TECNICHE DI ENERGIA MUSCOLARE CENNI STORICI Le tecniche di energia muscolare vengono attribuite ad un osteopata americano, Fred Mitchell Senior, il quale prese spunto da numerosi principi enunciati da altri osteopati ed anche dai lavori di un oftalmologo. Ketler DO, “non è possibile ripristinare completamente l’equilibrio di un soggetto senza che sia stato effettuato un perfetto riequilibrio delle tensioni miofasciali simmetriche”. Ruddy oftalmologo-otorinolaringoiatra, utilizzava delle tecniche (en musc) nella sua professione Mitchell senior DO, muore nel 1973 (nel 1972 queste tecniche accettate dalla AOA) Mitchell junior DO Definizione generale Cosa sono Le tecniche di energia muscolare rappresentano una modalità di trattamento manuale, che comporta la contrazione volontaria di alcuni muscoli del paziente in una direzione ben precisa, con diversi livelli di intensità, effettuata verso una controforza esercitata appositamente dall’operatore. Queste tecniche vengono classificate come tecniche attive, in cui il paziente introduce la forza di correzione. La forza di attivazione viene classificata come intrinseca; il paziente è responsabile del dosaggio applicato. Quando si usano Per allungare un muscolo accorciato Per diminuire un edema localizzato e ridurre una congestione (i muscoli rappresentano le strutture preposte al pompaggio dei sistemi venoso e linfatico) Per mobilizzare un’articolazione che presenti una restrizione di mobilità Per trattare una fibrosi La funzione di una qualunque articolazione dell’organismo , che possa essere mobilizzata da un’azione muscolare volontaria, sia questa diretta o indiretta, può essere influenzata dalle tecniche di energia muscolare. La quantità di sforzo che il paziente deve compiere può essere minima o massima, mentre la durata dello sforzo può variare da una frazione di secondo a un periodo prolungato che dura diversi secondi. Tecniche dirette e indirette In osteopatia distinguiamo tecniche di tipo diretto e di tipo indiretto. Un esempio di tecnica diretta a livello articolare è il thrust, uno di tecnica indiretta è la tecnica funzionale. In questi due esempi le tecniche non sono applicate a strutture diverse, ma la stessa struttura viene interessata con un principio diverso, comunque si agisce in entrambi i casi su capsula articolare e legamenti. Le tecniche di energia muscolare a seconda del tipo di leva muscolare scelta potranno essere dirette o indirette. Fisiologia muscolare Il muscolo per agire ha bisogno: Di un vettore di direzione dato dalle inserzioni tendinee a livello osseo; Di un tessuto che lo sostenga, le fasce Di una struttura vascolare, da cui ricevere nutrimento Del sistema nervoso centrale che lo comanda; il controllo della muscolatura striata è presieduto dal SNC sia con la componente volontaria sistema piramidale che con quella involontaria, sistema extrapiramidale. Quindi quando si parla di tecniche di energia muscolare non si parla unicamente del tessuto muscolare, ma del complesso neuro-muscolovasculo-fasciale Fibre muscolari rapide e lente Ranvier alla fine dell’800 aveva notato l’esistenza di fibre muscolari di colorito scuro (fibre rosse) e chiaro (fibre bianche) attribuendo questo fattore al diverso contenuto di mioglobina. La differenza è anche funzionale infatti le fibre rosse hanno una vascolarizzazione più ricca per consentire un apporto maggiore di O2, sono resistenti al lavoro prolungato, contrazione e rilasciamento più lenti ma più duraturi nel tempo, condizione definita tonica (posturale). Le fibre bianche sono anaerobiche, hanno soglia di contrazione più bassa quindi sono più eccitabili, hanno una elevata capacità contrattile, sono caratteristiche di una attivazione fasica. Le fibre dei due tipi sono variabilmente distribuite nei diversi muscoli. Da quanto sopra esposto si evince che le fibre rapide sono adatte per contrazioni muscolari rapide e potenti, le fibre lente invece sono adatte per un’attività muscolare continua e sostenuta nel tempo come quella impegnata nel sostegno del corpo contro la gravità. Previous authors have suggested that muscles that have a stabilising function (postural) have a tendency to shorten when stressed, and other muscles that play a more active/moving role (phasic) have a tendency to lengthen and become inhibited. “Da MET, John Gibbons, Lotus Publishing” Tutti i muscoli possiedono un insieme di fibre a rapida contrazione e a lenta contrazione e la loro composizione