ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITÀ DI BOLOGNA FACOLTA’ DI INGEGNERIA CORSO DI LAUREA IN INGEGNERIA ELETTRICA TESI DI LAUREA in Metodologie e Progettazione di Impianti Elettrici OTTIMIZZAZIONE DEI CONSUMI DI ENERGIA ELETTRICA NELLE GALLERIE STRADALI CANDIDATO Andreas von Lutz RELATORE Prof. Gianni Pattini CORRELATORI Prof. Alberto Burchiani Ing. Mario Paolone Anno Accademico 2006/07 Sessione II Ai miei genitori, alla mia famiglia ed a tutti coloro che mi hanno sostenuto e creduto in me You reap what you sow OTTIMIZZAZIONE DEI CONSUMI DI ENERGIA ELETTRICA NELLE GALLERIE STRADALI INDICE Introduzione La ventilazione in galleria 1 Fondamenti di fluidodinamica 2 Il ventilatore assiale 2.1 Tipologie di ventilatori assiali 2.2 Il ventilatore nell’impianto 3 Concetti di ventilazione nelle gallerie stradali L’illuminazione in galleria 4 Fondamenti di illuminazione stradale 4.1 Criteri tecnici dell'illuminazione stradale 5 Concetti di illuminazione nelle gallerie 5.1 Dimensionamento e grandezze caratteristiche per l’illuminazione di una galleria lunga 5.2 Criteri installativi nell’illuminazione di gallerie 5.3 Distribuzione fotometrica degli apparecchi di illuminazione normalmente impiegati 5.4 Tipologie di corpi illuminanti L’analisi della galleria di San Giacomo 6 La galleria di San Giacomo 6.1 Impianto di ventilazione 6.1.1 Criteri di dimensionamento dell’impianto di ventilazione 6.1.2 Impianto di ventilazione installato 6.1.3 Controllo dell’impianto di ventilazione 6.2 Impianto di illuminazione 6.2.1 Impianto di rinforzo 6.2.2 Impianto di illuminazione permanente L’ottimizzazione dei consumi di energia elettrica 7 Concetti di risparmio energetico nelle gallerie 7.1 Ventilatori ad impulso con silenziatori inclinati 7.2 Illuminazione con LED 7.3 Manto stradale chiaro 7.4 Illuminazione naturale nella zona di ingresso 7.5 Regolatori di flusso luminoso Conclusione Riferimenti bibliografici Allegati1 Analisi illuminotecnica, impianto inforzo Sud Analisi illuminotecnica, impianto rinforzo Nord Analisi illuminotecnica, impianto permanente Analisi costi di gestione, impianto esistente Risultati illuminotecnici, LED Analisi costi di gestione, impianto LED Risultati illuminotecnici, manto chiaro, rinforzo Sud Risultati illuminotecnici, manto chiaro, permanente Analisi costi di gestione, manto chiaro Analisi costi di gestione, regolatori di flusso 1 Allegati disponibili su richiesta Introduzione Le gallerie stradali sono infrastrutture che svolgono un ruolo fondamentale nel funzionamento e sviluppo del paese, ma anche nella comunicazione con transeuropea dei la comunità di trasporti, paesi TERN, ha confinanti. La un cruciale ruolo rete nell’assicurare la libera circolazione delle persone e delle merci nell’Unione Europea. Tale rete è costituita dai percorsi principali di scambio e comprende complessivamente oltre 510 gallerie stradali, dove l’Italia sola possiede circa il 50% di queste gallerie, come riportato in tabella. Riguardo alla Autonoma di Bolzano, sia l’elevato intuire situazione delle gallerie l’ubicazione numero di stradali geografica gallerie nella della stradali Provincia stessa, fa presenti, sia l’importanza di un’elevata scorrevolezza del traffico. Gallerie appartenenti alla rete TERN(*) 300 246 250 200 150 100 64 55 45 50 35 25 12 11 5 3 3 3 2 2 1 e direttamente legate dell’automobilista. fluidità al del visivo da la n Ir ll o o ga Po nella visivo e rt o lg i a Be ez i Sv ur go Lu traffico benessere Benessere mb ss e ar ca ia nd Da ni m ss i nl a es i Fi Ba it o a Un gn o Re Scorrevolezza Pa ag n ia Sp an c Fr ec i a a Gr ni rm a Ge st r Au It al i a ia 0 confort ed galleria al sono sono confort proprietà fondamentali di una galleria, e sono il risultato di un impianto di illuminazione e di ventilazione adeguato. Il quadro normativo prevede fondamentalmente per l’impianto di illuminazione, l’applicazione della UNI 11095, “Illuminazione delle gallerie” (2003) ed il dimensionamento dell’impianto di ventilazione secondo le direttive PIARC, “Road Tunnels: Vehicle Emissions and Air Demand for Tunnel Ventilation” (2003). I requisiti dettati da queste normative permettono molteplici soluzioni, esse discendono dalle unicità di ciascuna galleria, come la tipologia di strada, l’entità di traffico, l’orientamento dimensionamento ventilazione della dell’impianto non può sia di prescindere corrispondenza ai requisiti continuità, la minimizzazione e galleria minimi così via. Il illuminazione che di da di un e compromesso, sicurezza, tra affidabilità dei costi di investimento è quella di fornire e e di gestione. La finalità strumento del per ventilazione il di seguente progetto una lavoro, di un galleria, impianto con di particolare un illuminazione attenzione valido e di ad un contenuto consumo di energia elettrica. (*) Sandro Fusari, Matteo Lorenzi Autostrade per l’Italia, Sistemi e Servizi per Reti Viarie, Nuove Opere, Iniziative, Gallerie. 1. Fondamenti di fluidodinamica Nell’ambito della tecnica di ventilazione il fluido considerato è aria in forma gassosa. Le caratteristiche dell’aria sono determinate dalle proprietà di stato e dalle proprietà del mezzo. Le principali proprietà di stato sono la temperatura assoluta T [K] e la pressione P [Pa], mentre le principali proprietà del mezzo sono, la costante dei gas R [Nm/(kg K)], la viscosità ν [m2/s] e la densità ρ [kg/m3]. La relazione tra, le proprietà di stato e le proprietà del mezzo, è data dall’equazione dei gas: ρ= La costante dei gas per P RT l’aria 1.1 vale R=287 Nm/(kg K), per la temperatura ambiente, Tamb=20 ºC, ovvero T=293 K. Si evince che a Tamb=0 ºC e ad una pressione assoluta di p=101325 Pa, la densità dell’aria vale: ρ0 = 101325 kg m3 = 1, 29 kg m3 287 ⋅ 273 1.2 La dipendenza della densità dalla pressione, nel range di differenze di pressione che si verificano nell’ambito della tecnica di ventilazione, è minima e può essere trascurata, in tal modo l’aria è vista come fluido incomprimibile. La dipendenza dalla temperatura invece è rilevante. Secondo l’equazione dei gas, risulta per due temperature diverse, a pressione costante: ρ1 T0 = ρ0 T1 1.3 In questo modo si ottiene la densità dell’aria per una temperatura qualsiasi Tx, considerando le seguenti condizioni di stato, T0=273 K, e ρ0=1,29 kg/m3: ρ x = 1, 29 Quanto detto vale per aria 273 kg m3 273 + x secca, la 1.4 densità dell’aria umida è generalmente più bassa. Ma tale influenza è trascurabile in questa trattazione. Se il ventilatore non è montato in aree a bassa quota, ma esercitato in montagna, allora la densità dell’aria è diversa e deve essere ricalcolata tenendo conto della quota del sito di installazione. Riguardo a questa problematica esiste una convenzione internazionale per calcolare la pressione assoluta in funzione della quota: 287 − 0, 0065H pa = pa 0 287 5,255 1.5 Dove pa0 è la pressione assoluta al livello del mare, ed H è la quota di interesse l’opportuna data in m. temperatura, Tramite si l’equazione determina la dei densità gas, inserendo dell’aria alla quota di installazione del ventilatore. Il flusso d’aria è definito dalle seguenti proprietà di stato: - Velocità dell fluido - Pressione statica - Quota geodetica Queste proprietà sono correlate tra di loro attraverso l’equazione di Bernoulli, secondo la quale per ogni punto del flusso d’aria, considerando un flusso stazionario (la condizione di flusso stazionario si verifica, quando tutte le grandezze che influenzano il flusso tempo), la sono ritenute, somma tra in energie un determinato cinetica, punto, energia di costanti nel pressione e energia potenziale è costante. ρ 2 c 2 + ps + ρ gh = k 1.6 Essendo c [m/s] la velocità media del flusso, ps [Pa] la pressione statica, g=9,81 m/s2 l’accelerazione gravitazionale ed h [m] la quota geodetica. Nell’ambiente della ventilazione il termine che riguarda la quota geodetica viene tipicamente trascurato. Così l’equazione di Bernoulli si riduce a: ρ 2 c 2 + ps = k 1.7 Il termine relativo all’energia cinetica viene nominato pressione dinamica, mentre la somma di pressione dinamica e pressione statica dà la pressione totale pt: pt = ρ 2 c 2 + ps = pd + ps 1.8 L’equazione di Bernoulli dice che la pressione totale, in qualunque punto della sezione, è costante, come schematizzato in figura 1, nel caso di un flusso d’aria che attraversa un canale di sezione variabile: Fig. 1.1: Distribuzione di pressione La seconda equazione fondamentale è l’equazione di continuità, che stabilisce che in ogni punto del sistema, in assenza di diramazioni ed a densità invariabile, il flusso volumetrico è costante. V&= cA Dove V&[m3/s] è il flusso 1.9 volumetrico dell’aria, c [m/s] è la velocità di flusso ed A [m2] è l’area attraversata dall’aria. Fig. 1.2: Tubo a sezione variabile Contrariamente al flusso ideale, nella problematica reale del flusso d’aria si hanno delle perdite di pressione dell’aria nel passaggio per il ventilatore. Tali perdite sono dovute principalmente a due tipologie di resistenza, una dovuta all’attrito, l’altra dovuta alla forma del ventilatore. Questo argomento riguarda più il costruttore dei ventilatori, che non il progettista, perciò non viene approfondito in questa trattazione. Al progettista interessa la somma delle varie perdite di pressione in quanto è elemento fondamentale nella charatteristica dell’impianto di ventilazione. La somma delle varie perdite di un impianto di ventilazione, sia dal lato di aspirazione, sia dal lato di spinta, fornisce la complessiva differenza di pressione ∆pt, per un determinato flusso volumetrico V&. La coppia di valori ∆pt e V& fornisce un punto sulla caratteristica dell’impianto (chiamata anche parabola d’attrito). Dato che le perdite, considerando un moto turbolente, sono proporzionali al quadrato della velocità, risp. del flusso volumetrico, la caratteristica risulta essere una parabola quadratica, rappresentando in ascissa ∆pt, ed in ordinata V&(Fig. 1.3-a). Impiegando una carta a doppio logaritmo, si ottiene al posto della parabola una retta di pendenza 2 (Fig. 1.3-b). ∆pt = 2 log V&+ log k 1.10 Dove k è una costante relativa all’impianto. a) b) Fig. 1.3: Caratteristica pressione – flusso volumetrico 2. Il ventilatore assiale Il ventilatore assiale è composto da getto di aspirazione con carcassa, il girante e motore con deflettore posteriore risp. adeguato supporto (in caso di assenza di deflettore). Ventilatori assiali di elevata potenza sono dotati di un diffusore, per minimizzare le perdite nella conversione dell’elevata pressione dinamica in pressione statica. Le modalità di costruzione del diffusore variano a seconda del tipo di deflettore. Il getto di aspirazione ha il compito di distribuire uniformemente la velocità a monte del girante, in modo tale da garantire un alimentazione del girante che interessa l’intera estensione delle palette. Nell’intera palettatura avviene poi la conversione dell’energia, ergo viene generata pressione statica e dinamica. Fig. 2.1: Rappresentazione schematica ventilatore assiale A valle del girante si forma un flusso di moto molto turbolente e spiraliforme. L’aria in uscita del girante ha una componente di velocità non trascurabile di direzione tangenziale. Fig. 2.2: Andamento linee di flusso La componente tangenziale, energetica peggiora il legata alla rendimento pressione del dinamica ventilatore. Per di moto ridurre questa componente si inseriscono deflettori, che possono essere a monte o a valle del girante, e si chiamano deflettori anteriori risp. posteriori. Il deflettore è costituito da una corona di palette, fissata rigidamente alla carcassa. I deflettori causano una deviazione del flusso d’aria che lo rende possibilmente assiale. 2.1 Tipologie di ventilatori assiali Esistono varie dell’impiego e tipologie delle di condizioni ventilatori di assiali, servizio, a seconda principalmente si distinguono in due categorie: a) Ventilatori assiali per impianti di areazione b) Ventilatori assiali di elevata assiali per impianti potenza per applicazioni industriali a) Ventilatori di areazione si distinguono ulteriormente a seconda della disposizione dei deflettori: - Ventilatori assiali senza deflettori - Ventilatori assiali con deflettori anteriori - Ventilatori assiali con deflettori posteriori Inoltre c’è una distinzione in base alla disposizione delle palette: - Ventilatori assiali con palettatura fissa, senza la possibilità di orientare l’angolo pale. Tale tipologia hanno un'unica caratteristica, differenze di pressione-flusso d’aria, per ogni singola velocità di rotazione. - Ventilatori assiali con angolo pale orientabile, presentano diverse caratteristiche, differenze di pressione-flusso d’aria, funzione dell’orientamento delle pale. Hanno il vantaggio di un ottimizzazione nell’addattamento alle varie condizioni di servizio. Lo standard di ventilatori assiali impiegati in impianti di areazione, sono i ventilatori assiali con angolo pale orientabile a macchina ferma e con deflettore posteriore. Fig. 2.3: Ventilatore assiale b) Ventilatori assiali di elevata potenza per applicazioni industriali. Questi ventilatori assiali sono tipicamente suddivisi in tre diverse tipologie: b.1) Ventilatori assiali con angolo pale orientabile e deflettore posteriore fisso b.2) Ventilatori assiali con deflettore anteriore orientabile angolo pale non orientabile b.3) Ventilatori assiali con velocità di rotazione variabile e b.1) Ventilatori assiali con angolo pale orientabile e deflettore posteriore fisso Questo genere di ventilatore assiale è disponibile nelle seguenti variante: - Angolo pale singolarmente orientabile, con macchina ferma - Angolo pale orientabile in modo centralizzato, con macchina ferma - Angolo pale orientabile in modo centralizzato, con macchina in movimento Suddetti flusso ventilatori volumetrico offrono d’aria vantaggi e copre nella un regolazione ampia del banda di funzionamento. La variazione dell’orientamento dell’angolo pale in modo idraulico, con macchina in rotazione è l’attuale stato della tecnica. b.2) Ventilatori assiali con deflettore anteriore orientabile e angolo pale non orientabile Questo tipo di ventilatore assiale, nel funzionamento a carico parziale presenta una caratteristica intrinseca molto peggiore rispetto al ventilatore assiale con angolo pale orientabile. Il girante però, dotato di pale fisse e non orientabili, è molto robusto e addatto a condizioni di servizio estreme, come può essere una temperatura ambiente molto elevata oppure la presenza continua di polveri. b.3) Ventilatori assiali con velocità di rotazione variabile Tenendo conto dell’attuale stato della tecnica di regolazione della velocità di rotazione tramite l’elettronica di potenza, si ottiene una combinazione ideale con la gestione di impianti di ventilazione. In particolare per ventilatori assiali con angolo pale orientabile a macchina ferma e alimentati da motore elettrico, controllato tramite inverter, si ottengono notevoli vantaggi: - Posizionamento ottimale del punto di lavoro sulla caratteristica del ventilatore assiale. - Comportamento ottimale per carichi parziali considerando la caratteristica quadratica dell’impianto. - Caratteristiche accustiche buone anche per carichi parziali. - La composizione meccanica semplice garantisce un funzionamento affidabile. 2.2 Il ventilatore nell’impianto Fig. 2.4: Ventilatore assiale per gallerie Di seguito ventilatore sono elencate assiale per le proprietà gallerie (Fig. di funzionamento 2.4), sia di un secondo la rappresentazione lineare, sia secondo la rappresentazione a doppio logaritmo. Fig. 2.5: Caratteristica ventilatore Confrontando i due punti di lavoro, B1 e B2, si ha che il rapporto delle differenze di pressione equivale al quadrato del rapporto dei flussi volumetrici, secondo il legame: ∆pt1 V& = 1 ∆pt 2 V& 2 L’incremento di pressione complessivo 2 2.1 di un ventilatore è composto dall’incremento di pressione statica risp. dinamica. La componente di pressione dinamica è riferita al getto di aspirazione del ventilatore. La pressione dinamica viene determinata secondo la nota espressione, pd = ρ 2 c2 2.2 dove c [m/s]è la velocità media nel getto d’aspirazione. Che si determina con la c= V& A 2.3 dove A [m2] è l’area del getto di aspirazione. Queste considerazioni permettono di inserire nel diagramma dell’impianto la caratteristica relativa alla pressione dinamica (caratteristica C in figura 2.6), in funzione del flusso volumetrico. Il comportamento di un ventilatore è descritto attraverso la caratteristica che lega la differenza di pressione totale ad un certo flusso volumetrico. Questa caratteristica risulta dalle misure fatte su ventilatori, secondo le prescrizioni della ISO 13350. Fig. 2.6: Caratterisica ventilatore comprendendo anche la pressione dinamica La prova misurando consiste le coppie nella di determinazione valori ∆pt − V&, dei punti parzializzando di lavoro, il flusso volumetrico d’aria in entrata del ventilatore. Contemporaneamente si misura la potenza elettrica assorbita dal motore, necessaria per la determinazione del rendimento. La potenza elettrica assorbita determina la coppia sviluppata sull’albero e la velocità angolare. In sintesi il rendimento è il quoziente tra la potenza emmessa P [W] ([kW]se la pressione pt [kPa]) e la potenza motrice all’albero PM [kW]: P = ∆pt ⋅ V& PM = CM ⋅ ω 2.4 Dove CM è la coppia motrice sviluppata sull’albero e ω è la velocità angolare. In questo modo si ottiene per il rendimento del ventilatore: η= Conoscendo trova la il valore potenza del P ∆pt ⋅ V& = PM CM ⋅ ω rendimento elettrica 2.5 del assorbita ventilatore relativa ai assiale, vari punti si di lavoro ∆pt − V&. Il punto di lavoro del ventilatore nell’impianto si ottiene dall’intersezione tra la caratteristica del ventilatore (curva V, figura 2.7) con la caratteristica dell’impianto (curva A, figura 2.7). L’intersezione caratteristica della tra la caratteristica pressione dinamica, del ventilatore fornisce il e la valore di flusso massimo, in altre parole, la portata d’aria che il ventilatore sarebbe in grado di mandare, inserito in un impianto ideale, senza perdite. Fig. 2.7: Caratteristica ventilatore e caratteristica impianto Variazione della velocità di rotazione Per variazioni della velocità di rotazione, le grandezze caratteristiche del ventilatore seguono delle leggi di proporzionalità. Dalla caratteristica quadratica dell’impianto risultano le seguenti variazioni delle grandezze caratteristiche: Il flusso volumetrico varia in modo direttamente proporzionale alla variazione delle velocità di rotazione. V& n 1 = 1 V& n2 2 2.6 L’incremento totale di pressione varia in modo quadratico rispetto alla variazione della velocità di rotazione. ∆pt1 n1 = ∆pt1 n2 La potenza velocità di all’albero rotazione 2 2.7 necessaria per svilluppare l’incremento presenta una dipendenza dal cubo di della velocità di rotazione. PW 1 n1 = PW 2 n2 3 2.8 Nella figura sottostante è riportato a titolo di esempio un incremento della velocità di rotazione da n1=1400 min-1 a n2=1600 min-1, che corrisponde ad uno spostamento del punto di lavoro da B1 a B2. Fig. 2.8: Incremento di velocità Parallelo di due ventilatori Un elevato flusso volumetrico d’aria può richiedere il montaggio in parallelo possono di due essere o più commandati ventilatori. I singolarmente ventilatori o come in unica parallelo unità, ciò dipende dalla tipologia di regolazione del flusso d’aria. Per determinare la caratteristica di un parallelo di ventilatori, è sufficiente sommare i flussi volumetrici a parità di differenza di pressione, come è riportato a titolo di esempio in figura 2.9. Dove V1 è la caratteristica di un singolo ventilatore, mentre V2 corrisponde al complesso parallelo. B1 è il punto di lavoro relativo ad un singolo ventilatore, che si sposta in B2 con l’inserimento del secondo ventilatore. Fig. 2.9: Parallelo di due ventilatori Serie di ventilatori In presenza di elevate resistenze può esistere la necessità di realizzare un collegamento in serie di due o più ventilatori. Idealmente si ha nel complesso la somma delle differenze di pressione ∆pt , mentre il flusso volumetrico V& rimane costante. Questa condizione non si verifica nella pratica, per l’inevitabile presenza di perdite lungo il tragitto del flusso d’aria. Come si evince da figura 2.10 si ha comunque un notevole incremento della differenza di pressione rispetto ad un contenuto incremento di portata. La caratteristica V1 corrisponde all’esercizio di un unico ventilatore, mentre V2 è la caratteristica relativa al collegamento in serie di due ventilatori, con i rispettivi punti di lavoro B1 e B2. Fig. 2.10: Serie di due ventilatori Regolazione di ventilatori assiali Il termine regolazione regolazione di del volumetrico flusso ventilatori assiali d’aria si in riferisce mandata del alla venti- latore. Esistono varie modulità di regolazione. Regolazione a strozzamento La regolazione a strozzamento è il metodo di regolazione più semplice, ma al contrario economicamente non conveniente. Consiste