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Cancro
Tratto da “Malattia come simbolo” e “Malattia linguaggio dell’anima”
R. Dahlke - Edizione Mediterranee
Può riguardare quasi tutte le zone e organi del corpo.
Anche nei casi in cui colpisca una singola parte del corpo, il cancro è comunque da
considerarsi una patologia sistemica, che investe e riguarda tutto l’organismo.
Nessun’ altra malattia evidenzia il rapporto tra corpo, anima, spirito e società come il
cancro.
Il cancro sul piano cellulare
La medicina ufficiale elaborando le proprie diagnosi sul cancro parla di gruppi di cellule
che si differenziano da quelle sane per la loro crescita disordinata e caotica.
Il nucleo di queste cellule, la parte cioè che contiene le informazioni per le complesse
attività della cellula stessa – metabolismo, crescita e divisione – colpisce per essere molto
più grande del normale.
Fatto dovuto all’ enorme attività di divisione della cellula che non svolge più il suo compito
in rapporto alle altre cellule, ma prevalentemente moltiplicando se stessa.
Si assiste così ad un’ incessante produzione di nuove generazioni di cellule assolutamente
decontesualizzata e indipendente dall’ambiente cellulare circostante.
Questo comportamento ricorda la cellula giovane, sana, quando si trova allo
stato embrionale, quando cioè viene svolta prevalentemente un’attività di
moltiplicazione e crescita.
Le cellule della morula ad esempio, in cui si concentra inizialmente la vita umana, non
hanno ancora alcun compito specializzato da svolgere eccetto quello della moltiplicazione:
e lo fanno suddividendosi rapidamente e crescendo in modo adeguato. Esse si
comportano peraltro in modo più regolare rispetto alle disordinate cellule cancerogene.
Insieme al nucleo più grande e all’eccessiva tendenza alla divisione, anche la
non differenziazione delle cellule cancerogene ricorda le forme primitive e
immature.
Nella loro follia riproduttiva trascurano tutto il resto e perdono spesso la capacità di
provvedere a processi metabolici più complessi, come quello dell’ossidazione.
Se da un lato ritornano allo stadio elementare della fermentazione,
dall’altro sviluppano la capacità di creare sostanze, cosa che solo le cellule allo
stato embrionale e fetale sono in grado di fare.
Quello che esteriormente sembra un caos ha per il cancro un significato: ripristina capacità
primitive e rinuncia a specializzarsi, rinuncia che per un verso appare tuttavia vantaggiosa:
l’ossidazione ad esempio risulta molto più importante della fermentazione che però non è
dipendente da fornitori esterni.
Mentre le cellule normali sono addette alla respirazione cioè al rifornimento
di ossigeno attraverso il sangue fresco, una cellula che si limita alla
fermentazione è ampiamente autarchica (autosufficiente, si autogoverna).
La cellula cancerogena di conseguenza non comunica con le cellule vicine.
Mentre le cellule normali presentano una “difficoltà di contatto” cioè smettono di crescere
quando si imbattono in altre cellule, quelle cancerogene si comportano in modo opposto;
senza rispettare i confini invadono il territorio estraneo, instaurando
ovviamente rapporti di vicinato ostili. Riducono anche in schiavitù le altre cellule:
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troppo primitive per i processi metabolici differenziati, si servono delle cellule sane e le
sfruttano per il loro lavoro.
Non di rado vengono eliminati anche “genitori” e “figli”: la cellula cancerogena pensa
egoisticamente solo alla propria crescita.
Nei nodi tumorali grandi si trovano spesso gruppi di cellule morte, dette necrosi, che
indicano simbolicamente che il messaggio centrale di questa nuova crescita è la morte.
Simile a un parassita la cellula cancerogena prende tutto quello che può in nutrimento ed
energia, senza restituire o partecipare ai compiti sociali propri di ogni organismo, portando
agli eccessi quello che è adeguato ad una cellula embrionale sana.
Quello che però è concesso a un neonato diventa un problema nell’adulto.
Il fatto di ignorare tutti i confini si rivela quindi come una ulteriore regressione. Come i
bambini a poco a poco apprendono a rispettare i confini, così anche le cellule nel loro
processo di maturazione e differenziazione, imparano a tenere conto di certe strutture e
rimanere nell’ambito loro assegnato. Le cellule cancerogene invece oltrepassano i confini e
si lasciano alle spalle tutto ciò che hanno imparato durante la loro crescita.
