Università degli Studi di Trieste Dipartimento di Fisica Corso di Studi in Fisica Tesi di Laurea Triennale Formalismo dell’Algebra di Clifford in Meccanica Classica Laureando: Giuseppe D’Auria Relatore: prof. Marco Budinich ANNO ACCADEMICO 2014–2015 Indice Introduzione 0.1 2 Pillole di storia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 Algebra di Cliord 6 11 1.1 Prodotto geometrico tra vettori . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 1.2 Prodotto esterno, grading e blade . . . . . . . . . . . . . . . . 14 1.3 Divisione per vettori 15 1.4 Algebra dei multivettori 1.4.1 1.5 1.7 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pseudoscalare e dualità Basi e sistema reciproco 1.5.1 1.6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Applicazione: reticolo reciproco in cristallograa 15 16 17 . . . 18 Algebra di Cliord nel piano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 1.6.1 Il bivettore e i suoi prodotti . . . . . . . . . . . . . . . 19 1.6.2 Connessione con i numeri complessi . . . . . . . . . . . 20 Algebra di Cliord nello spazio 3-d . . . . . . . . . . . . . . . 22 1.7.1 Matrici di Pauli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24 1.7.2 Quaternioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24 1.7.3 Limiti del prodotto vettoriale standard . . . . . . . . . 25 1.8 Riessioni e rotazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26 1.9 Derivata vettoriale 28 1.9.1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Derivata spaziotemporale . . . . . . . . . . . . . . . . 2 Algebra di Cliord dello Spazio-tempo Cl1,3 2.1 Algebra dello Spazio-tempo 2.2 Bivettori in 2.3 Sistemi di riferimento relativi 2.4 Bivettori e split spaziotemporale 2.5 Paravettori 2.6 Trasformazioni di Lorentz 2.7 Derivata spaziotemporale di un campo bivettoriale Cl1,3 29 31 . . . . . . . . . . . . . . . . 31 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33 . . . . . . . . . . . . . . . . 34 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 . . . . . . 36 38 3 Elettrodinamica Classica 39 3.1 Le Equazioni di Maxwell nel vuoto 3.2 Degenerazione per fase globale e simmetria duale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42 3.3 Le Equazioni di Maxwell con sorgenti . . . . . . . . . . . . . . 43 3.4 Sistema di riferimento relativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43 3.5 La forza di Lorentz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44 3.6 Potenziale vettore complesso 45 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Lagrangiana del Campo Elettromagnetico 39 47 4.1 Lagrangiana tradizionale del Campo Elettromagnetico nel vuoto 47 4.2 Lagrangiana dual-simmetrica . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 Conclusioni 5.1 Ringraziamenti 48 51 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52 A Derivata multivettoriale 53 B Programma in Mathematica 55 2 Ai miei genitori 3 4 Introduzione Il progresso della scienza avviene per vie trasverse. Sebbene possano essere tra le più disparate, tali vie seguono comunque, in prima approssimazione, solamente due atteggiamenti di ricerca prevalenti: ricerca fatta guardando dove nessun altro ha prima rivolto lo sguardo, oppure fatta rivolgendo lo sguardo verso gli stessi problemi, ma con occhi diversi. Tale discorso è valido indierentemente sia per la sica sperimentale sia per la sica teorica e il lavoro fatto in questa tesi si propone di costituire, a piccole scale, un esempio in ambito prettamente teorico del secondo tipo di atteggiamento di ricerca descritto. In particolare, si studiano le appli- cazioni di un diverso formalismo matematico, il formalismo dell'Algebra di Cliord, in meccanica classica, con l'obiettivo di mostrare come sia possibile estrapolare e comprendere nuove informazioni siche in fenomeni classici semplicemente utilizzando un linguaggio diverso, più chiaro e generale. Tale formalismo, computazionalmente molto potente ed intuitivo, lo si incontra in meccanica quantistica nella trattazione dello spin (come anche del momento angolare, dello spin isotopico, ecc.) e in generale nelle teorie quantistiche di campi relativistici; tuttavia, mostreremo come ben si applichi anche in meccanica classica, dove per classica si intende non quantistica e quindi comprendente anche la relatività. Il lavoro è strutturato fondamentalmente in: • una prima parte (Capitolo 1) dove viene presentato e descritto il formalismo matematico dell'Algebra di Cliord con denizioni, assiomi generali ed esempi applicati in spazi • 2-dimensionali e 3-dimensionali; una seconda parte dove si applica il formalismo in meccanica relativistica (Capitolo 2) e in Elettrodinamica Classica (Capitoli 3 e 4) • due appendici: una che tratta la generalizzazione della derivazione vettoriale a multivettori ed un'appendice in cui si mostra un esempio di programma da me scritto nel linguaggio Mathematica per il calcolo simbolico e numerico che impiega l'Algebra di Cliord. Completano il lavoro un'introduzione su genesi e travagli storici dell'Algebra di Cliord e conclusioni e ringraziamenti a ne tesi. 5 Nell'augurarvi una buona lettura, specico alcune informazioni riguardo alla notazione impiegata: a causa della struttura dell'algebra di Cliord, che considera scalari, vettori, bivettori, ecc. come elementi di una stessa algebra, si è scelto di denotare tali elementi con lo stesso carattere senza ricorrere al grassetto, per denotare vettori, o altre notazioni di questo tipo che si incontrano in letteratura. 0.1 Pillole di storia Un problema che occupò molti eminenti matematici e sici del XIX secolo fu quello di trovare una rappresentazione per le rotazioni in tre dimensioni, cié nello spazio ordinario. W. R. Hamilton spese gran parte della sua vita su tale problema e nalmente, nel 1844 riuscì a trovare una soluzione introducendo i quaternioni, che rappresentavano una generalizzazione dei numeri complessi allo spazio 3-dimensionale. L'algebra dei quaternioni contiene 4 elementi: {1, i, j, k} che soddisfano: i2 = j 2 = k 2 = ijk = −1 . Figura 1: William Rowan Hamilton 1805-1865. Scopritore dei quaternioni e una delle gure chiavi della comunità scientica del XIX secolo. Nonostante la chiara utilità dei quaternioni, c'era tuttavia un alone di mistero e molta confusione riguardo alla loro natura e al loro uso. i quaternioni sono ancora usati per rappresentare rotazioni in 3D Oggi in molti campi della scienza ed è noto che essi costituiscono uno strumento computazionalmente davvero eciente per eettuare tali operazioni. Comunque, la confusione sulla loro natura ancora persiste e una comprensione profonda e dettagliata dei quaternioni sta andando perdendosi sempre più. 6 Mentre Hamilton stava sviluppando la sua algebra dei quaternioni, anche H. G. Grassmann formulava una propria algebra: essa introduceva, aanco al prodotto scalare che è commutativo (a·b = b·a), un nuovo tipo di prodotto prodotto esterno, indicato con ∧, che era associativo: tra vettori, il a ∧ (b ∧ c) = (a ∧ b) ∧ c e anticommutativo: a ∧ b = −b ∧ a , con a, b e c vettori. Figura 2: Hermann Gunther Grassmann 1809-1877. Matematico tedesco e maestro di scuola, famoso per l'algebra che porta il suo nome. Grassmann, maestro di scuola tedesco, fu in vita fondamentalmente igno- forme difvariabili grassmaniane, variabili anticommutanti che sono a rato e solo dopo la sua morte il suo lavoro stimolò lo sviluppo delle ferenziali e delle fondamento di molte delle moderne teorie di supersimmetria e superstringhe. Il passaggio cruciale si ebbe nel 1878 con il lavoro del matematico inglese William Kingdon Cliord. Cliord fu uno dei pochi matematici che lesse e comprese il lavoro di Grassmann e, nell'intento di unicare le algebre di Hamilton e di Grassmann in una singola struttura, introdusse la propria algebra geometrica, oggi anche nota come Algebra di Cliord. si ha un solo tipo di prodotto, il prodotto geometrico : In tale algebra ab = a · b + a ∧ b , formato unendo assieme il prodotto scalare (o interno) e il prodotto esterno: tale prodotto è associativo come il prodotto di Grassmann ma anche invertibile, come il prodotto nell'algebra di Hamilton. Come avremo modo di vedere, nell'algebra di Cliord un equazione vettoriale del tipo inverso di a: ab = C ha soluzione b = a−1 C , dove a−1 esiste ed è detto né il prodotto interno né il prodotto esterno posseggono da soli 7 Figura 3: William Kingdon Cliord 1845-1879. Matematico e losofo. tale invertibilità e gran parte della potenza di calcolo dell'Algebra di Cliord deriva da questa proprietà. L'algebra di Cliord combinava tutti i vantaggi dei quaternioni con quelli dell'algebra lineare e della geometria vettoriale, pertanto sarebbe dovuta diventare il sistema fondamentale per tutta la sica matematica. Tuttavia, ci furono due eventi che cospirarono contro: il primo fu la morte prematura di Cliord a soli 34 anni e il secondo fu l'introduzione del calcolo vettoriale proposto da J. W. Gibbs, che costituisce l'usuale algebra vettoriale in 3 dimensioni diusa ai giorni nostri. Il calcolo vettoriale di Gibbs si adattava a spiegare bene l'elettromagnetismo, così come era formulato alla ne del XIX secolo; questo motivo e la considerevole reputazione di Gibbs presso la comunità scientica del tempo portarono il suo sistema vettoriale ad eclissare i lavori di Cliord e Grassmann. Ironicamente, lo stesso Gibbs sembrava convinto che l'approccio delle algebre multiple di Grassmann fosse quello più corretto da utilizzare. Con l'avvento della Relatività Speciale nel 1905 i sici realizzarono che occorreva un sistema che considerasse uno spazio 4-dimensionale ma, in quel periodo, le idee innovative di Grassmann e Cliord erano ormai state sepolte tra i vecchi articoli del XIX secolo e dimenticate. Nel negli anni '20 l'Algebra di Cliord riemerse come l'algebra che descriveva lo spin delle particelle in meccanica quantistica. In particolare, l'algebra di Pauli e delle matrici di spin di Dirac divenne indispensabile nella teoria quantistica. Tuttavia, esse venivano usate semplicemente come algebre astratte, mentre il loro signicato geometrico era andato perduto. La situazione rimase pressocché invariata nché negli anni 60' David Hestenes, sico teorico statunitense vivente, cominciò a riscoprire il signicato geometrico che si celava dietro le algebre di Pauli e di Dirac (Hestenes 1966). 