nell’inserimento, a monte del girante, di un diaframma orientabile che regola il caratteristica flusso d’aria e di conseguenza modifica la ∆pt − V& e porta a nuovi punti di lavoro, che si trovano a sinistra della caratteistica originale, cioè a valori di V& minori. Dalla caratteristica mostrata in figura 2.11 si evince che l’abbassamento del flusso volumetrico porta ad un incremento della differenza contrastato dallo di pressione, strozzamento. rendimento del ventilatore. che a Questo sua porta volta ad deve un essere calo del Fig. 2.11: Regolazione a strozzamento Regolazione della velocità di rotazione La regolazione della velocità di rotazione dell’albero motore è più conveniente da un punto di vista economico, ma necessità di motori elettrici appositamente regolabili. Il vantaggio di questa regolazione è il mantenimento di un rendimento elevato del ventilatore per qualsiasi condizione di servizio. La caratteristica dell’impianto rimane inalterata, mentre la caratteristica del ventilatore varia secondo le leggi di proporzionalità. Difetto di questa regolazione sono i costi elevati dei modulatori di frequenza per la variazione della velocità angolare, nonché l’abbassamento del rendimento del motore per carichi parziali. In questo modo un calo del flusso volumetrico da mandare porta ad un altrettanto calo delle potenza elettrica assorbita. Fig. 2.12: Regolazione di velocità Variazione orientamento angolo pale Ventilatori assiale permettono una regolazione del flusso volumetrico tramite una variazione dell’orientamento angolo pale. Questo metodo di regolazione non raggiunge un rendimento elevato quanto si ottiene con la variazione della velocità di rotazione, però scompaiono le perdite elettriche, cioè il calo di rendimento del motore elettrico. Fig. 2.13: Regolazione ad orientamento pale Motori elettrici I motori per l’azionamento dei ventilatori ad impulso sono, tipicamente, motori asincroni con rotore a gabbia di scoiattolo avviati in modo diretto. Il motore risponde alle direttive IEC. La potenza necessaria dei motori è determinata dal rendimento, dalla differenza di pressione e dalla portata che si vuole ottenere. Tipicamente la potenza del motore supera del 5-10% la potenza di dimensionemanto per ottenere una riserva di potenza. La caratteristica della coppia motrice relativa alla velocità di rotazione (in figura 2.14 è riportata la caratteristica CM-ω di un motore asincrono a gabbia di scoiattolo), mostra che la coppia di spunto deve essere sufficentemente grande per contrastare la coppia resistente. Questo almeno fino a raggiungere la velocità nominale. Fig. 2.14: Caratteristiche motore elettrico L’andamento della corrente assorbita e della coppia sviluppata fino a raggiungere la velocità nominale di rotazione è mostrato in figura. La velocità effettiva sarà di poco inferiore del 100 % per via dello scorrimento. Un criterio fondamentale nella scelta dei motori è la coppia di avviamento. Essa deve corrispondere ad un certo momento d’inerzia delle masse in rotazione, che deve essere superato in fase di avviamento. L’equazione fondamentale della dinamica delle macchine fornisce come tempo di avviamento, che tipicamante è di circa ta=10s. ta = J ⋅ω CM − C R 2.9 Dove J [kgm2] è il momento d’inerzia delle masse rotanti, CM [Nm] è la coppia motrice e CR [Nm] è la coppia resistente. Nel caso di un elevato momento d’inerzia delle masse rotanti oppure una coppia resistente elevata si possono verificare dei problemi di avviamento. Questo problema può essere ovviato tramite l’impiego di rotori particolari (rotore a doppio strato di cave), tramite l’impiego di motori di potenza maggiore, i quali però vengono sfruttati solo parzialmente a funzionamento nominale oppure tramite apposite procedure di avviamento. Tali procedure possono essere: - Avviamento stella-triangolo - Avviamento stella-triangolo a più stadi - Trasformatore o resistenza di avviamento - Avviamento con modulazione in frequenza tramite inverter Avviamento stella-triangolo L’avviamento stella-triangolo è impiegato per motori con rotori a gabbia di scoiattolo se sono necessarie basse correnti di avviamento, come può essere una condizione del fornitore di energia. Coppia di spunto, coppia massima nonché la corrente di spunto assumono valori del cira 25÷30 % dei rispettivi valori con avviamento diretto. Avviamento stella-triangolo a più stadi Questa tipologia di avviamento è adottata in presenza di motori di elevata potenza. Attraverso ulteriori contatti negli avvolgimenti sono possibili due stadi intermedi tra il collegamento a stella risp. a triangolo. Trasformatore o resistenza di avviamento Trasformatori oppure resistenze di avviamento permettono un calo quadratico della caratteristica di coppia ed un calo lineare della corrente assorbita. Avviamento con modulazione in frequenza tramite inverter Tale tipologia di avviamento permette una corrente di avviamento nominale, mantenendo elevati valori di coppia. 3. Concetti di ventilazione nelle gallerie stradali I primi impianti di ventilazione di gallerie sono state progettate come ventilazione semitrasversale (Fig. 3.1) per lunghezze medie e ventilazione trasversale (Fig. 3.2) per gallerie di lunghezza elevata. Più avanti le due tipologie di ventilazione sono state tra loro combinate. L’ampio range di regolazione dei ventilatori veniva coperto tramite l’orientamento angolo pale combinato ad una variazione a gradini della velocità di rotazione dell’albero. Fig. 3.1: Ventilazione semitrasversale Fig. 3.2: Ventilazione trasversale Ventilazione semitrasversale con ventilatori assiali La ventilazione semitrasversale fornisce alla galleria la quantità di aria pura minima necessaria, per diluire le particelle nocive comprese nell’aria all’interno della galleria. L’aria diluita fuoriesce dai portali della galleria. L’aria pura viene mandata in un apposito canale d’aria, dal quale vengono immessi nella galleria principale, attraverso cosidetti canali secondari, i necessari volumi parziali d’aria pura. Per poter influenzare, in caso d’incendio, la direzione del flusso d’aria vengono impiegati ventilatori assiali reversibili. I quali fungono nell’esercizio nominale come ventilatori di mandata, mentre in caso di emergenza aspirano l’aria nociva. Rispetto ad una ventilazione puramente longitudinale si ottengono i vantaggi di avere una minore velocità del flusso d’aria, per il fatto che galleria. l’aria Questo viane mandata vantaggio verso permette di entrambi i ventilare portali in della questo modo anche gallerie di notevole lunghezza. Un difetto di questa tipologia di ventilazione è la riduzione della sezione utile della galleria per la presenza dei canali d’aria. Questo svantaggio a sua volta porta al vantaggio di poter lavorare con una minore velocità del flusso d’aria. Ventilazione trasversale con ventilatori assiali Fondamentalmente nel caso di una ventilazione trasversale viene immessa nella galleria esattamente la quantità d’aria pura quanta aria inquinata viene aspirata. L’aria pura viene immessa attraverso canali d’aria paralleli alla galleria. Mentre l’aria inquinata viene aspirata attraverso apposite aperture di aspirazione poste al soffitto della galleria, e poi portato all’esterno attraverso uno o più camini. Ventilazione longitudinale Negli ultimi puramente anni si è sviluppata longitudinale, tramite una tendenza ventilatori di ad ventilazione impulso, per gallerie stradali di lunghezza media fino a 3 km. Questa tipologia è favorita rispetto investimento, ad altri servizio e sistemi manutenzione. per i bassi Ventilatori costi ad di impulso montati sul soffitto o sulle pareti della galleria, singolarmente oppure in gruppi, ad una distanza opportuna tra di loro cedono energia cinetica alla colonna d’aria della galleria per metterla o mantenerla in moto. Nella progettazione bisogna porre particolare attenzione per garantire uno scambio efficace tra il getto d’aria mandato dal ventilatore e la colonna d’aria della galleria. Nonché ad una l’intera ventilate velocità distribuzione sezione uniforme della puramente dell’aria, della galleria. longitudinale imposto dalle La è spinta d’aria lunghezza limitata direttive. attraverso delle da un Questo gallerie massimo massimo di è determinato dalla sicurezza e dal benessere delle persone presenti all’interno della galleria. Fig. 3.3: Ventilazione longitudinale Un ulteriore sviluppo della ventilazione longitudinale è l’aspirazione dell’aria inquinata al centro della galleria. Questa tipologia di ventilazione prevede ventilatori assiali di notevole potenza posti nella zona centrale della galleria, tali ventilatori aspirano l’aria inquinata e la mandono nell’ambiente. In questo modo non si ha nessuna emmissione di aria inquinata nella zona dei portali, questo può essere necessario in caso di gallerie situate nei pressi galleria di viene sull’opacità centri abitati. dimmezzata, dell’aria e fatto sulla Inoltre che la si colonna ripercuote concentrazione di d’aria della positivamente CO all’interno della galleria. Questo sistema prevede comunque l’installazione di ventilatori ad impulso che servono, in caso d’incendio, per asportare i fumi, e per garantire una via di fuga libera di aria inquinata. Fig. 3.4: Ventilazione longitudinale con camino centrale d’aspirazione La scelta del sistema di ventilazione è influenzata fondamentalmente dai seguenti fattori: - Fabbisogno di aria pura in funzione di emissione di CO, Nox, opacità, secondo le direttiva PIARC - Affidabilità dell’impianto - Sicurezza in caso d’incendio (Direttiva 2004/54/CE) - Consumo di energia - Costi di investimento - Manutenzione A livello europeo, si fa riferimento alla direttiva 2004/54/CE del 29 aprile 2004, relativa ai requisiti minimi di sicurezza per le gallerie della rete stradale transeuropea (TEN): “… 2.9. Ventilazione 2.9.l.Nella progettazione, costruzione e esercizio dell'impianto di ventilazione si deve tenere conto dei seguenti elementi: - controllo degli inquinanti emessi dagli autoveicoli, nel caso di flussi di traffico normali e nei picchi di traffico, - controllo degli inquinanti emessi dagli autoveicoli in caso di arresto del traffico per incidenti, - controllo del calore e del fumo in caso di incendio. 2.9.2. In tutte le gallerie di lunghezza superiore a 1000 m e con un volume di traffico superiore a 2000 veicoli per corsia deve essere installato un impianto di ventilazione meccanica. 2.9.3.Nelle unidirezionale gallerie con congestionato, la traffico bidirezionale ventilazione e/o longitudinale e' consentita solo se l'analisi di rischio di cui all'articolo 13 del decreto indica che essa e' accettabile e/o sono adottate misure specifiche, come ad esempio un'adeguata gestione del traffico, minori distanze tra le uscite di emergenza, estrazioni intermedie dei fumi 2.9.4.Nelle ventilazione gallerie meccanica in e cui non e' e' necessario consentita un la impianto di ventilazione longitudinale ai sensi del punto 2.9.3., devono essere utilizzati impianti di ventilazione trasversale o semitrasversale. Tali impianti devono permettere di evacuare i fumi in caso di incendio. 2.9.5.Nelle gallerie di lunghezza superiore a 3000 m con traffico bidirezionale, con un volume di traffico superiore a 2000 veicoli per corsia, con un centro di controllo e con un impianto di ventilazione trasversale o semitrasversale, devono essere adottate le seguenti misure minime per quanto concerne la ventilazione: installazione di dispositivi di estrazione dell'aria e del fumo azionabili separatamente o a gruppi; controllo costante della velocità longitudinale dell'aria e conseguente regolazione del processo di controllo dell'impianto di ventilazione (estrattori, ventilatori, ecc.). …” Queste sono i dimensionamento requisiti bisogna minimi seguire di sicurezza, riferimenti più mentre per il dettagliati. Ma attualmente in Italia non sono vigenti normative che regolamentano la ventilazione nelle gallerie, per cui si seguono le seguenti guide tecniche europee: “Road tunnels: Emission, Ventilation, Environment” (PIARC, Montreal 1995 e successivi concentrazione aggiornamenti): degli inquinanti, riferimento per caratteristiche del i limiti di traffico in esercizio e criteri di verifica dell’impianto di ventilazione in esercizio; “Road Tunnels: Vehicle Emissions and Air Demand for Tunnel Ventilation” (PIARC, giugno 2003): riferimento per i coefficienti di emissione dei veicoli; “Longitudinal jet fans system: concept for longitudinal fan system“ (PIARC WG2, 20/02/03): riferimento per il calcolo delle prestazioni dell’impianto di ventilazione in funzionamento longitudinale. Sistemi di regolazione Il compito dei sistemi di regolazione è l’adeguamento del concetto di ventilazione scelto, alle esigenze del sistema di ventilazione della galleria, con lo scopo primario di mantenere i livelli di aria inquinata entro i limiti stabiliti. In tal modo avviene uno scambio continuo tra aria fresca ed aria inquinata, in base alle condizioni del traffico. Nella maggiore parte delle gallerie di media lunghezza (lunghezza inferiore a 3 km), tale adeguamento di gestione del flusso d’aria avviene, attraverso l’inserimento o l’esclusione di ventilatori risp. gruppi di ventilatori ad impulso. Fig. 3.5: Gruppo di ventilatori assiali 4. Fondamenti di illuminazione stradale Illuminare una galleria stradale garantendo la sicurezza del traffico ed il benessere dei guidatori è una questione di non facile soluzione Durante e il richiede giorno, sistemi in di illuminazione presenza di luce molto solare, si sofisticati. presenta un costante ed elevato rischio di incidenti, dovuti al disagio visivo creato dalla differenza di flusso luminoso esterno ed interno alla galleria. Oltre alla sicurezza sulla strada, va tenuto conto anche del benessere fisico dei conducenti, legato ad un flusso scorrevole del traffico, pregiata dato comporta che una un’illuminazione buona veduta che adeguata a sua e di volta qualità influisce positivamente sulla scorrevolezza del traffico. Da molti anni la soluzione a questo problema trova nel mondo applicazioni e riferimenti diversi, che alcuni suggerimenti della CIE ( CIE, Commission Internationale Eclairage, Commissione Internazionale di Illuminotecnica), pubblicati nel 1990, hanno tentato di riordinare. 4.1 Criteri tecnici dell'illuminazione stradale I requisiti tecnici cui un impianto di illuminazione stradale deve rispondere per assicurare soddisfacenti condizioni di visibilità, sono: - adeguata luminanza della strada, in modo che essa sia chiaramente riconoscibile dal guidatore e che sia realizzato un sufficiente contrasto fra possibili ostacoli e sfondo; - uniformità della luminanza della strada, allo scopo di consentire in qualsiasi punto il necessario contrasto di luminanza fra ostacoli e sfondo; - limitazione dell'abbagliamento da parte dei centri luminosi: la loro presenza nel campo visivo del guidatore non deve portare ad una luminanza d’adattamento troppo elevata per l'occhio umano, e quindi eccessivamente discosta da quella corrispondente alla luminanza media della carreggiata; in tali condizioni, infatti, l'occhio necessiterebbe di contrasti di luminanza fra oggetto e sfondo ben maggiori di quelli normalmente conseguibili; - idoneità, per sufficiente la strada guida nel visiva, suo ossia complesso, a a permettere costituire al una guidatore di riconoscere il tracciato che deve seguire. Questa condizione, in genere, è realizzata con accorgimenti che esulano dall’illuminazione stradale: strisce bianche tratteggiate, bordure chiare, guardrail colorati di bianco, L'impianto d’illuminazione segnali stradale deve rifrangenti, anch'esso ecc. favorire la guida visiva, in altre parole il riconoscimento del tracciato da seguire, specialmente nei punti complessi, dove il guidatore sia chiamato a decidere la via da imboccare. Per ottenere uniforme, che in la pratica strada per presenti far sì una che la luminanza strada elevata appaia ed luminosa, occorrerà che all'occhio dell'osservatore da tutti i punti della strada siano rinviati flussi luminosi quanto più costanti possibile e di un certo valore. A tale scopo la strada dovrà ricevere dalle sorgenti luminose flussi d’intensità e direzione opportune. L’uniformità guidatore, Riguardo di luminanza dipende dalle alla riflessione del manto proprietà si stradale di possono percepita riflessione distinguere della due dal strada. situazioni limite, riflessione perfetta (specchio) e riflessione diffondente. Le proprietà riflettenti di una strada sono miste rispetto alle due situazioni limite. Riflessione qualunque sia perfetta: la un'immagine del carreggiata. Il recchio è sua l'osservatore, posizione, centro raggio riflesso vede riflesso emesso verso solo sulla dall'appa- l'osservatore secondo la nota legge elementare dell'ottica: l'angolo di riflessione r è uguale a quello d’incidenza i. Alcune carreggiate lisce si avvicinano, con tempo piovoso, a questa condizione limite; le irregolarità del suolo, tuttavia, danno luogo ad una successione di immagini della sorgente luminosa, che costituisce una striscia praticamente continua dalla base del centro luminoso fino all'osservatore. Nel caso di carreggiate molto lisce, si costata che le strisce luminose, o zone di massima luminanza, non si estendono mai oltre l'apparecchio luminosi illuminante. emessi nella Ciò si spiega direzione osservando opposta che i raggi all'osservatore sono riflessi nella stessa direzione e non possono quindi essere ricevuti dall'occhio. Quando l'osservatore si sposta, la striscia luminosa si sposta con lui. Diffusione battuta, perfetta: ad Le esempio, strade possono in terra considerarsi assai simili ad una superficie perfettamente diffondente. In tal caso, il flusso luminoso che raggiunge la carreggiata è uniformemente distribuito in tutte le direzioni. Qualunque sarà alla carreggiata, la posizione un’uguale dell'osservatore componente del flusso rispetto riflesso raggiungerà il suo occhio: la luminanza della carreggiata è quindi indipendente dalla posizione dell'osservatore. Se l'apparecchio d’illuminazione ha una ripartizione luminosa simmetrica rispetto al piano verticale perpendicolare all'asse della carreggiata, quest’ultima sarà illuminata in modo simmetrico nelle due zone di qua e di là del centro luminoso. In ogni punto, la luminosità sarà proporzionale all'illuminamento. In realtà, le caratteristiche ottiche delle carreggiate risultano una combinazione delle due caratteristiche limite sopra riportate: una parte del flusso luminoso è diffusa, un'altra rinviata in una direzione preferenziale. Quest' ultima direzione è prossima a quella del raggio riflesso secondo le leggi dell'ottica. La riflessione avviene secondo rappresentato, un nel diagramma piano che verticale incidente, come nello schema seguente. può che indicativamente comprende il essere raggio Fig. 4.1: Fenomeno combinato di riflessione e di diffusione su una carreggiata stradale Al posto quindi dell'immagine delle macchie del centro chiare in luminoso, l'osservatore corrispondenza di ciascun vedrà centro luminoso, di luminosità massima pressappoco in corrispondenza della posizione dell’immagine riflessa, decrescente a mano a mano che ci si allontani da tale posizione. Per realizzare una luminanza sufficientemente uniforme, i centri dovranno essere disposti in modo tale da rendere contigue fra loro le macchie che ciascuno di loro crea sulla strada. Si consideri ora la porzione di strada verso cui è diretto lo sguardo del guidatore durante la sua marcia: essa si estende da qualche decina di metri davanti al suo automezzo ad oltre 100 ÷ 150 metri. Da questa porzione di strada vengono rinviate all'occhio del guidatore intensità luminose assai radenti rispetto la superficie stradale: si può costatare che la loro inclinazione media rispetto l'orizzontale è dell'ordine di 1°, variando da un minimo di 0.50° ad un massimo di 1.50°. Poiché abbiamo visto nella figura precedente che i raggi riflessi dalla carreggiata hanno direzioni preferenziali, presentano un massimo all'incirca in corrispondenza della direzione speculare al raggio incidente, è chiaro che la superficie di strada considerata dovrà essere illuminata con intensità luminose assai radenti, se si vorranno sfruttare al massimo le proprietà riflettenti incidente, della la pavimentazione. strada apparirà A tanto parità più d’intensità luminosa, luminosa quanto più l'angolo d’incidenza si avvicinerà ad 1°, che rappresenta l'angolo medio di riflessione utile all'automobilista. Fig. 4.2: Schematizzazione geometrica della visuale del guidatore Le intensità luminose che raggiungono l'occhio dell'osservatore, dalla porzione di carreggiata che costituisce il suo campo visuale principale, hanno direzioni inclinate rispetto l'orizzontale di un angolo compreso fra 0.50° e 1.50°. Tale condizione contrasta con il terzo dei fattori sopra citati per una buona illuminazione: la limitazione dell'abbagliamento. Se le intensità luminose emesse dai centri non sono schermate