Valeriana comune - Parco Scientifico e Tecnologico del Molise

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Valeriana comune
(Valeriana officinalis L.)
Famiglia: Valerianaceae
Descrizione botanica
È una pianta erbacea perenne alta 80-150 cm. Presenta un rizoma semplice, corto, non molto
grande e a volte stolonifero, uno stelo cilindrico, solcato, cavo internamente e ramificato nella
parte superiore. Le foglie di colore verde-brunastro sono opposte, pennatosette, con foglioline
lanceolate a margine seghettato; le basali sono picciolate e riunite a rosetta, le apicali sono
sessili. I fiori leggermente profumati sono ermafroditi, piccoli, bianchi o rosa, riuniti in
corimbi portati all’apice del fusto. Il frutto è un achenio ovoide, striato, provvisto di pappo
biancastro (Leporatti M.L., Foddai S., Tomassini L., 1997).
Il peso di 1000 semi è di circa 0,6 - 0,7 g.
Diffusione e mercato
La valeriana comune si trova nei luoghi temperati dell’Europa, Asia e America, sia coltivata
che spontanea. In Italia, allo stato spontaneo, è presente un po’ ovunque, tranne in Sicilia e
Sardegna, vicino i boschi, in luoghi umidi e in prossimità di corsi d’acqua fino a 1500 m
s.l.m..
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In Italia le superfici destinate alla coltivazione della valeriana sono ridotte e tendono a
contrarsi ulteriormente in quanto i tentativi di coltivazione hanno dato esiti piuttosto
scoraggianti dovuti alle esigenze colturali e pedoclimatiche della specie. A livello europeo i
maggiori produttori sono l’Olanda e la Polonia e il consumo di tale pianta, in Europa, si aggira
intorno alle 600 t di cui 150-200 t in Italia (Aiello, 2008).
Esigenze pedoclimatiche
Con climi freschi e umidi, raggiunge grandi dimensioni ma possiede aroma poco intenso,
contrariamente a quanto si verifica in luoghi più asciutti o posti ad altitudini elevate dove la
pianta presenta taglia minore. Cresce bene su terreni fertili, profondi, ricchi di humus, con pH
6-7 e con tessitura franco-sabbiosa, purchè vi sia piovosità sufficiente e ben distribuita.
Tecnica colturale
Propagazione – Si propaga per seme ma è possibile la moltiplicazione per divisione di cespi
(10-15 piante da 1 pianta madre) e in vitro (utilizzata solo in programmi di miglioramento
genetico in quanto molto onerosa).
La semina diretta può essere eseguita in primavera o in autunno ma dipende dall’ambiente
pedoclimatico e dalle scelte aziendali. Vengono impiegati circa 2-3 kg/ha di seme
precedentemente conciati con fungicidi e non interrati. Dati i risultati non soddisfacenti della
suddetta tecnica si consiglia la realizzazione di semenzai a fine inverno nei quali, dopo
l’emergenza, si provvede al diradamento delle piantine e al successivo trapianto quando
hanno raggiunto circa 15 cm di altezza e hanno emesso 3-4 coppie di foglie.
Sesti d’impianto – In caso di semina diretta si realizzano file distanziate circa 50 cm; se si
esegue il trapianto, le distanze interfila variano fra 50-60 cm e quelle sulla fila sono comprese
fra 30 e 40 cm a seconda delle attrezzature meccaniche disponibili per le lavorazioni (Catorci
et al., 2006).
Preparazione del terreno – Nei nostri ambienti è una coltura a ciclo biennale. Può essere
coltivata su terreno precedentemente occupato da prato o da colture officinali non destinate
alla produzione di radici. Può seguire qualsiasi altra specie, ma bisogna fare attenzione dopo
liquirizia, menta e mais; può far ritorno sullo stesso terreno non prima di 4-5 anni.
Il terreno viene preparato in autunno con un’aratura profonda a cui fa seguito una fresatura
per preparare un buon letto di semina o di trapianto; dopo la semina si esegue una rullatura
per facilitare l’emergenza delle piantine dato che il seme non deve essere interrato. Quando la
pianta inizia a fiorire, è buona norma eseguire la cimatura delle infiorescenze per favorire
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l’accumulo di principi attivi nel rizoma anche se tale operazione è piuttosto onerosa in quanto
può essere fatta solo manualmente.
Irrigazione – La valeriana comune è una pianta che non tollera periodi prolungati di siccità,
di conseguenza, qualora questi dovessero verificarsi, è necessario irrigare la coltura. Se
necessario, sono previste irrigazioni, anche nelle zone a clima fresco e precipitazioni regolari,
per favorire l’attecchimento delle piantine.
Concimazione – Con l’aratura si interrano fino a 20-30 t/ha di letame maturo. Al momento
dell’impianto si possono impiegare 50-70 kg/ha di P2O5, 150-180 kg/ha di K2O e in caso di
impianto autunnale 100-120 kg/ha di N distribuito in più interventi (semina o trapianto e
ripresa vegetativa). La valeriana si avvantaggia di apporti potassici e fosfatici, ma non
bisogna eccedere con quelli azotati perché favorisce lo sviluppo delle parti aeree, a discapito
della resa e della qualità delle radici, oltre a rendere tutta la pianta suscettibile all’attacco di
parassiti.