8 Figura 4: David Orlin Hestenes. Inventore del calcolo geometrico e primo ad aver attirato l'attenzione sulla natura di linguaggio universale dell'Algebra di Cliord per ogni branca della scienza. Sebbene la sua originaria motivazione era quella di cercare di comprendere meglio la natura della meccanica quantistica, ben presto Hestenes si accorse che, applicata in modo appropriato, l'Algebra di Cliord aveva una potenza di calcolo inaudita e poteva rappresentare davvero un linguaggio universale per la matematica, la sica, l'ingegneria ed ogni branca della scienza. Ancora, il lavoro riguardevole di Hestenes è stato ignorato per circa venti anni, ma poi la comunità scientica ha cominciato a rivalutarlo. Oggi vi sono numerosi gruppi in tutto il mondo che lavorano applicando con successo l'Algebra di Cliord nei campi più disparati: dalla cosmologia ai buchi neri, al tunnelling quantistico, in QFT, in sica della materia, in dinamica dei fasci di particelle, in robotica, in chimica, in genetica, reti neurali, nel computer design, solo per citarne alcuni. Esattamente lo stesso sistema algebrico riesce a soddisfare le branche più disparate della scienza e queste, parlando la stessa lingua, riescono ora a comunicare, contaminarsi e confrontarsi fruttuosamente, contribuendo ad un più rapido progresso della scienza e della conoscenza delle meraviglie dello stupendo mondo che ci circonda. 9 10 Capitolo 1 Algebra di Cliord 1.1 Prodotto geometrico tra vettori Deniamo il prodotto geometrico ab tra due vettori a, b, appartenenti ad uno spazio vettoriale reale, l'operazione binaria che soddisfa i seguenti assiomi: • Associatività: a(bc) = (ab)c = abc dove • c (1.1) appartiene allo stesso spazio vettoriale reale. Distributività a sinistra rispetto all'addizione: a(b + c) = ab + ac. • • (1.2) Distributività a destra rispetto all'addizione: (b + c)a = bc + ca. (1.3) a a = a2 ∈ < . (1.4) Contrazione: Il prodotto geometrico appena denito, esteso ad un numero arbitrario di vettori o ad una loro combinazione lineare, permette di denire un'algebra, denominata Algebra di Cliord, i cui elementi sono detti multivettori e che deniremo in modo rigoroso nelle sezioni successive. L'ultimo assioma è particolarmente importante in quanto è ciò che differenzia l'Algebra di Cliord da un'algebra associativa generica. Non forziamo lo scalare ad essere positivo (avremmo potuto scrivere |a|2 ∈ <) a2 = poiché in tal modo si può incorporare facilmente l'algebra dello Spazio-tempo di Minkowski senza successive modicazioni di segno nei nostri assiomi. Altra particolarità è l'assenza di commutatività che costringe a postulare separatamente la distributività a destra e a sinistra. 11 Vogliamo ora dare elucidazioni sul signicato geometrico dei vari tipi di moltiplicazione tra vettori. A partire dal prodotto geometrico ab è possibile denire due nuovi tipi di prodotti: • un prodotto interno simmetrico a·b= • un prodotto esterno (1.5) antisimmetrico a∧b= da cui deriva la seguente 1 (ab + ba) = b · a , 2 1 (ab − ba) = −b ∧ a , 2 (1.6) decomposizione canonica per il prodotto geometrico: ab = a · b + a ∧ b. (1.7) Dall'assioma di contrazione (1.4) si mostra facilmente che a·b è uno scalare, pertanto tale prodotto tra vettori può essere identicato con il prodotto scalare standard euclideo. La quantità a∧b è detta bivettore e può essere interpretata geometrica- mente come un segmento di piano orientato, come mostrato in Figura 1.1. Figura 1.1: Prodotto esterno tra due vettori. a è vi|a||b|sin(θ), con il vettore a lungo Il prodotto esterno sualizzabile come un elemento di piano orientato di area θ l'angolo tra i vettori a e b, ottenuto facendo scorrere b. L'orientazione del parallelogramma segue il verso dei vettori nell'ordine in cui sono scritti nel prodotto esterno, cosicché può invertirsi passando da senso antiorario ad orario scambiando b con a, cioé invertendo l'ordine in cui a ∧ b = −b ∧ a . tali vettori appaiono nel prodotto esterno: Pertanto, diversamente dal noto prodotto vettoriale a×b (che è un vet- a ∧ b è un'entità intrinseca al piano a e b ed è indipendente dalle dimensioni dello spazio vettoriale in tore ortogonale al piano), il bivettore contenente cui tale piano (o ipersupercie, se in più dimensioni) vive: altresì, il prodotto vettoriale, come è noto, è ben denito solamente in uno spazio vettoriale 3-dimensionale. La decomposizione canonica (1.7) può inizialmente apparire piuttosto insolita, in quanto rappresenta la somma di due oggetti dierenti: uno scalare 12 e un bivettore. Tale è tuttavia una caratteristica peculiare dell'Algebra di Cliord e deve essere vista allo stesso modo dell'addizione di un numero reale con un numero immaginario in campo complesso: il risultato non è né un numero reale né un numero immaginario puro, ma un misto di due dierenti oggetti che combinati formano un singolo numero complesso. In realtà l'Algebra di Cliord è ancor più generale in quanto, come vedremo, permette di sommare in tal senso molti più elementi diversi: scalari, vettori, bivettori, ecc. Dall'interpretazione geometrica del prodotto interno e del prodotto esterno, è possibile dedurre un'interpretazione geometrica del prodotto geometrico tra vettori in alcuni casi particolari. Per vettori ortogonali, ad esempio, si ha che: a·b=0 ⇐⇒ ab = −ba . (1.8) D'altro canto, vettori collineari che determinano un parallelogramma con area nulla hanno: a∧b=0 Il prodotto geometrico ⇐⇒ ab = ba . (1.9) ab fornisce così una misura della direzione relativa di due vettori in uno spazio vettoriale: commutatività implica che i vettori sono collineari, mentre anticommutatività implica che essi sono ortogonali. Ogni moltiplicazione può essere ridotta a tali casi estremi introducendo un set completo (o base) di vettori ortonormali. Come ulteriore esempio degli assiomi del prodotto geometrico in azione, computiamo il quadrato di un bivettore a ∧ b. Le proprietà del prodotto geometrico ci consentono di scrivere: (a ∧ b) (a ∧ b) = (ab − a · b) (a · b − ba) = −ab2 a − (a · b)2 + a · b (ab + ba) = (a · b)2 − a2 b2 , (1.10) = −a2 b2 sin2 (θ) a · b = |a| |b| cos (θ). a ∧ b è uguale lati a e b. dove abbiamo assunto che Pertanto, il modulo del bivettore del parallelogramma di 13 eettivamente all'area 1.2 Prodotto esterno, grading e blade In precedenza si è denito il prodotto esterno di due vettori asserito che esso rappresenta un bivettore passo per denire l'operazione di a ∧ b. grading a e b e si è Tale informazione è il primo dell'intera algebra. Per far ciò estendiamo la denizione di prodotto esterno ad un arbitrario numero di vettori. Il prodotto esterno di una r-upla grade r (o r-blade o multivettore a1 ∧ a2 ∧ · · · ∧ ar ed è denito come di a1 , a2 , . . . , ar è detto blade grade r ), è denotato con Ar = di vettori puro di la somma totalmente antisimmetrica di tutti i prodotti geometrici: Ar = a1 ∧ a2 ∧ · · · ∧ ar = 1 X (−1)ε ak1 ak2 · · · akr , r! (1.11) k1 , k2 , . . . , kr ed mentre è −1 per dove la somma è fatta su tutte le permutazioni degli indici ε è +1 per permutazioni pari degli indici k1 , k2 , . . . , kr , permutazioni dispari. Ad esempio si ha: a1 ∧ a2 = 1 (a1 a2 − a2 a1 ) , 2! come richiesto che sia per la denizione (1.6). L'antisimmetria del prodotto esterno assicura che esso si annulli se vi sono almeno due vettori uguali. Ne consegue che il prodotto esterno si annulla se i vettori sono linearmente dipendenti, poiché in tal caso un vettore può essere scritto come combinazione lineare degli altri. Quindi, qualsiasi multivettore che può essere scritto puramente come il prodotto esterno di un set di vettori è detto blade : ad esempio a1 ∧a2 ∧a3 è un blade di grade 3, o in gergo, un trivettore. Più in generale, un multivettore qualsiasi può essere espresso come una somma di diversi blade, ciascuno avente un grade ben denito e si dice che l'Algebra di Cliord è un'algebra graded. Geometricamente, il grade di un blade rappresenta la dimensione dell'iperpiano che il blade specica. Denotiamo l'operazione di proiezione sui termini di un preciso grade h ir , così habi2 geometrico ab, cioé: un multivettore tramite la notazione o bivettoriale, del prodotto habi2 = a ∧ b habi0 = a · b . 14 r di indica la parte grade-2, (1.12) 1.3 Divisione per vettori La proprietà associativa (1.1) permette di realizzare il sogno di Hamilton di poter dividere per vettori. Supponiamo di avere che ab = C , dove C è una qualche combinazione di uno scalare e di un bivettore. Osserviamo che: Cb = (ab) b = a (bb) = ab2 . (1.13) Da ciò e dall'assioma (1.4) possiamo denire il vettore b−1 = b/b2 e, molti- −1 , si ha: plicando entrambi i membri della (1.13) a destra con b Cbb−1 = ab2 b−1 = ab2 b/b2 = ab = C , (1.14) bb−1 = 1. (1.15) si ricava cioé che: Un ragionamento analogo permette anche di trovare che: b−1 b = 1. Si scopre, pertanto, che il vettore b−1 (1.16) rappresenta l' elemento inverso di b. La denizione di un elemento vettoriale inverso è resa possibile dalla struttura del prodotto geometrico che ingloba prodotto interno ed esterno, come mostrato nella sua decomposizione canonica: né il prodotto esterno né il prodotto scalare da soli permettono di denire un tale elemento inverso. Non serve dilungarsi troppo nel dire che tale peculiarità, oltre ad essere un'assoluta novità, rende l'Algebra di Cliord computazionalmente molto potente ed eciente. 1.4 Algebra dei multivettori Le denizioni nora introdotte si possono facilmente generalizzare a multivettori generici di grade r-multivettore Ar r. Il prodotto geometrico di un vettore a con un è dato da: aAr = a · Ar + a ∧ Ar , (1.17) dove il prodotto interno è generalizzato: a · Ar = haAr ir−1 = e agisce abbassando il grade di Ar , 1 (aAr − (−1)r Ar a) 2 (1.18) mentre il prodotto esterno ha come generalizzazione: a ∧ Ar = haAr ir+1 = che innalza di un'unità il grade di 1 (aAr + (−1)r Ar a) , 2 Ar . 15 (1.19) L'intera algebra multivettoriale viene costruita iterando tale processo di moltiplicazione di vettori. Il prodotto geometrico di due multivettori è (per denizione) associativo r e, per due blade di grade e s, può essere decomposto nel seguente modo: Ar Bs = hABir+s + hABir+s−2 + · · · + hABi|r−s| . (1.20) I simboli · e ∧ sono conservati per i termini rispettivamente con grade più basso e più alto della somma (1.20), cioé: Ar · Bs = hABi|r−s| , (1.21) Ar ∧ Bs = hABir+s , (1.22) che chiamiamo rispettivamente prodotto interno e prodotto esterno di due blade. Tali prodotti sono associativi e rispettano le proprietà di simmetria: Ar · Bs = (−1)r(s−1) Bs · Ar per r ≤ s , (1.23) rs Ar ∧ Bs = (−1) Bs ∧ Ar . Deniamo poi l'operazione di reversione o di inversione d'ordine, che inverte l'ordine dei vettori in ciascun multivettore. Il risultato di tale operazione su un multivettore A viene denotato con à ed è detto reverso di A. Il Ae reverso di un vettore è il vettore stesso e il prodotto di due multivettori B è dato da: (AB)∼ = B̃ à . In particolare, per il reverso di un r-blade (1.24) si ha: Ãr = (−1)r(r−1)/2 Ar . (1.25) 1.4.1 Pseudoscalare e dualità Il blade di grade più alto presente in una data algebra è solitamente detto pseudoscalare, il suo grade coincide con la dimensione dello spazio vettoriale di partenza da cui si costruisce l'algebra e si denota solitamente con pseudoscalare permette di denire l'operazione di Ar = I I. dualità (di Hodge) : Lo sia Bs un blade della stessa algebra con s ≤ r, Bs il blade Bs∗ = Cr−s di grade r − s ottenuto Bs con lo pseudoscalare: lo pseudoscalare e sia allora si denisce il duale di dal prodotto geometrico di Bs∗ = IBs = Cr−s . 