nelle direzioni prossime a quelle d'irradiazione, il guidatore risulterà abbagliato, come si vedrà meglio più avanti. Particolare deve importanza essere tale da riveste l'uniformità assicurare in ogni della punto luminanza, della strada che un contrasto sufficiente con gli oggetti da individuare. Si suole distinguere in generale l'uniformità di luminanza trasversale, vale a dire lungo una retta trasversale alla strada, e l'uniformità longitudinale, lungo una retta parallela all'asse stradale. Le direttive fissano i valori minimi di uniformità di luminanza. Si considerano i rapporti tra valori di luminanza minima e massima, lungo varie rette, sia nel senso longitudinale, sia trasversale. Il più piccolo di questi rapporti viene paragonato con i valori prescritti dalle direttive. Dal punto di vista esclusivamente della visibilità, in altre parole del potere di percepire un sufficiente contrasto fra oggetto e sfondo, l'esperienza suggerisce la necessità di una elevata uniformità trasversale, più ancora di quella in senso longitudinale. In effetti, data la forte riduzione delle dimensioni longitudinali scure che determinano della si la strada alternano nella lungo disuniformità visione lo prospettica, sviluppo longitudinale della sono le strada viste strisce e sotto che un angolo assai piccolo, per questo l'effetto della disuniformità di luminanza longitudinale sulla visibilità degli oggetti risulta in genere trascurabile. Un oggetto che non sarà di dimensioni minime sarà percepito dall'osservatore mediante il contrasto fra la sua luminanza e quella di una delle strisce chiare che si succedono a distanze ravvicinate. Si può anzi affermare che una relativa disuniformità longitudinale può essere utile per ottenere una certa profondità nel campo visivo e consentire una migliore valutazione delle distanze dei vari oggetti, a condizione che le dimensioni apparenti delle strisce più scure siano sufficientemente ridotte. Tuttavia, dal punto di vista del benessere visivo la disuniformità longitudinale va limitata, onde evitare che il continuo alternarsi di strisce chiare e scure lungo la marcia dell’autoveicolo, provochi fastidio e stanchezza visiva al guidatore. Al contrario, una disuniformità trasversale può rendere invisibili anche ostacoli di rilevanti dimensioni, quali pedoni e ciclisti, come accade nei giorni di pioggia nelle installazioni di illuminazione stradale ad una semplice fila di lampade, che danno luogo ad una lunga striscia longitudinale a forte luminanza cui si affiancano strisce scure. Per un soddisfacente risultato complessivo, si considera attualmente soddisfacente raccomandare dei valori limite soltanto per le due seguenti grandezze: - l'uniformità di luminanza Um, rapporto tra luminanza minima di tutta la carreggiata e luminanza media Lmin/Lm, suggerendo un limite di 0,40, sotto al quale la visibilità nella parte più scura sarebbe compromessa; - l'uniformità longitudinale di luminanza U1, rapporto tra luminanza minima e massima lungo la mezzeria di una stessa corsia di marcia, per questa grandezza il valore limite raccomandato varia da 0,7 a 0,5 a seconda dell'importanza della strada. Un ulteriore criterio di qualità di un impianto, è costituito da una soddisfacente limitazione dell'abbagliamento, provocato dai centri luminosi: i centri devono essere opportunamente schermati, in modo che le intensità luminose emesse in direzione dell'osservatore siano limitate. Tale limitazione deve essere tanto più rimarcata quanto più le intensità sono ravvicinate alla direzione normale d'osservazione del guidatore (le intensità più ravvicinate alla direzione normale d'osservazione sono quelle prodotte dai centri più lontani dall'osservatore). Le intensità più pericolose nei riguardi dell'abbagliamento sono quelle inclinate rispetto l'orizzontale da 0° a circa stradale, 10°. Le infatti, Raccomandazioni limitano la zona in tema di d'emissione illuminazione degli apparecchi nell'intervallo da 80° a 90°, rispetto alla verticale, (ammettendo un'intensità massima rispettivamente di 30 cd ogni 1.000 lm a 80° e 10 cd ogni 1.000 lm a 90°), e consigliano che l'intensità massima non sia diretta oltre i 65° rispetto alla verticale. La presenza di centri luminosi poco schermati nel campo visivo del guidatore ne innalza la luminanza media, e corrispondentemente eleva la luminanza di adattamento dell'occhio discostandola da quella della carreggiata: in tali condizioni i contrasti fra ostacolo e sfondo sono più difficilmente percepibili. Per riportare la percezione nelle condizioni che si realizzerebbero in assenza delle sorgenti abbaglianti, occorrerebbe una luminanza della carreggiata più elevata. Da quanto sopra si constata che la limitazione dell'abbagliamento, portando a limitare le intensità «radenti» emesse dai centri luminosi, contrasta con l'esigenza del massimo sfruttamento delle intensità ai fini della luminanza della carreggiata, di cui s'è detto sopra, in conseguenza delle proprietà riflettenti delle pavimentazioni di tipo «preferenziale». Fra le due opposte esigenze: sfruttamento delle intensità luminanza della carreggiata occorrerà ricercare contenere l'abbagliamento un per e l'ottenimento limitazione compromesso. in limiti Un di un’elevata dell'abbagliamento, metodo accettabili aggiornato è indicato per nel seguito. L'insieme dei fenomeni che turbano la buona visibilità nell'illuminazione stradale e che sono definiti con il generico nome di abbagliamento, si distinguono in: - abbagliamento fisiologico, comporta una riduzione delle capacità di percezione; - abbagliamento psicologico, produce una sensazione di «discomfort» e di fatica visiva. Il primo tipo di abbagliamento, più grave del secondo, si valuta generalmente mediante la luminanza velante equivalente, che esprime la misura in cui gli apparecchi illuminanti presenti nel campo visivo dell'osservatore provocano la formazione in questo campo di un velo di luminanza parassita, che annebbia i contorni e riduce i contrasti di luminanza fra oggetti e sfondo. La luminanza velante equivalente Lve [ cd/m2 ]si valuta con la seguente formula, n Lve = 9, 2∑ i =1 Evi Θi2 4.1 dove Evi [lux] è l'illuminamento nel piano verticale dove si trova l'occhio dell'osservatore prodotto dal generico centro luminoso i. Mentre Θi, espresso in gradi, è l'angolo formato fra la direzione di osservazione (che si assume diretta verso l'asse della corsia di marcia, inclinato di 1° verso il basso rispetto l'orizzontale) e la congiungente l'occhio dell'osservatore con la sorgente luminosa i. Nel caso di illuminazione di strade oppure gallerie, in cui i centri sono disposti in fila continua, si usa la formula seguente, di più rapida calcolazione: Lve = dove 2,81⋅10−6 12 Φ ∑ Yi h12 i =1 4.2 h12 [m] è l'altezza dei centri rispetto a quella dell'occhio dell'osservatore, l’altezza perciò dall’altezza corrispondente alla assoluta bisogna posizione sottrarre dell’occhio, convenzionalmente: h1 = h-1,5; Φ [lumen] è il flusso luminoso delle lampade di un centro, gli Yi si valutano in base alla curva fotometrica degli apparecchi nel piano longitudinale passante per l'occhio dell'osservatore. Il limite dell'abbagliamento fisiologico è espresso in termini di incremento percentuale relativo del contrasto di soglia, che esprime quanto è cresciuto il contrasto, tra la luminanza di un oggetto e quella del suo sfondo, minimo necessario per la visibilità su strada (o contrasto di soglia), per effetto del velo di luminanza parassita provocato dai centri luminosi. Tale incremento è quindi funzione sia della luminanza velante equivalente, sia della luminanza media della carreggiata stradale. Con il 2% di incremento si ha l'inizio dell'abbagliamento fisiologico. Il secondo tipo di abbagliamento, quello psicologico, dipende, oltre che dalle caratteristiche d'emissione dei centri luminosi, dal numero dei centri visibili (o dalla loro interdistanza), dall'area della superficie emittente degli apparecchi, ecc.. Il criterio seguito attualmente per la sua valutazione consiste nel determinare, per una data installazione, il corrispondente indice G di abbagliamento psicologico: quest’indice può variare in pratica tra un valore minimo di 1, al quale corrisponde la valutazione di «abbagliamento non tollerabile», ed un massimo di 9: «abbagliamento non avvertibile». Per semplificare la valutazione dell'indice G è stato predisposto un grafico. Un altro fattore di qualità di un impianto è la guida visiva, ossia la possibilità che il guidatore ha a riconoscere con immediatezza il tracciato della strada che deve seguire. Le indicazioni che si possono dare in proposito sono solo di carattere geometrico. Occorre che i centri siano installati in modo da indicare prospetticamente il tracciato della strada, specialmente in presenza di svincoli o di situazioni poco chiare del tracciato stradale. curve, 5. Concetti di illuminazione nelle gallerie L'illuminazione di una galleria durante le ore diurne ha lo scopo di garantire al traffico che l'attraversa condizioni di sicurezza, velocità e comfort almeno pari a quelle che si hanno nei tratti di strada prima e dopo la galleria. Poiché non è, né tecnicamente né economicamente possibile realizzare in galleria un'illuminazione pari a quella esistente all'esterno, occorre individuare i livelli d'illuminazione minimi indispensabili di cui dotare ogni tratto di galleria per ottenere le sopraddette condizioni di sicurezza e fluidità del traffico. Le difficoltà da superare possono distinguersi nelle seguenti: - quale livello di luminanza occorre realizzare nel tratto iniziale della galleria (tratto di adattamento o di soglia) e per quale lunghezza di galleria, all'esterno possa all'interno del affinché percepire la manufatto ad il guidatore presenza una di che si eventuali distanza utile trova ostacoli per poter governare di conseguenza il suo veicolo, - in che modo ridurre il livello iniziale di luminanza a valle del primo tratto adattamento di galleria, dell’occhio in al modo da passaggio consentire dalle il elevate graduale luminanze esterne a quelle necessariamente più modeste interne, - quale livello galleria, di luminanza allorché si è adottare ottenuto nel tratto l'adattamento finale della dell'occhio ai bassi livelli di luminanza della illuminazione artificiale. La difficoltà concernente notevolmente l'illuminazione più del importante tratto è la iniziale prima: di quella galleria per potervi accedere in tutta sicurezza durante il giorno. Dal momento in cui il guidatore di un automezzo si trova, all'esterno della galleria, ad una distanza dall'imbocco pari alla distanza di arresto del suo veicolo, fino a quando perviene in corrispondenza dell'imbocco, egli ha bisogno di controllare un tratto di strada all'interno del traforo. Essendo gli occhi del conducente adattati all'elevata luminosità esterna, condizioni tale discernere da, bisogna mettere all'interno il della guidatore in costruzione l'andamento della strada e la presenza (o l'assenza) di eventuali ostacoli. Per ottenere ciò, occorre che l'interno della galleria sia sufficientemente luminoso, in rapporto alla luminosità esterna. Nel caso di una luminosità interna eccessivamente inferiore a quella esterna, l'interno apparirà al guidatore come un “buco nero”, all'interno del quale non è possibile percepire alcun dettaglio. Occorre individuare soluzioni che minimizzino l'uso dell'energia elettrica richiesta per tali impianti e che garantiscano un'elevata affidabilità, in modo da contenere al minimo gli interventi del personale per manutenzione. Le gallerie si distinguono generalmente, ai fini della loro illuminazione, in “lunghe” e “corte”; le prime sono quelle per le quali un guidatore, posto ad una distanza pari alla distanza di arresto del veicolo, prima dell'imbocco ed in condizioni normali di traffico, non vede il portale d'uscita. In questa trattazione si considerano solamente le gallerie lunghe. 5.1 Dimensionamento e grandezze caratteristiche per l’illuminazione di una galleria lunga Il parlamento 2004/54/CE sicurezza del per europeo 29 le e del aprile gallerie consiglio 2004, della definisce relativa rete ai nella requisiti stradale direttiva minimi di transeuropea, in corrispondenza all’impianto di illuminazione, quanto segue: “… 2.8. Illuminazione 2.8.1. L’illuminazione ordinaria deve essere prevista in modo tale da assicurare una visibilità adeguata ai conducenti nella zona di ingresso e all’interno della galleria, di giorno e di notte. 2.8.2. L’illuminazione di sicurezza deve essere prevista in modo tale da fornire un minimo di visibilità agli utenti della galleria, per consentire loro di abbandonare quest’ultima con i loro veicoli in caso di interruzione dell’alimentazione elettrica. 2.8.3. Le illuminazioni di evacuazione, quali segnali luminosi di evacuazione, posti a un’altezza non superiore a 1,5 m, devono guidare gli utenti della galleria che sgombrano la galleria a piedi, in caso di emergenza. …” Nell’esercizio nominale, l’impianto di illuminazione delle gallerie lunghe consiste illuminazione l'estensione d'accesso verso nel di rinforzo dipendono prevista l’interno permanente. realizzare Le dimensionamento per della il cui dalla data galleria sistema valore luminanza quella grandezze del all'accesso che di della iniziale, esterna arteria si galleria e l'andamento dalla affinché, raggiunge e velocità procedendo l’illuminazione fondamentalmente illuminazione, una influenzano sono stabilite il a livello nazionale dall’UNI (Unificazione Italiana) con la Norma UNI 11095 “Illuminazione dalla CIE nelle (Commission gallerie” ed Internationale a livello Eclairage) internazionale con un ultimo aggiornamento della pubblicazione CIE 88. Sia la UNI che la CIE identificano le condizioni principali di sicurezza nella zona di entrata di una galleria, con la visibilità di un ostacolo tipo, costituito da un cubo con spigoli di 20 cm e facce diffondenti con fattore di riflessione pari a 0,10. Si tratta a tutti gli effetti, di un oggetto molto scuro che si ritiene rappresentativo del più piccolo ostacolo potenzialmente pericoloso che potrebbe trovarsi sul piano stradale. In particolare, se un ostacolo di questo tipo fosse presente nella sezione di entrata di una galleria, per evitare incidenti, esso dovrebbe essere visto da una distanza tale da detto punto, in modo da permettere il conducente di arrestare il proprio autoveicolo in tempo. Come visibile in figura, la distanza di arresto effettiva è molto maggiore di quella riportata sulle riviste specializzate nel settore degli autoveicoli: infatti non solo in realtà pneumatici e strade non sono quasi mai in condizioni ottime, ma bisogna tener conto di tempi di reazione del guidatore medio, normalizzato in 1,5 s. Distanza di arresto [m] Velocità [km/h] Fig. 5.1: Distanze di arresto in funzione della velocità per strade con pendenza nulla Inoltre, le norme considerano cosa vede il conducente dalla distanza di arresto entro il campo di visione ±30° orizzontalmente e ±20° verticalmente. Risulta evidente che le luminanze del campo visivo sono completamente diverse per le varie velocità di approccio alla galleria. L’effetto della luminanza ambientale è la formazione di una luminanza di velo (luminanza velante), che riduce il contrasto di un ostacolo e quindi anche la sua visibilità. Secondo le norme, la luminanza stradale all’entrata della che l’impianto galleria, per di illuminazione rendere visibile deve un fornire eventuale ostacolo, deve essere proporzionale alla luminanza di velo, secondo il tipo di impianto che si desidera realizzare. La luminanza stradale deve scendere avanzando verso l’interno della galleria in quanto l’occhio pian piano si adatta all’oscurità e deve raggiungere il valore minimo nella zona interna. Il valore della luminanza della zona interna della galleria è l’elemento di differenziazione tra la nuova CIE 88 e la UNI 11095. La prima prescrive valori molto ridotti rispetto all’impostazione della vecchia CIE, senza però fissare un riferimento oggettivo, la norma italiana invece pone un riferimento inequivocabile al valore minimo consigliato. Prescrive una luminanza pari a 1,5 o 2 volte quella prevista per la strada di accesso, valutata secondo i dettami della norma UNI 10439. Di fatto pone in relazione la zona interna o di illuminazione permanente con i valori che sono riconosciuti validi per le zone all’aperto in situazione notturna in consente presenza peraltro di di un adeguata evitare, illuminazione durante le ore pubblica. Ciò notturne, il verificarsi dell’effetto contrario che si ha di giorno, vale a dire uscendo dalla galleria si cade nel buio con i pericoli conseguenti. La luminanza interna, dovuta al solo impianto di illuminazione 2 permanente, tipicamente vale 3 ÷ 4 cd/m . Per passare dalla luminanza di entrata a quella interna, le norme prevedono una lunga zona di transizione in cui la luminanza scende secondo la curva normalizzata riportata in figura. alla zona di entrata, con una luminanza prima Come si vede, costante e poi decrescente fino al 40% del valore massimo a una distanza dalla sezione di entrata pari alla distanza di arresto, segue una zona di adattamento, la cui lunghezza è valutata in secondi di percorrenza, e ciò perché l’occhio impiega sempre lo stesso tempo per adattarsi al buio. La scala in lunghezze deve essere valutata in base alla velocità massima, che nell’esempio riportato in figura 5.2 è pari a 130 km/h. Fig. 5.2: Andamento delle luminanze stradali nella zona di transizione La norma UNI 11095 richiede inoltre: - luminanza pareti pari ad almeno il 60% della luminanza sulla strada, - uniformità di luminanza (generale U0>0,4), - indice di abbagliamento (TI<15%), - coefficiente di qualità del contrasto qC (rapporto tra luminanza del manto stradale e illuminamento verticale al centro di un ostacolo campione di dimensioni 0,2 m x 0,2 m), - assenza di farfallamento. Per realizzare le condizioni richieste dalle norme, il sistema di illuminazione è costituito da due o tre impianti: - impianto di rinforzo, spento di notte, che fornisce i livelli adeguati nella zona dell’imbocco risp. di transizione durante le ore diurne, - impianto di illuminazione permanente, esteso su tutta la lunghezza della galleria, che fornisce di giorno i livelli di luminanza adeguati nella zona interna e di notte i livelli di illuminazione notturna per l’intero sviluppo della galleria, - impianto di pre-uscita eventualmente presente, nel tratto finale di gallerie percorse in modo unidirezionale. Nella figura successiva è rappresentato qualitativamente l’andamento di luminanza da realizzare. E’ tenuto conto anche dal tratto finale della galleria, nella quale si ha l’impianto di rinforzo di preuscita. stradali Tale impianto percorsi in diventa modo superfluo bidirezionale, nel in caso tale di caso entrambi gli imbocchi una luce di rinforzo in entrata. gallerie si ha su Fig. 5.3: Andamento qualitativo di luminanza lungo la galleria Dove le lettere indicano le singole tratte di diversa luminanza: A Zona di entrata (lunghezza corrispondente alla distanza di arresto del veicolo, relativo ad una certa velocità limite) B C Zona visibile dall’esterno della galleria Zona transitoria Zona transitoria tra luminanza di rinforzo e luminanza interna D Zona interna E Zona transitoria di uscita (assente in gallerie con senso di marcia bidirezionale 5.2 Criteri installativi nell’illuminazione di gallerie La tipologia ottica dell’apparecchio di illuminazione da impiegare è fortemente legata ai vincoli installativi imposti dal tipo di volta e dalla sagoma limite della galleria (definita quella parte di sezione nella quale può essere presente alcun ostacolo al traffico veicolare). Volta ad arco Volta quadra Fig 5.4. Esempi applicativi di montaggio per volta quadra A tal proposito si distinguono gallerie in volta quadra e gallerie in volta ad arco; per la seconda tipologia, in relazione ai criteri con i quali è eseguita la ventilazione (longitudinale, trasversale o semitrasversale), disposizione per si può avere una l’installazione; riduzione questo dello comporta spazio le a stesse problematiche di installazione presenti nelle gallerie quadre. Se la sezione è di forma quadrata, si è, spesso, vincolati ad una installazione laterale dei corpi illuminanti; con la volta circolare si possono canalina invece installare direttamente in gli volta, apparecchi avendo così di la illuminazione su possibilità di centrare i corpi illuminanti sulle corsie di marcia e utilizzare meglio il flusso luminoso emesso dagli apparecchi di illuminazione. 