Non sono trattenute né da limiti vitali né da forti strutture corporee e finiscono col perdere
completamente il rapporto con il modello in base al quale in origine erano state concepite.
Una normale cellula del muco intestinale si dividerà di tanto in tanto in relazione alle
esigenze di tutto l’intestino, ma non evaderà dall’ambito previsto né cercherà di fuoriuscire
dall’intestino.
La cellula degenerata a causa del cancro si modifica invece fino a perdere le caratteristiche
specifiche dell’intestino e prosegue egoisticamente la sua strada.
Il modello intestino, che era stato previsto, diviene troppo stretto, e così la cellula valica i
propri confini in modo tanto violento quanto rivoluzionario.
La formazione del cancro
Per quanto riguarda la formazione del cancro a livello cellulare i ricercatori sono oggi
ampiamente concordi nel ritenere che alla base ci siano delle mutazioni (in alcune forme di
leucemia si crede maggiormente a un’origine virale).
Se una cellula è stata irritata a lungo è pronta a subire drastiche trasformazioni nel suo
patrimonio ereditario. Gli stimoli che portano a questo possono essere molteplici, da quelli
meccanici a quelli chimici fino a quelli fisici. Una pressione continua, il catrame delle
sigarette o radiazioni penetranti, sono tra le cause possibili.
Le cellule dei tessuti combattono a lungo contro questi impulsi negativi, prima o poi però
viene il momento in cui una reagisce e degenera, nel senso di andarsene per la propria
strada che risulta un viaggio egoistico.
Impone la propria crescita e la propria auto-realizzazione.
Neoplasma il termine usato in medicina che indica “nuova crescita”. Quello che per il corpo
costituisce pericolo di vita, per la tormentata cellula è una liberazione.
Ora tutto dipende dal fatto che il corpo sia provvisto di stabilità e forza difensiva sufficienti
a sedare la rivolta delle cellule.
Secondo i ricercatori del cancro le cellule degenerano con una certa frequenza ma al tempo
stesso vengono neutralizzate grazie a un buon sistema difensivo: la debolezza immunitaria
può quindi favorire la formazione del cancro.
Probabilmente quindi siamo colpiti continuamente dal tumore ma il sistema immunitario
è padrone della situazione.
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Significato e interpretazione del cancro
Il comportamento della cellula cancerogena ha alla base un problema di crescita.
Cresce in modo caotico ed espansivo senza rispettare alcun confine, ignorando così le leggi
della crescita sana e le regole della normale vita comune delle cellule. Invece di occupare il
posto per lei stabilito e adempiere al proprio dovere, oltrepassa pericolosamente i limiti e
degenera.
In un tale processo la cellula è completamente autarchica e genera la propria prole senza
aiuti esterni, in un modo che potremmo definire verginale. Con questa progenie va a
sbattere ovunque, nemmeno le membrane basali, le barriere più importanti tra i tessuti,
riescono a resistere alla sua aggressività.
La cellula rivela così il suo enorme problema di comunicazione e riduce tutti i
rapporti di vicinato a una politica violenta. Con la forza derivante dalla sua immaturità
verginale, senza farsi scrupolo si arroga il diritto del più forte e spinge i suoi vicini più
deboli contro un muro, li riduce o distrugge in schiavitù.
Sacrifica a favore della propria indipendenza l’accesso al modello adulto.
Rinuncia alla comunicazione col campo dello sviluppo al quale era
destinata, a vantaggio dell’egoismo, rileva pretese di onnipotenza ed
immortalità.
Simbolicamente, il problema della comunicazione si esprime nella respirazione disturbata
delle cellule, respirazione che rappresenta lo scambio e il contatto.
Le fasi dello sviluppo della malattia
Il comportamento della cellula cancerogena colpisce per l’apparente diversità dal
comportamento dei malati di cancro che generalmente mostrano un comportamento quasi
opposto.
Questo perché da un lato il cancro compensa modelli rimossi, dall’altro le caratteristiche di
personalità delle persone colpite si riferiscono sempre al periodo precedente lo scoppio
della malattia.
In questo periodo anche il corpo presenta un quadro del tutto diverso: è la fase della
stimolazione continua, che il tessuto e le cellule tollerano senza reagire, cercando di
proteggersi e resistere finché possibile, per sopravvivere silenziosamente sopportando la
spiacevole situazione.