16 (1.26) 1.5 Basi e sistema reciproco Introduciamo ora i concetti di base diretta e base reciproca, che ci saran- no necessari più avanti, nella trattazione dell'Algebra dello Spazio-tempo relativistico. Dall'algebra lineare standard è noto che un insieme di mente indipendenti costituisce una base e1 , . . . , en o o {ek } sistema di riferimento (diretto) poi una base dell'Algebra di Cliord su Vn vettori linear- Vn . Vn di tale spazio vetto- riale. Iterando il prodotto esterno tra i vari elementi di in cui i vettori di n che generano uno spazio vettoriale {ek }, si costruisce Non ci restringiamo al caso siano ortogonali, pertanto gli {ek } non commutano necessariamente. L'elemento di volume per il sistema {ek } è denito come: En = e1 ∧ e2 ∧ · · · ∧ en = λI , dove {ek } En λ e è cioé un multiplo dello pseudoscalare uno scalare. Associato a qualsiasi arbitraria base reciproco {ek } denito dalla proprietà: ei · ej = δji , dove δji rappresenta la δ I (1.27) dello spazio generato da {ek }, vi è la base reciproca o sistema ∀i, j = 1, . . . , n , di Kronecker che vale +1 se i=j (1.28) e 0 altrimenti. I vettori e1 , e2 ed e3 formano una base non 3-dimensionale. Il vettore reciproco e3 è generato formando il piano e1 ∧ e2 e costruendo il vettore perpendicolare a questo 3 3 piano. La lunghezza (modulo) del vettore e è ssata dalla relazione e ·e3 =1. Figura 1.2: Base reciproca. ortogonale per lo spazio La base reciproca è costruita nel seguente modo (vedasi Figura 1.2): ej = (−1)j−1 e1 ∧ e2 ∧ · · · ∧ ¥j ∧ · · · ∧ en En−1 , dove la notazione ¥j sta ad indicare che il termine ej manca nell'espressione. La formula (1.29) ha una semplice interpretazione: i vettori essere ortogonali a tutti i vettori {ei } , i 6= j . 17 (1.29) ej devono Per far ciò si forma prima il prodotto esterno degli n − 1 vettori {ei } , i 6= j En ) che ritorna un vettore (n − 1)-dimensionale. e poi se ne fa il duale (tramite perpendicolare a tutti i vettori del sottospazio 1.5.1 Applicazione: reticolo reciproco in cristallograa Un'importante applicazione della formula per il sistema reciproco si trova nello studio dei reticoli cristallini in sica della materia. Se un cristallo presenta delle strutture ripetute denite dai vettori e1 , e2 , e3 , che costituiscono una base del cosiddetto reticolo diretto, eettuando studi di scattering di luce laser incidenti su campioni del cristallo, si trovano picchi di interferenza costruttiva per intervalli di vettori d'onda di luce scatterata: δk = 2π(n1 e1 + n2 e2 + n3 e3 ) , dove n1 , n2 , n3 sono interi. Si studiano cioé reticoli di dirazione che natu- ralmente sono mappati nel reticolo reciproco e1 = (1.30) e2 ∧ e3 , e1 ∧ e2 ∧ e3 e2 = e3 ∧ e1 , e1 ∧ e2 ∧ e3 ei che è denito come: e3 = e1 ∧ e2 , e1 ∧ e2 ∧ e3 (1.31) che, usando la relazione: e1 ∧ e2 ∧ e3 = E3 = (e1 · e2 · e3 )I , (1.32) assumono la forma standard, con il prodotto vettoriale di Gibbs: (e2 ∧ e3 )I −1 e2 × e3 = e1 · e2 · e3 e1 · e2 · e3 −1 (e1 ∧ e3 )I e1 × e3 e2 = = e1 · e2 · e3 e1 · e2 · e3 (e1 ∧ e2 )I −1 e1 × e2 e3 = = e1 · e2 · e3 e1 · e2 · e3 e1 = 18 (1.33) 1.6 Algebra di Cliord nel piano Il modo più semplice per comprendere il signicato geometrico del prodotto geometrico è partire da esempi in spazi vettoriali di dimensione 2 o 3, in cui è possibile visualizzare gli elementi dell'algebra. Consideriamo uno spazio vettoriale e1 to da due vettori ortonormali e2 . ed 2-dimensionale (un piano) genera- Tali vettori di base soddisfano le relazioni: e1 2 = e2 2 = 1 , e 1 · e2 = 0 L'ultimo ente presente nell'algebra è il bivettore (1.34) e1 ∧ e2 , che rappresenta l'elemento di grade più alto che si può costruire a partire da una base di due vettori linearmente indipendenti. Nel nostro caso, gli elementi di base dell'algebra sono dati da: 1 |{z} e1 , e2 | {z } 1 scalare 2 vettori Denotiamo tale algebra con Cl2 e1 ∧ e2 | {z } (1.35) 1 bivettore e osserviamo che essa ha 22 blade. Ogni multivettore può essere decomposto in questa base e somme e prodotti possono essere calcolati in termini di questa base. Ad esempio, supponiamo di avere due multivettori A e B, dove: A = α0 + α1 e1 + α2 e2 + α3 e1 ∧ e2 , (1.36) B = β0 + β1 e1 + β2 e2 + β3 e1 ∧ e2 , con α0 , . . . , α3 Allora la β0 , . . . , β3 coecienti scalari. loro somma S = A + B è data da: e S = (α0 + β0 ) + (α1 + β1 )e1 + (α2 + β2 )e2 + (α3 + β3 ) e1 ∧ e2 (1.37) il ché mostra come l'addizione di multivettori sia piuttosto semplice da eettuare. 1.6.1 Il bivettore e i suoi prodotti Per studiare le proprietà del bivettore e1 ∧ e2 , per prima cosa ricordiamo che per vettori ortogonali il prodotto geometrico è un bivettore puro: e1 e2 = e1 · e2 + e1 ∧ e2 = e1 ∧ e2 (1.38) e che vettori ortogonali anticommutano: e2 e1 = e2 ∧ e1 = −e1 ∧ e2 = −e1 e2 . Vediamo ora cosa accade se moltiplichiamo il bivettore (1.39) e1 e2 a destra o a sinistra con un vettore di base. La moltiplicazione a sinistra dà: (e1 ∧ e2 )e1 = (−e2 e1 )e1 = −e2 e1 e1 = −e2 19 (1.40) e (e1 ∧ e2 )e2 = (e1 e2 )e2 = e1 , da cui osserviamo che, se assumiamo che e1 ed e2 (1.41) formino una coppia de- strorsa, la moltiplicazione a sinistra con il bivettore ruota i vettori di 90◦ in senso orario. Analogamente, la moltiplicazione a destra ruota i vettori di 90◦ in senso antiorario: e2 (e1 e2 ) = −e1 . e1 (e1 e2 ) = e2 , (1.42) Si scopre, quindi, che l'azione del prodotto di un elemento di base con un bivettore è strettamente legata ad una rotazione. L'ultimo prodotto nell'algebra che consideriamo è il quadrato del bivettore e1 ∧ e2 : (e1 ∧ e2 )2 = e1 e2 e1 e2 = −e1 e1 e2 e2 = −1 . (1.43) In tal modo osserviamo come considerazioni puramente geometriche ci abbiano condotto in modo naturale ad una quantità il cui quadrato è −1. Ciò corrisponde anche al risultato secondo cui due successive moltiplicazioni a e1 e2 destra o a sinistra di un vettore con 180◦ , ruotano il vettore di un angolo di il ché è equivalente ad una moltiplicazione per −1. Il fatto che ora abbiamo una consistente rappresentazione geometrica per oggetti il cui quadrato algebrico è −1 apre alla possibilità di fornire una interpretazione geometrica per l'unità immaginaria, onnipresente anche in sica, con l'intento di comprendere meglio il senso sico di formule in cui essa compare. Eettueremo una trattazione più approfondita dello pseudoscalare in una sezione successiva. 1.6.2 Connessione con i numeri complessi Appare ora chiaro che vi sia una relazione tra l'Algebra di Cliord in due dimensioni Cl2 e l'algebra dei numeri complessi. Il bivettore ◦ una rotazione di 90 gradi e il suo quadrato dà −1. e1 ∧ e2 genera La combinazione di uno scalare e di un bivettore, che si forma in modo naturale con il prodotto geometrico, può essere così vista come un numero complesso 1 Scriviamo ciò come: Z = u + ve1 e2 = u + Iv (1.44) I 2 = −1 (1.45) dove I = e1 ∧ e2 1 Teniamo a precisare che l'analogia tra i numeri complessi e multivettori Z ∈ Cl2 del tipo della (1.44) è perfetta, ma si perde nel caso si considerino multivettori su spazi vettoriali di dimensione maggiore: in tali spazi infatti possono esservi numerosi elementi dell'algebra il cui quadrato dà −1 e l'unicità dell' unità immaginaria viene meno. Tut- tavia, si possono trovare multivettori della forma della (1.44) anche in spazi di dimensione maggiore di 2 e, pur non rappresentando propriamente dei numeri complessi, ci si riferisce ad essi ugualmente come multivettori in forma complessa. 20 Si è qui usato il simbolo tosto che il simbolo I per lo pseudoscalare dell'algebra in interesse piut- i dell'unità immaginaria, più diuso in letteratura, poiché quest'ultimo ha il problema di suggerire l'idea di un elemento che commuti con tutti gli altri, proprietà questa che non appartiene necessariamente allo pseudoscalare. Consideriamo ora un generico vettore in Cl2 , che sappiamo essere una combinazione di elementi di grade 1 del tipo: x = ue1 + ve2 . Se moltiplichiamo tale generico vettore per (1.46) e1 da sinistra, si ottiene: e1 x = u + ve1 e2 = u + Iv = Z . (1.47) Otteniamo cioé una semplice prescrizione per legare un generico vettore generico multivettore Z x al che abbiamo indenticato come numero complesso. Se ora si considera il complesso coniugato di Z , Z † = u − Iv , osserviamo che: Z † = u − ve1 e2 = u + ve2 e1 = xe1 . (1.48) dove si osserva che si ottiene semplicemente un'inversione dell'ordine del prodotto geometrico tra e1 ed x. Tale operazione di inversione dell'ordine dei prodotti corrisponde proprio all'operazione di reversione denita nella sezione 1.4 . Supponiamo ora di introdurre un secondo numero complesso vettore equivalente W, con y: W = e1 y . (1.49) Il prodotto tra due numeri complessi ZW † = W † Z ora diventa: W † Z = ye1 e1 x = yx , rappresenta, cioé il prodotto geometrico tra i vettori (1.50) y e x. Ciò, in realtà, non deve molto sorprendere perchè storicamente si partì proprio dal prodotto tra numeri complessi per suggerire la forma del prodotto geometrico. 21 1.7 Algebra di Cliord nello spazio 3-d L'algebra di Cliord dello spazio 3-dimensionale costituisce un potente stru- mento matematico per risolvere problemi in geometria e in meccanica classica. Essa descrive vettori, piani e volumi in una singola algebra, che contiene tutte le familiari operazioni vettoriali; include il prodotto vettoriale, che si rivela essere una forma camuata di bivettore; inoltre, fornisce un metodo chiaro e compatto per lavorare con rotazioni in modo molto più semplice rispetto al formalismo matriciale. Nella sezione precedente abbiamo costruito l'algebra di Cliord di un piano. Ora consideriamo uno spazio vettoriale su < di dimensione 3 con il set di vettori ortonormali (quindi anticommutanti, nel senso visto in (1.35)) {e1 , e2 , e3 }. Da questi vettori di base possiamo generare i seguenti oggetti geometrici: 1 |{z} 1 scalare {e1 , e2 , e3 } | {z } 3 vettori {e1 e2 , e2 e3 , e3 e1 } | {z } 3 bivettori e1 e2 e3 , | {z } (1.51) 1 trivettore Cl3 di dimensione (1+3+3+1) = 8 = 23 . Molte delle proprietà di quest'algebra sono condivise con il caso 2-dimensionale, poiché i sottoinsiemi {e1 e2 }, {e2 e3 } e {e3 e1 } generano subalgebre 2 - dimensionali. In particolare si hanno 3 bivettori indipendenti {e1 e2 , e2 e3 , e3 e1 }, che che formano lo spazio lineare sono in numero pari al numero aspettato di piani indipendenti nello spazio, come mostrato in Figura 1.3. Figura 1.3: Bivettori nello spazio. C'è poi il termine dato dal prodotto geometrico di tutti i 3 vettori di base: (e1 e2 )e3 = e1 e2 e3 = I . Esso rappresenta un blade di grade 3, detto trivettore (1.52) e geometricamente corrisponde all'elemento di volume orientato ottenuto facendo scorrere il bivettore e1 ∧ e2 lungo il vettore e3 , come mostrato in Figura 1.4. 