5.3 Distribuzione fotometrica degli apparecchi di illuminazione normalmente impiegati Concentrando l’attenzione sui due impianti di illuminazione sempre presenti, ovvero l’impianto di rinforzo ed il permanente (l’impianto di pre-uscita importanza è solo nella nelle pratica una gallerie con scelta unico progettuale senso di e assume percorrenza), riassumiamo qui di seguito quelle che sono le possibilità ottiche degli apparecchi di illuminazione presenti sul mercato. Nel caso dell’impianto di rinforzo si distinguono: Ottica asimmetrica (installazione dei corpi illuminanti in volta) Esempio di diagramma fotometrico di un con corpo illuminante lampada pressione, al 400 (proiettore sodio W) ad dotato alta di riflettore asimmetrico. Questa ottica asimmetrica può essere utilizzata in due modi distinti: - Illuminazione nel senso della circolazione dei veicoli - Illuminazione nel senso contrario alla circolazione Si spiegherà più avanti in modo più dettagliato i particolari di questi differenti modi di montaggio. Ottica simmetrica-stradale (installazione dei corpi illuminanti in volta) Esempio di diagramma fotometrico di un corpo con illuminante lampada al pressione, 150 (proiettore sodio W) ad alta dotato di riflettore simmetrico. Ottica simmetrica e asimmetrica a disposizione laterale ( impiegato nelle gallerie con sezione quadra) Visti i livelli di illuminazione da garantire, per quest’impianto, sono utilizzate solo lampade al sodio ad alta pressione. Esempio di diagramma fotometrico di un corpo illuminante da montaggio a parete sodio dotato lungo (proiettore ad alta di lampada pressione, riflettore l’asse asimmetrico con W) simmetrico 210°/330° lungo 150 al l’asse mentre è 90°/270° (perpendicolare alla parete). Nel caso dell’impianto di illuminazione permanente si distinguono: - Ottica simmetrica-stradale (installazione dei corpi illuminanti in volta); - Ottica simmetrica (installazione e asimmetrica laterale dei corpi per lampade illuminanti al con sodio eventuale inclinazione); - Ottica simmetrica (installazione ed asimmetrica laterale dei per corpi lampade illuminanti fluorescenti con eventuale inclinazione). Per quest’impianto sono utilizzate sia lampade al sodio alta pressione che lampade fluorescenti lineari. 5.4 Tipologie di corpi illuminanti Per l’illuminazione delle gallerie stradali, sia nel caso dell’illuminazione di rinforzo, sia per l’illuminazione permanente, si possono impiegare vari tipi di corpi illuminanti. Tipicamente si usano lampade a scarica HID (High Intensity Discharge): - Lampade al sodio a bassa pressione, - Lampade al sodio ad alta pressione, - Lampade al mercurio ad alta pressione. Le lampade a scarica ad alta pressione si distinguono nella forma e nella potenza, e presentano notevoli differenze nella costruzione e nel servizio. Sono costituite da un contenitore, generalmente di vetro o di quarzo, nel quale si trova un aeriforme adatto (vapori di sodio o di mercurio, gas rari, ecc.) avente un’opportuna pressione. Inoltre in questo contenitore sono presenti due elettrodi. In una massa di gas rarefatto esistono degli elettroni liberi dovuti principalmente ad effetti fotoelettrici. Se si collegano i due elettrodi posti all’interno del gas ad una sorgente di tensione continua, per effetto di questa ultima gli elettroni si muovono verso l’anodo. Lungo questo cammino potranno urtare gli atomi del gas. L’urto può avvenire secondo le modalità seguenti: A piccola velocità. La collisione si dice elastica e provoca la deviazione dell’elettrone d’urto, che cede una piccola parte della sua energia cinetica all’atomo di gas che si riscalda. Ad alta velocità. L’urto provoca il salto d’orbita di uno degli elettroni esterni ad un livello energetico superiore; in questo caso l’atomo del gas si dice eccitato. Dopo un tempo molto breve l’elettrone torna al suo livello iniziale. Nel passare da uno stato energetico superiore E2 ad uno stato energetico inferiore E1, l’atomo emette un quanto di luce (fotone): E2 − E1 = hν Dove h è la costante di Planck e 5.1 ν[s-1] è la frequenza della radiazione emessa. Ad altissima velocità. La velocità dell’elettrone d’urto è tanto elevata che un elettrone è strappato dal sistema atomico, l’atomo di gas diventa caricato positivamente (diventa uno ione) l’elettrone d’urto, liberato mentre lo si ione comporta può esattamente ricombinarsi con come un un elettrone altro elettrone producendo luce oppure dare calore urtando contro le pareti. Se si applica ora un adatta tensione continua al tubo si avrà una formazione di ioni che si sposteranno verso il catodo ed una produzione di elettroni che si sposteranno assai velocemente verso l’anodo. La tensione minima capace di produrre questo processo si chiama tensione d’innesco. Sotto il bombardamento degli ioni il catodo si riscalda, di conseguenza la ionizzazione aumenta e si produce un numero di elettroni sufficiente a far sì che la scarica divenga indipendente dagli elettroni liberi originari. La tensione ai morsetti sufficiente a mantenere la scarica è più bassa della tensione d’innesco e si chiama tensione d’arco. La tensione d’innesco (anche chiamata tensione d’accensione) dipende dal prodotto della pressione per la distanza interelettrodica A pressioni elevate. Il tempo libero medio delle particelle (tempo tra due urti successivi) è piuttosto breve, per cui non riescono ad acquistare energia cinetica sufficiente per produrre la ionizzazione di atomi nelle collisioni. Solo aumentando la differenza di potenziale si riesce ad accelerare adeguatamente le particelle in modo che nelle collisioni avvenga la ionizzazione di altri atomi. Per tale motivo la tensione d’innesco deve essere adeguatamente elevata. A pressione bassa. (Gas molto rarefatto) Il tempo libero medio è molto grande, perciò la probabilità che avviene una collisione prima che la particella arrivi sull’elettrodo di segno opposto è piuttosto bassa. Solo aumentando la tensione si riesce a diminuire il tempo libero medio producendo una maggiore agitazione delle particelle. Anche in questo caso si ottiene tale effetto benefico, aumentando la tensione d’innesco. Affinché il fenomeno della scarica non si esaurisca è necessario che il gas rimanga ionizzato, con spostamenti verso il catodo di ioni positivi e di elettroni verso l’anodo. In tal modo si determina una corrente progressivamente funzionamento delle più lampade a elevata. Per regime quindi è stabilizzare il indispensabile impiegare dei limitatori di corrente, cosiddetti reattori, che sono delle resistenze di tipo induttivo per limitare le perdite di potenza. Quando la tensione di alimentazione è uguale o superiore alla tensione di innesco, può essere sufficiente utilizzare soltanto un elemento stabilizzatore, che essendo di carattere induttivo, va rifasato con un opportuno condensatore per portare il cosφ a 0,9. Nel caso che la tensione di rete è inferiore alla tensione innesco può essere necessario adottare dispositivi più complessi. di I vantaggi delle lampade a scarica sono in generale riassumibili nei seguenti: - elevata efficienza luminosa, - lunga durata di vita, costo annuo ridotto, - luminanze in genere non elevate. Gli inconvenienti sono invece: - alimentazione non diretta dalla rete, necessità di ausiliari elettrici, - in alcuni casi, posizione di funzionamento obbligata, - accensione in genere non istantanea, - riaccensione a lampada calda in genere non immediata. Alcuni gas e vapori caratterizzati dall’emissione dell’ultravioletto. raggiante è utilizzati Si di intuisce inutilizzabile nei tubi di radiazione che questa nell’ambito scarica sono nella zona aliquota della di energia illuminazione di gallerie stradali. Per ovviare a questo inconveniente si è pensato di sfruttare recupero di permette il fenomeno questa la della energia correzione fluorescenza, emessa del fuori colore del che consente visibile della luce e il inoltre emessa con l’ottenimento di indici di resa cromatica assai elevati. Si può variare la tonalità ed il colore della luce, variando le qualità e le quantità di attivatori fluorescenti e mantenendo costante la lunghezza d’onda dell’energia emessa. Le lampade a scarica in gas sono caratterizzate tutte dall’avere efficienze specifiche (in termini di lm/W) superiori alle normali lampade ad incandescenza. Anche la vita media è superiore rispetto alle lampade generalmente ad incandescenza. queste sorgenti Per non contro rispondono si può affermare altrettanto bene che ai requisiti di resa cromatica. In particolare, mentre quasi tutte le lampade fluorescenti hanno un buon indice di resa cromatica (Ra=85 ÷ 90), le lampade al sodio a bassa pressione, sono le più sfavorite sotto questo aspetto. Le lampade a scarica di gas si suddividono principalmente in due sottogruppi: - A bassa pressione di gas, - Ad alta pressione di gas. Lampade a vapori di sodio a bassa pressione (SBP) In queste lampade la scarica avviene in vapori di sodio a bassa pressione dentro un lungo tubo ad U di vetro. Raggiungere un efficienza luminosa elevata ed un controllo del campo di emissione delle radiazioni delle lampade al sodio a bassa pressione, necessita un controllo preciso della temperatura del bulbo. Tale temperatura determina la pressione del gas. Valori ottimali di temperatura e pressione del gas sono 270°C e 0,5 Pa. Per ottenere questi valori diventa importantissimo raggiungere un perfetto isolamento termico del tubo di scarica. Pertanto, il tubo è inglobato in un secondo involucro ed è realizzato il vuoto fra i due contenitori, questo accorgimento evita il passaggio di calore per convenzione. Infine la superficie interna del tubo contenitore è rivestita di uno strato di ossido di indio, che ha la particolarità di far passare il 91% delle radiazioni luminose e di riflettere all’interno il 90% delle radiazioni infrarosse. Questi accorgimenti ed ulteriori particolari nell’isolamento e nei circuiti elettronici di accensione, hanno portato ad ottenere valori di efficienza specifica fino ad un massimo di 200 lm/W e rendimenti molto elevati. La tensione di innesco è attorno all’ 1 kV, che è molto inferiore rispetto alle lampade al gas ad alta pressione. Mentre l’accensione della lampada non è immediata (occorrono circa 12 min), la riaccensione a lampada calda, avviene quasi subito per il fatto che i vapori di sodio sono a bassa pressione. L’inconveniente delle lampade al sodio a bassa pressione è dato dal fatto che la luce prodotta ha un colore monocromatico giallo-verde. Perciò queste sorgenti di luce possono essere usate solo nel caso in cui la resa cromatica è meno importante ed è invece più importante l’acuità visiva. In tal caso bisogna considerare che la pupilla dell’occhio è costretta ad allargarsi molto, ed in presenza di luce policromatica si presentano dei disturbi nella visione distinta. Con lampade al sodio a bassa pressione questi disturbi sono molto ridotti, ed è più facile definire e distinguere oggetti che appaiono nel cono visivo. Lampade a vapori di sodio ad alta pressione (SAP) Le lampade al sodio ad alta pressione sono nate per superare le limitazioni all’impiego delle lampade al sodio a bassa pressione, cioè il basso valore dell’indice di resa cromatica Ra. Per raggiungere valori di Ra maggiori è necessario aumentare la pressione all’interno del tubo. Ciò porta ad un aumento della temperatura di servizio, che a sua volta rende problematico l’impiego di vetro o quarzo per realizzare il tubo, essendo il sodio alle alte temperature un elemento molto aggressivo. Al posto del vetro o del quarzo si usano materiali ceramici costituiti da ossido di alluminio sinterizzato, i quali consentono una buona trasparenza ed un punto di rammollimento più alto rispetto al vetro. I valori di pressione del sodio all’interno del tubo arrivano fino a 100 kPa. L’aumento della temperatura e della pressione consente di ottenere una luce bianca dorata, temperatura di colore di 2500 K, simile alla luce emessa dalle lampade ad incandescenza. L’indice di resa cromatica varia da Ra=20 fino a Ra=80. L’inconveniente di questa tipologia di lampade sta nel fatto che l’efficienza specifica è ridotta rispetto alla tipologia a bassa pressione. Anche la tensione di innesco è maggiore, ed a seconda della potenza varia da 1,8 kV a 4,5 kV. I vantaggi elencati ed il fatto che il tempo di accensione è breve (meno di 5 min) ed il tempo di riaccensione a lampada calda è di circa 1 min, fanno sì che le lampade al sodio ad alta pressione sono largamente impiegate. Esiste anche una tipologia di lampade SAP tubolari a due attacchi, per montaggio in proiettori, che, munite di accenditore speciale, hanno riaccensione istantanea a caldo. Lampade al mercurio ad alta pressione In questo tipo di lampada la scarica avviene in vapori di mercurio ed argon ad alta pressione entro un tubetto di quarzo puro di piccole dimensioni disposto, attraverso opportuni sostegni, entro un’ampolla di vetro isotermico. Tale ampolla è ricoperta internamente di sostanze fluorescenti, e riempita d’azoto con la funzione di migliorare l’isolamento termico. La pressione del gas è molto elevata, essa varia da 100 kPa fino a 2,5 Mpa. Il sistema di accensione è con elettrodi ausiliari. Perché la lampada va a regime è necessario un tempo di 4 ÷ 5 min. In caso di spegnimento della lampada si ha un tempo di riaccensione di 3 ÷ 5 min, tempo sufficientemente lungo per far diminuire la pressione e consentire il formarsi della nova scarica. Le radiazioni ultraviolette presenti, trasformate in radiazioni visibili per mezzo dello strato fluorescente depositato sulla parete interna dell’ampolla, consentono di migliorare la qualità della luce e della resa dei colori. L’efficienza specifica di queste lampade è relativamente bassa, e varia da un minimo di 35 lm/W ad un massimo di 60 lm/W. L’indice di resa cromatica Ra varia da 35 a 60. Lampade ad alogenuri metallici Le lampade a vapori di alogenuri metallici rappresentano una evoluzione delle sorgenti a vapori di mercurio ad alta pressione, differendo da queste per la natura delle sostanze aeriformi utilizzate nel riempimento del tubo di scarica. Il tubo di scarica, realizzato in quarzo, contiene, oltre che mercurio ed argon, alogenuri di sodio, di tallio e di iodio. Altri tipi di recente produzione, ad alta resa cromatica, contengono altre terre rare come disprosio, olmio, tullio e cesio. Durante il funzionamento a regime si ha una tale ricombinazione degli alogenuri, che gli stessi non attaccano il quarzo ed inoltre le temperature nella prossimità delle pareti sono modeste. Perciò il tubo esterno funge solamente da protezione. Le tipologie esistenti in commercio possono differenziano, oltre essere a doppio che per le o a singolo potenze e attacco le e si prestazioni illuminotecniche, per forma e dimensione di ingombro. Le lampade ad alogenuri richiedono un dispositivo accenditore che crea l’elevata tensione di innesco (fino a 4 kV). I tempi di accensione sono simili a quelli delle lampade al mercurio ad alta pressione, mentre quelli di riaccensione sono molto più lunghi (15 ÷ 20 min). Esistono anche lampade a riaccensione istantanea realizzate con particolari miscele di terre rare, fra cui anche sostanze radioattive, e con opportuni dispositivi di innesco (che forniscono tensioni fino a 30 ÷ 60 kV). Queste lampade hanno resa cromatica Ra da 65 a 95, i tipi con Ra elevato e temperatura di colore tra 5200 e 6000 K danno una luce vicina alla luce diurna, mentre quelle con temperatura di colore intorno ai 3000 K danno una luce molto simile alle lampade ad incandescenza. L’efficienza luminosa raggiunge i 95 lm/W. La durata di vita delle lampade Le indicazioni sulla vita di una lampada dipendono da varie influenze e anche dalla tipologia di lampada: Lampade ad incandescenza. Si considera la vita media determinata secondo criteri statistici, essa vale per lampadine di uso comune 1000 h. Dopo questo periodo sono ancora in funzione (statisticamente) il 50%. Lampada a gas ad alta e bassa pressione. In questo caso la durata di vita è espressa come vita economica, che corrisponde al periodo di tempo dopo il quale l’intensità luminosa dell’impianto si è ridotta al 70% oppure installazioni 80% (70% per all’interno) installazioni rispetto all’esterno all’intensità e 80% luminosa per nel momento della messa in servizio. Tale periodo è determinato con delle prove a cicli di 12 ore (acceso per 11 ore, spento per 1 ora). La vita utile è influenzata da varie grandezze, come la frequenza di accensione, la potenza della lampada, dal gas utilizzato, ecc. Per questo motivo è difficile realizzare una stima precisa. Ma ciò non è neanche necessario, dato che in impianti di una certa dimensione, la sostituzione stabiliti possono non avviene secondo essere a criteri misure vita utile economici e dell’intensità conclusa, di ma servizio. luminosa, in momenti Tali criteri analisi dei costi della procedura di manutenzione o anche in base alla possibilità di accesso all’impianto di illuminazione. Secondo questi criteri è stabilito se effettuare sostituzioni singole oppure di gruppo. Nella tabella seguente sono riportati i valori di vita utile per i principali tipi di lampade al gas. Le indicazioni sotto riportate si riferiscono ad un calo dell’intensità al 70% del valore iniziale. Potenza [W] 70 250 Tipo di lampada Lampada ad alogenuri Vita utile [h] 6000 10000 16000 12000 16000 12000 Lampade al mercurio ad alta pressione 50 ÷ 70 150 ÷ 400 Lampade al sodio ad alta pressione Lampade al sodio a bassa pressione Fattori operativi che condizionano la durata delle lampade, sono principalmente: Aumenti di tensione. Per aumenti di tensione, rispetto al valore della tensione nominale di alimentazione, la vita delle lampade si accorcia più o meno drasticamente. Nelle lampade a scarica al crescere della tensione aumenta la corrente di lampada e la velocità di vaporizzazione degli elettrodi a causa del più violento bombardamento elettronico che si determina in queste condizioni. Il metallo vaporizzato depositandosi sulle pareti del tubo di scarica lo annerisce riducendo l’emissione luminosa e facendone aumentare la temperatura. Diminuzioni di tensione. Per diminuzioni di tensione le durate di vita aumentano. Brevi interruzioni brusche di tensione, che superano il 30 ÷ 40% (microinterruzioni), possono portare allo spegnimento di alcune lampade a scarica HID. In questi casi la riaccensione non avviene immediatamente. Frequenti spegnimenti e riaccensioni a seguito di microinterruzioni portano a particolari sollecitazioni sul tubo di scarica con conseguente accorciamento della vita delle lampade. Posizione di funzionamento. Per alcune lampade è prescritta una posizione di funzionamento obbligata. Se questa non è rispettata, la lampada non funziona correttamente e la sua durata di vita ne è influenzata. Le lampade HID nell’impianto Le lampade a scarica hanno bisogno di apparecchiature ausiliarie a cui sono affidate, in tutto o in parte, le seguenti funzioni: - determinare le condizioni per l’innesco della scarica, - stabilizzare la scarica. L’insieme, lampada più accessori, deve essere rifasato con opportuni condensatori atti a portare il cosφ ad almeno 0,9. Se invece si usano alimentatori elettronici, cosiddetti reattori elettronici, non serve il rifasamento, non essendoci il carico induttivo. Gli impulsi di tensione necessari per l’accensione, creati per mezzo di un circuito risonante comandato da un tiristore, sono amplificati per mezzo di un trasformatore di impulsi. In dipendenza del trasformatore di impulsi questo tipo di accenditore è costoso e richiede di una installazione la più vicina alla lampada per evitare attenuazioni agli impulsi in dipendenza della capacità dei conduttori di connessione. Il dispositivo accenditore può essere di tipo serie, in derivazione oppure misto, a seconda del tipo di lampada e della relativa potenza. Per avere le migliori garanzie di funzionamento è preferibile che il complesso lampada-reattore- accenditore, siano di uno stesso costruttore. Il dispositivo stabilizzante più economico e diffuso, per lampade HID, è il reattore che consiste in una reattanza di ferro di valore opportuno. Esso permette di stabilizzare la lampada con un valore di perdite modesto (10 ÷ 12%). Con l’adozione del reattore si ha un fattore di potenza di circa 0,6, che può essere rifasato inserendo un condensatore di opportuna capacità in parallelo alla lampada. Il rifasamento ha l’inconveniente che la corrente distorta per via di un notevole contenuto armonico. primaria risulta Il maggior inconveniente dei dispositivi in esame sta nella cattiva risposta alle variazioni di tensione di rete ed al loro comportamento durante il periodo di riscaldamento. Per i reattori in commercio, per variazioni della tensione di alimentazione del -20%, la lampada si spegne. Mentre per variazioni di tensione del ± 5%, si ha una variazione del flusso luminoso di ± 10 ÷ 15%. I reattori che garantiscono condizioni di funzionamento migliori, sono quelli che lavorano lontano dalla saturazione. Regolatori di flusso luminoso Il flusso luminoso emesso da una lampada può essere regolato dal valore massimo a un valore compatibile con il regolare funzionamento della stessa per mezzo di opportuni dispositivi che riducono in modo continuativo oppure a gradini la corrente di lampada. Tali dispositivi possono essere costituiti da: - reattori aggiuntivi in serie o in parallelo a quello principale con