FEUERBACH
Destra e Sinistra hegeliana
Alla morte di Hegel, i suoi discepoli si divisero in due correnti che furono denominate da Strauss con i
termini desunti dalla consuetudine del Parlamento francese: Destra e Sinistra hegeliana. La spaccatura si
verificò a causa dell’ambiguità del pensiero di Hegel, che poteva essere interpretato in chiave sia
conservatrice che rivoluzionaria e del diverso atteggiamento rispetto alla religione e alla politica. La Destra
cercò di adattare l’idealismo alle tesi fondamentali del cristianesimo e ad una visione conservatrice che
giustificava la realtà esistente. La Sinistra utilizzò la Ragione di Hegel per dimostrare l’inconciliabilità tra
dogmi della religione e la ragione. Inoltre, affermando che non tutto ciò che esiste è razionale, finiva per
concepire la filosofia come una critica dell’esistente, tesa alla trasformazione rivoluzionaria delle istituzioni
politiche.
Critica di Feuerbach all’ Idealismo e a Hegel
Feuerbach rivolge una critica serrata all’ideologia idealistico-religiosa affermando che, in realtà, l’idealismo
fornisce una visione rovesciata delle cose perché rende il concreto (l’uomo) un attributo dell’astratto (Dio).
Esso stravolge i rapporti reali tra il soggetto e il predicato. Inoltre, secondo Feuerbach l’ hegelismo è una
forma di teologia mascherata, razionalizzata in quanto è una filosofia di tipo panteistico che ha come
conseguenza la Teologia. La filosofia di Feuerbach ha, dunque, come obiettivo quello di “riportare l’uomo
con i piedi per terra”, stabilendo il giusto rapporto tra soggetto e predicato.
Dio e l’origine dell’idea di Dio
Per Feuerbach, Dio è inteso come l’essenza oggettivata del soggetto, ovvero la proiezione illusoria delle
migliori qualità umane. Dio non è altro che un’immagine riflessa dell’uomo che, appunto, è proiettato
nell’al di là. Feuerbach propone diverse tesi circa la genesi dell’idea di Dio; essa potrebbe derivare dalla
distinzione, che l’uomo coglie in se stesso, tra individuo e specie (perchè Dio è la personificazione
immaginaria delle qualità della specie); dall’opposizione tra volere e potere ( Dio, infatti, è l’essere in cui
questa contraddizione viene risolta) oppure dal sentimento di dipendenza che l’uomo prova di fronte alla
natura e che lo ha spinto ad adorare le cose senza le quali non potrebbe esistere.
Antropologia capovolta
Poichè Feuerbach sostiene che Dio è un’immagine riflessa dell’uomo, è portato anche a sostenere che in
realtà la religione non è altro che un’antropologia capovolta e come tale costituisce la prima forma di
autocoscienza umana. Infatti, l’uomo, prima di trovare se stesso, sposta il suo essere fuori di sé,
oggettivandosi in Dio. Perciò, la religione è, per Feuerbach, l’infanzia dell’umanità, ovvero l’ingenuo
tentativo di acquisire consapevolezza di sé, come il bambino che vede il suo essere, l’uomo, fuori di sé. Il
progresso storico delle religioni, per Feuerbach consiste nel considerare in un secondo momento come
soggettivo e umano ciò che le prime religioni consideravano oggettivo e adoravano come Dio.
Alienazione e ateismo
La religione per Feuerbach rappresenta una forma di alienazione (termine che mutua da Hegel), intesa
come una situazione patologica nella quale l’uomo si trova quando, dopo essersi scisso in due, oggettiva
fuori di sé una potenza superiore alla quale si sottomette. Questo oggettificazione porta con sé
un’espropriazione delle migliori qualità dell’uomo (“La gloria di Dio si fonda esclusivamente
sull’abbassamento dell’uomo”). La presa di coscienza di questo fenomeno genera l’ateismo, ovvero la riappropriazione da parte dell’uomo della propria essenza, intesa non solo come atto di intelligenza
filosofica, ma anche come dovere morale. L’ateismo si presenta, dunque, in positivo, come una nuova
religione dell’uomo (antropoteismo).
Umanismo naturalistico, essenza sociale dell’uomo, filantropismo
La nuova filosofia di Feuerbach, o “filosofia dell’avvenire” ha la forma di un umanismo naturalistico
(Umanismo perché l’uomo diventa l’oggetto del discorso filosofico e Naturalistico perché fa della Natura la
realtà ontologica da cui tutto dipende). L’uomo è dunque inteso come un essere “di carne e di sangue”,
condizionato dal corpo e dalla sensibilità. La sensibilità ha una valenza pratica come lo dimostra il suo
legame con l’amore, che è alla base dell’essenza sociale dell’uomo, che ha bisogno dei suoi simili in tutti gli
aspetti della sua vita. La sua filosofia si risolve, in realtà, in una forma di filantropia ( amore per l’umanità)
perchè sostituisce l’amore per Dio con l’amore per l’uomo.