22 Figura 1.4: Trivettori. Dati tre vettori a, b c, e il trivettore a∧b∧c cor- risponde all'elemento di volume orientato che si ottiene facendo, ad esempio, scorrere il bivettore a∧b lungo c o il bivettore b∧c lungo a. Osserviamo che : (e1 e2 e3 )2 = e1 e2 e3 e1 e2 e3 = e1 e2 e1 e2 e3 2 = −1 (1.53) e che: (e1 e2 e3 )ek = ek (e1 e2 e3 ) ∀k = 1, 2, 3 (1.54) Queste relazioni portano nuove imterpretazioni geometriche: • Dalla (1.52) osserviamo che ciascun bivettore, oltre a far ruotare di 90◦ vettori che giacciono nel piano che essi descrivono, formano anche trivettori (volumi) se moltiplicati con vettori ad essi ortogonali. • Dalla (1.54), il trivettore e1 e2 e3 commuta con tutti i vettori, quindi anche con tutti i multivettori. • Dalla (1.53) osserviamo che anche il trivettore possiede la prorprietà algebrica di avere per quadrato −1. Si nota quindi che ora, su otto elementi geometrici dell'algebra, quattro hanno tale proprietà, cioé i tre bivettori e il trivettore e l'analogia con l'unità immaginaria dei numeri complessi ora non è più istantanea come nel caso 2-dimensionale. In particolare, se in letteratura si incontra una soluzione algebrica di una qualche equazione sica espressa in forma complessa e la si vuole tradurre nel linguaggio dell'Algebra di Cliord, occorre prima comprendere bene il ruolo che l'unità immaginaria assume tacitamente nel particolare problema considerato, in modo da poter poi identicarla con uno dei bivettori o con il trivettore. In genere si trova che l'unità immaginaria può essere associata a qualche piano nello spazio, così può essere interpretata come un bivettore. Quando ciò accade, il signicato sico dell'apparato matematico utilizzato diventa molto più chiaro e trasparente e si ha modo di comprendere aspetti sici delle soluzioni 23 complesse trovate che altrimenti potrebbero sfuggire. Tuttavia, in alcune applicazioni dell'algebra dei numeri complessi in problemi sici, non è così chiaro il signicato sico-geometrico da attribuire all'unità immaginaria e in tal caso si propone di riformulare il problema partendo direttamente dall'Algebra di Cliord, senza eettuare traduzioni tra i due strumenti matematici, in modo da rintracciare soluzioni nel nuovo framework algebrico (in genere più potente) così da comprenderne appieno il signicato sico. 1.7.1 Matrici di Pauli Vediamo ora cosa accade moltiplicando lo pseudoscalare I con i vettori di base: Ie3 = (e1 e2 e3 )e3 = e1 e2 Ie1 = (e1 e2 e3 )e1 = e2 e3 (1.55) Ie2 = (e1 e2 e3 )e2 = e3 e1 3-dimensionale Cl3 Osserviamo così che l'Algebra di Cliord dello spazio corrisponde con l'algebra delle matrici di spin di Pauli, note in meccanica quantistica. In particolare, tale equivalenza tra le due algebre diventa più evidente se si scrive il prodotto geometrico tra due vettori di base qualsiasi di Cl3 : ei ej = ei · ej + ei ∧ ej = δij + Iεijk ek , dove δij e εijk (1.56) sono rispettivamente la delta di Kronecker e il tensore com- pletamente antisimmetrico di Levi-Civita. Le matrici di Pauli (scritte rispetto alla base in cui σ3 è diagonale ) invece sono: σ1 = 0 1 1 0 σ2 = 0 −i i 0 σ3 = 1 0 0 −1 (1.57) e soddisfano: σi σj = δij + iεijk σk , relazione che coincide formalmente con la (1.56). (1.58) Osserviamo cioé che le matrici di Pauli sono una particolare rappresentazione matriciale di Cl3 . 1.7.2 Quaternioni Rimanendo in Cl3 , possiamo denire: i = Ie1 j = −Ie2 k = Ie3 . 24 (1.59) Osserviamo che: i2 = Ie1 Ie1 = I 2 e21 = −1 j2 = (−Ie2 )(−Ie2 ) = I 2 e22 = −1 k2 = Ie3 Ie3 = −1 ijk = Ie1 (−Ie2 )Ie3 = Ie1 (−I)Ie2 e3 = Ie1 e2 e3 = I 2 = −1 dove abbiamo usato la (1.54) e che (1.60) (−I)I = 1. Abbiamo quindi ottenuto che: i2 = j2 = k2 = ijk = −1 , (1.61) la quale rappresenta l'usuale relazione che identica l'algebra dei quaternioni elaborata da Hamilton, che ora vediamo essere contenuta in Cl3 . In parti- colare ora possiamo comprendere istantaneamente il signicato geometrico i j e k, in quanto, a partire dalla degli elementi dell'algebra dei quaternioni , denizione (1.59), si ha: i = Ie1 = e2 e3 j = −Ie2 = e1 e3 k = Ie3 = e1 e2 , (1.62) cioé essi sono bivettori e quindi generano rotazioni di 90◦ rispetto a tre direzioni ortogonali dierenti. In eetti, è noto che l'algebra dei quaternioni è ideale per rappresentare rotazioni arbitrarie in tre dimensioni e che fu costruita da Hamilton proprio per questo scopo. 1.7.3 Limiti del prodotto vettoriale standard Il prodotto vettoriale o denito in Cl3 prodotto di Gibbs a × b tra due vettori a e b è a partire da un'operazione di dualità (moltiplicazione con lo pseudoscalare) con il prodotto esterno a∧b : a × b = −Ia ∧ b . (1.63) L'operazione di dualità in tre dimensioni scambia un piano con un vettore ad esso ortogonale in senso destrorso. Nella letteratura matematica, tale dualità di Hodge. Vettori del tipo vettori polari e cambiano segno per operazione operazione è conosciuta con il nome di di a e b vengono poi detti di parità, metre vettori costruiti a partire dal prodotto vettoriale di Gibbs, come a × b, sono detti vettori assiali e non cambiano segno per operazione di parità. Tuttavia, come largamente argomentato in diverse referenze [3, 7, 14, 13, 9], il prodotto vettoriale tra due vettori appare come un prodotto esterno camuato, una forzatura dovuta alla necessità di lavorare esclusivamente con vettori e risulta fortemente limitante in quanto può essere solo denito in uno spazio vettoriale 3-dimensionale 25 con la prescrizione della regola della mano destra , mentre il prodotto esterno è denito in spazi vettoriali di dimensione arbitraria (persino innita, rispettando gli opportuni criteri di convergenza). Ne risulta che nel framework dell'Algebra di Cliord anche la distinzione in vettori assiali e polari diventa completamente non necessaria se si comprende e accetta l'inutilità del prodotto vettoriale di Gibbs. 1.8 Riessioni e rotazioni La potenza di calcolo dell'Algebra di Cliord comincia ad emergere quando si considerano riessioni e rotazioni. Consideriamo un vettore arbitrario vettore unitario n 2 (cioé con n parallela e ortogonale a n = 1). Possiamo scomporre a a e un in componenti nel seguente modo: a = n2 a = n(n · a + n ∧ a) (1.64) = ak + a⊥ , dove: ak = a · n n , La formula per ak a⊥ = n n ∧ a . rappresenta manifestamente la proiezione di (1.65) a nȧ⊥ = hnn n ∧ ai0 = hn ∧ ai0 = 0 . Il risultato della riessione di a0 = a⊥ − ak n; a⊥ : su mostriamo ora che anche il secondo termine rappresenta eettivamente (1.66) a rispetto al piano ortogonale a n è il vettore (vedasi Figura 1.5 ), dato da: a0 = a⊥ − ak = n n ∧ a − a · n n = −n · a n − n ∧ a n (1.67) = −n a n . Queste formula per una riessione si estende a multivettori arbitrari. Ad esempio, se in vettori ad n, a allora il bivettore b sono entrambi riessi a ∧ b viene riesso in : e nell'iperpiano ortogonale 1 (−nan) ∧ (−nbn) = (nannbn − nbnnan) 2 = na ∧ bn . (1.68) In tre dimensioni, la dierenza di segno tra le formule (1.67) e (1.68) per vettori e bivettori tiene conto del diverso comportamento dei vettori polari e assiali sotto riessione. 26 a Figura 1.5: Una riessione. Il vettore a n. risultato ad n riesso nell'(iper)piano ortogonale Questo è il modo per descrivere riessioni in dimensioni arbitrarie: il a0 è ottenuto invertendo il segno di ak , il componente di a parallelo . Le rotazioni sono costruite a partire da coppie di riessioni: una rotazione nel piano generato d due vettori unitari n e m è ottenuta eettuando riesm e n. Eettuando prima una sioni successive nell'(iper)piano ortogonale ad m: riessione nell'iperpiano ortogonale ad b = −mam e, successivamente, nell'iperpiano ortogonale a (1.69) n, si genera il nuovo vettore: c = −nbn = −n(−mam)n = nm a mn . (1.70) R = nm a mn , (1.71) Deniamo: in tal modo possiamo scrivere il risultato della rotazione come: c = R a R̃ . (1.72) Nel derivare questa trasformazione non si è specicata la dimensionalità dello spazio vettoriale, perciò vale per ogni dimensione. Il multivettore rotore (da non confondere con il ∇×), R è detto contiene solamente elementi di grade pari e soddisfa l'identità (trasformazione unitaria): RR̃ = R̃R = 1 . (1.73) Notiamo che possiamo scrivere: R = nm = n · m + n ∧ m = cos(θ) + n ∧ m . 27 (1.74) Abbiamo già calcolato il modulo del bivettore m∧n nella (1.10): (m ∧ n)(m ∧ n) = −sin2 (θ) . Da ciò deniamo il bivettore unitario B= In termini del bivettore B, B m∧n sin(θ) nel piano di (1.75) m∧n come: B 2 = −1 . (1.76) abbiamo: R = cos(θ) − Bsin(θ) , (1.77) che risulta essere semplicemente la decomposizione polare di un numero complesso con l'unità immaginaria rimpiazzata da B. Possiamo, pertanto, scrivere: R = exp(−Bθ) , (1.78) con l'esponenziale denito in termini della sua serie di potenze, come con- 2 sueto . rappresentazione spinoriale La (1.78) è talvolta anche detta del rotore. Tale espressione per il rotore risulta essere uno dei più importanti oggetti che si possono costruire con l'Algebra di Cliord e e ad esso ci ricondurremo nella trattazione sulle trasformazioni di Lorentz nel capitolo successivo. 1.9 Derivata vettoriale ∇. Al(grade 1) in L'operazione di derivazione vettoriale viene denotata con il simbolo gebraticamente, essa possiede tutte le proprietà di un vettore un'algebra di Cliord. Le proprietà dell'operatore denizione del prodotto interno tra fornisce la derivata direzionale ∇ ∇ sono contenute nella e un qualsiasi vettore nella direzione di a. a: il risultato Cioè: F (x + εa) − F (x) , ε→0 ε a · ∇F (x) = lim (1.79) dove assumiamo che tale limite esista e sia ben denito. Supponiamo ora di denire un sistema di coordinate costante il suo sistema reciproco da xk = e k · x, {ek }. {ek } con Le coordinate spaziali sono pertanto denite dove si utilizza la convenzione della sommazione implicita se sono presenti indici ripetuti (alla Einstein). La derivata vettoriale può così essere espressa: ∇= X k 2 ek ∂ = ek ∂k , ∂xk (1.80) La serie di potenze per l'esponenziale risulta essere assolutamente convergente per ogni blade del multivettore. 28 dove introduciamo la notazione abbreviata: ∂i = ∇ = ek ∂k La decomposizione ∂ . ∂xi (1.81) mostra chiaramente come la derivata vettoria- le combini le proprietà algebriche di un vettore con le proprietà operatoriali delle derivate parziali. Poichè la scelta di una base {ek } bitraria, la derivata vettoriale ne risulta indipendente. è del tutto ar- Per una rigorosa trattazione dell'analisi matematica generalizzata a multivettori si rimanda ai testi specialistici [2, 9]. Nell'Appendice A si riporta l'operazione di derivazione multivettoriale. 