la finalità di aumentare l’impedenza che porta ad una e/o con diminuzione della corrente; - dispositivi a trasformatore con rapporto variabile booster di regolazione - dispositivi elettronici che impiegano triac o tiristori GTO per realizzare la regolazione della tensione de lampada e la sua stabilizzazione. I regolatori con reattore aggiuntivo sono di tipo monolampada o bilampada ed il loro funzionamento è determinato da un circuito pilota che regolatori viene a controllato trasformatore dal quadro variabile centrale risp., i di comando. regolatori I che impiegano triac o tiristori sono in genere di tipo centralizzato e permettono una riduzione della tensione di alimentazione delle lampade controllandone la stabilizzazione. Con la stabilizzazione della tensione di alimentazione i regolatori assicurano condizioni di funzionamento ottimale alle lampade determinando un allungamento della loro vita media. Ciclo di funzionamento di un regolatore centralizzato di flusso luminoso I regolatori centralizzati di flusso luminoso permettono di controllare la tensione di alimentazione delle lampade sulla base di un programma preimpostato. Nell’arco di tempo di accensione dell’impianto di illuminazione il regolatore esegue automaticamente un ciclo di funzionamento nel quale si distinguono le seguenti fasi. Accensione. Alimentatore presettato ad un valore di tensione minima durante la attesa di un segnale che comanda la connessione alle lampade. Segnale che può derivare da una fotocellula oppure da un interruttore orario. Preriscaldamento. Il regolatore riceve il comando di accensione e genera in uscita una tensione di 200 ÷ 205 V per un tempo che varia dai 30 s ai 20 min. la tensione in questa fase è in ogni caso minore alla tensione nominale, onde evitare uno shock termico iniziale nelle lampade e consentire un regolare riscaldamento delle tali. Rampa di salita. Alla fine della fase di preriscaldamento il regolatore porta la tensione ai capi della lampada alla tensione nominale, seguendo una rampa di salita programmabile in base al tipo di lampade installate. In questo modo si evita di avere brusche variazioni d’illuminazione. Funzionamento nominale a flusso affinché non nominale. percepisce Regolatore il comando eroga di la tensione riduzione di tensione. Rampa di discesa. La tensione viene fatta scendere, seguendo una rampa in discesa, fino a raggiungere una tensione che può variare da 170 V a 200 V. Il calo progressivo ha un duplice pregio, prima non fa notare brusche variazioni di illuminazione, secondo consente un adeguamento termico delle lampade onde evitare un prematuro spegnimento. Funzionamento a flusso ridotto. Il regolatore eroga una tensione che varia da 170 V a 200 V per un tempo determinato dalla programmazione del sistema di illuminazione. Criteri di scelta delle sorgenti luminose La scelta di sorgenti luminose opportune per illuminare una galleria è influenzata da vari fattori. Bisogna determinare la tipologia d’installazione, la luminanza del manto stradale necessaria secondo le direttive e dimensionare l’impianto di rinforzo. Da questa prima analisi seguono i criteri illuminotecnici. Per una data installazione bisogna definire i vincoli dati da temperatura di colore e indice di resa cromatica dei colori, di conseguenza la scelta della sorgente luminosa dovrebbe essere fatta minimizzando l’investimento iniziale e le spese annue. Per ottenere questa minimizzazione bisogna prendere in considerazione le seguenti valutazioni, per un definito flusso luminoso: - Costo delle lampade - Efficienza luminosa reale delle lampade (tenendo conto delle perdite dovute ai circuiti ausiliari) - Durata economica - Ammortamento - Spese di esercizio e di manutenzione Tabella riassuntiva delle grandezze caratteristiche dei principali tipi di lampade a scarica HID (sono indicati valori minimi e massimi di una gamma di lampade tipica) Unità Sodio bassa Sodio alta Mercurio alta Alogenuri* pressione pressione pressione 220 220 220 220 220 220 220 220 Tensione nominale V Potenza W 18 180 lm 1800 33000 100 183 Flusso luminoso Efficienza luminosa Resa cromatica Temperatura di colore Tonalità colore lm/W - Vita economica h Tempo di min accensione Tempo di min riaccensione *tubolari biattacco 1000 50 1000 75 250 3500 120000 1800 5800 5500 20000 36 58 73 80 70 0 °K - 50 Gialla verde 12000 12000 120 20 ÷ 80 35 ÷ 60 65 ÷ 95 2000 ÷ 2500 3000 ÷ 4200 3000 ÷ 6000 Gialla dorata Bianca 12000 16000 16000 16000 Da diurna a dorata 6000 10000 12 12 5 5 4-5 4-5 4-5 4-5 1 1 1 1 3-5 3-5 15-20 15-20 Per determinare la convenienza economica dell’impiego di un tipo di lampada rispetto ad un altro occorre considerare, oltre al costo dell’energia, l’ammortamento del costo iniziale (correlato alla durata di vita) ed i costi di esercizio e di manutenzione. Fra le diverse sorgenti esaminate, quelle a scarica presentano in assoluti gli oneri annui minori. Questi poi tendono a diminuire al crescere della potenza delle lampade. Per le sorgenti adoperate di norma nell’illuminazione di esterni gli oneri annui delle lampade a vapori di mercurio ad alta pressione e delle lampade ai vapori di sodio ad alta pressione risultano rispettivamente superiori del 40 ÷ 50% e del pressione. 20 ÷ 25% di quelli delle lampade al sodio a bassa 6. La galleria di San Giacomo La galleria di S. Giacomo ubicata nel comune di Laives (BZ), aperta al traffico dal 2005, fa parte della variante SS 12 Bronzolo – Bolzano, ed é una galleria stradale extraurbana, fornice unico, traffico bidirezionale, con due corsie di marcia (una per senso di percorrenza) della lunghezza di 2.444,25 m. Il traforo comprende, oltre all’arteria principale, degli svincoli sotterranei, dai quali in futuri lotti saranno realizzati i collegamenti necessari per completare la variante SS 12 Bronzolo – Bolzano. Al centro della galleria è situata la caverna di ventilazione, dalla quale si dirama la galleria di ventilazione con una lunghezza di ca. 180 m. Alla fine della galleria di ventilazione diparte il pozzo di ventilazione avente un’altezza complessiva di ca. 220 m. Attraverso il ventilatore principale nella caverna di ventilazione, avente un diametro delle pale di 2800 mm ed una potenza elettrica nominale di 320 kW, vengono espulsi, lungo la galleria ed il pozzo di ventilazione, i fumi nel caso di un incendio nella parte centrale della galleria. Mentre per la ventilazione nominale è stato inserito un impianto di ventilazione longitudinale, impiegando ventilatori assiali ad impulso. L’illuminazione, sia permanente sia di rinforzo, è stata realizzata seguendo le direttive UNI 11095. L’impianto di ventilazione risp. di illuminazione sono le cause principali dei consumi elevati di energia elettrica, perciò vengono esaminate in modo più dettagliato più avanti. Ulteriori impianti tecnici della galleria comprendono una tubazione antincendio con dispositivi antincendio collocati in galleria ad una distanza di ca. 200 m, dispositivi di chiamata di emergenza, collocati in apposite nicchie, anch’essi a una distanza di ca. 200 m. Un impianto radio con ricezione del servizio sulla situazione della viabilità, traffico garantire e la cartelli copertura con l’alimentazione GSM, un l’indicazione elettrica impianto della ed il rilevamento vie di fuga. funzionamento del Per degli impianti tecnici di sicurezza in caso di un sinistro/guasto, è stato previsto, oltre alle due forniture distinte di corrente sia attraverso l’imbocco sud risp. l’imbocco nord, un sezionamento di questi impianti attraverso un in tratti impianto da UPS 100 statico, m. Inoltre viene l’alimentazione con elettrica degli impianti tecnici di sicurezza per ca. 1h. Geometria della galleria Lunghezza Area media sezione Diametro idraulico Pendenza media Quota media s.l.m. [m] [m2] [m] % [m] 2444,25 66 8,01 0,6 250 Fig. 6.1: Pianta galleria di San Giacomo garantita energia 6.1 Impianto di ventilazione 6.1.1 Criteri di dimensionamento dell’impianto di ventilazione Per il dimensionamento dell’impianto di ventilazione, la grandezza fondamentale è la portata di inquinanti emessi in galleria, essa è funzione delle diverse condizioni di traffico che attraversano il fornice, e dipende da: - velocità di percorrenza - il numero di veicoli in galleria, - composizione del traffico (VL , VP, % diesel, % benzina, massa VP). Inoltre si distinguono tre diverse condizioni di traffico - traffico fluido - traffico congestionato - traffico bloccato Traffico fluido Sono stati utilizzati i risultati di studi statistici sulle condizioni del traffico che percorreva lungo il vecchio tracciato della SS 12, tenendo conto anche del nuovo tracciato attraverso il traforo. Queste ultime considerazioni servivano per prevedere la velocità media di percorrenza. I risultati statistici sono riportati in tabella 6.1, e risultano pressoché uguali per le due direzioni di percorrenza, così da ottenere una ripartizione bilanciata del traffico nei due sensi di percorrenza. Per la condizione di traffico fluido si ipotizza una velocità media di percorrenza di 60 km/h, considerando la velocità massima ammessa in galleria di vMAX = 80 km/h. Direzione Bolzano Direzione Bronzolo 10.000 10.000 Veicoli leggeri % sul TGM % veicoli a benzina % veicoli a diesel 85 72 28 85 72 28 Veicoli pesanti % sul TGM % veicolo < 10 t % veicolo < 20 t % veicolo > 20 t 15 65 20 15 15 65 20 15 TGM* *Traffico giornaliero medio Tab. 6.1 Distribuzione traffico Traffico congestionato Si prende come riferimento la pubblicazione “Road tunnels: Emission, Ventilation, Environment” (PIARC, Montreal 1995), che specifica per il traffico congestionato un volume di 70 pcu/km per i tunnel extraurbani con velocità di 10 km/h e l’equivalenza 1VP (Veicolo pesante) = 3 pcu (*). (*) pcu = passenger car unit = veicolo leggero equivalente. Traffico bloccato Condizione che vede i veicoli fermi in galleria e si prende come riferimento la pubblicazione “Road Tunnels: Vehicle Emissions and Air Demand for Tunnel Ventilation” (PIARC, giugno 2003), che specifica per il traffico bloccato una densità di veicoli di 150 pcu/km per i tunnel extraurbani e 1’equivalenza 1VP = 3 pcu (*). Per le diverse condizioni di flusso di traffico si ricavano, dalla pubblicazione appena citata, dove i valori limite per la concentrazione degli inquinanti riportati in tabella 6.2, sono stati cautelativamente riferiti ai valori di soglia di concentrazione più restrittivi previsti per l’anno 2010. Gli inquinanti considerati sono quelli prodotti dal funzionamento dei veicoli che percorrono la galleria, costituiti prevalentemente da monossido di carbonio (CO), ossidi di azoto (NOx) e particolato (PM10) che influenza l’opacità. CO Condizioni di traffico Opacità: k NO2 -1 [ppm] [km ] [ppm] fluido 70 5 1 congestionato 70 7 1 bloccato 100 9 1 Tab. 6.2: Soglia di concentrazione degli inquinanti Nasce quindi la necessità di una ventilazione forzata delle gallerie, per portare la concentrazione dei gas tossici al valore tollerabile delle persone. Naturalmente, i disturbi provocati dai gas sulle persone variano in funzione della loro concentrazione nell'aria ed in funzione del tempo di permanenza delle persone nella zona di aria nociva. A titolo di esempio si riportano in figura 6.2 le curve di nocività che l'ossido di carbonio esercita sulle persone in funzione del tempo di esposizione e delle parti per milione [ppm] di ossido di ppm CO in aria carbonio presenti nell'aria. A Effetti letali B Effetti dannosi C Mal di testa e nausea D Effetti percepibili Ore di esposizione Fig. 6.2: Effetti aria inquinata sull’essere umano Grandezza fondamentale per un adeguato dimensionamento dell’impianto di ventilazione è il flusso naturale dell’aria. Esso è il flusso d’aria che si presenta in assenza dell’impianto di ventilazione forzata, e dipende dai seguenti fattori: - autoveicoli direzione (questi di agiscono marcia come predominante, un pistone; questa se determina c’è in una certe circostanze una direzione privilegiata del flusso d’aria); - pressione del vento (dalle rilevazioni della stazione meteorologica di Bolzano risulta che vi sono frequentemente forti venti da sud; il portale sud è orientato direttamente a 180° e non si trova in una trincea); - spinta statica (il fatto che la densità dell’aria all’interno della galleria sia diversa da quella all’esterno può determinare un effetto di spinta); - differenze portali di (in pressione questo caso meteorologiche sono abbastanza in corrispondenza ridotte, dato che dei la galleria non collega due zone climaticamente differenti). Gli agenti suddetti possono avere effetti contrapposti tra loro. Per calcolare la direzione del flusso dell’aria naturale bisogna quindi considerare sempre la sommatoria risultante. 6.1.2 Impianto di ventilazione installato Ventilatori ad impulso (VI) Seguendo i criteri nsionamento di dime- sono stati installati ventilatori a getto ed un ventilatore assiale centrale. In modo da produrre la spinta sono d’aria stati necessaria installati 8 ventilatori assiali ad impulso, di potenza nominale Pn = 25 kW e spinta nominale libera di 900 N. in aria Elettroventilatore tipo CBJET 100/10 – RS Diametro girante [mm] 1000 24 Portata [m3/s] Spinta in aria libera [N] 900±6% Potenza installata [kW] 25 Motore elettrico Asincrono gabbia di scoiattolo Classe H IP 55 Temp. di esercizio [°C] 40 Temp. in emergenza [°C] 400 per 90’ Velocità di rotazione [r.p.m.] 1480 Alimentazione 3F / 400 V / 50 Hz In base alla situazione dell’installazione si è assunto un fattore di riduzione della spinta relativamente alto, pari a ca. 0,3. Tenuto conto di ciò, la spinta totale netta disponibile da parte degli 8 ventilatori a getto installati (8 x 900 N) ammonta a ca. 5.000 N. Da un calcolo approssimativo delle prevedibili perdite di pressione in presenza di traffico, ma in assenza di altri effetti, è risultato che anche in caso di totale blocco del traffico in galleria (code) dovrebbe essere possibile raggiungere una velocità longitudinale di ca. 2,5 m/s. Se la galleria fosse completamente piena di autoveicoli solo su una corsia, si potrebbero raggiungere teoricamente ca. 3 m/s di velocità longitudinale. Nel calcolo si dovrebbe tenere conto di una leggera diminuzione di questi valori a causa dei vari allargamenti delle piazzole nonché delle diramazioni (svincoli) già predisposte. In base alle esperienze fatte attualmente con analoghi progetti è stato calcolato un fabbisogno di apporto d’aria di ca. 120 m3/s. La sezione di galleria riservata al traffico ammonta a ca. 67 m2. A proposito di ciò, la velocità longitudinale massima necessaria per una ventilazione longitudinale è stata calcolata pari a ca. 2,1 m/s. Ventilatore trasversale Per l’asportazione dei fumi in caso di emergenza, nella zona centrale della galle- ria, è stato installato un ventilatore assiale di Pn = 320 kW, 3 portata di 200 m /s con un diametro di girante pari a Tale d 2800 mm. ventilatore è installato = in una nicchia posta al centro della galleria e collegato alla caverna di ventilazione. La caverna di lunghezza 212,2 m è poi collegata ad un camino di altezza 226,52 m che asporta i fumi all’esterno. Le misure di collaudo hanno dimostrato che il ventilatore assiale è in grado di garantire la portata nominale di 200 m3/s. Il ventilatore assiale può funzionare solo ad un unica velocità. Questa è tuttavia sufficiente per l’impiego come ventilatore di aspirazione in caso di incendio. 6.1.3 Controllo dell’impianto di ventilazione 1a modalità di controllo Nel concetto di regolazione dell’impianto di ventilazione è stato tenuto conto della direttiva RABT (Richtlinie für die Ausstattung und den Betrieb von Straßentunnels, 2003), che fondamentalmente suggerisce: Evitare frequenti eventi di inserimento/stacco di ventilatori. Innanzi tutto non è sensato invertire il senso di percorrenza della colonna d’aria, quando l’aria nella galleria non è stata del tutto ripulita conseguentemente alla precedente inversione del senso di percorrenza della colonna d’aria. Differire da questo concetto può essere conveniente solamente nel caso che avviene un’inversione del flusso naturale ventilatori d’aria, non sono con in velocità grado di talmente elevata contrastarlo, che ottenendo i una velocità dell’aria di almeno 1 m/s. La velocità del flusso d’aria non dovrebbe scendere sotto 0,8-1 m/s, onde evitare che l’impulso d’aria dovuto all’entrata nella galleria di un veicolo pesante risp. leggero provochi un arresto risp. inversione del flusso d’aria. Per minimizzare concentrazione il di consumo CO di nonché energia le elettrica, misure di le opacità misure di controllano l’inserimento dei ventilatori che determinano la velocità del flusso risp. la portata d’aria. Scopo di questo controllo è di mantenere i valori di CO e di opacità entro i valori di soglia prescritti dalle norme, riportati in tabella 6.3: Concentrazione CO [ppm] 15 50 70 100 Soglie Opacità [km-1] 2,5 4,5 7,0 9,0 1a Soglia 2a Soglia 3a Soglia 4a Soglia 5a Soglia 125 14 (Chiusura galleria) Tab. 6.3: Soglie di taratura controllo ventilatori Al raggiungere della prima soglia di concentrazione CO risp. opacità, il controllo attiva una coppia di ventilatori ad impulso, indipendentemente dalla direzione del traffico risp. del flusso d’aria naturale, che spinge l’aria verso sud. Per ogni successiva soglia il controllo prevede l’inserimento di una successiva coppia di ventilatori. Affinché, giunti alla soglia numero 5, avviene la chiusura totale della galleria. Conclusione Dal diagramma si riconosce, considerando un giorno lavorativo tipico, che nel periodo mattutino le emissioni raggiungono i valori più alti. In particolare tale punte si verificano in circa tra le ore 8.30 e le ore 11. In questo periodo il principale flusso di traffico è da regolati in sud modo verso tale nord. da Ma spingere dato che l’aria i ventilatori sempre verso sono sud, il controllo cerca di areare contro la spinta della colonna d’aria dovuta al traffico. In generale la ventilazione non è in grado di invertire la direzione di percorrenza della colonna d’aria, l’effetto della ventilazione è semplicemente un rallentamento della velocità dell’aria. Di conseguenze l’aria pura impiega sempre più tempo ad attraversare la galleria, e segue un innalzamento progressivo dei valori di emissione. Nella figura sottostante si evince il tempo rilevante per asportare il picco d’aria inquinata dalla galleria. 4 VI 1 VI 2 VI 3 VI 4 VI 5 VI 6 OP 1 OP 2 OP 3 OP 4 Soglia OP VI 7 VI 8 Vibrazione Ventilatori 3,5 3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 4 3,5 3 Opacità 2,5 2 1,5 1 0,5 12.00 11.00 10.00 9.00 8.00 7.00 6.00 0 Fig. 6.3: Avvio VI in corrispondenza con i valori di opacità In periodi di minor traffico invece, la ventilazione riesce a invertire il senso di percorrenza dell’aria. Ma l’aria contaminata, giunta al portale nord viene spinta verso sud, e perciò si ha che l’aria contaminata deve attraversare una seconda volta l’intera galleria. Di conseguenza si ha anche con meno traffico un innalzamento delle emissioni. In entrambi i casi sopra descritti si ha un aumento delle emissioni presenti all’interno della galleria, che porta a sua volta ad una ulteriore richiesta di portata d’aria che causa un elevato consumo di energia e di costi di funzionamento. 