è importante per lo svolgimento delle funzioni posturali e fasiche. In questo ambito i muscoli possono essere classificati come tonici e fasici. Spesso i muscoli posturali diventano ipertonici, si accorciano e diventano tesi, mentre i muscoli fasici diventano ipotonici e vengono inibiti. I muscoli posturali maggiormente significativi per una disfunzione somatica vertebrale sono quelli del quarto strato, di piccole dimensioni il multifido i rotatori e gli intertrasversari. Questi muscoli presentano un elevato numero di fusi e funzionano più come propriocettori che come strutture principalmente motorie. Il concetto posturale è collegato alle fibre rosse-toniche, mentre il concetto fasico è collegato ai sistemi dinamici. Il sistema neuro-muscolare funziona tramite la correlazione continua di questi due tipi di attivazione. Da un punto di vista anatomico biomeccanico i muscoli possono essere distinti in Agonisti: muscoli che contraendosi provocano un determinato movimento di un arto o di una parte del corpo. Antagonisti: muscoli che hanno azione contraria a quella svolta dagli agonisti. Fissatori: sono quei muscoli che fissano una o un complesso di leve ossee, in modo che la contrazione di uno o diversi muscoli renda possibile un determinato movimento. Monoarticolari: sono a cavallo di un’unica articolazione e si applicano maggiormente al meccanismo tonico, quindi al controllo della postura Biarticolari e pluriarticolari: sono quei muscoli che comprendono più articolazioni sulle quali agiscono in genere flettendo o estendendo, come certi muscoli erettori del rachide che estendono. Questi muscoli per Questo non è un concetto assoluto, ad esempio lo psoas può essere in una fase un muscolo dinamico, come ad esempio nella fase oscillatoria del passo,in un altra stabilizzatore. In ogni muscolo coesistono queste due caratteristiche. CONTROLLO NERVOSO Il controllo della muscolatura striata è presieduto dal SNC sia con la componente volontaria, sistema piramidale, che con quella involontaria, sistema extrapiramidale. Riflessi spinali I riflessi sono delle reazioni automatiche che si verificano senza il controllo volontario. Essi sono integrati nell’encefalo e nel midollo spinale. Molti di essi sono riflessi vegetativi ( costrizione pupillare, aumento frequenza cardiaca…). I riflessi spinali che ci interessano in questa trattazione sono quello di stiramento, e il tendineo del golgi. Le fibre muscolari sono innervate da grosse fibre nervose mieliniche che originano dai grandi motoneuroni delle corna anteriori del midollo spinale. Sono identificabili due tipi di motoneuroni: gli alfamotoneuroni che assieme alle fibre muscolari costituiscono l’unità motoria e i gamma-motoneuroni che si connettono a speciali fibre muscolari scheletriche di piccole dimensioni, dette fibre intrafusali che fanno parte dei fusi neuromuscolari(monitorare lunghezza e tono, risentono di cambiamenti di lunghezza e velocità di cambiamento) Interneuroni... La terminazione nervosa forma una giunzione con la fibra muscolare detta giunzione neuromuscolare, circa a metà della lunghezza della fibra e da questa il potenziale d’azione si propaga in entrambe le direzioni verso le due estremità della fibra I RECETTORI DEL MUSCOLO FUSI NEUROMUSCOLARI ED ORGANI TENDINEI DEL GOLGI Il controllo della funzione muscolare non implica soltanto l’eccitazione del muscolo ad opera dei motoneuroni delle corna anteriori ma richiede anche l’arrivo continuo di informazioni dal muscolo stesso al sistema nervoso centrale (mantenim lesione osteopatica). È necessario cioè che il sistema nervoso sia informato sulla lunghezza del muscolo, sulla sua tensione istantanea e sulla rapidità con cui la sua lunghezza o la sua tensione stanno cambiando. Per fare questo i muscoli e i tendini dispongono dei fusi neuromuscolari e degli organi tendinei del Golgi. Essi trasmettono comunque una notevole quantità di informazioni non solo al midollo spinale ma anche al cervelletto ed alla corteccia cerebrale, consentendo a queste strutture di espletare nel modo adeguato le loro funzioni di controllo sull’attività muscolare. Funzione recettoriale del fuso neuromuscolare Nella sua parte centrale cioè nella zona posta tra le due estremità i filamenti di actina e miosina sono del tutto assenti, questa parte quindi non si contrae quando si contraggono le due porzioni polari della fibra, ma funziona da recettore sensitivo. Le porzioni polari vengono eccitate da sottili