1.9.1 Derivata spaziotemporale Per costruire l'operatore di derivazione vettoriale nello spazio-tempo, intro- γµ (il cui signicato sarà specicato in modo µ coordinate associate x . Possiamo allora scrivere: duciamo un sistema ortonormale chiaro nel Capitolo 2) con ∇ = γ µ ∂µ = γ0 ∂ ∂ + γi i . ∂t ∂x (1.82) Tale operatore di derivazione è l'operatore chiave in ogni teoria relativistica dei campi, incluse la teoria di Dirac e dell'elettromagnetismo. Se post-moltiplichiamo mediante prodotto geometrico l'operatore γ0 , ∇ con osserviamo che: ~ , ∇γ0 = ∂t + γ i γ0 ∂i = ∂t − ∇ (1.83) ~ = γ0 ∧ ∇ = σ i ∂i ∇ (1.84) dove si denisce: la derivata vettoriale nello spazio relativo Capitolo 2) denito dal vettore γ0 : (vedasi Sezione 2.3 a pag.33 del esso corrisponde al 3-gradiente relativo usato nell'analisi vettoriale standard. Allo stesso modo, si ha: ~ . γ0 ∇ = ∂t + ∇ (1.85) L'operatore di derivazione vettoriale dello spazio-tempo soddisfa pertanto la relazione : ~ 02 (∂t + ∇) ~ = ∇2 = (∂t − ∇)γ ∂2 ~2, −∇ ∂t2 (1.86) che corrisponde all'operatore d'Alambertiano dello spazio-tempo, l'operatore fondamentale che descrive onde viaggianti alla velocità della luce nel vuoto. 29 30 Capitolo 2 Algebra di Cliord dello Spazio-tempo 2.1 Algebra dello Spazio-tempo Cl1,3 L'Algebra di Cliord Cl1,3 costruita a partire dallo spazio-tempo relativistico 4-dimensionale di Minkowski viene in gergo detta semplicemente dello Spazio-tempo o Spacetime Algebra. Algebra Come è noto, i vettori che appartengono allo spazio-tempo di Minkowski non hanno norma denita positiva: un quadrivettore x = (ct, x1 , x2 , x3 ) è detto di tipo tempo, luce o spazio a seconda che, rispettivamente, si abbia x2 > 0, x2 = 0 oppure x2 < 0. L'invarianza dell'intervallo tra due eventi per cambiamento di sistema di riferimento: (ct)2 − r2 = (ct0 )2 − r02 (dove si ipotizzi di passare da un certo sistema S (2.1) ad un altro S0 in moto rela- tivo rispetto al primo) rappresenta il punto di partenza per la formulazione della relatività speciale e costituisce anche il concetto algebrico fondamentale che occorre inglobare nella costruzione dell'Algebra dello Spazio-tempo. La (2.1) richiede infatti che l'algebra che dobbiamo costruire necessita di quattro vettori di base ortogonali {γ0 , γ1 , γ2 , γ3 } soddisfacenti le seguenti relazioni algebriche: γ02 = 1 , dove i e j γ 0 · γi = 0 , sono indici che corrono da 1 a γi γj = −δij , 3. (2.2) Tali relazioni algebriche sono sintetizzate in notazione relativistica come: γµ · γν = ηµν = diag(+ − −−) , La notazione µ, ν = 0, . . . , 3 (2.3) {γµ } per un sistema di riferimento dello spazio-tempo è una convenzione largamente diusa nella letteratura dell'Algebra dello Spaziotempo ed è presa in prestito dalla teoria di Dirac. 31 ηµν rappresenta la metrica dello spazio-tempo e si è scelta la segnatura tipica della sica delle particelle, che assegna la norma negativa a vettori di tipo spazio. Si sceglie poi la convenzione di usare indici latini per riferirsi alle componenti spaziali e indici greci per tutte le componenti. Dal sistema la Sezione 1.5) e {γµ } {γ µ }, si costruisce il sistema di riferimento reciproco (vedasi avente, a causa della segnatura di Minkowski, γ 0 = γ0 γ i = −γi . Un generico vettore nello spazio-tempo può così essere costruito a partire da x, {γµ } : un evento dello spazio-tempo, ad esempio, che viene indicato con ha coordinate xµ nel sistema {γµ }. Esplicitamente, il vettore x assume la forma: x = xµ γµ = ctγ0 + xi γi . In questo modo, a partire da 4 contiene 2 = 16 1 scalare l'Algebra dello Spazio-tempo Cl1,3 termini di base: {γµ } | {z } 1 |{z} {γµ }, (2.4) {γµ ∧ γn u} | {z } 4 vettori Iγµ |{z} I |{z} 4 trivettori 6 bivettori . (2.5) 1 pseudoscalare Vedremo come la struttura di quest'algebra fornisce praticamente tutte le informazioni che occorrono per descrivere uno spazio-tempo piatto e il gruppo di trasformazione di Lorentz. Un multivettore generico di Cl1,3 può essere scritto come: M = α + a + B + Ib + Iβ , dove α e β sono scalari, a e b sono vettori e B (2.6) è un bivettore. Il reverso di questo elemento è dato da: M̃ = α + a − B − Ib + Iβ e i vettori generatori {γµ } (2.7) soddisfano le relazioni: γµ γν + γν γµ = 2ηµν . (2.8) Tali relazioni sono le stesse che deniscono anche l'algebra delle matrici di Dirac: ne consegue che le matrici di Dirac deniscono una rappresentazione dell'Algebra dello Spazio-tempo. 2.2 Bivettori in Cl1,3 In Cl1,3 ci sono sei bivettori che vengono suddivisi in due categorie: quelli che contengono una componente di tipo tempo (ad esempio che hanno solo componenti spaziali (ad esempio Per ogni coppia di vettori ortogonali a e b, γi ∧ γj ). a · b = 0, con (a ∧ b)2 = abab = −a2 b2 . 32 γi ∧ γ0 ) e quelli si ha: (2.9) I due tipi di bivettori hanno quindi quadrati con segno dierente. Per bivettori puramente spaziali, abbiamo: (γi ∧ γj )2 = −γi 2 γj 2 = −1 . (2.10) che rappresenta il familiare risultato per bivettori euclidei, ciascuno dei quali rappresenta una rotazione su un piano. Per bivettori contenenti una componente di tipo tempo, invece si ha: (γi ∧ γ0 )2 = −γi 2 γ0 2 = +1 . (2.11) Bivettori con quadrato positivo posseggono numerose nuove proprietà. Come risultato immediato, ad esempio, si ha che: α2 α3 + γ1 γ0 + . . . 2! 3! = cosh(α) + sinh(α)γ1 γ0 . eαγ1 γ0 = 1 + αγ1 γ0 + (2.12) Ciò mostra esplicitamente che si ha a che fare con una geometria di tipo iperbolico. Questi bivettori non generano rotazioni di 90◦ ma soddisfano le relazioni: γ0 (γ1 γ0 ) = −γ1 , γ1 (γ1 γ0 ) = −γ0 (2.13) 2.3 Sistemi di riferimento relativi Cl1,3 con l'analisi standard dei 3-vettori di Gibbs, esprimiamo la dualità di Cl1,3 selezionando un particolare Per connettere l'Algebra dello Spazio-tempo sistema di riferimento relativo inerziale. Per far ciò, decomponiamo la base dei bivettori in tre elementi che utilizzano uno specico vettore di tipo tempo γ0 , nel seguente modo: σi = γi0 = γi ∧ γ0 , con, al solito, i = 1, 2, 3. (2.14) Deniamo anche i loro duali: σi I = −εijk γjk , (2.15) εijk il tensore completamente antisimmetrico di Levi-Civita. σi deniscono un set di bivettori dello spaziotempo rappresentanti piani di tipo tempo. Le σi soddisfano le relazioni: con Le 1 σi · σj = (γi γ0 γj γ0 + γj γ0 γi γ0 ) 2 1 = (−γi γj − γj γi ) = δij . 2 (2.16) Vediamo cioè che esse agiscono come vettori ortonormali generatori di un'algebra tridimensionale! Tale algebra è l'algebra di Cliord dello 33 spazio relativo γ0 . Il signicato sico di ciò è spazio 3-dimensionale come immer- riferito al sistema di riferimento solidale con il seguente: quando si considera l'usuale so nello spazio-tempo 4-dimensionale, per considerare vettori spaziali in un dato sistema di riferimento solidale con γ0 (cioé l'asse temporale) si assume tacitamente che tali vettori spaziali esistano per un certo tempo. I bivettori σi sono così particolari bivettori nello spazio-tempo che possono essere inter- 3 dimensioni (perché generano un algebra di vettori 3-dimensionale) che vivono relativamente ad un certo tempo γ0 e sono appunto detti vettori relativi. Si noti che in 3 dimensioni l'informazione pretati come vettori in ortonormali di esistenza per un certo tempo dei vettori è data per implicita. Perdipiù, l'elemento di volume di questa sottoalgebra è dato da: σ1 σ2 σ3 = (γ1 γ0 )(γ2 γ0 )(γ3 γ0 ) = −γ1 γ0 γ2 γ3 = I , cosicché l'algebra dei vettori relativi ha lo stesso pseudoscalare (2.17) I dell'Algebra dello Spazio-tempo. 2.4 Bivettori e split spaziotemporale In termini della base di bivettore F in Cl1,3 3-vettori relativi σi = γi0 appena deniti, un generico assume la forma: ~ + BI ~ , F = E1 γ10 + E2 γ20 + E3 γ30 + B1 γ32 + B2 γ13 + B3 γ21 = E dove si sono utilizzati un relativo ~ B 3-vettore ~ E (2.18) e il duale di un 3-vettore ~ = (B1 σ1 + B2 σ2 + B3 σ3 )I . BI (2.19) relativo : ~ = E1 σ1 + E2 σ2 + E3 σ3 E La scomposizione (2.18) per un bivettore è detta split spaziotemporale. Si noti che tale scomposizione in due termini relativi duali specicazione di un particolare vettore di tipo tempo γ0 ~ E e ~ B richiede la nella base (2.14), il ché rompe l'indipendenza dal sistema di riferimento tra i due termini solamente il bivettore totale che si denisce un F ~ E e prodotto dalla loro somma nella (2.18) è quello oggetto geometrico proprio, indipendente dal sistema di riferimento e dall'osservatore. Si è scelta la suggestiva notazione che usa e ~ B ~: B ~ E per anticipare la loro corrispondenza con i campi elettrico e magnetico in elettrodinamica classica. Osserviamo ora come si può utilizzare il prodotto tra un vettore e un bivettore a partire dalla relazione (1.17) per computare lo split spaziotemporale (2.19): F = F γ0 γ0−1 = (F · γ0 )γ0 + (F ∧ γ0 )γ0 , dove si è utilizzato che (2.20) γ0 = γ0−1 . Il primo termine della (2.20) contrae (cioé ne abbassa il grade) un vettore ortogonale a γ0 e poi moltiplica per 34 γ0 F ad per produrre la base di 3-vettori relativi σi = γi γ0 . Il secondo termine dilata (cioè ne innalza il grade) F ad un trivettore che include γ0 , per poi contrarlo nuovamente con γ0 , dando origine alla base duale σi I = −εijk γj γk . Tale risultato ci sarà utile nelle sezioni successive. 2.5 Paravettori Usando lo split spaziotemporale (2.19) per i bivettori, si può scrivere un generale multivettore (2.6) in Cl1,3 nel seguente modo: h i h i ~ + v + (β + B) ~ +w I, M = (α + E) dove α, β sono scalari, v ,w sono vettori e ~ E e ~ B sono (2.21) 3-vettori relativi. La (2.21) rappresenta una partizione dei due termini dell'espansione complessa in un termine di grade pari (come ~ ) e un termine di grade dispari (α+E) (v ). Tali partizioni hanno ognuna quattro componenti e sono tra loro duali rispetto a moltiplicazione da destra di un determinato Come importante esempio, consideriamo il γ0 . 4-vettore delle coordinate x, che diventa: xγ0 = [ctγ0 + x1 γ1 + x2 γ2 + x3 γ3 ]γ0 = ct + x1 γ10 + x2 γ20 + x3 γ30 (2.22) = ct + ~x , che rappresenta la somma di un tempo scalare relativo e di un 3-vettore relativo delle coordinate spaziali. Tale combinazione di uno scalare relativo e di un 3-vettore relativo viene in gergo detta paravettore. Dalla (2.22) osserviamo come la moltiplicazione a destra di un con γ0 non faccia altro che isolare le quantità sistema di riferimento inerziale di plicazione a sinistra per γ0 γ0 . relative 4-vettore che corrispondono al Analogamente, si vede che la molti- inverte il segno della componente causa dell'antisimmetria del prodotto esterno: γ0 x = ct−~x. 3-vettoriale a Da ciò possiamo recuperare in modo consistente l'intervallo invariante tra due eventi usando direttamente la dualità del paravettore: x2 = xγ0 γ0 x = [ct + ~x]ct − ~x = (ct)2 − |~x|2 . 