2a modalità di controllo Dato che nelle ore del mattino si ha prevalentemente il traffico da sud verso nord, la colonna d’aria viene spinta nella direzione del traffico, e perciò verso l’imbocco nord. Essendo il portale nord situato in un centro abitato, non è possibile asportare l’aria inquinata da tale imbocco. In base all’esigenza di ridurre fortemente la fuoriuscita di aria inquinata dal portale nord è necessario prevedere l’impiego del ventilatore trasversale in esercizio normale. La misura di opacità e di velocità dell’aria determinano il controllo dell’impianto di ventilazione. Esso viene implementato da un algoritmo che prevede 3 differenti tipologie di servizio: Ventilazione passiva dovuta al flusso naturale verso sud N0 oppure verso nord N1 Ventilazione attiva da nord verso sud N2 Ventilazione attiva da sud verso nord Servizio N0 La ventilazione della galleria è puramente passiva, affinché i valori di inquinamento rimangono sotto le relative soglie. La prima soglia viene fissata concentrazione di CO a per l’opacità a 2,5 km-1, mentre per la 30 ppm. Successivamente la prima soglia di opacità viene ridotta al valore di 2,2 km-1 per migliorare la qualità dell’aria all’interno della galleria. Affinché in tutta la galleria i valori di opacità risp. di concentrazione CO rimangono sotto le suddette soglie, l’impianto di ventilazione rimane spento, e l’aria inquinata viene asportata o dal portale nord oppure dal portale sud a seconda del flusso naturale dell’aria. Superate le soglie di opacità di 2,5 risp. 2,2 km-1 oppure di concentrazione CO, la ventilazione forzata interviene per sostenere il flusso naturale, e si passa al servizio N1 oppure N2 a seconda della direzione del flusso d’aria. N0 V∗ = 0m3 s VIj = 0 ∀j 15 min t1 Oj >OS N CCO >CCO,S S N N1 Fig. 6.4: Servizio N0 1 (<ϑN,10 >+<ϑS,10 >) >0 2 S N2 Simbolo t1 t2 Ou Os CCO,u Riferimento 2 5 2 2,5 28 CCO,s 30 Sg 66 V* V(t) VIj Unità [min] [min] [km-1] [km-1] [ppm] Descrizione Tempo di iterazione Tempo di attesa in coda Opacità da raggiungere Soglia di opacità Concentrazione CO da raggiungere [ppm] Soglia di concentrazione CO [m2] Sezione idraulica galleria [m/s3] Riferimento portata ventilatore assiale [m/s3] Portata istantanea ventilatore assiale Stato ventilatore ad impulso generico Dove j = 1,..,4 indica l’anemometro generico, mentre per lo stato del ventilatore ad impulso generico, si ha: { VIj = -1 direzione sud 0 spento 1 direzione nord Servizio N1 Nel caso che il controllo richiede un supporto meccanico di ventilazione, e la velocità naturale dell’aria è verso sud, allora tutti i ventilatori ad impulso vengono accesi nella medesima direzione, ed il picco di aria inquinata viene asportato, il più veloce possibile, attraverso l’imbocco sud. Se successivamente i valori di opacità risp. di concentrazione CO relativi ad ogni punto di misura scendono sotto i valori di soglia, allora ogni 5 minuti viene spento un ventilatore ad impulso. In questo modo, in un tempo pari a 15/25 min, l’aria inquinata viene diluita con una quantità di aria pura tale, da permettere ai valori di opacità risp. di concentrazione CO a stabilirsi entro il valore da raggiungere e la prima soglia. Punto di misura di opacità O U A N M Serranda non chiusa Serranda chiusa Ventilatore ad impulso Punto di misura di velocità longitudinale Piazzola di sosta Uscita di emergenza Piazzola di svolta Ventilatore assiale spento/acceso N O O U U M Sud Nord Fig. 6.5: Schema di funzionamento N1 Il flusso d’aria stabilendosi in galleria viene alternato dai veicoli entranti in galleria. Significa che, anche se il flusso naturale da nord a sud viene supportato dalla ventilazione forzata, il valore assoluto di velocità dell’aria può scendere a zero. Ma sarebbe sbagliato, invertire anche rischierebbe che per la il inversioni istantanee ventilazione picco di aria di meccanica. flusso In inquinata si naturale, tal dirige modo avanti si e indietro all’interno della galleria senza fuoriuscire da uno dei due portali. Per solamente, questo quando ventilazione motivo si sa naturale si è è fondamentale con certezza invertita. cambiare che la Condizione il servizio direzione minima per di il cambiamento di servizio è la seguente: se per un tempo di 10 min la velocità della dell’aria velocità misurata all’interno teoricamente l’impiego dei ventilatori, traffico, allora si può raggiunta relativo dire con ad della galleria, (velocità una certezza limite) certa che è la minore tramite situazione di direzione di ventilazione naturale si è invertita. Per essere indipendente dal traffico, la velocità limite viene impostata in corrispondenza alla peggiore condizione di traffico, ossia traffico bloccato. Perciò si considera invertita la direzione del flusso d’aria naturale, se il valore medio della velocità longitudinale, misurato in galleria, calcolato in 10 min, scende sotto la soglia delle rispettive velocità limite. Questo criterio viene applicato, solo se nei 40 min considerando precedenti l’intera è avvenuto galleria. un Se completo in 40 min scambio non di avverrà aria, tale scambio, è evidente che la velocità limite non è stata raggiunta. La velocità limite da considerare è la velocità longitudinale che si stabilizzerebbe in galleria dovuta alla spinta di un dato numero di ventilatori, con traffico bloccato ed in assenza di influenze meteorologiche. La tabella seguente riporta le velocità limite in funzione del numero di ventilatori accesi. n˚ di VI accesi, j Velocità limite [m/s] 1 0,71 2 1,00 3 1,22 4 1,41 5 1,58 6 1,73 7 1,87 8 2,00 Tab. 6.4: Velocità limite N1 V ∗ = 0 m3 s VI j = − 1 ∀ j SN = ∑υ i ,N ∆ti i SS = ∑υ i ,S ∆ti i t2 S N > 2500m ∧ S N > 2500m N N t > 40 S 1 (<υN,10 >+<υ S,10 > ) > 2 N υ lim, j S S S VI j = − 1 j ∈ 1,...,8 N O j >O U N S ∨ per t > 40 min C CO,j >C CO,jU N2 N2 O j <O U S VI j = 0 j ∈ 1,...,8 N VI j = − 1 j ∈ 1,...,8 S S O j >O 0 VI j = 0 ∀j N N 1 (<υN,10 >+<υ S,10 > ) 2 > − 1m s N Fig. 6.6: Servzio N1 (flusso naturale Nord -> Sud) S N0 Servizio N2 Si passa al necessario servizio una N2 se le ventilazione condizioni meccanica sono in tali da presenza rendere di una ventilazione naturale che va da sud a nord. Nel passaggio al funzionamento N2 viene inserito il ventilatore assiale, il quale aspira ca. 200 m3/s dalla galleria per asportarla all’esterno attraverso la caverna di ventilazione. Inizialmente vengono accesi 2 ventilatori ad impulso nel ramo nord con spinta verso sud. Dopo 2 min viene calcolato il valore medio della velocità dell’aria nei due rami di galleria rispettivamente. Se le due velocità longitudinali differiscono di più del 20% del valor medio dimezzato, allora viene inserito o espulso un altro ventilatore nel ramo nord. Questo processo viene ripetuto ogni 2 minuti. O U A N M Serranda non chiusa Serranda chiusa Ventilatore ad impulso Punto di misura di opacità Punto di misura di velocità longitudinale Piazzola di sosta Uscita di emergenza Piazzola di svolta Ventilatore assiale spento/acceso 200 3 N O O U U M Nord Fig. 6.7 Schema di funzionamento N2 Sud N2 Serranda aperta ∗ 3 V = − 200 m s VI j = − 1 VIk = − 1 j ≠ k j,k ∈ 1,...,8 SN = ∑υ i ,N ∆ti ∑υ i ,S ∆ti i SS = i O j <O U ∧ t1=5 min S C CO,j <C CO,jU ∀j t2 N0 N S N < − 1500m ∧ S S > 1500m N N t > 20 min N S < υ S,10 > <- 2 < υ N,10 > 3 N1 S S VI j = − 1 ∀j N per t > 10 min N1 S VI j = 0 ∀j N per t > 10 min N0 VI j = − 1 j ∈ 1,...,8 S < υ S,2 > >- 3 < υ N,2 > 2 N VI j = 0 j ∈ 1,...,8 S S < υ S,2 > <- 2 < υ N,2 > 3 N Fig. 6.8: Servzio N2 (flusso naturale Sud -> Nord) Servizio N3 Il servizio N3 sostituisce il servizio N2. Se la ventilazione naturale va da sud verso nord, convenzionalmente il sistema prevede di far entrare in funzione la modalità di servizio N2. Tale modalità di servizio comporta una espulsione dell’aria inquinata attraverso il camino centrale, indotta dalla spinta del ventilatore assiale. L’estremità del camino giunge nelle vicinanza di un centro abitato, perciò l’espulsione dell’aria nociva da tale camino è piuttosto problematica. La modalità di servizio N2 non è più applicabile e viene così sostituita dalla modalità N3. Tale modalità prevede l’impiego del ventilatore assiale solo in caso di incendio oppure in caso di estrema opacità. Inoltre è avvenuto un ampliamento dell’impianto di ventilazione, il numero di ventilatori è stato portato da 8 a 18 unità. L’ampliamento è stato necessario, perché in date condizioni meteo e di traffico (traffico congestionato) il sistema di ventilazione non è stato in grado di asportare il picco di aria inquinata dalla galleria. L’ampliamento non ha influenzato le modalità di funzionamento. La modalità di servizio N3 dunque interviene se la ventilazione naturale va da sud verso nord e induce il picco d’aria nociva a fuoriuscire attraverso il portale nord. Fig. 6.9: Schermata di controllo ventilatori N3 V ∗ = 0 m3 s VIj = 1 j=1,...,n n=8 SN = ∑υ i ,N n VI accesi direzione Nord, selezione aleatoria ∆t i i SS = ∑υ i ,S ∆t i i t1 SN < −2500m ∧ S S > 2500m N t > 40 min N S VI j = 1 ∀ j ∈ 1,...,n N S S S VIj = 1 N ∀ j ∈ 1,...,8 O j >O 0 N S ∨ C CO,j >C CO,0 N1 N1 O j <OU S C CO,j <C CO,U VI j = 0 j ∈ 1,...,8 N VI j = 1 j ∈ 1,...,8 S O j >O 0 ∨ C CO,j >C CO,0 N S 1 (<υN,10 >+<υS,10 > ) 2 <1m s N Fig. 6.10: Servzio N3 VI j = 0 ∀j ∈ 1,...,18 N S N0 12.50 12.49 12.48 12.47 12.46 12.45 12.44 12.43 12.42 12.41 12.40 12.39 12.38 12.37 12.36 12.35 12.34 12.33 12.32 12.31 12.30 12.29 12.28 12.27 12.26 12.25 12.24 12.23 12.22 12.21 12.20 VI dir. SUD 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 Ore Fig. 6.11: Avviamento sequenziale VI 6.2 Impianto di illuminazione L’impianto di illuminazione della galleria di San Giacomo è realizzato in modo da rispondere a tutte le normative in vigore (UNI 11095, “Illuminazione delle gallerie”, 2003) che lega le grandezze caratteristiche ambientale dell’impianto all’esterno della di illuminazione galleria. L’effetto alle luminanza della luminanza ambientale è la formazione di una luminanza di velo, che riduce il contrasto di un ostacolo e quindi anche la sua visibilità. Secondo le norme, la luminanza stradale che l’impianto di illuminazione deve fornire all’entrata della galleria per rendere visibile un eventuale ostacolo (di riferimento) è proporzionale alla luminanza di velo, in misura dipendente dal tipo di impianto. La tabella 6.5 riporta le luminanze stradali tipiche nella zona di entrata delle gallerie in condizioni di massimo irraggiamento solare, con asfalto asciutto ed in assenza di neve, in funzione della velocità e della visibilità del cielo sopra l’orizzonte dalla distanza di arresto dal fornice. Si noti la grande influenza della percentuale di cielo visibile e della visibilità meteorologica orizzontale. Velocità [km/h] 70 130 Visibilità cielo sopra l’orizzontale [%] 100 50 Distanza visibilità meteorologica [km] 10 20 Luminanza zona di entrata [cd/m2] 130 320 200 Tab. 6.5: Luminanza all’imbocco di una galleria 0 75 - La luminanza stradale scende avanzando nella galleria in quanto l’occhio si adatta all’oscurità e raggiunge il minimo nella zona interna, in cui la UNI 11095 prescrive una luminanza pari a 1,5 o 2 volte quella prevista per la strada di accesso dalla UNI 10439 e dalla CEN 13201 (vedi tabella 6.6). Classe della strada Luminanza stradale UNI 10493 CEN 13201 [cd/m2] Autostrade urbane A M1 2,0 Scorrimento veloce D1 Scorrimento D2 M2 1,5 Interquartiere E1 Quartiere E2 M3 1 Locale interzonale M4 0,8 F Locale M5 0,5 Tab. 6.6 Luminanza minime per tipologia di strada Strada L’impianto di illuminazione realizzare l’andamento delle deve essere luminanze progettato stradali in modo previsto in da base alle caratteristiche ambientali. Altra caratteristica da rispettare è l’uniformità minima lungo longitudinale un’asse dello Ul, ottenuta stesso dividendo tratto di la luminanza galleria per la luminanza massima, le prescrizioni normative prevedono Ul ≥ 0,6. Inoltre sono da rispettare limiti in termini di abbagliamento. Per realizzare le condizioni richieste il sistema di illuminazione è costituito da due o tre impianti: - impianto di rinforzo, spento di notte, che fornisce i livelli adeguati nella zona di soglia e transizione; - impianto di illuminazione permanente, esteso su tutta la lunghezza della galleria, che fornisce di giorno i livelli di luminanza adeguati nella zona interna e di notte i livelli di illuminazione notturna per l’intero sviluppo della galleria. 6.2.1 Impianto di rinforzo Il dimensionamento dell’impianto di rinforzo di una galleria è principalmente determinato dall’ambiente nel quale giace l’imbocco del traforo e dalla tipologia di strada. Nel caso della galleria di San Giacomo gli caratterizzati imbocchi da Nord condizioni (Bolzano) ambientali e Sud diverse e (Pineta) di sono conseguenza differiscono le esigenze agli impianti di illuminazione di rinforzo. L’illuminazione (impiegando è realizzata proiettori tramite asimmetrici) un sistema installato su controflusso canalina in corrispondenza della corsia entrante, con apparecchi in volta quadra per l’imbocco nord risp. in volta ad arco per l’imbocco sud, impiegando lampade al sodio alta pressione di varie potenze. Le potenze dei singoli apparecchi e le interdistanze tra i tali sono relativi alla curva della luminanze da raggiungere. Polare V Polare H Fig. 6.12: Diagrammi fotometrici dei proiettori controflusso (Grechi, Luxgall/1C, Vap.NA a.p., 400W) Portale Nord (Bolzano) Il portale Nord della galleria è caratterizzato da un primo tratto, di lunghezza 219 m, costituito da una galleria artificiale a volta quadra, la strada imbocco urbana che (cerchiato raggiunge nella tale figura a destra) giace in una zona industriale abitata. La presenza di edifici riduce notevolmente la percentuale di cielo visibile. Le seguenti grandezze caratterizzate dall’ambiente, dal tipo di strada che giunge all’imbocco e dalla tipologia di impianto di rinforzo, determinano la curva della luminanza da seguire. Distanza di Arresto [m] 100 Percentuale di cielo % 3 Tipo Flusso Apparecchi Contrario Lum. Esterna [cd/m²] 2650 Lum. Iniziale [cd/m²] 133 Velocità Veicolo [km/h] 80 Tratto Esaminato [m] 0 ÷ 240 Condizioni Atmosferiche Normale Direzione di Guida NORD -> SUD, (Emisfero NORD) Tab. 6.7: Caratteristiche determinanti luminanza obbiettivo 140 130 120 110 Luminanza [cd/m2] 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 00 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200 220 240 260 Distanza [m] Fig. 6.13: Curva luminanza obbiettivo Definita la curva illuminotecnici verifica dei di per i parametri luminanza controlli di obiettivo dei qualità sono livelli necessari di dell’impianto calcoli luminanza come e la uniformità longitudinale Ul e coefficiente di abbagliamento TI%. In questa fase occorre creare verificare le l’illuminazione un modello scelte di calcolo progettuali. utilizzato nelle Il dell’impianto, software verifiche di dei al fine calcolo di per parametri illuminotecnici deve essere in grado di tenere in considerazione la presenza delle pareti (i valori di luminanza devono essere verificati anche su queste) e deve consentire di poter verificare tutti i parametri di norma. In questo modo possono essere messi a confronto vari sistemi di illuminazione, in modo da giungere ad una soluzione che minimizzi la totalità delle spese. Si è preso in considerazione e riprodotto fedelmente l’impianto attuale della galleria di San Giacomo. Nella figura sottostante è riportato un dettaglio della pianta relativa all’impianto elettrico della galleria relativo al portale nord. Si nota la fila di lampade di luce permanente posta sopra la mezzeria della carreggiata e la fila di luce di rinforzo situata sopra la mezzeria della corsia entrante. Fig. 6.14: Dettaglio disegno impianto elettrico Risultati della simulazione Illuminamento orizzontale [lux] Luminanza [cd/m2] Uniformità longitudinale Ul Abbagliamento molesto G Incremento di soglia TI Medio Min Max Min/Medio Min/Max Medio/Max 483 41 5 0 1273 151 0,01 0,00 0,00 0,00 0,38 0,27 8,50 7,89% UNI 11095 Ul > 0,6 G = 9, abbagliamento non avvertibile TI < 15% Tab. 6.8: Parametri di qualità dell’impianto sul manto stradale I parametri di qualità di illuminazione rispettano pienamente le prescrizioni delle normative. Nella figura sottostante è riportato l’andamento della luminanza nella zona di rinforzo ed il confronto con la curva di luminanza obbiettivo. Fig. 6.15: Luminanza sul manto stradale 160 Risultato 140 Obbiettivo 120 100 80 60 40 20 0 24 5 22 5 0 5 0 5 0 5 0 21 19 18 16 15 13 12 10 90 75 60 45 30 15 0 0 Fig. 6.16: Confronto curva luminanza obbiettivo risp. risultato simulazione Dalla figura si evince che l’illuminazione nella zona di rinforzo relativa al portale Nord è continuamente maggiore di quanto richiesto dalla curva obbiettivo di luminanza. Fig. 6.17: Simulazione luce di rinforzo imbocco nord Portale Sud Il portale Sud della galleria è a volta d’arco, la strada urbana che raggiunge tale imbocco destra) giace agreste. Le caratterizzate (cerchiato in una in zona seguenti figura di a luogo grandezze dall’ambiente, dal tipo di strada che giunge all’imbocco e dalla tipologia di impianto di rinforzo, determinano la curva luminanza. Distanza di Arresto [m] 100 Percentuale di cielo % 18 Tipo Flusso Apparecchi Contrario Lum. Esterna [cd/m²] 5300 Lum. Iniziale [cd/m²] 265 Velocità Veicolo [km/h] 80 Tratto Esaminato [m] 0 ÷ 240 Condizioni Atmosferiche Normale Direzione di Guida SUD -> NORD, (Emisfero NORD) Tab. 6.9: Caratteristiche determinanti luminanza obbiettivo della 270 260 250 240 230 220 210 200 Luminanza [cd/m2] 190 180 170 160 150 140 130 120 110 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200 220 240 260 Distanza [m] Fig. 6.17: Curva luminanza obbiettivo Da questi dati e dalla curva obbiettivo di luminanza, seguendo un procedimento analogo a quello dell’impianto di rinforzo del portale Nord, si giunge ai seguenti risultati. Illuminamento orizzontale [lux] Luminanza [cd/m2] Uniformità longitudinale Ul Abbagliamento molesto G Incremento di soglia TI Medio Min Max Min/Medio Min/Max Medio/Max 859 76 13 1 2632 311 0,02 0,01 0,00 0,00 0,33 0,24 8,50 11,87% UNI 11095 Ul > 0,6 G = 9, abbagliamento non avvertibile TI < 15% Tab. 6.10: Parametri di qualità dell’impianto sul manto stradale Fig. 6.18: Luminanza sul manto stradale 350 Risultato Obbiettivo 300 250 200 150 100 50 0 24 5 22 0 21 5 19 18 0 5 0 16 0 5 15 13 5 12 10 90 75 60 45 30 15 0 0 Fig. 6.19: Confronto curva luminanza obbiettivo risp. risultato simulazione Considerando il portale sud si nota una luminanza notevolmente maggiore rispetto alla luminanza del portale nord, questo è dovuto al fatto che l’imbocco sud è diretto da sud a nord e percepisce in questo modo un illuminazione solare molto maggiore. Seconda causa è l’ambiente che circonda l’imbocco, una zona di campagna senza edifici che provocano ombre, mentre all’imbocco Nord si ha proprio una zona edificata. Fig. 6.20: Simulazione luce di rinforzo imbocco sud 6.2.2 Impianto di illuminazione permanente La strada nella quale è inserito il traforo è la strada statale che collega Bronzolo e Bolzano, ed è una strada a scorrimento, classificata D2 secondo la UNI 10493 risp. M2 secondo la CEN 13201. Una strada di questa tipologia richiede una luminanza stradale di 1,5 cd/m2, e la luminanza della galleria che interessa una strada di questo genere richiede una luminanza pari a 1,5 ÷ 2 volte la luminanza della strada che la raggiunge. In questo modo si deduce che l’impianto luminanza media permanente è di di illuminazione ca. costituito 3 da permanente 2 cd/m . L’impianto proiettori deve di simmetrici fornire una illuminazione montati su una canalina posta in corrispondenza del centro della carreggiata ad un’altezza di ca. 5,2 m. Polare V Polare H Fig. 6.21: Diagrammi fotometrici dei proiettori controflusso (Grechi, Luxgall/2S15, Vap.NA a.p., 150W) La simulazione ha fornito i risultati riportati di seguito. Illuminamento orizzontale [lux] Luminanza [cd/m2] Uniformità longitudinale Ul Abbagliamento molesto G Incremento di soglia TI Medio Min Max Min/Medio Min/Max Medio/Max 136 7 28 1 533 20 0,20 0,17 0,05 0,06 0,26 0,32 0,78 8,50 2,21% UNI 11095 Ul > 0,6 G = 9, abbagliamento non avvertibile TI < 15% Tab. 6.11: Parametri di qualità dell’impianto sul manto stradale Fig. 6.22: Simulazione luce permanente In figura 6. 22 è illustrata l’illuminazione dell’impianto di luce permanente, vista da un punto interno della galleria. Si possono notare le discontinuità longitudinali di illuminamento risp. di luminanza, descritte dal parametro uniformità longitudinale. Dai risultati si evince che l’illuminamento medio è di 7 cd/m2, rispetto ai 3 cd/m2 richiesti dalla normativa. 7. Concetti di risparmio energetico nelle gallerie 7.1 Ventilatori ad impulso con silenziatori inclinati Allontanando il getto d’aria a valle del ventilatore ad impulso (VI) dalle pareti granulose della galleria, la prestazione dello stesso VI aumenta notevolmente. La deviazione può essere ottenuta tramite silenziatori inclinati di un angolo di 2,25˚ ÷ 11,25˚ (5 ÷ 25%) rispetto all’asse longitudinale del ventilatore (VI tipo Banana Jet). Il concetto di base di questo miglioramento è non solo la rilevante riduzione delle perdite direttamente a valle del VI, ma anche l’aumento delle prestazioni aerodinamiche del getto d’aria su tutta la sezione di galleria sotto il VI. Le perdite silenziatore dovute alle inclinato perturbazioni sono trascurabili del getto rispetto urtando agli il effetti benefici dovuti al silenziatore inclinato (deviazione di 7˚ rispetto l’asse longitudinale). Fig. 7.1: Principio silenziatore inclinato L’impiego di silenziatori inclinati porta alla diminuzione delle perdite fino al 25 ÷ 50% rispetto alle perdite di VI tradizionali, percentuale variabile in funzione della tipologia di galleria. Il calo delle perdite è dovuto essenzialmente ai seguenti fattori: Perdite per attrito: Vortici del getto d’aria causati dal passaggio del getto nelle vicinanze di una parete non liscia, provocano un adesione del getto sulla parete. A causa di questo effetto, chiamato effetto Coanda, la componente più veloce dell’aria rimane situata nelle vicinanze delle pareti. Velocità di sfondo: L’energia interno che di un VI una cede al galleria, flusso d’aria dipende dalla differenza tra velocità a monte ed a valle del VI stesso. minore, L’impulso quanto di minore è energia la è tanto differenza di velocità. Il silenziatore inclinato, riducendo l’effetto Coanda, aumenta la quantità di energia acquisibile del flusso d’aria. Perdite d’impulso: L’impatto dell’aria ad alta velocità con la parete sulla quale è montato il VI, comporta una riduzione della spinta, variabile secondo la modalità d’installazione, del 10 ÷ 20%. Il silenziatore dalla inclinato, parete, comporta allontana un calo il di getto perdite d’impulso. Perdite varie: I VI sono montati fuori della sezione utile al traffico, angoli tipicamente delle in gallerie, nicchie in tali oppure spazi in sono anche situate le apparecchiature tecniche come gli apparecchi segnaletica mostrate per verticale. in figura l’illuminazione In queste 7.1.2, o la situazioni, un getto direzionabile porta ad un’ulteriore riduzione delle perdite. Fig. 7.2: Esempi di montaggio VI con silenziatori inclinati La seguente tabella riassume i fattori di perdita dei VI tipo Banana Jet e li mette in confronto con VI tradizionali. VI tradizionali VI con Banana Jet Perdite per attrito (effetto Coanda) 30 ÷ 50% 25 ÷ 40% Perdite di velocità di sfondo 8 ÷ 20% 5 ÷ 17% 0 ÷ 5% Perdite d’impulso (effetto parete) 5 ÷ 35% 0% 5 ÷ 15% - Montaggio su soffitto o su parete 0% 15 ÷ 25% - Montaggio in un angolo 2 ÷ 5% 26 ÷ 35% - Montaggio in nicchia Perdite varie (dovute a curve, nicchie, 2 ÷ 20% 2 ÷ 17% segnaletica verticale, ecc.) Perdite di aspirazione e getto 15 ÷ 30% 15 ÷ 30% Totale* 100% 50 ÷ 75% *Ip.: Galleria vuota, effetto pistone dovuto al traffico trascurato Tab. 7. 