fibre nervose motrici gamma originate dai motoneuroni gamma. Quindi la porzione recettrice del fuso neuromuscolare è rappresentata dalla sua parte centrale, dove le fibre muscolari sono sprovviste di elementi contrattili. In questa zona si localizzano le terminazioni delle fibre sensitive le quali vengono eccitate da uno stiramento della parte centrale del fuso. Quindi due sono le modalità con cui il fuso neuromuscolare può essere eccitato: 1. Un allungamento dell’intero muscolo nel quale si trova il fuso si accompagnerà allo stiramento della porzione centrale del fuso stesso, eccitando in tal modo il recettore 2. Anche quando la lunghezza del muscolo in toto non si modifica tuttavia una contrazione delle porzioni polari delle fibre intrafusali potrà provocare lo stiramento delle loro parti centrali e quindi l’eccitamento del recettore. Il ruolo quindi delle fibre intrafusali, o fusi neuromuscolari, consiste nel controllare la lunghezza e il tono del muscolo. IL RIFLESSO DA STIRAMENTO O RIFLESSO MIOTATICO (MIOTONICO) • Una fibra nervosa proveniente da un fuso entra nel midollo spinale attraverso una radice posteriore. Un ramo di questa fibra si dirige direttamente al corno anteriore della sostanza grigia spinale dove attraverso una sinapsi prende contatto con i motoneuroni che innervano il muscolo da cui proviene la fibra. Si tratta di un circuito monosinaptico attraverso il quale l’eccitazione del fuso neuromuscolare evoca un segnale riflesso che con un ritardo minimo viene trasmesso allo stesso muscolo che contiene il fuso eccitato. … la conseguenza di questo meccanismo per la presenza di un interneurone a livello centrale è la stimolazione del motoneurone alfa in inibizione del muscolo antagonista; quindi uno stiramento provoca il riflesso miotatico diretto che a sua volta scatena la contrazione dell’agonista e tramite il riflesso miotatico inverso (innervazione reciproca) l’inibizione dell’antagonista, anche se quest’ultimo riflesso non è sistematico. IL RIFLESSO INDOTTO DAGLI ORGANI TENDINEI DEL GOLGI L’organo tendineo del golgi è un recettore capsulato che si trova nei tendini in immediata prossimità della loro connessione alle fibre muscolari. La principale differenza funzionale con il fuso neuromuscolare sta nel fatto che il fuso rileva la lunghezza del muscolo e le sue variazioni, mentre l’organo tendineo segnala la tensione muscolare. L’organo tendineo informa in ogni istante il sistema nervoso centrale circa il grado di tensione presente in ogni piccola porzione di ciascun muscolo. Natura inibitoria del riflesso tendineo e sua importanza Quando gli organi tendinei contenuti in un muscolo vengono eccitati da un aumento della tensione muscolare essi trasmettono al midollo spinale segnali che evocano effetti riflessi a carico del muscolo stesso. Questo riflesso è totalmente inibitorio e impedisce che il muscolo venga sottoposto ad una tensione eccessiva. Quando la tensione del muscolo, e quindi del tendine, raggiunge un grado estremo, l’effetto inibitorio prodotto dall’organo tendineo può essere tanto intenso da provocare l’improvviso rilasciamento dell’intero muscolo. RIASSUMENDO Fino ad una certa tensione del tendine interviene il riflesso miotattico diretto, oltre c’è una stimolazione dell’organo tendineo del golgi che presiede ad un altro meccanismo, il riflesso miotattico inverso, per cui la stimolazione a livello centrale arriva alle corna posteriori tramite un interneurone inibitore, lo stimolo giunge al motoneurone alfa, che riceve un impulso inibitorio e provoca il rilasciamento del muscolo. Sempre per l’interposizione di un altro motoneurone, vi è (non sempre presente) la stimolazione dell’antagonista a contrarsi o meglio ad aumentare il tono in modo da frenare il movimento dell’agonista. Questi meccanismi vengono utilizzati nelle tecniche di energia muscolare, dato che questi riflessi vengono evocati rapidamente con delle stimolazioni di stiramento. POST ISOMETRIC RELAXATION PIR results from a neurological feedback through the spinal cord to the muscle itself when an isometric contraction is sustained, causing a reduction in tone of the muscle, which has been contracted. This reduction in tone lasts for approximately 20-25 sec, during which time the tissue can be more easily moved to a new resting length. Concetto di barriera La disfunzione osteopatica è una restrizione di mobilità di una struttura, un’articolazione, un legamento che può avvenire in