35 (2.23) 2.6 Trasformazioni di Lorentz Le trasformazioni di Lorentz sono solitamente espresse in termini di una trasformazione di coordinate. Si considerino due sistemi di riferimento inerziali S ed S0, con gli assi 1 2 e coincidenti e tali che S0 si muova con velocità βc lungo l'asse 3 rispetto al sistema S . Denotiamo i componenti 0 e 3 rispettivamente con t e z . Se le origini dei sistemi coincidono nell'istante t = t0 = 0, le coordinate dello stesso evento spaziotemporale misurate nei scalare due diversi sistemi di riferimento, sono legate dalle leggi di trasformazione di Lorentz: 0 t0 = γ(t − βz) dove γ = (1 − β 2 )−1/2 x1 = x1 e β 0 z 0 = γ(z − βt) , x2 = x2 è la velocità in unità di (2.24) c (β < 1). Le relazioni inverse sono: t = γ(t0 + βz 0 ) x1 = x1 0 x2 = x2 0 z = γ(z 0 + βt0 ) . (2.25) Le argomentazioni che portano alla formulazione di tali leggi possono essere trovate in qualsiasi testo di introduzione alla relatività ristretta e sono qui omesse. Per raggiungere una più chiara comprensione di queste leggi di trasformazione, occorre prima convertire tali relazioni in leggi di trasformazione per i vettori di base. Consideriamo il vettore x decomposto in due 0 sistemi di riferimento γµ e γµ : x = xµ γµ = xµ0 γµ0 . (2.26) Abbiamo, ad esempio: t0 = γ 00 · x . t = γ0 · x , Concentrandoci sulle componenti 0 e 3, (2.27) si ha: tγ0 + zγ3 = t0 γ00 + z 0 γ30 (2.28) e da ciò deriviamo le relazioni vettoriali: γ00 = γ(e0 + βγ3 ) , γ30 = γ(γ3 + βγ0 ) , (2.29) che legano le basi dei due sistemi di riferimento. In precedenza, nella (2.12) abbiamo visto che bivettori con quadrato positivo portano ad una geometria dello spazio-tempo di tipo iperbolico. Ciò suggerisce di introdurre un angolo α, detto rapidità , tale che: tanh(α) = β , (2.30) γ = (1 − tanh2 (α))−1/2 = cosh(α) . (2.31) con: 36 Il vettore γ00 ora diventa: γ00 = cosh(α)γ0 + sinh(α)γ3 = (cosh(α) + sinh(α)γ3 γ0 )γ0 (2.32) = exp(αγ3 γ0 ) γ0 , dove abbiamo espresso il termine (scalare + bivettore) come un esponenziale. Allo stesso modo si ottiene che: γ30 = cosh(α)γ3 + sinh(α)γ0 = exp(αγ3 γ0 ) γ3 . (2.33) Ora si ricordi che questi sono solo due dei quattro vettori di base e che gli altri due non cambiano con la trasformazione. Poiché γ0 e con γ3 , ma commuta con γ1 γ2 , e con γ3 γ0 anticommuta con possiamo esprimere le relazioni tra le basi dei due sistemi di riferimento come: γµ0 = Rγµ R̃ , γ µ0 = Rγ µ R̃ , (2.34) dove: R = eαγ3 γ0 /2 . (2.35) Si ricava cioé che la stessa forma per i rotori costruita per rotazioni nello spazio Euclideo (nella (1.78)) funziona allo stesso modo per boosts di Lorentz in relatività . Ciò rende il calcolo delle trasformazioni di Lorentz mediante l'Algebra di Cliord drammaticamente più semplice rispetto alle usuali computazioni matriciali. Come applicazione, consideriamo un boost di Lorentz che ruota un bivettore F da un sistema con velocità relativa ~v nel sistema solidale con F 0 = e−αγ3 γ0 /2 F eαγ3 γ0 /2 (2.36) = e−ασ3 /2 F eασ3 /2 , con γ0 : α = tanh−1 (|~v |/c). F = Fk + F⊥ in che ~ v commuta con Per semplicare la (2.36), scomponiamo il bivettore termini Fk Fk F⊥ paralleli perpendicolari ma anticommuta con F⊥ , a ~v e, osservando allora la trasformazione di Lorentz diventa: F 0 = e−ασ3 /2 F eασ3 /2 = Fk + e−ασ3 /2 F⊥ −1 (|~ v |/c) σ3 /2 = Fk + e−tanh s = Fk + exp −ln 1 + (|~v |/c) σ3 1 − (|~v |/c) σ3 1 − ~v /c = Fk + p F⊥ 1 − (v/c)2 = Fk + γ(1 − ~v /c)F⊥ . 37 F⊥ ! F⊥ (2.37) ~ F⊥ = E⊥ 0 bivettore ortogonale, allora la sua trasformazione F⊥ diventa: Se eettuiamo uno split spaziotemporale (2.18) ~ ⊥I +B F⊥0 = γ(1 − ~v /c)F⊥ ~⊥ + B ~ ⊥ I) = γ(1 − ~v /c)(E ~ ⊥ + ~v × B ~⊥ + B ~⊥ I , ~ ⊥ − ~v × E =γ E c c dove abbiamo semplicato per ~ ). B del (2.38) ~ ⊥ = ~v × E ~ ⊥ I , dato che ~v · E ~ ⊥ = 0 (e similmente ~v E 2.7 Derivata spaziotemporale di un campo bivettoriale Utilizzando la denizione di derivata spaziotemporale introdotta nella Sezione 1.9.1 a pag. 29 del Capitolo 1, possiamo ora scrivere l'espressione della derivata del campo bivettoriale relative al vettore ~ ~ F (x) = E(x) + B(x)I , con x coordinate γ0 : ~ ∇F (x) = γ0 (∂0 + ∇)F ~ E ~ + BI) ~ = γ0 (∂0 + ∇)( h i ~ + ∂0 BI ~ + ∇( ~ E ~ + BI) ~ = γ0 ∂0 E h i ~ + ∂0 BI ~ +∇ ~ · (E ~ + BI) ~ +∇ ~ ∧ (E ~ + BI) ~ = γ0 ∂0 E h i ~ + ∂0 BI ~ +∇ ~ ·E ~ +∇ ~ · BI ~ −∇ ~ × EI ~ −∇ ~ × B) ~ = γ0 ∂0 E h i h i ~ ·E ~ + ∂0 E ~ −∇ ~ ×B ~ + γ0 ∇ ~ ·B ~ + ∂0 B ~ −∇ ~ ×E ~ I, = γ0 ∇ (2.39) che assume la forma di un singolo campo vettoriale complesso scritto come paravettore. Per scrivere la (2.39) sono usate le relazioni: ~ ×E ~ = −∇ ~ ∧ EI ~ , ∇ ~ ×B ~ = −∇ ~ ∧ BI ~ , ∇ (2.40) per ricondurci agli operatori di rotore dell'analisi vettoriale standard. L'espressione (2.39) è di fondamentale importanza per ricavare l'espressione per le equazioni di Maxwell dell'Elettrodinamica Classica nel formalismo dell'Algebra di Cliord, come vi vedrà nel Capitolo 3. 38 Capitolo 3 Elettrodinamica Classica 3.1 Le Equazioni di Maxwell nel vuoto Gli strumenti matematici sviluppati nelle sezioni precedenti ci consentono ora di esplorare in profondità la struttura sica dell'elettromagnetismo così come emerge in termini dell'Algebra di Cliord. Come vedremo, l'elettro- magnetismo aora in modo naturale direttamente dalla struttura geometrica dell'algebra dello spazio-tempo n qui sviluppata, senza alcuno sforzo aggiuntivo. Per procedere in questo intento, iniziamo con l'esaminare l'operazione di derivazione di un campo bivettoriale partendo dalla seguente osservazione: la più semplice equazione dierenziale scrivibile per un campo bivettoriale F, l'equazione omogenea: ∇F = 0 (3.1) è equivalente alle quattro equazioni di Maxwell nel vuoto, con le opportune scelte delle costanti che deniscono le unità di misura per i componenti bivettoriali. È bene sottolineare che la comparsa quasi automatica delle equazioni di Maxwell nel framework sviluppato è riguardevole, in quanto emerge solamente da un'attenta costruzione della struttura algebrica e dierenziale della varietà dello spazio-tempo, senza far riferimento ad ulteriori assunzioni siche. Torneremo su questo tema intrigante nelle sezioni successive quando svilupperemo il formalismo Lagrangiano del manifold dello spazio-tempo. Passiamo ora a mostrare l'equivalenza tra la (3.1) e le usuali equazioni di Maxwell in un sistema di riferimento relativo con il vettore di tipo tempo γ0 . Usando la relazione (2.20), scriviamo polare ~ (E) e assiale ~ (B) F in termini dei suoi componenti tramite contrazione con γ0 . ~ + BI ~ F = F γ0 γ0 −1 = (F · γ0 )γ0 + (F ∧ γ0 )γ0 = E 39 (3.2) Applichiamo ora l'identità dierenziale (2.40) alla (3.1): h i h i ~ ·E ~ + ∂0 E ~ −∇ ~ ×B ~ + γ0 ∇ ~ ·B ~ + ∂0 B ~ +∇ ~ ×E ~ I ∇F (x) = γ0 ∇ (3.3) Data la lineare indipendenza dei componenti vettoriale e trivettoriale della (3.3), anché valga l'uguaglianza (3.1), si deve vericare che debbano annullarsi entrambe le equazioni paravettoriali per il sistema di riferimento γ0 : ~ ·E ~ + ∂0 E ~ −∇ ~ ×B ~ =0 ∇ ~ ·B ~ + ∂0 B ~ +∇ ~ ×E ~ =0 ∇ (3.4) Per nire, le parti scalare e trivettoriale di ciascuno dei due paravettori della (3.4) possono essere separate per ottenere le quattro equazioni di Maxwell nel vuoto nella usuale formulazione dei 3-vettori di Gibbs: ~ ·E ~ = 0, ∇ ~ ·B ~ = 0, ∇ ~ ×B ~ = ∂0 E ~ ∇ ~ ×E ~ = −∂0 B ~ ∇ (3.5) L'equivalenza diventa ancor più esplicita riscalando questi vettori con le costanti che ssano le unità di misura nel SI ~ →E ~ √ ε0 (E ~ → B/ ~ √ µ0 ) B ∂ → c−1 ∂t . D'altro canto, con queste sostituzioni √ 0 c = 1/ ε0 µ0 , diventa evidente che il campo bivettoriale: espandendo che e F = √ ed e ricordando ~ + BI/ ~ √ µ 0 = √ ε0 E ~ + cBI ~ ~ + BI ~ /√µ0 ε0 E = E/c (3.6) risulta essere precisamente equivalente al campo vettoriale elettromagnetico complesso di Riemann-Silberstein [11, 12]. È tuttavia importante notare che il fattore pseudoscalare I che qui compare ha un signicato più ricco di quello che si potrebbe avere utilizzando semplicemente l'unità immaginaria scalare i che appare in altre trattazioni. Per comodità ometteremo le costanti nella trattazione che segue, visto che esse possono essere recuperate in modo semplice in ogni momento. Osserviamo che l'equazione (3.1) è manifestamente covariante rispetto a cambiamento di sistema di riferimento inerziale, a dierenza delle quattro equazioni (3.4). Scelto, infatti, un altro vettore di tipo tempo contrarre F, cioé scrivendo ~0 + B ~ 0I, F = E γ 0 0 con cui si ottengono dierenti campi 3-vettoriali relativi: ~ 0 = F · γ0 0 γ0 0 = E ~ · γ 0 0 γ 0 0 + BI ~ · γ0 0 γ0 0 E ~ 0 I = F ∧ γ0 0 γ0 0 = E ~ ∧ γ 0 0 γ 0 0 + BI ~ ∧ γ0 0 γ0 0 B i quali devono soddisfare parimenti le equazioni (3.4). 40 (3.7) Questi nuovi campi vettoriali relativi (3.7) riferiti a γ 0 0 mescolano le com- ~ eB ~ (riferiti a γ0 ) pur producendo lo stesso campo bivettoriale ponenti di E ~ ~ ~0 + B ~ 0 I . Da ciò, comparando le diverse espansioni nei F = E + BI = E diversi sistemi di riferimento, si comprende il fondamentale ruolo assunto I nel regolare automaticamente le implicite basi relative 0 0 0 ~σi = γ i γ 0 : usando un'unità immaginaria scalare i non si dallo pseudoscalare ~σi = γi γ0 e sarebbe preservata l'invarianza per cambiamento di sistema di riferimento. Il mescolamento delle componenti dei campi (3.7), dovuto a tale cambiamento di sistema di riferimento, ha precisamente la forma di un boost di Lorentz della (2.38). Per provare ciò, notiamo che è sempre possibile esprimere il vettore del nuovo sistema γ 0 0 tramite un boost di Lorentz del γ0 con una certa velocità relativa ~v . Tale boost ha rappresen0 γ 0 = ψγ0 ψ̃ con lo spinore di rotazione ψ = exp (−αv̂/2), 3-versore velocità v̂ = ~v / |v| appartiene anch'esso al piano di ro−1 |v| /c che rappresenta la rapidità del del boost, e con α = tanh vecchio sistema tazione spinoriale dove il tazione boost. Questa trasformazione di Lorentz produce la relazione: γ 0 0 1 − ~v /c = ψγ0 ψ̃ = exp (−αv̂/2) γ0 = q γ0 1 − (|v| /c)2 Ridenendo, per brevità, l'usuale fattore di dilatazione relativistico [1 − (|v| /c)2 ]−1/2 , possiamo 0 sistema γ 0 usando la (3.2): 0 0 direttamente espandere F (3.8) γ = nei campi relativi al −1 F = F γ 0 γ 0 = γ 2 F γ0 γ0 (1 − ~v /c)(1 + ~v /c) ~ + BI)(1 ~ = γ 2 (E − ~v /c)(1 + ~v /c) ~ + BI ~ −E ~ · (~v /c) − B ~ · (~v /c)I + B ~ × (~v /c) − E ~ × (~v /c)I](1 + ~v /c) = γ 2 [E ~ k + γ(E ~ ⊥ + ~v × B ~ ⊥ /c)] + [B ~ k + γ(B ~ ⊥ − ~v × E ~ ⊥ /c)]I = [E (3.9) che è proprio la stessa forma che si ottiene direttamente da un boost di Lorentz di F come la si era ottenuta in precedenza nella (2.38). 