1: Confronto perdite VI tradizionali e VI con Banana Jet1) A parità di spinta effettiva la velocità massima dei ventilatori con silenziatori inclinati è su ca. 2/3 dell’altezza della galleria, evidenziato nella figura seguente2). Di conseguenza, le dovute al sinergismo tra getto e parete calano drasticamente. VI trad. Banana Jet 6 5 Quota [m] 4 3 2 1 0 0 2 4 6 8 10 Velocità aria [m/s^2] Fig. 7.3: Distribuzione della velocità dell’aria 12 perdite I ventilatori ad impulso con silenziatori inclinati tipo Banana Jet sono stati testati in 3 gallerie, da indipendenti3). enti Per ottenere dei risultati utili sono stati impiegati ventilatori di tipo Banana Jet, nei quali è stata inserita una giunzione particolare tra ventilatore e silenziatore, che li ha resi identici a ventilatori con silenziatori tradizionali. Spinta VI trad. Spinta Banana Jet 140% Galleria 1 100% 147% Galleria 2 100% 132% Galleria 3 100% Fig. 7.4: Confronto spinta effettiva Dalla misura risulta che i VI con silenziatori inclinati generano a pari potenza notevolmente una velocità maggiore d’aria rispetto ai media VI su tutta tradizionali, la sezione questo fatto implica una spinta effettiva maggiore. L’incremento di spinta dovuto ai silenziatori inclinati effettiva varia dal 32% fino al 47%. A parità di spinta, necessaria per muovere in modo adeguato la colonna d’aria all’interno della galleria, la velocità dell’aria è inferiore. Significa che a parità di spinta il consumo di energia è inferiore del 32 ÷ 47%, questo comporta che la potenza totale dei VI può essere ridotta. Si traggono i seguenti vantaggi: - Riduzione del numero o della potenza dei ventilatori ad impulso, proporzionale alla spinta necessaria; - Meno cablaggio oppure una riduzione della sezione dei cavi, fattore non trascurabile considerando le distanze elevate nelle gallerie; - Consumo di energia notevolmente inferiore; - Più flessibilità nella fase di progettazione; - Possibile incremento della portata d’aria in gallerie esistenti, senza sostituzione dei cavi e dell’alimentazione. Paragonando i costi complessivi di vita utile di VI tradizionali e VI con Banana Jet si ottengono i risultati riportati in figura 7.5. Ipotesi di calcolo: ore di funzionamento 1000 h/anno, costo energia 0,1 €/kWh, tasso di ammortamento 10%, costo cavi 25 ÷ 58 €/m per cavi E90 inclusa l’installazione. Costi servizio Costo cablaggio 100% Costo acquisto 100% 100% 70% 75% 65% VI trad. Ban. Jet VI trad. Galleria 1 Ban. Jet VI trad. Galleria 2 Ban. Jet Galleria 3 Fig. 7.5: Confronto costi L’impiego di VI con silenziatori inclinabili può ridurre significativamente i costi di installazione e di servizio in un sistema di ventilazione longitudinale di una galleria. Un analisi Giacomo ha dell’impianto fornito di risultati ventilazione che della confermano galleria quanto di detto. San Nella figura sottostante è riportato l’andamento della potenza istantanea dell’intero impianto esistente, sia di nel ventilazione caso di un longitudinale, impianto con sia nel caso ventilatori a silenziatore inclinato. 600,00 Potenza istantanea Potenza ist. ridotta 500,00 P [kW] 400,00 300,00 200,00 100,00 23.50 22.45 21.40 20.35 19.30 18.25 17.20 16.15 15.10 14.05 13.00 11.55 10.50 9.45 8.40 7.35 6.30 5.25 4.20 3.15 2.10 1.05 0.00 0,00 tempo [h] Fig. 7.6: Potenze istantanee Considerando un tempo di riferimento di 15 anni, si ottengono i seguenti risultati per l’impianto di ventilazione esistente. I conti dettagliati sono riportati negli allegati. Costi di gestione annua Manutenzione ordinaria Manutenzione straordinaria Consumo energia elettrica € € € 2.397,78 239,78 93.307,14 Costi totali di gestione per anno € 95.944,70 Costi di gestione per 15 anni Parametri Costi annui Valore presunto dell'inflazione annua € % 95.944,70 3,00 Costi totali di gestione durata 15 anni € 1.784.467,18 Impiegando i ventilatori con silenziatori inclinati si ottengono i risultati sotto trascurati trascurabile i riportati. costi rispetto Nell’analisi dell’impianto, agli oneri dei costi essendo ottenuti per sono tale il stati differenza risparmio in termini di energia. Costi di gestione annua Manutenzione ordinaria Manutenzione straordinaria Consumo energia elettrica € € € 2.397,78 239,78 69.980,36 Costi totali di gestione per anno € 75.015,69 Costi di gestione per 15 anni Parametri Costi annui Valore presunto dell'inflazione annua € % 75.015,69 3,00 Costi totali di gestione durata 15 anni € 1.395.210,41 Impiegando il sistema a silenziatori inclinati si ottiene un risparmio di energia elettrica consumata, cha ha come conseguenza un calo delle spese di gestione del 22%. 7.2 Illuminazione con LED L’illuminazione permanente delle gallerie stradali è in funzione 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno, segue un consumo energetico notevole. ridotti I costi dovuti impiegando ai metodi consumi e di tecnologie energia possono essere all’avanguardia. Corpi illuminanti basati su LED, acronimo di Light Emitting Diode (diodo ad emissione di luce), costituiscono un alternativa alle metodologie tradizionali per l’illuminazione di gallerie stradali. Comparando la tecnologia LED con i sistemi tradizionali, come l’illuminazione con lampade a scarica, HID, si ottengono una serie di vantaggi: - risparmio energetico fino al 50 %; - efficienza luminosa elevata; - potenze minori, di conseguenza sezione cavi minori; - riduzione notevole nella manutenzione; - aumento notevole della vita utile. Analizzando i seguenti passi basilari di progetto dell’illuminazione permanente si confermano i vantaggi elencati ed i conseguenti risparmi energetici. a) Valori di luminanza dettati dalle normative b) Scelta corpi illuminanti b.1) Confronto LED – HID c) Calcolo illuminotecnico d) Analisi dei costi a) Valori di luminanza Occorre mantenere i livelli di illuminazione al suolo, o sulle superfici interessate, ai livelli effettivamente necessari per il tipo di visibilità richiesta. I livelli suggeriti dalla normativa in Italia sono quelli della norma UNI 10439 (Ottobre 1995) riportati nel capitolo precedente e nella pubblicazione CIE 115 (1995). Altre raccomandazioni appaiono nella pubblicazione CIE 92 (1992) (Guide for lighting of Urban Areas) e nelle norme tedesche DIN 5044 parte 1. È interessante notare come la norma tecnica DIN 5044 parte 1, fissa i livelli di illuminazione a seconda non solo del tipo di strada ma anche dei livelli di traffico: per gran parte delle strade urbane ed extraurbane (anche a due carreggiate o principali) qualora il traffico vetture nelle all'ora, ore a notturne seconda sia del inferiore tipo, i alle livelli 100-200-300 richiesti non superano le 0.5 cd/m2 . Classe della TI G Lm strada Strada UNI CEN % [cd/m2] 10493 13201 Autostrade urbane A M1 ≤10 ≥5 2,0 Scorrimento veloce D1 ≤10-20 ≥5 Scorrimento D2 M2 ≤20 ≥4 1,5 Interquartiere E1 ≤20 ≥4 Quartiere E2 M3 ≤20 ≥5 1 Locale interzonale M4 ≤20 ≥5 0,8 F Locale M5 ≤20 ≥5 0,5 Tab. 7.2: Raccomandazioni sui livelli di illuminazione stradale e sulla limitazione dell'abbagliamento secondo le prescrizioni illuminotecniche. Per quanto riguardano le caratteristiche riflettive rispettivamente del manto stradale e delle pareti si considera quanto descritto nel paragrafo precedente. b) Scelta corpi illuminanti In questa trattazione illuminanti basati si sulla considerano tecnologia LED, corpi per ottenere un paragone con sistemi tradizionali. La ricerca e lo impiegati fornito per dei un’alternativa sviluppo nell’ambito applicazioni risultati valida dei industriali tali, alle ad lampade LED ha avere HID. Il rendimento ottimizzato dei LED ad alta efficienza è dovuto al particolare sistema ottico. Un rifrattore ottico, situato direttamente sul LED minimizza le perdite e produce un aumento notevole del rendimento, rispetto a sistemi tradizionali di riflessione, superando un rendimento del 85 %. La singola unità di led e rifrattore ottico è inserito in un modulo composto da 20 unità di LED, ciascuno da 1 W. Il corpo illuminante è costituito da una quantità di moduli variabile, da 2 moduli (40 W) fino a 12 moduli (240 W). Alternando la forma di questi rifrattori e la quantità di moduli LED, la luce può essere direzionata per ottenere una varietà di distribuzioni luminose, a seconda delle esigenze istallativi. Il corpo illuminante contiene un convertitore elettronico che fornisce alla singola unità la tensione continua nominale di funzionamento per tensioni di rete comprese tra 120V e 277V. Fig. 7.7: Corpo illuminante con 8 moduli à 20 LED. N. moduli 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 Potenza nominale Potenza di sistema Flusso luminoso [W] [W] Lm effettivi 40 47 2800 60 71 4200 80 94 5600 100 118 7000 120 141 8400 140 165 9800 160 188 11200 180 212 12600 200 236 14000 220 259 15400 240 283 16800 Tab. 7.3: Caratteristiche tecniche app. illuminanti LED Considerando un corpo illuminante con ottica simmetrica, come viene usato in una galleria percorsa in senso bidirezionale, si ottiene la distribuzione fotometrica ed il diagramma isolux mostrato in figura 7.8. I diagrammi di figura corrispondono ad un apparecchio con 8 moduli (160 W) installato ad un altezza di 6 m. Il diagramma isolux, mostra le linee a illuminamento costante. Fig. 7.8: Distribuzione fotometrica L’efficienza luminosa di questi apparecchi luminosi vale 70 Lm/W, valore paragonabile con l’efficienza delle lampade al sodio ad alta pressione. La luce generata è bianca e corrisponde ad una temperatura di colore di 6000˚, mentre l’indice di resa cromatica vale ca. 75/100. La durata di vita utile dei LED ad alta efficienza mette in pratica la convenienza di tale sistema di illuminazione rispetto ai sistemi tradizionali. Attualmente la vita utile è di 70.000 ore. b.1) Confronto LED – HID A titolo efficienza di esempio, luminosa e da di un punto vita di utile, si vista mette esclusivamente a confronto di una lampada HID ad alogenuri metallici, 400 W con una apparecchio di illuminazione a LED. In questa analisi la vita utile dell’apparecchio LED è considerata di 60.000 ore, che corrisponde a Efficienza luminosa [Lm/W] Efficienza luminosa [Lm/W] tre cicli di vita della lampada HID. Vita utile [h] Fig. 7.9: Vita utile HID e LED Vita utile [h] Dal confronto riportato in figura 7.7 si evince che il decadimento in termini di efficienza luminosa della lampada HID è più intenso rispetto alle lampade LED. La lampada HID deve essere sostituita 3 volte nel periodo di vita di un apparecchio a LED. Risulta che, nelle 60.000 ore di vita degli apparecchi LED si ottiene un efficienza luminosa maggiore del 46 % rispetto ad una Efficienza luminosa [Lm/W] lampada ad alogenuri metallici. Vita utile [10^3*h] Fig. 7.10: Differenza efficienza luminosa c) Calcolo illuminotecnico L’impianto illuminanti tradizionale HID è che definito impiega dalle esclusivamente seguenti apparecchi caratteristiche. La trattazione dettagliata è riportata nell’allegato F. Tipo proiettore Pot. nom. proiettore [W] Pot. eff. proiettore(4) [W] Fattore pot. sist. / pot. nom. Rinforzo sud settore Rinforzo nord settore Permanente portale SAP 400 440 1,10 a b c 72 a b c 38 SAP 250 275 1,10 SAP 150 170 1,13 SAP 100 115 1,15 HQI 150 170 1,13 40 19 15 24 nord 36 Permanente 247 Permanente sicurezza Permanente piazzola 23 sud centro nord 1 nord 2 Proiettori installati Potenza installata effettiva [kW] 2 2 1 110 55 318 48,40 15,13 53,90 Potenza totale installata effettiva [kW] 8 8 4 4 36 4,14 24 4,07 125,64 L’impiego di lampade LED limitato alla parte della illuminazione permanente, sia ordinari che di sicurezza, impianto in funzione 24 ore su 24, determina un impianto con le seguenti caratteristiche. Potenza installata per settore Rinforzi Permanente Piazzole Potenza totale installata effettiva [kW] [kW] [kW] 70,84 23,43 2,06 [kW] 97,87 I risultati ottenuti dall’analisi illuminotecnica confermano l’adeguatezza di corpi illuminanti basati sulla tecnologia LED per l’illuminazione molesto di relativo una galleria. all’impianto Il LED è valore dell’abbagliamento sensibilmente inferiore, ma essendo comunque G>8 non è problematico. Grechi SAP, 150 W Beta Led, 60 W Illuminamento Orizzontale (E) Medio Minimo 70 lux 39 lux 68 lux 44 lux Massimo 92 lux 86 lux Min/Medio Min/Max 0,56 0,42 0,64 0,51 Medio/Max 0,76 0,79 Luminanza (L) Medio 3,30 cd/m² 3,06 cd/m² Massimo 4,14 cd/m² 3,93 cd/m² Min/Medio Min/Max 0,41 0,33 0,58 0,45 Medio/Max 0,80 0,78 Minimo 1,37 cd/m² 1,78 cd/m² Luminanza - Uniformità Longitudinale Uniformità Longitudinale 0,36 0,90 Comfort Visivo Luminanza Velante (Lv) Incremento di Soglia (TI) Abbagliamento Molesto (G) 0,09 cd/m² 1,83% 8,50 0,02 cd/m² 0,61% 8,04 Nella figura sottostante, dove è visualizzato l’andamento di luminanza sul manto stradale, si può notare i benefici qualitativi di un impianto LED. Fig. 7.11: Luminanza sul pavimento d) Analisi dei costi L’analisi dei costi ha portato i risultati sottostanti Ipotesi di calcolo: - Costo trasformatore MT/BT, regolatore di potenza, cablaggio trascurato non essendoci una variazione del ordine di grandezza della potenza installata; - Differenza di costo tra manto stradale di costo tra proiettori tradizionale e chiaro trascurata; - Differenza simmetrici ed asimmetrici trascurata, perché ininfluente; - Funzionamento medio giornaliero dell’impianto di rinforzo pari a ore 6; - Prezzo dell’energia 0,09 €/kWh, prezzo ragionevole considerando le agevolazioni della Provincia Autonoma di Bolzano nell’acquisto dell’energia elettrica; - Tasso di interessi per sull’investimento, 2 % ed inflazione annuale di 3 %. Di seguito viene riportato il costo complessivo dell’impianto esistente, il conto dettagliato è riportato in allegato F. Costi di gestione per 15 anni Parametri Costi annui Valore presunto di inflazione € % 83.633,38 3,00 € 1.555.489,96 Costo impianto Tasso di interesse annuale Numero di rate Rata € % € 376.204,32 2,00 15 29.278,28 Totale rate € 439.174,20 Costi totali di gestione durata 15 anni Piano di ammortamento investimento Costi complessivi dopo 15 anni Costo impianto Costo di gestione € € 439.174,20 1.555.489,96 Costi totali € 1.994.664,16 Per l’impianto con corpi illuminanti LED si sono ottenuti i seguenti risultati. Costi di gestione per 15 anni Parametri Costi annui Valore presunto di inflazione € % 44.402,28 3,00 € 825.834,16 Costo impianto Tasso di interesse annuale Numero di rate Rata € % € 762.862,52 2,00 15 59.370,14 Totale rate € 890.552,10 Costo impianto Costo di gestione € € 890.552,10 825.834,16 Costi totali € 1.716.386,26 Costi totali di gestione durata 15 anni Piano di ammortamento investimento Costi complessivi dopo 15 anni I risultati confermano quanto detto. L’onero iniziale è maggiore, dovuto al costo degli apparecchi, ma il basso consumo rende il sistema conveniente, ottenendo un risparmio del 14 %. I corpi illuminanti LED sono caratterizzati da accensione quasi istantanea. In questo modo si può bypassare il gruppo di continuità, accettando una interruzione dell’alimentazione per un periodo dello stesso ordine procedura di permette dell’impianto. grandezza di del tempo incrementare di commutazione. ulteriormente il Questa rendimento 7.3 Manto stradale chiaro Caratteristiche riflettive del manto stradale e delle pareti In illuminotecnica si definisce coefficiente di luminanza il rapporto tra la luminanza di un area unitaria e il suo illuminamento orizzontale. Tale coefficiente dipende non solo dall’intensità di flusso luminoso che raggiunge il piano in considerazione, ma anche dalla direzione dei raggi incidenti e dalla direzione dei raggi uscenti. Nel coefficiente caso di dell’illuminazione luminanza varia col delle colore gallerie e con stradali il grado il di levigatura del manto stradale. I tipi più comuni di pavimentazione stradale si possono classificare in: - molto chiara e scabra, - chiara con scabrezza elevata o media, - scura con scabrezza elevata o media, - scura e levigata. La CIE ha suddiviso le pavimentazioni in due classi a seconda del valore di due parametri: la specularità S1 e la chiarezza Q0. - S1<0,4: Pavimentazione chiara e scabra, con valori tipici S1=0,24 e Q0=0,10; - S1≥0,4: Pavimentazione scura e levigata, con valori tipici S1=0,97 e Q0=0,07. Inoltre si definisce fattore di riflessione medio il rapporto tra 2 la luminosità media di una superficie (in lm/m ) e l'illuminamento medio (in lux). Esso, in pratica, esprime la percentuale di flusso luminoso riflesso. Per una superficie che fosse perfettamente diffondente con una luminanza costante nelle varie direzioni, il fattore di riflessione si otterrebbe moltiplicando il coefficiente di luminanza per π. Il fattore di riflessione medio va da circa il 45-26% per pavimentazioni molto chiare e molto scabre, a circa il 39-22% per pavimentazioni chiare a scabrezza elevata (calcestruzzo), al 26-16% per pavimentazioni scure con scabrezza elevata, fino al 21-13% per pavimentazioni scure e levigate (asfalto). Il fattore di riflessione medio dell'intonaco va da circa il 50% per l'intonaco chiaro a 25% per quello scuro e 10% per quello sporco. Il cemento e la pietra chiara hanno un fattore attorno al 40%, quelli scuri sullo 5-10%. Il marmo chiaro raggiunge il 60-65% ma il granito chiaro solo il 10-15%. Graniglia nera sottoposta nel bruciatore ad una temperatura di 1200°, durante tale processo questo processo dalla graniglia viene espulso tutto l’acqua. Tramite questo graniglia ottiene processo una la struttura cristallina e diventa di colore bianco. La struttura cristallina aumenta il coefficiente riflessivo di calore e di luce della pietra. La pietra così ottenuta viene aggiunta al bitume utilizzato per realizzare il manto stradale, in questo modo si ottiene una luminanza del manto stradale maggiore rispetto all’asfalto tradizionale. L’incremento di luminanza permette una riduzione del numero di corpi illuminanti oppure una riduzione delle potenze nominali dei tali. Zona di rinforzo Impiegando uno manto stradale nella zona di rinforzo porta ad una notevole riduzione del numero di lampade impiegate e di conseguenza anche della potenza assorbita. L’analisi eseguita a titolo di esempio sull’impianto di rinforzo del portale Sud della Galleria San Giacomo ha dimostrato la precedente affermazione. Si considera un aumento del coefficiente di riflessione del manto stradale del 3%, portandolo a dal 7,01% a 10%, come avviene adoperando una graniglia bruciata. In questo modo si ottiene un notevole innalzamento della luminanza sul manto stradale, come riportato nella figura seguente. 450 Coeff. Riffl. 7,01 400 Coeff. Riffl. 10,0 Luminanza [cd/m2] 350 300 250 200 150 100 50 0 0 30 60 90 120 150 180 210 240 Distanza [m] Fig. 7.12: Confronto luminanza manto stradale chiaro e manto stradale tradizionale L’aumento di luminanza nella zona di rinforzo è maggiore del 40%. Questo dato permette di ridimensionare l’impianto di rinforzo riducendo numero e potenza di corpi illuminanti impiegati. L’impianto è stato ridimensionato aumentando l’interspazio tra le lampade. La lunghezza totale della zona di rinforzo è rimasta inalterata (260m), essendo la lunghezza imposta dalle normative, in relazione alla massima velocità ammessa sulla strada in interesse. Di seguito sono dimensionamento riportate le dell’impianto grandezze di caratteristiche illuminazione nella per il zona di rinforzo, seguito dalla legenda che riporta il significato delle singole grandezze. Settore a b c 1 0 n a1 5 2 a2 3 3 a3 3,5 3,5 b1 2,5 2,5 b2 4 4 c1 3,5 3,5 c2 4 4 46 3 4 24 8 10 4 d [m] 95 9 14 60 32 35 16 P [W] 400 400 400 250 250 150 150 nsett. na= 53 dsett. [m] da= 118 Psett. [kW] Pa= 21,2 nb= 32 db= 92 Pb= 8 nc= 14 dc= 51 Pc= 2,1 dtot= 261 Ptot= 31,3 ntot= 99 Il confronto con l’impianto di rinforzo tradizionale, necessario per soddisfare i requisiti dettate dalle norme in presenza di un asfalto scuro, è riportato nella figura seguente. 