più sensi anche bi o tridimensionalmente. Correlato al concetto di restrizione di mobilità vi è quello di barriera. Barriera anatomica: è il limite articolare oltre il quale si provocherebbe la lussazione dell’articolazione, quindi il contatto dei due capi ossei che compongono l’articolazione. Barriera fisiologica: è determinata dal massimo grado di tensione capsulo-legamentosa. Barriera elastica: è il massimo grado di tensione muscolare Le tecniche di energia muscolare e le tecniche funzionali permettono di lavorare sulla barriera elastica e sulla barriera fisiologica. Le tecniche dirette di thrust lavorano sulla barriera fisiologica. Se l’intenzione è quella di lavorare sul muscolo si dovrà ricercare la barriera elastica Se si utilizzano i muscoli per lavorare sull’articolazione si dovrà ricercare la barriera fisiologica. In osteopatia si utilizzano le tecniche di energia muscolare o per lavorare su un muscolo o per un disequilibrio di tensioni miofasciali tra agonisti e antagonisti, o dx/sx, lavorando sulla barriera elastica. Oppure si utilizzano per correggere una disfunzione osteopatica articolare lavorando sulla barriera fisiologica, capsulo-legamentosa, o sulla barriera elastica. Quando si applica una tecnica isometrica, se l’operatore si scontra con forza con la barriera di restrizione muscolare, nel posizionare l’articolazione, si avrà un aumento dell’ipertono muscolare, che rappresenta l’esatto contrario del risultato terapeutico desiderato. Inoltre quando si utilizzano queste procedure in un’articolazione in grado di compiere movimenti in molteplici piani, si deve agire su ciascuna barriera motoria in maniera analoga. Situazioni disfunzionali in cui si usano le tecniche di energia muscolare Situazioni che possono alterare le barriere fisiologica ed elastica. Edema: palpatoriamente determina riduzione di movimento, con la perdita della sensazione, durante la mobilizzazione, di elasticità e del frenaggio che avviene in modo “pneumatico”. Contrazioni isotoniche brevi e di piccola ampiezza seguendo il ritmo cardiaco o contrazioni isometriche intervallate da rilassamento muscolare tra le contrazioni Contrattura: è la vera situazione di minor fisiologia di un muscolo perché un muscolo contratto è ipertonico, quindi inefficace, incapace di esprimere un livello ottimale di forza. Con queste tecniche si può almeno momentaneamente cercare di risolvere questa situazione. Ci sono due possibilità di lavoro: contrazione isometrica non a barriera dell’agonista o contrazione isotonica dell’antagonista (riflesso miotattico inverso) Fibrosi: l’intervento dell’osteopata non è sull’aderenza, ma sul tessuto alterato che ha perso elasticità e tende a fibrotizzarsi. Nell’ambito delle aderenze lavoriamo sui tessuti circostanti In questo caso la sensazione manuale è quella di “muro rigido” Tipi di contrazione muscolare utilizzati Esistono tre tipi di contrazione muscolare utilizzati nelle tecniche di energia muscolare: Isometrica Isotonica concentrica isolitica Isometrica La forza dell’operatore è uguale a quella del paziente e non vi è quindi spostamento dei capi articolari. Questo tipo di contrazione permette di sfruttare il riflesso miotattico inverso, perché ad una contrazione che determina uno stiramento di una certa entità (golgi)corrisponde un rilasciamento dell’agonista. La contrazione dell’agonista oltre un certo grado di stiramento provoca un riflesso inibitore, quindi l’agonista si rilascia e si può raggiungere un’altra barriera di movimento. L’isometria può essere utilizzata per lavorare sugli edemi con contrazioni leggere, per mobilizzare un’articolazione (barriera elastica o fisiologica) e per lavorare su una contrattura, resettando dal punto di vista neurologico il muscolo. Isotonica concentrica Nella contrazione isotonica concentrica la forza dell’operatore è minore di quella del paziente, ed avviene quando la tensione muscolare provoca un avvicinamento tra inserzione prossimale e distale. Essa inibisce i muscoli antagonisti, tonifica e accorcia quelli agonisti. Si usa questo tipo di contrazione per aumentare il tono e la forza muscolare, per mobilizzare un’articolazione (lavoro diretto nel senso correttore), per lavorare un edema (contrazioni ritmiche/FC per 1’) Isolitica Questo termine fu coniato da Magoun e rappresenta un fenomeno non fisiologico in cui la contrazione del paziente tenta di essere concentrica con avvicinamento dei due punti di inserzione, ma una forza