Del resto se la cellula tenta la rivolta e cerca di andare per la propria strada e degenerare, la
sua ribellione viene immediatamente repressa dal sistema immunitario.
Questo modello, che corrisponde alla prima fase della malattia, caratterizza la
personalità affetta da cancro più tipica: individui che tentano di adattarsi
quanto più possono, di vivere nel modo meno appariscente possibile, di
conformarsi alle norme e di non pesare su nessuno con le proprie esigenze.
Ignorano del tutto le pretese di crescita personale ed evoluzione psicologica
perché non vogliono esporsi in alcun modo.
La loro vita è priva di stimoli: evitano fin dove è possibile le esperienze
nuove, che potrebbero portare movimento nella loro vita e non osano
assolutamente avvicinarsi ai propri limiti; e cercano di ignorare quei pochi
stimoli che riescono a penetrare nel carro armato del loro sistema difensivo.
La repressione della possibilità di fare esperienze di confine riflette l’attività
difensiva che senza farsi notare si svolge nel corpo e tiene tutto sotto
controllo.
Le esperienze che vanno oltre il limite o anche soltanto innocenti occhiate oltre la frontiera
vengono soffocate sul nascere per mantenere inalterata la situazione ad ogni costo.
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Livello sintomatico
Dal punto di vista del linguaggio del corpo e del significato simbolico il cancro segnala che
qualcosa di nuovo cresce e si forma (sul piano fisico invece che su quello spirituale e della
personalità perché la persona non se lo permette).
Parla di disperazione profonda, di ferite non assimilate, di esperienze scioccanti che
bloccano le proprie forze di difesa e diventano la causa scatenante.
Il cancro si sviluppa, dal punto di vista immunologico, dopo il crollo della difesa (le cellule
cancerose che si formano, quando la difesa è intatta, vengono eliminate dal sistema di
difesa, un processo che probabilmente avviene spesso); un problema di vita inconfessato e
autodistruttivo prepara la base.
Indica l’impossibilità per la persona di procedere sulla propria strada, degenerazione,
cambiare la propria natura, essersi talmente allontanati dalla propria strada primordiale
dell’evoluzione (nell’ambito tematico colpito) che il corpo è costretto ad aiutare il tema
(dimenticato/rimosso) ad esprimersi, perché non manchi del tutto.
Il cancro realizza fisicamente ciò che spiritualmente sarebbe necessario nel relativo ambito
della coscienza.
Aggressività ed egoismo nell’evento canceroso che la persona non si permette di vivere in
maniera sana sul piano della vita reale.
Elaborazione e riscatto
Fare il bilancio: la vita finora percorsa corrisponde a quella personale propria?
Essere aperti alle proprie idee e fantasie insolite, lasciarle crescere e svilupparsi in modo
coraggioso.
Alleviare il corpo dalla lotta di sopravvivenza sul piano mentale e psichico.
Lasciar crescere il nuovo, ricordarsi di sogni giovanili, di proprie mete e desideri per la
vita, rianimarli con grande determinazione e attuarli. Sgravare il corpo dagli impulsi di
crescita mal indirizzati (cancro) e indirizzarlo ad un livello più sano: trarre dalla certezza di
non avere più nulla da perdere, il coraggio di auto realizzarsi, trovare la propria strada,
ribellarsi contro regole (anguste e ferree); infrangere norme che ostacolano la realizzazione
di sé. Invece di adattarsi a ordinamenti piccoli trovare il proprio posto nell’ordine grande.
Riconoscere l’immortalità dell’anima.
Imparare a dire no e ad accettare se stessi, perfino vivere i propri errori è meglio che
adottare le virtù altrui. Sostenere la battaglia di sopravvivenza in maniera aperta,
combattiva e aggressiva sul piano delle immagini interiori; terapia della respirazione.
Esprimere se stessi invece che far parlare il corpo al posto nostro; riconoscere di dover
passare dal piano fisico, quindi pericoloso (per la vita), a quello mentale e spirituale, e di
puntare lì su una crescita espansiva; scoprire l’amore che supera i limiti, disattendere i
dettami altrui e le norme create da se stessi o da altri e vivere sentendosi obbligati a
rispettare solo la legge superiore e realizzare se stessi; tendere all’immortalità nello spirito
anziché nel corpo (mettere l’anima immortale al primo posto).
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