Scelta varietale – Sono disponibili alcune varietà particolarmente ricche in principi attivi ma
sono tutte state selezionate in Paesi europei ed extraeuropei (Polonia, Repubblica Ceca e
Bulgaria) (Aiello, 2008).
Avversità
Nella produzione di piantine in ambienti protetti, la valeriana comune è soggetta, a causa del
microclima caldo-umido, ad attacchi di insetti che, oltre a causare danni diretti, sono vettori
di virus (tripidi, aleurodidi) e funghi. Tra questi ultimi i più comuni sono Pytium sp.,
Fusarium sp., Alternaria sp. che possono causare marciumi alle plantule fino a portarle alla
morte. In pieno campo si possono verificare marciumi radicali causati da ristagni idrici,
patogeni fungini ed elevate densità d’impianto. Vi sono anche altri numerosi patogeni fungini
che possono attaccare le piante: Erysiphe sp.(macchie polverose su foglie e piccioli),
Verticillium dahliae e Sclerotinia sclerotiorum (marciumi al colletto), Septoria valerianae
(attacca foglie) e Penicillium ventruosum (attacca radici conservate).
Tra gli insetti può essere attaccata da: afidi (Aphis fabae, Myzus persicae) che invadono gli
steli, larve di lepidotteri (Scoparia ambigualis, Melitae didyma) che si nutrono di radici, fusti
e foglie. Si è riscontrata la presenza di virus quali AMV, CMV, BBWV che causano
avvizzimenti, malformazioni delle foglie e necrosi del fusto (Catizone P., Marotti M., Toderi
G., Tètènyi P., 1986).
Per combattere molti di questi parassiti esistono alcuni agrofarmaci specifici ma, in Italia,
non ne è consentito l’uso né in agricoltura biologica e né convenzionale. Di conseguenza è
importante che la coltura sia mantenuta in condizioni fisiologiche ottimali ricorrendo ad
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accurati avvicendamenti colturali, scelta di varietà resistenti o tolleranti, irrigazioni e
concimazioni oculate. È, inoltre, importante l’utilizzo di piante sane, semi e terreni
disinfettati, locali arieggiati e impianti sufficientemente spaziati.
Raccolta, resa e utilizzazione
Della valeriana comune si utilizzano gli organi sotterranei (rizomi, stoloni) che vengono
raccolti, previa eliminazione della parte aerea, alla fine dell’estate con mezzi meccanici; è
richiesto pertanto un terreno asciutto per evitare compattamenti dannosi e difficoltà nella
pulizia delle radici (Catorci et al., 2006). Dopo la raccolta vengono sottoposte a pulizia ed
essicazione. Le produzioni medie si aggirano sulle 12-15 t/ha di radici fresche e 4-5 t/ha di
radici essiccate.
Per la produzione di seme, la raccolta delle infiorescenze si effettua quando i primi frutti
ingialliscono prima che si disperdono i semi. Le rese sono di circa 0,8-1 t/ha (Aiello, 2008).
Dalle radici si ricava mediante solventi l’estratto utilizzato per la preparazione di compresse,
capsule ed infusi aventi effetto sedativo per il trattamento di varie affezioni quali tensione
nervosa, disturbi del sonno (Circosta C., et al., 2007), stress, coliche intestinali e convulsioni
infantili (Hanlidou E. et al., 2004).
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Bibliografia
Aiello N. (2008) – Valeriana, tecniche colturali. Erboristeria Domani n.3; pag. 68 – 73.
Catizone P., Marotti M., Toderi G., Tètènyi P. (1986) – Coltivazione delle piante
medicinali e aromatiche. Patron Editore; pag. 283 – 287.
Catorci A., Cesaretti S., Gatti R., Menghini M., Pancotto D., Recchi A. (2006) Recupero, sperimentazione e promozione di piante officinali e medicinali. Piano di sviluppo
locale GAL SIBILLA - Regione Marche, Programma leader plus 2000-2006.
Circosta C., De Pasquale R., Samperi S., Pino A., Occhiuto F. (2007) - Biological and
analytical characterization of two extracts from Valeriana officinalis. Journal of
Ethnopharmacology 112 (2007); pag. 361–367.
Hanlidou E., Karousou R., Kleftoyanni V., Kokkini S. (2004) - The herbal market of
Thessaloniki (N Greece) and its relation to the ethnobotanical tradition. Journal of
Ethnopharmacology 91 (2004); pag. 281–299.
Leporatti M.L., Foddai S., Tomassini L. (1997) – Testo-atlante di anatomia vegetale e delle
piante officinali. Piccin Editore; pag. 137. 139.
Siti internet consultati
www.pianteofficinali.org
www.funghiitaliani.it
Il referente scientifico
Prof. Bruno Paura
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