450 Coeff. Riffl. 7,01 400 Coeff. Riffl. 10,00 Potenza ridotta Luminanza [cd/m2] 350 300 250 200 150 100 50 0 0 30 60 90 120 150 180 210 240 Distanza [m] Fig. 7.13: Confronto curva luminanza All’aumento dell’interdistanza tra le lampade segue un risparmio energetico di oltre 10 kW, ottenendo, come si evince dalla figura, qualitativamente lo stesso illuminamento. Illuminazione permanente Per l’impianto di illuminazione permanente l’analisi è analoga. Osservando il comportamento della luminanza stradale in relazione con il tipo di manto stradale si traggono i seguenti risultati, evidenziando ancora l’effetto benefico dell’aggiunta di graniglia bianca al bitume. Nel caso dell’illuminazione permanente non è possibile aumentare la distanza tra rispettare i singoli apparecchi l’uniformità illuminanti, longitudinale dato che dell’impianto. bisogna Per questo motivo i proiettori SAP 150 W sono stati sostituiti con proiettori da 100 W, diminuendo l’interdistanza. L’illuminazione permanente deve fornire la luminanza media richiesta dalla norma UNI 11095. Le due simulazione corrispondenti sono basate all’impianto sulle con apparecchi D [W] 100 P [m] 2218 nsett. d [W] 150 P [m] 2219 seguenti SAP grandezze, 100W e 150 W rispettivamente. Settore 1 0 n a 5 7,5 296 Settore a 1 0 n 5 9 247 La tabella sottostante na= ntot= dsett. Psett. [m] [kW] 296 da= 2218 Pb= 29,6 296 dtot= 2218 Ptot= 29,6 nsett. na= ntot= riporta i dsett. Psett. [m] [kW] 247 db= 2219 Pb= 37,1 247 dtot= 2219 Ptot= 37,1 risultati ottenuti dalle simulazioni. Si nota che con la combinazione manto stradale chiaro ed apparecchi pressione di illuminanti 100 W si dotati riesce di ad lampade ottenere al la sodio stessa ad alta luminanza rispetto al sistema tradizionale con manto scuro e lampade a 150 W. Q0 [%] 7,01 10,00 SAP 150 W SAP 100 W Lm [cd/m2] 3,48 3,42 U0 [1] 0,44 0,38 TI [%] 1,66 1,04 L’uniformità di luminanza U0 è moderatamente più bassa, ma questo fatto viene eguagliato proprio dalla chiarezza del manto stradale, che intrinsecamente diminuisce le disuniformità di luminanza. La figura sottostante dimostra l’affermazione, a causa del coefficiente di riflessione maggiore uniformità di luminanza. si hanno migliori caratteristiche di Fig. 7.14: Distribuzione luminanza sul manto stradale L’analisi dei costi complessivi, ossia di investimento e di gestione, conferma quanto detto sinora. Nel caso della conseguente seguenti pavimentazione riduzione risultati, della dove i con un asfalto chiaro potenza installata, si calcoli dettagliati sono ed giunge una ai riportati nell’allegato I. Costi di gestione per 15 anni Parametri Costi annui Valore presunto di inflazione € % 72.399,54 3,00 € 1.346.552,80 Costo impianto Tasso di interesse annuale Numero di rate Rata € % € 370.197,00 2,00 15 28.810,76 Totale rate € 432.161,40 Costo impianto Costo di gestione € € 432.161,40 1.346.552,80 Costi totali € 1.778.714,20 Costi totali di gestione durata 15 anni Piano di ammortamento investimento Costi complessivi dopo 15 anni Si evince che riflessione l’impiego maggiore di un asfalto con comporta un risparmio coefficiente energetico che di si ripercuote sul costo della galleria con una differenza maggiore del 10 %. Tenendo galleria conto in trasformatori cavi. della fase MT/BT, minor di potenza progetto, delle installa, si segue riducono apparecchiature nonché che, le la per una taglie dei sezione dei 7.4 Illuminazione naturale nella zona di ingresso L’attenzione rivolta all’utilizzo della luce naturale nelle gallerie discende, oltre che dagli indubbi vantaggi economici, connessi con i minori costi di manutenzione e di esercizio, e con il contenimento dei consumi energetici possibilità di (con evidenti sfruttare benefici ambientali), l’autoregolazione dalla dell’illuminamento naturale. Nelle condizioni illuminare parametri gli che dell’utente. conducenti più usuali, interni di determinano una la Naturalmente siano la luce galleria luce ciò naturale non automaticamente è utilizzabile soggetta necessaria comporta per che soddisfatte, agli stessi l’adattamento le ma per esigenze indica che dei il contributo della luce naturale risulta equivalente alla necessaria regolazione dell’illuminamento. In alcuni casi molto particolari, è possibile utilizzare la luce esterna senza modificare neanche la lunghezza della galleria, ad esempio, realizzando parietali. Risulta Tuttavia, invece porzione delle ciò principale, non normalmente aggiuntiva avente di aperture avviene più sola che viene nella fattibile galleria, la laterali nelle generalità la di dei costruzione antecedente funzione gallerie alla favorire casi. di una galleria l’adattamento visivo. Si tratta di ciò propriamente denominato pregalleria illuminotecnica, cioè un manufatto situato a monte del fornice di ingresso, di lunghezza adeguata per consentire di realizzare in esso, interamente o in parte, la zona di adattamento, previste per le condizioni date. E’ evidente che la realizzazione di un’apposita pregalleria, incrementa in oltre a misura porre significativi significativa i costi problemi costruttivi, iniziali dell’opera. Tuttavia, in varie circostanze, una tale soluzione può risultare l’unica possibilità praticabile per soddisfare le richieste di luminanza che discendono dall’esame delle condizioni esterne e dal tipo di strada. Inoltre, l’ipotesi di costruzione della pregalleria, anche in casi meno critici, deve essere sempre valutata attentamente e senza alcun pregiudizio, perché può consentire un’ottimizzazione progettuale. Infatti, l’indubbia validità tecnica della struttura, la richiamata capacità di autoregolazione, e l’abbattimento certo dei consumi energetici, può portare ad una valutazione economica complessiva (estesa alla vita utile dell’opera) comparabile, o addirittura più vantaggiosa, rispetto alle soluzioni convenzionali, che si basano soltanto sull’impianto di luce artificiale. Elementi illuminanti e loro caratteristiche La finalità di una pregalleria illuminotecnica, riuscire a progressiva visione è quella realizzare schermatura all’esterno, riduzione graduale luminanza della di una della ed una della superficie stradale nel tratto antistante l’imbocco. Per tali scopi, ed in considerazione delle possibilità offerte dalle tecniche costruttive, una pregalleria è costituita generalmente da una struttura portante, assimilabile ad un’ossatura spaziale, e da ampie aperture (schermate o ricoperte da varie pannellature), situate in sommità e/o sulle superfici laterali. La struttura può essere costituita, ad esempio, da una serie di archi o telai in successione, disposti a forma di centine, indipendenti o collegati tra loro per mezzo di correnti longitudinali. Le luci poste tra gli archi possono essere coperte, anche in maniera progressiva dell’adattamento oculare), visione del stradale. diretta sole ed mediante da incrementale elementi ciascun punto che (in funzione impediscano della la carreggiata In una struttura completa si può far conto, in genere, sui seguenti principali elementi “illuminanti”, capaci cioè di trasmettere in maniera controllata, la radiazione luminosa esterna: - un graticcio superiore che copre la volta della pregalleria, costituito da elementi di forma e dimensione tali da impedire l’accesso diretto ai raggi del sole, i quali altrimenti proietterebbero sulle superfici interne, sulla pavimentazione e sui parabrezza dei veicoli una zebratura di luci ed ombre assai marcate, ostacolando l’uniformità di la corretta luminanza. A tal visibilità, fine sono influenzando state adottate, talvolta, anche chiusure in materiale plastico diffondente, che comportano tuttavia un dimensionamento strutturale più oneroso (ad esempio per il possibile deposito di neve sulle superfici sub-orizzontali, struttura delle ne ed anche permette manutenzioni. di grandine l’accumulo), Più o e acqua piovana complicano frequentemente si se la l’esecuzione adottano graticci aperti, costituiti da elementi cilindrici, aventi come direttrice una sezione geometrica elementare piuttosto semplice (losanga, esagono, ottagono, etc.), ripetuta indefinitamente a formare una maglia continua. Il principio da cui discendono soluzioni di questo genere, risiede nel fatto che il sole, alle latitudini delle nostre regioni, non raggiunge mai lo zenit, ma nel suo moto apparente raggiunge al massimo angoli di elevazione di circa 70°. Pertanto, è possibile realizzare graticci schermanti a maglie verticali, di semplice costruzione, se si assume come base di calcolo la massima altezza solstizio raggiungibile d’estate. Un dal sole nel tale graticcio, per la sua stessa geometria, riesce dunque ad interporsi e ad impedire il passaggio diretto dei raggi solari, per tutte le possibili posizioni del sole. Il graticcio aperto presenta, perciò, due dimensioni prevalenti rispetto alla terza (quella verticale), è abitualmente es.: realizzato alluminio) ed è in materiale caratterizzato chiaro da un o specchiante peso contenuto. (ad Il contributo all’illuminamento interno è dato dal flusso luminoso che proviene direttamente dalle parti di cielo non coperte dal graticcio, al quale si cumula quello fornito dai rinvii sulle pareti metalliche delle sue maglie; - finestroni laterali, del tutto aperti nelle zone in cui non può avvenire l’intrusione coperti o diretta diffondenti dei negli raggi altri solari, casi. I parzialmente primi potranno consentire l’ingresso in galleria del flusso luminoso proveniente dal cielo rinviato eventualmente dalle potenziare superfici il loro circostanti, effetto anche potendosi per mezzo di costole riflettenti o setti inclinati, nonché rivestimenti chiari delle superfici esterne circostanti o specchi. I secondi, invece, saranno schermati, plastico o ricoperti diffondente; anche con per pannellature questi si in può materiale pensare a potenziamenti con rivestimenti esterni; - il fornice d’imbocco della pregalleria, limitatamente al primo tratto successivo contributo di carreggiata, alla sezione illuminamento può essere d’imbocco, sul che, piano assimilato ad ai fini orizzontale una comune del della finestra verticale posta su una parete piana. Nonostante il ricorso agli elementi illuminanti sopra specificati, può accadere, specialmente nei casi più critici a causa del particolare orientamento degli imbocchi, che non si raggiungano i livelli minimi di luminanza prescritti in alcune delle condizioni di progetto ipotizzate. Una tale circostanza può richiedere il ricorso ad un modesto funzione, impianto soltanto artificiale quando lo di rinforzo, squilibrio tra che entri luminanza in esterna percepita (rilevabile per mezzo di un luminanzometro installato a distanza opportuna dal fornice) e luminanza interna superi un certo valore di soglia. L’impianto parzializzato nelle l’illuminazione permanente pregalleria. artificiale In accensioni, questo soltanto di potrà notturna, modo, una rinforzo, comunque attribuendo funzione di cioè eventualmente realizzare necessaria anche nella all’illuminazione integrazione della luce naturale, che risulterà necessaria in un numero limitato di ore di esercizio e per una durata relativamente breve, la gran parte del beneficio economico e ambientale (per i ridotti consumi di energia) correlato tale alla pregalleria soluzione viene progettuale comunque rimane preservato, potenzialmente e pertanto valida e competitiva rispetto alle soluzioni convenzionali. Si può ritenere, anche in considerazione delle caratteristiche climatiche e meteorologiche prevalenti alle nostre latitudini, che il ricorso ad installazioni di una pregalleria potrebbe utilmente incrementarsi, con vantaggi significativi sia di tipo economico, sia di tipo ambientale. Soprattutto nel caso di imbocchi giacenti lungo l’asse sud-nord, dato che in questi casi, come accade con il portale sud della galleria di San Giacomo, all’impianto di rinforzo è notevole. la luminanza richiesta 7.5 Regolatori di flusso luminoso L’andamento delle luminanza da realizzare nella zona di ingresso ed in quelle immediatamente successive, così come quello della zona interna è di per sé complesso e può essere realizzato in diversi modi. In Italia di solito si realizzano impianti nei quali si hanno tratti in cui gli apparecchi differenziazione installazione tra e/o sono i la installati livelli potenza è a ottenuta della passo costante variando lampada. La il e la passo di variazione dei livelli di illuminazione interna rispetto a quell’esterna è ottenuta variando sia l’accensione e lo spegnimento di alcuni circuiti in relazione alla alimentazione natura delle dell’impianto lampade mediante e variando l’utilizzo la di tensione di regolatori di flusso (o di tensione). Ottenendo così, in assenza di regolatori di flusso, un impianto di illuminazione a più livelli di luminanza. Il progressivo spegnimento di circuiti può influenzare negativamente la qualità della luminanza sul manto stradale e di conseguenza il confort visivo. I regolatori di flusso, variando la tensione di alimentazione della lampada, causano un’emissione luminosa diversa e di conseguenza un livello illuminotecnico diverso, permettendo una variazione continua tra i vari livelli di illuminazione. Per poter gestire il livello di tensione poter sul circuito essere di controllata alimentazione, e quindi la tensione stabilizzata stessa dallo deve stesso apparecchio. Tale controllo genera inoltre quali la riduzione dello stress sui componenti di accensione, sulla lampada e di conseguenza sul corpo illuminante complessivo, allungando la vita media della lampada, con ulteriori vantaggi non solo sui consumi ma anche sui costi di manutenzione e di sostituzione. Le lampade che meglio si prestano al suddetto tipo di regolazione sono le lampade al sodio ad alta pressione. Presentano ovviamente un limite inferiore di tensione sotto il quale avviene lo spegnimento. L’impianto di illuminazione di rinforzo realizzato con più circuiti indipendenti e regolatori di flusso, permette di ridurre la luminanza di un livello del 20% prima di spegnere un circuito e passare ad un livello di luminanza inferiore. Fig. 7.15: Livelli di luminanza in presenza di regolatori di flusso In questo caso si hanno due livelli di luminanza, mentre in assenza di regolatore sarebbero necessari almeno quattro. La riduzione di livelli di luminanza, in altre parole, di circuiti indipendenti, comporta un notevole risparmio economico. Inoltre ci sono meno rischi di non corrispondere ai valori di qualità di luminanza da parte delle normative. Nella zona interna l’illuminazione della galleria è assicurata dal circuito permanente, che, però non è limitato a detta zona, ma corre lungo tutta la galleria anche nella zona di rinforzo. Ha il compito di garantire la luminanza stradale al livello minimo di sicurezza lungo tutta la galleria, quando l’impianto di rinforzo è spento, ossia di notte, all’alba, al tramonto oppure di giorno con cielo coperto. Come visto in precedenza, secondo la UNI 11095, la luminanza della zona interna deve essere al minimo 1,5 ÷ 2 volte quella della UNI 10439 per la strada di accesso. Questo è vero se il flusso di traffico orario è al livello massimo previsto per il tipo di strada, quando invece il flusso di traffico scende al 50% e al 25% di tale valore, l’indice della categoria illuminotecnica è declassato rispettivamente di 1 e 2 unità. In pratica in dette condizioni la luminanza stradale si riduce a circa il 75% ed al 50% del valore prescritto dalle norme per il tipo di strada, con un conseguente notevole risparmio energetico. Secondo la UNI 11095 in condizioni notturne la luminanza stradale nell’intera galleria può scendere a 1 cd/m2. L’impiego dei regolatori del flusso luminoso aumenta inoltre notevolmente la durata delle lampade e dei corrispondenti componenti ausiliari elettrici. Questo è dovuto a essenzialmente a: - ciclo di accensione delle lampade a tensione ridotta (205 V), ed incremento della tensione fino al raggiungimento del valore nominale stabilizzato (220 V): in tal modo le lampade lavorano in condizioni ideali; - minor tensione di alimentazione delle lampade nelle condizioni sopra descritte, che consente un funzionamento a livelli prestazionali ridotti e quindi un minor affaticamento. Nella tabella sottostante è evidenziato il miglioramento in termini di manutenzione e sostituzione dovuto all’impiego di regolatori di flusso, installati in questo esempio (Provincia di Bergamo) a gennaio dell’anno 2005. Sostituzione Sostituzione Sostituzione Sostituzione Interventi La riduzione notevole, media 2003 2004 2005 574 634 94 238 182 35 200 108 19 66 25 6 37 19 4 Tab. 7.4: Statistiche di gestione gallerie 2006 90 12 10 0 1 SAP 150/250 reattori accenditori condensatori degli questo delle eventi fatto lampade e di manutenzione evidenzia dei proprio componenti risp. sostituzione l’incremento ausiliari. della Il è vita risparmio energetico degli impianti di illuminazione dotati di regolatore di flusso, riferito al medesimo studio (Provincia di Bergamo), è riportato in tabella 7.5. Tale studio è stato condotto per tutto l’anno 2006 su un lotto di 11 gallerie. La percentuale di risparmio si riferisce all’intero impianto di illuminazione, comprendente impianti di rinforzo, di illuminazione permanente e di sicurezza. Id. Galleria 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 Risparmio medio I risultati mostrano una Risparmio % 35,3 27,1 23,1 26,3 33,6 31,5 31,6 32,4 33,2 30,9 44,4 32,5 31,8 rilevante potenzialità di risparmio, impiegando riduttori di flusso. Attualmente in Italia nelle gallerie di recente costruzione i regolatori di flusso sono previsti per l’impianto di rinforzo, ma non per l’impianto di illuminazione permanente. Segue un analisi generica (conto dettagliato vedi allegato J) dei consumi di energia nell’impianto di illuminazione della galleria di San Giacomo adoperando regolatori di flusso e mantenendo il flusso emesso delle lampade ad un valore tale da garantire sul manto stradale la luminanza minima prevista dalla direttiva UNI 11095. Nell’analisi si è tenuto conto solamente della riduzione di energia elettrica consumata e non del calo degli interventi per manutenzione e sostituzione. Inoltre la riduzione di flusso è stata applicata solo all’impianto di illuminazione permanente, essendoci già presente nell’impianto di rinforzo. Ovviamente in un analisi più dettagliata bisogna tener conto del costo sia iniziale, sia di manutenzione dei regolatori di tensione. Manutenzione ordinaria Manutenzione straordinaria Sostituzione lampade (per anno) Consumo energia elettrica Costi totali di gestione per anno € € € € 9.643,68 1.446,55 5.732,58 43.427,91 € 69.894,40 € % 69.894,40 3,00 € 1.299.959,97 Costi di gestione per 15 anni Parametri Costi annui Valore presunto di inflazione Costi totali di gestione durata 15 anni L’impiego di regolatori di flusso non solo relativo all’impianto di rinforzo, ma anche per l’impianto di illuminazione permanente comporta una riduzione delle spese per l’energia elettrica consumata del 17%. Conclusione L’impianto elettrico principalmente deve essere di dall’impianto progettato in una galleria di stradale, illuminazione modo da e di corrispondere costituito ventilazione, alle relative normative in vigore. Tale obiettivo può essere raggiunto percorrendo diverse procedure di dimensionamento, pur garantendo adeguatezza ai requisiti minimi di sicurezza, affidabilità e continuità dell’impianto nella messa in servizio. L’obiettivo del lavoro svolto è di ottenere una serie di proposte che dimensionamento permettono che di minimizza individuare il consumo la di procedura energia di elettrica dell’intero impianto elettrico installato in galleria. Le soluzioni proposte nella tesi permettono di ottenere notevoli risparmi di energia, che di conseguenza portano a rilevanti risparmi nei costi di gestione. Di seguito sono riportate le quote di risparmio ottenibili, impiegando le soluzioni proposte nell’elaborato. Ventilazione VI silenz. inclinati App. ill. LED Illuminazione Manto stradale chiaro Illuminazione Regolatori di flusso Illuminazione 0% Si evince che, 22% 14% 10% 17% 5% sfruttando 10% i pregi 15% ottenibili 20% con 25% i singoli provvedimenti, si riesce a progettare una galleria, minimizzando le spese di gestione. Lo stesso vale per gallerie esistenti, in base alle singolarità di ciascuna galleria esistente, sono applicabili in tutto od in parte le soluzioni proposte, che, pur comportando un esborso iniziale, permettono di ottenere un risparmio economico non trascurabile. Nel caso della Galleria di San Giacomo si è visto addirittura, che la sostituzione dell’impianto di illuminazione esistente con un impianto basato sulla tecnologia LED è economicamente conveniente, anche se l’investimento iniziale è notevole. La trattazione è stata eseguita considerando i soli risparmi economici, non tenendo conto degli effetti benefici che comporta il risparmio energetico per quanto concerne la tutela dell’ambiente. 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