vissuto nel V secolo figlio di nobili romani,nel giorno delle sue nozze si rende conto che non
vuole sposarsi. Abbandona così la casa del padre vestito di un saio e dedito alla penitenza va in
Palestina e al suo ritorno a Roma torna dal padre ma non è riconosciuto per il suo aspetto
trasandato. Il padre credutolo pellegrino lo ospita in un sottoscala del palazzo la vive 17 anni
facendo i lavori più umili,bevendo l’acqua di un pozzo che è nel cortile della chiesa. La sua vera
identità fu svelata da una lettera al padre solo quando Alessio morì. Il papa e l’imperatore videro
in lui “l’uomo di Dio” e lo venerarono. La scala, che fu il tetto del santo per lunghi anni, è
conservata in una grande teca di vetro nella chiesa. Affianco alla Chiesa di S. Alessio c’è il
Palazzo dell’ordine dei cavalieri di Malta da dove è possibile osservare uno scorcio panoramico di
Roma, che è una delle esperienze più emozionanti riguardanti il panorama romano
La chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino, è una chiesa di Roma, nel rione Ripa, in piazza dei
Cavalieri di Malta. Assieme al monastero annesso forma la Badia Primaziale dell'ordine
dei Benedettini. La chiesa, malgrado le apparenze, è di recente costruzione; essa, infatti, risale alla
fine dell’Ottocento, costruita da Francesco Vespignani tra il 1892 e il 1896, su un terreno donato
dai Cavalieri di Malta ai Benedettini, che ne fecero, con l’annesso monastero e l’Università
Teologica, il loro centro a Roma, sede dell’Abate Primate dell’Ordine. L’interno si presenta a
tre navate, divise tra loro da colonne di granito, con soffitto a capriate e abside decorata
a mosaico; enorme è la cripta a cinque navate. La chiesa è nota, soprattutto ai romani, per le
esecuzioni di canto gregoriano offerte dai monaci durante le celebrazioni liturgiche.
Con un po’ di spirito di adattamento si
prosegue a piedi scendendo dal colle si può
osservare il Circo Massimo il più grande
circo di Roma antica. Purtroppo oggi non ci è
pervenuto nessuna parte di questo grande
complesso. Si tratta del più grande edificio
per spettacoli mai costruito, essendo arrivato
a misurare 600 metri di lunghezza e 140
metri di larghezza, con
una capienza che poteva arrivare fino a
250.000 persone e forse più. Il circo venne
fondato, secondo la tradizione, dal re
Tarquinio Prisco, la costruzione avvenne
dopo la bonifica delle paludi della Valle
Murcia; in più, sempre secondo la tradizione,
il luogo, tra il Palatino e l'Aventino, sarebbe
lo
stesso dove è avvenuto il ratto delle Sabine e dove si venerava, con un altare sotterraneo, il dio
Consus (dio al quale era affidata la protezione dei raccolti). Per alcuni secoli le strutture del circo
rimasero in legno; le opere in muratura vennero avviate dopo il II secolo a.C. Devastato più volte
dal fuoco e conseguentemente restaurato, fu ricostruito quasi integralmente in epoca domizianotraianea, fase cui appartengono per la maggior parte le strutture in laterizio attualmente visibili. Il
circo rimase in attività, forse solo parzialmente, fino al 549 quando Totila, il re dei Goti, dette gli
ultimi giochi. Oggi gli unici avanzi visibili del circo sono quelli del lato curvo (posti a una
notevole profondità che fa comprendere a quale livello potesse essere il Circo Massimo), a fianco
della piccola torre medievale detta della Moletta appartenente ai Frangipane, situata tra via dei
Cerchi e piazza di Porta Capena; sono visibili fornici, scale per i piani superiori e sostruzioni delle
gradinate in laterizi tutto databile alla ricostruzione avvenuta sotto Traiano.
Il Palatino è uno dei sette colli di Roma, situato tra il Foro Romano e il Circo Massimo, ed è una
delle parti più antiche della città. Il sito è ora un grande museo all'aperto e può essere visitato
durante il giorno.
A destra del Circo Massimo c’è via San Gregorio attraversata la quale, passando sotto l’Arco di
Costantino, si giunge all’Anfiteatro Flavio, meglio conosciuto come Colosseo, è uno dei
monumenti di epoca romana più famosi al mondo. Il suo nome deriva dall’enorme statua bronzea
di Nerone che si trovava nelle vicinanze e che per la grandezza è nota come il Colosso di Nerone
oggi è visibile solo il basamento di marmo su cui poggiava la statua. La costruzione
dell’anfiteatro fu iniziata da Vespasiano e completato da Tito nell’80 d.C. Il Colosseo fu costruito
per dare a Roma un luogo per i giochi gladiatorii prima svolti nell’edificio provvisorio in legno
fatto costruire da Nerone nel Campo Marzio. Prima i giochi erano svolti o nel Foro Romano o nel
Foro Boario che erano dotati per queste occasioni di strutture mobili. Il Colosseo fu restaurato più
volte per incendi e terremoti. Dal 523 d.C. iniziò la sua fase di degrado, l’anfiteatro fu trasformato
in una cava di materiali per le costruzioni.
Di fronte e intorno ci sono i Fori Imperiali di Roma antica, una serie di piazze monumentali
edificate dagli imperatori nel centro di Roma in un secolo e mezzo (tra il 46 a.C. e il 113 d. C.).
Tra questi: il Foro di Cesare, il Foro di Augusto, i ruderi dei Mercati Traianei del 12-113 d.C., la
colonna di Traiano e la Basilica Ulpia. Il Foro di Nerva Il Tempio della Pace del 75 d.C.
Il nostro tour si conclude non senza un po’ di stanchezza, ma siamo certi che queste meraviglie
resteranno un ricordo indelebile nella vostra memoria perché il patrimonio di Roma è capace di
stupire ogni volta.
A cura di Caivano Miriam, Nolè Margherita,Triunfo Pasqualina