41 3.2 Degenerazione per fase globale e simmetria duale È rilevante osservare che l'equazione (3.1) è invariante per trasformazioni di fase globali. Per comprendere le implicazioni di tale simmetria delle equazioni di Maxwell, rivisitiamo rapidamente il modo in cui tali trasformazioni agiscono sul campo elettromagnetico stesso. In particolare, applichiamo una rotazione di fase usando la rappresentazione spinoriale ψ = exp(−θI/2) all'equazione (3.1): ψ (∇ F ) ψ ∗ = e− θ I /2 (∇ F ) eθ I /2 = ∇ eθ I /2 F eθ I /2 (3.10) = ∇ F exp (θ I) = 0 la quale mostra come la trasformazione di fase eettivamente si cancelli. Si noti che questa trasformazione di fase equivale a modicare la fase intrinseca di F → F exp(θ I). stesso modo in ogni punto Tale fase aggiunta mescola i campi x, ~ E e ~ B allo pur lasciando il sistema di riferimento inerziale invariato: ~ − sin θB) ~ + (sin θE ~ + cos θB) ~ F exp(θ I) = (cos θE Nell'interessante caso particolare in cui si consideri un angolo è uno scambio dei campi relativi x. ~ E e ~, B (3.11) θ = −π/2, vi a meno di un segno, in ogni punto Il bivettore risultante è denito come il duale di F e tipicamente viene espresso con la seguente notazione: ~ −E ~I G = F I −1 = B (3.12) che in notazione dei componenti tensoriali, si trova nell'usuale forma: Gµν = ?F µν = − 1 X µναβ ε Fαβ 2 (3.13) α, β usando l'operazione ? di Hodge-dualità delle forme dierenziali e il tensore completamente antisimmetrico di Levi-Civita e G , intrinseca alle equazioni di Maxwell nel vuoto, è storicamente nota come dei campi di Maxwell Questa libertà di scambio tra F εµναβ . simmetria duale nel vuoto. Ora possiamo meglio osservare che essa può in realtà essere vista come una caratteristica strutturale di un campo bivettoriale dello spaziotempo che ammette una simmetria per trasformazione di fase globale delle equazioni del moto. Si noti che il modulo del bivettore |F |2 ≡ F · F = G · G sempre manifesamente invariante per simmetria duale. 42 risulta essere 3.3 Le Equazioni di Maxwell con sorgenti Modichiamo le equazioni di Maxwell nel vuoto (3.1) aggiungendo un campo sorgente. Poiché la dierenziazione di un campo bivettoriale può solo produrre un campo vettoriale complesso, tale modica produce ∇F = j dove la corrente complessa j = je + jm I (3.14) agisce come campo sorgente e ammette sia parte vettoriale (elettrica) sia parte trivettoriale (magnetica). Si noti che questa equazione non è più intrinsecamente invariante per semplice rotazione di fase sorgente F → F exp(θ I) a causa della presenza della corrente j. Eettuando un ulteriore dierenziazione della (3.14) otteniamo il set di equazioni: ∇2 F = (∇ ∧ je ) + (∇ ∧ jm ) I (3.15) ∇ · je = ∇ · jm = 0 (3.16) La prima equazione (per la parte bivettoriale) mostra che F quazione d'onda con una sorgente complessa pari al rotore di soddisfa un'e- j . La seconda equazione (per la parte scalare) indica che la sorgente soddisfa un'equazione di continuità . 3.4 Sistema di riferimento relativo Riscriviamo l'Eq.(3.14) esprimendo la corrente sorgente in parte vettoriale e trivettoriale j = je + jm I . Essa si scompone in due equazioni indipendenti: ∇ · F = je ∇ ∧ F = jm I Scrivendo con γ0 (3.17) F , je e jm in un sistema di riferimento relativo tramite contrazione , analogamente a quanto fatto nell'Eq.(3.2), si ottiene: ~ +B ~I F = E je = γ0 (c ρe − J~e ) jm = γ0 (c ρm − J~m ) (3.18) Sostituendo ora le (3.18) nelle (3.17), si ottengono le equazioni di Maxwell che includono, formalmente, entrambe le cariche elettriche e magnetiche: ~ ·E ~ = c ρe , ∇ ~ ·B ~ = c ρm , ∇ ~ −∇ ~ ×B ~ = − J~e ∂0 E ~ −∇ ~ ×E ~ = − J~m ∂0 B 43 (3.19) Allo stesso modo, l'equazione di continuità per le sorgenti (3.16) si scompone nelle due equazioni: ~ · J~e = 0, c ∂0 ρe + ∇ ~ · J~m = 0 c ∂0 ρm + ∇ (3.20) 3.5 La forza di Lorentz Parimenti alla comparsa delle equazioni di Maxwell (3.1), anche la legge per la forza di Lorentz sorge in modo naturale direttamente dalla struttura dello spazio-tempo, espresso in termini dell'Algebra di Cliord. Per mostrare ciò, analizziamo cosa accade nel caso in cui si contragga ~ + B ~I F = E con un 4-vettore w = (w0 + w)γ ~ 0. Usando la (1.18), otteniamo: 1 [F w − F w] 2 1 ~ ~ I) (w0 + w) ~ −B ~ I)] γ0 = [(E +B ~ + (w0 + w) ~ (E 2 ~ · w) ~ +w ~ γ0 = (E ~ γ0 + [w0 E ~ × B] F· w = (3.21) w rappresenti un vettore di w2 = c2 . Scomponendo x = [ct + ~x]γ0 , si dx d d(ct) d(~x) = [ct + ~x] γ0 = + γ0 (3.22) dτ dτ dτ dτ Si consideri ora il caso particolare in cui velocità propria ha: Denotando w = dx/dτ , dt/dτ = γ con il fattore relativistico di dilatazione temporale, osserviamo che dx dx = γ = γ ~v . (3.23) dτ dt 2 2 2 2 2 2 Espandendo il modulo quadro w = c = w0 − |w| = γ (c − |~ v |2 ), si 2 ottiene l'usuale espressione per il fattore relativistico γ = (1 − |~ v /c| )1/2 , da cui otteniamo le componenti relative di w : c w0 = γ c = p , 1 − |~v /c|2 w ~ = γ ~v (3.24) e le eleganti e utili relazioni: γ = dt w = · γ0 , dτ c d~x = w ∧ γ0 , dτ ~v w ∧ γ0 = c w · γ0 (3.25) Inserendo le (3.24) nella (3.21) si ottiene l'interessante relazione: h i h i ~ ~ ~ F · w = γ c E · ~v γ0 + γ c E + ~v × B γ0 44 (3.26) Invertendo i fattori e moltiplicando per una carica scalare [F · (q0 w)] q0 si ottiene: h i dτ ~ · ~v + q0 c E ~ + ~v × B ~ γ 0 = q0 c E dt (3.27) da cui osserviamo che la parte vettoriale del membro di destra rappresenta proprio la Forza di Lorentz d~ p dt in un sistema di riferimento relativo con p~ = m~v , mentre la parte scalare corrisponde precisamente alla densità di 2 energia dε/d(ct) con ε = γmc . Segue che la semplice contrazione di F con un quadrivettore corrente q0 w produce la forza di Lorentz propria: dp = F · (q0 w) dτ dove p = (ε/c + p~)γ0 4-vettore è il (3.28) proprio energia-momento. Possiamo sviluppare ulteriormente questo risultato: consideriamo il caso j = q0 w exp(θI). Partendo dalla relazione di contrazione propria F · (wI) = (F ∧ w)I , consideriamo il prodotto esterno del campo bivettoriale con la velocità w : in cui il quadrivettore corrente q0 w sia complesso, del tipo 1 [F w + wF ] 2 1 ~ ~ ~ − BI)]γ ~ = [(E + BI)(w ~ − (w0 + w)( ~ E 0 + w) 0 2 ~ · w] ~ −w ~ γ0 I −1 = [B ~ γ0 I −1 + [w0 B ~ × E] F ∧w = La contrazione totale di F con j = q0 w exp(θI) = je + jm I (3.29) ha pertanto la forma: dp 1 = hF ji1 = F · je + (F ∧ jm )I = [F j + (F j)∼ ] dτ 2 (3.30) dove l'operazione di proiezione di grado-1 rende l'espressione particolarmente elegante, mentre l'ultima uguaglianza segue dalle proprietà d'inversione −F e F̃ = j̃ = j ∗ . 3.6 Potenziale vettore complesso La costruzione del potenziale vettore parte dall'ansatz: F = ∇z dove z (3.31) è un qualche multivettore inizialmente non specicato. A causa del fondamentale teorema di Green-Stokes, che può facilmente essere generalizzato a campi multivettoriali come fatto nelle referenze [2, 9], tale ansatz può solo descrivere campi conservativi che si annullano quando integrati lun- go il bordo di una qualsiasi (iper)supercie chiusa. puramente bivettoriale, ∇z Poiché F è un campo deve soddisfare le condizioni seguenti: 45 • z deve essere un campo vettoriale, in modo da produrre un campo bivettoriale tramite operazione di derivazione; • a causa della simmetria duale di F, z deve essere complesso. In particolare, una rotazione di fase di F induce la trasformazione: F → F exp(θI) = (∇z)exp(θI) = ∇(zeθI ) = ∇(eθI/2 zeθI/2 ) , che implica una rotazione di fase in notazione spinoriale per Ne consegue che z (3.32) z. debba essere un campo vettoriale complesso della forma: z = ae + am I , con separate parti ae elettrica e (3.33) am magnetica, che soddisfano l'equazione: ∇z = ∇ ∧ ae + ∇ · (am I) = ∇ ∧ ae + (∇ ∧ am ) = F , (3.34) 1 utilizzando la gauge di Lorentz-Fitzgerald : ∇ · ae = ∇ · am = 0 . (3.35) Come risultato i campi potenziali devono essere manifestamente trasversi: ∇ae = ∇ ∧ ae , ∇am = ∇ ∧ am . (3.36) Questa trasversalità implica che vi sia una libertà di gauge addizionale nel- z dovuta all'invarianza per sostituzione con z 0 = z + ∇ζ , 2 0 con ζ tale che ∇ ζ = 0. Ciascun nuovo z , così produce lo stesso campo 0 2 bivettoriale: ∇z = ∇z + ∇ ζ = F . la denizione di 1 Questa condizione, nota anche come semplicemente gauge di Lorentz, ssa solo parzial- mente la libertà di gauge per ottenere un'espressione più esplicita per una trattazione dei campi in modo relativisticamente manifestamente covariante. 46 Capitolo 4 Lagrangiana del Campo Elettromagnetico È bene enfatizzare che nora non si è introdotto alcun postulato sico se non quello implicito dell'esistenza dello spazio-tempo stesso e dell'algebra ad esso associato. Tuttavia, la teoria classica dell'elettromagnetismo è descritta in modo completo tramite il formalismo Lagrangiano e il nostro intento è ora di studiare tale formalismo nel nuovo framework dell'Algebra di Cliord. 4.1 Lagrangiana tradizionale del Campo Elettromagnetico nel vuoto Come visto nella Sezione 3.6, la simmetria duale delle Equazioni di Maxwell nel vuoto per il potenziale vettore z sotto trasformazione globale di fase implica che esso debba essere invariante z → zeIθ e perciò deve essere intrinse- camente complesso. Tale simmetria pone un problema per la Lagrangiana tradizionale del campo Elettromagnetico, che può essere scritta nella forma: Ltrad (x) = ~ 2 − |B| ~ 2 h(∇z)2 i0 hF 2 i0 |E| 1X = = = Fµν F µν , 2 2 2 4 µν (4.1) dove l'ultima uguaglianza utilizza l'usuale notazione tensoriale . Tradizionalmente il potenziale vettore z è considerato essere puramente z = ae . Ciò genera un singolo campo costituente ad esso associato F = ∇ ∧ ae . Perciò nell'elettromagnetismo tradizionale, con sole cariche elettrico elettriche, tutte le quantità magnetiche devono annullarsi. Osserviamo che la Lagrangiana tradizionale (4.1) non è dual-simmetrica, z nelle sue parti costituen∇ · ae = ∇ · am = 0 e denendo i due infatti espandendo il potenziale vettore complesso ti, imponendo la gauge di Lorentz 47 campi costituenti: ~e + B ~ eI Fe = ∇ ∧ ae = E ~m + B ~ mI , Fm = ∇ ∧ am = E tali che F = ∇z = Fe + Fm I , (4.2) allora la Lagrangiana si espande nella forma: 2i hFe2 i0 − hFm 0 + hFe · Fm Ii0 2 i h i h 1 ~ 2 ~e · B ~m + B ~e · E ~m , ~ e |2 + |E ~ m |2 − |B ~ m |2 − E = |Ee | − |B 2 Ltrad (x) = (4.3) che mostra la presenza di termini misti dei campi costituenti che alterano la struttura formale della (4.1). Tali termini addizionali appaiono perché la Lagrangiana tradizionale non è invariante per rotazione di fase z → zeθI , ma invece trasforma come: Ltrad → ~ 2 − |B| ~ 2 |E| ~ ·B ~ sin(2θ) . cos(2θ) − E 2 (4.4) La mancanza di invarianza per fase globale dell Lagrangiana è problematica per mantenere un potenziale vettore complesso dual-simmetrico z. Tuttavia si può sempre aggirare tale problema rompendo la simmetria duale postulando che z = ae , cioé che il potenziale vettore sia puramente elettrico come nell'approccio tradizionale. Si può procedere anche in un modo alternativo interessante che consiste nel modicare leggermente la Lagrangiana per renderla manifestamente dualsimmetrica sotto rotazione di fase globale. 