esterna viene applicata dall’operatore in direzione opposta. Si può utilizzare questo tipo di lavoro in caso di aderenze tissutali dove ad una contrazione in un senso viene contrapposta una forza maggiore nel senso opposto. Considerata dallo stesso Mitchell rischiosa e dolorosa. Cooperazione respiratoria Mitchell senior vedeva la respirazione come lavoro muscolare. Nelle tecniche muscolari fatta la contrazione si utilizza un parametro respiratorio per potenziare o per dare più resistenza a livello di un’articolazione o di un tessuto. Sequenza diagnostica Testare la lunghezza del muscolo: si apprezza l’ampiezza del movimento contrario a cui il muscolo da testare è adibito, in rapporto al muscolo controlaterale, fino a barriera motrice. Testare la forza: bisogna misurare la forza muscolare massimale dei restrittori del movimento esaminato, ponendo il muscolo a barriera motrice di movimento e chiedendo una spinta massimale in senso opposto confrontandola con quella controlaterale. Interpretazione diagnostica In fisiologia i muscoli bilaterali possono essere: Equilibrati con medesima lunghezza e forza e in questo caso non esiste problema terapeutico Squilibrati e quindi: corto e forte da un lato oppure lungo e debole dall’altro Nella non fisiologia potremo trovare un gruppo muscolare corto e debole rispetto al controlaterale e in questo caso diviene primario riportare in fisiologia. Sequenza terapeutica 1 trattamento della debolezza con tecnica isotonica 2 nuovo test di movimento: correggendo la forza si deve correggere anche l’ampiezza 3 trattamento di allungamento tramite tecnica isometrica a barriera 4 nuovo test di movimento: se l’ampiezza non è stata recuperata possono esservi altre cause di disturbo, di carattere articolare o fibrosi. GLI UTILIZZI DELLA CONTRAZIONE MUSCOLARE NELLE TECNICHE DI ENERGIA MUSCOLARE Le contrazioni muscolari utilizzate con maggiore frequenza nelle tecniche di energia muscolare sono le contrazioni isometriche e quelle isotoniche concentriche. La tecnica isometrica viene principalmente usata a livello vertebrale in caso di muscoli accorciati e ipertonici che agiscono come fattori di limitazione biomeccanica impedendo il movimento, e , attraverso la legge dell’innervazione reciproca inibiscono i propri muscoli antagonisti. In seguito a una contrazione isometrica, un muscolo ipertonico accorciato, può essere allungato fino a raggiungere una nuova lunghezza a riposo. Quando questo muscolo agonista ipertonico si rilassa, non contribuisce più all’inibizione dei relativi muscoli antagonisti determinando un equilibro e un tono muscolare più uniformi. Nella maggior parte dei casi le contrazioni isotoniche vengono utilizzate negli arti. In presenza di un gruppo muscolare inibito e ipotonico è possibile ricorrere a una serie di contrazioni isotoniche concentriche contro una resistenza in progressivo aumento, ottenendo in tal modo un incremento del tono e della forza muscolare. Allo stesso tempo aumentando la forza utilizzata in una serie di azioni ripetitive concentriche compiute da un muscolo in tutto il suo range di movimento, si determinerà un’inibizione del muscolo antagonista, con conseguente tono muscolare più simmetrico. A volte si utilizza una contrazione isotonica concentrica per mobilizzare un’articolazione direttamente contro la propria barriera motoria. LA TECNICA DI MOBILIZZAZIONE MUSCOLARE La contrazione isometrica e quella isotonica concentrica possono essere utilizzate in tre diversi modi, per agire sull’elemento all’origine di una restrizione articolare. 1. Contrazione isometrica opposta alla restrizione, sulla barriera di restrizione 2. Contrazione isometrica verso la restrizione sulla barriera di restrizione 3. Contrazione isotonica concentrica verso la restrizione Tutte queste contrazioni muscolari influenzano la fascia circostante, la sostanza fondamentale dei tessuti connettivi e i liquidi interstiziali, e alterano la fisiologia muscolare tramite meccanismi riflessi. La lunghezza e il tono della fascia vengono alterati da una contrazione muscolare. L’alterazione fasciale influenza non soltanto la sua funzione biomeccanica, ma anche le funzioni biochimiche e immunologiche. Gli elementi delle tecniche Contrazione muscolare attiva del paziente Controllo della posizione dell’articolazione Contrazione muscolare in una direzione specifica Controforza applicata dall’operatore Controllo dell’intensità della contrazione Scanner pag 125 mitchell