4.2 Lagrangiana dual-simmetrica È possibile modicare la Lagrangiana tradizionale per renderla propriamente dual-simmetrica aggiungendo il complesso coniugato ∇z ∗ all'espressione tradizionale, cioé scrivendo: Ldual = h(∇z)(∇z ∗ )i0 . 2 (4.5) Si noti come tale modica renda la Lagrangiana una semplice forma quadratica del campo z, come ci si aspetta dall'energia cinetica di un tale campo. Verichiamo che tale modica produca eettivamente i risultati desiderati. In termini di campi costituenti, la (4.5) si espande nelle seguenti forme 48 equivalenti: 2i hFe2 i0 hFm 0 + 2 2 h(∇ae )2 i0 h(∇am )2 i0 = + 2 2 h i 1h i 1 ~ 2 2 ~ e| + ~ m |2 − |B ~ m |2 . = |Ee | − |B |E 2 2 Ldual (x) = (4.6) Tale espressione è manifestamente dual-simmetrica e vediamo, forse sorprendentemente, che la forma dual-simmetrica della Lagrangiana rappresenta semplicemente la somma di due copie della Lagrangiana tradizionale, una per ciascuno dei campi costituenti ae e am del potenziale vettore complesso z = ae + am I . Tale espressione per una Lagrangiana dual-simmetrica corrisponde precisamente a quelle trovate in molte referenze [14, 16, 17, 18], le quali, pur procedendo per le strade più svariate, con diversi formalismi matematici, partono tutte, nora, dall'eettuare alcune assunzioni siche che le rendono meno generali dell'espressione trovata nel formalismo dell'Algebra di Cliord applicato alla geometria dello spazio-tempo . 49 50 Capitolo 5 Conclusioni Il lavoro presentato mostra come l'Algebra di Cliord riesca in modo semplice ed intuitivo a mostrare caratteristiche dello Spazio-tempo relativistico che in genere passano inosservate, prima fra tutte la sua intrinseca struttura complessa (nel senso algebrico visto), la quale non risulta essere particolarmente 1 esplicita nell'usuale rappresentazione tensoriale . Anche nello studio dell'Elettrodinamica Classica si sono trovati numerosi nuovi risultati davvero interessanti: si è osservato che un bivettore proprio F si separa naturalmente in parte polare e assiale (nel~ + BI ~ , se considerato rispetto ad la convenzione dei 3-vettori di Gibbs) F = E dello spazio-tempo un particolare sistema di riferimento (2.18) e si è notato che tali componenti 3-vettoriali trasformano tramite un boost di Lorentz esattamente come ci si aspetta che il campo elettrico trasformi, nelle equazioni (3.9). Successivamente si è avuto modo di vedere che la struttura della più semplice equazione dierenziale bivettoriale ∇F = 0, la (3.1), rappresen- ta precisamente le Equazioni di Maxwell nel vuoto, mentre la sua successiva modica ∇F = j , la (3.15), costituisce le Equazioni di Maxwell che includono formalmente entrambe le cariche elettriche e magnetiche, inglobate in un singolo vettore corrente complesso rente complessa dp dτ = hF ji1 , j j. Contraendo il bivettore F con la cor- si ottiene poi la corretta equazione per la Forza di Lorentz che supporta entrambe le cariche elettriche e magnetiche . Risultato assolutamente sorprendente è che tutte queste proprietà emergano direttamente solo dalla struttura algebrica dello Spazio-tempo e che corrispondino precisamente ai risultati della teoria dell'elettromagnetismo classico, senza eettuare ulteriori ipotesi siche. Ciò spinge a rimeditare sui postulati sici della teoria classica e a chiedersi se e quali siano eettivamente necessari. Naturalmente una descrizione più completa del mondo innitamente piccolo (o meglio, a piccole scale di azione) è data dalla meccanica quantistica e in tali regimi si deve far riferimento ai 1 Si tenga presente che si dimostra che anche il formalismo tensoriale risulta essere una particolare rappresentazione dell'Algebra di Cliord dello Spazio-tempo. 51 postulati di tale teoria. Si riesce tuttavia in modo molto semplice e lineare 2 nel linguaggio anche a riformulare la meccanica quantistica interamente dell'Algebra di Cliord [6], analogamente a quanto fatto per il caso classico (come in questa tesi) e la proprietà di quest'algebra di poter considerare contemporaneamente oggetti commutanti e oggetti anticommutanti, la rende particolarmente adatta anche a questo scopo. Pertanto, l'idea di Hestenes di usare l'Algebra di Cliord come unico linguaggio universale per ogni branca della sica e, più in generale, per ogni branca della scienza, non risulta essere priva di fondamenta: sta a noi, nel prossimo futuro, costruire teorie su tali fondamenta, sperando non crollino inesorabilmente! 5.1 Ringraziamenti Tengo a porgere particolari ringraziamenti in primis al mio relatore, il prof. Marco Budinich, per la pazienza avuta nel guidarmi a scrivere questa tesi e soprattutto per il suo carisma che mi ha fatto avvicinare e incuriosire alle applicazioni dell'Algebra di Cliord. Non potró smetter mai di ringraziare i miei genitori, Arturo e Livia, che rappresentano il mio esempio di vita e amore, credono sempre in me, mi hanno sempre sostenuto con passione nelle mie scelte e a cui voglio un mondo di bene. Last but not least, ringrazio tutti i miei amici e i miei cari, con cui ho condiviso e condivido quotidianamente momenti stupendi del mio percorso di vita e che sono, fortunatamente, talmente tanti che non sto qui ad elencare perchè altrimenti raddoppierebbe la lunghezza della tesi! Grazie a tutti voi. 2 Si ricordi che la trattazione di spin, momento angolare, spin isotopico, ecc. in mecca- nica quantistica risulta già espressa in termini di tale algebra. Qui si fa riferimento a ciò che non è espresso in tale formalismo ma che eredita il formalismo Hamiltoniano classico espresso in termini di 3-vettori di Gibbs. 52 Appendice A Derivata multivettoriale L'operazione di derivazione vettoriale può essere generalizzata a un campo multivettoriale A. Si ha: ∇A = ek ∂k A e per un campo di un (A.1) r-blade Ar : ∇ · A = hAr ir−1 (A.2) ∇ ∧ A = hAr ir+1 , che deniscono rispettivamente la derivata esterna derivata interna, e la come generalizzazioni del rotore e della divergenza dei 3-vettori di Gibbs. Un importante risultato per la derivata multivettoriale è che la derivata esterna di una derivata esterna è sempre nulla: ∇ ∧ (∇ ∧ A) = ei ∧ ∂i (ej ∂j A) (A.3) = ei ∧ ej ∧ (∂i ∂i A) = 0 . Ciò segue dal fatto che ei ∧ ej è antisimmetrico, mentre co a causa della commutatività tra le derivate parziali. ∂i ∂i è simmetri- Analogamente, la divergenza di una divergenza si annulla: ∇ · (∇ · A) = 0 , che si dimostra allo stesso modo o usando la relazione di dualità. (A.4) Per una trattazione più dettagliata della derivazione di campi multivettoriale si rimanda ai testi specialistici [2, 9]. 53 54 Appendice B Programma in Mathematica Si inserisce, per completezza, un programma da me scritto in Mathematica per il calcolo simbolico e numerico che utilizza l'Algebra di Cliord in spazi vettoriali di dimensione arbitraria regolabile. Prodotto Geometrico di Cliord: ClearAll[ Global`* ] ClearAll[SmallCircle, a, b, e] SetAttributes[SmallCircle, {Flat, OneIdentity}] Dimensionespazio = 3; BaseSpazioVettoriale = Table [ei , {i, 1, Dimensionespazio}] ; Q[k_]:={k, BaseSpazioVettoriale} ZZ [Union [ Table [ai , {i, 1, Dimensionespazio}] , Q[z_]:= {{Union [ Table [ai , {i, 1, Dimensionespazio}]]} , Table[Q[z], {i, 1, Dimensionespazio}]} rt = Flatten [ZZ [Union [ Table [ai , {i, 1, Dimensionespazio}] ] , Q [ai ]] , 1] ; elementi = Drop[rt, 1] {{a1 , {e1 , e2 , e3 }} , {a2 , {e1 , e2 , e3 }} , {a3 , {e1 , e2 , e3 }}} BaseSpazioCliord = {1} ∼ Join ∼ (If[Length[#] > 1, SmallCircle@@#, #[[1]]]&/@ Union [Flatten [ 55 Table [Union[rt[[1]]], {a1 , {e1 , e2 , e3 }} , {a2 , {e1 , e2 , e3 }} , {a3 , {e1 , e2 , e3 }}] , Dimensionespazio − 1 {1, e1 , e2 , e3 , e1 ◦ e2 , e1 ◦ e3 , e2 ◦ e3 , e1 ◦ e2 ◦ e3 } Clear[SmallCircle] SmallCircle[a___, b_, c_, d___]:= − SmallCircle[a, c, b, d]/; And[MemberQ[BaseSpazioVettoriale, b], MemberQ[BaseSpazioVettoriale, c], Order[c, b] == 1] a_ ◦ a_:=1/;MemberQ[BaseSpazioVettoriale, a] SmallCircle[a_, b_]:=ab/;Or[NumberQ[a], NumberQ[b]] SmallCircle[a___, Times[b_, c_], d___]:= bSmallCircle[a, c, d]/;NumberQ[b] SmallCircle[a___, Plus[b_, c_], d___]:= Plus[SmallCircle[a, b, d], SmallCircle[a, c, d]] Unprotect[Times]; Times[Plus[a_, b_], c_]:=Plus[Times[a, c], Times[b, c]] Protect[Times]; TabellaProdGeom = Table[a ◦ b, {a, BaseSpazioCliord}, {b, BaseSpazioCliord}]; TableForm[TabellaProdGeom, TableHeadings → {BaseSpazioCliord, BaseSpazioCliord}]; Prodotto geometrico per calcoli numerici: Ordine[{s_, x_, y_, z_, a_, b_, c_, t_}]:={s, {x, y, z}, {a, b, c}, t} BaseSpazioCliord//Ordine; Dim:=Dimensions[BaseSpazioCliord][[1]] plus = Table[Reverse[IntegerDigits[2∧ i, 2, Dim]], {i, 0, Dim − 1}]; minus = Table[Reverse[−IntegerDigits[2∧ i, 2, Dim]], {i, 0, Dim − 1}]; 56 stringhe = plus ∼ Join ∼ minus; EstesaBaseSpazioCliord SimboliToStringhe = BaseSpazioCliord ∼ Join ∼ −BaseSpazioCliord; = Table[EstesaBaseSpazioCliord[[i]]->stringhe[[i]], {i, 1, 2 ∗ Dim}]; StringheToSimboli = Table[stringhe[[i]]->EstesaBaseSpazioCliord[[i]], {i, 1, 2 ∗ Dim}]; = Replace[TabellaProdGeom, SimboliToStringhe, {2}]; Sostituzione gp = Transpose[Replace[TabellaProdGeom, SimboliToStringhe, {2}], {1, 3, 2}]; SmallCircle[List[a__], List[b__]]:=Ordine[Flatten[List[a]].gp.Flatten[List[b]]] Testnale : = Table[Flatten[stringhe[[i]] ◦ stringhe[[j]]], {i, 1, Dim}, {j, 1, Dim}]; Verica ListaVerica = Replace[Verica, StringheToSimboli, {2}]; TabellaProdGeom==ListaVerica True Velocizzazione del calcolo numerico: QGP ei_ :=ei QGP[{a_, b_}]:=a ◦ b QGP[{a_, b_, c_}]:=a ◦ b ◦ c QGP QGP ◦ ej_ ◦ ek_ :=nei ◦ ej ◦ ek /;NumberQ[n] ei_ ◦ ej_ m_ :=nm (ei ◦ ej ) /;And[NumberQ[n], NumberQ[m]] n_ei_ n_ QGP[a_ ◦ b_]:=a ◦ b QGP[{Times[a_ ◦ b_ ◦ c_, −1]}]:=Times[a ◦ b ◦ c, −1] QGP[{Times[a_ ◦ b_, −1]}]:=Times[a ◦ b, −1] QGP[{Times[a_, −1]}]:=Times[a, −1] 57 QGP[Times[a_ ◦ b_ ◦ c_, −1]]:=Times[a ◦ b ◦ c, −1] QGP[Times[a_ ◦ b_, −1]]:=Times[a ◦ b, −1] QGP[Times[a_, −1]]:=Times[a, −1] (* Altri metodi provati *) (*FilledSmallCircle[a___, b___]:= TimeConstrained[SmallCircle[a, b], 0.5, (x:=HoldForm[SmallCircle[a, b]]; y :=Table[ReleaseHold[x[[1, i]]], {i, 42}]; Do[y = QGP[y], {IntegerPart[Sqrt[Length[y]]] + 3}]; y ) ]*) Diamond[a___, b___]:= (y :={a, b}; Do[y = QGP[y], {IntegerPart[Sqrt[Length[y]]]}]; y ) Diamond[a_]:=a Diamond[{a__, b_, c__}]:=Diamond[a, b, c] {0, 1, 0, 0, 0, 0, 0, 0} {0, 0, 0, 1, 0, 0, 0, 0} {0, 0, 1, 0, 0, 0, 0, 0} {0, {0, 0, 0}, {0, 0, 0}, −1} 3e1 e2 + 4e1 e2 − 5e1 e2 e3 + 2 (e1 e2 + 1) e1 + (e3 e2 + e2 e1 ) (e3 e1 + e1 ) 8e1 ◦ e2 − e2 ◦ e3 − 6e1 ◦ e2 ◦ e3 + 2e1 − e2 58 Bibliograa [1] D. 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